Articolo pubblicato originariamente il 31 agosto del 2009 e aggiornato il 21.10.2020; si veda: https://oloscience.blogspot.com/2009/08/fausto-intilla-dalla-teoria.html
Fausto Intilla: Dalla teoria dell'informazione al concetto di anima.
1. Fausto Intilla:
Dalla Teoria dell'Informazione al
concetto di Anima.
“Il modo in cui lo spirito è unito al corpo
non può essere compreso dall'uomo,
e tuttavia in questa unione consiste l'uomo”.
Sant'Agostino
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Secondo i teologi, ogni essere umano, a differenza di tutte le altre specie
animali, possiede un’anima; quest’ultima secondo costoro, è
paragonabile ad una sorta di “energia” inosservabile, inquantificabile e
soprattutto inestinguibile che ogni essere umano possiede durante la
propria vita terrena e, essendo inestinguibile, anche dopo la morte. Essa
è quindi considerata, sempre secondo i teologi, come una sorta di
energia che pervade il nostro corpo (taluni invece credono che essa sia
concentrata unicamente nel cervello) capace, nel momento in cui
decediamo (ossia quando il nostro elettroencefalogramma si presenta
piatto e quindi non vi è più alcuna attività neuronale) di dissociarsi dal
corpo e di continuare ad esistere eternamente in un mondo “spirituale”,
parallelo al nostro. Tale forma di “energia” viene inoltre considerata,
secondo la religione cristiana e molte altre religioni, colei che consente
alla vita di manifestarsi come tale, in parole povere: Essa è la Vita. Ogni
essere umano quindi, viene considerato come una specie di macchina il
cui carburante in questo caso prende il nome di: “Anima”; senza la
2. quale essa (la macchina) non potrebbe muoversi, non potrebbe
interagire con l’ambiente in cui vive e quindi, per dirla banalmente, non
potrebbe vivere. In ultima analisi quindi, l’anima può “vivere” senza un
corpo umano, ma un corpo umano non potrebbe essere vitale senza
un’anima.
Quando si arriva al concetto di anima, la visione meccanicistica della
vita (in questo caso riferita al singolo essere umano), è riscontrabile in
quasi tutte le religioni (quasi a voler testimoniare che l’uomo, sin dalla
notte dei tempi, non ha mai voluto accettare l’idea di dover prima o poi,
con la morte, scomparire definitivamente nel nulla); anche se alcune di
esse, come il Buddhismo, lo Zen, il Tao e in genere tutte le religioni
orientali, sembrerebbero divergere nel modo più assoluto dalla visione
meccanicistica della vita, del Mondo e dell’intero Universo. Tutte
queste religioni o filosofie di vita infatti non seguono, gli schemi
classici e per ora naturali del pensiero umano in cui quest’ultimo, si
ritrova costantemente intrappolato e in lotta continua con le solite
strutture binarie (proprie di ogni specie animale ancor giovane); ma tale
contrasto con l’usuale modello di pensiero umano, lo si riscontra
unicamente su un piano in cui vengono considerati gli aspetti globali
dell’intera esistenza.
La teologia, ammette quindi l’esistenza di due forme di anima: una
“terrena” (che è quella che ci consente di vivere, poiché essa è la vita e
ci accompagna fino alla morte), fusa nel modo più assoluto e
indissociabile con corpo e mente; e una “extracorporea”, ossia quella
che nel momento in cui decediamo, si dissocia dal nostro corpo per poi
continuare ad esistere in eterno in un mondo extrafisico. Analizziamo
ora il concetto di anima terrena, associata al corpo di ogni essere umano
durante tutta la sua vita, con quanto viene comunemente ritenuto in
ambito scientifico sul manifestarsi della vita. Sembrerebbe quasi
incredibile, ma in questo caso la scienza ci propone una visione
assolutamente sistemica della vita di un singolo essere umano.
Analizziamo il seguente assunto medico: “Nel momento in cui un essere
vivente animale non presenta più alcuna attività a livello neuronale e
quindi il suo elettroencefalogramma ci appare piatto, lo si può definire
clinicamente morto”.
In termini scientifici quindi, l’anima si potrebbe definire come una sorta
di energia psichica prodotta dall’attività dei neurotrasmettitori nel
cervello. Nel modo in cui una determinata quantità di lavoro meccanico,
si trasforma (produce) in una determinata quantità di energia calorica,
così una determinata quantità di lavoro cerebrale o neuronale, si
trasforma (produce) in una determinata quantità di energia psichica.
3. “Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma”, avrebbe detto
Lavoisier.
Essa quindi può esistere (anima o “energia psichica”, che dir si voglia),
solo ed esclusivamente durante l’attività neuronale; nel momento in cui
quest’ultima dovesse cessare, qualsiasi forma di energia psichica (frutto
di un’attività neuronale e inconcepibile come entità indipendente e
auto-organizzantesi, poiché tutto è correlato al Tutto) si dissiperebbe
immediatamente nell’ambiente circostante; ovvero si trasformerebbe
immediatamente, interagendo e quindi divenendo parte dell’ ambiente
circostante. È ormai da molti secoli che l’uomo sta cercando di dare una
spiegazione, soprattutto abusando di termini scientifici, al concetto di
anima e in special modo a quella extracorporea. Sovente, nel tentare di
dare una spiegazione a tutti i costi a tale concetto assai delicato che da
parecchi millenni è caro ad ogni essere umano, si commette
quell’imperdonabile errore, di usare dei termini scientifici per spiegare
qualcosa che non ha nulla a che vedere con la realtà fisica in cui noi
viviamo. Ciò che comunemente sentiamo dire o leggiamo a proposito
dell’anima umana, è che essa sia una sorta di “energia psichica
inestinguibile”, o di sfera energetica auto-organizzantesi…energia,
energia, energia…
Generalmente i sostenitori dell’”anima energetica”, ci parlano di
quest’ultima come di qualcosa di etereo, inosservabile dalla nostra
realtà fisica ma comunque, paradossalmente, in stretta correlazione con
essa; usufruendo (ma forse sarebbe meglio dire abusando) del termine
“energia”, ogni qualvolta tentano di definire questa eterna
sopravvivenza oltre la vita. Ammettere l’esistenza di una qualsivoglia
forma di energia, che non sia essenzialmente il frutto della
trasformazione di un’altra forma di energia, sarebbe come voler
ammettere che in natura possano esistere, sparse qua e là nello spazio,
delle “sfere di energia calorica”, auto-organizzantesi e inestinguibili; il
che andrebbe contro tutte le leggi e i principi della termodinamica, i
quali sono degli assunti, che vengono presi per buoni finché non si
verifica sperimentalmente una contraddizione. La forma più moderna
con cui è definito il Secondo Principio della Termodinamica è la
seguente:
”È estremamente improbabile (non a priori impossibile) che il calore
passi spontaneamente da un corpo più freddo ad un corpo più caldo”.
Infatti persino l’energia psichica si potrebbe definire come la
trasformazione di una parte di ogni singolo neurotrasmettitore, in una
altra forma di energia; se è vero che E=mc^2, ogni neurotrasmettitore
non rappresenta nient’altro che una forma complessa di energia. Persino
l’uomo rappresenta sostanzialmente una forma complessa di energia
4. (auto-organizzantesi ma non per questo inestinguibile); calcolando che
in 1 kg di massa sono “racchiusi” qualcosa come venticinque miliardi
di kWh di energia, lascio al lettore fare il calcolo di quanta energia
rappresenti un uomo che pesi circa settanta kg.
Se vogliamo immaginare che l’uomo abbia davvero un’anima che si
dissoci dal corpo dopo la morte (accettando quindi ciò che William
Blake circa duecento anni fa ebbe a dire, ovvero: “Tutto ciò che possa
essere creduto, è un’immagine della realtà”), dobbiamo accettare anche
il fatto che essa non potrà mai e poi mai rivelarsi nella realtà fisica in
cui noi viviamo; e mai potrà essere osservata o rilevata con strumenti
fisici (appartenenti alla nostra realtà, ovviamente).
Uno dei concetti più fondamentali, nel mondo della fisica, scaturì dalla
mente di Albert Einstein agli inizi del secolo scorso; tale concetto, che
emerse dalla legge della Relatività Ristretta (esposta in un celebre
articolo del 1905), dichiarava semplicemente quella che sarebbe presto
divenuta la dicotomia più famosa al mondo, ovvero: l’equivalenza di
massa ed energia (espressa con l’indimenticabile formula “E=mc^2”).
Ciò che si arrivò a comprendere quindi, indubbiamente non con poche
difficoltà a livello di “pura intuizione”, fu appunto questa sostanziale
uguaglianza tra il concetto di massa e quello di energia. La massa,
andava quindi considerata solo ed esclusivamente come una forma
complessa di energia. Di certo non fu facile per i fisici di un tempo,
familiarizzarsi subito con questa nuova e straordinaria visione della
realtà; di fatto occorsero parecchi anni, affinché gradualmente nel
mondo accademico venisse pienamente accettata questa nuova
“corrente di pensiero”. Una svolta decisiva a favore di questo nuovo
paradigma, la diedero indubbiamente i due scienziati tedeschi Otto
Hahn e Fritz Strassmann, quando nel dicembre del 1938, scoprirono la
fissione nucleare. Bombardando l’Uranio con neutroni, scoprirono fra i
prodotti di reazione alcuni elementi di numero di massa intermedio,
come il Bario radioattivo, la cui presenza inizialmente era inspiegabile.
Nel 1939, Lise Meitner e Otto Frisch, annunciarono la soluzione di
questo enigma. Queste scoperte diedero quindi ad Einstein la conferma
dell’equivalenza di massa ed energia, ben 34 anni dopo che egli l’ebbe
prevista!
Sono trascorsi più di ottant’anni, a partire da quel lontano 1939, e da
allora sino ad oggi si può dire che la nostra visione della realtà, poggi
ancora saldamente le sue basi sulla famosa equazione di Einstein
(“E=mc^2”) e su ciò che sostanzialmente essa ci porta a considerare,
ovvero: massa ed energia sono la stessa e identica cosa, ma con aspetti
diversi e quindi, per ragioni di praticità, definite con nomi diversi.
5. In questi ultimi anni, grazie anche alle innumerevoli nuove scoperte nel
campo della computazione quantistica, molti fisici hanno però iniziato
a porsi anche la seguente domanda: Ma se la massa non è nient’altro
che una forma complessa di energia, volendo andare oltre, in ultima
analisi, quale sarebbe il “costituente fondamentale” dell’energia?
Ebbene una risposta a questa domanda, potrebbe essere la seguente:
L’Energia non è nient’altro che una forma complessa di Informazione;
per cui il costituente fondamentale dell’Energia, altro non è che
Informazione nel suo stato fondamentale.
Ma cerchiamo di capire i motivi che mi hanno spinto a formulare questa
affermazione, e soprattutto di individuare le basi su cui poggia tale
ipotesi. Verso gli inizi degli anni cinquanta, l’ingegnere e matematico
americano Claude Elwood Shannon, gettò le basi teoriche di quella che
sarebbe stata entro pochi anni riconosciuta come la: Teoria
dell’Informazione. Uno degli aspetti più curiosi ed interessanti che
emerse da tale teoria, fu la stretta correlazione tra l’entropia
termodinamica e quella invece relativa all’Informazione di un sistema
dato. In parole povere, ciò che in ultima analisi si arrivò a comprendere,
è che per qualsiasi aumento di entropia termodinamica, corrisponde una
perdita di Informazione su un dato sistema, e viceversa.
L’unità di misura di una determinata quantità di Informazione, è
espressa con il termine bit. Ora, per fare un esempio, se noi portiamo
un dato sistema ad una temperatura prossima allo zero assoluto, la sua
entropia diminuirà sino a valori pressoché nulli, e di conseguenza il suo
“livello” di Informazione tenderà al massimo consentito.
A questo punto, compiendo alcuni semplici ragionamenti analogici,
viene da porsi le seguenti domande: Ma se con l’aumentare
dell’entropia di un sistema, è riscontrabile contemporaneamente anche
una perdita della quantità di energia (calore) di tale sistema, ed oltre a
ciò abbiamo parallelamente anche una perdita di Informazione sempre
riferita al sistema in questione, quest’ultima, non potrebbe essere
associata-legata alla quantità di energia (calore) che si disperde
nell’ambiente circostante a causa del secondo principio della
termodinamica? E se così fosse, in che modo sarebbe ad essa legata?
Qual è la sottile linea di confine tra un bit di Informazione e un
elettronvolt di energia? Ma stiamo parlando di due cose differenti (bit
ed elettronvolt), oppure della stessa identica cosa, ma con aspetti
differenti (come nel caso dell’equivalenza di massa ed energia)?
E se alla fine scoprissimo che bit ed elettronvolt rappresentano
semplicemente due tipi di unità di misura, con cui possiamo definire il
concetto fondamentale di Energia? Bè, allora sarebbe lecito chiedersi:
6. Ma quante migliaia, milioni oppure miliardi di bit occorrono per
costituire un singolo elettronvolt (o Joule) di energia?
Non dimentichiamoci del fatto che nell'Equazione di Schrödinger la
funzione d'onda descrive un'ampiezza di probabilità, e nessuno ci
impedisce di sostituire/ridefinire tale ampiezza (P) con una determinata
quantità di Informazione (I)!1
Si consideri un corpo qualsiasi dotato di una certa massa; se noi
aumentiamo la temperatura (T) di tale corpo, avremmo un flusso di
energia (E) che dal corpo in questione si sposta nell’ambiente ad esso
circostante. Il corpo quindi giustamente perderà una determinata
quantità di Informazione (I) e ci apparirà come un sistema dotato di una
notevole entropia; l’informazione che il corpo perderà però, si sposterà
semplicemente nell’ambiente ad esso circostante, aumentandone
l’Informazione. A partire dunque da questa premessa, l'unico fatto
importante che emerge, è che noi non potremmo mai misurare-
osservare quella parte di "informazione in eccesso", rispetto al sistema
di riferimento: [oggetto]-[ambiente ad esso circostante]; per il fatto che
essa rimarrebbe sempre fuori da qualsiasi corpo o sistema entropico
termodinamico di riferimento (nel quale noi stessi saremmo ovviamente
costretti a compiere la misurazione).
Non è da escludersi quindi che tale "informazione in eccesso", possa
andare a confluire in una o più dimensioni nascoste, previste nella
Teoria delle Stringhe. Contrariamente invece, nel caso in cui
diminuissimo la temperatura (T) di tale corpo, andremmo a rallentare il
flusso di energia (E) che dal corpo si sposta nell’ambiente ad esso
1
Qualche spunto di riflessione, in relazione ad un eventuale/potenziale
cambiamento di paradigma, ci è stato offerto da due esperimenti compiuti nel
2000 alle Università di Berkeley e Rochester, con degli interferometri laser.
Questi esperimenti dimostrarono che l’Informazione è in grado di controllare
l’interferenza quantistica e molto probabilmente anche la stessa funzione
d’onda! Gli interessanti “esperimenti mentali” che emersero da tali premesse,
si proposero di reinterpretare il collasso della funzione d’onda quantistica,
solo attraverso il concetto stesso di Informazione! Ciò che infine veniva messo
in risalto, da tali premesse e considerazioni, era la possibile esistenza in
natura, di una legge di “conservazione dell’Informazione”.
Delle recenti versioni (forti) dei teoremi di No-cloning e No-deleting
(nell’ambito dell’Informazione quantistica), suggerirebbero inoltre
l’esistenza, in natura, di tale “conservazione informazionale”. A
tutt’oggi comunque, una simile legge della fisica, mai nessuno è riuscito
a dimostrarla. (Articolo originale in inglese: Conservation of information:
Quantum Mechanics and RIS).
7. circostante. A temperature prossime allo zero assoluto, il flusso di
energia sarebbe pressoché nullo; in questo caso l’Informazione(I) non
avrebbe alcun modo di passare dal corpo in questione all’ambiente ad
esso circostante. Il corpo quindi disporrebbe della quantità massima
consentita di Informazione.
Riflettiamo un attimino su questa domanda: Nel momento in cui un
sistema perde una determinata quantità di Informazione, questo cosa
comporterebbe, forse che tale informazione, essendo legata all’energia
(calore) durante il processo entropico, debba anch’essa disperdersi
nell’ambiente circostante sino a “dissolversi” completamente?
Se così fosse avremmo a che fare con due “campi di informazione
dinamica” della stessa intensità, in grado di interagire tra loro, di
fondersi l’uno con l’altro, e infine di “dissolversi” nell’ambiente
circostante al sistema considerato. Ma così non è, fortunatamente.
Si tenga presente che per campo d'informazione dinamica, intendo
semplicemente una quantità di informazione in grado di muoversi nello
spazio e nelle dimensioni, auto-organizzantesi e costante nel tempo,
ossia che non segue assolutamente il secondo principio della
termodinamica (principio entropico). E quindi per questo motivo,
praticamente eterna.
Un “campo di Informazione dinamica”, costituito da una determinata
quantità di bit di Informazione, entro certi limiti di intensità, non potrà
mai andare a costituire un singolo elettronvolt o Joule di energia.
Ragion per cui, esso stesso (non potendo interagire con il resto
dell’energia del sistema, molto più intensa e misurabile con strumenti
fisici poiché in grado di interagire con i diversi campi elettromagnetici
del sistema in questione), rimane sempre indipendente da qualsiasi
processo entropico termodinamico.
La cosa più importante che possiamo dedurre da queste ultime
considerazioni, è che un “campo di informazione dinamica” che rientri
entro certi limiti di intensità, non è vincolato da alcun tipo di processo
entropico termodinamico. Ne segue a volte l’andamento, ma non è
soggetto ad alcuna interferenza di campo. Esso è quindi in grado di
auto-organizzarsi, ossia di mantenere costante e regolare la sua struttura
nel tempo, senza alcuna interferenza da parte dei comuni campi di
energia che vanno a costituire l’ambiente del sistema considerato.
Inoltre, esso sarà in grado di fondersi con altri campi di informazione
dinamica della stessa intensità, e quindi di accrescere la sua estensione
nello spazio, ma non necessariamente il suo livello di intensità.
Ed ora andiamo a scoprire cosa ha a che fare tutto ciò che vi ho esposto
sinora, con il concetto di Anima.
8. La mente umana, come ben sappiamo, produce un determinato campo
magnetico nell'ordine delle decine di femtoTesla (1 fT = 10^–15 T).
Questo campo, lo dobbiamo semplicemente alla nostra attività
cerebrale. Già allo stato fetale, ossia pochi mesi prima della nostra
nascita, il nostro cervello, grazie alla sua costante attività, produce un
campo di informazione dinamica che dal momento in cui veniamo al
mondo, continua negli anni a farsi sempre più intenso, sino a
raggiungere un determinato limite. Ora è assolutamente necessario che
vi sia ben chiara una cosa: il campo di informazione dinamica prodotto
dall’attività cerebrale e quello elettromagnetico (molto più intenso, che
potremmo definire “di scarto”, poiché non è nient’altro che il risultato
del lavoro che compie il nostro cervello in attività, per produrre i nostri
“pensieri”, i quali in ultima analisi vanno a costituire il nostro campo di
informazione dinamica), sono due cose ben diverse e non interagiscono
l’una con l’altra! Se proprio vogliamo, possiamo identificare il campo
di informazione dinamica del nostro cervello, come una sorta di
“risonanza” del campo magnetico dovuto all’attività cerebrale (molto
più intenso e quindi misurabile con strumenti fisici).
A questo punto è fondamentale chiarire che:
La nostra coscienza trae origine dal campo magnetico/elettromagnetico
del cervello; mentre la nostra Anima, intesa come campo di
informazione dinamica, è semplicemente la "risonanza" del campo
magnetico/elettromagnetico del cervello. In sostanza dunque, è la parte
imponderabile (non misurabile con strumenti fisici) della nostra
coscienza; auto-organizzantesi ed eterna.
Su scale prossime alla lunghezza di Planck, spazio e tempo perdono
qualsiasi significato fisico; per tale ragione anche il concetto stesso di
energia risente di tale condizione (non dimentichiamoci che in natura
non può esistere alcuno spazio "vuoto di campo", ossia di energia; tanto
è vero che persino il vuoto quantistico, sia esso il falso o il vero vuoto,
è in ogni caso colmo di particelle virtuali - Feynman docet).
Un campo di Informazione dinamica, va quindi a definire-costituire
quella parte della realtà del tutto imponderabile e inosservabile con
strumenti fisici, poiché al di sotto di quel limite definito dalla lunghezza
di Planck2
.Per questo motivo quindi, qualsiasi tipo di "risonanza" che
2
Per la scienza, possono esistere delle particelle virtuali, ossia quelle che
potremmo definire i costituenti fondamentali del vuoto quantistico. E qui
siamo già, se vogliamo usare un termine popolare, nel campo dell'
"immateriale". Per cui per la scienza, può esistere qualcosa di immateriale,
9. prendesse forma o scaturisse da determinate onde cerebrali, ponendosi
al di sotto della soglia di Planck, sarebbe indipendente da qualsiasi
forma di interazione con il mondo subnucleare (formato da quark,
gluoni e via dicendo). Come abbiamo precedentemente visto, un campo
di informazione dinamica è in grado di auto-organizzarsi; ossia di
mantenere costante e regolare la sua struttura nel tempo, senza alcuna
interferenza da parte dei comuni campi di energia che vanno a costituire
l’ambiente del sistema considerato [in questo caso: (mente umana) –
(ambiente ad essa circostante)].
Ecco quindi in quali termini potremmo intendere il concetto di Anima;
ovvero, essa è da considerarsi un particolare tipo di campo di
informazione dinamica, in grado di dissociarsi dal corpo fisico che lo
“ospita”, nel momento in cui non vi sono più i presupposti per poter
rimanere legato alla propria sorgente elettromagnetica (attività
cerebrale). Affermare quindi che l’Anima non “muore” mai, è quindi in
linea di principio del tutto corretto. Affermare che gli animali (oltre alla
specie umana) hanno un’Anima, anche in questo caso è in linea di
principio corretto.
Tutte queste ipotesi e considerazioni, sono a mio avviso totalmente in
accordo e “affini” alla teoria di Rupert Sheldrake sui campi
morfogenetici, a quella di Richard Dawkins sulla Trasmissione dei
Memi (memetica), e infine a quella di Carl Gustav Jung sull’Inconscio
collettivo. Nella "scienza ortodossa", tutto il discorso sull'interazione
tra Entropia termodinamica e Informazione, risulta valido solo ed
esclusivamente su sistemi isolati (chiusi e aperti) in cui è presente un
osservatore in grado di interagire con il sistema considerato e quindi di
rilevare-calcolare tutto ciò che accade all’interno del sistema stesso (di
non costituita da materia. Ciò che occorre capire, per andare avanti nel
discorso, è che per lunghezze prossime alla scala di Planck, è difficile stabilire
cosa è "ponderabile" e cosa invece non lo è. Occorre capire quindi come
potrebbe prendere forma la realtà, se le dimensioni extra della Teoria delle
Stringhe esistessero realmente e avessero delle "qualità proprie". Non è da
escludersi quindi che, al di sotto della scala di Planck, possano sussistere dei
fenomeni strettamente legati ad altre dimensioni dello spazio-tempo (tanto più
che si ritiene, in base a recenti analisi, che le informazioni non vanno perdute
al di sotto della scala di Planck!). Dire quindi che le informazioni non vanno
perdute, equivale a dire che un "campo di informazione dinamica" al di sotto
della scala di Planck, può tranquillamente esistere! Se a questo punto noi
associamo il concetto di Anima, a quello di un campo di informazione
dinamica, ci accorgiamo che tutto collima e che quindi anche ciò che non
potremo mai osservare con comuni strumenti fisici, può teoricamente esistere!
10. cui egli fa parte). Questa condizione è quindi l’unica che ci è consentito
di conoscere, sulla base della quale siamo in grado di misurare-calcolare
ogni passaggio di stato dell’energia, con rispettivi livelli di entropia
(termodinamica e dell’Informazione) e quantità di Informazione.
Da questo assunto, si arriva quindi alla seguente conclusione:
Per qualsiasi osservatore che si trovi all’interno di un sistema
termodinamico, è assolutamente impossibile misurare-calcolare
un’eventuale quantità di Informazione che si sposti o si trovi al di fuori
del proprio sistema di riferimento. Nell’ipotesi a Molti Mondi di Hugh
Everett III come del resto anche in diverse formulazioni della Teoria
delle Stringhe, tutte queste mie considerazioni trovano sicuramente
terreno fertile.
Le parole che riporterò qui di seguito, sono del fisico Frank J.Tipler:
“Tutte le entità presenti nell’Universo attuale, codificano una quantità
di informazione di gran lunga inferiore alla quantità permessa dalla
teoria quantistica dei campi. Per esempio, se un atomo di idrogeno
dovesse codificare tutta l’informazione che gli è consentita dal limite
di Bekenstein, potrebbe codificare circa 4 x 10^6 bit di informazione
(…) Quindi un atomo di idrogeno potrebbe codificare all’incirca un
megabyte di informazione, mentre di norma codifica molto meno di un
bit. La massa dell’idrogeno non viene di certo utilizzata in modo
efficiente! Se si assume che il raggio sia quello di un protone (R= 10^-
13 cm), la quantità di informazione codificabile nel protone è costituita
da soli 44 bit! Questo valore è davvero piccolo rispetto alla complessità
del protone (tre quark valenza, innumerevoli quark e gluoni virtuali)
che è di fatto tanto complesso che non siamo ancora riusciti a
calcolarne lo stato di base dai principi fondamentali utilizzando il
Modello Standard, anche utilizzando i supercomputer più avanzati!“
Rimanendo saldamente ancorati ai modelli relativistici standard (di
spazio, tempo ed energia), senza cercare di andare un attimino oltre a
questo concetto di realtà, abbracciando magari l'idea di un Universo a
più dimensioni (Teoria delle Stringhe/ Interpretazione a Molti Mondi),
difficilmente riusciremo a fare qualche passo avanti nella comprensione
di tutto ciò che attualmente accantoniamo nel mondo della fantascienza
e del paranormale.
Concludo questa analisi con un invito a riflettere su questa citazione di
Basil Hiley (fisico britannico e coautore del libro di David Bohm:
“L’Universo indivisibile”):
“Ciò che David Bohm ed io abbiamo ipotizzato, è che il potenziale
quantistico sia in realtà un potenziale d'informazione, e per questo
abbiamo introdotto il concetto di “informazione attiva”. Ero molto
preoccupato per l'uso della parola “informazione” perché chiunque
11. avrebbe pensato immediatamente all'informazione di Shannon.
L'informazione di Shannon non è informazione, è solo capacità di
informazione, separata dal significato. Il punto cruciale è stato quello
d'introdurre un significato, ciò che per la particella è
l'informazione”. Basil Hiley
Fausto Intilla
31 agosto 2009