1. IL POTERE DELLA MARCA di Vanni Codeluppi
Visitare un gigantesco parco di divertimenti, addentare un hamburger, avere ai
piedi delle sneakèrs comporta molto più che svagarsi per un giorno, mangiare del
cibo, camminare comodi. Significa appartenere alla cultura del consumo, collocarsi
socialmente mentre si compiono gesti comuni. Ciò che ci è venduto infatti non è
tanto un prodotto o dei servizi, quanto un potente valore simbolico: la marca
appunto. Il suo obiettivo va al di là delle prestazioni della merce, materiale o immateriate,
perché è finalizzato a creare consumatori e a rendere stabile nel tempo il rapporto dei
produttori con loro. A distanza di dieci anni dalla prima edizione, Il potere della marca vede
pienamente confermate le analisi che decretarono allora il successo del saggio. Con garbo e
acutezza Vanni Codeluppi si addentra in quei particolari ambienti relazionali che le marche
fanno nascere, emozionando e seducendo alla pari delle persone. Rassicurante come nella
grande impresa di clonazione del mondo rappresentata dai parchi Disney, conviviale come
nell'atmosfera familiare che McDonald's ha saputo evocare attraverso un panino alla carne e
patatine surgelate, oppure competitiva come nella strategia di marketing della Nike, l'ideologia
è sempre incorporata nel prodotto e ne costituisce il miglior vettore. Queste tre marche globali
ne forniscono una perfetta esemplificazione.
L’UOMO DI SUPERFICIE di Vittorino Andreoli
Cos'è successo all'uomo, alla civiltà? Concentrati su un qui e ora puramente
corporei, abbiamo ucciso tutti gli dei e reso la bellezza l'unica nostra religione. Non
abbiamo più sogni, non coltiviamo progetti, non sopportiamo il silenzio, facciamo
rumore per vincere la solitudine, sradicati come siamo dalle nostre origini, incapaci
di amare, di insegnare ai nostri figli e di imparare dai nostri padri. E siamo pieni di
paura. Vittorino Andreoli, che non distoglie mai l'attenzione dal destino dell'uomo
contemporaneo, ripercorre la parabola della propria vita per descrivere, nel modo più
personale e insieme collettivo, l'importante mutamento cui stiamo andando incontro.
Dall'emergenza parsimoniosa e crudele della guerra, dove tutta la famiglia sedeva intorno al
piatto in cui campeggiava un'unica grande aringa annegata nell'olio, al boom economico, in cui
il dilagare del benessere ha condotto in fretta all'eccesso, alla saturazione, all'inutile;
dall'entusiasmo delle scoperte scientifiche, che ci hanno permesso di rimuovere il dolore, di
controllare le nascite, di nascondere ma non cancellare la morte, alle crisi, sempre uguali e
sempre diverse, della Repubblica. Andreoli non dà giudizi né offre ricette, non ha certezze né
dogmi da imporre. Ha però uno sguardo profondamente umano, e la consapevolezza della sua
e nostra fragilità, l'unica meravigliosa forza su cui possiamo e dobbiamo contare per risorgere.
IL SEGRETO DI PIAZZA FONTANA di Paolo Cucchiarelli
12 dicembre 1969, il nostro venerdì nero. In un Paese che dopo il fascismo e la
guerra civile si credeva innocente, quattro esplosioni lacerano il pomeriggio
invernale, una a Milano e tre a Roma. Per la più grave, alla Banca nazionale
dell'agricoltura di piazza Fontana a Milano, moriranno in diciassette. I feriti sono
in tutto centocinque. Comincia la strategia della tensione, comincia la stagione
dei sotterfugi e delle manipolazioni, della corruzione e dei soprusi: la stagione
che dura ancora oggi. Leggete, leggete questo libro. La sua serietà, la sua
passione per la verità - in un Paese in cui questi sono pregi rari - ha portato l'autore a indagare
per dieci anni e a penetrare la cortina di acciaio di un segreto coltivato da tutte le parti
politiche. Il segreto indicibile delle doppie bombe, piazzate dagli anarchici e raddoppiate dai
fascisti; il segreto delle altre due bombe scomparse e dell'esplosivo utilizzato in quel giorno
fatidico; quel che sapeva la DC, quel che sapeva il PCI, quel che sapevano gli USA e la NATO.
Un segreto che non salva nessuno. E che spiega anche la tragica morte di Pinelli, Calabresi,
Feltrinelli. Dopo troppe assoluzioni, dopo che con l'ultima sentenza i parenti delle vittime sono
stati condannati a risarcire le spese processuali, il nostro pasticciaccio finalmente si sbroglia...
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2. LA CASA SOPRA I PORTICI di Carlo Verdone
Carlo Verdone si racconta per la prima volta in un flusso di ricordi ricco,
sorprendente, tenero ed esilarante. Si parte dalla giovinezza e dal vissuto nella
mitica casa paterna, grande protagonista del libro: l'incontro con Vittorio De
Sica, il rapporto con i genitori e i fratelli, gli scherzi (tanti, fulminanti), le prime
esperienze sentimentali ma anche i drammi famigliari. E poi il cinema: i primi
passi al Centro Sperimentale sotto la guida di Roberto Rossellini, la genesi dei
film, i retroscena, gli aneddoti più inediti e divertenti, il rapporto con gli attori.
Quindi le amicizie che hanno segnato la sua vita: Sergio Leone, Federico Fellini e Massimo
Troisi. E senza tralasciare il grande amore di Carlo per la musica: i primi concerti di Beatles e
Who, gli incontri con David Bowie, David Gilmour e Led Zeppelin. Un libro per scoprire un
"privato" inedito e i molteplici aspetti di un regista, attore, autore che ha ammaliato, divertito,
fatto riflettere generazioni di italiani. Un artista che - attraverso la sua trentennale carriera -
ha tracciato un formidabile, lucido, disincantato e talvolta spietato ritratto del nostro paese.
UN GIOCO DA RAGAZZE di Marina Terragni
Troppi uomini. È stato questo eccesso maschile a metterci nei guai. Questa la
malattia da cui il nostro Paese chiede di guarire: troppi uomini deboli, narcisisti e
attaccati al potere nelle stanze in cui si decide - e spesso non si decide - sulla vita
di tutti. La crisi che stiamo attraversando è la prova che la narrazione del
patriarcato non funziona più. Che le cose non possono più andare in questo modo.
Che l'economia, la politica, il lavoro, la vita non possono più essere quelli che
conosciamo. È pensabile che a portarci in salvo siano quegli stessi troppi uomini, vecchi,
stanchi e prepotenti, e quelle stesse logiche, quell'idea di potere, quella lontananza dalla vita
reale che sono all'origine del problema? È logico che invece i temi posti dalle donne, la loro
responsabilità, la loro concretezza, la loro capacità di cura, il loro senso immediato di ciò che è
primario, la loro vicinanza alla vita, la loro idea di economia, di crescita e di sviluppo, la forza
intatta dei loro desideri continuino a non fare agenda politica? No. Ma perché le cose cambino,
per il bene di tutti, bisogna mandare via un bel po' di quegli uomini che non vogliono mollare.
E il modo più semplice per farlo è che un numero corrispondente di donne vada al loro posto.
Fuori dalla Camera, che dobbiamo fare ordine! In questo libro fresco e battagliero, giocoso e
intenso, Marina Terragni ragiona di potere, rappresentanza, economia e sviluppo, di bellezza e
desiderio, e anche di uomini, facendo giustizia di molti luoghi comuni.
LA CINA IN DIECI PAROLE di Yu Hua
Un illuminante e coraggioso vademecum del pianeta Cina, articolato in dieci parole
chiave - alcune storiche come "popolo" e "rivoluzione", altre di recente creazione,
come "taroccato" e "huyou", fregatura - in cui Yu Hua coglie i punti nevralgici di una
società malata e svela cosa si nasconda dietro i numeri trionfali di uno sviluppo
tanto rapido quanto sbilanciato. Le nostre interpretazioni eurocentriche vanno in
frantumi e la Cina diventa, così, leggibile. "La Cina in dieci parole" non è un'invettiva che
strizza l'occhio al lettore, ma un canto appassionato delle sofferenze di un popolo, della
meschinità degli esseri umani e della loro grandezza. È coraggioso perché racconta lo
svuotamento di senso della parola "popolo" del dopo Tian'anmen, l'insospettabile fallimento
delle Olimpiadi di Pechino, la tragedia di orde di venditori abusivi, l'orrore delle demolizioni
forzate e un paese dove non esistono più leader. Soprattutto, Yu Hua ama raccontare storie,
tenere, comiche, esilaranti, terribili, commoventi: migliaia di bambini in un villaggio remoto
che ignorano il gioco del calcio, Obama che campeggia sorridente sui cartelloni pubblicitari di
un'imitazione del Blackberry, gente che si accalca sulla strada per stringere la mano alla sosia
in gonnella di Mao, una coppia di disoccupati che si suicida perché non può comprare una
banana al figlio, un bambino che chiede alla polizia di rilasciare i suoi rapitori perché sono
troppo poveri...
O I FIGLI O IL LAVORO di Chiara Valentini
Qualcuno l'ha paragonata a un campo di battaglia. È la maternità delle donne che
lavorano e vorrebbero continuare a farlo senza subire stress e umiliazioni anche
quando scelgono di mettere al mondo un bambino. Invece, in Italia come in
nessun altro paese europeo, lavoro e maternità rischiano di diventare parole
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3. inconciliabili. Molte che avevano un rapporto di lavoro fisso, tornando in ufficio o in fabbrica,
vengono messe nell'angolo e a volte mobbizzate, per spingerle a dimettersi. Almeno una
giovane mamma su cinque lascia il posto e in molti casi non lo ritroverà. È ancora peggio fra le
precarie, le ragazze dei contratti a termine o a progetto, che per non essere mandate via
nascondono il pancione come una colpa e spesso rinunciano alla maternità perché non possono
contare su uno stipendio stabile né su un posto all'asilo nido, spesso irraggiungibile. Chiara
Valentini racconta per la prima volta nel suo complesso questa realtà dura e preoccupante,
dando la parola da una parte all'altra d'Italia a manager e donne delle pulizie, a pubblicitarie e
a operatrici dei call center. Ma anche fra le mamme lavoratrici qualcosa si muove. Dai siti, dai
blog e da nuove associazioni e movimenti chiedono rispetto e diritti, compreso quello della
maternità universale. E cominciano a portare in tribunale aziende e amministrazioni pubbliche
che le discriminano perché madri. Prefazione di Susanna Camusso.
IL CORAGGIO DELLA LIBERTA’ di Corrado Augias
In novant'anni di storia, dal 1922 al 2011, abbiamo avuto il Ventennio fascista e il
quasi-ventennio berlusconiano: per poco meno di metà della nostra vicenda
nazionale abbiamo scelto di farci governare da uomini con una evidente, e
dichiarata, vocazione autoritaria. Perché? Una risposta possibile è che siamo un
popolo incline all'arbitrio, ma nemico della libertà. Vantiamo record di evasione
fiscale, abusi edilizi, scempi ambientali. Ma anche di compravendita di voti,
qualunquismo: in poche parole una tendenza ad abdicare alle libertà civili su cui
molti si sono interrogati. Da Leopardi a Carducci che dichiarava "A questa nazione, giovine di
ieri e vecchia di trenta secoli, manca del tutto l'idealità", fino a Gramsci che lamentava un
individualismo pronto a confluire nelle "cricche, le camorre, le mafie, sia popolari sia legate alle
classi alte". Per tacere di Dante con la sua invettiva "Ahi serva Italia, di dolore ostello!" e di
Guicciardini con la denuncia del nostro amore per il "particulare". Con la libertà vera, faticosa,
fatta di coscienza e impegno sembriamo trovarci a disagio, pronti a spogliarcene in favore di
un qualunque Uomo della Provvidenza. Questo libro, un'indagine colta e curiosa su una
pericolosa debolezza del nostro carattere, è anche un appello a ritrovare il senso alto della
politica e della condivisione di un destino. La libertà, intesa come il rispetto e la cura dei diritti
di tutti, non è un'utopia da sognare ma un traguardo verso cui tendere.
WEEKEND LOWCOST
38 itinerari tra mare e montagna, arte, natura, benessere, shopping ma anche
passeggiate a piedi o in bicicletta, trenini verdi, escursioni sull'acqua. Tantissime
occasioni di svago e relax, proposte di livello che abbinano alla qualità un impatto
ambientale rigorosamente "low".
Le immagini e i contenuti sono tratti dal sito www.ibs.it
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