1. In tempi di rapidi cambiamenti, l'esperienza potrebbe essere il tuo peggior nemico.
- J. Paul Getty –
L'innovazione è uno stato mentale
“Innovazione” ... èuna parola d'ordine, chesentiamo tanto spesso che non suscita più
alcuna reazione.
L’istituto tedesco Zukunftsinstitut ("Istituto del Futuro") arriva anche a rilevare il
"Terrore dell’Innovazione".
Michael O’ Bryan la definisce: "la parola d'ordinedel decennio", che "ha portato a una
perdita di comprensionedi ciò di cui abbiamo realmente bisogno quando affermiamo
la necessità di più innovazione".
Pertanto, la maggior parte di ciò che viene considerato “cultura dell'innovazione”,
null’altro è che un Teatro dell'Innovazione.
Sappiamo tutti che l'innovazione è questione vitale per il successo e la continutà delle
nostre imprese. Incoraggiamo formalmente i nostri collaboratori e dipendenti ad
innovare, ma non sembra esserci mai abbastanza tempo per farlo.
Pernon parlaredell’esorcismo:“gliaereisono in volo!”.Dovrannobenscenderea terra
per rifornirsio aspettiamo che il pilota schianti l’aereo comechi trasportava la squadra
Chapecoense in Bolivia?.
2. Qualora si trovasse il tempo:
come si può partorire una nuova gloriosa idea in quel momento?
Non possiamo semplicemente riprogrammaretuttele riunioniper avere tempo libero
da dedicavi, sederci aspettando una scintilla di ispirazione che rivoluzionerà la nostra
organizzazione; il prossimo smartphone o la macchina volante non nascono
propriamente in questo modo.
Per non parlare di tutte le regole e processi codificati che uccidono il cambiamento,
specialmente all'internodelle nostreorganizzazioni chesono cresciute ben oltrela fase
di avvio.
Nel frattempo, qualcuno sceglie di concentrarsi sulla routine del lavoro giornaliero e
tornarea casa per raccontare la favola di quanto e difficile il lavoro dell’imprenditore.
Cos'è l'innovazione?
Cosa intendiamo realmente quando diciamo "Innovazione"?
Capiamo veramente cosa significa?
Una grande idea, sicuramente, qualcosa che cambierà le cose in meglio, rendendole
più carine, più semplici, più economiche, più veloci e così via.
In realtà, l'innovazione non significa la grande idea che ci porterà su Marte o che
cambierà il mondo da un giorno all'altro.
(Anche se Elon Musk ci prova)
3. Piuttosto, si riferisce a molti piccoli passi, a molte piccole scintille e al riconoscimento
che anche le piccole idee, dai piani bassi della gerarchia, sono abbastanza grandi.
Questo non può essere costretto in un certo tempo, limitato a un laboratorio o a una
posizione. Non possiamo permetterci di aspettare che qualcuno crei per noi un
processo di innovazione.
Basta semplicemente concedercila libertà dimettere in discussionele nostreposizioni,
di fare un passo indietro e guardare il quadro generale (visione olistica), e chiederci
continuamente:
"Ciò che stiamo facendo ha senso?"
Significa abbandonare la zona dicomforte prendereposizioneper qualcosa di meglio,
discutere le idee con gli altri in lavoro disquadra dovesi rispettino i “diversi saperi” dei
singoli individui, finanche in una pausa caffè o camminando insieme in una foresta.
Spesso l’innovazioneinizia scherzosamentee poisi trasformainqualcosa diveramente
concreto ed efficace, in altre parole:
“l'innovazione è uno stato della mente”
Cambiare il modo in cui guardiamo le cose
Uno psicologo americano, Wayne Dyer, afferma:
"Se cambi il modo in cui guardi le cose, le cose che guardi cambiano".
4. Se, nell’umiltà del limite della posizione particolaredella nostra mente, ci concediamo
il privilegio di mettere in discussione il nostro punto di vista con una pluralità di altri
osservatori,leader depositaridi“diversisaperi” (Cognitiveteam diversity), con rispetto
reciproco e la reale l'intenzione di migliorare le cose, ci emanciperemo dalla naturale
cristallizzazione del potere e innoveremmo, lentamente ma sicuramente.
Se questo diventa un'abitudine, le nostre idee più grandi prenderanno vita e si
trasformeranno in cambiamenti utili e creativi.
Una tale stato mentale è gratificante, non solo per l’apertura a nuove idee, ma anche
perchéportaal possesso collettivo diciò chefacciamo,portandoognisingolo individuo
da una posizione passiva a una proattiva. (Everyone on board)
Silenziare il rumoredi paradigmiconservatori, di miti organizzativi cristallizzati, frutto
di posizioni particolari e/o preconcette, permette di concentrarsi su ciò che è
prospetticamente importante per la continuità aziendale.
Questo approccio libera la mente e crea spazio e tempo per le cose che producono
avanzamenti culturali generali e aperti all’innovazione.
Le Personeche interagiscono nell’organizzazione, non possono più essere il “braccio”
operativo di comandi gerarchici, come classicamente considerati i dipendenti nel
primo novecento (e troppo oltre), e non bastano le Relazioni Umane a confortarnela
loro sensibilità, facendo leva su una psicologia, nei migliori dei casi, buonista (bono
buana), volta a carpirnela riconoscenza o il “cuore” innescando una sortedi sindrome
di Stoccolma.
Bisogna rispettare la mente delle Persone, riconoscerne la capacità, spesso superiore
alla nostra, di pensare, di progettare, di fare scelte anchenon previste dal ruolo in cui
agiscono.