1. LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NELLA REGIONE MARCHE
Le relazioni della Direzione Nazionale Antimafia, delle autorità
giudiziarie, della Direzione Investigativa Antimafia e delle forze
dell’ordine descrivono un progressivo aumento della presenza delle
organizzazioni criminali italiane e straniere nelle Marche. Tali gruppi non
esercitano il controllo militare del territorio, come in alcune zone delle
regioni di tradizionale insediamento, e agiscono attraverso l’inserimento
nelle attività economiche, il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, il
riciclaggio di risorse illecite, lo sfruttamento della prostituzione e del
lavoro nero, la tratta di esseri umani, il contrabbando, in particolare di
tabacchi, la contraffazione. L’azione delle mafie si svolge in collegamento
e in accordo con la criminalità locale.
Gli insediamenti mafiosi.
L’ultima relazione al Parlamento (febbraio 2015) sulle attività delle forze
di polizia, sullo stato delle forze dell’ordine e della sicurezza pubblica e
sulla criminalità organizzata nelle Marche ha evidenziato: “l’insediamento
nella zona di Jesi (An), Fabriano (An), Cagli (Pu), Frontone (Pu), Pergola
(Pu) e Serra Sant’Abbondio (Pu) d imprese edili gestite da elementi
tangenziali a sodalizi mafiosi, tra i quali emergono gli Alvaro di Sinopoli
(Rc); nella provincia di Ancona – stante anche il comparto produttivo della
cantieristica navale – la presenza di soggetti riconducibili ad aggregati
criminali camorristici e, segnatamente, ai clan partenopei Lo Russo,
Marfella e Polverino; nella provincia di Macerata, elementi affiliati ai clan
di camorra Abbenante e Prestieri dediti al traffico di stupefacenti, nonché
alcuni pregiudicati sardi contigui ai Moro attivi nelle rapine in danno di
istituti di credito e di furgoni portavalori, nonché nel favoreggiamento
della latitanza di corregionali. Sulla fascia costiera della provincia, si
registra la presenza di soggetti riconducibili a Cosa Nostra siciliana; nelle
province di Ancona, Ascoli Piceno e Macerata, appartenenti a qualificate
consorterie pugliesi, calabresi e siciliane, risultano attivi nel narcotraffico,
nell’usura, nelle estorsioni, nel riciclaggio e nel supporto logistico a
corregionali latitanti, anche sulla base di ripartizioni territoriali concordate
tra i vari gruppi criminali”.
2. Nell’ultima relazione ( gennaio 2015) la DNA segnala che: la regione è
“esposta al potenziale rischio di infiltrazione della criminalità organizzata
che potrebbe acquisire la gestione diretta e/o indiretta, attraverso l’impiego
di capitali illecitamente accumulati, di alcune realtà economiche
regionali”; “si continua a registrare la presenza di personaggi legati ad
associazioni di tipo mafioso (…) che costituiscono un vero e proprio
pericolo per il tessuto socio-economico della regione Marche”.
Arresti e sequestri di beni.
Nel 2014 sono state arrestate due persone associate alla camorra: in
febbraio a Montemarciano (An) un affiliato al clan Schiavone; in marzo a
Porto Recanati (Mc) un affiliato al clan Aprea.
Inoltre si segnala il pericolo che la ‘ndrangheta abbia avviato attività per il
riciclaggio di denaro, il traffico di stupefacenti e il controllo degli appalti.
In particolare in luglio l’operazione “Aspromonte” ha evidenziato l’attività
nel fanese di un gruppo legato alla criminalità organizzata calabrese.
L’autorità giudiziaria ha disposto perquisizioni, fermi e sequestri nei
confronti di un gruppo di 13 malviventi accusati di usura e riciclaggio.
Sono state poste sotto sequestro 13 unità immobiliari e 4 società
commerciali.
Nel dicembre 2014 l’operazione “Quarto passo” ha coinvolto anche le
Marche. L’indagine ha individuato attività criminali della ‘ndrangheta in
Umbria, ha coinvolto anche due persone residenti a Civitanova Marche e
ha scoperto che il gruppo mafioso aveva messo a segno una serie di furti di
macchinari vari in cantieri edili di diverse località (Recanati, Porto
Recanati, Castelfidardo) per trasportarli in Umbria e poi rivenderli o
utilizzarli in cantieri controllati dalla ‘ndrangheta.
Nel maggio 2015 l’autorità giudiziaria di Ancona ha disposto l’arresto di 5
persone per associazione a delinquere di stampo mafioso, rapina, traffico
di droga, estorsione e banda armata: 2 arrestati risiedono a Porto Recanati,
2 a Montegranaro e uno a Caserta.
Gli allarmi e i segnali.
Il Procuratore generale di Ancona Vincenzo Macrì, in occasione
dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2015, rispetto alla presenza della
criminalità organizzata, ha evidenziato “un progressivo deterioramento”
della “relativa tranquillità della regione che tende – purtroppo – ad
3. allinearsi a quella di regioni limitrofe, Abruzzo, Umbria, Emilia-
Romagna”.
Il Procuratore ha inoltre aggiunto che “certo è che i segnali tipici di attività
dalle modalità mafiose ci sono e anche numerosi; vanno dai
danneggiamenti mediante incendio agli stabilimenti balneari e agli chalet
del litorale, a impianti industriali, al Palascherma di Jesi, ad atteggiamenti
intimidatori e violenti in danno di operatori commerciali, ad alcuni omicidi
dal movente estorsivo e di accaparramento di attività in regime di
monopolio”.
Lo spaccio di stupefacenti e la prostituzione, in particolare nel territorio
compreso tra Falconara e Senigallia, e da Porto Recanati a Porto San
Giorgio, appaiono gestiti da vere e proprie organizzazioni criminali.
Infine la relazione del Procuratore generale ha evidenziato che sono diffusi
“reati di criminalità economica che coinvolgono imprese e uffici pubblici e
privati di grandi dimensioni: Banca Marche, Agenzia delle entrate,
manifatture tabacchi, impianti di biogas, controllo settore onoranze
funebri, clonazione di carte di credito e relative truffe, truffe comunitarie,
contraffazione di marchi, frodi alimentari con proiezioni internazionali”.
Tali reati indicano un deterioramento della situazione criminale e il rischio
di infiltrazioni finalizzate al riciclaggio.
Le mafie straniere.
Sono attive organizzazioni criminali straniere nord africane, domenicane,
albanesi, pakistane e romene dedite al traffico di sostanze stupefacenti, allo
sfruttamento della prostituzione e alla tratta di esseri umani. Gruppi
criminali cinesi gestiscono il mercato della contraffazione e reinvestono i
profitti acquistando immobili e avviando attività economiche. Il porto di
Ancona continua a costituire un punto strategico per le diverse
organizzazioni criminali italiane e straniere.
Le organizzazioni criminali, anche utilizzando la duratura crisi economica,
si inseriscono nel tessuto imprenditoriale mediante due strumenti: il
reimpiego di capitali illeciti nella costituzione di imprese; gli investimenti
nel settore immobiliare. Tali organizzazioni inoltre sono interessate a
mantenere un ruolo nel traffico di sostanze stupefacenti, nelle estorsioni,
nel controllo dei locali notturni e delle bische clandestine.