Tanto Ecomondo quanto Dinamo, una delle iniziative di Ecomondo in Città, riflettono sulle tematiche dello sviluppo ecosostenibile. Ma laddove Ecomondo dà soprattutto risalto alle attuali potenzialità tecniche, funzionali, imprenditoriali del recupero e del riciclo, Dinamo vuole svilupparne gli aspetti artistici e creativi, approfondendo le potenzialità espressive e comunicative degli oggetti «di scarto» e delle buone pratiche di mobilità sostenibile. DINAMO è perciò un percorso artistico in cui, anche in questo caso per la prima volta, una cordata spontanea di artisti interroga la comunità realizzando una rete di installazioni collocate in alcuni spazi urbani (Piazza Cavour, Palazzo del Podestà) strategici di Rimini centro. Una collettiva, una proposta culturale inedita e sperimentale fatta di opere concepite e realizzate per l’occasione sul tema della bicicletta, un tema caro all’Assessorato all’Ambiente anche dopo il successo dell’avvio del progetto bike-sharing nella nostra città. Infatti riutilizzando vecchie biciclette (fornite dai soci dell’Associazione Pedalando e Camminando), ogni artista dal proprio punto di vista proporrà il più semplice ed ecologico dei mezzi di locomozione come comoda alternativa ai mezzi di trasporto che congestionano il traffico urbano. Saranno creazioni bizzarre, macchine ibride e sbalorditive, giochi inediti dove meccanica, elettrotecnica ed elettronica si fonderanno alle tradizionali arti figurative e con le quali il pubblico potrà addirittura interagire. Il progetto Dinamo è un’iniziativa inscindibilmente legata al fondamento etico del riutilizzo dei materiali di scarto, e alla necessità di un maggior impegno individuale nella cura dell’ambiente urbano: ma con uno scatto fantastico, una rielaborazione creativa che investe la città e la coinvolge secondo i suoi ritmi, la sua voglia di svago, la sua instancabile curiosità. Perché l’oggetto bicicletta. Gli artisti si misureranno con un tema, scelte linguistiche e soluzioni tecniche mai affrontati nella loro carriera. Tutti hanno scelto un unico soggetto: la bicicletta, punto di partenza comune per le singole elaborazioni creative. Ogni artista che ha aderito a Dinamo è infatti chiamato a cimentarsi con una definizione della «bicicletta», investendola di connotazioni poetiche e di significati che scaturiscano dalla propria visione del mondo. Una definizione che – facendo leva su dati d’esperienza comune e immaginari condivisi – interpelli la coscienza degli uomini. Naturalmente, la scelta del soggetto è ricaduta sulla bicicletta perché, oltre ad essere un oggetto ricco di storia e fortemente evocativo, tra i più comuni mezzi di trasporto è quello che ha il minor impatto ambientale: nessun tipo di inquinamento.
Dinamo: 15 interpretazioni artistiche per un unico soggetto, la bicicletta
1. dinamo
energia creativa
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2. Assessorato Un particolare ringraziamento:
Politiche Ambientali
ed Energetiche a tutti gli artisti per la generosità
www.riminiambiente.it nel condividere il proprio tempo
e le proprie conoscenze,
Progetto a cura a Giulio Accettulli per averci ospitato
del collettivo tante notti in quel posto fantastico
Dinamo Energia Creativa facendoci sentire dei veri carbonari,
Stesura: Giulio Accettulli a Marzia Olmeda, Anna Barrucci,
Fabrizio Brandi e infine
Comunicazione e grafica: a Giulia Sardonini
Patrizia Casadei per i consigli sui testi.
Si ringrazia:
Ass. Pedalando e Camminando
Lithos arti graf iche
Fotoedit-San Marino
Melap Stampa digitale
Ass. Ora D’Aria
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3. Il progetto prende il nome dal piccolo generatore di corrente alternata che trova la sua più comune, universalmente
conosciuta applicazione nelle biciclette. Il piede muove il pedale che muove la catena che muove la ruota che innesca
il funzionamento della dinamo: e il fanale si accende. Fintanto che la ruota gira, il fanale emette luce.
La dinamo è un semplice ma straordinario strumento della trasformazione energetica. L’analogia con il nostro
progetto è immediata: il moto rotatorio dei piedi (lo sforzo, l’impegno del singolo individuo) si trasferisce
nel moto circolare della ruota (lo spostamento, il percorso) e quindi nell’innesco del fanale che illumina la strada
(la consapevolezza, la fiducia nella meta).
Il piccolo fanale rassicura il viaggio, e rivela immediatamente il viaggiatore agli altri. Non è difficile tradurre
quest’immagine nella logica della collettività: fintanto che qualcuno si impegna (e ingegna) a dar rilievo
a un argomento importante come la salvaguardia dell’ambiente, questo potrà ottenere la giusta attenzione da parte
della comunità sociale. Il progetto Dinamo intende commutare un argomento profondo, di viva e discussa attualità,
in un’occasione di ricerca ed espressione creativa, divulgazione fuori dagli schemi, svago intelligente, gioco,
meraviglia, riflessione piacevole e serena.
dinamo
energia creativa
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5. Ø
Manolo Benvenuti e Giulio Accettulli
Smètla, patàca!
Installazione cinetico-sonora con parti di biciclette dismesse, ferraglia e altro materiale di recupero.
La semplicità della bici. Un gesto ordinario, banale. Ma banale è piuttosto la pigrizia che ci fa associare un oggetto solamente alla funzione
per cui è stato concepito. Smètla, patàca!
Lo stesso gesto delle gambe che fa muovere la bicicletta può produrre una varietà potenzialmente infinita di meccanismi, micro-azioni
scenografiche, suoni, luci, suggestioni. È un principio elementare che permette un sfruttamento maggiore, e molto più fantasioso,
delle virtualità energetiche racchiuse nel mezzo bicicletta. Smètla, patàca!
Un unico movimento, neanche troppa fatica, un atto del corpo moltiplicato e convertito nelle forme più varie: il massimo dell’economia
energetica. Quest’opera è un monumento alla banalità a cui dovremmo sfuggire pedalando a rotta di collo. Smètla, patàca!
Tutto è nato dal ricordo del gioco più semplice che ci hanno insegnato da bambini: far suonare una cartolina, una carta da briscola,
un pezzetto di plastica a contatto coi raggi delle ruote. E la bici diventa un motorino. O un’altra fastidiosa macchina delle meraviglie. Schizza
via e strepita a un passo dai pedoni innervositi. L’adulto sbraita Smètla, patàca! mentre il bambino, oltre all’esibizionismo, sperimenta
la trasformazione dell’energia.
Questo luna park modulare vuole riprodurre la sua estasi. L’incanto semplice e genuino sprigionato da un’installazione che vede Tinguely,
Duchamp, Kandinsky, Russolo e Fellini giocare insieme a chi fa la pedalata più bella. Altro che spinning! Rassoda il cervello! E smètla, patàca!
di essere trasmessa.
la poesia dell’andare in bicicletta che è l’unica cosa – l’unica – che mi sembra degna;
Ma se dico questo, sembra soltanto una rigetto di rabbia e non si coglie comunque
dice “culturale”, procura rispetto gratis nella nostra società di criceti.
riverenza all’autorevolezza del luogo e dell’evento che, nel momento stesso in cui si
scassata su di un piedistallo in un museo… E che se lo fai è solo per una stupida
… il dubbio è: che è molto da imbecilli pedalare una bicicletta Il dubbio
Un ringraziamento particolare a Matteo Carabini e officine Astolfi, Santarcangelo di Romagna.
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7. Ø
Angela Anzalone
EcO-cINEma
Ruota di bicicletta con braccio in metallo, stampa fotografica digitale, cornice in plastica con sfondo in carta nero, cornici in legno, stampa
fotografica su carta politenata (1980), ruote passeggino bambini.
Barbie come icona.
Dai primi spot degli anni ‘60 la Barbie ha rappresentato il modello di vita perfetto di una normale famiglia borghese. Col passare degli anni
anche Barbie è cambiata, si è modernizzata per rimanere sempre attuale e continuare a rappresentare quel sogno non realizzabile ma a cui
tendiamo. Ecco perché ho chiesto a lei e al suo compagno Ken di raccontarci una storia.
.
diventano la stessa cosa.
alla nostra dimensione biologica e umana fino a che reale e utopia
Utilizzare la bicicletta ci permette di giocare con il senso del reale, ci riporta
ricordi dell’infanzia.
istintivo come nuotare e fare l’amore, un momento a cui spesso sono legati i primi
Siamo iniziati alla bicicletta sin da bambini e diventa un atto automatico addirittura
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9. Ø
Fethi Atakol
la lENtEZZa
cerchioni di bicicletta (scarti di riparatori di bici), plexiglas (scarti di lavorazione).
Quando mi è stato chiesto di pensare ad un’opera d’arte che fosse composta da pezzi di bicicletta la mente mi è subito “partita” e le idee,
nei giorni a seguire, sono state molte e molto diverse fra loro. Mi interessava, rispecchiando la mia filosofia di lavoro, utilizzare materiali
“veramente” di scarto, dar loro una seconda vita e che il risultato avesse una funzione d’uso reale, oltre a quella artistica.
Ho pensato che per la maggior parte delle persone la bicicletta è il mezzo utilizzato per il piacere di fare una tranquilla passeggiata, magari
in mezzo alla natura, con quella giusta “lentezza” necessaria per vedere la gente, gli oggetti, i colori di ciò che ci circonda.
Poi ho pensato alla vita contemporanea che ci corre velocemente davanti e che bisogna “afferrare” per non stare indietro e uscire dal giro, alla
pesantezza di questo ritmo che non ci permette più di vedere.
È per questo che ho voluto fare un’opera che parlasse di LUCE, COLORE, LEGGEREZZA e di LENTEZZA.
Alla fine dell’esposizione l’opera sarà poi scomposta in più parti per poter vivere la sua terza vita: sculture luminose per ambienti più piccoli,
nella speranza che portino con sé tutta l’anima della scultura MADRE.
ogni persona, secondo il suo talento, senza fretta e senza paura.
Illumina la strada dell’equità
perchè il mondo della bici è accessibile ad
Ringrazio per la collaborazione: i ragazzi della Comunita’ Terapeutica di Trarivi, della Cooperativa Papa Giovanni XXIII
di don Oreste Benzi e Piero Giannini.
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11. Ø
Claudio Ballestracci
SalutI da RImINI
Bicicletta da bimbo marca clodia, vetro, lamiera zincata, luce, acqua, pesci rossi.
Serbatoio onirico dal fondo del mare.
Fisso all’estremità del ramo la corda poi un chiodo ritorto, l’esca è la carta mancante, il salto temporale, il vano. Pesco copertoni, uno stivale
di gomma, un tostapane, un barattolo della conserva, una bicicletta.
La bicicletta è quella delle pescivendole del borgo, oppure quella delle baffone di Fellini che venivano giù dall’entroterra, oppure quella di
Leonardo del mercatino di Savignano.
La bici nuota, o semplicemente staziona, dentro un mondo sommerso che rievoca quello di Ballard, in formato ridotto, come stampato su una
cartolina.
La bici si è ristretta, in tutti i sensi, come l’infanzia.
battute.
ampliando il raggio di azione e sconfinando oltre le solite strade
L’orizzonte di coloro che sono saliti su una bicicletta è triplicato di dimensioni,
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13. Ø
Claudio Ballestracci
tERapIa IN fuga
Bicicletta inferma, bicicletta terapèuta, bottiglie per fleboclisi, tubi in gomma, elementi organici estinti, luce, dinamo.
Telaio di bicicletta estratto dalla terra, seppellito, forse semplicemente interrato come un seme, come una pianta, riposava sotto tre dita di
terriccio, foglie marcite e ciuffi d’erba sovrastato da rovi di more.
Protocollo terapeutico: rianimazione.
Un simulacro… o un velocipede in salamoia.
bacheca, è la lama luccicante e vivisezionante del pensiero cartesiano.
“veicolo” di emozioni accecato, storpiato, imbavagliato, dissanguato. È una farfalla in
La bicicletta incatenata nella stanza di un museo perde tutta la sua poesia, è un
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15. Ø
Claudio Ballestracci da un’assurdità di Patrizia Casadei
SIlENtE
Bicicletta e megafoni.
Sssssssssssssst!
contemplazione.
siamo costretti ad adottare megafoni per parlarci …derubati di
Quando l’arsura ci obbliga ad aprire le finestre, noi, abitanti del rumore,
Un particolare ringraziamento a Raffaele Bassetti per la fabbrica dei suoni.
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17. Ø
Maria Cristina Ballestracci
ESSENZa dI BIcIclEtta
Bicicletta profumata.
La biciclèta di insógni
U i è una ziràndla La bicicletta dei sogni
sòura e’ manóbri d’una biciclèta
ch’la pàsa sòta un pòunt ad mulètti. C’è una girandola/ sul manubrio di una bicicletta/ che passa sotto
E’ su padròun l’è un burdèl un ponte di mollette./ Il suo padrone è un bambino/ che tiene a
ch’e’ tén dacòunt una lumaghìna conto una lumachina/ che stava tra le foglie dei radicchi.
ch’la stéva tra al fòi di radécc.
Annalisa Teodorani
di libertà.
pantaloni, tutto ciò provocò molte polemiche…” e una ventata profumata
ebbero l’ardire di inforcare la bicicletta e indossare dei comodi ma scandalosi
Il profumo della bici è femminile. “…delle giovani donne all’inizio del novecento
Un particolare ringraziamento a Enrico Violanti per l’essenza di pino siberico.
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19. Ø
Roberto Ballestracci
gRaEgaRIO dEdalO
traccia su asfalto.
Dedalo Pignoni nasce nel Riminese il 21 ottobre del ‘35.
I genitori, una sartina e un fornaio, lo introducono fin dalla più tenera età all’arte del pedale. Impara prima a pedalare che a camminare,
prima a sgommare che a parlare, prima a impennare che a fare l’amore. Nel ‘39 gli viene regalata una Graziella. Non se ne separerà mai più.
Intanto il mondo intorno a lui cambia: le automobili riempiono le strade, i fornai portano il pane coi camion e la macchine per cucire sono
elettriche. Lui e Graziella diventano ostacoli e iniziano ad arrugginire nella strada e nei ricordi.
Nel labirinto veloce dell’asfalto Dedalo si dimentica la via del ritorno, tutto è troppo mutevole, le strade cambiano nome, colore;
pensa allora a una mappa, disegna con Graziella la via di casa, imprime con le sue ruote uno stradario in scala reale, scrive col battistrada la
storia del suo viaggio, come la lumaca con la bava, con tratto lento ma costante.
Non c’è solitudine in bici, l’universo ti avvolge con la sua presenza.
Un particolare ringraziamento ad Armando Capelli per il pronto intervento pneumatici.
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21. Ø
Roberto Ballestracci
affOSSata
Bicicletta tagliata.
Affossare biciclette è stato sempre un mio hobby:
Da piccolo prendevo lunghe rincorse sulle pedane dei bagni, per poi pedalare il più possibile nella sabbia bagnata finché le ruote non
diventavano pesanti, ingoiate dalla terra vischiosa.
In autunno ai lati delle strade sbocciavano umidi mucchi di foglie, in cui gettavo il fragore del mio velocipede sparendo in una nube arancio e
croccante, mentre in primavera le ruote affondavano nel biancume dei pioppi.
Un’istantanea tridimensionale di un ricordo.
Oppure un monumento ai caduti, la rappresentazione della fuga impossibile dall’asfalto che lento ingolla e digerisce chi non è abbastanza
veloce.
si ricicla.
non si rottama, È come l’erba che rompe il cemento, non s’ingolfa,
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23. Ø
Cristina Cervellieri
cyclEttE dIffERENZIata
La cyclette sta ferma, non ha ruote, in questo caso rappresenta l’immobilità della società rispetto al riciclo e di conseguenza all’ecologia; è
ancorata a terra da catene di consumismo, la bicicletta da bambino il suo alter ego...
Se non ci si adopera per il riciclo dei rifiuti e il recupero di materiali ed energia, non ci si muove anche se ci sembra di pedalare!
e chilometri prodotto nelle palestre del business.
anche, risparmiare al mondo quel rifiuto indifferenziato di kilowatt
Trasformare “la precisione meccanica di gambe-bielle” in strada percorsa, significa,
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25. bicicletta”
Ø
Alexa Invrea, Giuseppe Righini, Sandro Grassia e Fulvio Mennella.
BIcyclE RacE
una bici, preferibilmente vecchia. una canzone. cinghie, pulegge, una dinamo e dell’elettronica tascabile. Qualcuno che pedala. E un
teatrino di personaggi disegnati o dipinti che cominciano a muoversi di fronte a noi.
Bicycle Race è qualcosa che proprio come il riciclo fa di necessità virtù.
Bicycle Race cerca lo slancio nel limite dei mezzi, battendo una seconda strada.
Bicycle Race è un piccolo esperimento, l’ingegno di emozioni antiche.
Un po’ come i giocattoli dei contadini d’un tempo.
Tutto qua.
Ivan Illich
sociali produttive solo alla velocità della bicicletta”.
“Gli uomini liberi possono percorrere la strada che conduce a relazioni
dal battito del cuore.
Il tempo della bici non è né lento né veloce, è il tempo degli innamorati, scandito
BICYCLE RACE ringrazia Manuele Medri e Amedeo Righini per la preziosa consulenza tecnica.
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27. Ø
Annalisa Magnani
ZOOtROpIO
making of.
Lo Zootropio, detto anche Daedalum o Wheel of life, di William George Horner è il precursore della macchina da proiezione
cinematografica, capace di procurare la visione di immagini in movimento.
Al centro ci sono gli occhi di Anna e tutto gira come satellite intorno a questi. Come il perno di una giostra gli occhi di Anna registrano,
idealizzano, sfumano nella poesia eventi, avvenimenti che fuggono come portati via dal vento, dall’oblio, dall’amnesia della velocità.
Tutto, in questa centrifuga, scorre, tranne il punto di vista di Anna (l’occhio del ciclone).
Anna cerca di fissare col ricordo, nel ricordo, particolari istantanei, come una collezionista di farfalle, per farli sopravvivere
più di un giorno e come Astolfo recupera il senno di Orlando sulla Luna cavalcando l’Ippogrifo, Anna ci dona il suo viaggio ellittico
intorno alla poesia della bicicletta.
Wladislaw Szpilman
la città invasa da diversi.
con la propria carrozzeria per poter attraversare
protette per specie in via d’estinzione. Gli altri si fanno scudo
confinati entro isole pedonali, nelle riserve ecologiche della città, in aree
Tutti coloro che non si muovono nella protezione di un abitacolo vengono
Ringrazio per il sostegno e la collaborazione: AndreaAlessi, Mauro Baratti, Dany Greggio, Denis D’Elia, Alfonso Gabrielli,
Angela Garattoni, Andrew Mcfarlane.
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29. Ø
Massimo Modula
attENtI al caNE!
Spettro riflesso a pedali (installazione meccanico-pittorica).
Giorgino aveva otto anni e gli piaceva sempre girare in bici. Da quando c’era il black-out i genitori gli avevano vietato di uscire la sera
ma per lui era quello il momento più entusiasmante e parecchie volte, di nascosto, scavalcava la finestrella del piano rialzato del container
e si allontanava silenzioso verso un quartiere sfollato di periferia. Con la lucina che cresceva e diminuiva a seconda di quanto veloce
pedalava, si divertiva ad esplorare quella zona che da sempre gli era stata vietata per via di strani ceffi e sbandati di ogni sorta
che la popolavano, ma anche per le enormi quantità di rifiuti tossici e derivati che giacevano in ogni angolo.
Giorgino proprio per questo motivo si avventurava con gli amici a bordo delle loro vecchie bmx, come lucciole a caccia delle orme
di un gigante dalle innumerevoli zampe; così avevano battezzato quel complesso dismesso di case, centri commerciali saccheggiati
e pompe di benzina, un labirinto di segni per loro incomprensibili a cui poter dare nomi nuovi per le loro storie inventate che componevano
l’incustodito museo della preistoria tecnologica…
Ivan Illich
alla società più tempo di quello che fa risparmiare.”
“L’output del complesso industriale costituitosi per spostare la gente costa
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31. Ø
Fabiana Rossi
NON calpEStaRE la cIttà
Bicicletta, dinamo, fanale, foro stenopeico, oggetto e… ciclista.
Questo mio progetto trae origine da due passioni molto forti: la fotografia e l’attenzione all’ambiente che ci è attorno.
Una vecchia bicicletta regalata torna a splendere con il suo nuovo fanale.
Qualcuno deve salirci su e pedalare per azionare il fascio di luce alimentato dalla dinamo.
Il fanale della bici illuminerà un piccolo oggetto la cui immagine verrà catturata e ribaltata dalla macchina a foro stenopeico sistemata accanto
alla bicicletta.
Non tutti sanno che la base delle “magiche” macchinette digitali di oggi che “fanno tutto da sole” c’è questo semplicissimo processo fisico.
La luce che si insinua e ricrea il paesaggio.
Per terra, intorno alla bicicletta, sparpaglierò delle fotografie che ho scattato girando per Rimini con la mia mountain bike.
Sono foto rubate, immagini che sfuggono alle persone che vivono nell’abitacolo dell’utilitaria, o peggio, del suv!
Il velocipede ti permette una visione amplissima, scorgi angoli e situazioni che da dietro il volante non potresti notare, impegnato come sei
ad evitare il tram che ti supera da sinistra e il monster che ti sorpassa da destra!
Immagini a colori di una Rimini che vuole rimanere a colori.
Puoi calpestare le mie foto. Tanto sono ripetibili all’infinito.
Rimini è una sola. Se continui a calpestarla potrebbe non sopportarlo.
ciò che la fretta ruba, ritrovare i limiti e le pulsazioni delle nostre mappe.
La bicicletta ci dona un’altra luce con tempi espositivi maggiori, per vedere
Grazie per l’aiuto a Dario Fucchi, Bruno Pari e Viterbo Rossi.
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33. Ø
Keath Shorrocks
la BIcIclEtta, Il gaBBIaNO E l’aQuIlONE
Sogno di una bicicletta Gabbiano:
Bicicletta: - Basta lamentarti. Hai un desiderio?
- Ricordo le persone salire sulla mia sella, e tutte le notti passate al Bicicletta:
freddo d’inverno. Ora la mia vecchiaia è arrivata, mi sento le ossa - Vorrei essere leggera e poter volare.
arrugginite e stanche.
All’improvviso, con un ballo un po’ strano e un battito di ali
il gabbiano trasformò la bicicletta in aquilone.
e somiglianza incastrando anche noi nell’abitacolo dell’automobile?
L’industria con la sua vorace espansione ha trasformato il mondo a sua immagine
Chi ha ingabbiato la bici?
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34. aRtIStI
Giulio Accettulli (Ticino, Svizzera) il 10 maggio Nata a Vimercate (MI) nel 1967, Treviglio nella ruggente e opero-
Organizzatore di eventi cultura- 1972. Di origini turche, si è tra- dopo aver conseguito il diplo- sa Brianza.
li. Fluidificatore di incubi. Ma- sferito in Italia nel 1993 a Rimi- ma di geometra inizia la sua at- Nel ‘78 decide improvvisamente
niscalco della parola. Educato- ni, in Emilia Romagna. Dal 1999 tività professionale in numero- di trasferirsi a Rimini trascinan-
re fai-da-te. Facchino free lance. si dedica al “redesign” e regolar- si studi di architettura. Queste do con sé tutta la famiglia, con
Microproduttore discografico. mente presenta i suoi oggetti in esperienze le permetteranno di gravi ripercussioni sul loro bilan-
Mecenate senza portafoglio. Bi- fiere e mostre (Salone Internazio- acquisire un cospicuo bagaglio di cio economico.
bliofilo senza libri. Collezionista nale del Mobile - Salone Satellite conoscenza anche nel campo del Dopo un infanzia passata a dise-
di fallimenti a tempo pieno. Aspi- di Milano, Fiera Internazionale design dove disegnerà molti og- gnare, a 18 anni si iscrive all’ISIA
rante precario. Ecomondo di Rimini, Block 60 di getti d’uso, complementi d’ar- di Urbino, dove inizia a scrivere,
qaphqa@libero.it Riccione, Design Hotel Duomo redo ed allestimenti. Ricoprirà scoprendo la tipografia, la foto-
di Rimini, A.N.G.E.L.O. Vinta- anche il ruolo di “stylist” per le grafia, l’illustrazione e le osterie
Angela Anzalone ge Palace di Lugo, ecc… ). campagne pubblicitarie di alcune del Montefeltro. Torna a Rimini
Riminese, ha seguito i corsi di Oggi vive con la moglie Manuela aziende di moda. Contemporane- e ricomincia a disegnare riuscen-
fotografia del Prof. Guido Gui- e la piccola Giulia a Rimini. amente cresce il suo interesse per do addirittura a fare qualche mo-
di (Accademia delle belle Arti di www.fethiatakol.com l’arte che la conduce a produrre stra. Nel 2003 smette di andare
Ravenna). È socia dal 2004 del una serie di opere dove la parola in bicicletta e gli cresce la pan-
“Circolo Fotografico Cultura e Claudio Ballestracci scritta e la rielaborazione di ele- cia.
Immagine” (Savignano sul Rubi- Opera da vent’anni nell’ambi- menti naturali ( pazientemente
cone - FC). Ha collaborato come to delle arti figurative. Espone le scelti in base alla forma e al lavo- Manolo Benvenuti
fotografa di scena per alcuni fe- sue opere in Italia e all’estero. E’ ro esercitato su di essi dall’azione Manolo Benvenuti, laureato in
stival di musica e teatro: Itine- autore di diversi progetti di ca- del tempo ) vengono ricomposti Architettura a Firenze, specializ-
rario Stabile (Cesena), Rasse- rattere storico e culturale rea- all’interno di quadri fondati sull’ zato in progettazione di installa-
gna Jazz per il Teatro del Mare di lizzati sul territorio tra i quali il espressività di segni in equilibrio zioni artistiche con materiali di
Riccione, Santarcangelo dei Tea- museo di Casa Panzini a Bellaria tra essenzialità, misura e ritmo. scarto delle filiere produttive.
tri. Fotografa free lance di alcune e la mostra per il 50°complean- Il suo lavoro è rivolto alla ricer- Nel 2004 debutta con l’instal-
compagnie teatrali e gruppi mu- no del CEIS di Rimini. Collabo- ca di una comunicazione, priva lazione Domus Œconomica. Se-
sicali. Ha esposto a Open studio: ra con Pitti Immagine di Firenze. di ridondanza, in cui la purezza e guono collaborazioni con priva-
“Percorsi nell’Arte Contempora- Coautore di progetti e scenogra- l’essenzialità del segno riescano a ti, associazioni ed enti pubblici
nea” ed.2006-2007-2008 (Faen- fie in ambito teatrale. Nel 2007 cogliere il significato più profon- per allestimenti, stand, installa-
za) Curatrice: Stefania Mazzotti, è invitato alla 52° edizione del- do delle cose in quella zona dove zioni urbane, manufatti di design
“UNO-singolare plurale” 2°edi- la Biennale di Venezia, finalista bellezza e poesia si possano fon- e sculture con materiali di recu-
zione Galleria Comunale D’Ar- al concorso internazionale “Mo- dere in una sola entità. pero.
te Molinella (Faenza) Curatrice: numento ai caduti di Nassirya” a Ha collaborato con: associazioni
Daniela Lotta. Roma. Roberto Ballestracci Festival del Teatro e Ora d’Aria
Vive e lavora a Longiano. Figlio di baristi, Roberto Balle- di Santarcangelo di R. (RN),
Fethi Atakol stracci, nasce in una notte buia centri giovani della Provincia di
Fethi Atakol è nato a Bellinzona Maria Cristina Ballestracci e tempestosa il 20 marzo 1977 a Rimini, associazioni di Potenza,
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35. Firenze, Rimini e Faenza, Pro- gi”, allora Bologna, ora Roma. ma e specializzato alla Scuola di drea Chimenti, Mauro Erman-
vince di Rimini, Torino e Viter- Nel 2001 entra a far parte della Alto Perfezionamento Musicale no Giovanardi, The Hype, Xa-
bo, Comuni di gazzuolo (MN), compagnia teatrale “L’Attoscuro” di Saluzzo. Dal 2006 Sound En- bier Iriondo, Ivano Marescotti,
Pederobba (TV) e Castelbolo- in veste di attrice e scenografa. gineer presso il Naïve Recording Vincenzo Vasi e Zbigniew Zama-
gnese (BO), Ente Fiera Rimini, Mostre personali e collettive dal Studio di Francesco De Benedit- chowski.
Sert Rimini. 1991 a Genova, Varazze, Nervi, tis. Ha lavorato con: Rai Cinema, www.giusepperighini.com
w w w.ma nolobenvenut i.wor- Piacenza, Rimini, San Marino, C.A.M. Original Soundtracks,
dpress.com Santarcangelo dei Teatri, Forlim- Fondazione Teatro alla Scala, Ci- Fabiana Rossi
popoli. Partecipa insieme alla fo- necittà Studios, Red Records, Fotografa, figlia di un fotografo e
Cristina Cervellieri tografa Angela Anzalone alle ul- Kenny Wheeler (UK), John Tay- sorella di un fotografo. (!!!)
16/05/1969, Rimini time 3 edizioni del festival di arte lor (UK), Coluors Jazz Orche- Lavoro a Longiano e vivo a Ri-
Diplomata Accademia di Belle contemporanea “Open-Studio” a stra, Diana Torto, Anders Jor- mini.
Arti di Bologna, sezione pittura. Faenza. min, Massimo Manzi, Vittorio Esposizioni presso: Wadada, Sala
Assidua sostenitrice della raccol- Gennari. Autore di colonne sono- 5x10, Osteria Harissa per Assal-
ta differenziata e del riciclo inte- Annalisa Magnani re per Betasix Records, He.Go. ti al Cuore, Incursioni Notturne
so come modo di vivere, abitudi- AnnaLisa Magnani è una video Film, EasyMediaVideo. Bassista per Santarcangelo 08.
ne, usanza, convinzione. maker che ha uno sguardo atten- per The Hype, Silv3rman (En- Sono la fotografa del Teatro Pe-
to ai particolari. I suoi lavori ri- rico Silvestrin MTV), Virus TV trella di Longiano e mie foto
Sandro Grassia specchiano una sensibilità per i e computer performer per Mono sono esposte in forma permanen-
Sandro Grassia vive a lavora a tempi dell’azione, sempre estre- FM e NicoNote. Turnista per Fal- te all’interno del teatro.
Rimini nel settore delle teleco- mamente lenti e dilatati, proprio con Valley Studio e Le Dune Stu- Fotografa ufficiale di: “Percuo-
municazioni. Progetta e realizza per rispecchiare una sorta di pre- dio. Produttore per The Hype, tere la Mente”, “Sagra Musicale
dispositivi elettronici, caratteriz- sa di coscienza che deve avvenire Zimmer Frei (2004). Malatestiana”, “BWV Bach” a Ri-
zati da una forte impronta perso- nello spettatore durante la visio- www.naivestudio.com mini e “Arrivano dal Mare ‘08”
nale, e legati perlopiù ad appli- ne. Il suo modo di girare è cora- a Cervia.
cazioni musicali ed in generale le e diretto perchè instaura con Massimo Modula Collaborazioni fotografiche con
artistiche. le immagini un rapporto di conti- vive e lavora a Rimini come li- musicisti quali: Giuseppe Righi-
www.dervishi.com nua scoperta. Non vi è alcuna ri- bero professionista illustratore, ni, The Hype, Lilli Burlero, Of-
cerca spettacolare superflua, ma artista plastico, cantautore, col- ficine Pan, Baiafonda, Antonio
Alexa Invrea tutto tende ad un’essenzialità che laboratore in attività didattiche Ramberti, Muculords, Macola e
Pittrice, teatrante, persona se- porta per gradi alla rivelazione fi- dell’ambito sociale e giovanile. Vibronda
mi-seria. nale. www.viterbofotocine.com
Figlia di 2 artisti, allieva del- Valerio Dehò Giuseppe Righini www.myspace.com/rubia71
la pittrice Fiorenza de Ange- Cantante, autore e attore occa-
lis, studia con lei pittura e teo- Fulvio Mennella sionale da più 15 anni attivo sul- Keith Shorrocks
ria del colore, arteterapia con Musicista, computer performer e le scene. nato nel 1954 a Manchester, En-
Stefania Guerra-Lisi alla scuo- tecnico diplomato presso la Fon- Ha lavorato tra gli altri con Andy gland. Artista visivo,vive e lavora
la “la Globalità dei Linguag- dazione Arturo Toscanini di Par- dei Bluvertigo, Elena Bucci, An- a Saludecio dal 1980.
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Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia
le membra, invidiare l’anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.
Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto esser felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti è
incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi
dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano
e vanno a confondersi al cielo.
È suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario,
quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo.
Andare lenti vuol dire avere un grande armadio per tutti i sogni, con grandi racconti per piccoli viaggiatori, teatri plaudenti
per attori mediocri, vuol dire una corriera stroncata da una salita, il desiderio attraverso gli sguardi, poche parole capaci
di vivere nel deserto, la scomparsa della folla variopinta delle merci e il tornar grandi delle cose necessarie.
Andare lenti è essere provincia senza disperare, al riparo dalla storia vanitosa, dentro alla meschinità e ai sogni, fuori
della scena principale e più vicini a tutti i segreti.
Andare lenti vuol dire ringraziare il mondo, farsene riempire. C’è più vita in dieci chilometri lenti e a piedi che in una rotta
transoceanica che ti affoga nella tua solitudine progettante, un’ingordigia che non sa digerire. Si ospitano più altri quando
si guarda un cane, un’uscita da scuola, un affacciarsi al balcone, quando in una sosta buia si osserva un giocare a carte,
che in un volare, in un faxare, in un internettare.
Questo pensiero lento è l’unico pensiero, l’altro è il pensiero che serve a far funzionare la macchina, che ne aumenta la velocità,
che si illude di poterlo fare all’infinito. Il pensiero lento offrirà ripari ai profughi del pensiero veloce, quando la macchina
inizierà a tremare sempre di più e nessun sapere riuscirà a soffocare il tremito. Il pensiero lento è la più antica costruzione
antisismica.
Bisogna sin da adesso guardare lentamente le case, scoprire quando il loro ammucchiarsi diventa volgare, desiderare
che dietro di esse torni a vedersi il mare. Bisogna pensare la Misura che non è pensabile senza fermarsi a guardare
gli escrementi degli altri uomini in fuga su macchine veloci. Nessuna saggezza può venire dalla rimozione dei rifiuti.
È da questi, dal loro accumulo, dalla merda industriale del mondo che bisogna ripartire se si vuole pensare al futuro. I veloci,
i progettanti, i convegnisti, i giornalisti consumano voracemente il mondo e pensano di migliorarlo. La lentezza sa amare
la velocità, sa apprezzarne la trasgressione, desidera anche se teme (quanta complessità apre questa contraddizione!)
la profanazione contenuta nella velocità, ma la profanazione di massa non ha nulla della sacertà che pure si annida
nel sacrilegio, è l’empietà senza valore, un diritto universale all’oltraggio. Nessuna esperienza è più stolida della velocità
di massa, della profanazione che non si sa.
da “Andare lenti” di Franco Cassano
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Se c’è una cosa che più di altre vale la pena di raccontare di questa mostra è l’entusiasmo
ed il coinvolgimento maturato spontaneamente tra gli artisti che hanno prestato la loro opera.
La loro volontà di farsi, insieme per la prima volta, interpreti di un messaggio ambientale che esamina
il rapporto tra cittadino e città, tra cittadino e beni di consumo.
È un messaggio che parla a tutta la nostra comunità locale di comportamenti virtuosi verso la qualità
della vita, nei confronti del nostro territorio e verso noi stessi per dire che a volte percorrere la città in bicicletta
oppure riutilizzare un bene riciclandolo, può essere una esperienza capace di sorprenderci oltre che salutare
e sostenibile.
È un messaggio che per questo si fa rivoluzionario, quanto l’arte è capace di essere, perché vuole cambiare
le nostre abitudini, i nostri comportamenti, il nostro modo di toccare, usare e riutilizzare ciò che Pallante
chiamerebbe ‘bene’ e non ‘merce’.
Un bene appunto, la bicicletta, una risorsa straordinaria anche nella crescita delle relazioni, nello stemperare
i nostri ritmi quotidiani più spesso dettati dalle abitudini che dalle reali necessità, un bene che permette
di vedere, assaporare, annusare, incontrare, scoprire con lentezza ciò che ci sta intorno, ciò che di bello esiste
nella nostra città e spesso noi, riminesi, non vediamo, non apprezziamo, non consideriamo.
‘Venghino signori venghino’, venghino a scoprire le mirabolanti ispirazioni creative, le macchine fantastiche
forgiate da biciclette riciclate, ‘beni’ altrui recuperati e rivisitati, biciclette usate messe a disposizione dai soci
di Pedalando e Camminando che anch’essi contagiati, in pochi giorni, ci hanno fornito 15 fiammanti velocipedi
in salamoia accantonati in qualche cantina e che rivivono, in questa mostra, per qualche giorno, una nuova
funzione sociale.
Non è più utile di tanto che ‘di questa mostra se ne parli’ ma che questa mostra ‘ci parli’ di un mezzo
che rinasce nella nostra città, rinasce nella cultura e si mette a servizio. Si mette a servizio anche con il nuovo
bike-sharing inaugurato pochi mesi fa; anch’esso si offre, si propone alla vostra attenzione ed alle vostre
abitudini per fare di Rimini, come già fu in passato, la città delle biciclette in questo nuovo millennio…
’venghino signori venghino’.
Andrea Zanzini
Assessore alle Politiche
Ambientali ed Energetiche