2. About me
In the IT field since ZX Spectrum
Generally in large scale projects (I might
be biased)
Freelance consultant: NotOnlyCode
Trainer (Freelance & Skills Matter + Zenika)
Technical Writer
Blogger: http://ziobrando.blogspot.com
Twitter: ziobrando
My e-mail:
alberto.brandolini@gmail.co
61. Il tavolo
dell’equilibrista
LA BACHECA L’esame
della giraffa- Lo spigolo fantasma
lince Trafiggi- Il laboratorio
Rotula segreto
Il cammino
penitenziale
Le dispense La panca
Il coefficiente
senza verbi paralizzante
segreto La fessura
nell’angolo divora- Il meno che sembra
cieco floppy un punto
Ma il punto interessante di oggi, ci riporta alle origini, al punto da cui tutto è cominciato. \n
Stiamo parlando del 1983, questi erano i testi sacri. Gruppo Editoriale Jackson era per noi sinonimo di “sapere”.\n
E l’obiettivo per molti di noi era molto chiaro. Antesignani dell’”eat your own dogfood” volevamo programmare i nostri videogiochi.\n
Anche se l’esperienza utente decisamente non era delle migliori. Sigli schermi si andava decisamente in economia.\n
Dall’altra parte della barricata c’era il nemico: l’odiato Commodore 64. Ora le due tribù si sono riappacificate, ma allora era guerra.\n
Abbiamo scoperto anche come ha cominciato Caparezza!\n
Ma lo strumento forse più caratteristico di quegli anni era il famigerato registratore a cassette. Una sofferenza continua. Famiglie distrutte a causa del fratellino che spinge il pulsantino del counter. I destini del mondo dipendenti dall’azimut della testina.\n
Fondamentalmente si trattava di uno strumento di tortura. O almeno adesso lo classificheremmo come tale.\n
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Tuttavia, il ricordo di quel periodo continua a metterci di buon umore. Un po’ come un buon cappuccino di prima mattina.\n
O forse semplicemente... sono un po’ paraculo.\n
Bastava citarvi qualcosa dell’età felice e spensierata e sareste stati tutti contenti.\nGoldrake.\n
Ramaya\n
O addirittura Giovannona Coscialunga\n
Forse che basta citare i bei tempi andati e tutto sembra più bello. Spero di no, \n\n
Altrimenti un giorni ricorderemmo con lo stesso piacere anche questa roba.\n
No, credo veramente che ci sia qualcos’altro. Qualcosa che ci è sfuggito.\n
E a questo punto sarebbe dovuto partire il mio talk. Ero pronto a portarvi in giro per un tour fatto di battute salaci o di metafore ardite.\n
Ad esempio a dimostrarvi che gli unici a fare veramente Scrum in Italia sono Elio e Le Storie Tese: ad ogni iterazione un nuovo piccolo capolavoro.\n
O che la metafora migliore per gestire un project portfolio sia di gestire le risorse come se fossero Rock Band (blog post in arrivo, stay tuned)\n
Ogni band ha il suo stile e la sua formazione e soprattutto la sua identità. Non posso spostare le persone indefinitamente fra un gruppo e l’altro, nè aspettarmi che un batterista da solo produca tutta la canzone (sia pure in quattro volte il tempo pianificato per l’intero team)\n
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Ad un certo punto ho pensato che non era questo, quello che volevo dire. O meglio ho scoperto che forse c’era qualcosa di più importante che chiedeva di essere raccontato.\n
Mi sono fatto la mia bella retrospettiva sui progetti passati, cercando di capire che cosa li aveva caratterizzati in positivo e cosa in negativo. E mi sono reso conto che c’era un po’ di più di quello che avevo pianificato di raccontarvi.\n
Ad un certo punto non ho più capito se era più importante la luna o il dito. Del resto il dito è un oggetto riutilizzabile, posso indicare tante altre cose non solo la luna. O forse il dito non era il dito e la luna non era la luna. È imbarazzante quando le metafore si ribellano.\n
Ed ovviamente anche le letture del periodo fanno sentire la loro nefasta influenza. Poke the box, di Seth Godin è un istigazione a provare a fare cose che non abbiamo mai fatto prima. Per cui ...proviamo!\n
E quindi, ...questo non è il talk che avevo previsto. Ma qualcosa di completamente diverso.\n
E chiedo a tutti voi di partecipare ad un piccolo sondaggio.\n
Di quali progetti stiamo parlando?\n
Beh, in puro stile Loveline...\n
Mi interessa a partire dalla vostra prima volta :-)\n
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Non voglio darvi troppe indicazioni. Rischierebbe di influenzare più del lecito.\n
Fate il vostro gioco!\n
Ok, ho barato ancora una volta.\n
No vi ho detto nulla ...lasciando implicitamente credere che un progetto fosse associato al processo di costruzione del software.\n
ma in realtà le cose più importanti sono legate all’apprendimento. Alle cose che impariamo nel corso del processo.\n
E quindi, come se fossimo dallo psicanalista, torniamo con la mente ai progetti passati e focalizziamoci su un altro aspetto invece...\n
Riprendiamo la retrospettiva con un tema specifico. Riesaminiamo i progetti passati alla luce delle cose che abbiamo imparato.\n
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Questo forse è stato il ricordo che ha fatto nascere tutto. Com’è possibile che qualcuno tragga il massimo dall’esperienza e per qualcun altro invece le stesse esperienze non insegnino assolutamente nulla?\n
Qualcuno impara e cresce. Qualcuno semplicemente invecchia.\n
Ma possiamo trovare un qualcosa che ci permetta di distinguere questi due aspetti? Alla fine stiamo facendo lo stesso lavoro.\n
E forse la differenza sta tutta qua. Nelle condizioni al contorno.\nIn quello che accadeva nei momenti in cui non eravamo chini sul codice.\n
I progetti più interessanti, avvenivano in trasferta ed il viaggio di ritorno con i colleghi era il momento in cui le esperienze finalmente si condividevano. Senza la pressione di un rilascio imminente. Il dubbio veniva messo sul tappeto, e l’alternativa presentata.\n\nA posteriori, quello era il momento in cui si imparava di più. O meglio l’apprendimento ha bisogno di entrambe le fasi. L’esperienza ed il momento in cui - collaborativamente - traiamo insegnamento da esso.\n
E come si arriva all’anzianità?\n
Questo è il nemico. Settimane e settimane identiche alle altre. Entri in ufficio e accendi l’IDE, spegni l’IDE e vai a casa. Quando ti rendi conto di aver imparato qualcosa?\n
Stra-consiglio questo video a chiunque voglia investire un po’ di tempo nell’esplorare possibilità alternative o voglia semplicemente rendersi conto del potenziale inespresso della propria azienda.\n
Tornando a quanto abbiamo appreso dai differenti progetti è stato abbastanza impressionante vedere quanto poco abbiamo tratto da progetti in cui per un motivo per l’altro non c’era l’entusiasmo iniziale.\n
Allo stesso modo, è stato altrettanto impressionante notare come sia bastata una frase in un momento chiave, o un episodio a trasformare l’entusiasmo in amarezza.\n
le classiche situazioni in cui “si è rotto qualcosa” le possibilità di recupero sono rare e faticose.\n
Ed ora ...i sassolini dalla scarpa. Retrospettiva universitaria. Nonostante una laurea specialistica “Ingegneria Informatica” ...buona parte di quanto ho studiato è sostanzialmente Waste.\n\nLa butto là: e se ripensassimo all’università in modalità “lean”?\n
Quali erano - in un luogo espressamente progettato per l’apprendimento - gli strumenti che avevamo in dotazione?\n
Beh sostanzialmente anche questi erano strumenti di tortura\n
E questi erano gli strumenti di tortura di quegli anni.\n
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Per quanto mi riguarda la correlazione tra quanto ho imparato e quanto mi sono divertito è molto forte. Diventa difficile dire cosa sia la causa e cosa sia l’effetto! ;-) (o forse lo sappiamo già)\n
Così come è stato abbastanza evidente notare che la correlazione vale anche in negativo. Ad un certo punto non si impara più e non ci si diverte più.\n
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Chi vorreste con voi in un progetto di questo genere? Difficile fare generalizzazioni, ma statisticamente i progetti migliori sono stati con persone del primo profilo...\n\nUn po’ di più al riguardo su... http://ziobrando.blogspot.com/2011/11/denial-won-help-you-learning.html\n
Ma il vero succo della questione è che le cose che impariamo non sono quelle che ci dicono di imparare. Tocca a noi.\n
E le cose che mi sono tornate utili nella mia professione vengono da un sacco di direzioni: essere un batterista, un padre ed un cuoco spesso è importante quanto essere un consulente.\n
E se ancora pensate che esista un piano formativo che vi permetta di crescere ...lasciate perdere.\n
Perché seguire la strada preconfezionata vi porterà esattamente dove sono tutti gli altri\n
Le cose da imparare interessanti non sono sul percorso. E prendendo strade alternative, andando dove gli altri non stanno guardando in questo momento.\n
Le cose da imparare interessanti non sono sul percorso. E prendendo strade alternative, andando dove gli altri non stanno guardando in questo momento.\n
Possiamo trovarci a vedere le cose da un’angolazione diversa.\n
Siete sicuri di fare le domande giuste? Siete sicuri che le persone che selezionate (sulla base di cosa?) abbiano la giusta attitudine ...lo ammetto è un po’ lunga. Blog post in arrivo.\n
Ma soprattutto, se avete la rara fortuna di trovare qualcuno che - più o meno consapevolmente - dissemina conoscenza, spunti, idee stimolanti.\n... Tenetevelo stretto. E se non potete tenervelo stretto, non lasciate che scompaia!\n
E a questo punto, forse avrei dovuto mettere una bibliografia, ma in questo caso più che i libri contano le persone. Alcune con cui ho condiviso progetti e anni di lavoro, altre con cui ho condiviso solo una birra o un tweet. Troppi per poterli ringraziare tutti senza la paura di avere dimenticato qualcuno. Grazie.\n