The management of the Italian public debt after the Second World War
1. DIPARTIMENTO DI STUDI AZIENDALI E GIURIDICI (Anno accademico 2014/2015)
SIENA 01/03/2016
Autore: Giovanni Palumeri
Relatore: Chiar.mo Prof. Leandro Conte
Correlatore: Chiar.mo Prof. Giandomenico Piluso
LA GESTIONE DEL
DEBITO PUBBLICO
ITALIANO NEL SECONDO
DOPOGUERRA
Corso di Laurea Magistrale in Economia e Gestione degli
Intermediari Finanziari
2. Rapporto debito pubblico sul
Pil (1861-2007)
Fonte: Francese M., Pace A., «Il debito pubblico italiano dall'Unità a oggi»,
Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza n.31, 2008, p. 20.
3. Il debito pubblico, una questione monetaria
La «stabilizzazione» del 1947
Il miracolo economico e l’intervento dello Stato
nell’economia
Gli anni Cinquanta
4. Il rallentamento della crescita e l’incremento della
spesa pubblica:
L’azione della Banca d’Italia: la politica dei redditi
L’industrializzazione e l’autunno «caldo» del 1969
Gli anni Sessanta
Fonte: Nardozzi G., «Il miracolo economico», in «Storia economica d’Italia», volume 3 «Industrie, mercati,
istituzioni», tomo 2 «I vincoli e le opportunità» a cura di Ciocca P. e Toniolo G., 2003, Gius. Laterza & Figli,
p. 231. Investimenti in impianti e macchinari in percentuale del PIL.
5. Un bilancio fuori controllo:
Il crollo di Bretton Woods e gli shocks petroliferi
Prodromi di uno Stato debitore e l’inserimento della lira
nello SME
Gli anni Settanta
Fonte: Ciocca P., «Ricchi per sempre?», Bollati Boringhieri, 2007, p. 288.
6. Gli anni Settanta
• L’aumento della spesa (in % del
Pil)
• La composizione della spesa
(1946-2011)
.Fonte: Vecchi G., «In ricchezza e in povertà», Il Mulino, 2011, p. 332 e p. 335.
7. Gli anni Settanta
La composizione dei detentori del debito
Si evidenzia:
Il ruolo
preponderante della
Banca d’Italia nella
sottoscrizione del
debito
La maggiore
partecipazione degli
intermediari in seguito
al «vincolo del
portafoglio»
Fonte: Banca d’Italia, «Relazione annuale», anni vari.
8. Gli anni Ottanta: la costituzione dell’onere
del debito
L’eredità degli anni ‘70 fu una forte spirale inflazionistica, che fu arginata a partire
dal 1981 tramite il «divorzio» fra Tesoro e Banca d’Italia.
Fonte: http://www.istat.it/it/archivio/inflazione ,viene evidenziato l’anno dell’entrata in vigore dell’euro.
9. Da notare:
La diminuzione
delle sottoscrizioni
della BI in seguito al
«divorzio»
Sottoscrizione da
parte di famiglie
residenti e imprese
Gli anni Ottanta
La composizione dei detentori del debito
Fonte: Banca d’Italia, «Relazione annuale», anni vari.
10. Gli anni Ottanta
Scadenze e rendimenti dei titoli
Nei primi anni Ottanta il
mercato finì per
sottoscrivere solo Titoli
di Stato a breve, la
scadenza media delle
nuove emissioni era sui
sei mesi. I timori di una
monetizzazione del
debito agì da
catalizzatore per
diverse riforme fra cui il
«divorzio»
(Passacantando 1996).
Fonte: Passacantando F., «La creazione di un assetto istituzionale per la
stabilità monetaria», in Moneta e Credito n. 193, 1996, p.41.
11. Gli anni Ottanta
La finanza pubblica
Fonte: Artoni R., Biancini S.: «Il debito pubblico dall’unità ad oggi», in «Storia economica d’Italia», pp. 354-5
12. Gli anni Ottanta
L’interpretazione di Morcaldo (1993)
Il fabbisogno pubblico
corretto per l’inflazione
risultava essere inferiore
rispetto ai valori nominali.
Durante gli anni Settanta, la
differenza positiva fra il
tasso di crescita nominale e
il costo medio del debito
pubblico (in presenza di
elevata inflazione), spiegano
perché, pur con disavanzi
annuali del 10%, il rapporto
debito prodotto sia
aumentato di soli 30 punti.
13. Gli anni Novanta
Lo «spartiacque» del 1992: la banda ristretta
dello Sme, gli accordi di Maastricht, la crisi
politica e la finanza pubblica
L’Italia verso l’Europa, l’adozione della moneta
unica in un periodo di bassa crescita
Il cambiamento dei proprietari del debito nel
XXI secolo
14. Gli anni Novanta
Lo «spartiacque» del 1992
Nel 1990 completa
liberalizzazione dei
movimenti di capitale
La finanza pubblica era
propensa alla creazione
di disavanzi,
nonostante l’aumento
dei tassi d’interesse.
Gli accordi di Maastricht
stabilivano diversi
requisiti al policy maker.
La Lira usciva dalla
banda ristretta dello
Sme nel 1992, vi
rientrerà nel 1995
svalutata del 30%.
The impossible trinity (Mundell Fleming)
15. Gli anni Novanta
Lo «spartiacque» del 1992
Le maggiori pressioni esterne sul nostro debito derivavano soprattutto dagli
«accordi di Maastricht»:
Il rafforzamento del ruolo della Banca Centrale che non poteva più
finanziare il Tesoro: «il credito insoluto sullo scoperto di conto(del ministero),
è stato convertito nel novembre 1994, in titoli di Stato a scadenza media di
30 anni» (Passacantando 1996).
«Le modifiche del grado di influenza della politica fiscale su quella
monetaria possono essere valutate analizzando la reazione della banca
centrale a inattesi aumenti o diminuzione nel fabbisogno finanziario del
Tesoro. […] mentre negli anni Ottanta uno shock nel disavanzo pubblico
aveva effetti sulla base monetaria pari a circa il 20% dell’impulso originario,
nel periodo più recente un simile shock non aveva più alcun impatto sulla
creazione di base monetaria» (Passacantando 1996).
16. Gli anni Novanta
Il rientro da un elevato debito, le finanze
pubbliche nel percorso di integrazione
Fonte: Banca d’Italia, «Assemblea generale ordinaria dei partecipanti per il 2005», Roma, 2006, p. 169.
17. L’Italia nel XXI secolo
La bassa crescita e il cambio dei
proprietari del debito
Ciocca (2007) sottolinea
la diminuzione del Pil a
partire dal 1960, mentre
in basso vengono distinti i
proprietari delle nostre
passività sovrane in
domestici e non residenti.
DETENTORI 1991 1998 2005 2006 2007 2008 6-2009
Domestici 94,01 70,88 46,69 47,25 49,04 45,65 48,6
Non residenti 5,99 29,12 53,31 52,75 50,96 54,35 51,4
Fonte: Novelli M., «Debito pubblico oltre i 1.786 miliardi di euro», il Punto 172, www.adusbef.it
18. Conclusioni
Difficoltà delle politiche fiscali nel rientrare da un
elevato debito pubblico poiché indeboliscono
l’economia, soprattutto in seguito al cambio di
orientamento della politica monetaria (inflation
targeting).
Debolezza della classe dirigente (63 governi dal
1943) nel saper imporre: una legislazione adeguata
per lo sviluppo economico e «una sana e prudente
gestione» delle finanze pubbliche. L’obbligo
costituzionale del perseguimento del pareggio di
bilancio è entrato in vigore nel 2013 in seguito alla
ratifica del «Fiscal Compact».
Notas del editor
While reading the call for papers, I started thinking about the way learners are changing. The internet plays such a huge and evolving role in our lives, and it is very hard to get to grips with. Part of this was because of changes I noticed in my own way of working and studying, but also through experience of trying to use technology with students, the presence of laptops and mobiles in class. We can’t keep burying our heads in the sand.
While reading the call for papers, I started thinking about the way learners are changing. The internet plays such a huge and evolving role in our lives, and it is very hard to get to grips with. Part of this was because of changes I noticed in my own way of working and studying, but also through experience of trying to use technology with students, the presence of laptops and mobiles in class. We can’t keep burying our heads in the sand.
While reading the call for papers, I started thinking about the way learners are changing. The internet plays such a huge and evolving role in our lives, and it is very hard to get to grips with. Part of this was because of changes I noticed in my own way of working and studying, but also through experience of trying to use technology with students, the presence of laptops and mobiles in class. We can’t keep burying our heads in the sand.
While reading the call for papers, I started thinking about the way learners are changing. The internet plays such a huge and evolving role in our lives, and it is very hard to get to grips with. Part of this was because of changes I noticed in my own way of working and studying, but also through experience of trying to use technology with students, the presence of laptops and mobiles in class. We can’t keep burying our heads in the sand.
While reading the call for papers, I started thinking about the way learners are changing. The internet plays such a huge and evolving role in our lives, and it is very hard to get to grips with. Part of this was because of changes I noticed in my own way of working and studying, but also through experience of trying to use technology with students, the presence of laptops and mobiles in class. We can’t keep burying our heads in the sand.
This model came out of one of the JISC funded project at Ravensbourne college. Gives an idea of the kind of environment students work in. Learners have changed and so have we.
So the question is, what are these tools? And why aren’t they being used effectively? Do educational e-learning tools necessarily have to be different to other digital tools?
So the question is, what are these tools? And why aren’t they being used effectively? Do educational e-learning tools necessarily have to be different to other digital tools?