1. Biografia
Opere
Cubismo
Attività artistica
Braque e Picasso
Foto
2. Georges Braque nasce ad Argenteuil-sur-Seine nel 1882.
Trascorre i primi anni a Le Havre. Dal 1897 al 1899 frequenta i corsi serali
dell'Ecole des Beaux-Arts.
Nel 1900 Braque si trasferisce a Parigi. Studia all'Académie Humbert,
dove incontra Marie Laurencin e Francis Picabia. Quindi frequenta
l'Ecole des Beaux-Arts. Entra in contatto con l'ambiente degli artisti
Fauve.
Nel 1906 trascorre l'estate ad Anversa con Emil Othon Friesz
. Nelle sue opere diviene evidente il superamento dell'impressionismo per una decisa
adesione al Fauvisme.
3. Fauvismo
Movimento pittorico francese, sviluppatosi tra il
1898 e il 1908. I fauves abbandonarono i toni
soffici e sfumati degli impressionisti, e preferirono i
colori decisi e violenti usati dai post-impressionisti
quali Paul Gauguin e Vincent Van Gogh. Il termine
fauves ("belve") fu utilizzato per sottolineare in
senso spregiativo l'uso del colore di alcuni pittori
che nel 1905 esponevano le loro opere a Parigi per
la prima volta, benché operassero già da alcuni
anni. Tra questi erano Andrè Derain, Braque, Henri
Manguin, Albert Marquet, Jean Puy, Emile Othon
Fresz, e soprattutto Henri Matisse.
La definizione però non fu mai accettata dai
pittori, i quali ritenevano che non riflettesse il loro
linguaggio lirico e solare. Le opere si
caratterizzano per i vigorosi contorni, il disegno
semplificato ma intensamente drammatico e un
disinvolto uso dei colori, sfruttati per le
potenzialità espressive anziché per la
somiglianza alla realtà.
4. Questo uso del colore, che avvicina i
fauves all’espressionismo, fu influenzato
dalle ricerche di George Seurat e dei pittori
postimpressionisti, che accostavano piccoli
tocchi di colore puro per ottenere una
maggiore luminosità. Matisse operò la
frattura definitiva con il colore ottico: un
naso femminile poteva essere verde se
contribuiva alla composizione e
all'espressione di un dipinto; diceva: "Non
dipingo donne; dipingo quadri". Si stabilì
così in modo inequivocabile che il colore è
un elemento espressivo personale,
soggettivo, del tutto indipendente dalla
realtà delle cose. Uniti da questo principio
comune i fauves mantennero però il loro
stile individuale e, a partire dal 1908 circa.,
ognuno seguì la propria strada. Anche
Amedeo Modigliani, nei primi anni della sua
esperienza pittorica, aderì a questa
corrente.
5. Nel 1907 espone le nuove opere al Salon des
Indépendants di Parigi. Nel 1908 tiene la prima
personale presso la galleria di Kahnweiler.
Dal 1907 inizia il rapporto di Georges Braque con
Pablo Picasso, destinato a trasformarsi in grande
amicizia e fondamentale sodalizio artistico. Per
entrambi, l'impressione suscitata dalla grande
retrospettiva di Cézanne e l'incontro con la
scultura africana fungono da stimolo verso la
realizzazione di un nuovo modo di rappresentare la
realtà. Tale processo in breve sfocerà nel cubismo.
Dopo i paesaggi e le rocce del 1908-09, inizia la fase del cosiddetto”cubismo
analitico” . Nel 1912 subentra la fase del “cubismo sintetico”.Fanno la loro
apparizione inserti di elementi in materiali vari e iniziano i "papiers collés".
Nel 1914 va in guerra e nel 1916 viene gravemente ferito.
Dopo la guerra Braque prosegue lo sviluppo del cubismo. Le opere risultano
più libere ed essenziali.
6. Negli anni '20 dipinge e disegna scenografie e
costumi, tra cui quelle per alcuni balletti di
Djaghilev. Realizza anche alcune sculture, che
riprende con maggior impegno negli anni '30.
Nel 1940 di fronte all'avanzata delle truppe tedesche
Georges Braque si rifugia nei Pirenei. Le opere del
periodo sono più cupe.
Nel 1944 fa ritorno a Parigi.
Nel 1948 ottiene il Gran Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia. Nel periodo
1948-55 realizza una lunga serie di quadri dell'atelier. Nel 1953 disegna le vetrate per
la chiesa di Varengeville. Nel 1956 ha luogo un'importante retrospettiva alla Tate
Gallery di Londra.
Negli ultimi anni Braque continua a dipingere e a incidere. Ma le precarie condizioni
di salute gli impediscono di dedicarsi a grandi progetti.
Georges Braque muore a Parigi nel 1963.
7. Attività artistica di Georges Braque
Come molti giovani artisti del suo tempo, gli inizi di Georges Braque si
svolgono all'insegna dell'Impressionismo.
Ma la scena artistica parigina del primo decennio del '900 viene investita dal
ciclone "fauve". Braque si accosta a Matisse e compagni, attratto dalla
freschezza delle opere e dalle scelte cromatiche innovative. Nella sua adesione
alla pittura fauve Braque manifesta comunque un'impronta più controllata, un
maggior rigore compositivo. Non si lascia trasportare dalla carica espressionista
di alcune opere di Matisse o, soprattutto, di Friesz, un artista di cui diviene
amico.
Il 1907 è l'anno della scoperta di Cèzanne e dell'amicizia con Picasso, avvenimenti
che imprimono una svolta decisiva al lavoro.
Le opere di questo periodo sono nature morte e paesaggi (L'Estaque, Le Havre). In
esse gli elementi raffigurati risultano scomposti e ricomposti sotto forma di blocchi
geometrici, strutturati e sovrapposti. Matisse e Vauxcelles li chiamano "cubi", e
questo servirà a dare il nome alla tendenza. Rispetto alle succose tele del periodo
8. fauve, il colore è povero, giocato sulle gamme dell'ocra, del
marrone e del grigio.
Tra il 1909 e il 1914 nasce una serie di opere memorabili,
che fanno la storia del cubismo e dell'arte moderna. Le
composizioni hanno per soggetto nature morte con frutta,
strumenti musicali (le violon), donne che leggono (Femme
lisant), tavolini al bar (Le guéridon, 1911). In esse i punti di
fuga risultano moltiplicati e le regole prospettiche sovvertite.
Gli oggetti, scomposti nei caratteristici blocchi geometrici,
appaiono visti da diverse angolature simultaneamente.
Viene coniato il termine di "cubismo analitico" (1909-1912).
In questo periodo la sperimentazione avviene in strettissimo
rapporto con Picasso. L'analogia stilistica tra le opere dei
due artisti è tale, da renderne in alcuni casi non identificabile
l'autore.
Dopo l'estate del 1912, l'ordine geometrico delle figure
comincia a semplificarsi e viene a perdersi il senso della
profondità.
Si parla di "cubismo sintetico" (1912-1914). Il motivo del quadro
diviene di difficile lettura. Lettere e parole ricorrono sulla tela come veri
e propri elementi compositivi. Le tinte sono quelle di sempre: l'ocra, il
marrone e il grigio. Ad essi si aggiungono il bianco e qualche tinta più
9. Ma al fianco del colore ad olio fanno la loro comparsa
materiali fino ad allora totalmente estranei al mondo
dell'arte: sabbia, carta di giornale, carta da parati, paglia,
corda. Nascono i "papiers collés". Il termina indica il
processo di applicazione di carta e altri materiali, una
delle grandi novità dell'arte del primo '900.
In Braque questo modo di sperimentare si combina
all'inclinazione a rifuggere dal calore dell'espressione.
Insieme sono il riflesso di un'attitudine intellettuale-
razionale, che accompagnerà tutto il percorso
dell'artista.
Quest'attitudine è ben espressa da una sua affermazione:
"Amo la regola che corregge l'emozione e l'emozione
che corregge la regola".
Dopo la guerra Braque amplia la sua gamma tematica.
Le opere si succedono per cicli, alcuni dei quali di derivazione classica:
Caminetti (1919-1927), Canefore (1922). Nel corso del dopoguerra i
soggetti più ricorrenti sono gli interni di atelier, i paesaggi, le nature morte,
gli uccelli in volo.
10. La relativa monotonia cromatica degli anni '10 lascia il posto ad una maggior
ricchezza del colore, utilizzato in modo elegante e decorativo.
I soggetti della pittura dominano anche nell'opera incisoria, che si concentra
prevalentemente negli anni '50. La tecnica preferita è la litografia.
11. Decostruzione della prospettiva
Il percorso dell’arte contemporanea è costituito di tappe che hanno
segnato il progressivo annullamento dei canoni fondamentali della
pittura tradizionale. Nella storia artistica occidentale l’immagine
pittorica per eccellenza è stata sempre considerata di tipo
naturalistico. Ossia, le immagini della pittura devono riprodurre
fedelmente la realtà, rispettando gli stessi meccanismi della visione
ottica umana. Questo obiettivo era stato raggiunto con il
Rinascimento italiano che aveva fornito gli strumenti razionali e
tecnici del controllo dell’immagine naturalistica: il chiaroscuro per i
volumi, la prospettiva per lo spazio. Il tutto era finalizzato a rispettare
il principio della verosimiglianza, attraverso la fedeltà plastica e
coloristica.
12. Questi principi, dal Rinascimento in poi, sono divenuti legge
fondamentale del fare pittorico, istituendo quella prassi che, con termine
corrente, viene definita «accademica».
Dall’impressionismo in poi, la storia dell’arte ha progressivamente
rinnegato questi principi, portando la ricerca pittorica ad esplorare
territori che, fino a quel momento, sembravano posti al di fuori delle
regole. Già Manet aveva totalmente abolito il chiaroscuro, risolvendo
l’immagine, sia plastica che spaziale, in soli termini coloristici.
Le ricerche condotte dal post-impressionismo avevano smontato un
altro pilastro della pittura accademica: la fedeltà coloristica. Il colore, in
questi movimenti, ha una sua autonomia di espressione che va al di là
della imitazione della natura. Ciò consentiva, ad esempio, di
rappresentare dei cavalli di colore blu se ciò era più vicino alla
sensibilità del pittore e ai suoi obiettivi di comunicazione, anche se nella
realtà i cavalli non hanno quella colorazione. Questo principio divenne,
poi, uno dei fondamenti dell’espressionismo.
13. Era rimasto da smontare l’ultimo pilastro su cui
era costruita la pittura accademica: la
prospettiva. Ed è quando fece Picasso nel suo
periodo di attività che viene definito «cubista».
Già nel periodo post-impressionista gli artisti
cominciarono a svincolarsi dalle ferree leggi
della costruzione prospettica. La pittura di
Gauguin ha una risoluzione bidimensionale che
già la rende antiprospettica. Ma colui che
volutamente deforma la prospettiva è Paul
Cezanne. Le diverse parti che compongono i
suoi quadri sono quasi tutte messe in
prospettiva, ma da angoli visivi diversi.
Gli spostamenti del punto di vista sono a volte minimi, e
neppure percepibili ad un primo sguardo, ma di fatto
demoliscono il principio fondamentale della prospettiva:
l’unicità del punto di vista.
14. Picasso, meditando la lezione di
Cezanne, portò lo spostamento e la
molteplicità dei punti di vista alle
estreme conseguenze. Nei suoi
quadri le immagini si compongono
di frammenti di realtà, visti tutti da
angolazioni diverse e miscelati in
una sintesi del tutto originale. Nella
prospettiva tradizionale la scelta di
un unico punto di vista, imponeva al
pittore di guardare solo ad alcune
facce della realtà. Nei quadri di
Picasso l’oggetto viene
rappresentato da una molteplicità di
punti di vista così da ottenere una
rappresentazione «totale»
dell’oggetto.
15. Tuttavia, questa sua particolare tecnica lo portava ad
ottenere immagini dalla apparente incomprensibiltà, in
quanto risultavano del tutto diverse da come la nostra
esperienza è abituata a vedere le cose.
E da ciò nacque anche il termine «Cubismo», dato a
questo movimento, con intento denigratorio, in quanto i
quadri di Picasso sembravano comporsi solo di
sfaccettature di cubi.
Il Cubismo, a differenza degli altri movimenti
avanguardistici, non nacque in un momento preciso né
con un intento preventivamente dichiarato. Il Cubismo
non fu cercato, ma fu semplicemente trovato da Picasso,
grazie al suo particolare atteggiamento di non darsi
alcun limite, ma di sperimentare tutto ciò che era nelle
sue possibilità.
16. Avendo soprattutto a riferimento la ricerca pittorica di Picasso e
Braque, il cubismo viene solitamente diviso in due fasi principali:
una prima definita «cubismo analitico» ed una seconda definita
«cubismo sintetico».
Il cubismo analitico è caratterizzato da un procedimento di
numerose scomposizioni e ricomposizioni che danno ai quadri
di questo periodo la loro inconfondibile trama di angoli
variamente incrociati.
Il cubismo sintetico, invece, si caratterizza per una rappresentazione
più diretta ed immediata della realtà che vuole evocare, annullando
del tutto il rapporto tra figurazione e spazio. In questa fase,
compaiono nei quadri cubisti dei caratteri e delle scritte, e infine
anche i «papier collés»: ossia frammenti, incollati sulla tela, di
giornali, carte da parati, carte da gioco e frammenti di legno. Il
cubismo sintetico, più di ogni altro movimento pittorico, rivoluziona
il concetto stesso di quadro portandolo ad essere esso stesso «realtà»
e non «rappresentazione della realtà».
17. Il tempo e la percezione
L’immagine naturalistica ha un limite ben preciso: può
rappresentare solo un istante della percezione. Avviene da un solo
punto di vista e coglie solo un momento. Quando il cubismo rompe
la convenzione sull’unicità del punto di vista di fatto introduce nella
rappresentazione pittorica un nuovo elemento: il tempo.
Per poter vedere un oggetto da più punti di vista è necessario che
la percezione avvenga in un tempo prolungato che non si limita ad
un solo istante. È necessario che l’artista abbia il tempo di vedere
l’oggetto, e quando passa alla rappresentazione porta nel quadro
tutta la conoscenza che egli ha acquisito dell’oggetto. La
percezione, pertanto, non si limita al solo sguardo ma implica
l’indagine sulla struttura delle cose e sul loro funzionamento.
18. I quadri cubisti sconvolgono la visione perché vi
introducono quella che viene definita la «quarta
dimensione»: il tempo. Negli stessi anni, la
definizione di tempo, come quarta dimensione
della realtà, veniva postulata in fisica dalla Teoria
della Relatività di Albert Einstein. La
contemporaneità dei due fenomeni rimane tuttavia
casuale, senza un reale nesso di dipendenza
reciproca.
Appare tuttavia singolare come, in due campi diversissimi tra loro, si
avverta la medesima necessità di andare oltre la conoscenza empirica
della realtà per giungere a nuovi modelli di descrizione e
rappresentazione del reale.
19. L’introduzione di questa nuova variabile, il
tempo, è un dato che non riguarda solo la
costruzione del quadro ma anche la sua
lettura. Un quadro cubista, così come
tantissimi quadri di altri movimenti del
Novecento, non può essere letto e
compreso con uno sguardo istantaneo.
Deve, invece, essere percepito con un
tempo preciso di lettura. Il tempo, cioè, di
analizzarne le singole parti, e ricostruirle
mentalmente, per giungere con gradualità
dall’immagine al suo significato.
21. Strada all'Estaque
La prima formazione di Braque è
avvenuta a Le Havre, dove la famiglia
si era stabilita nel 1890 e dove aveva
conosciuto i pittori Othon Friesz e
Raoul Dufy, i quali nel 1905
esponevano alla prima mostra del
gruppo fauve al Salon d'Automne. In
quest'occasione Braque ha potuto
osservare l'opera di Matisse e Derain,
rimanendone profondamente
impressionato. Nell'ottobre del 1906
hanno inizio i soggiorni all'Estaque,
vicino Marsiglia, e l'adesione alle
ricerche dei fauves, caratterizzate da
un uso libero del colore e della forma,
lontano dall'imitazione fedele della
natura.
22. Viadotto all'Estaque
All'influenza esercitata dai fauves, da
Matisse in particolare, si uniscono altri
riferimenti artistici, non meno essenziali:
Cézanne e Gauguin. Al primo si legano il
nuovo interesse spaziale, che sembra
dominare quest'opera in cui le forme
appaiono semplificate in direzione di una
certa volumetria, e l'uso delle quinte
arboree che, analogamente alle diverse
Bagnanti di Cézanne, racchiudono la
composizione.
A Gauguin invece si ricollegano, in questa fase, la scelta di colori vivaci,
soprattutto i gialli in primo piano, stesi per zone giustapposte e la presenza
della linea scura di contorno, il cloisonnisme, tipica delle immagini di
Gauguin.
23. Case all'Estaque
In questa immagine si osserva la
progressiva esemplificazione
delle forme, tendenti verso
un’essenziale geometrizzazione.
La riflessione sulla ricerca di
Cézanne viene portata alle
estreme conseguenze, per cui si
perdono i riferimenti naturalistici
del paesaggio. L'opera è stata
presentata alla prima
esposizione personale di Braque
alla galleria del mercante
Kahnweiler, nel 1908, occasione
in cui il poeta Guillaume
Apollinaire scrisse un saggio
introduttivo nel catalogo.
24. Il castello a La Roche-
Guyon
In questa fase s'intensifica il
rapporto con Picasso, conosciuto
nel 1907, determinando una
profonda affinità fra i due percorsi
artistici, al punto che talvolta le
opere dell'uno si confondono con
quelle dell'altro. Tuttavia vi sono
delle differenze sostanziali fra i
due pittori che si esprimono, per
esempio, nella diversa
interpretazione della pittura di
Cézanne, da Braque analizzata,
come in questo caso, nei valori
luminosi e nella trasparenza del
tocco, mentre in Picasso tende a
una definizione spaziale, più
volumetrica.
25. Pianoforte e mandola
Il processo di scomposizione dell'immagine
sembra giungere a una piena maturazione
in quest'opera, in cui i pochi riferimenti
riconoscibili sono dati dalla tastiera del
pianoforte in basso a destra e dalla
mandola al centro, per poi essere riassorbiti
in una tessitura omogenea. Le pennellate di
colore sono disposte a tarsie e nelle diverse
zone seguono una propria direzione. Le
opere di questo periodo rivelano tutta la
complessità della ricerca di Braque, che
riunisce l'esigenza di scandagliare tutte le
possibilità offerte dallo spazio pittorico, il
senso del suono e del tatto.
26. Violino e tavolozza
L'arte di Cézanne, oltre a una
riflessione sul tema del paesaggio, aveva
ispirato l'indagine sul motivo della natura
morta. Dal 1908 ricorre nei dipinti di Braque
la presenta di strumenti musicali che
fornivano nuove iconografie al processo di
scomposizione della forma, che comunque
non giunge mai al dissolvimento totale,
mantenendo degli elementi riconoscibili
degli oggetti, quali il manico del violino, le
corde, il pentagramma dello spartito e
ancora la tavolozza del pittore, appesa a un
chiodo del quale si coglie l'ombra. Il
gallerista Kahnweiler ha sottolineato questo
effetto illusionistico come il primo esempio
di trompe-l'oeil nella pittura cubista.
27. Il Portoghese
L'anno 1911 segna un passaggio
importante della pittura cubista; Braque
e Picasso concludono l'esperienza di
scomposizione dell'oggetto nello spazio,
la cosiddetta fase "analitica", per
rivolgersi a un nuovo tipo di linguaggio,
definito "sintetico", in cui il rapporto fra
l'artista e la realtà si compie oltre
qualsiasi volontà di rappresentazione.
Durante l'estate sia Braque che Picasso,
inseriscono delle lettere nelle loro
composizioni, in modo da offrire anche
le coordinate verbali di un oggetto.
Caratteri tipografici e oggetti sono presi
dalla realtà e rielaborati secondo nuovi
valori, oltre l'imitazione, che uniscono
immagine e segno.
28. Natura morta con carte da
gioco
Dal 1912 Braque si era dedicato al papier-
collé, pezzi di carta diversi incollati sul
supporto, limitandolo tuttavia al disegno. In
quest'opera Braque trasferisce questa
esperienza di inserimento di frammenti di
realtà sulla tela, dipingendo in modo
illusionistico superfici lignee. La presenza della
frutta è un motivo caro a Braque, perché
riprende la tradizione francese della natura
morta, fino all'esempio di Cézanne, così come
le carte da gioco ricorrono nei dipinti cubisti di
questi anni, assumendo un valore simbolico
simile a quello delle lettere. Il tutto viene
inserito in una prospettiva assurda, di cui si
percepisce il tavolino tondo nero, mentre il
classico monocromo cubista viene portato al
contrasto fra bianco e nero.
29. Uomo con chitarra
Ritorna in questa fase il desiderio di
indagare di nuovo la figura umana
che suona uno strumento, motivo
già sperimentato da Braque nella
fase analitica, ma ora riassorbito in
una griglia più essenziale, in cui le
diverse prospettive, i molteplici
punti di vista, lasciano il posto a una
tensione tattile, che riprende l'idea
del papier-collé, per dare l'effetto di
superfici materiche diverse.
Vengono inseriti anche nuovi
elementi cromatici, come gli spazi
puntinati di blu e le zone che
riproducono l'effetto scabro della
sabbia.
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43. ANALOGIE:
scelta tematica: natura morta, consistente in pochi oggetti posti sul tavolo.
Applicazione di lettere alfabetiche che apparentemente non hanno alcun
rapporto con gli oggetti rappresentati ma che stanno ad indicare che gli oggetti
della realtà sono come le lettere dell’alfabeto, cioè segni che in sé non
significano nulla ma che noi combiniamo in vari modi per significare qualcosa.
Processo di assimilazione strutturale di oggetti e spazio: lo spazio non è
esistente in sè, è realtà configurata nella coscienza, non c’è niente di allusivo
(come potrebbe essere una prospettiva o una profondità). In entrambi i quadri,
la struttura è data unicamente dalle coordinate cartesiane, le sole dimensioni
certe che nella realtà sono l’altezza e la larghezza e che qui si traducono
rispettivamente nella verticale e nell’orizzontale: tanto P. che B. risolvono il
problema della terza dimensione mediante linee oblique (per la profondità) e
linee curve (indicative del volume). Con questo tipo di operazione cubista,
entra in gioco anche il fattore tempo (quarta dimensione) che viene attuato
sviluppando le forme degli oggetti (la rotondità del piatto, mutando posizione e
quindi muovendosi nel tempo, diviene ellittica). Se ne deduce che lo stesso
oggetto può esistere con più forme diverse nello stesso spazio, ma in diverse
situazioni.
44. DIFFERENZE:
Picasso realizza un’opera cubista dove c’è ancora una separazione fra immagine e sfondo,
annullando poi di colpo tale separazione con l’inserto, in primissimo piano, di due riquadri
rossi in evidente rapporto col fondo rosa. Appare così misurata la distanza tra i due piani,
cioè la profondità entro cui si sviluppano i volumi: la bidimensionalità della tela acquista
forma plastica.
Braque elimina la distinzione tra volumi, solidi e sfondo. Smonta la volumetria degli oggetti
riducendo tutto a forme piane giustapposte. Non discrimina fra spazio ed oggetti ma non
arriva ad assorbire totalmente le forme delle cose (cioè ad astrarle), che infatti sopravvivono
benché come puro residuo grafico: il grappolo d’uva, la mela, le carte da gioco.
Picasso è interessato più alla plastica volumetrica degli oggetti, perciò conserva il
chiaroscuro che plasma i volumi: ricostruisce le cose nella continuità dello spazio mediante
forme geometriche (intese come fondamento unitario di elementi e spazio, nel senso che
entrambi vengono ricondotti -secondo i medesimi criteri- a geometrizzazioni). Il
funzionamento interno del quadro consiste in movimenti prospettici coordinati: ribaltamenti
dei piani della prospettiva tradizionale atti a creare la visione simultanea dei diversi punti di
vista.
45. Braque scompone non per volumi ma per piani, elimina il chiaroscuro trasformandolo in variazioni
cromatiche di grigi. Va oltre Picasso: nel medesimo oggetto –il tavolo- Braque disgiunge la forma
(ribaltandola sul piano come sagoma nera) dalla materia (il legno) che raffigura come componente
ambientale diffondendola in tutto lo spazio con la tecnica del trompe-l’oeil (mediante collage)
dando sensazione tattile e non solo visiva della superficie venata e ruvida.
Colore: nel quadro di Braque sembra meno intenso il rapporto coloristico (giallo ocra del legno,
nero del tavolo) rispetto al quadro di Picasso (rapporto tra rosa dello sfondo e rosso degli inserti in
primo piano), perchè Braque considera il colore non più come sensazione visiva ma come elemento
essenziale della costruzione dello spazio: infatti, riesce a rendere come colore –e perfino come luce-
le variazioni dei grigi (spesso ottenuti soltanto come tratteggio a matita).
Picasso Braque
46. Pablo picasso
Pablo Picasso (1881-1973) nacque a Malaga, in Spagna, da un padre, insegnante
nella locale scuola d’arte, che lo avviò precocemente all’apprendistato artistico. A
soli quattordici anni venne ammesso all’Accademia di Belle Arti di Barcellona.
Due anni dopo si trasferì all’Accademia di Madrid. Dopo un ritorno a Barcellona,
effettuò il suo primo viaggio a Parigi nel 1900. Vi ritornò più volte, fino a
stabilirvisi definitivamente.
La svolta cubista avvenne tra il 1906 e il 1907. In quegli anni vi fu la grande
retrospettiva sulla pittura di Cezanne, da poco scomparso, che molto influenza ebbe
su Picasso. E, nello stesso periodo, come molti altri artisti del tempo, anche Picasso
si interessò alla scultura africana, sulla scorta di quella riscoperta quell’esotico
primitivo che aveva suggestionato molta cultura artistica europea da Gauguin in poi.
Da questi incontri, e dalla volontà di continua sperimentazione che ha sempre
caratterizzato l’indole del pittore, nacque nel 1907 il quadro «Les demoiselles de
Avignon» che segnò l’avvio della stagione cubista di Picasso.
47. In quegli anni fu legato da un intenso sodalizio artistico con George Braque. I
due artisti lavorarono a stretto contatto di gomito, producendo opere che sono
spesso indistinguibili tra loro. In questo periodo avvenne la definitiva
consacrazione dell’artista che raggiunse livelli di notorietà mai raggiunti da
altro pittore in questo secolo.
La fase cubista fu un periodo di grande sperimentazione, in cui Picasso rimise in
discussione il concetto stesso di rappresentazione artistica. Il passaggio dal cubismo
analitico al cubismo sintetico rappresentò un momento fondamentale della sua
evoluzione artistica. Il pittore appariva sempre più interessato alla semplificazione della
forma, per giungere al segno puro che contenesse in sé la struttura della cosa e la sua
riconoscibilità concettuale.
La fase cubista di Picasso durò circa dieci anni. Nel 1917, anche a seguito di un suo
viaggio in Italia, vi fu una inversione totale nel suo stile. Abbandonò la
sperimentazione per passare ad una pittura più tradizionale. Le figure divennero solide
e quasi monumentali. Questo suo ritorno alla figuratività anticipò di qualche anno un
analogo fenomeno che, dalla metà degli anni ’20 in poi, si diffuse in tutta Europa
segnando la fine delle Avanguardie Storiche.
48. Ma la vitalità di Picasso non si arrestò lì.
La sua capacità di sperimentazione
continua lo portarono ad avvicinarsi ai
linguaggi dell’espressionismo e del
surrealismo, specie nella scultura, che in
questo periodo lo vide particolarmente
impegnato. Nel 1937 partecipò
all’Esposizione Mondiale di Parigi,
esponendo nel Padiglione della Spagna il
quadro «Guernica» che rimane
probabilmente la sua opera più celebre ed
una delle più simboliche di tutto il
Novecento.
Negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale si
dedicò con impegno alla ceramica, mentre la sua opera pittorica fu
caratterizzata da lavori «d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave del tutto
personale, di famosi quadri del passato quali «Les meninas» di
Velazquez, «La colazione sull’erba» di Manet o «Le signorine in riva
alla Senna» di Courbet.
Picasso è morto nel 1973 all’età di novantadue anni.