1. SIMONETTA LEONARDI
IULINE A.A. 2008-2009
STORIA CONTEMPORANEA
MODULO 5 “LE IDEOLOGIE DEL NOVECENTO E I SISTEMI
TOTALTARI FRA LE DUE GUERRE”
Come cittadina del XXI secolo, immersa nel postmoderno e nel relativismo
culturale faccio difficoltà a capire come il comunismo, il fascismo e il
nazismo abbiano potuto accomunare intere popolazioni sotto la bandiera
dell’ideologia. Nell’intento di trovare qualche risposta plausibile mi accingo ad
analizzare gli elementi costitutivi del fenomeno geograficamente e
culturalmente a me più vicino: “Il fascismo”.
LE ORIGINI
Il fascismo nacque ufficialmente il 23 marzo 1919 a Milano come “ Fasci
italiani di combattimento” ma le sue origini vanno ricercate più lontano
partendo dal profondo processo di trasformazione della società italiana
iniziato negli ultimi decenni dell’Ottocento.
I fenomeni di industrializzazione e di modernizzazione, che coinvolsero il
proletariato e i ceti medi, diedero l’avvio alla politicizzazione di grande
masse e ad un periodo caratterizzato dalla nascita di movimenti radicali sia di
destra che di sinistra di ispirazione nazionalista, rivoluzionaria e futurista che
condividevano il mito della potenza, dell’azione, della giovinezza.
Confluirono nel fascismo gruppi di intellettuali di diversa cultura come quelli
facenti capo al radicalismo nazionale, di ispirazione mazziniana che
consideravano il Risorgimento come una rivoluzione incompiuta,perché
all’unificazione territoriale non era seguita l’unificazione morale e la
nazionalizzazione delle masse.
Gli irredentisti, che risentivano ancora della delusione della guerra
coltivavano il mito della “vittoria mutilata”, espressione con cui Gabriele
D'Annunzio definì il fatto che l'Italia non avesse ricevuto una sufficiente
ricompensa per il suo contributo alla vittoria dell'Intesa sugli Imperi Centrali.
Essi trovarono nel nascente fascismo la speranza di veder soddisfatte le loro
aspettative di riconquistare i territori italiani rimasti fuori, si posero così alla
testa della campagna interventista a favore dell'entrata dell'Italia nella prima
guerra mondiale.
Ad essi si aggiungono anche intellettuali nazionalisti , fautori di una politica
antisocialista, antidemocratica e imperialista che auspicavano una
trasformazione autoritaria dello Stato con a capo la borghesia produttiva.
Una forte accelerazione a tutti questi fenomeni fu data dal conflitto mondiale
che trasformò la società e fece entrare in crisi lo stato liberale incapace di far
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 1
2. fronte all’irruzione delle masse nella scena politica nel così detto “biennio
rosso” e alla gravissima crisi economica
L’IDEOLOGIA
Sull’ideologia fascista si è dibattuto per lungo tempo, alcuni studiosi
ritenevano infatti che il fascismo non fosse caratterizzatola una ideologia ma
fosse una successione di venti anche non coerenti tra loro ispirati
all’acquisizione di consenso politico e potere. Questo può considerarsi
parzialmente vero per gli esordi, quando raccogliendo le istanze di gruppi
molto diversi, il fascismo non aveva ancora un volto ben definito; “Il fascismo
nacque da un bisogno di azione e fu azione” scriveva Mussolini..
Solo dopo il definitivo consolidamento del regime, il fascismo cercò di darsi
una dottrina, e il tentativo più coerente fu quello del filosofo Giovanni
Gentile, autore del “manifesto degli intellettuali fascisti” il quale
contrappose all’individualismo liberale e democratico,fonte di disgregazione
del tessuto sociale, l’esigenza di una solidarietà collettiva in cui i diritti e le
aspirazioni dell’individuo si attuano solo in quanto subordinati ai valori e agli
interessi della comunità nazionale, di cui lo Stato è unico depositario e
garante. Sul terreno sindacale, il principio della “solidarietà tra le classi”
viene contrapposto a quello marxista della lotta di classe e si esprime nella
teorizzazione dello stato corporativo, in cui datori di lavoro e lavoratori
sono entrambi inquadrati in organizzazioni unitarie che entrano a far parte
delle strutture amministrative dello Stato e che devono collaborare (divieto
dello sciopero e della serrata) nel superiore interesse della collettività
nazionale.
ALCUNE LETTURE DATE AL FENOMENO DEL FASCISMO
• I fascismo come “crisi di valori” e “malattia morale” (B. Croce)
• Il fascismo come “ rivelazione” (Gobetti, Mack Smith)
• Il fascismo come reazione capitalistica (storiografia marxista)
• Il fascismo come ideologia delle classi medie (Salvatorelli, De Felice)
• Il fascismo come forma di modernizzazione (Organski, Germani)
• L’adesione al fascismo come “fuga dalla libertà” (Fromm)
• Il fascismo come terza via tra comunismo e capitalismo (Mosse)
LO SQUADRISMO
L'uso della violenza come strumento di risoluzione dei conflitti sociali non è
stato, un’ invenzione del fascismo, ma il fascismo lo ha legittimato e ne ha
fatto un uso sistematico. La violenza del fascismo aveva le sembianze di
squadre militari d’azione, armate di olio di ricino e manganelli, che oltre a
percosse fisiche per annientare gli avversari, erano consueti distruggere le
sedi di organizzazioni avversarie. Le azioni punitive diventarono sempre più
“esemplari” e violente fino a culminare con il rapimento e l’uccisione
Del deputato socialista Giacomo Matteotti che aveva osato denunciarle con un
discorso alla Camera.
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 2
3. IL LEADER
Benito Mussolini
da maestro a duce, cambiando
faccia abilmente.
Figlio di un fabbro e di una maestra
elementare, nasce il 29 luglio 1883 a
Predappio.
Dopo una travagliata vita scolastica
caratterizzata da episodi violenti nei confronti
dei compagni e da espulsioni,consegue la
licenza magistrale. Conduce una breve
esperienza lavorativa come maestro di scuola
elementare e poi emigra in Svizzera per
sottrarsi alla chiamata alle armi. In Svizzera s’iscrive al sindacato muratori e
manovali, di cui poi diverrà segretario, e pubblica il suo primo articolo su “
L’Avvenire del lavoratore”.
Sempre in Svizzera viene arrestato due volte, come agitatore socialista e a
causa di un permesso di soggiorno falso e poi espulso. Riceve una condanna
anche in Italia ad un anno di carcere per renitenza alla leva militare che però
in seguito gli viene condonata. Rientrato in Italia, intraprende una carriera
politica come acceso rivoluzionario che lo porta ad avere una popolarità
all’interno del Psi, dove milita. Viene nominato direttore del giornale del
partito “Avanti” e in linea con il partito si schiera per il non intervento nella
guerra, opinione che nel giro di pochi mesi cambia radicalmente tanto da
valergli l’espulsione dall’organizzazione. Fonda un nuovo giornale “Il popolo
d’Italia” dalle cui pagine conduce una accesa campagna in favore
dell’interventismo.
Fonda nel 1919 i “Fasci italiani di combattimento” che ben presto si
trasformeranno nel “Partito Nazionale Fascista”.
Uomo e politico spregiudicato, pronto a rinnegare le sue affermazioni
Manifesto della Raccolta Salce
precedenti e a passare a posizioni opposte per ottenere benefici e potere;
la sua propensione al trasformismo lo colloca nella storia con opposti ruoli, da
renitente alla leva a militarista, da pacifista a interventista,da socialista a
fascista, da repubblicano a monarchico, da rivoluzionario a dittatore, da
anticlericale a ricercatore del consenso dei cattolici.
La sua figura sintetizza tutti gli aspetti anche i più contraddittori del fascismo ,
uomo nuovo e dux (con palese riferimento all’antica Roma) su di sé accentra
tutti i poteri, detenendo le cariche di Capo del governo,primo ministro e
segretario di stato.
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 3
4. IL REGIME EDUCATORE
“Libro e moschetto, fascista perfetto”
Mussolini era fermamente convinto che non si
potesse conquistare e conservare un impero, se la
nazione impegnata in quella impresa non aveva
una fortissima consapevolezza della propria
perfezione e della propria grandezza. Occorreva ri-
educare da zero gli italiani e costruire l’ uomo
nuovo fascista, di cui il duce rappresentava
l’incarnazione , costruire una sorta di nuova stirpe
di conquistatori e di padroni, capaci di imporsi agli
altri popoli proprio perché sicuri della loro
superiorità. In questo impegnativo e grandioso
processo finalizzato a rimodellare il carattere
nazionale degli italiani, occorreva spazzare via
qualsiasi sentimentalismo, per trasformare gli
italiani stessi in veri fascisti.L’italiano fascista
doveva sostituire l’affetto per la mamma e la
famiglia, con la dedizione appassionata al Duce e
alla Patria; il mandolino col moschetto; gli ideali
cristiani di bontà e di amore per il prossimo, con la
durezza e, là dove necessaria, la spietatezza.
Si procede dunque alla fascistizzazione della
scuola a ogni livello, ai docenti è imposto un
giuramento di fedeltà al regime. I testi scolastici
sono controllati dalla censura. Si istituiscono delle
organizzazioni giovanili quali l’Opera Nazionale
Balilla, poi Gioventù Italiana del Littorio e i
Gruppi Universitari Fascisti.
FISQED Progetto per la catalogazione dei fondi
storici diProgetto per la catalogazione dei fondi
FISQED quaderni ed elaborati didattici
storici di quaderni ed elaborati didattici
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 4
5. L’
O
p
er
a
Nazionale Balilla fu un’istituzione fascista a carattere parascolastico, fondata nel
1926 e sciolta nel 1937, quando per ordine del duce confluì nella Gioventù italiana
del littorio (GIL), alle dirette dipendenze del Partito Fascista.
Entrambi i gruppi venivano educati secondo il culto di Mussolini e secondo la
dottrina fascista con largo uso di marce militari, esercitazioni, sfilate e parate.
L’ONB mirava non solo all’educazione spirituale, culturale e religiosa, ma anche
all’istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica. Scopo dell’ONB
era infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell’educazione militare e
renderli consapevoli della loro italianità e del loro ruolo di “fascisti del domani”. Nel
1927 il regime fascista sciolse per legge le organizzazioni giovanili non fasciste, tra
cui le associazioni scout (gli scout continuarono a svolgere le proprie attività in
clandestinità e parteciparono attivamente alla lotta antifascista), fu fatta eccezione
per la Gioventù Italiana Cattolica, che dovette comunque ridurre le proprie attività.
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 5
6. Rigidamente
centralizzata, l’ONB fu
sin dalla sua fondazione
concepita dai fascisti
come uno strumento di
penetrazione nelle
istituzioni scolastiche.
All’ONB fu affidato
l’insegnamento
dell’educazione fisica
nelle scuole; presidi e
insegnanti erano tenuti
ad ‘aprire le porte delle
strutture scolastiche alle
iniziative dell’ONB, e a
invitare tutti gli studenti
ad aderirvi. L’ONB gestiva anche corsi di formazione e orientamento professionale,
corsi post-scolastici per adulti, corsi di puericultura e d’economia domestica per le
donne, oltre a migliaia di scuole rurali (nel 1937 erano più di seimila).
L’ONB era suddivisa in:
• Balilla: ragazzi dagli 8 ai 14 anni
• Piccole italiane : ragazze dagli 8 ai 14
• Avanguardisti: ragazzi dagli 14 ai 18
• Giovani Italiane: ragazze dai 14 ai 18.
• Figli della Lupa : dai 6 agli 8 anni (aggiunti più tardi).
Principi educativi
“L’educazione fascista”, sosteneva Mussolini, “è
morale, fisica, sociale e militare: è rivolta a creare
l’uomo armonicamente completo, cioè fascista come
noi vogliamo”. Essa tendeva all’interiorizzazione
acritica di determinati modelli comportamentali
attraverso l’attivismo collettivo, mediante il
mantenimento di una costante tensione emotiva.
Il giovane doveva uniformarsi all’immagine di una
società dinamica, protesa verso obiettivi grandiosi;
allo stesso tempo, gli era richiesto di inserirsi in un
rigido sistema centralizzato e gerarchico. Al vertice
della gerarchia, il “Duce” era indicato come l’esempio
sublime di “nuovo italiano”: ne derivava pertanto un
vero e proprio culto della personalità. (Wikipedia)
Copertina di una biografia di
Mussolini scritta per ragazzi
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea
Firenze, 1933 6
7. LA RIFORMA GENTILE
E' stata sempre ambizione di ogni dittatura avere
una scuola asservita più impegnata a educare
che ad istruire.
in assenza di altri veicoli di comunicazione di
massa, la scuola era strategica, alla creazione
dell'uomo nuovo, il fascista perfetto,così
per assoggettarla alle esigenze di partito
Mussolini si servì di un liberale di prestigio, non
iscritto al Partito, Giovanni Gentile che, da anni,
lavorava a progetti di Riforma della Scuola. Le
discipline furono affiancate e talvolta persino
messe in secondo piano dalla propaganda di
regime; patria, famiglia, nazione, bandiera,
coraggio, obbedienza, ordine, disciplina, moralità
divennero temi familiari per tutti gli studenti
italiani.
Saluto al Duce www.istitutostoricopc.it/
ISREC Piacenza
Maestro in classe
durante una lezione
con la divisa fascista
Foto proprietà L.Maretto www.1circolopiazzadantelt.it
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 7
8. IL RUOLO DELLA DONNA
“Il fascismo ostentò la sua
esaltazione della virilità
maschile riservando solo ai
maschi l’attività politica
dirigente e manifestando
apertamente il suo
antifemminismo. Gentile a
commento della sua riforma
scolastica scriveva: “ le
donne non avranno mai né
quella originalità di
pensiero, né quella ferrea
vigoria spirituale, che sono
le forze superiori, intellettuali e morali, dell'umanità e devono essere i
cardini della scuola formativa dello spirito superiore del paese.
Come se non bastasse Ferdinando Loffredo in “ La politica della famiglia”, con
prefazione del ministro dell’educazione nazionale Giuseppe Bottai, afferma “La
indiscutibilmente minore intelligenza della donna, e la sua maggiore capacità
analitica e di giudizio immediato che non sintetica e di previsione, le ha vietato di
contemperare ed equilibrare i risultati tratti dai due campi di osservazione, di
riflessione e di indagine, e le ha quindi impedito di comprendere che la maggiore
soddisfazione, definitiva e totale, si può trarre solo dalla famiglia, .....”.
Anche se apparentemente il fascismo offriva alla donna un ruolo sociale,
attraverso le numerose associazioni femminili e maggior visibilità pubblica
mediante parate e propaganda, in realtà confermava ed esaltava, il ruolo
tradizionale di sposa, madre ed educatrice, subordinata all’uomo, “Alla donna in
quanto sposa e madre, era affidato il compito di produrre figli per la patria e di
allevarli nei primi anni; alla donna, in quanto educatrice fascista militante del
partito, era assegnato il compito di contribuire all’educazione dell’ “uomo nuovo”.
(E. Gentile, “Fascismo” pg 26) Pur mantenendo sostanzialmente per la donna lo
stesso ruolo assegnatole dal modello cattolico il fascismo attribuiva alla
maternità una diversa funzione, quella di produrre forza lavoro e soldati per la
guerra. Il fascismo del 1919, alla ricerca di un consenso sempre più vasto,
prometteva alle donne un ruolo politico e il diritto al voto ma dopo la sua
affermazione questa istanza venne dimenticata.
ANTISEMITISMO
“Il razzismo non era estraneo alla cultura politica fascista,che aveva
manifestato fin dalle sue origini una speciale attenzione per la “difesa della
sanità della stirpe” nell’ambito di un generale progetto di una rivoluzione
antropologica per rigenerare il carattere degli italiani, per creare una nuova razza
di dominatori e di conquistatori. Invece l’antisemitismo non era stato fino al 1938
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 8
9. una componente dell’ideologia fascista,anche se “vi erano fascisti antisemiti,
come vi erano ebrei tra i primi fascisti….” 1
L’atteggiamento fascista cominciò a mutare dopo l’alleanza con la Germania
nazista e la convinzione di Mussolini che l’ebraismo internazionale fosse
impegnato attivamente contro il fascismo.
Dal 1938 con l’emanazione delle leggi razziali lo Stato italiano divenne
ufficialmente antisemita e i 50.000 ebrei italiani subirono la discriminazione,
vennero esclusi da tutte le istituzioni statali, dalla scuola e dalla vita pubblica,
furono proibiti i matrimoni misti, il servizio militare.
La delusione più grave, per gli ebrei italiani, riguardò la monarchia sabauda.
Vittorio Emanuele III, infatti, firmò senza proteste tutti i decreti che, di lì a poco,
avrebbero dato valore giuridico alle indicazioni programmatiche della
Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio. Agli occhi degli ebrei italiani, Vittorio
Emanuele III tradiva clamorosamente il gesto liberale di Carlo Alberto, che il 29
marzo 1848 aveva concesso la pienezza dei diritti civili agli ebrei piemontesi e
liguri.
IMPERIALISMO
Una volta creata la cultura fascista non la
si poteva certamente limitare ad un
ambito nazionale, con la politica
imperialista si concretizzò una delle
aspirazioni del duce: esportare la “civiltà
superiore” fascista e acquisire nuovi
territori ricchi di materie prime.
Mussolini proclamava “noi abbiamo fame
di terre perché siamo prolifici…”
Il primo obiettivo del fascismo fu dunque
la riconquista della Libia: una campagna
condotta all’inizio degli anni Trenta, con
estrema brutalità. L’episodio più grave fu
l’allestimento in Cirenaica (Libia orientale),
di numerosi campi di concentramento, di
dimensioni diverse, in cui vennero
internate circa 100 000 persone. A causa
delle pessime condizioni di vita in cui
furono costretti a vivere, morirono circa 40
000 libici.
L’azione militare italiana poggiò fin dall’inizio
su un clamoroso equivoco, cioè sulla
9 maggio 1936 annuncio della fondazione
dell’impero convinzione che la popolazione locale
(formata in prevalenza da arabi) avrebbe
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 9
10. accolto i nostri soldati come liberatori, per il proposito di cancellare l’odiata
dominazione turca. In realtà, arabi e turchi, legati dalla comune fede musulmana, si
unirono contro l’invasore. La strategia coloniale fascista continua a concretizzarsi
con l’occupazione integrale dell’Etiopia nell’ottobre 1935.
L’attacco all’Etiopia non fu preceduto da una formale dichiarazione di guerra.
Questa scelta non fu dettata da motivazioni strategiche (cogliere di sorpresa il
nemico, ad esempio), ma fu un deliberato gesto di disprezzo. Mussolini voleva
mettere in evidenza che l’Etiopia, non era uno Stato sovrano, ma un territorio
selvaggio, in cui non valevano le regole del diritto internazionale.
In realtà, l’impero etiopico non solo era uno Stato a tutti gli effetti (guidato da un
imperatore, il negus Hailè Selassiè), ma era membro a pieno titolo della Società
delle Nazioni: un organismo internazionale voluto dal presidente americano Wilson
subito dopo la prima guerra mondiale, al fine di promuovere la collaborazione
internazionale e realizzare la pace. Gli stati membri dell’organizzazione avrebbero
dovuto difendere l’integrità territoriale di ogni paese che avesse subito
un’aggressione esterna e, nel contempo, contribuire a risolvere col negoziato tutti
gli eventuali conflitti. L’aggressione all’Etiopia valse all’Italia delle dure sanzioni da
parte della Società delle Nazioni. Anche la macchina propagandistica, prima ancora
di quella militare, si mette in moto puntando sulle generazioni più giovani e
sull’impulso alla campagna demografica per raggiungere “…quei 60 milioni di
abitanti – dichiara Mussolini – senza i quali non si fa l’impero”. Mentre si applica con
pugno di ferro la politica del terrore verso la resistenza, si incentivano correnti
migratorie ( circa 100 mila unità annue tra il 1931 e il ’34) verso le colonie, per
dare senso e per consacrare la politica imperialista fascista.5
AUTARCHIA
L’Italia fascista lanciò dichiaratamente l’autarchia dopo le sanzioni economiche
inflittale dalla Società delle Nazioni per l’aggressione all’Etiopia (1935), cioè vietò il
commercio con l’Italia a tutti gli stati membri della società stessa. Vennero a
mancare, perciò rifornimenti essenziali: petrolio, carbone, lana, cotone. L’efficacia
delle sanzioni fu diminuita dal fatto che diversi paesi con cui l’Italia aveva intensi
rapporti commerciali non aderivano alla Società delle Nazioni ed altre dettero una
applicazione blanda al blocco. Così, anche se provocarono notevoli danni
all’economia nazionale le sanzioni non impedirono affatto al regime fascista di
portare a termine la sua impresa coloniale.
Il regime fascista, anche per ragioni di propaganda, dette un largo spazio ai
prodotti autarchici, ma per la loro qualità scadente spesso non trovarono il favore
del pubblico dei consumatori. L’autarchia comportò anche lo spostamento di
consistenti risorse pubbliche a sostegno dell’industria pesante e la rinuncia a
importazioni di generi di prima necessità, con relativo mutamento nel costume e
con gravi distorsioni nei consumi e negli investimenti e soprattutto, una ridicola e
molto propagandata pretesa di “far da sé” in campi tecnologicamente avanzati,che
si tradusse in una terribile arretratezza anche della stessa attrezzatura bellica.
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 10
11. Dal 1940 in Italia gli alimenti furono razionati.
Ad ogni cittadino veniva fornita una tessera
con un numero di cedole corrispondenti a
precisi quantitativi di prodotti che potevano
essere ritirati nell’arco di un mese. Il sistema
del razionamento venne deciso dal regime
fascista per poter garantire ad ogni famiglia il
sostentamento necessario alla sopravvivenza.
Le razioni però risultavano insufficienti per le
esigenze della popolazione, spesso ridotta alla
fame, e non di rado le scorte del razionamento
arrivavano in ritardo. Soprattutto le donne, per
procurarsi da mangiare, erano obbligate a file
di ore.
In tali situazioni i cittadini erano costretti a
cercare di rifornirsi al ‘mercato nero’. La
situazione più critica si verificò quando
iniziarono a scarseggiare o addirittura a
scomparire generi di prima necessità, come la
carne e i grassi di uso quotidiano (olio, burro,
Archivio Istituto storico di Modena
strutto). Problemi iniziò a procurare anche il
reperimento di un prodotto indispensabile
come il sapone.
carta annonaria individuale per consumatori
valida per i mesi dal novembre 1948 al febbraio
1949. La carta annonaria era lo strumento
utilizzato dallo stato durante il periodo della
guerra per il razionamento dei generi di prima
necessità. Con la tessera, che era personale,
ogni cittadino recandosi negli spazi aziendali
poteva ritirare la sua razione di pane e altro
bene necessario (pasta, olio, sapone).
Fonte: fondo privato Zanelli Angelo,
patrimonio della Biblioteca Comunale
di Carbonia
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 11
12. PROPAGANDA FASCISTA
“Il fascismo creò un’efficace macchina propagandistica, utilizzando la stampa,la
radio e il cinema,per la valorizzazione spettacolare dei successi del regime”1, seppe
intuire l’importanza dei mezzi di massa per divulgare la dottrina fascista e ne fece
largo uso sotto lo stretto controllo di regime attraverso l’uso della censura. Ai
quotidiani venivano fornite indicazioni dettagliate su ciò che poteva o non poteva
essere pubblicato, la radio diffondeva in ogni luogo la voce del duce, i suoi discorsi
davanti a masse oceaniche, e la cinematografia, definita da mussolini stesso,
“l’arma più forte” divulgava immagini vittoriose di truppe impegnate al fronte.
L’Istituto Luce, detenne il monopolio della diffusione delle immagini coloniali, fu
costituito un reparto foto-cinematografico per l’Africa Orientale al fine di poter
effettuare una propaganda coordinata ai massimi livelli, un’organizzazione di grandi
proporzioni per uomini e mezzi. Le diverse unità fotografiche erano dislocate sui
vari punti del fronte, dotate ciascuna di carri-laboratorio che consentivano di
sviluppare e stampare le foto sul posto, e quindi di distribuirle agli inviati della
stampa circa tre ore dopo la conclusione d’ogni evento. Inoltre, una coppia di unità
mobili, dotate di autocarri cinesonoro, si spostava continuamente per proiettare
cinegiornali e documentari ai soldati ed alle popolazioni locali, con lo scopo di tener
alto l’animo dei soldati, e contemporaneamente impressionare gli indigeni,
mostrando loro appunto la potente attrezzatura civile e militare italiana, nonché
l’adesione del popolo al duce.
Il Ministero della Cultura Popolare, Min.Cul.Pop.
Aveva l’incarico di controllare ogni pubblicazione, sequestrando tutti quei documenti
ritenuti pericolosi o contrari al regime e diffondendo i cosiddetti ordini di stampa (o
veline) con i quali s’impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli articoli,
l’importanza dei titoli e la loro grandezza. Più in generale, questo ufficio, si
occupava della propaganda, quindi non solo controllo della stampa ma anche della
radio, cinema, teatro, musica,e di tutti i tipi di media.
I SIMBOLI
La mistica fascista aveva bisogno di riti e di simboli per essere una vera religione
laica e per raggiungere la massima penetrazione sociale.
Saluto romano
Achille Starace, segretario del PNF
promosse una campagna a favore del
saluto romano, affinché sostituisse
completamente la stretta di mano
ritenuta "borghese" e poco igienica,
la campagna non riuscì nel suo
intento, e perfino i personaggi più in
vista del Regime Fascista
continuarono a salutare con strette di
mano dopo aver porto il saluto
romano di rito.
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 12
13. fascio littorio
trae origine dall’antica Roma, simbolo del potere e autorità, il
fascismo assegna ad esso anche il significato di unione di forze
diverse coalizzate per un fine politico comune.
La Camicia Nera era il
primo grado della Milizia
Volontaria per la
Sicurezza Nazionale,ma
il termine è diventato
sinonimo di fascista in
quanto tutti gli
appartenenti
all'organizzazioni
paramilitari del Partito
Nazionale Fascista, la
indossavano
Foto tratta da www.ilduce.net
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 13
14. FASCISMO E NAZISMO
A partire dal 1936, l’Italia iniziò a
prendere le distanze dalle potenze
liberal-democratiche e si avvicinò
sempre più alla Germania nazista
siglando con essa un patto di alleanza
chiamato Asse Roma-Berlino(1938).
Il patto fu redatto unilateralmente
dalla Germania e firmandolo Mussolini
di fatto si assoggettò al volere di
Hitler. Le due nazioni si impegnavano
in una alleanza sia in caso di guerra
difensiva che di attacco. Nel
1936-1939, Hitler e Mussolini
sostennero insieme il generale
Francisco Franco, nella guerra civile
spagnola; nel 1938, l’Italia fascista
non sollevò alcuna protesta, di fronte
all’annessione tedesca dell’Austria, e
adottò infine leggi antisemite simili a
quelle presenti nel Terzo Reich.
immagine tratta da www.espol.com
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Emilio Gentile a conclusione della sua opera “Fascismo. Storia e Interpretazione”
Esorta gli storici e i lettori a fare uno studio del fascismo che non si fermi alla pura
ricostruzione dei fatti attraverso i documenti,anche se ciò è alla base di ogni studio
serio, egli afferma “ Studiare il fascismo significa anche riflettere sulla natura della
politica dell’epoca della modernizzazione e della società di massa,sul ruolo dell’
individuo e della collettività, sul significato della modernità, sulla fragilità della
libertà e della dignità umana, e sull’aggressività della volontà di potenza, […]
riflettere anche sulla fragilità della democrazia liberale,in un’epoca della modernità
che non ha smesso di coltivare il fanatismo dell’odio come una virtù nobile
dell’essere umano”1. Condivido appieno le affermazioni dell’eminente storico che
aiutano nella ricerca di senso dello studio del nostro passato, specialmente quando
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 14
15. esso risulta essere ostile e ripugnante per la nostra coscienza collettiva come nel
caso del fascismo.
Biblio –sitografia
1- Emilio Gentile, “Fascismo. Storia e interpretazione”. Editori La Terza
2-Ciffoletti,Baldocci,Bucciarelli,Sodi, “Dentro la storia” editrice G. D’Anna
3- FISQED Progetto per la catalogazione dei fondi storici di quaderni ed elaborati
didattici Agenzia Scuola
4- http://www.anpi.it/colonie/index.htm Associazione Nazionale Partigiani
D’Italia
5- Atlante Storico Garzanti
http://www.pbmstoria.it/ ( La storia, Bruno Paravia editore)
http://www.marxists.org/italiano/enciclopedia/s.htm (Enciclopedia Marxista,
Archivio Internet dei Marxisti, Sezione italiana )
http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Fascismo (Portale sul fascismo di Wikipedia)
www.scform.unifi.it/ssis2/materiale/2005_12_05_Matteini_Donna.doc
www.ilduce.net
Simonetta Leonardi Storia Contemporanea 15