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Carl Gustav Jung
Chi era Carl Gustav Jung?
• Carl Gustav Jung nasce a Kesswil il 26 luglio 1875.
• Nel 1895 si iscrive alla facoltà di Medicina di Basilea.
• Nel 1890 si laurea con una tesi dal titolo Psicologia e patologia dei cosiddetti
fenomeni occulti basata sulle esperienze sonnamboliche e ipnotiche fatte
in compagnia della cugina medium Héléne Preiswerk.
• L’interesse per la psicologia affonda le radici in una sofferenza nevrotica
personale: da giovane, di fronte a situazioni di difficoltà, aveva degli
svenimenti psicogeni e passava molto tempo a fantasticare ad occhi
aperti.
• Dopo la laurea entra come primo assistente di Bleuler all’ospedale
psichiatrico Burghölzli di Zurigo, dove si confronta con la patologia
psichiatrica più grave: la schizofrenia.
IPOTESI
ORGANICISTICA
IPOTESI
PSICOGENETICA?
Il destino è biologicamente
predeterminato?
La patologia può essere
affrontata solo in termini
descrittivi?
E’ possibile dare un senso ai
deliri insensati degli
schizofrenici attraverso le loro
associazioni verbali?
E’ possibile studiare i simboli di
questa patologia?
Dementia Praecox
FREUD
JANET
KRAEPEL
IN
• Nel 1907 pubblica Dementia praecox, dove intende esplorare in modo
profondo i simboli di questa patologia.
• Nel 1910 diviene Presidente dell’Associazione Internazionale di
Psicoanalisi.
• Carl Gustav Jung muore il 6 giugno 1961.
L’incontro con Freud
• Nel 1907, dopo aver preso pubblica posizione rispetto a un
testo che criticava la teoria freudiana sull’isteria, Jung va a
Vienna per incontrare Freud.
• «Jung considerava l’incontro con Freud come l’evento più
importante della sua vita e un paio di mesi dopo il loro primo
incontro disse a Freud che arrivare a conoscere la psicoanalisi
significava gustare l’albero del Paradiso e raggiungere la
conoscenza» (Jones, 1953).
• Per sei anni, dal 1907 al 1913, Freud e Jung si incontrano di
persona solo una decina di volte ma intraprendono un
rapporto epistolare molto intenso.
L’incontro con Freud
• «Quantunque la loro personalità fosse molto diversa
per origine familiare, per formazione culturale e per
struttura mentale, e benché di tale diversità fossero
consapevoli così da farne oggetto di frequenti
osservazioni, Freud e Jung hanno cercato
disperatamente la via di un accordo scientifico e
umano insieme» (Musatti, 1974).
Divergenze e incompatibilità
• Entrambi condividevano l’interesse per i fenomeni occulti,
ma data la diversa appartenenza culturale, il loro approccio al
regno del mistico fu fortemente diverso:
Uomo di scienza, fautore della
razionalità, Freud era maldisposto
verso tutto ciò che non potesse essere
spiegato con i criteri della scienza.
Temeva che parlare dei fenomeni
occulti in pubblico potesse
compromettere il valore scientifico
delle sue teorie.
FREUD JUNG
Esaltava l’irrazionale considerandolo
una componente essenziale della vita
ed era profondamente attratto dagli
aspetti mistico-religiosi considerandoli
importanti segni di solidità dell’uomo.
• Nel 1912, nel corso di un serie di conferenze, Jung inizia a
mettere in secondo piano l’eziopatogenesi sessuale delle
nevrosi, ipotesi centrale nell’impianto teorico freudiano.
• «Faremmo bene a non venircene fuori in prima linea con la
teoria della sessualità […]. Io credo che affermando
pubblicamente certe cose si taglierebbe il ramo sul quale riposa
la civiltà […]. Sia con gli studenti che con i pazienti ottengo
molto di più se non dò eccessivo risalto all’argomento della
sessualità» (Lettera di Jung a Freud citata in Jones, 1953).
• Nel 1913 Jung si dimette dalla carica di direttore dello
«Jahrbuch».
• Nel 1914 Freud scrive Per la storia di un movimento
psicoanalitico in cui - con tono polemico - rivendica la
centralità della sessualità nell’insorgere dei sintomi nevrotici.
Con la sua pubblicazione, Jung e il suo gruppo di analisi
svizzeri si dimettono dall’Associazione Psicoanalitica
Internazionale.
• Se da un lato Freud desiderava trovare in Jung il suo erede,
colui che poteva sopravvivergli e continuare la sua impresa,
dall’altro temeva di esserne precocemente detronizzato, ma
soprattutto non poteva tollerare che manifestasse idee
diverse. L’erede per Freud doveva essere un fedele
continuatore dell’impianto della psicoanalisi freudiana così
com’era.
La Psicologia Analitica
• Nel 1914 Jung, separatosi dal movimento psicoanalitico,
intraprende un cammino indipendente e fonda la Psicologia
Analitica.
• «Io indico con questo nome un particolare indirizzo della
psicologia che si occupa principalmente dei fenomeni psichici
complessi … chiamo «analitico» questo indirizzo perché esso si
è sviluppato dalla «psicoanalisi» di Freud. Freud ha
identificato la psicoanalisi colla sua teoria della rimozione dei
complessi sessuali, e così l’ha dottrinariamente fissata. Io
evito quindi l’espressione psicoanalisi» (Jung, 1942).
La «malattia creativa»
PERCORSO DI
DEIFICAZIONE
TECNICA
DELL’IMMAGINAZIONE
ATTIVA
DIVENTARE
INDIVIDUO
FARE ESPERIENZA DI
UN REGNO
TRASCENDENTALE,
OSSIA
DELL’INCONSCIO
IMPERSONALE
ESPERIENZEVISIONARIE DALLE
CARATTERISTICHE MISTICHEGGIANTI
E PSICOTICHE DELIBERAMENTE
INDOTTE
TENTATIVO DI
AUTOCURA
• Dopo la separazione da Freud, per circa 6 anni, Jung passo un
periodo di «malattia creativa» durante il quale si autocurò
«utilizzando la tecnica dell’immaginazione autoimposta e del
disegno dei propri sogni» (Ellenbreger, 1970).
Questo percorso interiore diventerà anche il percorso terapeutico
dell’analisi junghiana
QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE
TRA IL PENSIERO DI JUNG
E QUELLO DI FREUD?
Il concetto di libido
La sessualità è la pietra miliare delle
scoperte sulla nevrosi.
La libido è l'aspetto psichico della
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venire investita, ossia diretta, verso di
sé o verso un oggetto esterno.
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è il risultato della sublimazione
di forze pulsionali.
Rifiutava il «pansessualismo»
freudiano che spiegava tutto in
termini di sessualità rimossa.
Sostituì il concetto di libido con quello
di energia psichica intesa nei termini
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individui gli uni agli altri o un individuo
alla natura.
La creatività umana è
un valore, una risorsa umana
a sé stante e positiva.
FREUD
JUNG
La psicologia delle religioni
Interessato all’aspetto antropologico,
studiava i resoconti dei popoli primitivi
per trovare conferma dell’importanza
evolutiva e organizzativa, anche in
diverse culture, del complesso di Edipo.
Il complesso di Edipo è una
tappa fondamentale dello
sviluppo dell’essere umano ed
è l’espressione di vicissitudini pulsionali
rielaborate dall’esperienza soggettiva
con i propri genitori
Attratto dai principi di rigenerazione e
rinascita, era interessato al simbolismo
degli antichi culti misterici, considerando
secondario il simbolismo sessuale
inconscio e mostrando riserve sulla
«realtà» del complesso edipico.
In generale Jung è più interessato alle
esperienze creative e spirituali dell’uomo.
Lettura metaforica e simbolica:
il complesso di Edipo
è una rappresentazione
universale e innata,
non soggettiva
FREUD
JUNG
Il Complesso di Edipo
Il concetto di inconscio
L’inconscio è da una parte strutturale
(coincidente con l’Es e con alcune
porzioni dell’Io e del Super-io) e
dall’altra dinamico, quale luogo del
rimosso.
L’accento è, da un lato,
sull’organizzazione e sul
funzionamento dell’apparato psichico
individuale che deve fare i conti con la
matrice pulsionale di base e, dall’altro,
sul concetto di inconscio come
qualcosa di inconoscibile.
L’inconscio è qualcosa di indefinito e
generico, è la parte oscura e profonda
dell’essere umano, «una parte oscura
dell’anima» (Jung, 1940).
Distingue un inconscio individuale, più
superficiale, con fantasie inconsce di
carattere personale, da un inconscio
collettivo, con fantasie di carattere non
personale analoghe ai temi mitologici
precristiani che emergerebbero nei
sogni e della psicosi.
FREUD
JUNG
L’inconscio per Jung
• L’INCONSCIO INDIVIDUALE contiene «complessi», cioè
nuclei affettivi e ideativi concernenti vari temi di natura non
esclusivamente sessuale, ma anche contenuti etici che
possono perturbare in senso patologico il comportamento
individuale.
• L’INCONSCIO COLLETTIVO trascende l’esperienza personale,
è trasmesso per via ereditaria, è innato ed è abitato dagli
«archetipi» universali.
• La mitologia, ossia la constatazione che un tema comune
mitologico possa accomunare civiltà molto lontane tra loro o
sia presente nel delirio psicotico, è l’espressione
incontrovertibile dell’esistenza di un patrimonio inconscio
comune.
Io
Idea
Complesso junghiano
Gli archetipi sono «contenuti dell’inconscio universalmente
presenti che rappresentano lo strato collettivo più profondo
[…] sono l’espressione o la manifestazione psichica
dell’istinto» (Jung, 1940).
Sono una potenzialità: cioè sono sempre presenti, ma
emergono in determinate situazioni (cfr con concezione
moderna dell’eziologia genetica+ambientale della malattia).
Sono legati a particolari fasi dello sviluppo emotivo della
persona, dalla adolescenza (Ombra), alla giovinezza-
maturità (Anima/Animus), alla vecchiaia (Vecchio
saggio/Grande madre, Sé).
Archetipi junghiani
"Ho chiamato questa possibilità “archetipo”. Intenderei
dunque con “archetipo” una proprietà strutturale, una
precondizione della psiche collegata in qualche modo
all’attività del cervello" (Jung, 1937)
"Gli archetipi rappresentano una protezione efficace contro
la strapotenza della coscienza sociale e della psiche di
massa che questa comporta” (Jung, 1947)
Io
Persona
Esempio di costellazione
complessuale nevrotica
Io
Ombra
Esempio di costellazione
complessuale paranoide
La teoria junghiana della personalità
INCONSCIO
COSCIENZA
COLLETTIVO INDIVIDUALE
IO CENTRALE PERSONA
UNA STRUTTURA CHE
SI E’ ADATTATA ALLA
REALTA’ E
ALLE NORME SOCIALI
E’ LA MASCHERA CHE
FACCIAMO VEDERE
AGLI ALTRI
DEPOSITARIO DEL
SENSO DI IDENTITA’ E
DI CONTINUITA’
• Alla base della personalità c’è un’energia vitale indifferenziata.
OMBRA
LA PARTE ISTINTUALE,
NEGATIVA E PIU’
NASCOSTA DI NOI
STESSI
OBIETTIVO
TERAPEUTICO
RAGGIUNGERE
UN ATTEGGIAMENTO
NON GIUDICANTE
VERSO QUESTO
LATO NASCOSTO
DI SE’
LA SUA FUNZIONE E’
MEDIARE TRA IO E
MONDO ESTERNO
ANIMA
ANIMUS
ARCHETIPO MASCHILE
E FEMMINILE DELLA
PERSONALITA’
IL DIVARIO SE ECCESSIVO
E’ FONTE DI SOFFERENZA
PSICOLOGICA
ANIMA
ARCHETIPO
FEMMINILE
DELL’UOMO
FATTO DI
IRRAZIONALITA’,
IMMAGINAZIONE,
FANTASIA E GIOCO
ANIMUS
ARCHETIPO
MASCHILE
DELLA DONNA
FATTO DI
RAZIONALITA’,
CONSAPEVOLEZZA
E INTELLETTO
SE’
LA «PERSONALITA’ SOVRAORDINATA»
LATOTALITA’ DELLA PERSONALITA’ CONSCIA E INCONSCIA
Le manifestazioni della personalità
• In Sulla questione dei tipi psicologici (1913) e in Tipi psicologici
(1921), Jung descrive la sua teoria sulla personalità.
• Vi sono due atteggiamenti fondamentali: introversione vs
estroversione. Più 2 funzioni psicologiche: razionale vs
percettiva.
INTROVERSIONE
LA MODALITA’ DI
TRARRE DA FATTORI
INTERIORI LAVITALITA’
E LE MOTIVAZIONI
ESTROVERSIONE
LA MODALITA’ DI
TRARRE DA FATTORI
ESTERNI LAVITALITA’
E LE MOTIVAZIONI
FUNZIONE RAZIONALE
PENSIERO E SENTIMENTO
FUNZIONE PERCETTIVA
SENSAZIONE E INTUIZIONE
MODALITA’ OPPOSTE
E COMPLEMENTARI DI
ENTRARE IN CONTATTO
CON IL MONDO
SUPERIORE
AUSILIARIA
INFERIORE
16TIPI PSICOLOGICI
Il processo di individuazione
PRIMA FASE
L’individuo giunge a conquistare il suo posto nel mondo
attraverso scelte razionali ed affettive riguardanti proprie
aspirazioni, obiettivi e ideali
SECONDA FASE
L’individuo comincia a fare i conti con la sua mortalità
L’esito ideale dello sviluppo è l’individuo integrato che funziona
armonicamente rispetto alle sue tendenze istintuali e
archetipiche e il suo essere al mondo come persona
Il risultato è giungere all’unificazione della propria
personalità.
«SAGGEZZA»
UNO STATO DI EQUILIBRIO
DEL SE’ E DI
COMPLETEZZA CHE
ESCLUDE LA PAURA DI
MORIRE
• Jung non si interessa allo sviluppo psichico infantile. Riconosce nella vita
essenzialmente due fasi di sviluppo, un percorso che chiama
«individuazione»:
La teoria della tecnica psicoterapeutica
• MINOR IMPORTANZA AL PASSATO DEL PAZIENTE E AL RECUPERO DELLE
RIMOZIONI
• MAGGIORE ATTENZIONE AL CONFLITTO ATTUALE, CHE DEVE ESSERE CURATO
NEL PRESENTE
• RIFIUTO DELL’ATTEGGIAMENTO DI NEUTRALITA’: ABBANDONO DEL LETTINO,
RIDUZIONE NUMERO DELLE SEDUTE
• ENFASI SULLA RELAZIONE REALE FRA TERAPEUTA E PAZIENTE, NON SUL
TRANSFERT
• TECNICA DELL’IMMAGINAZIONE ATTIVA: METODO DI INTROSPEZIONE CHE
CONSISTE NELL’OSSERVARE IL FLUIRE DELLE IMMAGINI INTERIORI
PRESCIDENDO DAOGNI CRITICA
• UTILIZZO DEL DISEGNO: SI INVITA IL PAZIENTE A DISEGNARE O DIPINGERE UN
QUADRO DELLA SUA SITUAZIONE PSICHICA ALLO SCOPO DI PORTARE LA
COSCIENZAA UNA DISTANZA DI SICUREZZA DALL’INCONSCIO
La teoria della tecnica psicoterapeutica
• ASSEGNAZIONE DI COMPITI: INVITARE IL PAZIENTE A COLLABORARE
ATTIVAMENTE PER LIMITARE LA REGRESSIONE INFANTILE E APPLICARE
CONCRETAMENTE, CON NUOVI COMPORTAMENTI, QUANTO APPRENDE
NELLA CURA
• ASSUME MOLTA IMPORTANZA IL CONTROTRANSFERT: LA CONSAPEVOLEZZA
DEL TERAPEUTA DI DOVE POTER CONDURRE IL PAZIENTE A PARTIRE DA UNA
CONOSCENZA DEI PROPRI LIMITI APPRESI NELL’ANALISI DIDATTICA
[…] per il risultato di una cura psichica la personalità del medico, come quella
del paziente, è spesso infinitamente più importante delle cose che il medico dice
e crede, sebbene queste ultime possano essere un non disprezzabile fattore di
perturbazione o di guarigione. Il confluire di due personalità è come la miscela
di due sostanze chimiche differenti: se interviene un legame, ambedue sono
trasformate […]. Il medico è, come il paziente, un elemento del processo
psichico della cura, e perciò è esposto, come quest’ultimo, alle influenze
trasformatrici. (Jung, 1942)
Il sogno per Jung
• «E’ una terra intermedia fra la psicologia del normale e quella
patologica» (Jung, 1940)
• «Non ho teorie intorno ai sogni» (Jung, 1942)
• Il sogno, per Jung, è inteso non tanto come il prodotto del
desiderio inconscio, ma come un’attività indefinibile, portatrice
di verità come di illusioni, di anticipazioni, di rappresentazioni di
parti del sognatore e di conflitti attuali. Non è quindi
interpretato in terapia come avrebbe fatto Freud.
• Il sogno va interpretato all’interno della produzione onirica del
sognatore e quindi messo in collegamento con gli altri sogni,
non come prodotto a sé stante.
La fantasia per Jung
• «Io mi sforzo di unirmi al paziente nelle sue fantasie, perché ho
un’opinione molto alta della fantasia. Per me essa è, in ultima
analisi, la forza materna creatrice dello spirito umano. […]
Tutte le opere dell’uomo hanno la loro origine nella fantasia
creativa». (Jung, 1942).
• Jung valorizzava tutti gli aspetti regressivi, ritendendoli
potenzialmente alla base di eventi psichici positivi, quali la
creatività.
• Freud, al contrario, definiva la fantasia come una attività di
compensazione rispetto al desiderio pulsionale.

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  • 2. Chi era Carl Gustav Jung? • Carl Gustav Jung nasce a Kesswil il 26 luglio 1875. • Nel 1895 si iscrive alla facoltà di Medicina di Basilea. • Nel 1890 si laurea con una tesi dal titolo Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti basata sulle esperienze sonnamboliche e ipnotiche fatte in compagnia della cugina medium Héléne Preiswerk. • L’interesse per la psicologia affonda le radici in una sofferenza nevrotica personale: da giovane, di fronte a situazioni di difficoltà, aveva degli svenimenti psicogeni e passava molto tempo a fantasticare ad occhi aperti. • Dopo la laurea entra come primo assistente di Bleuler all’ospedale psichiatrico Burghölzli di Zurigo, dove si confronta con la patologia psichiatrica più grave: la schizofrenia.
  • 3. IPOTESI ORGANICISTICA IPOTESI PSICOGENETICA? Il destino è biologicamente predeterminato? La patologia può essere affrontata solo in termini descrittivi? E’ possibile dare un senso ai deliri insensati degli schizofrenici attraverso le loro associazioni verbali? E’ possibile studiare i simboli di questa patologia? Dementia Praecox FREUD JANET KRAEPEL IN • Nel 1907 pubblica Dementia praecox, dove intende esplorare in modo profondo i simboli di questa patologia. • Nel 1910 diviene Presidente dell’Associazione Internazionale di Psicoanalisi. • Carl Gustav Jung muore il 6 giugno 1961.
  • 4. L’incontro con Freud • Nel 1907, dopo aver preso pubblica posizione rispetto a un testo che criticava la teoria freudiana sull’isteria, Jung va a Vienna per incontrare Freud. • «Jung considerava l’incontro con Freud come l’evento più importante della sua vita e un paio di mesi dopo il loro primo incontro disse a Freud che arrivare a conoscere la psicoanalisi significava gustare l’albero del Paradiso e raggiungere la conoscenza» (Jones, 1953). • Per sei anni, dal 1907 al 1913, Freud e Jung si incontrano di persona solo una decina di volte ma intraprendono un rapporto epistolare molto intenso.
  • 5. L’incontro con Freud • «Quantunque la loro personalità fosse molto diversa per origine familiare, per formazione culturale e per struttura mentale, e benché di tale diversità fossero consapevoli così da farne oggetto di frequenti osservazioni, Freud e Jung hanno cercato disperatamente la via di un accordo scientifico e umano insieme» (Musatti, 1974).
  • 6. Divergenze e incompatibilità • Entrambi condividevano l’interesse per i fenomeni occulti, ma data la diversa appartenenza culturale, il loro approccio al regno del mistico fu fortemente diverso: Uomo di scienza, fautore della razionalità, Freud era maldisposto verso tutto ciò che non potesse essere spiegato con i criteri della scienza. Temeva che parlare dei fenomeni occulti in pubblico potesse compromettere il valore scientifico delle sue teorie. FREUD JUNG Esaltava l’irrazionale considerandolo una componente essenziale della vita ed era profondamente attratto dagli aspetti mistico-religiosi considerandoli importanti segni di solidità dell’uomo. • Nel 1912, nel corso di un serie di conferenze, Jung inizia a mettere in secondo piano l’eziopatogenesi sessuale delle nevrosi, ipotesi centrale nell’impianto teorico freudiano.
  • 7. • «Faremmo bene a non venircene fuori in prima linea con la teoria della sessualità […]. Io credo che affermando pubblicamente certe cose si taglierebbe il ramo sul quale riposa la civiltà […]. Sia con gli studenti che con i pazienti ottengo molto di più se non dò eccessivo risalto all’argomento della sessualità» (Lettera di Jung a Freud citata in Jones, 1953). • Nel 1913 Jung si dimette dalla carica di direttore dello «Jahrbuch». • Nel 1914 Freud scrive Per la storia di un movimento psicoanalitico in cui - con tono polemico - rivendica la centralità della sessualità nell’insorgere dei sintomi nevrotici. Con la sua pubblicazione, Jung e il suo gruppo di analisi svizzeri si dimettono dall’Associazione Psicoanalitica Internazionale.
  • 8. • Se da un lato Freud desiderava trovare in Jung il suo erede, colui che poteva sopravvivergli e continuare la sua impresa, dall’altro temeva di esserne precocemente detronizzato, ma soprattutto non poteva tollerare che manifestasse idee diverse. L’erede per Freud doveva essere un fedele continuatore dell’impianto della psicoanalisi freudiana così com’era.
  • 9. La Psicologia Analitica • Nel 1914 Jung, separatosi dal movimento psicoanalitico, intraprende un cammino indipendente e fonda la Psicologia Analitica. • «Io indico con questo nome un particolare indirizzo della psicologia che si occupa principalmente dei fenomeni psichici complessi … chiamo «analitico» questo indirizzo perché esso si è sviluppato dalla «psicoanalisi» di Freud. Freud ha identificato la psicoanalisi colla sua teoria della rimozione dei complessi sessuali, e così l’ha dottrinariamente fissata. Io evito quindi l’espressione psicoanalisi» (Jung, 1942).
  • 10. La «malattia creativa» PERCORSO DI DEIFICAZIONE TECNICA DELL’IMMAGINAZIONE ATTIVA DIVENTARE INDIVIDUO FARE ESPERIENZA DI UN REGNO TRASCENDENTALE, OSSIA DELL’INCONSCIO IMPERSONALE ESPERIENZEVISIONARIE DALLE CARATTERISTICHE MISTICHEGGIANTI E PSICOTICHE DELIBERAMENTE INDOTTE TENTATIVO DI AUTOCURA • Dopo la separazione da Freud, per circa 6 anni, Jung passo un periodo di «malattia creativa» durante il quale si autocurò «utilizzando la tecnica dell’immaginazione autoimposta e del disegno dei propri sogni» (Ellenbreger, 1970). Questo percorso interiore diventerà anche il percorso terapeutico dell’analisi junghiana
  • 11. QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE TRA IL PENSIERO DI JUNG E QUELLO DI FREUD?
  • 12. Il concetto di libido La sessualità è la pietra miliare delle scoperte sulla nevrosi. La libido è l'aspetto psichico della pulsione sessuale, suscettibile di venire investita, ossia diretta, verso di sé o verso un oggetto esterno. La creatività umana è il risultato della sublimazione di forze pulsionali. Rifiutava il «pansessualismo» freudiano che spiegava tutto in termini di sessualità rimossa. Sostituì il concetto di libido con quello di energia psichica intesa nei termini di una forza vitale che lega gli individui gli uni agli altri o un individuo alla natura. La creatività umana è un valore, una risorsa umana a sé stante e positiva. FREUD JUNG
  • 13. La psicologia delle religioni Interessato all’aspetto antropologico, studiava i resoconti dei popoli primitivi per trovare conferma dell’importanza evolutiva e organizzativa, anche in diverse culture, del complesso di Edipo. Il complesso di Edipo è una tappa fondamentale dello sviluppo dell’essere umano ed è l’espressione di vicissitudini pulsionali rielaborate dall’esperienza soggettiva con i propri genitori Attratto dai principi di rigenerazione e rinascita, era interessato al simbolismo degli antichi culti misterici, considerando secondario il simbolismo sessuale inconscio e mostrando riserve sulla «realtà» del complesso edipico. In generale Jung è più interessato alle esperienze creative e spirituali dell’uomo. Lettura metaforica e simbolica: il complesso di Edipo è una rappresentazione universale e innata, non soggettiva FREUD JUNG Il Complesso di Edipo
  • 14. Il concetto di inconscio L’inconscio è da una parte strutturale (coincidente con l’Es e con alcune porzioni dell’Io e del Super-io) e dall’altra dinamico, quale luogo del rimosso. L’accento è, da un lato, sull’organizzazione e sul funzionamento dell’apparato psichico individuale che deve fare i conti con la matrice pulsionale di base e, dall’altro, sul concetto di inconscio come qualcosa di inconoscibile. L’inconscio è qualcosa di indefinito e generico, è la parte oscura e profonda dell’essere umano, «una parte oscura dell’anima» (Jung, 1940). Distingue un inconscio individuale, più superficiale, con fantasie inconsce di carattere personale, da un inconscio collettivo, con fantasie di carattere non personale analoghe ai temi mitologici precristiani che emergerebbero nei sogni e della psicosi. FREUD JUNG
  • 15. L’inconscio per Jung • L’INCONSCIO INDIVIDUALE contiene «complessi», cioè nuclei affettivi e ideativi concernenti vari temi di natura non esclusivamente sessuale, ma anche contenuti etici che possono perturbare in senso patologico il comportamento individuale. • L’INCONSCIO COLLETTIVO trascende l’esperienza personale, è trasmesso per via ereditaria, è innato ed è abitato dagli «archetipi» universali. • La mitologia, ossia la constatazione che un tema comune mitologico possa accomunare civiltà molto lontane tra loro o sia presente nel delirio psicotico, è l’espressione incontrovertibile dell’esistenza di un patrimonio inconscio comune.
  • 17. Gli archetipi sono «contenuti dell’inconscio universalmente presenti che rappresentano lo strato collettivo più profondo […] sono l’espressione o la manifestazione psichica dell’istinto» (Jung, 1940). Sono una potenzialità: cioè sono sempre presenti, ma emergono in determinate situazioni (cfr con concezione moderna dell’eziologia genetica+ambientale della malattia). Sono legati a particolari fasi dello sviluppo emotivo della persona, dalla adolescenza (Ombra), alla giovinezza- maturità (Anima/Animus), alla vecchiaia (Vecchio saggio/Grande madre, Sé). Archetipi junghiani
  • 18. "Ho chiamato questa possibilità “archetipo”. Intenderei dunque con “archetipo” una proprietà strutturale, una precondizione della psiche collegata in qualche modo all’attività del cervello" (Jung, 1937) "Gli archetipi rappresentano una protezione efficace contro la strapotenza della coscienza sociale e della psiche di massa che questa comporta” (Jung, 1947)
  • 21. La teoria junghiana della personalità INCONSCIO COSCIENZA COLLETTIVO INDIVIDUALE IO CENTRALE PERSONA UNA STRUTTURA CHE SI E’ ADATTATA ALLA REALTA’ E ALLE NORME SOCIALI E’ LA MASCHERA CHE FACCIAMO VEDERE AGLI ALTRI DEPOSITARIO DEL SENSO DI IDENTITA’ E DI CONTINUITA’ • Alla base della personalità c’è un’energia vitale indifferenziata. OMBRA LA PARTE ISTINTUALE, NEGATIVA E PIU’ NASCOSTA DI NOI STESSI OBIETTIVO TERAPEUTICO RAGGIUNGERE UN ATTEGGIAMENTO NON GIUDICANTE VERSO QUESTO LATO NASCOSTO DI SE’ LA SUA FUNZIONE E’ MEDIARE TRA IO E MONDO ESTERNO ANIMA ANIMUS ARCHETIPO MASCHILE E FEMMINILE DELLA PERSONALITA’ IL DIVARIO SE ECCESSIVO E’ FONTE DI SOFFERENZA PSICOLOGICA ANIMA ARCHETIPO FEMMINILE DELL’UOMO FATTO DI IRRAZIONALITA’, IMMAGINAZIONE, FANTASIA E GIOCO ANIMUS ARCHETIPO MASCHILE DELLA DONNA FATTO DI RAZIONALITA’, CONSAPEVOLEZZA E INTELLETTO SE’ LA «PERSONALITA’ SOVRAORDINATA» LATOTALITA’ DELLA PERSONALITA’ CONSCIA E INCONSCIA
  • 22. Le manifestazioni della personalità • In Sulla questione dei tipi psicologici (1913) e in Tipi psicologici (1921), Jung descrive la sua teoria sulla personalità. • Vi sono due atteggiamenti fondamentali: introversione vs estroversione. Più 2 funzioni psicologiche: razionale vs percettiva. INTROVERSIONE LA MODALITA’ DI TRARRE DA FATTORI INTERIORI LAVITALITA’ E LE MOTIVAZIONI ESTROVERSIONE LA MODALITA’ DI TRARRE DA FATTORI ESTERNI LAVITALITA’ E LE MOTIVAZIONI FUNZIONE RAZIONALE PENSIERO E SENTIMENTO FUNZIONE PERCETTIVA SENSAZIONE E INTUIZIONE MODALITA’ OPPOSTE E COMPLEMENTARI DI ENTRARE IN CONTATTO CON IL MONDO SUPERIORE AUSILIARIA INFERIORE 16TIPI PSICOLOGICI
  • 23. Il processo di individuazione PRIMA FASE L’individuo giunge a conquistare il suo posto nel mondo attraverso scelte razionali ed affettive riguardanti proprie aspirazioni, obiettivi e ideali SECONDA FASE L’individuo comincia a fare i conti con la sua mortalità L’esito ideale dello sviluppo è l’individuo integrato che funziona armonicamente rispetto alle sue tendenze istintuali e archetipiche e il suo essere al mondo come persona Il risultato è giungere all’unificazione della propria personalità. «SAGGEZZA» UNO STATO DI EQUILIBRIO DEL SE’ E DI COMPLETEZZA CHE ESCLUDE LA PAURA DI MORIRE • Jung non si interessa allo sviluppo psichico infantile. Riconosce nella vita essenzialmente due fasi di sviluppo, un percorso che chiama «individuazione»:
  • 24. La teoria della tecnica psicoterapeutica • MINOR IMPORTANZA AL PASSATO DEL PAZIENTE E AL RECUPERO DELLE RIMOZIONI • MAGGIORE ATTENZIONE AL CONFLITTO ATTUALE, CHE DEVE ESSERE CURATO NEL PRESENTE • RIFIUTO DELL’ATTEGGIAMENTO DI NEUTRALITA’: ABBANDONO DEL LETTINO, RIDUZIONE NUMERO DELLE SEDUTE • ENFASI SULLA RELAZIONE REALE FRA TERAPEUTA E PAZIENTE, NON SUL TRANSFERT • TECNICA DELL’IMMAGINAZIONE ATTIVA: METODO DI INTROSPEZIONE CHE CONSISTE NELL’OSSERVARE IL FLUIRE DELLE IMMAGINI INTERIORI PRESCIDENDO DAOGNI CRITICA • UTILIZZO DEL DISEGNO: SI INVITA IL PAZIENTE A DISEGNARE O DIPINGERE UN QUADRO DELLA SUA SITUAZIONE PSICHICA ALLO SCOPO DI PORTARE LA COSCIENZAA UNA DISTANZA DI SICUREZZA DALL’INCONSCIO
  • 25. La teoria della tecnica psicoterapeutica • ASSEGNAZIONE DI COMPITI: INVITARE IL PAZIENTE A COLLABORARE ATTIVAMENTE PER LIMITARE LA REGRESSIONE INFANTILE E APPLICARE CONCRETAMENTE, CON NUOVI COMPORTAMENTI, QUANTO APPRENDE NELLA CURA • ASSUME MOLTA IMPORTANZA IL CONTROTRANSFERT: LA CONSAPEVOLEZZA DEL TERAPEUTA DI DOVE POTER CONDURRE IL PAZIENTE A PARTIRE DA UNA CONOSCENZA DEI PROPRI LIMITI APPRESI NELL’ANALISI DIDATTICA […] per il risultato di una cura psichica la personalità del medico, come quella del paziente, è spesso infinitamente più importante delle cose che il medico dice e crede, sebbene queste ultime possano essere un non disprezzabile fattore di perturbazione o di guarigione. Il confluire di due personalità è come la miscela di due sostanze chimiche differenti: se interviene un legame, ambedue sono trasformate […]. Il medico è, come il paziente, un elemento del processo psichico della cura, e perciò è esposto, come quest’ultimo, alle influenze trasformatrici. (Jung, 1942)
  • 26. Il sogno per Jung • «E’ una terra intermedia fra la psicologia del normale e quella patologica» (Jung, 1940) • «Non ho teorie intorno ai sogni» (Jung, 1942) • Il sogno, per Jung, è inteso non tanto come il prodotto del desiderio inconscio, ma come un’attività indefinibile, portatrice di verità come di illusioni, di anticipazioni, di rappresentazioni di parti del sognatore e di conflitti attuali. Non è quindi interpretato in terapia come avrebbe fatto Freud. • Il sogno va interpretato all’interno della produzione onirica del sognatore e quindi messo in collegamento con gli altri sogni, non come prodotto a sé stante.
  • 27. La fantasia per Jung • «Io mi sforzo di unirmi al paziente nelle sue fantasie, perché ho un’opinione molto alta della fantasia. Per me essa è, in ultima analisi, la forza materna creatrice dello spirito umano. […] Tutte le opere dell’uomo hanno la loro origine nella fantasia creativa». (Jung, 1942). • Jung valorizzava tutti gli aspetti regressivi, ritendendoli potenzialmente alla base di eventi psichici positivi, quali la creatività. • Freud, al contrario, definiva la fantasia come una attività di compensazione rispetto al desiderio pulsionale.