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Movimento Ecumenico prima parte / lezione 2
1. FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA
Il Movimento Ecumenico
Prof. Antonino PILERI BRUNO
A.A 2012-2013
2. Seconda lezione
Il tema della giustificazione nella teologia di Lutero
La riforma luterana come riforma dogmatica;
Il pensiero di Agostino conteso dai riformatori e
controriformatori;
Risposta tridentina;
Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione
3. Sfondo su cui si afferma la riforma luterana
L’istanza di riforma che pervade la Chiesa cattolica in Europa nei primi
anni del 1500 è di tipo morale. Riforma “in fide et in moribus, in
capite et in membris”. Ciò che da ogni parte si chiedeva nella
Chiesa è la riforma secondo lo spirito del Vangelo, dei costumi della
vita del clero, della gerarchia ecclesiastica.
Negli anni precedenti la Riforma protestante si diffonde e penetra in
Europa un movimento culturale che trae le sue origini dall’
umanesimo italiano, ma che se ne distingue per il particolare
interesse alla Sacra Scrittura e alla riforma della Chiesa.
4. Il movimento è detto anche Umanesimo Evangelico, perché è dal
ritorno al Vangelo che esso spera la riforma della vita della Chiesa.
La riforma protestante è una istanza critica anche nei confronti della
teologia scolastica, questa critica mette in risalto il distacco tra la Scrittura e
la teologia di scuola insegnata nella Chiesa del tempo. La prima critica
rivolta contro la teologia tradizionale riguarda la sua ignoranza dei testi
originali della Scrittura (ebraico e greco). La seconda critica alla teologia
tradizionale è quella che riguarda il suo metodo: la disputatio.
5. La riforma luterana come riforma dogmatica
E’ su questo sfondo che sorge e si afferma la Riforma
luterana, che però non era nella sua radice più
profonda una riforma morale quanto una riforma
dogmatica.
La Riforma luterana concentrò, infatti la sua
attenzione su un tema: la dottrina della
giustificazione, ossia l’atto con cui, in forza della
redenzione operata da Gesù Cristo a vantaggio di tutti
gli uomini la Grazia trasforma l’uomo, liberandolo
dallo stato di peccato e conducendolo alla
giustificazione a essere, cioè giusto davanti a Dio.
6. Il problema si complicò quando sotto il nome predestinazione, la
questione investì non solo il rapporto tra azione divina giustificatrice e
libertà umana, ma anche il rapporto tra libertà umana e divina.
Lutero impugna il valore dell’intera tradizione ecclesiastica fino a negare
la funzione della Chiesa.
La giustificazione per mezzo della fede toglie ogni valore alle
cosiddette opere meritorie. Al di fuori dalla fede queste opere non fanno
che aggiungere peccato a peccato: le buone opere non possono quindi
salvare nessuno.
Nel Servo arbitrio Lutero afferma che no si può ammettere nello stesso
tempo la libertà divina e quella umana. Il libero arbitrio è escluso
dall’onnipotenza di Dio.
7. Dal De servo arbitrio di Lutero:
«Paolo dichiara in piena e con piena autorità (Rm 3, 21ss): “Ora –però-
indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia di Dio,
attestata dalla legge e dai profeti, vale a dire la giustizia di Dio mediante la
fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v’è distinzione; difatti
tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati
gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Gesù
Cristo, il quale Dio ha prestabilito come propiziazione mediante la fede nel
suo sangue”. Tutte queste parole sono altrettanti colpi di fulmine contro il
libero arbitrio. In primo luogo: la giustizia di Dio -egli dice- è manifestata
senza la legge. Egli distingue la giustizia di Dio e la giustizia della legge.
Infatti la giustizia della fede vien dalla grazia, senza la legge. Questa
espressione “senza legge” non può che significare una cosa sola: la giustizia
cristiana sussiste senza le opere della legge, di modo che le opere della legge
non servono affatto ad ottenerla».
8. Risposta di Erasmo da Rotterdam
«Supponiamo dunque che in un certo senso sia vero ciò che
(…) Lutero asserisce, cioè che qualunque cosa sia da noi
fatta non è opera del libero arbitrio ma della pura necessità,
cosa v’è di più inutile che divulgare questo paradosso ai
profani? Supponiamo parimenti vero, in un certo senso, ciò
che Agostino ha scritto in qualche parte: “Dio opera in noi il
bene e il male e in tal modo rimunera in noi le sue stesse
azioni buone così come punisce, parimenti in noi, le sue
cattive”; se lasciassimo circolare fra il popolo un tale asserto
ciò basterebbe per aprire ad innumerevoli mortali una larga
porta all’empietà perché il popolo ha uno spirito lento,
imprevidente, malizioso (…). Quale peccatore potrebbe
sostenere, in simili condizioni una lotta continua e faticosa
con la sua carne? Quale malvagio si impegnerebbe per
correggere la propria vita?». - De libero arbitrio di Erasmo
da Rotterdam
9. Ancora su Lutero e la dottrina luterana Erasmo da
Rotterdam afferma….
10. «A mio avviso si poteva benissimo riconoscere l’esistenza del libero
arbitrio pur evitando quella fiducia eccessiva nei nostri meriti e
quegli altri inconvenienti intravisti da Lutero (…). Ora, siccome
nell’azione umana ci sono tre parti: l’inizio, lo sviluppo, ed il
compimento, essi concedono alla grazia i due estremi momenti e non
fanno intervenire il libero arbitrio che nel momento dello sviluppo. Così
due cause concorrono alla stessa azione, cioè la grazia divina e la
volontà umana; ma la grazia è la causa principale, la volontà è la causa
secondaria che non può nulla senza la principale mentre questa, cioè
la grazia, è autosufficiente così come il fuoco brucia per virtù sua
naturale, benché Dio sia la causa essenziale che sottintende l’azione del
fuoco e senza la quale il fuoco perderebbe tutta la sua efficacia se essa
venisse a mancargli».
11. Libertà divina o libertà umana...?
Libertà umana e libertà divina: come si concordano nella
giustificazione dell’uomo peccatore fin da Adamo?
La discussione sul problema della predestinazione si accese con
l’esplosione della Riforma. Non mancarono da parte cattolica e
protestante le mutue accuse di eresia, o violazione della vera dottrina
della Chiesa.
La dottrina era già stata fissata perché la questione non era nuova. La
si ritrova nelle opere di Agostino nella controversia contro Pelagio.
12. Pelagio. L’uomo ottiene la salvezza con le sue opere
Pelagio (354-427) aveva sostenuto che l’uomo per vivere
moralmente e conseguire la vita eterna aveva bisogno sì di una
grazia esterna ma anche di una grazia interna. In breve l’uomo
poteva essere condotto a una vita buona e morale dalla
predicazione del Vangelo, ma la decisione di operare il bene
restava interiormente sua ed esclusivamente sua, dunque in
potere dell’uomo stesso e perciò libera.
Pelagio reagiva così contro il manicheismo secondo cui
l’uomo, era impossibilitato a vincere il male che recava in se
stesso.
13. Agostino contro Pelagio.
Solo la grazia di Dio aiuta l’uomo a salvarsi
Agostino reagì contro la dottrina pelagiana perché la sua
dottrina riduceva l’azione giustificatrice e salvifica di Dio a
un’azione esterna all’uomo. La parola di Dio e la
predicazione di Cristo si riducevano a un invito un
esortazione che rimaneva esterna all’uomo. Nella polemica
Agostino non è sempre rigoroso nei termini. Talvolta, egli
parla di corruzione della natura umana e di inclinazione
interiore al male che inficia la libertà di compiere il bene e
rende necessaria la grazia divina; altrove, egli sostiene che è
necessario distinguere un livello di corruzione della natura
umana – che chiama vulnus – e lascia intendere che la libertà
è si colpita ma non uccisa.
14. L’uomo , cioè, è certo incline al male a causa del vizio originario del
peccato; ma tale inclinazione non lo conduce necessariamente a
compiere il male.
Grazia è dono gratuito della divina benevolenza, questa dottrina è
difesa da Agostino contro i pelagiani, i quali sostenevano che ci viene
data secondo i nostri meriti.
La necessità di difendere la gratuità della Grazia indusse Agostino ad
approfondire il tema della predestinazione. La predestinazione è
secondo Agostino “la prescienza e la preparazione dei benefici di Dio
con i quali sono certamente liberati tutti coloro che sono liberati”.
15. Il pensiero di Agostino.
Tra Riforma e Controriforma
Non si può affermare che il testo agostiniano sia sempre univoco e
rigorosamente articolato. A tutti premeva avere l’autorità di Agostino
dalla propria parte. Si trattava di stabilire quale fosse la dottrina della
Sacra Scrittura che la tradizione aveva raccolto.
Non è senza significato, che il dibattito intorno al problema della
predestinazione sia strettamente intrecciato alle questioni, che dividono
altrettanto nettamente cattolici e protestanti, dell’interpretazione della
Sacra Scrittura e del ruolo che a questo riguardo svolge la tradizione
della Chiesa.
16. Dottrina luterana della giustificazione
Solo la fede e la grazia di Dio, non le opere, possono salvare l’uomo.
L’uomo con la sua forza non è in grado di fuoriuscire dalla condizione
peccatrice in cui l’ha piombato il peccato originale. Il testo della lettera ai
Romani risolve il problema di Lutero e lo libera dall’angoscia, in quanto
afferma che le opere e l’osservanza dei precetti morali sono insufficienti per la
salvezza, e che non le opere, ma la fede e solo la fede nella promessa divina di
giustificazione può salvare l’uomo.
17. L’uomo senza l’aiuto di Dio non può non peccare.
Lutero si spinge fino ad affermare che non solo le opere buone non servono a
meritare la salvezza, che è mero dono gratuito di Dio, ma anche che l’uomo da
sé non può che peccare. La libertà dell’uomo, la sua libertà naturale non esiste
più, ma è ormai serva del peccato.
18. Risposta del Concilio di Trento
Sessione VI, 13 gennaio 1547
“In questi anni è stata divulgata con grave danno per molte anime e
per l’unità della chiesa, una dottrina erronea sulla giustificazione.
Perciò questo sacrosanto concilio tridentino ecumenico e generale,
legittimamente convocato nello Spirito Santo (…) intende esporre a
tutti i fedeli cristiani la vera e sana dottrina della giustificazione che
Gesù Cristo (…) ha insegnato, che gli apostoli hanno trasmesso e che la
Chiesa cattolica, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ha sempre
ritenuto. Nello stesso tempo proibisce assolutamente che d’ora
innanzi qualcuno osi credere, predicare e insegnare diversamente da
quanto è stabilito e proclamato nel presente decreto.
19. Cap. 8 “Quando l’apostolo dice che l’uomo viene giustificato “per
fede” e “gratuitamente” (Rm 3, 22.24), queste parole si devono
intendere secondo il significato accettato e manifestato dal concorde e
permanente giudizio della chiesa cattolica, e cioè che siamo giustificati
mediante la fede, perché “la fede è il principio dell’umana salvezza”, il
fondamento e la radice di ogni giustificazione, “senza la quale è
impossibile essere graditi a Dio” (Eb 11, 6) e giungere alla comunione
che con lui hanno i suoi figli; si dice poi che noi siamo giustificati
gratuitamente, perché nulla di ciò che precede la giustificazione, sia la
fede che le opere, merita la grazia della giustificazione: “infatti se lo è
per grazia, non lo è per le opere; altrimenti (come dice lo stesso
apostolo) la grazia non sarebbe più grazia”(Rm 11, 6)”.
20. Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della
Giustificazione (1999)
“Le interpretazioni e applicazioni contraddittorie del messaggio
biblico della giustificazione sono state nel XVI secolo una causa
primaria della divisione della Chiesa d’Occidente, che si è espressa
anche con condanne dottrinali ” n. 13.
“Le Chiese luterane e la Chiesa cattolica romana hanno ascoltato
insieme la buona novella proclamata dalla Sacra Scrittura, ciò che ha
permesso loro (…) di pervenire ad una comprensione condivisa della
giustificazione”n. 14
21. “Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e Trino.
(…) La giustificazione significa che Cristo stesso è la nostra giustizia
alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, per mezzo dello
Spirito Santo.
Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per
mezzo della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo
accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri
cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone opere” n. 15.
22. Grazie!
Prof. Antonino Pileri Bruno
www.luxecclesiaeorientalis.org
Prossima lezione 1 marzo 2013