Impatto economico dello sport, verso il bilancio consolidato. Sala Regina 080714
1. Francesco Boccia [presidente commissione Bilancio, tesoro e programmazione]
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L’impatto economico dello sport in Italia
Verso il bilancio consolidato
Sala della Regina - Camera dei Deputati
Martedì 8 luglio 2014 ore 15.00
Il mondo dello sport è stato finora prevalentemente considerato come un
fenomeno sociale, con contenuti principalmente di carattere educativo, formativo
e comunicativo; le politiche pubbliche hanno conseguentemente affrontato il
settore sportivo soprattutto sotto il profilo delle politiche sociali, solidaristiche,
della cultura e del tempo libero.
Nel corso del tempo lo sport ha tuttavia progressivamente evidenziato le sue
caratteristiche anche di fenomeno economico, facendo via via emergere come
la valenza sociale che lo caratterizza costituisce anche uno strumento di
creazione di ricchezza; il suo sistema di relazioni, tradizionalmente orientato
alla società, si è esteso al mondo dell’economia: da fenomeno inizialmente solo
formativo, culturale e socializzante si è connotato sempre più come oggetto
mediatico e, anche per questa via, come soggetto economico.
Allo sport come contesto di partecipazione, educazione e spettacolo si è
affiancato un nuovo profilo di consumo, vettore di audience ed acquisto di beni e
servizi, creatore di nuovi prodotti e mercati.
Ad un primo esame, vanno ad esempio considerati:
la crescita ed i cambiamenti della sponsorizzazione, che da
finanziamento operato da un soggetto economico a fini pubblicitari e
sempre più diventa attività di marketing sportivo, che offre e domanda
molto più delle sponsorizzazioni tradizionali, esprimendosi come attività
di vendita di beni di consumo e di altri nuovi prodotti appositamente
creati;
l’introduzione di nuovi servizi legati allo sport, dalla diffusione dei media
specializzati e delle connesse nuove professionalità alle consulenze per
le aziende che investono nel settore, all’organizzazione di eventi ed alla
creazione di nuove strutture promozionali;
il continuo espandersi dell’industria dell’abbigliamento e degli
articoli sportivi, che nel nostro paese ha utilizzato – e nel contempo
migliorato e specializzato – i consolidati driver dell’innovazione di
prodotto, ricerca dei materiali e cura del design. Espansione che oltre
alla creazione di vere proprie multinazionali del settore, ha aumentato e
diffuso le capacità di export made in Italy;
l’emergere – ed ormai il consolidarsi – di un settore del turismo
sportivo, che ha utilizzato i tradizionali strumenti degli alberghi, dei
villaggi vacanze dei centri ricreativi ed altro, affiancandovi però anche
nuovi prodotti, dai campi scuola alle scuole estive, ad esempio;
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il favorire nuove professioni in risposta alla crescente specializzazione
richiesta nei settori del management, del marketing e della
comunicazione, ma anche nel campo tecnico, con le nuove metodologie
di training e di sostegno e di allenamento, con riflessi anche sull’attività
di ricerca scientifica.
Il mondo dello sport anche come fenomeno economico, dunque.
Un universo da considerare come un sottosettore del sistema economico
generale, sotto due differenti profili: come produttore di attività peculiari,
configurabili come sportive in senso proprio, quali il sistema delle
organizzazioni professionali sportive professionali, dilettantistiche e no-profit, le
attività produttivo- sportive di natura commerciale, le industrie che producono e
distribuiscono beni e servizi sportivi, l’editoria e gli eventi connessi alla
competizione/manifestazione; e come generatore (indiretto) di prodotto
attivato dalla domanda del settore: servizi turistici, di trasporto ed alberghieri, ma
anche assicurativi ,sanitari e finanziari.
Così configurato, il consumo e la produzione di sport danno luogo ad una
domanda di beni e ad una creazione di ricchezza che vengono a costituire una
componente del Pil, in termini di consumi delle famiglie, spesa delle
amministrazioni pubbliche, investimenti e saldo della bilancia commerciale, oltre
che, ovviamente, in termini di occupazione.
In quanto tale, consumo e produzione di sport incidono anche sul versante
della finanza pubblica, come componente sia delle delle voci di spesa – quali i
redditi da lavoro dipendente, i consumi intermedi ed alcune poste di parte
capitale - sia delle voci di entrata, come le entrate tributarie ed i contributi sociali.
Nonostante questa evidente, ed ormai consolidata, rilevanza del profilo
economico dello sport, lo stesso continua ad essere considerato
principalmente come un settore appartenente all’area delle politiche sociali,
come appare emergere dalle caratteristiche degli studi e delle analisi che
vengono condotte nel settore, ma, altresì, come sembrano evidenziare le fonti di
finanziamento pubblico che ad esso affluiscono, che, sulla base delle (poche e
limitate) evidenze disponibili, fanno capo in parte consistente agli enti territoriali.
In tal senso sembra altresì orientato l’assetto istituzionale, nel quale lo sport è
ora incardinato (anche in ragione del fatto che l’ordinamento sportivo è materia di
legislazione concorrente Stato-Regioni) presso il Dipartimento per gli affari
regionali, il turismo e lo sport, ove è stato appositamente istituito l'Ufficio per lo
sport.
La percezione dello settore sportivo come fattore economico sembra,
pertanto, ancora modesta, e comunque molto distante dalla dimensione,
dall’importanza e dal ruolo che lo sport esercita e potrebbe meglio esercitare nel
nostro paese.
3. Francesco Boccia [presidente commissione Bilancio, tesoro e programmazione]
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Un primo segnale positivo verso questa dimensione – ma che conferma
come si sia forse solo all’inizio di un corretto inquadramento anche dei profili
economici del settore – può cogliersi nel Documento di Economia e Finanza di
quest’anno, laddove, nella sezione dello stesso dedicata al Programma
nazionale di riforma (PNR), oltre ad includersi anche lo sport, in aggiunta alla
cultura, nella strategia del miglioramento del business environment, ritenendolo
una delle leve da impiegare per l’attrazione degli investimenti esteri, viene
inserito un apposito focus “Destinazione sport”. Da esso risulta l’istituzione da
parte del Governo di un apposito gruppo di lavoro per la proposta di azioni
coordinate di politica dello sport, cui sono affidate quattro aree di intervento, una
delle quali dedicata allo “sport e crescita economica”.
Un secondo importante segnale è ravvisabile nell’avvio di alcune analisi sui
profili economici del settore sportivo, tra le quali, tralasciando alcuni lavori
ormai datati1
, un posto privilegiato va attribuito al Libro bianco dello sport italiano
edito dal Coni nel 2012, nel quale una specifica attenzione, oltre agli altri
importanti aspetti del fenomeno, è dedicata ai contributi pubblici allo sport ed
all’impatto economico del medesimo. Un altro lavoro, anche esso del 2012 e
fonte di numerosi dati ed analisi, è stato condotto con riferimento al panorama
europeo dallo SpEA (Istituto austriaco per l’Economia e lo Sport) “Contributo
dello sport alla crescita e all’occupazione dell’Unione Europea”, recante dati per i
vari paesi e, quindi, anche per l’Italia.
Si tratta di segnali importanti ma ancora isolati, che in quanto tali, e
nonostante la qualità che senz’altro li contraddistingue, non possono ritenersi
sufficienti a dar conto della complessità del “fenomeno economico sportivo”, sia
con riguardo alla complessiva dimensione economica dello stesso – distribuita
in una pluralità di filoni sia di input che di output, tra loro spesso molto distanti e
difficili da ricomporre - sia sul versante dell’ impatto macroeconomico. Aspetto,
quest’ultimo, che richiede un forte specialismo di analisi e i necessari tempi e
passaggi di consolidamento delle relative metodologie, che, ad una prima
valutazione, sembrerebbero non risultare ancora conseguiti, a differenza di
quanto accade nei conti macroeconomici nazionali ed in quelli di finanza
pubblica: conti che peraltro sono oggetto di frequenti revisioni ed aggiornamenti
sia della base dati che delle metodologie di analisi.
Ciò anche in ragione della ampiezza e pervasività – ma nel contempo anche
delle particolarità – del fenomeno sportivo, per il quale, in assenza,
incompletezza o non definitività metodologica dei necessari dati statistici, può
non essere agevole già l’operazione preliminare di isolare “a monte” il valore
delle attività economiche, atteso che esse coinvolgono processi produttivi,
filiere distributive, obiettivi di mercato e tipologie di beni e servizi offerti che
differiscono profondamente tra loro.
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Ad esempio uno studio di Nomisma per conto di CONI servizi “Sport ed economia 1999”
4. Francesco Boccia [presidente commissione Bilancio, tesoro e programmazione]
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Ma una volta individuati esattamente i dati di partenza, si tratta poi di costruire
i canali di trasmissione delle grandezze economiche tra l’originatore delle stesse
– il fenomeno sportivo - e chi deve ricomporle in un quadro macroeconomico
unitario, effettuando il consolidamento dei relativi conti e la valutazione degli
effetti sull’economia: si tratta cioè (citando testualmente uno dei lavori sopra
indicati) di “estrapolare da ogni settore di attività economica la parte che
direttamente o indirettamente risulta attribuibile al soddisfacimento di una
domanda sportiva”.
Questo composito quadro costituisce il campo d’intervento cui vuole
rivolgersi questa iniziativa. Una operazione di ricomposizione dei dati economici
dell’universo sportivo, vale a dire, ed in estrema sintesi:
quali e quanti finanziamenti pubblici, quali e quante risorse private,
quale quota del complesso di tali risorse restituite allo Stato in termini di
imposte, contributi, giochi ed altro. A quanto ammonta, insomma il
“fatturato”, o, in termini più contabilistici, il bilancio consolidato del
settore;
la cifra, poi, del valore aggiunto cui corrisponde questo bilancio, ovvero
la quota di ricchezza nazionale creata dall’universo in questione e
quanta parte di tale ricchezza ritorna allo Stato in termini di imposte
pagate sulla produzione e/o sul consumo, in primis l’Iva;
la misurazione, infine, una volta definite le suddette grandezze, del
contributo alla crescita del Pil derivante dalle stesse.
Si tratta, pertanto, di una iniziativa volta a conoscere meglio i dati economici
dello sport, considerando altresì la possibilità, a consuntivo della stessa, della
costruzione di un “conto satellite” del settore, nel campo dei conti economici
nazionali: E, su questa base, considerare anche questo settore come uno dei
possibili volani da inserire in un “cruscotto di comando” da utilizzare per la
crescita del Paese.
In questo quadro, le Commissioni riunite V (Bilancio) e VII (Cultura),
considerata la rilevanza di questa materia, avvieranno a breve un’indagine
conoscitiva sulla dimensione economico-finanziaria dello sport e sul suo
contributo alla crescita del sistema Paese. Si tratta di un lavoro impegnativo che
vedrà il coinvolgimento dei principali soggetti coinvolti nel settore, a cominciare
dal CONI, dell’ISTAT – che dovrebbe ovviamente intervenire come soggetto
produttore dei dati statistici ufficiali – e di istituti di ricerca che si sono già
occupati della materia. Per la Commissione bilancio si tratta di un’attività che
costituirà il secondo tassello di un lavoro complesso di approfondimento sugli
aggregati di finanza pubblica ritenuti suscettibili di influenzare in misura
significativa gli equilibri di bilancio e lo sviluppo del Paese, che ha avuto inizio
con un’indagine conoscitiva in materia di sanità, recentemente conclusa dalla
5. Francesco Boccia [presidente commissione Bilancio, tesoro e programmazione]
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Commissioni riunite V (Bilancio) e XII (Affari sociali) con l’approvazione di un
articolato documento conclusivo.