Privatizzazione poste dichiarazione di massimo cestaro seg
1. Sindacato Lavoratori Comunicazione
DICHIARAZIONE DI MASSIMO CESTARO
SEGRETARIO GENERALE SLC CGIL
Nei giorni scorsi abbiamo appreso l’intenzione del Governo di cedere ai privati, entro l’anno, una quota di
partecipazione in Poste Italiane di circa il 30-40%.
Occorre grande attenzione quando si avviano processi di privatizzazione anche in casi come questo dove
comunque la parte pubblica rimarrebbe largamente maggioritaria: questo ha la sua importanza, assunta la
peculiarità di “servizio pubblico” svolto da Poste.
Tuttavia i dubbi si infittiscono se consideriamo almeno due dati. Il primo riguarda la qualità imprenditoriale di
quei soggetti privati che si sono misurati con la privatizzazione di asset strategici per il sistema paese; il
secondo attiene alla considerazione che il progetto di parziale privatizzazione di Poste sia ispirato – ancora una
volta – alla necessità di “fare cassa” e non ad una visione strategica che, invece, questa azienda deve avere.
Poiché abbiamo sotto gli occhi tutta intera la vicenda Telecom, sappiamo con quali criteri sia stata fatta la sua
privatizzazione; sappiamo che il privato ha fatto infinitamente peggio di quanto non abbia fatto il pubblico;
sappiamo che proprio questo Governo e questo Presidente del Consiglio siano rei di una colpevole latitanza
(non sapremmo dire anche quanto disinteressata) su una vicenda che, con ogni probabilità, porterà
all’impoverimento di una azienda che è stata all’avanguardia a livello mondiale. Sappiamo, cioè, che questo è un
paese incapace non solo di sviluppare, ma nemmeno semplicemente di tutelare le proprie eccellenze e ciò per via
di una combinazione micidiale tra una politica miope coi pensieri cortissimi e “grandi” imprenditori privati con
mani lunghissime.
Anche per queste ragioni l’idea che gli stessi dipendenti di Poste Italiane possano partecipare al “rischio di
Impresa” (perché anche di questo si parla) non può che vederci contrari: questa ipotesi segnerebbe, tra l’altro,
una novità nel panorama nazionale e nei sistemi di relazioni industriali tra azienda e sindacato e le novità non è
sempre detto che siano portatrici di progresso.
Tutt’altra cosa, invece, è il rafforzamento della partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa che significa
forme migliori e più avanzate di coinvolgimento nelle scelte aziendali, senza scivolare nella cogestione poiché
devono rimanere distinte le prerogative della società da quelle delle rappresentanze sindacali.
Infine, abbiamo la preoccupazione, anch’essa fondata, che, al di là dei proclami rassicuranti di queste ore, nel
tempo si faccia strada l’idea dello spacchettamento dell’Azienda. Tecnicamente si chiama “valorizzazione degli
asset aziendali”: espressione che fa molto effetto nel forbito linguaggio manageriale, ma che in concreto vuol dire
“spezzatino” finalizzato a garantire utili agli azionisti.
Per quanto ci riguarda, se privatizzazione dev’essere, la formula che rimane quella più affidabile nel tempo è
quella della “public-company”: un azionariato privato “diffuso”, non concentrato nella mani di pochi, che
risponde, nel suo assetto azionario, al criterio di servizio pubblico svolto dall’impresa. Fermo restando tutte le
cautele del caso, forse sarebbe il caso di prendere in considerazione la novità di quest’ultimo decennio
rappresentata dall’affermazione dei Fondi di Previdenza Complementare: è il risparmio dei lavoratori e, come
tale, non deve essere sottoposto a rischi, ma, al tempo stesso, possono essere risorse impiegabili per la crescita e
lo sviluppo di aziende di interesse pubblico e di pubblica utilità come senz’altro lo sono Poste Italiane.
Roma,13 Gennaio 2014
SLC-CGIL Piazza Sallustio 24 – 00187 Roma
Tel. 06 4204 8204 Fax 064824325
Sito internet http://www.slc.cgil.it e-mail: segreteria.nazionale@slc.cgil.it