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Il ritorno di
Wes Anderson
Quinta pellicola del regista de I Tenenbaum, che sposta le nevrosi dei suoi
personaggi un po’ snob dagli Stati Uniti all’India
Forse la famiglia disfunzionale è diventato un cliché. E forse è per questo che Il
treno per Darjeeling (titolo italiano di The Darjeeling Limited), ultimo lavoro di Wes
Anderson, non sembra avere una destinazione convincente. Presentato
all’ultima Mostra del cinema di Venezia, il quarto film del trentanovenne
Anderson (dopo Un colpo da dilettanti, Rushmore, I Tenenbaum e Le avventure
acquatiche di Steve Zissou) racconta il viaggio di tre fratelli, interpretati da Owen
Wilson, Jason Schwartzman e Adrien Brody: tre perfette facce da cinema e
ancora di più da cinema di Wes Anderson. Qui, forse, forza e debolezza del film:
il mettere in scena personaggi allampanati, spaesati, involontariamente comici e
al contempo sempre un po’ superiori, forse culturalmente o magari moralmente,
al pubblico e al personaggio medio, quasi evocando dinamiche aspirazionali
mirate al preciso target di riferimento del film. Lo si intuiva dalle risate in sala
durante la proiezione veneziana, già fragorose durante l’esile corto d’apertura –
quasi in antipasto del film – dove una camera d’hotel parigina ospita l’incontro
amaro fra una radiosa, e nuda, Natalie Portman e un depressissimo
Schwartzman. Poco dopo ritroviamo quest’ultimo (anche co-sceneggiatore del
film) a bordo del Darjeeling Limited, incredibile treno rétro che cullerà lui e i due
fratelli attraverso un’India volutamente kistch e posticcia. Grandi protagoniste del
viaggio sono ovviamente le nevrosi dei tre giovani uomini e i rancori che
custodiscono l’uno verso l’altro e tutti, forse, verso una famiglia destrutturata:
padre morto di recente e madre rifugiatasi in un convento del Subcontinente. È
per ricongiungersi a lei che i tre si mettono in viaggio, ma come in ogni road
movie che si rispetti niente è fulcro e traguardo quanto il viaggio stesso. Anche
qui, l’autore di quel gioiello di tenerezza psicolabile che era I Tenenbaum
consegna una storia in bilico tra comicità e partecipazione emotiva, con una
bella colonna sonora e un grande gusto per l’immagine, dall’esotismo un po’
burlesco dell’India ritratta al set di nobili valigie che i protagonisti trascinano con
aplomb surreale: ma tutto questo è anche il limite del film. È fin troppo facile,
come già accaduto per il (già) manierista Steve Zissou, ridere delle tante
situazioni e delle numerose scene surreali, o stralunate, o tragicomiche, o
decontestualizzate. Sono tasselli che compongono un film di scenette, appunto
nelle quali viene servito quello che ci si aspetta da Anderson, ma con il sospetto
che alla base ci siano un po’ di pigrizia, oppure di precoce autocitazionismo. La
miscela felice che creava ne I Tenenbaum (ma anche in Rushmore) un equilibrio
ammirevole di intuito, intelletto e levità partecipe, qui viene riproposta ma con
esiti meno fragranti, forse perché un po’ scontati. È il sospetto che viene
vedendo anche il gioco di mettere in scena, senza reali esigenze di
sceneggiatura, altri volti del cinema di Anderson, come Anjelica Huston, di nuov
madre di trentenni in crisi, e l’attore feticcio Bill Murray che, presente nelle tre
pellicole precedenti, qui compare rapidamente nella scena iniziale per poi
scomparire. Lo si vede correre verso il treno in parallelo ad Adrien Brody, ma all
fine solo il secondo riesce a salire, mentre il primo scompare dalla scena per
sempre: metafora fin troppo semplice del gioco fra realtà e scrittura, con
personaggi che vengono scelti affinché esistano e altri che vengono
abbandonati. Ma, appunto, metafora un po’ semplice.
THE RETURN OF WES ANDERSON
The fifth film by the director of “The Royal Tenenbaums” sees the
transfer of the neurosis of his slightly snobby characters from the US to
India
Maybe the dysfunctional family has become a cliché, and maybe this is why
Wes Anderson’s latest work, “The Darjeeling Limited”, does not seem so
convincing. Presented at the last Venice Film Festival, the fifth film by the
thirty-year-old director (after “Bottle Rocket”, “Rushmore”, “The Royal
Tenenbaums” and “The Life Aquatic of Steve Zissou”) tells the story of the
journey of three brothers, played by Owen Wilson, Jason Schwartzman and
Adrien Brody: three perfect faces of cinema and even more of the films of
Wes Anderson. This is perhaps the strength and weakness of the film, using
skinny, awkward, unintentionally funny celebrities who at the same time are
always a bit superior, perhaps culturally or even morally, to the public and
your average celebrity, almost evoking ambitious dynamics aimed at the
precise target of the film. This was sensed by the laughter in the cinema
during the showing at Venice, already deafening even at the feeble short film
at the opening – almost like an appetizer to the film – where a Parisian hotel
room hosts a bitter encounter between a radiant and naked Natalie Portman
and an extremely depressed Schwartzman. Shortly afterwards we find the
latter (also the co-writer of the film) on board the Darjeeling Limited, an
amazing retro train which lulls him and his two brothers across an
098 099 | ART CINEMA | 03.2008
Visioni Words Marina Nasi
E le bacche blu di Wong Kar-wai
Il vero ritorno del mese, però, e anche questo stranamente con un film on the ro
nights (titolo italiano Un bacio romantico). Primo film girato in Occidente e con a
protagonisti sono però, come sempre, i sentimenti. È il vizio dell’autore di In the
malinconiche senza mai lasciare insoddisfatti, grazie allo stile maniacale e alle im
gli spettatori cerebrali. Venerato da una buona parte dei cinephiles, piccolo divo
attraversa i festival di un Occidente che lo adora nascondendosi dietro gli occhi
Wong abbandona Tony Leung, Faye Wong e Maggie Cheung per lavorare su v
centro di un preciso lavoro sullo sguardo e sull’estetica) di Jude Law, della cant
esperienza al cinema, di Rachel Weisz e di Natalie Portman, che ha in comune
Sperando che in questo caso, però, non ci sia un regista che cita se stesso.
The blueberries of Wong Kar-wai
This month’s real return however (and strangely also with a film on the road) is t
three years after “2046” is back on our screens with “My Blueberry Nights”. Thi
director’s first film shot in the west and with western actors, and it is also a road
Mood for Love” and “Hong Kong Express” has a habit of lingering on languid an
unsatisfied, thanks to his obsessive style and perfect images. Worshiped by a m
west where he is adored, hiding behind his sunglasses. This time Wong has ab
(always placed in the center of a precise work on the eyes and aesthetics) of Ju
Portman, who he has in common with Anderson’s short film. Hoping that in this
The Darjeeling Limited by Wes Anderson con Adrien Brody, Jason
Schwartzman, Owen Wilson, Anjelica Huston, Irrfan Khan, Amara Karan
produzione: American Empirical Pictures, Cine Mosaic, Scott Rudin
Productions distribuzione: 20 Century Fox Usa, 2007
I fratelli Whitman (Francis, Peter e Jack) si imbarcano in un viaggio in treno
lungo l’India, sotto la regia dispotica del maggiore dei tre. Tra flashback, incontr
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  • 1. Il ritorno di Wes Anderson Quinta pellicola del regista de I Tenenbaum, che sposta le nevrosi dei suoi personaggi un po’ snob dagli Stati Uniti all’India Forse la famiglia disfunzionale è diventato un cliché. E forse è per questo che Il treno per Darjeeling (titolo italiano di The Darjeeling Limited), ultimo lavoro di Wes Anderson, non sembra avere una destinazione convincente. Presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia, il quarto film del trentanovenne Anderson (dopo Un colpo da dilettanti, Rushmore, I Tenenbaum e Le avventure acquatiche di Steve Zissou) racconta il viaggio di tre fratelli, interpretati da Owen Wilson, Jason Schwartzman e Adrien Brody: tre perfette facce da cinema e ancora di più da cinema di Wes Anderson. Qui, forse, forza e debolezza del film: il mettere in scena personaggi allampanati, spaesati, involontariamente comici e al contempo sempre un po’ superiori, forse culturalmente o magari moralmente, al pubblico e al personaggio medio, quasi evocando dinamiche aspirazionali mirate al preciso target di riferimento del film. Lo si intuiva dalle risate in sala durante la proiezione veneziana, già fragorose durante l’esile corto d’apertura – quasi in antipasto del film – dove una camera d’hotel parigina ospita l’incontro amaro fra una radiosa, e nuda, Natalie Portman e un depressissimo Schwartzman. Poco dopo ritroviamo quest’ultimo (anche co-sceneggiatore del film) a bordo del Darjeeling Limited, incredibile treno rétro che cullerà lui e i due fratelli attraverso un’India volutamente kistch e posticcia. Grandi protagoniste del viaggio sono ovviamente le nevrosi dei tre giovani uomini e i rancori che custodiscono l’uno verso l’altro e tutti, forse, verso una famiglia destrutturata: padre morto di recente e madre rifugiatasi in un convento del Subcontinente. È per ricongiungersi a lei che i tre si mettono in viaggio, ma come in ogni road movie che si rispetti niente è fulcro e traguardo quanto il viaggio stesso. Anche qui, l’autore di quel gioiello di tenerezza psicolabile che era I Tenenbaum consegna una storia in bilico tra comicità e partecipazione emotiva, con una bella colonna sonora e un grande gusto per l’immagine, dall’esotismo un po’ burlesco dell’India ritratta al set di nobili valigie che i protagonisti trascinano con aplomb surreale: ma tutto questo è anche il limite del film. È fin troppo facile, come già accaduto per il (già) manierista Steve Zissou, ridere delle tante situazioni e delle numerose scene surreali, o stralunate, o tragicomiche, o decontestualizzate. Sono tasselli che compongono un film di scenette, appunto nelle quali viene servito quello che ci si aspetta da Anderson, ma con il sospetto che alla base ci siano un po’ di pigrizia, oppure di precoce autocitazionismo. La miscela felice che creava ne I Tenenbaum (ma anche in Rushmore) un equilibrio ammirevole di intuito, intelletto e levità partecipe, qui viene riproposta ma con esiti meno fragranti, forse perché un po’ scontati. È il sospetto che viene vedendo anche il gioco di mettere in scena, senza reali esigenze di sceneggiatura, altri volti del cinema di Anderson, come Anjelica Huston, di nuov madre di trentenni in crisi, e l’attore feticcio Bill Murray che, presente nelle tre pellicole precedenti, qui compare rapidamente nella scena iniziale per poi scomparire. Lo si vede correre verso il treno in parallelo ad Adrien Brody, ma all fine solo il secondo riesce a salire, mentre il primo scompare dalla scena per sempre: metafora fin troppo semplice del gioco fra realtà e scrittura, con personaggi che vengono scelti affinché esistano e altri che vengono abbandonati. Ma, appunto, metafora un po’ semplice. THE RETURN OF WES ANDERSON The fifth film by the director of “The Royal Tenenbaums” sees the transfer of the neurosis of his slightly snobby characters from the US to India Maybe the dysfunctional family has become a cliché, and maybe this is why Wes Anderson’s latest work, “The Darjeeling Limited”, does not seem so convincing. Presented at the last Venice Film Festival, the fifth film by the thirty-year-old director (after “Bottle Rocket”, “Rushmore”, “The Royal Tenenbaums” and “The Life Aquatic of Steve Zissou”) tells the story of the journey of three brothers, played by Owen Wilson, Jason Schwartzman and Adrien Brody: three perfect faces of cinema and even more of the films of Wes Anderson. This is perhaps the strength and weakness of the film, using skinny, awkward, unintentionally funny celebrities who at the same time are always a bit superior, perhaps culturally or even morally, to the public and your average celebrity, almost evoking ambitious dynamics aimed at the precise target of the film. This was sensed by the laughter in the cinema during the showing at Venice, already deafening even at the feeble short film at the opening – almost like an appetizer to the film – where a Parisian hotel room hosts a bitter encounter between a radiant and naked Natalie Portman and an extremely depressed Schwartzman. Shortly afterwards we find the latter (also the co-writer of the film) on board the Darjeeling Limited, an amazing retro train which lulls him and his two brothers across an 098 099 | ART CINEMA | 03.2008 Visioni Words Marina Nasi E le bacche blu di Wong Kar-wai Il vero ritorno del mese, però, e anche questo stranamente con un film on the ro nights (titolo italiano Un bacio romantico). Primo film girato in Occidente e con a protagonisti sono però, come sempre, i sentimenti. È il vizio dell’autore di In the malinconiche senza mai lasciare insoddisfatti, grazie allo stile maniacale e alle im gli spettatori cerebrali. Venerato da una buona parte dei cinephiles, piccolo divo attraversa i festival di un Occidente che lo adora nascondendosi dietro gli occhi Wong abbandona Tony Leung, Faye Wong e Maggie Cheung per lavorare su v centro di un preciso lavoro sullo sguardo e sull’estetica) di Jude Law, della cant esperienza al cinema, di Rachel Weisz e di Natalie Portman, che ha in comune Sperando che in questo caso, però, non ci sia un regista che cita se stesso. The blueberries of Wong Kar-wai This month’s real return however (and strangely also with a film on the road) is t three years after “2046” is back on our screens with “My Blueberry Nights”. Thi director’s first film shot in the west and with western actors, and it is also a road Mood for Love” and “Hong Kong Express” has a habit of lingering on languid an unsatisfied, thanks to his obsessive style and perfect images. Worshiped by a m west where he is adored, hiding behind his sunglasses. This time Wong has ab (always placed in the center of a precise work on the eyes and aesthetics) of Ju Portman, who he has in common with Anderson’s short film. Hoping that in this The Darjeeling Limited by Wes Anderson con Adrien Brody, Jason Schwartzman, Owen Wilson, Anjelica Huston, Irrfan Khan, Amara Karan produzione: American Empirical Pictures, Cine Mosaic, Scott Rudin Productions distribuzione: 20 Century Fox Usa, 2007 I fratelli Whitman (Francis, Peter e Jack) si imbarcano in un viaggio in treno lungo l’India, sotto la regia dispotica del maggiore dei tre. Tra flashback, incontr occasionali e illuminazioni, i giovani uomini si trascinano stancamente alla ricerca della propria madre e delle loro identità.