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Biografia
                               Opere
                     Cubismo
Attività artistica
                     Braque e Picasso
         Foto
Georges Braque nasce ad Argenteuil-sur-Seine nel 1882.
Trascorre i primi anni a Le Havre. Dal 1897 al 1899 frequenta i corsi serali
dell'Ecole des Beaux-Arts.
Nel 1900 Braque si trasferisce a Parigi. Studia all'Académie Humbert,
dove incontra Marie Laurencin e Francis Picabia. Quindi frequenta
           l'Ecole des Beaux-Arts. Entra in contatto con l'ambiente degli artisti
Fauve.
Nel 1906 trascorre l'estate ad Anversa con Emil Othon Friesz
. Nelle sue opere diviene evidente il superamento dell'impressionismo per una decisa
adesione al Fauvisme.
Fauvismo
Movimento pittorico francese, sviluppatosi tra il
1898 e il 1908. I fauves abbandonarono i toni
soffici e sfumati degli impressionisti, e preferirono i
colori decisi e violenti usati dai post-impressionisti
quali Paul Gauguin e Vincent Van Gogh. Il termine
fauves ("belve") fu utilizzato per sottolineare in
senso spregiativo l'uso del colore di alcuni pittori
che nel 1905 esponevano le loro opere a Parigi per
la prima volta, benché operassero già da alcuni
anni. Tra questi erano Andrè Derain, Braque, Henri
Manguin, Albert Marquet, Jean Puy, Emile Othon
Fresz, e soprattutto Henri Matisse.
La definizione però non fu mai accettata dai
pittori, i quali ritenevano che non riflettesse il loro
linguaggio lirico e solare. Le opere si
caratterizzano per i vigorosi contorni, il disegno
semplificato ma intensamente drammatico e un
disinvolto uso dei colori, sfruttati per le
potenzialità espressive anziché per la
somiglianza alla realtà.
Questo uso del colore, che avvicina i
fauves all’espressionismo, fu influenzato
dalle ricerche di George Seurat e dei pittori
postimpressionisti, che accostavano piccoli
tocchi di colore puro per ottenere una
maggiore luminosità. Matisse operò la
frattura definitiva con il colore ottico: un
naso femminile poteva essere verde se
contribuiva alla composizione e
all'espressione di un dipinto; diceva: "Non
dipingo donne; dipingo quadri". Si stabilì
così in modo inequivocabile che il colore è
un elemento espressivo personale,
soggettivo, del tutto indipendente dalla
realtà delle cose. Uniti da questo principio
comune i fauves mantennero però il loro
stile individuale e, a partire dal 1908 circa.,
ognuno seguì la propria strada. Anche
Amedeo Modigliani, nei primi anni della sua
esperienza pittorica, aderì a questa
corrente.
Nel 1907 espone le nuove opere al Salon des
                                 Indépendants di Parigi. Nel 1908 tiene la prima
                                    personale presso la galleria di Kahnweiler.
                               Dal 1907 inizia il rapporto di Georges Braque con
                                Pablo Picasso, destinato a trasformarsi in grande
                                 amicizia e fondamentale sodalizio artistico. Per
                                  entrambi, l'impressione suscitata dalla grande
                                    retrospettiva di Cézanne e l'incontro con la
                                  scultura africana fungono da stimolo verso la
                               realizzazione di un nuovo modo di rappresentare la
                               realtà. Tale processo in breve sfocerà nel cubismo.

Dopo i paesaggi e le rocce del 1908-09, inizia la fase del cosiddetto”cubismo
analitico” . Nel 1912 subentra la fase del “cubismo sintetico”.Fanno la loro
apparizione inserti di elementi in materiali vari e iniziano i "papiers collés".
Nel 1914 va in guerra e nel 1916 viene gravemente ferito.
Dopo la guerra Braque prosegue lo sviluppo del cubismo. Le opere risultano
più libere ed essenziali.
Negli anni '20 dipinge e disegna scenografie e
costumi, tra cui quelle per alcuni balletti di
Djaghilev. Realizza anche alcune sculture, che
riprende con maggior impegno negli anni '30.
Nel 1940 di fronte all'avanzata delle truppe tedesche
Georges Braque si rifugia nei Pirenei. Le opere del
periodo sono più cupe.
Nel 1944 fa ritorno a Parigi.

Nel 1948 ottiene il Gran Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia. Nel periodo
1948-55 realizza una lunga serie di quadri dell'atelier. Nel 1953 disegna le vetrate per
la chiesa di Varengeville. Nel 1956 ha luogo un'importante retrospettiva alla Tate
Gallery di Londra.
Negli ultimi anni Braque continua a dipingere e a incidere. Ma le precarie condizioni
di salute gli impediscono di dedicarsi a grandi progetti.
Georges Braque muore a Parigi nel 1963.
Attività artistica di Georges Braque

Come molti giovani artisti del suo tempo, gli inizi di Georges Braque si
svolgono all'insegna dell'Impressionismo.
Ma la scena artistica parigina del primo decennio del '900 viene investita dal
ciclone "fauve". Braque si accosta a Matisse e compagni, attratto dalla
freschezza delle opere e dalle scelte cromatiche innovative. Nella sua adesione
alla pittura fauve Braque manifesta comunque un'impronta più controllata, un
maggior rigore compositivo. Non si lascia trasportare dalla carica espressionista
di alcune opere di Matisse o, soprattutto, di Friesz, un artista di cui diviene
amico.
 Il 1907 è l'anno della scoperta di Cèzanne e dell'amicizia con Picasso, avvenimenti
 che imprimono una svolta decisiva al lavoro.
 Le opere di questo periodo sono nature morte e paesaggi (L'Estaque, Le Havre). In
 esse gli elementi raffigurati risultano scomposti e ricomposti sotto forma di blocchi
 geometrici, strutturati e sovrapposti. Matisse e Vauxcelles li chiamano "cubi", e
 questo servirà a dare il nome alla tendenza. Rispetto alle succose tele del periodo
fauve, il colore è povero, giocato sulle gamme dell'ocra, del
                              marrone e del grigio.
                              Tra il 1909 e il 1914 nasce una serie di opere memorabili,
                              che fanno la storia del cubismo e dell'arte moderna. Le
                              composizioni hanno per soggetto nature morte con frutta,
                              strumenti musicali (le violon), donne che leggono (Femme
                              lisant), tavolini al bar (Le guéridon, 1911). In esse i punti di
                              fuga risultano moltiplicati e le regole prospettiche sovvertite.
                              Gli oggetti, scomposti nei caratteristici blocchi geometrici,
                              appaiono visti da diverse angolature simultaneamente.
                              Viene coniato il termine di "cubismo analitico" (1909-1912).
                              In questo periodo la sperimentazione avviene in strettissimo
                              rapporto con Picasso. L'analogia stilistica tra le opere dei
                              due artisti è tale, da renderne in alcuni casi non identificabile
                              l'autore.
                              Dopo l'estate del 1912, l'ordine geometrico delle figure
                              comincia a semplificarsi e viene a perdersi il senso della
                              profondità.
Si parla di "cubismo sintetico" (1912-1914). Il motivo del quadro
diviene di difficile lettura. Lettere e parole ricorrono sulla tela come veri
e propri elementi compositivi. Le tinte sono quelle di sempre: l'ocra, il
marrone e il grigio. Ad essi si aggiungono il bianco e qualche tinta più
Ma al fianco del colore ad olio fanno la loro comparsa
materiali fino ad allora totalmente estranei al mondo
dell'arte: sabbia, carta di giornale, carta da parati, paglia,
corda. Nascono i "papiers collés". Il termina indica il
processo di applicazione di carta e altri materiali, una
delle grandi novità dell'arte del primo '900.
In Braque questo modo di sperimentare si combina
all'inclinazione a rifuggere dal calore dell'espressione.
Insieme sono il riflesso di un'attitudine intellettuale-
razionale, che accompagnerà tutto il percorso
dell'artista.
Quest'attitudine è ben espressa da una sua affermazione:
"Amo la regola che corregge l'emozione e l'emozione
che corregge la regola".

Dopo la guerra Braque amplia la sua gamma tematica.
Le opere si succedono per cicli, alcuni dei quali di derivazione classica:
Caminetti (1919-1927), Canefore (1922). Nel corso del dopoguerra i
soggetti più ricorrenti sono gli interni di atelier, i paesaggi, le nature morte,
gli uccelli in volo.
La relativa monotonia cromatica degli anni '10 lascia il posto ad una maggior
ricchezza del colore, utilizzato in modo elegante e decorativo.
I soggetti della pittura dominano anche nell'opera incisoria, che si concentra
prevalentemente negli anni '50. La tecnica preferita è la litografia.
Decostruzione della prospettiva
  Il percorso dell’arte contemporanea è costituito di tappe che hanno
  segnato il progressivo annullamento dei canoni fondamentali della
  pittura tradizionale. Nella storia artistica occidentale l’immagine
  pittorica per eccellenza è stata sempre considerata di tipo
  naturalistico. Ossia, le immagini della pittura devono riprodurre
  fedelmente la realtà, rispettando gli stessi meccanismi della visione
  ottica umana. Questo obiettivo era stato raggiunto con il
  Rinascimento italiano che aveva fornito gli strumenti razionali e
  tecnici del controllo dell’immagine naturalistica: il chiaroscuro per i
  volumi, la prospettiva per lo spazio. Il tutto era finalizzato a rispettare
  il principio della verosimiglianza, attraverso la fedeltà plastica e
  coloristica.
Questi principi, dal Rinascimento in poi, sono divenuti legge
fondamentale del fare pittorico, istituendo quella prassi che, con termine
corrente, viene definita «accademica».
Dall’impressionismo in poi, la storia dell’arte ha progressivamente
rinnegato questi principi, portando la ricerca pittorica ad esplorare
territori che, fino a quel momento, sembravano posti al di fuori delle
regole. Già Manet aveva totalmente abolito il chiaroscuro, risolvendo
l’immagine, sia plastica che spaziale, in soli termini coloristici.
Le ricerche condotte dal post-impressionismo avevano smontato un
altro pilastro della pittura accademica: la fedeltà coloristica. Il colore, in
questi movimenti, ha una sua autonomia di espressione che va al di là
della imitazione della natura. Ciò consentiva, ad esempio, di
rappresentare dei cavalli di colore blu se ciò era più vicino alla
sensibilità del pittore e ai suoi obiettivi di comunicazione, anche se nella
realtà i cavalli non hanno quella colorazione. Questo principio divenne,
poi, uno dei fondamenti dell’espressionismo.
Era rimasto da smontare l’ultimo pilastro su cui
era costruita la pittura accademica: la
prospettiva. Ed è quando fece Picasso nel suo
periodo di attività che viene definito «cubista».
Già nel periodo post-impressionista gli artisti
cominciarono a svincolarsi dalle ferree leggi
della costruzione prospettica. La pittura di
Gauguin ha una risoluzione bidimensionale che
già la rende antiprospettica. Ma colui che
volutamente deforma la prospettiva è Paul
Cezanne. Le diverse parti che compongono i
suoi quadri sono quasi tutte messe in
prospettiva, ma da angoli visivi diversi.
Gli spostamenti del punto di vista sono a volte minimi, e
neppure percepibili ad un primo sguardo, ma di fatto
demoliscono il principio fondamentale della prospettiva:
l’unicità del punto di vista.
Picasso, meditando la lezione di
Cezanne, portò lo spostamento e la
molteplicità dei punti di vista alle
estreme conseguenze. Nei suoi
quadri le immagini si compongono
di frammenti di realtà, visti tutti da
angolazioni diverse e miscelati in
una sintesi del tutto originale. Nella
prospettiva tradizionale la scelta di
un unico punto di vista, imponeva al
pittore di guardare solo ad alcune
facce della realtà. Nei quadri di
Picasso l’oggetto viene
rappresentato da una molteplicità di
punti di vista così da ottenere una
rappresentazione «totale»
dell’oggetto.
Tuttavia, questa sua particolare tecnica lo portava ad
ottenere immagini dalla apparente incomprensibiltà, in
quanto risultavano del tutto diverse da come la nostra
esperienza è abituata a vedere le cose.
E da ciò nacque anche il termine «Cubismo», dato a
questo movimento, con intento denigratorio, in quanto i
quadri di Picasso sembravano comporsi solo di
sfaccettature di cubi.
Il Cubismo, a differenza degli altri movimenti
avanguardistici, non nacque in un momento preciso né
con un intento preventivamente dichiarato. Il Cubismo
non fu cercato, ma fu semplicemente trovato da Picasso,
grazie al suo particolare atteggiamento di non darsi
alcun limite, ma di sperimentare tutto ciò che era nelle
sue possibilità.
Avendo soprattutto a riferimento la ricerca pittorica di Picasso e
Braque, il cubismo viene solitamente diviso in due fasi principali:
una prima definita «cubismo analitico» ed una seconda definita
«cubismo sintetico».
Il cubismo analitico è caratterizzato da un procedimento di
numerose scomposizioni e ricomposizioni che danno ai quadri
di questo periodo la loro inconfondibile trama di angoli
variamente incrociati.
Il cubismo sintetico, invece, si caratterizza per una rappresentazione
più diretta ed immediata della realtà che vuole evocare, annullando
del tutto il rapporto tra figurazione e spazio. In questa fase,
compaiono nei quadri cubisti dei caratteri e delle scritte, e infine
anche i «papier collés»: ossia frammenti, incollati sulla tela, di
giornali, carte da parati, carte da gioco e frammenti di legno. Il
cubismo sintetico, più di ogni altro movimento pittorico, rivoluziona
il concetto stesso di quadro portandolo ad essere esso stesso «realtà»
e non «rappresentazione della realtà».
Il tempo e la percezione
L’immagine naturalistica ha un limite ben preciso: può
rappresentare solo un istante della percezione. Avviene da un solo
punto di vista e coglie solo un momento. Quando il cubismo rompe
la convenzione sull’unicità del punto di vista di fatto introduce nella
rappresentazione pittorica un nuovo elemento: il tempo.

Per poter vedere un oggetto da più punti di vista è necessario che
la percezione avvenga in un tempo prolungato che non si limita ad
un solo istante. È necessario che l’artista abbia il tempo di vedere
l’oggetto, e quando passa alla rappresentazione porta nel quadro
tutta la conoscenza che egli ha acquisito dell’oggetto. La
percezione, pertanto, non si limita al solo sguardo ma implica
l’indagine sulla struttura delle cose e sul loro funzionamento.
I quadri cubisti sconvolgono la visione perché vi
                  introducono quella che viene definita la «quarta
                  dimensione»: il tempo. Negli stessi anni, la
                  definizione di tempo, come quarta dimensione
                  della realtà, veniva postulata in fisica dalla Teoria
                  della Relatività di Albert Einstein. La
                  contemporaneità dei due fenomeni rimane tuttavia
                  casuale, senza un reale nesso di dipendenza
                  reciproca.

Appare tuttavia singolare come, in due campi diversissimi tra loro, si
avverta la medesima necessità di andare oltre la conoscenza empirica
della realtà per giungere a nuovi modelli di descrizione e
rappresentazione del reale.
L’introduzione di questa nuova variabile, il
tempo, è un dato che non riguarda solo la
costruzione del quadro ma anche la sua
lettura. Un quadro cubista, così come
tantissimi quadri di altri movimenti del
Novecento, non può essere letto e
compreso con uno sguardo istantaneo.
Deve, invece, essere percepito con un
tempo preciso di lettura. Il tempo, cioè, di
analizzarne le singole parti, e ricostruirle
mentalmente, per giungere con gradualità
dall’immagine al suo significato.
I capolavori

         Altre opere
Strada all'Estaque
                     La prima formazione di Braque è
                     avvenuta a Le Havre, dove la famiglia
                     si era stabilita nel 1890 e dove aveva
                     conosciuto i pittori Othon Friesz e
                     Raoul Dufy, i quali nel 1905
                     esponevano alla prima mostra del
                     gruppo fauve al Salon d'Automne. In
                     quest'occasione Braque ha potuto
                     osservare l'opera di Matisse e Derain,
                     rimanendone profondamente
                     impressionato. Nell'ottobre del 1906
                     hanno inizio i soggiorni all'Estaque,
                     vicino Marsiglia, e l'adesione alle
                     ricerche dei fauves, caratterizzate da
                     un uso libero del colore e della forma,
                     lontano dall'imitazione fedele della
                     natura.
Viadotto all'Estaque


All'influenza esercitata dai fauves, da
Matisse in particolare, si uniscono altri
riferimenti artistici, non meno essenziali:
Cézanne e Gauguin. Al primo si legano il
nuovo interesse spaziale, che sembra
dominare quest'opera in cui le forme
appaiono semplificate in direzione di una
certa volumetria, e l'uso delle quinte
arboree che, analogamente alle diverse
Bagnanti di Cézanne, racchiudono la
composizione.

A Gauguin invece si ricollegano, in questa fase, la scelta di colori vivaci,
soprattutto i gialli in primo piano, stesi per zone giustapposte e la presenza
della linea scura di contorno, il cloisonnisme, tipica delle immagini di
Gauguin.
Case all'Estaque

In questa immagine si osserva la
progressiva esemplificazione
delle forme, tendenti verso
un’essenziale geometrizzazione.
La riflessione sulla ricerca di
Cézanne viene portata alle
estreme conseguenze, per cui si
perdono i riferimenti naturalistici
del paesaggio. L'opera è stata
presentata alla prima
esposizione personale di Braque
alla galleria del mercante
Kahnweiler, nel 1908, occasione
in cui il poeta Guillaume
Apollinaire scrisse un saggio
introduttivo nel catalogo.
Il castello a La Roche-
Guyon
In questa fase s'intensifica il
rapporto con Picasso, conosciuto
nel 1907, determinando una
profonda affinità fra i due percorsi
artistici, al punto che talvolta le
opere dell'uno si confondono con
quelle dell'altro. Tuttavia vi sono
delle differenze sostanziali fra i
due pittori che si esprimono, per
esempio, nella diversa
interpretazione della pittura di
Cézanne, da Braque analizzata,
come in questo caso, nei valori
luminosi e nella trasparenza del
tocco, mentre in Picasso tende a
una definizione spaziale, più
volumetrica.
Pianoforte e mandola


Il processo di scomposizione dell'immagine
sembra giungere a una piena maturazione
in quest'opera, in cui i pochi riferimenti
riconoscibili sono dati dalla tastiera del
pianoforte in basso a destra e dalla
mandola al centro, per poi essere riassorbiti
in una tessitura omogenea. Le pennellate di
colore sono disposte a tarsie e nelle diverse
zone seguono una propria direzione. Le
opere di questo periodo rivelano tutta la
complessità della ricerca di Braque, che
riunisce l'esigenza di scandagliare tutte le
possibilità offerte dallo spazio pittorico, il
senso del suono e del tatto.
Violino e tavolozza
                                    L'arte di Cézanne, oltre a una
                        riflessione sul tema del paesaggio, aveva
                        ispirato l'indagine sul motivo della natura
                      morta. Dal 1908 ricorre nei dipinti di Braque
                            la presenta di strumenti musicali che
                       fornivano nuove iconografie al processo di
                      scomposizione della forma, che comunque
                          non giunge mai al dissolvimento totale,
                         mantenendo degli elementi riconoscibili
                        degli oggetti, quali il manico del violino, le
                           corde, il pentagramma dello spartito e
                      ancora la tavolozza del pittore, appesa a un
                             chiodo del quale si coglie l'ombra. Il
                      gallerista Kahnweiler ha sottolineato questo
                       effetto illusionistico come il primo esempio
                             di trompe-l'oeil nella pittura cubista.
Il Portoghese
     L'anno 1911 segna un passaggio
importante della pittura cubista; Braque
   e Picasso concludono l'esperienza di
scomposizione dell'oggetto nello spazio,
      la cosiddetta fase "analitica", per
 rivolgersi a un nuovo tipo di linguaggio,
  definito "sintetico", in cui il rapporto fra
      l'artista e la realtà si compie oltre
  qualsiasi volontà di rappresentazione.
Durante l'estate sia Braque che Picasso,
     inseriscono delle lettere nelle loro
 composizioni, in modo da offrire anche
    le coordinate verbali di un oggetto.
Caratteri tipografici e oggetti sono presi
 dalla realtà e rielaborati secondo nuovi
  valori, oltre l'imitazione, che uniscono
               immagine e segno.
Natura morta con carte da
            gioco

    Dal 1912 Braque si era dedicato al papier-
       collé, pezzi di carta diversi incollati sul
   supporto, limitandolo tuttavia al disegno. In
       quest'opera Braque trasferisce questa
    esperienza di inserimento di frammenti di
        realtà sulla tela, dipingendo in modo
illusionistico superfici lignee. La presenza della
     frutta è un motivo caro a Braque, perché
   riprende la tradizione francese della natura
 morta, fino all'esempio di Cézanne, così come
 le carte da gioco ricorrono nei dipinti cubisti di
   questi anni, assumendo un valore simbolico
     simile a quello delle lettere. Il tutto viene
   inserito in una prospettiva assurda, di cui si
    percepisce il tavolino tondo nero, mentre il
  classico monocromo cubista viene portato al
             contrasto fra bianco e nero.
Uomo con chitarra


Ritorna in questa fase il desiderio di
 indagare di nuovo la figura umana
  che suona uno strumento, motivo
  già sperimentato da Braque nella
fase analitica, ma ora riassorbito in
 una griglia più essenziale, in cui le
   diverse prospettive, i molteplici
punti di vista, lasciano il posto a una
 tensione tattile, che riprende l'idea
del papier-collé, per dare l'effetto di
     superfici materiche diverse.
    Vengono inseriti anche nuovi
 elementi cromatici, come gli spazi
     puntinati di blu e le zone che
  riproducono l'effetto scabro della
                 sabbia.
ANALOGIE:
 scelta tematica: natura morta, consistente in pochi oggetti posti sul tavolo.
 Applicazione di lettere alfabetiche che apparentemente non hanno alcun
  rapporto con gli oggetti rappresentati ma che stanno ad indicare che gli oggetti
  della realtà sono come le lettere dell’alfabeto, cioè segni che in sé non
  significano nulla ma che noi combiniamo in vari modi per significare qualcosa.
 Processo di assimilazione strutturale di oggetti e spazio: lo spazio non è
  esistente in sè, è realtà configurata nella coscienza, non c’è niente di allusivo
  (come potrebbe essere una prospettiva o una profondità). In entrambi i quadri,
  la struttura è data unicamente dalle coordinate cartesiane, le sole dimensioni
  certe che nella realtà sono l’altezza e la larghezza e che qui si traducono
  rispettivamente nella verticale e nell’orizzontale: tanto P. che B. risolvono il
  problema della terza dimensione mediante linee oblique (per la profondità) e
  linee curve (indicative del volume). Con questo tipo di operazione cubista,
  entra in gioco anche il fattore tempo (quarta dimensione) che viene attuato
  sviluppando le forme degli oggetti (la rotondità del piatto, mutando posizione e
  quindi muovendosi nel tempo, diviene ellittica). Se ne deduce che lo stesso
  oggetto può esistere con più forme diverse nello stesso spazio, ma in diverse
  situazioni.
DIFFERENZE:

 Picasso realizza un’opera cubista dove c’è ancora una separazione fra immagine e sfondo,
  annullando poi di colpo tale separazione con l’inserto, in primissimo piano, di due riquadri
  rossi in evidente rapporto col fondo rosa. Appare così misurata la distanza tra i due piani,
  cioè la profondità entro cui si sviluppano i volumi: la bidimensionalità della tela acquista
  forma plastica.
 Braque elimina la distinzione tra volumi, solidi e sfondo. Smonta la volumetria degli oggetti
  riducendo tutto a forme piane giustapposte. Non discrimina fra spazio ed oggetti ma non
  arriva ad assorbire totalmente le forme delle cose (cioè ad astrarle), che infatti sopravvivono
  benché come puro residuo grafico: il grappolo d’uva, la mela, le carte da gioco.
 Picasso è interessato più alla plastica volumetrica degli oggetti, perciò conserva il
  chiaroscuro che plasma i volumi: ricostruisce le cose nella continuità dello spazio mediante
  forme geometriche (intese come fondamento unitario di elementi e spazio, nel senso che
  entrambi vengono ricondotti -secondo i medesimi criteri- a geometrizzazioni). Il
  funzionamento interno del quadro consiste in movimenti prospettici coordinati: ribaltamenti
  dei piani della prospettiva tradizionale atti a creare la visione simultanea dei diversi punti di
  vista.
 Braque scompone non per volumi ma per piani, elimina il chiaroscuro trasformandolo in variazioni
  cromatiche di grigi. Va oltre Picasso: nel medesimo oggetto –il tavolo- Braque disgiunge la forma
  (ribaltandola sul piano come sagoma nera) dalla materia (il legno) che raffigura come componente
  ambientale diffondendola in tutto lo spazio con la tecnica del trompe-l’oeil (mediante collage)
  dando sensazione tattile e non solo visiva della superficie venata e ruvida.
 Colore: nel quadro di Braque sembra meno intenso il rapporto coloristico (giallo ocra del legno,
  nero del tavolo) rispetto al quadro di Picasso (rapporto tra rosa dello sfondo e rosso degli inserti in
  primo piano), perchè Braque considera il colore non più come sensazione visiva ma come elemento
  essenziale della costruzione dello spazio: infatti, riesce a rendere come colore –e perfino come luce-
  le variazioni dei grigi (spesso ottenuti soltanto come tratteggio a matita).




           Picasso                                                 Braque
Pablo picasso
Pablo Picasso (1881-1973) nacque a Malaga, in Spagna, da un padre, insegnante
nella locale scuola d’arte, che lo avviò precocemente all’apprendistato artistico. A
soli quattordici anni venne ammesso all’Accademia di Belle Arti di Barcellona.
Due anni dopo si trasferì all’Accademia di Madrid. Dopo un ritorno a Barcellona,
effettuò il suo primo viaggio a Parigi nel 1900. Vi ritornò più volte, fino a
stabilirvisi definitivamente.

La svolta cubista avvenne tra il 1906 e il 1907. In quegli anni vi fu la grande
retrospettiva sulla pittura di Cezanne, da poco scomparso, che molto influenza ebbe
su Picasso. E, nello stesso periodo, come molti altri artisti del tempo, anche Picasso
si interessò alla scultura africana, sulla scorta di quella riscoperta quell’esotico
primitivo che aveva suggestionato molta cultura artistica europea da Gauguin in poi.
Da questi incontri, e dalla volontà di continua sperimentazione che ha sempre
caratterizzato l’indole del pittore, nacque nel 1907 il quadro «Les demoiselles de
Avignon» che segnò l’avvio della stagione cubista di Picasso.
In quegli anni fu legato da un intenso sodalizio artistico con George Braque. I
due artisti lavorarono a stretto contatto di gomito, producendo opere che sono
spesso indistinguibili tra loro. In questo periodo avvenne la definitiva
consacrazione dell’artista che raggiunse livelli di notorietà mai raggiunti da
altro pittore in questo secolo.
La fase cubista fu un periodo di grande sperimentazione, in cui Picasso rimise in
discussione il concetto stesso di rappresentazione artistica. Il passaggio dal cubismo
analitico al cubismo sintetico rappresentò un momento fondamentale della sua
evoluzione artistica. Il pittore appariva sempre più interessato alla semplificazione della
forma, per giungere al segno puro che contenesse in sé la struttura della cosa e la sua
riconoscibilità concettuale.

La fase cubista di Picasso durò circa dieci anni. Nel 1917, anche a seguito di un suo
viaggio in Italia, vi fu una inversione totale nel suo stile. Abbandonò la
sperimentazione per passare ad una pittura più tradizionale. Le figure divennero solide
e quasi monumentali. Questo suo ritorno alla figuratività anticipò di qualche anno un
analogo fenomeno che, dalla metà degli anni ’20 in poi, si diffuse in tutta Europa
segnando la fine delle Avanguardie Storiche.
Ma la vitalità di Picasso non si arrestò lì.
La sua capacità di sperimentazione
continua lo portarono ad avvicinarsi ai
linguaggi dell’espressionismo e del
surrealismo, specie nella scultura, che in
questo periodo lo vide particolarmente
impegnato. Nel 1937 partecipò
all’Esposizione Mondiale di Parigi,
esponendo nel Padiglione della Spagna il
quadro «Guernica» che rimane
probabilmente la sua opera più celebre ed
una delle più simboliche di tutto il
Novecento.
Negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale si
dedicò con impegno alla ceramica, mentre la sua opera pittorica fu
caratterizzata da lavori «d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave del tutto
personale, di famosi quadri del passato quali «Les meninas» di
Velazquez, «La colazione sull’erba» di Manet o «Le signorine in riva
alla Senna» di Courbet.

Picasso è morto nel 1973 all’età di novantadue anni.

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Georges braque

  • 1. Biografia Opere Cubismo Attività artistica Braque e Picasso Foto
  • 2. Georges Braque nasce ad Argenteuil-sur-Seine nel 1882. Trascorre i primi anni a Le Havre. Dal 1897 al 1899 frequenta i corsi serali dell'Ecole des Beaux-Arts. Nel 1900 Braque si trasferisce a Parigi. Studia all'Académie Humbert, dove incontra Marie Laurencin e Francis Picabia. Quindi frequenta l'Ecole des Beaux-Arts. Entra in contatto con l'ambiente degli artisti Fauve. Nel 1906 trascorre l'estate ad Anversa con Emil Othon Friesz . Nelle sue opere diviene evidente il superamento dell'impressionismo per una decisa adesione al Fauvisme.
  • 3. Fauvismo Movimento pittorico francese, sviluppatosi tra il 1898 e il 1908. I fauves abbandonarono i toni soffici e sfumati degli impressionisti, e preferirono i colori decisi e violenti usati dai post-impressionisti quali Paul Gauguin e Vincent Van Gogh. Il termine fauves ("belve") fu utilizzato per sottolineare in senso spregiativo l'uso del colore di alcuni pittori che nel 1905 esponevano le loro opere a Parigi per la prima volta, benché operassero già da alcuni anni. Tra questi erano Andrè Derain, Braque, Henri Manguin, Albert Marquet, Jean Puy, Emile Othon Fresz, e soprattutto Henri Matisse. La definizione però non fu mai accettata dai pittori, i quali ritenevano che non riflettesse il loro linguaggio lirico e solare. Le opere si caratterizzano per i vigorosi contorni, il disegno semplificato ma intensamente drammatico e un disinvolto uso dei colori, sfruttati per le potenzialità espressive anziché per la somiglianza alla realtà.
  • 4. Questo uso del colore, che avvicina i fauves all’espressionismo, fu influenzato dalle ricerche di George Seurat e dei pittori postimpressionisti, che accostavano piccoli tocchi di colore puro per ottenere una maggiore luminosità. Matisse operò la frattura definitiva con il colore ottico: un naso femminile poteva essere verde se contribuiva alla composizione e all'espressione di un dipinto; diceva: "Non dipingo donne; dipingo quadri". Si stabilì così in modo inequivocabile che il colore è un elemento espressivo personale, soggettivo, del tutto indipendente dalla realtà delle cose. Uniti da questo principio comune i fauves mantennero però il loro stile individuale e, a partire dal 1908 circa., ognuno seguì la propria strada. Anche Amedeo Modigliani, nei primi anni della sua esperienza pittorica, aderì a questa corrente.
  • 5. Nel 1907 espone le nuove opere al Salon des Indépendants di Parigi. Nel 1908 tiene la prima personale presso la galleria di Kahnweiler. Dal 1907 inizia il rapporto di Georges Braque con Pablo Picasso, destinato a trasformarsi in grande amicizia e fondamentale sodalizio artistico. Per entrambi, l'impressione suscitata dalla grande retrospettiva di Cézanne e l'incontro con la scultura africana fungono da stimolo verso la realizzazione di un nuovo modo di rappresentare la realtà. Tale processo in breve sfocerà nel cubismo. Dopo i paesaggi e le rocce del 1908-09, inizia la fase del cosiddetto”cubismo analitico” . Nel 1912 subentra la fase del “cubismo sintetico”.Fanno la loro apparizione inserti di elementi in materiali vari e iniziano i "papiers collés". Nel 1914 va in guerra e nel 1916 viene gravemente ferito. Dopo la guerra Braque prosegue lo sviluppo del cubismo. Le opere risultano più libere ed essenziali.
  • 6. Negli anni '20 dipinge e disegna scenografie e costumi, tra cui quelle per alcuni balletti di Djaghilev. Realizza anche alcune sculture, che riprende con maggior impegno negli anni '30. Nel 1940 di fronte all'avanzata delle truppe tedesche Georges Braque si rifugia nei Pirenei. Le opere del periodo sono più cupe. Nel 1944 fa ritorno a Parigi. Nel 1948 ottiene il Gran Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia. Nel periodo 1948-55 realizza una lunga serie di quadri dell'atelier. Nel 1953 disegna le vetrate per la chiesa di Varengeville. Nel 1956 ha luogo un'importante retrospettiva alla Tate Gallery di Londra. Negli ultimi anni Braque continua a dipingere e a incidere. Ma le precarie condizioni di salute gli impediscono di dedicarsi a grandi progetti. Georges Braque muore a Parigi nel 1963.
  • 7. Attività artistica di Georges Braque Come molti giovani artisti del suo tempo, gli inizi di Georges Braque si svolgono all'insegna dell'Impressionismo. Ma la scena artistica parigina del primo decennio del '900 viene investita dal ciclone "fauve". Braque si accosta a Matisse e compagni, attratto dalla freschezza delle opere e dalle scelte cromatiche innovative. Nella sua adesione alla pittura fauve Braque manifesta comunque un'impronta più controllata, un maggior rigore compositivo. Non si lascia trasportare dalla carica espressionista di alcune opere di Matisse o, soprattutto, di Friesz, un artista di cui diviene amico. Il 1907 è l'anno della scoperta di Cèzanne e dell'amicizia con Picasso, avvenimenti che imprimono una svolta decisiva al lavoro. Le opere di questo periodo sono nature morte e paesaggi (L'Estaque, Le Havre). In esse gli elementi raffigurati risultano scomposti e ricomposti sotto forma di blocchi geometrici, strutturati e sovrapposti. Matisse e Vauxcelles li chiamano "cubi", e questo servirà a dare il nome alla tendenza. Rispetto alle succose tele del periodo
  • 8. fauve, il colore è povero, giocato sulle gamme dell'ocra, del marrone e del grigio. Tra il 1909 e il 1914 nasce una serie di opere memorabili, che fanno la storia del cubismo e dell'arte moderna. Le composizioni hanno per soggetto nature morte con frutta, strumenti musicali (le violon), donne che leggono (Femme lisant), tavolini al bar (Le guéridon, 1911). In esse i punti di fuga risultano moltiplicati e le regole prospettiche sovvertite. Gli oggetti, scomposti nei caratteristici blocchi geometrici, appaiono visti da diverse angolature simultaneamente. Viene coniato il termine di "cubismo analitico" (1909-1912). In questo periodo la sperimentazione avviene in strettissimo rapporto con Picasso. L'analogia stilistica tra le opere dei due artisti è tale, da renderne in alcuni casi non identificabile l'autore. Dopo l'estate del 1912, l'ordine geometrico delle figure comincia a semplificarsi e viene a perdersi il senso della profondità. Si parla di "cubismo sintetico" (1912-1914). Il motivo del quadro diviene di difficile lettura. Lettere e parole ricorrono sulla tela come veri e propri elementi compositivi. Le tinte sono quelle di sempre: l'ocra, il marrone e il grigio. Ad essi si aggiungono il bianco e qualche tinta più
  • 9. Ma al fianco del colore ad olio fanno la loro comparsa materiali fino ad allora totalmente estranei al mondo dell'arte: sabbia, carta di giornale, carta da parati, paglia, corda. Nascono i "papiers collés". Il termina indica il processo di applicazione di carta e altri materiali, una delle grandi novità dell'arte del primo '900. In Braque questo modo di sperimentare si combina all'inclinazione a rifuggere dal calore dell'espressione. Insieme sono il riflesso di un'attitudine intellettuale- razionale, che accompagnerà tutto il percorso dell'artista. Quest'attitudine è ben espressa da una sua affermazione: "Amo la regola che corregge l'emozione e l'emozione che corregge la regola". Dopo la guerra Braque amplia la sua gamma tematica. Le opere si succedono per cicli, alcuni dei quali di derivazione classica: Caminetti (1919-1927), Canefore (1922). Nel corso del dopoguerra i soggetti più ricorrenti sono gli interni di atelier, i paesaggi, le nature morte, gli uccelli in volo.
  • 10. La relativa monotonia cromatica degli anni '10 lascia il posto ad una maggior ricchezza del colore, utilizzato in modo elegante e decorativo. I soggetti della pittura dominano anche nell'opera incisoria, che si concentra prevalentemente negli anni '50. La tecnica preferita è la litografia.
  • 11. Decostruzione della prospettiva Il percorso dell’arte contemporanea è costituito di tappe che hanno segnato il progressivo annullamento dei canoni fondamentali della pittura tradizionale. Nella storia artistica occidentale l’immagine pittorica per eccellenza è stata sempre considerata di tipo naturalistico. Ossia, le immagini della pittura devono riprodurre fedelmente la realtà, rispettando gli stessi meccanismi della visione ottica umana. Questo obiettivo era stato raggiunto con il Rinascimento italiano che aveva fornito gli strumenti razionali e tecnici del controllo dell’immagine naturalistica: il chiaroscuro per i volumi, la prospettiva per lo spazio. Il tutto era finalizzato a rispettare il principio della verosimiglianza, attraverso la fedeltà plastica e coloristica.
  • 12. Questi principi, dal Rinascimento in poi, sono divenuti legge fondamentale del fare pittorico, istituendo quella prassi che, con termine corrente, viene definita «accademica». Dall’impressionismo in poi, la storia dell’arte ha progressivamente rinnegato questi principi, portando la ricerca pittorica ad esplorare territori che, fino a quel momento, sembravano posti al di fuori delle regole. Già Manet aveva totalmente abolito il chiaroscuro, risolvendo l’immagine, sia plastica che spaziale, in soli termini coloristici. Le ricerche condotte dal post-impressionismo avevano smontato un altro pilastro della pittura accademica: la fedeltà coloristica. Il colore, in questi movimenti, ha una sua autonomia di espressione che va al di là della imitazione della natura. Ciò consentiva, ad esempio, di rappresentare dei cavalli di colore blu se ciò era più vicino alla sensibilità del pittore e ai suoi obiettivi di comunicazione, anche se nella realtà i cavalli non hanno quella colorazione. Questo principio divenne, poi, uno dei fondamenti dell’espressionismo.
  • 13. Era rimasto da smontare l’ultimo pilastro su cui era costruita la pittura accademica: la prospettiva. Ed è quando fece Picasso nel suo periodo di attività che viene definito «cubista». Già nel periodo post-impressionista gli artisti cominciarono a svincolarsi dalle ferree leggi della costruzione prospettica. La pittura di Gauguin ha una risoluzione bidimensionale che già la rende antiprospettica. Ma colui che volutamente deforma la prospettiva è Paul Cezanne. Le diverse parti che compongono i suoi quadri sono quasi tutte messe in prospettiva, ma da angoli visivi diversi. Gli spostamenti del punto di vista sono a volte minimi, e neppure percepibili ad un primo sguardo, ma di fatto demoliscono il principio fondamentale della prospettiva: l’unicità del punto di vista.
  • 14. Picasso, meditando la lezione di Cezanne, portò lo spostamento e la molteplicità dei punti di vista alle estreme conseguenze. Nei suoi quadri le immagini si compongono di frammenti di realtà, visti tutti da angolazioni diverse e miscelati in una sintesi del tutto originale. Nella prospettiva tradizionale la scelta di un unico punto di vista, imponeva al pittore di guardare solo ad alcune facce della realtà. Nei quadri di Picasso l’oggetto viene rappresentato da una molteplicità di punti di vista così da ottenere una rappresentazione «totale» dell’oggetto.
  • 15. Tuttavia, questa sua particolare tecnica lo portava ad ottenere immagini dalla apparente incomprensibiltà, in quanto risultavano del tutto diverse da come la nostra esperienza è abituata a vedere le cose. E da ciò nacque anche il termine «Cubismo», dato a questo movimento, con intento denigratorio, in quanto i quadri di Picasso sembravano comporsi solo di sfaccettature di cubi. Il Cubismo, a differenza degli altri movimenti avanguardistici, non nacque in un momento preciso né con un intento preventivamente dichiarato. Il Cubismo non fu cercato, ma fu semplicemente trovato da Picasso, grazie al suo particolare atteggiamento di non darsi alcun limite, ma di sperimentare tutto ciò che era nelle sue possibilità.
  • 16. Avendo soprattutto a riferimento la ricerca pittorica di Picasso e Braque, il cubismo viene solitamente diviso in due fasi principali: una prima definita «cubismo analitico» ed una seconda definita «cubismo sintetico». Il cubismo analitico è caratterizzato da un procedimento di numerose scomposizioni e ricomposizioni che danno ai quadri di questo periodo la loro inconfondibile trama di angoli variamente incrociati. Il cubismo sintetico, invece, si caratterizza per una rappresentazione più diretta ed immediata della realtà che vuole evocare, annullando del tutto il rapporto tra figurazione e spazio. In questa fase, compaiono nei quadri cubisti dei caratteri e delle scritte, e infine anche i «papier collés»: ossia frammenti, incollati sulla tela, di giornali, carte da parati, carte da gioco e frammenti di legno. Il cubismo sintetico, più di ogni altro movimento pittorico, rivoluziona il concetto stesso di quadro portandolo ad essere esso stesso «realtà» e non «rappresentazione della realtà».
  • 17. Il tempo e la percezione L’immagine naturalistica ha un limite ben preciso: può rappresentare solo un istante della percezione. Avviene da un solo punto di vista e coglie solo un momento. Quando il cubismo rompe la convenzione sull’unicità del punto di vista di fatto introduce nella rappresentazione pittorica un nuovo elemento: il tempo. Per poter vedere un oggetto da più punti di vista è necessario che la percezione avvenga in un tempo prolungato che non si limita ad un solo istante. È necessario che l’artista abbia il tempo di vedere l’oggetto, e quando passa alla rappresentazione porta nel quadro tutta la conoscenza che egli ha acquisito dell’oggetto. La percezione, pertanto, non si limita al solo sguardo ma implica l’indagine sulla struttura delle cose e sul loro funzionamento.
  • 18. I quadri cubisti sconvolgono la visione perché vi introducono quella che viene definita la «quarta dimensione»: il tempo. Negli stessi anni, la definizione di tempo, come quarta dimensione della realtà, veniva postulata in fisica dalla Teoria della Relatività di Albert Einstein. La contemporaneità dei due fenomeni rimane tuttavia casuale, senza un reale nesso di dipendenza reciproca. Appare tuttavia singolare come, in due campi diversissimi tra loro, si avverta la medesima necessità di andare oltre la conoscenza empirica della realtà per giungere a nuovi modelli di descrizione e rappresentazione del reale.
  • 19. L’introduzione di questa nuova variabile, il tempo, è un dato che non riguarda solo la costruzione del quadro ma anche la sua lettura. Un quadro cubista, così come tantissimi quadri di altri movimenti del Novecento, non può essere letto e compreso con uno sguardo istantaneo. Deve, invece, essere percepito con un tempo preciso di lettura. Il tempo, cioè, di analizzarne le singole parti, e ricostruirle mentalmente, per giungere con gradualità dall’immagine al suo significato.
  • 20. I capolavori Altre opere
  • 21. Strada all'Estaque La prima formazione di Braque è avvenuta a Le Havre, dove la famiglia si era stabilita nel 1890 e dove aveva conosciuto i pittori Othon Friesz e Raoul Dufy, i quali nel 1905 esponevano alla prima mostra del gruppo fauve al Salon d'Automne. In quest'occasione Braque ha potuto osservare l'opera di Matisse e Derain, rimanendone profondamente impressionato. Nell'ottobre del 1906 hanno inizio i soggiorni all'Estaque, vicino Marsiglia, e l'adesione alle ricerche dei fauves, caratterizzate da un uso libero del colore e della forma, lontano dall'imitazione fedele della natura.
  • 22. Viadotto all'Estaque All'influenza esercitata dai fauves, da Matisse in particolare, si uniscono altri riferimenti artistici, non meno essenziali: Cézanne e Gauguin. Al primo si legano il nuovo interesse spaziale, che sembra dominare quest'opera in cui le forme appaiono semplificate in direzione di una certa volumetria, e l'uso delle quinte arboree che, analogamente alle diverse Bagnanti di Cézanne, racchiudono la composizione. A Gauguin invece si ricollegano, in questa fase, la scelta di colori vivaci, soprattutto i gialli in primo piano, stesi per zone giustapposte e la presenza della linea scura di contorno, il cloisonnisme, tipica delle immagini di Gauguin.
  • 23. Case all'Estaque In questa immagine si osserva la progressiva esemplificazione delle forme, tendenti verso un’essenziale geometrizzazione. La riflessione sulla ricerca di Cézanne viene portata alle estreme conseguenze, per cui si perdono i riferimenti naturalistici del paesaggio. L'opera è stata presentata alla prima esposizione personale di Braque alla galleria del mercante Kahnweiler, nel 1908, occasione in cui il poeta Guillaume Apollinaire scrisse un saggio introduttivo nel catalogo.
  • 24. Il castello a La Roche- Guyon In questa fase s'intensifica il rapporto con Picasso, conosciuto nel 1907, determinando una profonda affinità fra i due percorsi artistici, al punto che talvolta le opere dell'uno si confondono con quelle dell'altro. Tuttavia vi sono delle differenze sostanziali fra i due pittori che si esprimono, per esempio, nella diversa interpretazione della pittura di Cézanne, da Braque analizzata, come in questo caso, nei valori luminosi e nella trasparenza del tocco, mentre in Picasso tende a una definizione spaziale, più volumetrica.
  • 25. Pianoforte e mandola Il processo di scomposizione dell'immagine sembra giungere a una piena maturazione in quest'opera, in cui i pochi riferimenti riconoscibili sono dati dalla tastiera del pianoforte in basso a destra e dalla mandola al centro, per poi essere riassorbiti in una tessitura omogenea. Le pennellate di colore sono disposte a tarsie e nelle diverse zone seguono una propria direzione. Le opere di questo periodo rivelano tutta la complessità della ricerca di Braque, che riunisce l'esigenza di scandagliare tutte le possibilità offerte dallo spazio pittorico, il senso del suono e del tatto.
  • 26. Violino e tavolozza L'arte di Cézanne, oltre a una riflessione sul tema del paesaggio, aveva ispirato l'indagine sul motivo della natura morta. Dal 1908 ricorre nei dipinti di Braque la presenta di strumenti musicali che fornivano nuove iconografie al processo di scomposizione della forma, che comunque non giunge mai al dissolvimento totale, mantenendo degli elementi riconoscibili degli oggetti, quali il manico del violino, le corde, il pentagramma dello spartito e ancora la tavolozza del pittore, appesa a un chiodo del quale si coglie l'ombra. Il gallerista Kahnweiler ha sottolineato questo effetto illusionistico come il primo esempio di trompe-l'oeil nella pittura cubista.
  • 27. Il Portoghese L'anno 1911 segna un passaggio importante della pittura cubista; Braque e Picasso concludono l'esperienza di scomposizione dell'oggetto nello spazio, la cosiddetta fase "analitica", per rivolgersi a un nuovo tipo di linguaggio, definito "sintetico", in cui il rapporto fra l'artista e la realtà si compie oltre qualsiasi volontà di rappresentazione. Durante l'estate sia Braque che Picasso, inseriscono delle lettere nelle loro composizioni, in modo da offrire anche le coordinate verbali di un oggetto. Caratteri tipografici e oggetti sono presi dalla realtà e rielaborati secondo nuovi valori, oltre l'imitazione, che uniscono immagine e segno.
  • 28. Natura morta con carte da gioco Dal 1912 Braque si era dedicato al papier- collé, pezzi di carta diversi incollati sul supporto, limitandolo tuttavia al disegno. In quest'opera Braque trasferisce questa esperienza di inserimento di frammenti di realtà sulla tela, dipingendo in modo illusionistico superfici lignee. La presenza della frutta è un motivo caro a Braque, perché riprende la tradizione francese della natura morta, fino all'esempio di Cézanne, così come le carte da gioco ricorrono nei dipinti cubisti di questi anni, assumendo un valore simbolico simile a quello delle lettere. Il tutto viene inserito in una prospettiva assurda, di cui si percepisce il tavolino tondo nero, mentre il classico monocromo cubista viene portato al contrasto fra bianco e nero.
  • 29. Uomo con chitarra Ritorna in questa fase il desiderio di indagare di nuovo la figura umana che suona uno strumento, motivo già sperimentato da Braque nella fase analitica, ma ora riassorbito in una griglia più essenziale, in cui le diverse prospettive, i molteplici punti di vista, lasciano il posto a una tensione tattile, che riprende l'idea del papier-collé, per dare l'effetto di superfici materiche diverse. Vengono inseriti anche nuovi elementi cromatici, come gli spazi puntinati di blu e le zone che riproducono l'effetto scabro della sabbia.
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  • 43. ANALOGIE:  scelta tematica: natura morta, consistente in pochi oggetti posti sul tavolo.  Applicazione di lettere alfabetiche che apparentemente non hanno alcun rapporto con gli oggetti rappresentati ma che stanno ad indicare che gli oggetti della realtà sono come le lettere dell’alfabeto, cioè segni che in sé non significano nulla ma che noi combiniamo in vari modi per significare qualcosa.  Processo di assimilazione strutturale di oggetti e spazio: lo spazio non è esistente in sè, è realtà configurata nella coscienza, non c’è niente di allusivo (come potrebbe essere una prospettiva o una profondità). In entrambi i quadri, la struttura è data unicamente dalle coordinate cartesiane, le sole dimensioni certe che nella realtà sono l’altezza e la larghezza e che qui si traducono rispettivamente nella verticale e nell’orizzontale: tanto P. che B. risolvono il problema della terza dimensione mediante linee oblique (per la profondità) e linee curve (indicative del volume). Con questo tipo di operazione cubista, entra in gioco anche il fattore tempo (quarta dimensione) che viene attuato sviluppando le forme degli oggetti (la rotondità del piatto, mutando posizione e quindi muovendosi nel tempo, diviene ellittica). Se ne deduce che lo stesso oggetto può esistere con più forme diverse nello stesso spazio, ma in diverse situazioni.
  • 44. DIFFERENZE:  Picasso realizza un’opera cubista dove c’è ancora una separazione fra immagine e sfondo, annullando poi di colpo tale separazione con l’inserto, in primissimo piano, di due riquadri rossi in evidente rapporto col fondo rosa. Appare così misurata la distanza tra i due piani, cioè la profondità entro cui si sviluppano i volumi: la bidimensionalità della tela acquista forma plastica.  Braque elimina la distinzione tra volumi, solidi e sfondo. Smonta la volumetria degli oggetti riducendo tutto a forme piane giustapposte. Non discrimina fra spazio ed oggetti ma non arriva ad assorbire totalmente le forme delle cose (cioè ad astrarle), che infatti sopravvivono benché come puro residuo grafico: il grappolo d’uva, la mela, le carte da gioco.  Picasso è interessato più alla plastica volumetrica degli oggetti, perciò conserva il chiaroscuro che plasma i volumi: ricostruisce le cose nella continuità dello spazio mediante forme geometriche (intese come fondamento unitario di elementi e spazio, nel senso che entrambi vengono ricondotti -secondo i medesimi criteri- a geometrizzazioni). Il funzionamento interno del quadro consiste in movimenti prospettici coordinati: ribaltamenti dei piani della prospettiva tradizionale atti a creare la visione simultanea dei diversi punti di vista.
  • 45.  Braque scompone non per volumi ma per piani, elimina il chiaroscuro trasformandolo in variazioni cromatiche di grigi. Va oltre Picasso: nel medesimo oggetto –il tavolo- Braque disgiunge la forma (ribaltandola sul piano come sagoma nera) dalla materia (il legno) che raffigura come componente ambientale diffondendola in tutto lo spazio con la tecnica del trompe-l’oeil (mediante collage) dando sensazione tattile e non solo visiva della superficie venata e ruvida.  Colore: nel quadro di Braque sembra meno intenso il rapporto coloristico (giallo ocra del legno, nero del tavolo) rispetto al quadro di Picasso (rapporto tra rosa dello sfondo e rosso degli inserti in primo piano), perchè Braque considera il colore non più come sensazione visiva ma come elemento essenziale della costruzione dello spazio: infatti, riesce a rendere come colore –e perfino come luce- le variazioni dei grigi (spesso ottenuti soltanto come tratteggio a matita). Picasso Braque
  • 46. Pablo picasso Pablo Picasso (1881-1973) nacque a Malaga, in Spagna, da un padre, insegnante nella locale scuola d’arte, che lo avviò precocemente all’apprendistato artistico. A soli quattordici anni venne ammesso all’Accademia di Belle Arti di Barcellona. Due anni dopo si trasferì all’Accademia di Madrid. Dopo un ritorno a Barcellona, effettuò il suo primo viaggio a Parigi nel 1900. Vi ritornò più volte, fino a stabilirvisi definitivamente. La svolta cubista avvenne tra il 1906 e il 1907. In quegli anni vi fu la grande retrospettiva sulla pittura di Cezanne, da poco scomparso, che molto influenza ebbe su Picasso. E, nello stesso periodo, come molti altri artisti del tempo, anche Picasso si interessò alla scultura africana, sulla scorta di quella riscoperta quell’esotico primitivo che aveva suggestionato molta cultura artistica europea da Gauguin in poi. Da questi incontri, e dalla volontà di continua sperimentazione che ha sempre caratterizzato l’indole del pittore, nacque nel 1907 il quadro «Les demoiselles de Avignon» che segnò l’avvio della stagione cubista di Picasso.
  • 47. In quegli anni fu legato da un intenso sodalizio artistico con George Braque. I due artisti lavorarono a stretto contatto di gomito, producendo opere che sono spesso indistinguibili tra loro. In questo periodo avvenne la definitiva consacrazione dell’artista che raggiunse livelli di notorietà mai raggiunti da altro pittore in questo secolo. La fase cubista fu un periodo di grande sperimentazione, in cui Picasso rimise in discussione il concetto stesso di rappresentazione artistica. Il passaggio dal cubismo analitico al cubismo sintetico rappresentò un momento fondamentale della sua evoluzione artistica. Il pittore appariva sempre più interessato alla semplificazione della forma, per giungere al segno puro che contenesse in sé la struttura della cosa e la sua riconoscibilità concettuale. La fase cubista di Picasso durò circa dieci anni. Nel 1917, anche a seguito di un suo viaggio in Italia, vi fu una inversione totale nel suo stile. Abbandonò la sperimentazione per passare ad una pittura più tradizionale. Le figure divennero solide e quasi monumentali. Questo suo ritorno alla figuratività anticipò di qualche anno un analogo fenomeno che, dalla metà degli anni ’20 in poi, si diffuse in tutta Europa segnando la fine delle Avanguardie Storiche.
  • 48. Ma la vitalità di Picasso non si arrestò lì. La sua capacità di sperimentazione continua lo portarono ad avvicinarsi ai linguaggi dell’espressionismo e del surrealismo, specie nella scultura, che in questo periodo lo vide particolarmente impegnato. Nel 1937 partecipò all’Esposizione Mondiale di Parigi, esponendo nel Padiglione della Spagna il quadro «Guernica» che rimane probabilmente la sua opera più celebre ed una delle più simboliche di tutto il Novecento. Negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale si dedicò con impegno alla ceramica, mentre la sua opera pittorica fu caratterizzata da lavori «d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave del tutto personale, di famosi quadri del passato quali «Les meninas» di Velazquez, «La colazione sull’erba» di Manet o «Le signorine in riva alla Senna» di Courbet. Picasso è morto nel 1973 all’età di novantadue anni.