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ALL’INIZIO
FU LA BUFALA
Fakes News: un giornalismo responsabile
per riconoscerle, evitarle, smascherarle.
Gianfranco SansaloneLucca, 12 ottobre 2019
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All’inizio fu la bufala
- L’ORIGINE DEL TERMINE
- LA CARICA DELLE BUFALE
- DALLA BUFALA ALLA FAKE NEWS
- VECCHIE QUANTO IL MONDO
- IN QUALI FORME SI MANIFESTANO
- CHE COSA C’È DIETRO LA BUFALA
- INTERNET, SOCIAL, UTENTI: QUALCHE DATO
- DALLA DEONTOLOGIA ALLA “SENTENZA DECALOGO”
- LA LUNGA CORSA DELLE BUFALE: CHE FARE?
- LE REGOLE PER NON CASCARCI
- DALLA RETE I TOOLS PER SMASCHERARLE
- SE DENTRO DI NOI QUALCOSA CI IMPEDISCE DI VEDERLE 1
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La carica delle bufale
Secondo il quarto numero dell’Osservatorio sulla
disinformazione online dell’Autorità per le
Garanzie nelle Comunicazioni, nel mese di maggio
2019 in Italia è diminuita la disinformazione online
(-5% su aprile). Nei 25 giorni precedenti le
elezioni europee, è stata rilevata una marcata
concentrazione della disinformazione sugli
argomenti di cronaca (il 36% del totale), mentre
l’incidenza della politica è stata minore rispetto al
periodo precedente le elezioni del 2018. In
particolare, i siti di disinformazione hanno dedicato
alle elezioni europee il 3% dei propri articoli, e
per le fonti social di disinformazione il tema ha
riguardato l’1% dei contenuti. Emerse 5 tematiche
principali di disinformazione: questioni politiche,
attività di governo, cronaca nera, spettacolo,
immigrazione e meteo (caldo/freddo). Aumentata
soprattutto l’incidenza dei contenuti fake relativi a
criminalità (13% sul totale, il tema più trattato),
disoccupazione (9%) e immigrazione (8%). 2
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La carica delle bufale
Fake news e disinformazione hanno raggiunto il livello
massimo in corrispondenza delle elezioni politiche del
4 marzo 2018 e della successiva formazione del
nuovo Governo. Lo sostiene il Rapporto dell’Autorità
per le garanzie nelle comunicazioni. In media, la
disinformazione ha interessato l’8% dei contenuti
informativi online prodotti mensilmente, soprattutto
riguardo cronaca e politica (nel 53% dei casi) e notizie
carattere scientifico (18%). Le fonti di disinformazione
(siti web, pagine e account social) conferiscono
impulso ai contenuti fake nel sistema informativo
nazionale. La notizia false si diffonde velocemente ma
ha breve durata. Parte generalmente da piattaforme
online, viene commentata sui social, spesso viene
ripresa senza alcuna verifica dalle testate
mainstream. Dallo studio emerge che nel volume di
quelle pubblicate online, quasi 1 notizia su 100 è
falsa.
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Ma perché proprio lei, povera bestia?
L’origine del termine “bufala” non è certo e le ipotesi dono decine. Ne ricordo solo tre.
La citazione più antica in senso figurato potrebbe essere quella riportata nella V
edizione del Vocabolario della Crusca (vol. II, 1866), che cita la locuzione «menare
altrui pel naso come un bufalo/una bufala», nel senso di “raggirare qualcuno”.
Sul sito dell’Accademia, oggi si legge che la definizione intesa come "notizia
clamorosamente infondata, errore madornale”, potrebbe anche avere origini più recenti,
riferimenti cinematografici e diverse presunte primogeniture.
Fra queste si cita uno sketch di Nino Manfredi nella Canzonissima del 1959 (Fusse che
fusse la vòta bbona), in cui venne ipotizzato che il significato figurato avrebbe avuto
origine da un giro di ristoratori romani col vizio di spacciare la carne di bufala al
posto di quella più pregiata di vitella. Da qui la diffusione del termine nel
senso di “fregatura”, quindi di “notizia falsa” e, in altro ambito, di “produzione
artistica/cinematografica scadente”.
Sempre gli esperti della Crusca citano due grandi opere, come il Grande Dizionario
della Lingua Italiana Utet e il LEI - Lessico Etimologico Italiano, che non lo
riportano nei lemmari di base, ma lo recuperano nei supplementi o integrazioni: e
segnalano solo il significato figurato di "cosa evidentissima", nella locuzione non
vedere la bufola nella neve.
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Dalla bufola alla fake news
Bufole o bufale, fatto sta che, sia in termini
giornalistici che nel linguaggio comune, il lemma
ha assunto da tempo un significato inequivocabile:
notizia falsa. Negli States le chiamano Fakes
News, e anche noi ci siamo adeguati. Su
Wikipedia in inglese sono definite così:
«Notizie false o notizie spazzatura o pseudo-
notizie, sono un tipo di giornalismo di propaganda
o gossip (yellow journalism) che consiste in
disinformazione deliberata o bufale diffuse tramite
stampa tradizionale e notiziari di trasmissione o
social media online. Le false informazioni sono
spesso diffuse da giornalisti che pagano fonti
per storie, una pratica non etica chiamata
“giornalismo libretto degli assegni”. Le notizie
digitali hanno aumentato l'uso di notizie false o di
gossip. La notizia viene spesso riverberata come
disinformazione nei social media ma
occasionalmente trova la sua strada anche nei
media mainstream».
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z Le bufale sono vecchie quanto il mondo
ALCUNE FRA QUELLE “STORICHE” PIU’ CITATE
La donazione di Costantino – Risale al 315 e vuole che l’Imperatore romano
Costantino I, abbia firmato un documento col quale riconosceva fra l’altro la superiorità
del potere papale su quello imperiale, lasciava molti possedimenti dell’Italia Centrale
alla Chiesa e tante altre cose ancora. Nel 1440 l’umanista, filologo e filosofo Lorenzo
Valla dimostrò come il documento fosse falso, probabilmente scritto in epoca
successiva alla morte di Costantino e usato strumentalmente dalla Chiesa.
La morte di Napoleone – La notizia arrivò a Londra nel febbraio 1814, con effetti
devastanti fra i quali il crollo della Borsa. Ma Napoleone, niente affatto tagliato a pezzi
dai cosacchi, era vivo e vegeto, e per la bella trovata venne arrestato un tale Sir
Thomas Cocrane, politico e finanziere, che si dichiarò subito innocente. Quel crollo in
Borsa favorì comunque una grande speculazione sui titoli governativi.
I Protocolli dei Savi di Sion – Sarebbe il piano messo a punto dagli ebrei, nel corso
di sedute segrete a Basilea nel 1897, per impadronirsi del mondo. Nonostante nel 1921
un’inchiesta del Times abbia dimostrato la bufala, scritta forse dalla polizia segreta
zarista sulla falsariga di un documento contro Napoleone, i “Protocolli“ sono stati usati
da fascisti ed estrema destra per perseguitare un intero popolo, e ancora oggi qualcuno
giura che siano autentici. Il 21 gennaio scorso, il senatore grillino Elio Lannutti, in un
tweet ha giusto scritto che i Savi di Sion e il fondatore della dinastia Mayer Amschel
Rothschild controllano il sistema bancario internazionale. Scatenando un terremoto
politico. 6
z Le bufale sono vecchie quanto il mondo
La beffa delle sculture di Modigliani – Qui giochiamo in casa. Chi non ricorda i tre
di Livorno (Pietro Luridiana, Pierfrancesco Ferrucci e Michele Ghelarducci) che nel 1984,
in occasione del dragaggio del Fosso Reale alla ricerca di sculture gettate - secondo
una leggenda metropolitana - da Modigliani stesso, visto che non si trovava nulla
pensarono bene di scolpirne una e farla trovare? Era il centenario della nascita
dell’artista e un pittore, Angelo Froglia aveva avuto la stessa idea scolpendone altre
due. Fu prima un evento e poi uno scandalo globale. Dove tutti uscirono perdenti.
L’intervista-verità ai ragazzi fu pubblicata da Panorama.
Obama è nato in Kenia – È stato uno dei refrain della campagna elettorale di Trump,
durante la “battaglia“ con Hilary Clinton. Una bufala ben studiata, che ha messo in
discussione il mandato presidenziale, visto che negli Usa l’inquilino della Casa Bianca
deve essere nato in patria, e che molti ci sono cascati, grazie anche al lavoro fatto dai
social media, nonostante il contrattacco di fact checking e debunking, ovvero siti
“verificatori di fatti” per smascherare le bufale sul web. Dopo una lunga polemica, con
tanto di esibizione di certificato di nascita (Barak Obama è nato ad Honolulu, nelle
Hawaii), nemmeno la vittoria di Trump è bastata a spegnere i sospetti, con ritorni di
fiamma improvvisi e alimentati da quest’ultimo. Fino al 2016, quando il tycoon stesso
ammise improvvisamente che Obama era nato negli Usa.
Ci fermiamo qui, ma le bufale “storiche“ sono migliaia, di ogni epoca. Chi è interessato
ad approfondire basta che apra un motore di ricerca sul web, o vada in biblioteca e può
passare qualche ora a divertirsi, ma anche a riflettere.
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Secondo il consueto Report di We Are Social, condotto con Hootsuite, nel gennaio
2019 il maggior numero di utenti del web è concentrato nell’Asia orientale, mentre la
maggiore penetrazione rispetto al numero della popolazione si ha nell’Europa
occidentale. Più della metà dei contenuti è in lingua inglese, seguiti (circa 6% ciascuno)
da russo e tedesco. https://wearesocial.com/it/blog/2019/01/digital-in-2019 10
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Sempre dal Report, nel 2018 in Italia la penetrazione di Internet è cresciuta (+55%),
anche se meno rispetto al Nord dell’Europa. L’88% della popolazione si connette ogni
giorno (quasi 9 persone su 10), l’11% una volta la settimana. In media gli italiani
passano 6 ore al giorno sul web, di cui 2 sui social media, collegandosi da qualsiasi
dispositivo.
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Dallo stesso Report emerge che la crescita di utenti dei social rispetto allo scorso anno è
del 2,9% (1 milione di persone) e la fascia di età più presente su questo segmento va
dai 25 ai 34 anni (questo spiega anche il maggior uso dello smatphone per connettersi).
Il tempo medio è di 1,51 ore al giorno, per circa 60 ore al mese. La media delle
piattaforme usate per persona è di 7,4 e solo l’11% le usa per lavoro.
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Ultimo dato che vi propongo dal Report riguarda le 16 piattaforme social più usate dagli
italiani. Le maggiori novità rispetto allo scorso anno riguardano Whatsapp che ruba il
secondo posto a Facebook; Instagram che guadagna una posizione superando
Messanger; Twitter, che avanza di un posto; Linkedin che recupera su Skype. A
Facebook rimane il primato per la pubblicità: si raggiungono 31 milioni di persone e
ogni utente-tipo ogni mese in media mette 13 like, fa 5 commenti e condivide 2 post. 13
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La lunga corsa della bufala
Ecco un esempio di come
una fake news possa essere
lanciata, si possa diffondere,
poi fermarsi, riprendere la
sua corsa nella prateria dei
social subendo
manipolazioni, diventando
virale e non cessando per
anni la sua corsa nemmeno
dopo smentite ufficiali (in
questo caso è una frase
di Sandro Pertini, che la
Fondazione a lui intestata
– dopo decine o forse
centinaia di migliaia di
condivisioni – non
riconosce come
affermazione dell’ex
Presidente della
Repubblica, dirigente
socialista e partigiano).
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La lunga corsa della bufala
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Bufale, che fare?
Non tutte le fake news sono ben confezionate
per cui spesso è relativamente semplice per una
persona qualunque – a maggior ragione per un
giornalista - individuare alla prima occhiata le
notizie inventate per scopi politici, propagandistici,
diffamatori ecc., al punto che (quelli a fianco sono
esempi esplicativi) il problema di una verifica non si
pone nemmeno: non una delle 5W è soddisfatta,
il muggito della bufala si sente da lontano ed è
anche sgrammaticato.
Ma in altre situazioni le notizie sono credibili:
ben scritte, soddisfano le 5 domande di base,
sono documentate da foto o video che le
autenticano, compaiono in siti insospettabili.
Perché non riprenderle? In fondo, modificando un
po’ il testo, usando le immagini, si può arricchire il
contenuto della nostra testata – cartacea o virtuale -
senza molta fatica e creando suggestioni apprezzate
dai lettori.
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Bufale, che fare?
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Bufale, che fare?
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Bufale, che fare?
§ Proprio il 10 ottobre 2019, gli eurodeputati hanno votato una risoluzione in cui puntano il
dito contro “i tentativi di influenzare i processi decisionali negli Stati membri mettano a
rischio le società democratiche europee” ad opera di entità straniere attraverso l’uso dei
social. Principale fonte di disinformazione viene indicata la Russia: “Le ingerenze
elettorali straniere sono una minaccia per le democrazie europee e gli unici a beneficiarne
sono i movimenti anti-UE e le forze estremiste e populiste”. Nella risoluzione non
legislativa, adottata con 469 voti favorevoli, 143 contrari e 47 astensioni, i deputati hanno
sottolineato “come i tentativi di influenzare i processi decisionali negli Stati membri
mettano a rischio le società democratiche europee”, anche attraverso attacchi hacker
contro infrastrutture elettorali critiche, con l’aggiunta di sostegni finanziari diretti ed
indiretti a determinati attori politici noti per le proprie posizioni anti-Ue e populiste. I casi di
fake news attributi a fonti russe sono infatti più che raddoppiati dal gennaio 2019
(998) rispetto allo stesso periodo 2018 (434). Dal Parlamento europeo una serie di
misure: potenziare la task force East StratCom, perché diventi struttura permanente con
maggiore dotazione finanziaria; invitare i social media a cooperare nella lotta contro
disinformazione; elaborare un quadro giuridico che faccia fronte alle minacce ibride
(attacchi informatici e disinformazione). Russia fabbrica di troll.
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Bufale, che fare?
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calciatore, un personaggio pubblico di
qualsiasi tipo) che attraverso un percorso a
più fasi, può essere “riadattato” non solo
con la sua stessa voce che unisce le parole
in un discorso mai pronunciato, ma anche
nel movimento delle labbra e nelle
espressioni del volto. In sostanza l’AI può
fargli dire cose che non ha mai detto e fare
cose che non ha mai fatto. Una
dimostrazione dell’efficacia e della
perfezione di questa tecnica è venuta da un
finto fuori onda di Matteo Renzi mandato da
Striscia la Notizia il 23 settembre scorso –
che vi faccio vedere - durante il quale il
leader di Italia Viva, in attesa di un
collegamento Tv, sbeffeggiava volgarmente
Zingaretti, Conte Mattarella e altri
rappresentanti politici con gesti non certo
eleganti. Impossibile distinguere il falso.
Analogo video anche con Salvini. Il recinto
delle bufale si apre sempre di più e il rischio
di pericolosi attacchi all’informazione e ala
democrazia aumenta così a dismisura.
L’arrivo dei deepfakes
Già da tempo l’intelligenza artificiale ha
fatto irruzione nell’informazione online,
e soprattutto nei siti che promuovono la
disinformazione, grazie alla tecnica del
cosiddetto deep fake, ovvero sintesi e
manipolazione dell’immagine umana
ottenuta con la sincronizzazione dei
movimenti di un attore con quelli di
un’altra persona (un politico, un
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Bufale, che fare?
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Secondo uno studio di Deeptrace, società di sicurezza
informatica con sede ad Amsterdam che cerca di
quantificare la crescita del fenomeno
- il deepfake è un business molto fiorente;
- il 96% dei video deepfake presenti sul web colpisce le
donne, attraverso filmati porno con protagoniste persone
famose;
- I “politici“ vittime della manipolazione, che in Italia hanno
fatto appunto recentemente scalpore, sono ancora sono
una piccola minoranza.
- Al momento della rilevazione (2019) sul web c’erano
14.678 video deepfake.
- Il rapporto ha registrato un aumento del 75% del numero
dei video rispetto al 2018. “La pornografia deepfake –
dicono gli autori dello studio - coinvolge soprattutto attrici e
musiciste famose. Il numero non è ancora molto alto, ma
preoccupa l’ascesa del fenomeno“.
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I doveri inderogabili del giornalista
Legge n. 69 del 3 febbraio 1963
Art. 2. Diritti e doveri
È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di
critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della
personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità
sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla
buona fede.
Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli
eventuali errori.
Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla
fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di
esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la
cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori.
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Il diritto di cronaca
La Sentenza Decalogo - Corte Cassazione, I Civ., 18 ottobre 1984, n. 5259
Il diritto di diffondere notizie e commenti sancito dall’art. 21 della
Costituzione è legittimo quanto concorrano tre condizioni:
1) Utilità sociale dell’informazione
2) Verità (oggettiva o putativa) dei fatti esposti
3) Forma “civile” dell’esposizione dei fatti e della loro valutazione: cioè non
eccedente rispetto allo scopo informativo da conseguire, improntata a
serena obiettività escludendo l’intento denigratorio e in ogni caso
rispettosa di quel minimo di dignità cui ha sempre diritto anche la più
riprovevole delle persone, sì da non essere mai consentita l’offesa triviale
o irridente i più umani sentimenti.
I - La verità dei fatti non è rispettata quando, pur essendo veri i singoli
fatti riferiti, siano, dolosamente o anche soltanto colposamente, taciuti altri
fatti da mutarne completamente il significato. La verità non è più tale se è
“mezza verità” (o comunque, verità incompleta): la verità incompleta deve
essere, pertanto, in tutto equiparata alla notizia falsa. (…)
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Il diritto di cronaca
Lo sleale difetto di chiarezza sussiste quando il giornalista ricorre ad uno dei seguenti
subdoli espedienti:
a) sottinteso sapiente: cioè all’uso di determinate espressioni nella consapevolezza
che il pubblico le intenderà o in maniera diversa o addirittura contraria al loro
significato letterale, ma, comunque, sempre in senso fortemente più sfavorevole -
se non apertamente offensivo - nei confronti della persona che si vuol mettere in
cattiva luce. (…)
b) accostamenti suggestionanti: fatti che si riferiscono alla persona che si vuol
mettere in cattiva luce con altri fatti (presenti o passati, ma sempre in qualche
modo negativi per la reputazione) concernenti altre persone estranee ovvero con
giudizi (anch’essi ovviamente sempre negativi) apparentemente espressi in forma
generale ed astratta e come tali ineccepibili (come ad esempio, l’affermazione “il
furto è sempre da condannare”) (…)
c) al tono sproporzionatamente scandalizzato e sdegnato: specie nei titoli o
comunque all’artificiosa e sistematica drammatizzazione con cui si riferiscono notizie
neutre perché insignificanti o, comunque, di scarsissimo valore sintomatico, al solo
scopo di indurre i lettori a lasciarsi suggestionare dal tono usato (…)
d) alle insinuazioni velate: la più tipica è certamente quella secondo cui “non si
può escludere che...“ riferita a fatti dei quali non si riferisce alcun serio indizio (…) 20
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La deontologia del giornalista
Dall’incrocio tra Costituzione e norme deontologiche professionali (V. Testo
Unico del doveri del giornalista) si ricavano, fra gli altri, questi principi:
- la tutela della persona umana e il rispetto della verità sostanziale
dei fatti sono da intendere come limiti alle libertà di informazione e di critica
- l’esercizio delle libertà di informazione e di critica è ancorato ai
doveri imposti dalla buona fede e dalla lealtà
- la pubblicazione della rettifica è un obbligo di legge (art. 8 legge
47/1948 sulla stampa), ma sul piano deontologico il giornalista deve
provvedervi autonomamente senza attendere l’impulso della parte lesa
dalla diffusione di “notizie inesatte”
- il dovere di riparare gli eventuali errori, di promuovere la fiducia tra
la stampa e i lettori, del mantenimento del decoro e della dignità
professionali è ineludibile; come il rispetto della propria reputazione,
della dignità dell’Ordine professionale; e il dovere di promozione dello
spirito di collaborazione tra i colleghi e quello di promozione della
cooperazione tra giornalisti ed editori.
Eventuali violazioni costituiscono materia disciplinare. 21
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Tenére le bufale nel recinto
Disegnato il contesto, e chiarito che diffondere bufale può costare caro in termini
non solo di perdita della propria credibilità professionale, di creazione di danni a
persone che possono avere risvolti giudiziari con pagamento di risarcimenti in
sede civile, di conseguenze in sede penale o disciplinare, ma anche di recare
nocumento alla credibilità dell’Ordine e della categoria, non rimane che ribadire
alcuni concetti-guida che dovrebbero essere chiari a tutti i giornalisti:
- Per principio, ogni notizia, da qualunque parte arrivi, va verificata, SEMPRE;
- Le notizie che circolano su web, e in particolare quelle che provengono dai social
media, hanno un’altissima probabilità di essere false o manipolate, perché
possono essere diffuse da chiunque;
- È bene crearsi un metodo e una rete sperimentati per verificare in fretta le
notizie, soprattutto nei casi di emergenza;
- È bene sapere che è possibile correggere le distorsioni della Rete usando gli
strumenti forniti dalla Rete stessa;
- Bisogna essere consapevoli che spesso potremmo sventare facilmente le bufale se
non rimanessimo vittime di deficit cognitivi che ci colgono perché siamo noi
stessi a crearceli inconsapevolmente
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Cacciatori di bufale in Italia
In Rete, sia in Italia sia all’estero, ci sono siti
specializzati in Fact Checking, ovvero in verifica di
notizie, di cui pubblicano sì, no, però... Molte
testate hanno canali dedicati e redazioni
spedializzate. Ecco alcuni indirizzi italiani, fra i
moltissimi, da cliccare:
https://www.bufale.net/
https://www.butac.it/
https://www.wired.it/sticker/antibufala/
https://www.ilpost.it/tag/bufale/
https://www.valigiablu.it/tag/bufale/
https://bufalopedia.blogspot.com/
http://www.attivissimo.net/
https://www.hoax.it/bufale/
https://www.davidpuente.it/blog/
http://www.debunking.it/
Tra i debunkers più noti in italia,
giornalisti o no, alcuni da citare:
Paolo Attivissimo
Michele Coltelli, Maicolangel
David Puente
Walter Quattrociocchi
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Ogni notizia va verificata, sempre
NELL’UE
https://euvsdisinfo.eu/
https://www.pheme.eu/
NEGLI USA
http://hoaxy.iuni.iu.edu/
https://hoaxys.org (archivio fino 2014)
https://www.snopes.com/
https://storyful.com Il manuale per verificare le notizie,
curato da Craig Silverman,135 pagine. È
scaricabile in italiano, gratis, qui:
http://verificationhandbook.com/d
ownloads/verification.handbook_it.
pdf 24
z La verifica? Bisogna avere le idee chiare
«Una bufala oggi è definita tale non perché qualcuno, un politico, un giornalista o
uno scienziato, sia stato realmente testimone della sua “non autenticità”. Al
contrario: è quella notizia che viene sbufalata da un sito antibufala!
(Ma) il sito antibufala è un sito…come un altro, con dietro delle persone tutt’altro
che preparate sull’argomento, che non fanno altro se non verificare, tra le fonti
UFFICIALI e poi confermare o smentire la notizia. Quindi la notizia dovrebbe essere
falsa solo perché le fonti ufficiali non la confermano? Ciò è tanto ridicolo da apparire
persino comico. Delle persone controllano se una notizia NEMICA delle fonti ufficiali sia vera
o no, cercando conferma dalle fonti ufficiali stesse???
La verità è che la maggioranza delle notizie sbufalate sono create e fatte circolare
apposta per essere poi ridicolizzate. Questo trasforma i siti “antibufala” in sfacciati
complici della quotidiana disinformazione e in sostituti della nostra propria
coscienza critica (…).
Chi vuole sapere la verità, non deve far altro che affrontare il difficoltoso e fumoso
sentiero del pensiero autonomo, svincolato dai limiti delle “credenze”. Purtroppo la
maggiore difficoltà di quest’operazione è ciò che esotericamente si chiama “restituire i
giocattoli al diavolo”. I giocattoli altro non sono, in questo caso, che le nostre comode
abitudini. Le certezze sulle quali poggiamo il nostro equilibrio psicologico, senza il
quale probabilmente non riusciremmo neanche ad alzare il culo la mattina per andare a cercar
un posto nella società».
Fonte: http://erospoeta.blogspot.it/ 25
z Le regole dei debunkers per non cascarci
Per questo i maggiori esperti di fact checking raccomandano: “Siate scettici”, “Siate
diffidenti”, “Dubitate sempre”. E la prima regola insegnata nelle scuole di
giornalismo americane dice: “Quando tua madre afferma che ti ama, prima
verifica e poi verificalo di nuovo”.
1 – Parti sempre dal principio che la notizia non sia vera.
2 – Sui social, più attraente e paradossale è il titolo e più alti i likes e le condivisioni,
maggiore è la probabilità che la notizia sia falsa.
3 – Controlla la qualità della scrittura: spesso da sola basta a rivelare molti
particolari sull’autenticità della notizia. Verifica l’esistenza delle 5W, tenendo
presente che comunque possono essere inventate, ma anche che aprono diverse
opportunità di controllo incrociato.
4 – Controlla sui motori di ricerca se ci sono siti o meglio testate mainstream
che hanno la stessa notizia e soprattutto se riportano particolari ulteriori o
dichiarazioni virgolettate dei protagonisti. Questo caso rende più semplice risalire alle
fonti per verifiche - sempre necessarie: tutti possono sbagliare - e approfondimenti.
5 – Se non ci sono riscontri cerca di risalire, con un percorso a ritroso in eventuali
condivisioni, all’autore/autrice primario della news. Quindi controlla il suo profilo
attraverso i social e cerca di capirne l’affidabilità, la reputazione, la coerenza. Cerca un
contatto diretto per chiedere la sua collaborazione e contattare le sue fonti. 25
z
Le regole per non cascarci
6 – È ovvio che le informazioni personali che si trovano sui profili dei social o
di siti promozionali sono poco affidabili, in quanto scritte dagli stessi titolari delle
pagine; forse più credibile in questo senso è Linkedin, dove curricula e informazioni
vengono validate da terze persone; fra queste possono esserci conoscenze comuni o
giornalisti che possono essere eventualmente contattati per informazioni.
7 – Inutile dire che il contatto diretto con l’autore di una notizia o con le sue
fonti è l’obiettivo principale per poterne avere un riscontro certo in mancanza di
particolari che possono portare ai protagonisti delle vicende narrate o a fonti certe
(forze dell’ordine, autorità giudiziaria, amministratori pubblici, ecc.) che possano
confermarle.
8 – Imparare a lavorare in team, senza lasciarsi condizionare dalla fretta – l’ansia
del buco favorisce le bufale – e avere ben chiaro il percorso: procedura e metodo
prestabiliti sono essenziali soprattutto nelle situazioni di emergenza.
9 - La verifica è un processo a cui possono essere sottoposti non solo i testi,
ma anche le foto e i video: “Tutto è falso fino a prova contraria”.
10 – Proteggere le fonti.
11 - In caso di errore, scusarsi sempre con i lettori: i giornalisti non sono
infallibili, e questa ammissione può far aumentare la credibilità.
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z
In Rete gli strumenti per le verifiche
Testi, foto, video e un’infinità e di altre cose possono essere
verificate utilizzando una serie di strumenti che si trovano, in
genere gratuitamente, su Internet.
Il più semplice e versatile è il motore di ricerca Google, con i suoi
Tools che consentono di trovare tutto quello che è stato indicizzato
nel corso degli anni – con la ricerca dettagliata e inserendo i
parametri giusti permette anche di scovare documenti che si trovano
in archivi governativi o aziendali e scaricarli - e di utilizzare utilissimi
servizi come Google Image, Google Maps, Google Earth,
Google Street View (con l’app APK accessibli anche da
smartphone) o You Tube.
Ma prima di continuare elencando i principali strumenti disponibili
(tutti è impossibile, sono un’infinità, richiedono una certa pratica e
sono molto usati dai giornalisti investigativi), facciamo una sosta per
fare una veloce ricerca pratica di verifica di una notizia realmente
apparsa sui social e ripresa da diversi siti di informazione.
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Il caso della ragazza indù bruciata viva
Questo è un messaggio, corredato di video, che ho ricevuto da
un’amica su whatsapp. E questo è il video che ho estratto.
Guardiamolo insieme.
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Google Image rivela la bufala
Sul sito Google Image (https://images.google.com/) basta cliccare sull’icona della
macchina fotografica e inserire una foto o un’immagine ripresa da un video o l’url del sito su
cui un’immagine che vogliamo verificare è stata trovata per avviare la ricerca e avere i
risultati su tutti i siti indicizzati dal motore. Proviamoci insieme. Altro indirizzo utile da usare
per lo stesso scopo è: https://www.tineye.com/. Ora verifichiamo insieme il video. 30
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Google Image rivela la bufala
Come si è potuto constatare,
con la ricerca inversa delle
immagini, sono bastati un
paio di passaggi per scoprire
che il fatto purtroppo è vero,
ma è accaduto in Guatemala,
nazione a Sud del Messico –
come ha poi accertato in
prima battuta Snope – e la
ragazza, di 16 anni, è stata
realmente aggredita e
picchiata e poi cosparsa di
benzina e bruciata dalla folla,
ma perché accusata di aver
ucciso con due uomini un
tassista a scopo di rapina. La
motivazione religiosa è stata
forse una manipolazione per
seminare odio, ma la notizia
era stata ripresa e diffusa
dall’emittente Al-Jazeera il 15
maggio 2015, diventando
virale sui social.
Una notizia falsificata
forse per motivi religiosi
A sinistra la risposta alla mia amica, anche
se per la verifica ho seguito un altro metodo.
31
z
Strumenti utili per verificare le notizie
Il successo nella verifica di notizie, foto e video dipende nella capacità di incrociare i risultati
dei diversi strumenti che possiamo utilizzare. Vediamo in una rapida carrellata la cassetta
degli attrezzi di cui possiamo disporre sul web. Attenzione: diversi altri strumenti sono
reperibili attraverso i motori di ricerca, ma bisogna sapere che secondo gli esperti in ogni
caso spesso non è semplicissimo utilizzare del software che richiede almeno alcune
conoscenze di base e a volte molta pratica. Riconoscere una foto ritoccata può essere
difficile anche per un professionista, nonostante l’aiuto di programmi che individuano aree e
colori “artificiali”.
VERIFICA FOTO E VIDEO
Youtube Videos near me – Si può partire da qui per accedere a una valigia di strumenti
che consentono di trovare filmati, verificare dove sono stati postati, chi è l’autore ed altre
cose. Un servizio che si ottiene anche attraverso Google.
http://www.amnestyusa.org/citizenevidence/ - Amnesty International/Youtube
Data Viewer consente di conoscere la data di caricamento di un video su Youtube (utile per
sapere quale versione è l’originale o se il video risale a una data diversa di quella
dichiarata). Estrae automaticamente alcuni fotogrammi, che possono essere inseriti dentro
Google Image o altri motori dii ricerca, e scoprire l’origine e l’autenticità del video.
http://fotoforensics.com (funziona con utilizzo diretto su internet) -
https://www.impulseadventure.com/photo/jpeg-snoop.html (scarica qui per
window) - La foto è originale oppure è stata modificata con appositi software? E in quali
punti? Questi programmi aiutano a rivelarlo.
32
z
Strumenti utili per verificare le notizie
http://pixelgarde.com - Pixelgarde è un programma multipiattaforma per cancellare o
modificare i metadati di una foto (luogo, data, ora, eventuale nome dell’autore). Si scarica
gratuitamente dalla rete, e può essere usato per verificare se il file corrisponde a quanto
dichiarato nella news relativa che si ritiene falsa o dubbia. Tenere presente che l
pubblicazione sui social cancella automaticamente i metadati da foto e video (fino a qualche
tempo fa funzionava http://regex.info/exif.cgi, ma ora risulta rimosso: consentiva di leggere
i metadati di file, in qualunque formato, foto, video, documenti).
VERIFICA PERSONE
https://it.linkedin.com/ - Linkedin è un servizio di rete sociale fondato nel 2002 da Reid
Hoffman e altri soci e rilevata da Microsoft nel 2016 per 20,2 miliardi di dollari. Offre servizi
gratuiti e a pagamento per la promozione, l’offerta e la ricerca di lavoro, ma è anche un
social specializzato nello sviluppo dei contatti professionali.
https://www.spokeo.com/ - Spokeo trova informazioni di ogni genere inserendo
semplicemente un indirizzo e-mail. Nel percorso di verifica di una notizia, e del suo autore,
può fornire velocemente risultati decisivi. È un servizio sia gratuito che, per risultati molto
approfonditi, a pagamento.
https://www.zabasearch.com - Motore di ricerca, solo Usa, che indicizza le persone e
quello ed è stato pubblicato liberamente - e quindi è pubblico - su di loro. Anche questi
sono servizi di ricerca veloci di informazioni per profilare una persona per scopi giornalistici.
È utile vedere come funzionano.
33
z
Strumenti utili per verificare le notizie
VERIFICA LUOGHI
https://www.instantstreetview.com - Instantstreetview è una caratteristica di
Google Maps e Google Earth per ottenere viste panoramiche delle strade a 360° in
orizzontale e a 160º in verticale. Il servizio comprende varie città del mondo e si sviluppa su
base fotografica (a distanza di 10-20 metri l'una dall'altra). Strumento utile per verificare la
reale esistenza di determinati luoghi proposti da video o foto e vederne la corrispondenza.
ALTRO
http://www.lemmetweetthatforyou.com - http://simitator.com -
Lemmetweetthatforyou è un'applicazione che consente di creare tweet da qualsiasi
account, attribuendoli a chiunque, per fare scherzi. È di semplice uso. Simitator fa
confezionare falsi anche su altre piattaforme. I modi per intercettare le bufale (i politici sono
spesso presi di mira con false dichiarazioni) nel caso di Tweet ci sono: nei falsi non compare
la spunta blu di certificazione introdotta di Tweetter e non si possono retweettare
(comunque non compare la sigla RT). Conferma che sui social la bufala è sempre pronta.
https://www.wolframalpha.com - Wolfram Alpha: che tempo faceva in qualunque
parte del mondo un dato giorno a un certa ora? Una potente banca dati alla quale si possono
rivolgere domande per verifiche di vario genere. Le condizioni meteo possono essere
importanti per verificare se corrispondono in una foto o in un video di cui viene dichiarata
una certa data e ora.
http://whois.domaintools.com/ - https://www.dnsstuff.com - Di chi è un sito? Dati
principali di registrazione gratis, scheda completa a pagamento. 34
z
Il web e la privacy
Tutto quello che abbiamo visto finora, anche se consente di
recuperare informazioni sulle persone per lavoro e ci permette di
verificare più in fretta notizie che riteniamo false, ci deve indurre a
una riflessione: ogni volta che un cittadino naviga in rete lascia
tracce, tutto quello che fa è registrato, i suoi dati finiscono in grandi
data base che li incrociano a velocità impressionanti e non sempre a
fini di marketing.
Attenzione a quello che scriviamo, alle foto che pubblichiamo
(specie quelle dei nostri figli minori), ai nostri indirizzi email (è
sempre bene avere uno professionale e uno privato). Chiunque –
con la tecnologia esistente - può tracciarci per qualunque motivo,
può ricostruire la nostra vita e le nostre abitudini in maniera
perfettamente legale. Perché siamo noi che volontariamente
rendiamo spesso pubblici dati sensibili senza rendercene
conto!
35
z
Ma se rifiutassimo di vedere le bufale?
All’inizio si diceva che il termine gergale di notizia falsa potrebbe derivare
dal modo di dire «non vedere la bufola nella neve». Ebbene, ci siamo
mai posti il problema che qualche volta, in perfetta buona fede, potremmo
essere noi giornalisti a prendere per buona una bufala perché non solo non
troviamo nulla che non ci convinca – mentre magari un collega nota dei
particolari che lo fanno saltare sulla sedia – ma addirittura magari ci
convince talmente tanto che la riprendiamo pari pari e la rilanciamo con
molta evidenza ed entusiamo.
Su questo fenomeno, ben conosciuto e studiato dagli psicologi
comportamentali, terremo la seconda parte del nostro corso, con la dott.ssa
Patrizia Turchi, psicologa, esperta in materia, che ci spiegherà come a
volte il nostro cervello “risparmia energia“ creando scorciatoie mentali, e
può intrappolarci in meccanismi che ci fanno distorcere la realtà. Ci parlerà
di Euristiche e di Bias, termini che probabilmente molti di voi conoscete già,
ma cercando di entrare nel merito delle conseguenze che determinano nella
nostra professione di giornalisti.
36
z
Grazie!
40
Empoli
10
Aprile
2019

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Corso Fake news: "All'inizio fu la bufala"

  • 1. z ALL’INIZIO FU LA BUFALA Fakes News: un giornalismo responsabile per riconoscerle, evitarle, smascherarle. Gianfranco SansaloneLucca, 12 ottobre 2019
  • 2. z All’inizio fu la bufala - L’ORIGINE DEL TERMINE - LA CARICA DELLE BUFALE - DALLA BUFALA ALLA FAKE NEWS - VECCHIE QUANTO IL MONDO - IN QUALI FORME SI MANIFESTANO - CHE COSA C’È DIETRO LA BUFALA - INTERNET, SOCIAL, UTENTI: QUALCHE DATO - DALLA DEONTOLOGIA ALLA “SENTENZA DECALOGO” - LA LUNGA CORSA DELLE BUFALE: CHE FARE? - LE REGOLE PER NON CASCARCI - DALLA RETE I TOOLS PER SMASCHERARLE - SE DENTRO DI NOI QUALCOSA CI IMPEDISCE DI VEDERLE 1
  • 3. z La carica delle bufale Secondo il quarto numero dell’Osservatorio sulla disinformazione online dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nel mese di maggio 2019 in Italia è diminuita la disinformazione online (-5% su aprile). Nei 25 giorni precedenti le elezioni europee, è stata rilevata una marcata concentrazione della disinformazione sugli argomenti di cronaca (il 36% del totale), mentre l’incidenza della politica è stata minore rispetto al periodo precedente le elezioni del 2018. In particolare, i siti di disinformazione hanno dedicato alle elezioni europee il 3% dei propri articoli, e per le fonti social di disinformazione il tema ha riguardato l’1% dei contenuti. Emerse 5 tematiche principali di disinformazione: questioni politiche, attività di governo, cronaca nera, spettacolo, immigrazione e meteo (caldo/freddo). Aumentata soprattutto l’incidenza dei contenuti fake relativi a criminalità (13% sul totale, il tema più trattato), disoccupazione (9%) e immigrazione (8%). 2
  • 4. z La carica delle bufale Fake news e disinformazione hanno raggiunto il livello massimo in corrispondenza delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 e della successiva formazione del nuovo Governo. Lo sostiene il Rapporto dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. In media, la disinformazione ha interessato l’8% dei contenuti informativi online prodotti mensilmente, soprattutto riguardo cronaca e politica (nel 53% dei casi) e notizie carattere scientifico (18%). Le fonti di disinformazione (siti web, pagine e account social) conferiscono impulso ai contenuti fake nel sistema informativo nazionale. La notizia false si diffonde velocemente ma ha breve durata. Parte generalmente da piattaforme online, viene commentata sui social, spesso viene ripresa senza alcuna verifica dalle testate mainstream. Dallo studio emerge che nel volume di quelle pubblicate online, quasi 1 notizia su 100 è falsa. 3
  • 5. z Ma perché proprio lei, povera bestia? L’origine del termine “bufala” non è certo e le ipotesi dono decine. Ne ricordo solo tre. La citazione più antica in senso figurato potrebbe essere quella riportata nella V edizione del Vocabolario della Crusca (vol. II, 1866), che cita la locuzione «menare altrui pel naso come un bufalo/una bufala», nel senso di “raggirare qualcuno”. Sul sito dell’Accademia, oggi si legge che la definizione intesa come "notizia clamorosamente infondata, errore madornale”, potrebbe anche avere origini più recenti, riferimenti cinematografici e diverse presunte primogeniture. Fra queste si cita uno sketch di Nino Manfredi nella Canzonissima del 1959 (Fusse che fusse la vòta bbona), in cui venne ipotizzato che il significato figurato avrebbe avuto origine da un giro di ristoratori romani col vizio di spacciare la carne di bufala al posto di quella più pregiata di vitella. Da qui la diffusione del termine nel senso di “fregatura”, quindi di “notizia falsa” e, in altro ambito, di “produzione artistica/cinematografica scadente”. Sempre gli esperti della Crusca citano due grandi opere, come il Grande Dizionario della Lingua Italiana Utet e il LEI - Lessico Etimologico Italiano, che non lo riportano nei lemmari di base, ma lo recuperano nei supplementi o integrazioni: e segnalano solo il significato figurato di "cosa evidentissima", nella locuzione non vedere la bufola nella neve. 4
  • 6. z Dalla bufola alla fake news Bufole o bufale, fatto sta che, sia in termini giornalistici che nel linguaggio comune, il lemma ha assunto da tempo un significato inequivocabile: notizia falsa. Negli States le chiamano Fakes News, e anche noi ci siamo adeguati. Su Wikipedia in inglese sono definite così: «Notizie false o notizie spazzatura o pseudo- notizie, sono un tipo di giornalismo di propaganda o gossip (yellow journalism) che consiste in disinformazione deliberata o bufale diffuse tramite stampa tradizionale e notiziari di trasmissione o social media online. Le false informazioni sono spesso diffuse da giornalisti che pagano fonti per storie, una pratica non etica chiamata “giornalismo libretto degli assegni”. Le notizie digitali hanno aumentato l'uso di notizie false o di gossip. La notizia viene spesso riverberata come disinformazione nei social media ma occasionalmente trova la sua strada anche nei media mainstream». 5
  • 7. z Le bufale sono vecchie quanto il mondo ALCUNE FRA QUELLE “STORICHE” PIU’ CITATE La donazione di Costantino – Risale al 315 e vuole che l’Imperatore romano Costantino I, abbia firmato un documento col quale riconosceva fra l’altro la superiorità del potere papale su quello imperiale, lasciava molti possedimenti dell’Italia Centrale alla Chiesa e tante altre cose ancora. Nel 1440 l’umanista, filologo e filosofo Lorenzo Valla dimostrò come il documento fosse falso, probabilmente scritto in epoca successiva alla morte di Costantino e usato strumentalmente dalla Chiesa. La morte di Napoleone – La notizia arrivò a Londra nel febbraio 1814, con effetti devastanti fra i quali il crollo della Borsa. Ma Napoleone, niente affatto tagliato a pezzi dai cosacchi, era vivo e vegeto, e per la bella trovata venne arrestato un tale Sir Thomas Cocrane, politico e finanziere, che si dichiarò subito innocente. Quel crollo in Borsa favorì comunque una grande speculazione sui titoli governativi. I Protocolli dei Savi di Sion – Sarebbe il piano messo a punto dagli ebrei, nel corso di sedute segrete a Basilea nel 1897, per impadronirsi del mondo. Nonostante nel 1921 un’inchiesta del Times abbia dimostrato la bufala, scritta forse dalla polizia segreta zarista sulla falsariga di un documento contro Napoleone, i “Protocolli“ sono stati usati da fascisti ed estrema destra per perseguitare un intero popolo, e ancora oggi qualcuno giura che siano autentici. Il 21 gennaio scorso, il senatore grillino Elio Lannutti, in un tweet ha giusto scritto che i Savi di Sion e il fondatore della dinastia Mayer Amschel Rothschild controllano il sistema bancario internazionale. Scatenando un terremoto politico. 6
  • 8. z Le bufale sono vecchie quanto il mondo La beffa delle sculture di Modigliani – Qui giochiamo in casa. Chi non ricorda i tre di Livorno (Pietro Luridiana, Pierfrancesco Ferrucci e Michele Ghelarducci) che nel 1984, in occasione del dragaggio del Fosso Reale alla ricerca di sculture gettate - secondo una leggenda metropolitana - da Modigliani stesso, visto che non si trovava nulla pensarono bene di scolpirne una e farla trovare? Era il centenario della nascita dell’artista e un pittore, Angelo Froglia aveva avuto la stessa idea scolpendone altre due. Fu prima un evento e poi uno scandalo globale. Dove tutti uscirono perdenti. L’intervista-verità ai ragazzi fu pubblicata da Panorama. Obama è nato in Kenia – È stato uno dei refrain della campagna elettorale di Trump, durante la “battaglia“ con Hilary Clinton. Una bufala ben studiata, che ha messo in discussione il mandato presidenziale, visto che negli Usa l’inquilino della Casa Bianca deve essere nato in patria, e che molti ci sono cascati, grazie anche al lavoro fatto dai social media, nonostante il contrattacco di fact checking e debunking, ovvero siti “verificatori di fatti” per smascherare le bufale sul web. Dopo una lunga polemica, con tanto di esibizione di certificato di nascita (Barak Obama è nato ad Honolulu, nelle Hawaii), nemmeno la vittoria di Trump è bastata a spegnere i sospetti, con ritorni di fiamma improvvisi e alimentati da quest’ultimo. Fino al 2016, quando il tycoon stesso ammise improvvisamente che Obama era nato negli Usa. Ci fermiamo qui, ma le bufale “storiche“ sono migliaia, di ogni epoca. Chi è interessato ad approfondire basta che apra un motore di ricerca sul web, o vada in biblioteca e può passare qualche ora a divertirsi, ma anche a riflettere. 7
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  • 11. z Secondo il consueto Report di We Are Social, condotto con Hootsuite, nel gennaio 2019 il maggior numero di utenti del web è concentrato nell’Asia orientale, mentre la maggiore penetrazione rispetto al numero della popolazione si ha nell’Europa occidentale. Più della metà dei contenuti è in lingua inglese, seguiti (circa 6% ciascuno) da russo e tedesco. https://wearesocial.com/it/blog/2019/01/digital-in-2019 10
  • 12. z Sempre dal Report, nel 2018 in Italia la penetrazione di Internet è cresciuta (+55%), anche se meno rispetto al Nord dell’Europa. L’88% della popolazione si connette ogni giorno (quasi 9 persone su 10), l’11% una volta la settimana. In media gli italiani passano 6 ore al giorno sul web, di cui 2 sui social media, collegandosi da qualsiasi dispositivo. 11
  • 13. z Dallo stesso Report emerge che la crescita di utenti dei social rispetto allo scorso anno è del 2,9% (1 milione di persone) e la fascia di età più presente su questo segmento va dai 25 ai 34 anni (questo spiega anche il maggior uso dello smatphone per connettersi). Il tempo medio è di 1,51 ore al giorno, per circa 60 ore al mese. La media delle piattaforme usate per persona è di 7,4 e solo l’11% le usa per lavoro. 12
  • 14. z Ultimo dato che vi propongo dal Report riguarda le 16 piattaforme social più usate dagli italiani. Le maggiori novità rispetto allo scorso anno riguardano Whatsapp che ruba il secondo posto a Facebook; Instagram che guadagna una posizione superando Messanger; Twitter, che avanza di un posto; Linkedin che recupera su Skype. A Facebook rimane il primato per la pubblicità: si raggiungono 31 milioni di persone e ogni utente-tipo ogni mese in media mette 13 like, fa 5 commenti e condivide 2 post. 13
  • 15. z La lunga corsa della bufala Ecco un esempio di come una fake news possa essere lanciata, si possa diffondere, poi fermarsi, riprendere la sua corsa nella prateria dei social subendo manipolazioni, diventando virale e non cessando per anni la sua corsa nemmeno dopo smentite ufficiali (in questo caso è una frase di Sandro Pertini, che la Fondazione a lui intestata – dopo decine o forse centinaia di migliaia di condivisioni – non riconosce come affermazione dell’ex Presidente della Repubblica, dirigente socialista e partigiano). 14
  • 16. z La lunga corsa della bufala 15
  • 17. z Bufale, che fare? Non tutte le fake news sono ben confezionate per cui spesso è relativamente semplice per una persona qualunque – a maggior ragione per un giornalista - individuare alla prima occhiata le notizie inventate per scopi politici, propagandistici, diffamatori ecc., al punto che (quelli a fianco sono esempi esplicativi) il problema di una verifica non si pone nemmeno: non una delle 5W è soddisfatta, il muggito della bufala si sente da lontano ed è anche sgrammaticato. Ma in altre situazioni le notizie sono credibili: ben scritte, soddisfano le 5 domande di base, sono documentate da foto o video che le autenticano, compaiono in siti insospettabili. Perché non riprenderle? In fondo, modificando un po’ il testo, usando le immagini, si può arricchire il contenuto della nostra testata – cartacea o virtuale - senza molta fatica e creando suggestioni apprezzate dai lettori. 16
  • 20. z Bufale, che fare? § Proprio il 10 ottobre 2019, gli eurodeputati hanno votato una risoluzione in cui puntano il dito contro “i tentativi di influenzare i processi decisionali negli Stati membri mettano a rischio le società democratiche europee” ad opera di entità straniere attraverso l’uso dei social. Principale fonte di disinformazione viene indicata la Russia: “Le ingerenze elettorali straniere sono una minaccia per le democrazie europee e gli unici a beneficiarne sono i movimenti anti-UE e le forze estremiste e populiste”. Nella risoluzione non legislativa, adottata con 469 voti favorevoli, 143 contrari e 47 astensioni, i deputati hanno sottolineato “come i tentativi di influenzare i processi decisionali negli Stati membri mettano a rischio le società democratiche europee”, anche attraverso attacchi hacker contro infrastrutture elettorali critiche, con l’aggiunta di sostegni finanziari diretti ed indiretti a determinati attori politici noti per le proprie posizioni anti-Ue e populiste. I casi di fake news attributi a fonti russe sono infatti più che raddoppiati dal gennaio 2019 (998) rispetto allo stesso periodo 2018 (434). Dal Parlamento europeo una serie di misure: potenziare la task force East StratCom, perché diventi struttura permanente con maggiore dotazione finanziaria; invitare i social media a cooperare nella lotta contro disinformazione; elaborare un quadro giuridico che faccia fronte alle minacce ibride (attacchi informatici e disinformazione). Russia fabbrica di troll. 16
  • 21. z Bufale, che fare? 17 calciatore, un personaggio pubblico di qualsiasi tipo) che attraverso un percorso a più fasi, può essere “riadattato” non solo con la sua stessa voce che unisce le parole in un discorso mai pronunciato, ma anche nel movimento delle labbra e nelle espressioni del volto. In sostanza l’AI può fargli dire cose che non ha mai detto e fare cose che non ha mai fatto. Una dimostrazione dell’efficacia e della perfezione di questa tecnica è venuta da un finto fuori onda di Matteo Renzi mandato da Striscia la Notizia il 23 settembre scorso – che vi faccio vedere - durante il quale il leader di Italia Viva, in attesa di un collegamento Tv, sbeffeggiava volgarmente Zingaretti, Conte Mattarella e altri rappresentanti politici con gesti non certo eleganti. Impossibile distinguere il falso. Analogo video anche con Salvini. Il recinto delle bufale si apre sempre di più e il rischio di pericolosi attacchi all’informazione e ala democrazia aumenta così a dismisura. L’arrivo dei deepfakes Già da tempo l’intelligenza artificiale ha fatto irruzione nell’informazione online, e soprattutto nei siti che promuovono la disinformazione, grazie alla tecnica del cosiddetto deep fake, ovvero sintesi e manipolazione dell’immagine umana ottenuta con la sincronizzazione dei movimenti di un attore con quelli di un’altra persona (un politico, un
  • 22. z Bufale, che fare? 17 Secondo uno studio di Deeptrace, società di sicurezza informatica con sede ad Amsterdam che cerca di quantificare la crescita del fenomeno - il deepfake è un business molto fiorente; - il 96% dei video deepfake presenti sul web colpisce le donne, attraverso filmati porno con protagoniste persone famose; - I “politici“ vittime della manipolazione, che in Italia hanno fatto appunto recentemente scalpore, sono ancora sono una piccola minoranza. - Al momento della rilevazione (2019) sul web c’erano 14.678 video deepfake. - Il rapporto ha registrato un aumento del 75% del numero dei video rispetto al 2018. “La pornografia deepfake – dicono gli autori dello studio - coinvolge soprattutto attrici e musiciste famose. Il numero non è ancora molto alto, ma preoccupa l’ascesa del fenomeno“.
  • 23. z I doveri inderogabili del giornalista Legge n. 69 del 3 febbraio 1963 Art. 2. Diritti e doveri È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori. 18
  • 24. z Il diritto di cronaca La Sentenza Decalogo - Corte Cassazione, I Civ., 18 ottobre 1984, n. 5259 Il diritto di diffondere notizie e commenti sancito dall’art. 21 della Costituzione è legittimo quanto concorrano tre condizioni: 1) Utilità sociale dell’informazione 2) Verità (oggettiva o putativa) dei fatti esposti 3) Forma “civile” dell’esposizione dei fatti e della loro valutazione: cioè non eccedente rispetto allo scopo informativo da conseguire, improntata a serena obiettività escludendo l’intento denigratorio e in ogni caso rispettosa di quel minimo di dignità cui ha sempre diritto anche la più riprovevole delle persone, sì da non essere mai consentita l’offesa triviale o irridente i più umani sentimenti. I - La verità dei fatti non è rispettata quando, pur essendo veri i singoli fatti riferiti, siano, dolosamente o anche soltanto colposamente, taciuti altri fatti da mutarne completamente il significato. La verità non è più tale se è “mezza verità” (o comunque, verità incompleta): la verità incompleta deve essere, pertanto, in tutto equiparata alla notizia falsa. (…) 19
  • 25. z Il diritto di cronaca Lo sleale difetto di chiarezza sussiste quando il giornalista ricorre ad uno dei seguenti subdoli espedienti: a) sottinteso sapiente: cioè all’uso di determinate espressioni nella consapevolezza che il pubblico le intenderà o in maniera diversa o addirittura contraria al loro significato letterale, ma, comunque, sempre in senso fortemente più sfavorevole - se non apertamente offensivo - nei confronti della persona che si vuol mettere in cattiva luce. (…) b) accostamenti suggestionanti: fatti che si riferiscono alla persona che si vuol mettere in cattiva luce con altri fatti (presenti o passati, ma sempre in qualche modo negativi per la reputazione) concernenti altre persone estranee ovvero con giudizi (anch’essi ovviamente sempre negativi) apparentemente espressi in forma generale ed astratta e come tali ineccepibili (come ad esempio, l’affermazione “il furto è sempre da condannare”) (…) c) al tono sproporzionatamente scandalizzato e sdegnato: specie nei titoli o comunque all’artificiosa e sistematica drammatizzazione con cui si riferiscono notizie neutre perché insignificanti o, comunque, di scarsissimo valore sintomatico, al solo scopo di indurre i lettori a lasciarsi suggestionare dal tono usato (…) d) alle insinuazioni velate: la più tipica è certamente quella secondo cui “non si può escludere che...“ riferita a fatti dei quali non si riferisce alcun serio indizio (…) 20
  • 26. z La deontologia del giornalista Dall’incrocio tra Costituzione e norme deontologiche professionali (V. Testo Unico del doveri del giornalista) si ricavano, fra gli altri, questi principi: - la tutela della persona umana e il rispetto della verità sostanziale dei fatti sono da intendere come limiti alle libertà di informazione e di critica - l’esercizio delle libertà di informazione e di critica è ancorato ai doveri imposti dalla buona fede e dalla lealtà - la pubblicazione della rettifica è un obbligo di legge (art. 8 legge 47/1948 sulla stampa), ma sul piano deontologico il giornalista deve provvedervi autonomamente senza attendere l’impulso della parte lesa dalla diffusione di “notizie inesatte” - il dovere di riparare gli eventuali errori, di promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori, del mantenimento del decoro e della dignità professionali è ineludibile; come il rispetto della propria reputazione, della dignità dell’Ordine professionale; e il dovere di promozione dello spirito di collaborazione tra i colleghi e quello di promozione della cooperazione tra giornalisti ed editori. Eventuali violazioni costituiscono materia disciplinare. 21
  • 27. z Tenére le bufale nel recinto Disegnato il contesto, e chiarito che diffondere bufale può costare caro in termini non solo di perdita della propria credibilità professionale, di creazione di danni a persone che possono avere risvolti giudiziari con pagamento di risarcimenti in sede civile, di conseguenze in sede penale o disciplinare, ma anche di recare nocumento alla credibilità dell’Ordine e della categoria, non rimane che ribadire alcuni concetti-guida che dovrebbero essere chiari a tutti i giornalisti: - Per principio, ogni notizia, da qualunque parte arrivi, va verificata, SEMPRE; - Le notizie che circolano su web, e in particolare quelle che provengono dai social media, hanno un’altissima probabilità di essere false o manipolate, perché possono essere diffuse da chiunque; - È bene crearsi un metodo e una rete sperimentati per verificare in fretta le notizie, soprattutto nei casi di emergenza; - È bene sapere che è possibile correggere le distorsioni della Rete usando gli strumenti forniti dalla Rete stessa; - Bisogna essere consapevoli che spesso potremmo sventare facilmente le bufale se non rimanessimo vittime di deficit cognitivi che ci colgono perché siamo noi stessi a crearceli inconsapevolmente 22
  • 28. z Cacciatori di bufale in Italia In Rete, sia in Italia sia all’estero, ci sono siti specializzati in Fact Checking, ovvero in verifica di notizie, di cui pubblicano sì, no, però... Molte testate hanno canali dedicati e redazioni spedializzate. Ecco alcuni indirizzi italiani, fra i moltissimi, da cliccare: https://www.bufale.net/ https://www.butac.it/ https://www.wired.it/sticker/antibufala/ https://www.ilpost.it/tag/bufale/ https://www.valigiablu.it/tag/bufale/ https://bufalopedia.blogspot.com/ http://www.attivissimo.net/ https://www.hoax.it/bufale/ https://www.davidpuente.it/blog/ http://www.debunking.it/ Tra i debunkers più noti in italia, giornalisti o no, alcuni da citare: Paolo Attivissimo Michele Coltelli, Maicolangel David Puente Walter Quattrociocchi 23
  • 29. z Ogni notizia va verificata, sempre NELL’UE https://euvsdisinfo.eu/ https://www.pheme.eu/ NEGLI USA http://hoaxy.iuni.iu.edu/ https://hoaxys.org (archivio fino 2014) https://www.snopes.com/ https://storyful.com Il manuale per verificare le notizie, curato da Craig Silverman,135 pagine. È scaricabile in italiano, gratis, qui: http://verificationhandbook.com/d ownloads/verification.handbook_it. pdf 24
  • 30. z La verifica? Bisogna avere le idee chiare «Una bufala oggi è definita tale non perché qualcuno, un politico, un giornalista o uno scienziato, sia stato realmente testimone della sua “non autenticità”. Al contrario: è quella notizia che viene sbufalata da un sito antibufala! (Ma) il sito antibufala è un sito…come un altro, con dietro delle persone tutt’altro che preparate sull’argomento, che non fanno altro se non verificare, tra le fonti UFFICIALI e poi confermare o smentire la notizia. Quindi la notizia dovrebbe essere falsa solo perché le fonti ufficiali non la confermano? Ciò è tanto ridicolo da apparire persino comico. Delle persone controllano se una notizia NEMICA delle fonti ufficiali sia vera o no, cercando conferma dalle fonti ufficiali stesse??? La verità è che la maggioranza delle notizie sbufalate sono create e fatte circolare apposta per essere poi ridicolizzate. Questo trasforma i siti “antibufala” in sfacciati complici della quotidiana disinformazione e in sostituti della nostra propria coscienza critica (…). Chi vuole sapere la verità, non deve far altro che affrontare il difficoltoso e fumoso sentiero del pensiero autonomo, svincolato dai limiti delle “credenze”. Purtroppo la maggiore difficoltà di quest’operazione è ciò che esotericamente si chiama “restituire i giocattoli al diavolo”. I giocattoli altro non sono, in questo caso, che le nostre comode abitudini. Le certezze sulle quali poggiamo il nostro equilibrio psicologico, senza il quale probabilmente non riusciremmo neanche ad alzare il culo la mattina per andare a cercar un posto nella società». Fonte: http://erospoeta.blogspot.it/ 25
  • 31. z Le regole dei debunkers per non cascarci Per questo i maggiori esperti di fact checking raccomandano: “Siate scettici”, “Siate diffidenti”, “Dubitate sempre”. E la prima regola insegnata nelle scuole di giornalismo americane dice: “Quando tua madre afferma che ti ama, prima verifica e poi verificalo di nuovo”. 1 – Parti sempre dal principio che la notizia non sia vera. 2 – Sui social, più attraente e paradossale è il titolo e più alti i likes e le condivisioni, maggiore è la probabilità che la notizia sia falsa. 3 – Controlla la qualità della scrittura: spesso da sola basta a rivelare molti particolari sull’autenticità della notizia. Verifica l’esistenza delle 5W, tenendo presente che comunque possono essere inventate, ma anche che aprono diverse opportunità di controllo incrociato. 4 – Controlla sui motori di ricerca se ci sono siti o meglio testate mainstream che hanno la stessa notizia e soprattutto se riportano particolari ulteriori o dichiarazioni virgolettate dei protagonisti. Questo caso rende più semplice risalire alle fonti per verifiche - sempre necessarie: tutti possono sbagliare - e approfondimenti. 5 – Se non ci sono riscontri cerca di risalire, con un percorso a ritroso in eventuali condivisioni, all’autore/autrice primario della news. Quindi controlla il suo profilo attraverso i social e cerca di capirne l’affidabilità, la reputazione, la coerenza. Cerca un contatto diretto per chiedere la sua collaborazione e contattare le sue fonti. 25
  • 32. z Le regole per non cascarci 6 – È ovvio che le informazioni personali che si trovano sui profili dei social o di siti promozionali sono poco affidabili, in quanto scritte dagli stessi titolari delle pagine; forse più credibile in questo senso è Linkedin, dove curricula e informazioni vengono validate da terze persone; fra queste possono esserci conoscenze comuni o giornalisti che possono essere eventualmente contattati per informazioni. 7 – Inutile dire che il contatto diretto con l’autore di una notizia o con le sue fonti è l’obiettivo principale per poterne avere un riscontro certo in mancanza di particolari che possono portare ai protagonisti delle vicende narrate o a fonti certe (forze dell’ordine, autorità giudiziaria, amministratori pubblici, ecc.) che possano confermarle. 8 – Imparare a lavorare in team, senza lasciarsi condizionare dalla fretta – l’ansia del buco favorisce le bufale – e avere ben chiaro il percorso: procedura e metodo prestabiliti sono essenziali soprattutto nelle situazioni di emergenza. 9 - La verifica è un processo a cui possono essere sottoposti non solo i testi, ma anche le foto e i video: “Tutto è falso fino a prova contraria”. 10 – Proteggere le fonti. 11 - In caso di errore, scusarsi sempre con i lettori: i giornalisti non sono infallibili, e questa ammissione può far aumentare la credibilità. 27
  • 33. z In Rete gli strumenti per le verifiche Testi, foto, video e un’infinità e di altre cose possono essere verificate utilizzando una serie di strumenti che si trovano, in genere gratuitamente, su Internet. Il più semplice e versatile è il motore di ricerca Google, con i suoi Tools che consentono di trovare tutto quello che è stato indicizzato nel corso degli anni – con la ricerca dettagliata e inserendo i parametri giusti permette anche di scovare documenti che si trovano in archivi governativi o aziendali e scaricarli - e di utilizzare utilissimi servizi come Google Image, Google Maps, Google Earth, Google Street View (con l’app APK accessibli anche da smartphone) o You Tube. Ma prima di continuare elencando i principali strumenti disponibili (tutti è impossibile, sono un’infinità, richiedono una certa pratica e sono molto usati dai giornalisti investigativi), facciamo una sosta per fare una veloce ricerca pratica di verifica di una notizia realmente apparsa sui social e ripresa da diversi siti di informazione. 28
  • 34. z Il caso della ragazza indù bruciata viva Questo è un messaggio, corredato di video, che ho ricevuto da un’amica su whatsapp. E questo è il video che ho estratto. Guardiamolo insieme. 29
  • 35. z Google Image rivela la bufala Sul sito Google Image (https://images.google.com/) basta cliccare sull’icona della macchina fotografica e inserire una foto o un’immagine ripresa da un video o l’url del sito su cui un’immagine che vogliamo verificare è stata trovata per avviare la ricerca e avere i risultati su tutti i siti indicizzati dal motore. Proviamoci insieme. Altro indirizzo utile da usare per lo stesso scopo è: https://www.tineye.com/. Ora verifichiamo insieme il video. 30
  • 36. z Google Image rivela la bufala Come si è potuto constatare, con la ricerca inversa delle immagini, sono bastati un paio di passaggi per scoprire che il fatto purtroppo è vero, ma è accaduto in Guatemala, nazione a Sud del Messico – come ha poi accertato in prima battuta Snope – e la ragazza, di 16 anni, è stata realmente aggredita e picchiata e poi cosparsa di benzina e bruciata dalla folla, ma perché accusata di aver ucciso con due uomini un tassista a scopo di rapina. La motivazione religiosa è stata forse una manipolazione per seminare odio, ma la notizia era stata ripresa e diffusa dall’emittente Al-Jazeera il 15 maggio 2015, diventando virale sui social. Una notizia falsificata forse per motivi religiosi A sinistra la risposta alla mia amica, anche se per la verifica ho seguito un altro metodo. 31
  • 37. z Strumenti utili per verificare le notizie Il successo nella verifica di notizie, foto e video dipende nella capacità di incrociare i risultati dei diversi strumenti che possiamo utilizzare. Vediamo in una rapida carrellata la cassetta degli attrezzi di cui possiamo disporre sul web. Attenzione: diversi altri strumenti sono reperibili attraverso i motori di ricerca, ma bisogna sapere che secondo gli esperti in ogni caso spesso non è semplicissimo utilizzare del software che richiede almeno alcune conoscenze di base e a volte molta pratica. Riconoscere una foto ritoccata può essere difficile anche per un professionista, nonostante l’aiuto di programmi che individuano aree e colori “artificiali”. VERIFICA FOTO E VIDEO Youtube Videos near me – Si può partire da qui per accedere a una valigia di strumenti che consentono di trovare filmati, verificare dove sono stati postati, chi è l’autore ed altre cose. Un servizio che si ottiene anche attraverso Google. http://www.amnestyusa.org/citizenevidence/ - Amnesty International/Youtube Data Viewer consente di conoscere la data di caricamento di un video su Youtube (utile per sapere quale versione è l’originale o se il video risale a una data diversa di quella dichiarata). Estrae automaticamente alcuni fotogrammi, che possono essere inseriti dentro Google Image o altri motori dii ricerca, e scoprire l’origine e l’autenticità del video. http://fotoforensics.com (funziona con utilizzo diretto su internet) - https://www.impulseadventure.com/photo/jpeg-snoop.html (scarica qui per window) - La foto è originale oppure è stata modificata con appositi software? E in quali punti? Questi programmi aiutano a rivelarlo. 32
  • 38. z Strumenti utili per verificare le notizie http://pixelgarde.com - Pixelgarde è un programma multipiattaforma per cancellare o modificare i metadati di una foto (luogo, data, ora, eventuale nome dell’autore). Si scarica gratuitamente dalla rete, e può essere usato per verificare se il file corrisponde a quanto dichiarato nella news relativa che si ritiene falsa o dubbia. Tenere presente che l pubblicazione sui social cancella automaticamente i metadati da foto e video (fino a qualche tempo fa funzionava http://regex.info/exif.cgi, ma ora risulta rimosso: consentiva di leggere i metadati di file, in qualunque formato, foto, video, documenti). VERIFICA PERSONE https://it.linkedin.com/ - Linkedin è un servizio di rete sociale fondato nel 2002 da Reid Hoffman e altri soci e rilevata da Microsoft nel 2016 per 20,2 miliardi di dollari. Offre servizi gratuiti e a pagamento per la promozione, l’offerta e la ricerca di lavoro, ma è anche un social specializzato nello sviluppo dei contatti professionali. https://www.spokeo.com/ - Spokeo trova informazioni di ogni genere inserendo semplicemente un indirizzo e-mail. Nel percorso di verifica di una notizia, e del suo autore, può fornire velocemente risultati decisivi. È un servizio sia gratuito che, per risultati molto approfonditi, a pagamento. https://www.zabasearch.com - Motore di ricerca, solo Usa, che indicizza le persone e quello ed è stato pubblicato liberamente - e quindi è pubblico - su di loro. Anche questi sono servizi di ricerca veloci di informazioni per profilare una persona per scopi giornalistici. È utile vedere come funzionano. 33
  • 39. z Strumenti utili per verificare le notizie VERIFICA LUOGHI https://www.instantstreetview.com - Instantstreetview è una caratteristica di Google Maps e Google Earth per ottenere viste panoramiche delle strade a 360° in orizzontale e a 160º in verticale. Il servizio comprende varie città del mondo e si sviluppa su base fotografica (a distanza di 10-20 metri l'una dall'altra). Strumento utile per verificare la reale esistenza di determinati luoghi proposti da video o foto e vederne la corrispondenza. ALTRO http://www.lemmetweetthatforyou.com - http://simitator.com - Lemmetweetthatforyou è un'applicazione che consente di creare tweet da qualsiasi account, attribuendoli a chiunque, per fare scherzi. È di semplice uso. Simitator fa confezionare falsi anche su altre piattaforme. I modi per intercettare le bufale (i politici sono spesso presi di mira con false dichiarazioni) nel caso di Tweet ci sono: nei falsi non compare la spunta blu di certificazione introdotta di Tweetter e non si possono retweettare (comunque non compare la sigla RT). Conferma che sui social la bufala è sempre pronta. https://www.wolframalpha.com - Wolfram Alpha: che tempo faceva in qualunque parte del mondo un dato giorno a un certa ora? Una potente banca dati alla quale si possono rivolgere domande per verifiche di vario genere. Le condizioni meteo possono essere importanti per verificare se corrispondono in una foto o in un video di cui viene dichiarata una certa data e ora. http://whois.domaintools.com/ - https://www.dnsstuff.com - Di chi è un sito? Dati principali di registrazione gratis, scheda completa a pagamento. 34
  • 40. z Il web e la privacy Tutto quello che abbiamo visto finora, anche se consente di recuperare informazioni sulle persone per lavoro e ci permette di verificare più in fretta notizie che riteniamo false, ci deve indurre a una riflessione: ogni volta che un cittadino naviga in rete lascia tracce, tutto quello che fa è registrato, i suoi dati finiscono in grandi data base che li incrociano a velocità impressionanti e non sempre a fini di marketing. Attenzione a quello che scriviamo, alle foto che pubblichiamo (specie quelle dei nostri figli minori), ai nostri indirizzi email (è sempre bene avere uno professionale e uno privato). Chiunque – con la tecnologia esistente - può tracciarci per qualunque motivo, può ricostruire la nostra vita e le nostre abitudini in maniera perfettamente legale. Perché siamo noi che volontariamente rendiamo spesso pubblici dati sensibili senza rendercene conto! 35
  • 41. z Ma se rifiutassimo di vedere le bufale? All’inizio si diceva che il termine gergale di notizia falsa potrebbe derivare dal modo di dire «non vedere la bufola nella neve». Ebbene, ci siamo mai posti il problema che qualche volta, in perfetta buona fede, potremmo essere noi giornalisti a prendere per buona una bufala perché non solo non troviamo nulla che non ci convinca – mentre magari un collega nota dei particolari che lo fanno saltare sulla sedia – ma addirittura magari ci convince talmente tanto che la riprendiamo pari pari e la rilanciamo con molta evidenza ed entusiamo. Su questo fenomeno, ben conosciuto e studiato dagli psicologi comportamentali, terremo la seconda parte del nostro corso, con la dott.ssa Patrizia Turchi, psicologa, esperta in materia, che ci spiegherà come a volte il nostro cervello “risparmia energia“ creando scorciatoie mentali, e può intrappolarci in meccanismi che ci fanno distorcere la realtà. Ci parlerà di Euristiche e di Bias, termini che probabilmente molti di voi conoscete già, ma cercando di entrare nel merito delle conseguenze che determinano nella nostra professione di giornalisti. 36