Il giornalismo degli sms d'amore pubblicati in prima pagina in nome della libertà di stampa, dei titoli a nove colonne urlati per vendere (?) una copia in più, dei retroscena attesi, sperati e, se proprio non si riesce, inventati può dare lezioni di morale alla politica? (Le slide di Andrea Camorrino per #LaProf19)
I consiglieri del principe - scienziati della politica come spin doctor?
LaProf. - Tutta colpa dei politici
1. Tutta colpa dei politici
Note a margine sulla perversione del giornalismo italiano da Anna Falchi al calciomercato
SCUOLA DI COMUNICAZIONE
POLITICA E ISTITUZIONALE
2. chi sono
Mi chiamo Andrea Camorrino
Sono socio, direttore commerciale
e consulente di comunicazione politica
dell’agenzia di comunicazione Proforma
instagram.com/andreacamorrino
2Tutta colpa dei politici
3. Anna Falchi a Stefano Ricucci, sms, 2005
«Solo per dirti che sono la donna più felice del mondo
perché ho te amore mio grande, ti amooo, capito?
Sono tua per sempre ricordalo.»
3Tutta colpa dei politici
6. Questo è l’account twitter (privato)
di un misterioso signore, forse di nome Francesco,
il quale da qualche mese dà notizie di calciomercato,
soprattutto sul Napoli.
Con una discreta novità, rispetto alle consuete:
si rivelano vere.
6Tutta colpa dei politici
7. La rappresentazione cognitivo-mediatica
del calciomercato meriterebbe, per chi fa il nostro
mestiere, uno studio approfondito, già solo per il fatto che il
linguaggio e le dinamiche della rappresentazione
della politica sono ormai pressoché le stesse.
7Tutta colpa dei politici
8. In entrambi i casi, la stragrande maggioranza
delle parole sono chiacchiere.
In entrambi i casi, gli argomenti possono essere trattati
al bar e sui social anche da totali incompetenti.
In entrambi i casi, con 3 persone autoqualificatesi
“opinionisti” e un microfono si allestisce
un talk show.
8Tutta colpa dei politici
9. In entrambi i casi, una posizione sostenuta con forza il giorno
prima può essere disconosciuta senza dovere fornire
motivazioni il giorno dopo.
In entrambi i casi, l’immaginario è fortemente
maschile, i leader uomini, il linguaggio machista, sempre
in bilico sulla soglia del sessismo.
9Tutta colpa dei politici
10. In entrambi i casi, c’è una connivenza non innocente
tra gli attori in campo (…) e chi ne deve parlare: tra giornalisti
e società sportive, tra giornalisti e politici.
In entrambi i casi, il racconto è parziale
anche quando si vende come imparziale.
In entrambi i casi, il fatto e il racconto del fatto si inscrivono in una
trama di potere, o presunto tale, o nella speranza che sia così.
10Tutta colpa dei politici
12. Spud svela le carte e grida che il re è nudo.
Forse chi scrive quei tweet è un teatrante,
o un imbroglione, o qualcuno ben dentro il sistema
che gioca a fare quello “contro”.
Ciò che è certo è che urla la sua strategia
e illustra la sua morale, perseguendola.
12Tutta colpa dei politici
16. Le pratiche di separazione sono state
avviate da tempo, è ormai prossimo il
divorzio dalla realtà. Alla vita com’è si sta
sostituendo quella come la si percepisce. A
operazione completata nessuna valutazione
oggettiva sarà più possibile, al suo posto
la volubile dittatura del soggettivismo,
con la sensazione di massa al posto della
rilevazione dell’esperto, o dello strumento.
Probabilmente è tutto cominciato con
la temperatura. C’è sempre qualcuno
che sdogana qualcosa e non sa che sta
aprendo il vaso di Pandora. Qui fu il primo
a parlare di caldo (o freddo) percepito
in alternativa ai gradi segnati in modo
fin lì inequivocabile dal termometro. Se
a venti accendere il riscaldamento era
inaccettabile, dopo non lo è più stato,
perché valeva il reclamo di chi avvertiva un
disagio, percependone non più di sedici o
invocava l’aria condizionata, percependone
ventotto. La discrezionalità del singolo si
è allargata come un prevedibile contagio.
L’esempio più clamoroso è quello della
sicurezza. Tutte le statistiche dimostrano
l’avvenuta riduzione del numero dei reati,
eppure cresce la sensazione di pericolo e i
più si sentono minacciati come non mai. È
stata esemplare la reazione al fenomeno
dell’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti.
Pur fiero del lavoro di prevenzione delle
Il divorzio dalla realtà
16Tutta colpa dei politici
17. forze dell’ordine, invitava pubblicamente
a non sminuire, anzi comprendere quella
sensazione non suffragata dai fatti, non
potendosi rispondere ai sentimenti con
i numeri. In questo c’era senz’altro un
ammirevole rispetto del sentire popolare,
ma anche una resa intellettuale della realtà
alla percezione e l’involontaria apertura a
un futuro dietro l’angolo in cui il successore
nella carica avrebbe sbandierato percezioni e
non fatti e sulla base di quelle agito. E visto
che di lui si parla: è anche (dati alla mano,
soprattutto) leader di un partito politico, la
Lega, che oggi è percepito come il primo in
Italia. Per la rappresentanza parlamentare
espressa dal voto del 4 marzo 2018 non è
così. Laddove ci sono state consultazioni
amministrative è cresciuto e molto, ma test
parziali e sondaggi non dovrebbero essere
presi come esiti conclusivi, eppure nei tavoli
delle spartizioni, negli inchini degli aspiranti,
è già così. Si rimpiange il senso della realtà
del mondo più irreale che esista: quello della
finanza. Si è sempre detto che il valore delle
azioni è indipendente dalla solidità delle
società, legato piuttosto ad aspettative
e altri fattori immateriali. Eppure chi oggi
possiede un’azione che vale 17 e la mette
all’incasso non si sogna di pretendere 34
perché questo si pensa varrà fra un anno. O
prende 17 o aspetta.
Esiste una percezione che sopravvaluta e
una che svaluta. Della seconda, l’esempio
più recente è il quinquennio di Massimiliano
Allegri come allenatore della Juventus,
17Tutta colpa dei politici
18. concluso con la sensazione che qualcosa
sia mancato. Ha vinto cinque campionati su
cinque, l’ultimo a novembre, il secondo con
una rincorsa in cui non credeva più nessuno,
di riffa, di raffa, con Tevez, con Morata,
con Higuain, con Cristiano Ronaldo. Ecco
appunto, non ha vinto di più con Cristiano
Ronaldo, che altrove ha conquistato le
ultime tre Champions (ma non i campionati).
Un momento, le ha vinte con Kairus nella
porta avversaria, con l’arbitraggio anti
Bayern e perfino (dimenticato pure questo?)
con il «bidone d’immondizia al posto del
cuore». Che c’entra? Ronaldo è percepito
come il fattore decisivo anche quando non
lo è e questo chiude la discussione. Una
ricerca Ipsos pubblicata nel settembre
del 2018, dopo 4 anni di indagine su un
campione di 50mila intervistati in 38 Paesi,
assegnava all’Italia il punteggio più alto
nel “Misperception Index” che valuta la
distanza tra la percezione delle persone e la
realtà dei fatti, su vari temi, dalla criminalità
all’obesità, dalla disoccupazione al gioco
d’azzardo. Ma questi sono dati, numeri: io lo
sento che è così.
18Tutta colpa dei politici
19. Gabriele Romagnoli scrive questo articolo su La Repubblica
del 23 maggio 2019, invitandoci ad una riflessione di sicuro
interesse sul divorzio tra la percezione
e la realtà dei fatti.
Tipo questa:
19Tutta colpa dei politici
22. Caro direttore, si può parlare di
immigrazione senza usare il becero tono
della destra? Salvini detta l’agenda e sembra
imbattibile su questo tema, persino quando
il suo linguaggio sfocia nell’odio.
Eppure non possiamo arrenderci allo
tsunami sovranista. Resistere e rilanciare
si può. Propongo dieci piccoli spunti di
riflessione.
1. Se qualcuno è in mare, si salva e si porta
a terra. Lasciare in mare delle persone
per calcolo elettorale fa schifo. Sì, schifo,
non trovo altre parole. Tutti coloro che
soccorrono persone in mare e le portano
a terra meritano il nostro grazie, non gli
insulti in banchina.
2. L’Italia è terra di migranti. Il mito di Roma
nasce da un migrante, l’Impero è storia
di inclusione, il Rinascimento è figlio
della curiosità. L’Italia è aperta da secoli.
E i nostri nonni soffrivano chiudendo la
valigia di cartone con lo spago mentre
lasciavano il Veneto o la Calabria. Chi nega
questa storia è un ignorante che tradisce i
valori del Paese.
3. Qualcuno si scaglia contro di noi: chiedete
scusa! E di che? Non mi vergogno di ciò
che ha fatto il mio governo. Non chiedo
scusa per le vite salvate nel Mediterraneo.
Non chiedo scusa per aver combattuto
il protocollo di Dublino, firmato da
Berlusconi e Lega. Non chiedo scusa per
aver recuperato i cadaveri del naufragio
22Tutta colpa dei politici
23. del 2015. La civiltà è anche dare una
sepoltura: ce lo insegna Antigone,ce lo
insegna Priamo. I Salvini passano, i valori
restano.
4. Aiutarli a casa loro è una priorità. Bisogna
aumentare i fondi della cooperazione
internazionale (cosa che noi abbiamo
fatto, la Lega no). Bisogna investire
in Africa senza lasciare che lo faccia
solo la Cina. Bisogna implementare la
strategia energetica del sud, dall’Egitto
al Mozambico. Non è sbagliato dire
“aiutiamoli a casa loro”: è sbagliato non
farlo.
5. Non abbiamo sottovalutato la questione
immigrazione: l’abbiamo sopravvalutata
quando nel funesto 2017 abbiamo
considerato qualche decina di barche
che arrivava in un Paese di 60 milioni di
abitanti, “una minaccia alla democrazia”.
Il crollo nei sondaggi del Pd comincia
quando si esaspera il tema arrivi dal
Mediterraneo e allo stesso tempo si
discute lo Ius soli senza avere il coraggio
di mettere la fiducia come avevamo
fatto sulle Unioni civili. Geometrica
dimostrazione d’impotenza: allarmismo
sugli sbarchi, mancanza di coraggio sui
valori. Il successo di Salvini inizia lì.
6. L’Italia non ha un’emergenza
immigrazione, ma tre emergenze
gravissime: denatalità, legalità,
educazione. La prima è la più
23Tutta colpa dei politici
24. preoccupante: un Paese senza figli è un
Paese senza futuro. E paradossalmente
non ne usciamo neppure con gli immigrati.
La demografia segna la fine delle civiltà,
non qualche migliaio di rifugiati che
sbarcano nel Mediterraneo. E nel resto
d’Europa “l’invasione” che paventano i
populisti nasce dalle culle, non dai barconi.
7. Legalità. Se Carola ha sbagliato manovra o
infranto la legge, è giusto processarla. Se
un immigrato ruba, è giusto processarlo.
Ma questo vale per tutti: o la legalità vale
sempre o non vale mai. Difficile credere
a Salvini quando definisce “delinquente”
Carola e invoca per sé l’immunità
parlamentare per salvarsi. E questo vale
per gli alleati grillini: possono urlare
onestà fino allo sfinimento, ma resteranno
per sempre i complici di chi ha fatto sparire
49 milioni di euro del contribuente.
8. La questione educativa è meno visibile,
ma è profonda. Per questo la misura più
importante del nostro Governo non è
la fatturazione elettronica o il Jobs Act,
che pure stanno finalmente mostrando
i loro effetti. La misura più importante
è il principio un euro in cultura per un
euro in sicurezza. Aprire i musei, altro che
chiudere i porti. Investire sui teatri e sulla
scuola, specie nelle periferie, non solo
sulla repressione.
9. I populisti hanno bisogno delle fake
news. Emblematico il fotomontaggio con
i parlamentari della Sea Watch ripresi
24Tutta colpa dei politici
25. come fossero in un pranzo luculliano a
base di pesce. Combattere le fake news è
diventato un dovere civile: ne parleremo a
Milano il prossimo venerdì 12 luglio. Ma è
una priorità mondiale, che io per primo ho
sottovalutato in passato.
10. Non è la globalizzazione il nostro
avversario. Se diciamo che la
globalizzazione è il nemico che distorce
economia, cultura, identità, finiamo con il
fare un assist a chi dice “prima gli italiani”,
chiede di costruire muri, istiga all’odio.
È chiaro che ci sono diseguaglianze,
da sempre, che la globalizzazione non
corregge e talvolta esaspera. Ma la
sinistra è tale se abbraccia il progresso,
una visione mondiale, la rivoluzione
tecnologica. Alla gente impaurita va
data una visione forte e coraggiosa,
non il messaggio consolatorio che dice:
“Fate bene ad avere paura”. Perché se il
futuro è di chi ha paura, vincono quelli dei
muri, non quelli della società aperta. C’è
una parte della sinistra che attribuisce
tutte le colpe alla globalizzazione: è
vero il contrario. Il mondo globalizzato
è la più grande chance per l’Italia. O noi
educhiamo i nostri figli allo studio, al
sacrificio, al rischio, alla curiosità o loro
diventeranno vittime della retorica del
reddito di cittadinanza e del padroni a
casa nostra.
25Tutta colpa dei politici
26. Matteo Renzi il 5 luglio 2019 invia a La Repubblica
alcune considerazioni sull’immigrazione.
Evidentemente, qui non ci interessa entrare nel merito
delle sue posizioni.
Quello che invece ci pare rilevante è che una voce autorevole
del centrosinistra decida di scrivere del tema centrale
nella attuale narrazione politica, e sul quale,
sostanzialmente, la sua parte è completamente afona.
26Tutta colpa dei politici
27. Gli spunti di riflessione sono diversi: l’ex premier prova ad
indagare le scelte del passato e ad indicare possibili soluzioni
nel presente e per il futuro. Ce n’è a sufficienza per
tentare quantomeno di aprire un dibattito.
Come titolerà il quotidiano che si presenta come
portabandiera del progressismo intellettuale italiano?
27Tutta colpa dei politici
30. Un documentato studio della Reuters pubblicato
quest’anno ci dice che in Italia la fiducia
nelle notizie mainstream è molto bassa,
e questo avviene perché le fonti di informazioni
sono percepite come di parte e legate ai poteri politici
ed economici (invece di esserne i controllori).
30Tutta colpa dei politici
32. Una ricerca effettuata attraverso 1.106 interviste dalla
Università degli Studi dell’Insubria conferma
questo dato e restituisce un valore di fiducia nel giornalismo
molto basso e una percentuale che, seppur non valida
scientificamente per la metodologia usata, rimane di sicuro
interesse.
32Tutta colpa dei politici
36. Procedendo con affermazioni manichee, facendo
dichiaratamente di tutta un’erba un fascio, da queste
suggestioni sparse possiamo provare a trarre
alcune conclusioni disordinate sul contesto italiano:
36Tutta colpa dei politici
37. 1. Il giornalismo non può più permettersi di dare alcuna
lezione di credibilità alla politica.
1a. La disintermediazione funziona tanto meglio laddove la
mediazione è percepita come manipolatrice;
1b. Se un soggetto percepito come non credibile fa una battaglia contro
notizie dichiarate non credibili, le notizie non credibili saranno, con molta
probabilità, più credibili di lui;
1c. Il sonno della fiducia genera mostri: il fenomeno dei vari
terrapiattismi non nasce da qui, ma in questo contesto debolissimo nelle
certezze alligna, cresce, si fa forte.
37Tutta colpa dei politici
38. 2. Il giornalismo accusa la politica di essere una
lotta cinica per il potere, perché non vede l’ora di
parteciparne (e quasi sempre ci riesce).
2a. Negli editoriali (letti da pochissimi) si fanno dotte riflessioni sulla
necessità di riscoprire i valori. Nei titoli (che magari passano in TV) si cerca
l’urlo ad effetto;
2b. La politica raccontata come corsa di cavalli, fatta di sotterfugi
e inganni, alimenta una continua profezia che si autoavvera;
2c. La narrazione si regge su un esercito di retroscenisti, su un trionfo
di gossip fondato sui “si dice”, su veline cercate, sperate, attese.
38Tutta colpa dei politici
39. 3. Il giornalismo imputa alla politica
la costruzione del consenso facendo leva
sugli istinti più bassi, quando da decenni
usa gli stessi mezzi per vendere
una copia in più (e per indebolire la politica).
3a. La narrazione prevalente del Paese è costruita attorno
ad avvisi di garanzia, ad esordi di inchieste
giudiziarie che chissà come vanno a finire, ad
intercettazioni che siano pertinenti o meno con il capo
di imputazione, ad orge più o meno a pagamento tra persone
adulte e consapevoli: davvero gli sms tra le “olgettine”
(facciamo una lezione solo sull’uso di questo termine?) devono
essere patrimonio comune degli italiani?
39Tutta colpa dei politici
40. 3b. Tanta è la confusione – non innocente – che si scambia
il giornalismo di inchiesta con i servizi di un pupazzo rosso
con le risate registrate sotto o di comici in giacca scura, occhiali da sole e
camicia bianca, mentre nei luoghi opportuni le domande ai politici
sono poste con la dovuta attenzione, senza eccedere o passare quel segno
che rovinerebbero le buone relazioni;
3c. Il moralismo venduto per morale attraversa la maggior parte
delle testate, ognuna con il suo stile, ognuna con il proprio personale senso
di limite, ognuna con la propria dose di truculenza e volgarità.
40Tutta colpa dei politici
42. Dopo decenni di questa narrazione, quando
il singolo privato cittadino ha avuto in mano il proprio media,
ha potuto finalmente riprenderne gli stilemi.
Se ho visto ripetuto innumerevoli volte un signore importante
invitato ovunque gridare “capra capra capra”,
ora che tocca a me, potrò farlo anche io!
42Tutta colpa dei politici
43. Dopo decenni di iniezione di gente dentro i palinsesti,
dai quiz ai talk ai talent ai reality show, se la gente
se la vede per conto proprio, non va più bene, perché
il soggetto certificatore non è più
quello novecentesco.
43Tutta colpa dei politici
44. Esattamente come negli ecosistemi naturali chi ha tagliato
gli alberi, riempito di fertilizzanti chimici il terreno,
pompato di frattaglie animali il cibo delle proprie vacche, non può
poi lamentarsi della sterilità dei campi e dei casi di mucca pazza;
così nell’ecosistema della comunicazione politica
ognuno degli attori ha le sue forti responsabilità.
44Tutta colpa dei politici
45. La politica ha le sue, i cittadini, anche.
Ma il giornalismo non può tirarsi indietro
nemmeno un poco.
L’imbarbarimento del linguaggio, con tutto quello
che ne consegue, porta forti anche le sue impronte digitali,
sparse ovunque.
45Tutta colpa dei politici
46. Non ci possono consolare le eccezioni da scovare qui e lì.
L’unica via di uscita è rifondare tutto, ridare dignità
all’idea di giornalismo mentre si prova a ridarla alla politica
e anche al mestiere di comunicatori politici.
Ognuno deve fare la propria parte: non c’è più tempo.
46Tutta colpa dei politici
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