La guida per poter capire se è un investimento conveniente o meno per te.
Dopo aver letto questa guida, avrai più consapevolezza per valutare razionalmente cosa significa investire in un titolo di Stato e perché dovresti o non dovresti farlo.
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L’obiettivo di questa guida è informare quante più persone
possibili, portare educazione e consapevolezza finanziaria
per la gestione delle proprie finanze personali, al fine di
rendere l’Utente quanto più possibile edotto e consapevole
della materia, cosicché possa prendere decisioni corrette,
con l’ausilio di un professionista del settore, nella gestione
del denaro, dei risparmi e dei redditi.
4.
5. PROLOGO
La scorsa settimana è andato in scena uno spettacolo degno
della miglior (o peggior) commedia italiana.
Ci sono stati svariati commenti e considerazioni sulla nuova
emissione dei BTP Italia.
Considerazioni per lo più frutto di una mentalità e di pensieri
vecchi, ormai andati, facente parte degli anni ’70 e ’80 che
non tengono minimamente conto della situazione attuale del
debito italiano.
Martedì scorso (19 maggio) ho mandato un audio, che ho
realizzato, ai miei contatti WhatsApp in lista (se non ci sei
scrivimi sul mio cellulare che ti aggiungo) … perché non
voglio tacere di fronte a commenti come “Sottoscrivi i BTP,
non c’è alcun rischio!”.
Sono potenzialmente lesivi per gli interessi dei risparmiatori.
Ecco perché ho deciso di spiegarti tecnicamente ma
semplicemente, con questa speciale mini guida, per quale
motivo investire singolarmente nei BTP Italia, non è per
niente una buona idea, fugando quindi qualsiasi messaggio
politico e patriottico.
6. 1.
INTRODUZIONE
N
ell’audio di martedì parlavo di quanto sia forte il pressing
di banche e alcuni promotori, per comprare i BTP Italia.
La cosa mi dà alquanto fastidio perché stanno pressando i
risparmiatori a comprare un’obbligazione governativa di uno
Stato con un debito pubblico che andrà rapidamente verso i
2.500 miliardi, e un rapporto rispetto al PIL del 160%.
(E ricordo che secondo i parametri di Maastricht il rapporto
tra il debito pubblico lordo e il PIL non dovrebbe superare il
60 %).
Stanno pressando i risparmiatori affinché comprino
un’obbligazione di uno Stato a un passo dal
giudizio spazzatura creditizia da parte di tutte le agenzie di
rating.
Stanno pressando i risparmiatori affinché comprino
un’obbligazione che, con le caratteristiche lette sopra, rende
l’1,40% lordo.
7. Stanno pressando i risparmiatori affinché comprino
un’obbligazione volta a finanziare le misure economiche e
sanitarie anti Coronavirus (così stanno anche facendo
passare il messaggio che non sottoscrivendo i BTP, le
prestazioni future come pensioni e sanità, che
teoricamente i risparmiatori hanno già pagato con le loro
tasse, sono a rischio).
In più ci si è messo anche Paolo Savona, presidente della
Consob, che qualche giorno fa ha:
“L’unico modo per dimostrare che teniamo a un futuro diverso
è sottoscrivere il debito pubblico”.
Queste parole sono completamente fuori luogo. Lo sono in
quanto pronunciate dal rappresentante di un’istituzione che
teoricamente dovrebbe perorare gli interessi dei
risparmiatori.
Parole che ritengo potenzialmente lesive per i risparmiatori
italiani, che non tengono minimamente in considerazione
due concetti fondamentali: il rischio dei BTP Italia e la
diversificazione.
8. 2.
ILVERORISCHIODEIBTPITALIA
P
er parlare adeguatamente del rischio dei BTP, dobbiamo
partire dai rendimenti delle obbligazioni con le quali si
confronta (è questo il giusto termine di paragone, punto).
Quanto rendono i Titoli di Stato europei con pari
caratteristiche e scadenze dei BTP Italia?
Germania rende -0,74%
Francia rende -0,40%
Spagna rende 0%
Portogallo rende 0,25%
Grecia rende 1,31%
Nei primi due casi (Germania e Francia) addirittura paghi per
prestare dei soldi, non cavi un ragno dal buco!!!!
E come mai questi Titoli di Stato hanno rendimento negativo?
Perché quando le obbligazioni vengono acquistate in massa,
o meglio la domanda è più forte dell’offerta (e questo, nel
caso delle obbligazioni, accade spesso in periodi di mercato
turbolenti), il loro prezzo sale.
9. Esattamente come le azioni.
Ma a differenza delle azioni, quando il prezzo delle
obbligazioni sale, il rendimento, per chi le compra, si
abbassa.
Ricorda sempre che questo è il processo che avviene:
1. tanto denaro che entra sulle obbligazioni
2. i prezzi delle obbligazioni salgono
3. i rendimenti delle obbligazioni scendono
Ora capisci che se le obbligazioni tedesche hanno
rendimento negativo è perché hanno una domanda molto
elevata.
E se hanno una domanda molto elevata vuol dire che sono
ritenute più sicure.
Capisci dunque cosa significa un rendimento pari
all’1,4% (rendimento minimo dei BTP Italia emessi in questi
giorni) paragonati ai rendimenti degli altri Paesi che abbiamo
visto sopra?
Vuol dire che sono più RISCHIOSI. Easy!
Come sempre, a un maggiore rendimento corrisponde un
maggiore rischio.
E so bene che nei testi di finanza che propinano
all’università, l’investimento in un titolo di Stato (BTP) viene
mediamente considerato un investimento risk-free, privo di
rischio.
Ma non siamo più nel 1977. Non siamo più nel 1985. E non
siamo più nel 1999 o nel 2004.
Siamo nel 2020, e i cambiamenti epocali del 2008 (crisi
finanziaria) e del 2011 (crisi del debito sovrano, dove con un
10. rendimento del BTP decennale a oltre il 7%, il debito
pubblico italiano stava veramente per saltare in aria)
hanno cambiato decisamente questo scenario.
E, no, il fatto che una volta Mario Draghi abbia salvato
momentaneamente capra e cavoli con il discorso
del “Whatever it takes”, non significa che sarà così per
sempre.
Posso accettare, da un punto di vista puramente teorico,
che il risk-free odierno (che poi tanto risk-free non è) oggi sia
rappresentato da:
✓ titolo di Stato tedesco, che infatti talmente sicuro che ha
un rendimento pesantemente NEGATIVO
✓ titolo di Stato USA (grazie al dollaro), emesso dalla più
importante potenza economica del mondo
Ma questo non è assolutamente vero per il titolo di Stato
italiano.
Basterebbe aprire un giornale internazionale, Bloomberg, il
Financial Times, il Wall Street Journal.
Ti assicuro che il debito italiano non viene considerato
privo di rischio o a basso rischio, come viene sostenuto qua
in Italia da chi è rimasto alle favole tipo “lo Stato non può
fallire!”.
Perché mancano proprio i fondamentali della comprensione
di cosa sia davvero il rischio.
La gradazione del rischio non funziona come un interruttore
ON/OFF (“Rischio SI” o “Rischio NO”), ma funziona come una
scala di valori (“meno rischioso” o “più rischioso”).
11. E la scala di valori dice chiaramente:
ILDEBITOPUBBLICOITALIANOÈ
INNUMEREVOLIVOLTEPIÙRISCHIOSO
DELDEBITOPUBBLICOTEDESCO,CHE
VIENECONSIDERATOADUNRISCHIO
PRATICAMENTENULLO.
Non c’è da discutere su questo. La nostra percezione e le
nostre convinzioni sono solo una sottovalutazione clamorosa
del rischio proprio perché, almeno nella storia recente, non si
è mai manifestato sino in fondo un default, ma solo con un
assaggio nel 2011.
Nonché in una precedente insostenibilità del debito pubblico
in Grecia.
La gente si spaventa per i ribassi del mercato azionario,
assolutamente normali nonché occasioni d’acquisto, e non
comprende minimamente i rischi reali e molto più pericolosi
contenuti in altri investimenti (come le nostre obbligazioni,
a un passo dal rating spazzatura) che gli vengono spacciati
per sicuri.
La gente non sa neppure che in caso di rialzo dei tassi sul
debito italiano modello 2011, questo vuol dire, per ovvie
ragioni, una perdita in conto capitale del 20%, 30% o 40%, a
seconda della durata se non si porta a scadenza.
(Parlo arabo? Questo perché nessuno ha mai spiegato
realmente la relazione prezzo-rendimento nelle obbligazioni,
è poco conveniente).
12. Lasciando poi perdere la disgustosa retorica, il sottile ricatto
psicologico dello Stato che con uno slancio di patriottismo
dice “occhio che se non ci date una mano, qua salta tutto e i
primi a pagarne le conseguenze sarete voi”.
3.
L’IMPORTANZADELLADIVERSIFICAZIONE
I
nsisto tantissimo su questo punto, deve essere alla base di
ogni concetto di vita finanziaria. Devi sempre tenere a
mente, cosa che in questi giorni sembra non interessare
minimamente a tutti gli enti che dovrebbero tutelare i
risparmiatori, che comprare titoli di stato di una sola
nazione, a meno che tu non abbia diversi milioni, non è
coerente con una corretta e sana DIVERSIFICAZIONE!!!
Punto e basta.
Senza se e senza ma.
E questo è ancora più vero se la nazione è l’Italia.
L’Italia non è il Tesoro statunitense.
E, come sto ribadendo spesso, l’Italia è una nazione sovra
indebitata, con demografia negativa e un rating creditizio
prossimo al livello spazzatura.
13. Ricorda sempre che:
✓ gli Stati (e il loro debito) possono fallire e non ripagare i
creditori. È successo tantissime volte nella storia, capiterà
ancora;
✓ per questo motivo, e per eliminare completamente il
rischio di rovina derivante da fallimento (cosiddetto rischio
specifico), occorre diversificare.
“ILMIOSOGNOÈQUELLODINON
VEDERENEI
PORTAFOGLI OBBLIGAZIONIOTITOLIDI
STATO SFUSI,INCLUSIITANTOAMATI
BTP”
E non importa qual è il loro rendimento.
Di qualsiasi obbligazioni si tratti, quando rendono tanto è
perché sono rischiosi.
E se prendersi il giusto rischio per ottenere un rendimento è
corretto, prendersi un rischio stupido come questo
(obbligazioni emesse da singoli Stati con economie deboli,
finanze incasinate, casini politici) è da stupidi.
Significa dunque che è meglio non investire in obbligazioni?
Assolutamente no.
Nel lungo termine, è fuori da ogni dubbio e dimostrato
statisticamente che l’investimento diversificato sui mercati
azionari debba essere predominante.
14. Nel brevissimo tempo invece, è un errore pensare di
fare investimenti a 3 mesi, 6 mesi, 1 anno.
I soldi che ti servono in un arco temporale così breve
devono rimanere LIQUIDI.
Per il medio e breve termine invece è corretto investire in
obbligazioni.
Ma non in obbligazione singole, ma in un paniere di
obbligazioni accuratamente diversificato.
Paniere di obbligazioni che deve essere per l’altro inserito in
una strategia di investimento più ampia, che si basi su
orizzonti temporali e obiettivi specifici e personali.
Perché la pianificazione finanziaria è proprio questa:
COME, QUANDO E QUANTO investire!
15.
16. INFORMAZIONISULL’AUTORE
Sono Francesco Arnone,
consulente finanziario, patrimonialista ed educatore
finanziario certificato. Il mio ruolo è quello di aiutarti a creare
e gestire il tuo patrimonio, prendermi cura e farti prendere
cura delle tue finanze personali, supportarti nel
raggiungimento dei tuoi obiettivi di vita finanziaria.
Uso un metodo strutturato in 11 anni di esperienza diretta sul
campo e 20 di studi (compresi quelli sui più grandi investitori
di sempre). Metto a tua disposizione le mie capacità umane,
personali e professionali, competenze che ho e competenze
che ho acquisito negli anni. Amo definirmi “il medico della
salute economica” perché mi prenderò cura della tua; per il
benessere e la qualità della vita, tua e della tua famiglia.
Per questo ti garantisco l’eccellenza della consulenza!!!
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