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CONSERVARE L’ACQUA
LE POZZELLE
DI ZOLLINO
TRA MEMORIA STORICA E
INDAGINI SCIENTIFICHE
a cura di
A. Chiga, P. Durante, S. Giammaruco
− 3 −
INDICECONTRIBUTI
In-Cul.Tu.Re. è progetto vincitore del bando Miur
“Smart cities and communities and social innovation”
PON04a3_00390 Programma Operativo Nazionale “Ricerca
e Competività” (PON “R&C”) 2007 - 2013 - Avviso D.D. 84/
Ric del 2 marzo 2012 Asse II: “Sostegno all’innovazione” -
Obiettivo Operativo 4.2.1.3 “Azioni integrate per lo sviluppo
sostenibile e la difusione della società dell’informazione”.
Soggetti attuatori progetto In-Cul.Tu.Re.
Francesco De Matteis, Lavinia Donateo, Paola Durante,
Soia Giammaruco, Gabriele Miceli, Gabriele Montinaro,
Maria Federica Stifani
In-Cul.Tu.Re. Lecce, via S. Lupinacci, 1 73100
progettoinculture@gmail.com
www.inculture.eu
In copertina
Zollino, le pozzelle di Pirro (Ph. M. Rizzo per In-Cul.Tu.Re., 2013)
A cura di
Antonio Chiga, Paola Durante, Soia Giammaruco
Testi
Gianni Carluccio, Antonio Chiga, Lara De Giorgi,
Francesco De Matteis, Lavinia Donateo, Paola Durante,
Francesco Esposito, Ivan Ferrari, Soia Giammaruco,
Francesco Giuri, Loredana Matera, Gabriele Miceli,
Gabriele Montinaro, Giovanni Leucci, Giovanni Quarta,
Rafaele Persico, Maria Federica Stifani, Barbara Vetrugno
Art Direction e progetto graico
Alberto Giammaruco (CRESCo)
Ricerche, rilievi, acquisizione dati sul campo,
raccolta testimonianze dirette
Lavinia Donateo, Paola Durante, Soia Giammaruco,
Maria Federica Stifani
Coordinamento scientiico del progetto diagnostico,
indagini geologiche, ricostruzione del modello
geologico e idrogeologico dei siti indagati
Giovanni Quarta (IBAM-CNR di Lecce)
Rilievi e modellazioni 3D
Francesco Gabellone, Ivan Ferrari,
Francesco Giuri (IBAM-CNR di Lecce)
Indagini di caratterizzazione dei materiali
Giovanni Quarta, Davide Melica (IBAM-CNR di Lecce)
Indagini geoisiche
Giovanni Leucci, Lara De Giorgi, Rafaele Persico,
Loredana Matera (IBAM-CNR di Lecce)
Aerial photo & video
Francesco Giuri, Paolo Giuri
Rilievo altimetrico
Gianluca De Nitti
Ispezioni speleologiche
Gruppo Speleologico leccese ‘Ndronico
Sondaggi penetrometrici
Geoprove s.r.l.
Videodocumentario “Acqua tra le pietre”
Tommaso Faggiano, Fabrizio Lecce, Domenico Ricciato
(Meditilm Soc. Coop.)
Reportage Fotograici
Silvia Cesari, Paolo Colaiocco, Enrico Floriddia, Marco Rizzo
Calendario 2015 “Tra visioni e Paradossi”
Piero Marsili Libelli, Alessandro Sicuro
Itinerari cicloturistici interattivi nella Grecìa Salentina
Alberto Giammaruco (CRESCo)
Si ringraziano
Amministrazione comunale di Zollino, Soprintendenza Belle
Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto,
Soprintendenza Archeologia della Puglia, Biblioteca comunale
“Maniglio”, Antonio Castellano, Mauro Gaetani, Francesca Tondi,
Giuseppe Verri, Francesco Pellegrino, Antonio Marra, Paolo
Pellegrino, Benito Tondi, Paolo Tondi, Elio Vernole, Paolo Verri,
Lauretta Bianco, Salvatore Castellano, Aurelio Chiga, Daniele
Coricciati, Giuseppe Gaetani, Paolo Lifonso, Salvatore Pellegrino,
Luigi Petrarca, Paolo Rossetti, Paolo Antonio Tondi, Paolo
Tondi (bar), Paolo Verri, Loreto Tondi, tutti gli abitanti di Zollino
© 2015 Progetto In-Cul.Tu.Re. / MIUR
ISBN 978-88-98289-56-1
www.inculture.eu
Finito di stampare nel 2015
da Editrice Salentina
Premessa 5
In-Cul.Tu.Re.
Ta freata: il miracolo della conservazione dell’acqua in una “terra assetata” 9
Antonio Chiga
CONTRIBUTI
Pozzelle e altri sistemi di raccolta delle acque: 15
analisi del contesto storico e territoriale
Gianni Carluccio
Il Progetto In-Cul.Tu.Re. e le Pozzelle di Zollino: un percorso di ricerca 29
per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione
Paola Durante, Soia Giammaruco
Rilievo e restituzione grafica delle aree 63
delle Pozzelle di Pirro e di Apigliano
Francesco Gabellone, Ivan Ferrari, Francesco Giuri
Le Pozzelle di Zollino: uno studio geoidromorfologico e di 71
caratterizzazione dei materiali e delle tecniche costruttive
Giovanni Quarta
Le indagini geofisiche presso le Pozzelle di Pirro e Apigliano 95
Giovanni Leucci, Lara De Giorgi, Rafaele Persico, Loredana Matera
Contributo sulle attività di ricerca archeologica effettuate durante 107
la realizzazione del "Parco Archeologico delle Pozzelle di Apigliano"
Francesco Esposito, Barbara Vetrugno
UN PROGETTO DI
REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON
COFINANZIATO DA
Comune di Zollino
− 5 −
Premessa
In-Cul.Tu.Re.
Il progetto di ricerca e innovazione sociale IN-CUL.TU.RE. INnovazione nella CULtura nel TUrismo e nel
REstauro, inanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca attraverso il bando “Smart
Cities and Communities and Social Innovation” (D.D. 84/Ric. del 02/03/12), ha operato sul territorio dell’Unione
dei Comuni della Grecìa Salentina (assetto amministrativo 2012) nel trienno 2012-2015.
Il percorso di ricerca realizzato ha preso l’avvio dall’individuazione di dodici siti di interesse storico-artistico,
architettonico, archeologico e paesaggistico, rappresentativi dell’eterogeneità del patrimonio culturale del
territorio indagato*. Per ogni caso studio sono stati previsti speciici programmi di ricerca basati su tre cardini
progettuali: la diagnostica non distruttiva per la conoscenza e il restauro, l’eicienza energetica, lo sviluppo di
strumenti ICT (Information and Communication Technology) per la valorizzazione e la fruizione.
L’approccio metodologico che ha contraddistinto tutte le attività è stato incentrato sulla muldisciplinarietà ed
ha coinvolto molteplici attori: le attività di ricerca sono state infatti realizzate in collaborazione con diversi partner
quali l’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (IBAM-CNR) di Lecce, il Laboratorio di Diagnostica non
Distruttiva del Politecnico di Torino, l’Istituto Superiore Mario Boella di Torino e la cooperativa CRESCo.
Inoltre un’attenzione particolare è stata posta al coinvolgimento attivo degli attori locali (istituzioni,
associazioni, etc) nell’ottica di inluire positivamente sulla percezione di tale patrimonio da parte della comunità,
premessa indispensabile per la valorizzazione e lo sviluppo economico del territorio.
Il presente volume, esito della collaborazione di In-Cul.Tu.Re. con l’IBAM-CNR di Lecce e con il Comune di
Zollino, racconta i risultati del percorso di ricerca multidisciplinare che ha avuto come oggetto i sistemi di raccolta
d’acqua piovana presenti a Zollino e costituiti da pozzelle e cisterne, elementi caratteristici dell’architettura rurale
ed espressione della storia e della cultura del territorio indagato. In particolare si è ritenuto eicace prendere
in considerazione e confrontare i tre sistemi di approvvigionamento idrico di Zollino: le Pozzelle di Pirro, le
Pozzelle di Apigliano e le Cisterne di Masseria Gloria.
Lo studio condotto ha avuto lo scopo di aggiornare il quadro conoscitivo di base, creando uno strumento
funzionale alla pianiicazione di futuri interventi di recupero, manutenzione e valorizzazione dei siti.
Il confronto continuo con l’amministrazione comunale e i fondamentali scambi con i cittadini hanno
contraddistinto tutto il percorso di ricerca, che è diventato occasione di arricchimento umano e di scoperta del
forte legame tra la comunità e questi beni, che, anche se privati della loro funzione legata all’approvvigionamento
dell’acqua, hanno mantenuto il loro valore identitario e simbolico e vengono ricordati come luoghi di socialità.
La componente partecipativa è diventata dunque uno strumento imprenscindibile per il recupero della memoria
storicaeperlacostruzionediunabaseconoscitivafondataanchesuisaperinonesperti,unaguidachehaconsentito
di direzionare in maniera mirata le indagini. Il dialogo con la popolazione locale è stato instaurato attraverso la
realizzazione di incontri pubblici e presentazioni, attraverso la partecipazione ad appuntamenti importanti per la
* Parco Archeologico di Apigliano (Martano), Chiesa di San Francesco (Martignano), Pozzelle di Pirro, Pozzelle di Apigliano
e Cisterne di Masseria Gloria (Zollino), Cripta di San Sebastiano (Sternatia), Chiesa della Madonna degli Angeli (Sternatia),
Castello De Gualtieriis (Castrignano Dei Greci), Molino Coratelli (Corigliano d’Otranto), Piazza San Giorgio (Melpignano),
Chiesa di San Biagio e suo intorno (Calimera/Melendugno), Chiesa di Santo Stefano (Soleto), l’Attività estrattiva e la produzione
ittile nel tempo a Cutroiano (Cutroiano), Soleto archeologica (Soleto).
APPENDICE 119
TAVOLE
Tavola 1 - Area delle pozzelle di Pirro:
il recupero della memoria storica
Tavola 2 - Area delle pozzelle di Pirro:
analisi e localizzazione di dettaglio delle trasformazioni
Tavola 3 - Area delle pozzelle di Pirro:
analisi morfologica sulle strutture fuori terra
Tavola 4 - Area delle pozzelle di Pirro:
analisi visiva e interpretazione delle strutture ipogee
Tavola 5 - Area delle pozzelle di Pirro:
restituzione delle misure del fondo reale e del livello delle acque
Tavola 6 - Area delle pozzelle di Apigliano:
risultati della ricerca archeologica
− 7 −
comunità come la Fiera di San Giovanni e durante tutte le attività di ricerca sul campo. Le stesse occasioni sono
state momento di restituzione ai cittadini dei risultati via via raggiunti dal team di ricerca: ulteriori opportunità,
anche informali, di scambio e confronto.
Inoltre le attività di ricerca realizzate sono state programmate per rispondere a reali esigenze manifestate
dall’amministrazione comunale per la gestione e il recupero di tali beni culturali. A titolo di esempio, per le
pozzelle di Apigliano è stato fornito è stato fornito il primo rilievo topograico e fotogrammetrico successivo ai
lavori eseguiti sul sito per la realizzazione del parco archeologico.
La pubblicazione ofre nel testo di G. Carluccio informazioni sul contesto storico, la difusione sul territorio
delle pozzelle e una raccolta dei principali studi sinora condotti sul tema (v. contributo Pozzelle e altri sistemi di
raccolta delle acque: analisi del contesto storico e territoriale di G. Carluccio), mentre il complesso programma
diagnostico messo in atto da In-Cul.Tu.Re. in collaborazione con l’IBAM-CNR di Lecce si sviluppa nei successivi
contributi, a partire dalla restituzione sintetica e dalla rappresentazione dei dati raccolti (v. contributo Il Progetto
In-Cul.Tu.Re. e le Pozzelle di Zollino: un percorso di ricerca per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione di P.
Durante et al.). Questo processo, diferenziato per le tre aree indagate in base agli obiettivi e alle condizioni
di fattibilità, è partito dalla realizzazione di rilievi ad altissima risoluzione eseguiti con laser scanner, tecniche
image-based e fotogrammetriche che hanno permesso di mappare lo stato di fatto dei luoghi e dare una prima,
indispensabile base cartograica e tecnica per la restituzione dei risultati. Si è realizzato per la prima volta il rilievo
interno di una pozzella con successiva modellazione 3d, utile ai ini dello studio dell’intero sistema di raccolta
dell’acqua e come strumento divulgativo (v. contributo Rilievo e restituzione graica delle aree delle pozzelle di
Pirro e di Apigliano di I. Ferrari et al.).
Indagini geologiche, geoisiche, di caratterizzazione dei materiali, ispezioni speleologiche hanno permesso
di porre le basi per la ricostruzione dei modelli geologici e idrogeologici delle aree (v. contributi: Le pozzelle di
Zollino: uno studio geoidromorfologico e di caratterizzazione dei materiali e delle tecniche costruttive di G. Quarta;
Le indagini geoisiche presso le pozzelle di Pirro e Apigliano di G. Leucci et al.).
Il volume si arricchisce inoltre di un contributo sulle recenti ricerche archeologiche che hanno avuto luogo
presso le pozzelle di Apigliano, in occasione dei lavori per la realizzazione di un nuovo percorso di visita (v.
Contributo sulle attività di ricerca archeologica efettuate durante la realizzazione del “Parco Archeologico delle
Pozzelle di Apigliano” di F. Esposito et al.).
Alla luce della ricchezza delle suggestioni e dei contributi raccolti durante il processo di ricerca sul campo, si
precisa che il terreno di indagine è fertile ed ancora tutto da esplorare: sono state volutamente presentate ipotesi
diverse sul funzionamento dei sistemi di raccolta delle acque, nell’intenzione di mantenere vivo lo stimolo alla
futura dialettica e ad un più approfondito confronto tra discipline diverse, auspicando l’ampliamento delle
ricerche anche ad altri contesti aini.
Pertanto si vuole considerare la presente pubblicazione nongià come un punto di arrivo nello studio delle
Pozzelle e dei sistemi di approvvigionamento idrico caratteristici del territorio della Grecìa Salentina, bensì come
un punto di partenza per ulteriori futuri sviluppi.
Francesco De Matteis
Lavinia Donateo
Paola Durante
Soia Giammaruco
Gabriele Miceli
Gabriele Montinaro
Maria Federica Stifani
Soggetti attuatori In-Cul.Tu.Re.
(pag. precedente) Zollino, pozzelle di Pirro: ortofoto ad alta risoluzione (a cura di F. Gabellone, I. Ferrari, F. Giuri, ITLab
- IBAM-CNR di Lecce).
− 9 −
Non saprei dire quante decine e decine di volte, quasi senza pensarci, mi sono afacciato e specchiato nell'acqua
limpida presente nelle pozzelle. Un gesto naturale, dettato dalla curiosità o forse da un innato istinto di guardare
cosa c'è dentro il pozzo che ci troviamo davanti, di sporgerci, anche se con un po' di precauzione, per vedere giù
verso il fondo.
Ho visto la mia immagine rilessa nei pozzi diventare man mano più adulta, con il passare degli anni, sino a
qualche giorno fa quando ho guardato dentro per l'ennesima volta.
Era un gesto consueto per i tanti frequentatori dell'area, tra una partitella di calcio e l'altra, magari tra il pas-
saggio di una vettura e la successiva durante il mitico Rally del Salento che girava intorno all'ovale delle pozzelle di
Pirro, o durante una serata tra amici passata a guardare le stelle con una birra e un panino in mano.
Le pozzelle sono sempre state un luogo in cui succedeva qualcosa, in cui la gente si incontrava e sostava, un luogo
sociale, di lavoro ma anche di svago, di divertimento (anche il primo campo di calcio di Zollino è stato realizzato
proprio a ridosso delle pozzelle, Figg. 2, 3).
Non ricordo di aver mai trovato i pozzi asciutti, anche in piena estate. Fino a qualche anno fa non avevo mai rilet-
tuto sul miracolo della conservazione dell'acqua anche durante i mesi caldi, su quello che quell'area aveva rappre-
sentato ino a pochi decenni prima per il nostro paese e per i viandanti.
Chissà quanti prima di noi, nei secoli passati, si sono specchiati in quei pozzi, per tirare su, a fatica, secchi pieni
di acqua per abbeverare il bestiame di passaggio verso i pascoli, oppure per irrigare i fondi vicini quando le cisterne
private erano a secco, o per lavarsi le mani e bere un sorso di acqua fresca prima di ricominciare a lavorare con
fatica i campi.
Intorno a quei pozzi tutto è cambiato: il paesaggio, le costruzioni, l'economia, le abitudini, la lingua e la cultura,
i riti. Solo i pozzi sono rimasti intatti nei secoli. Una metodologia costruttiva che ha resistito ai progressi della tec-
nica, alla sete di modernità che ha portato alla devastazione degli ambienti urbani preesistenti.
Assieme ai menhir e al dolmen, le pozzelle sono senza dubbio la testimonianza più antica che Zollino possa oggi
osservare e vantare. Non è un caso, credo, che proprio nell'area delle pozzelle di Pirro erano presenti sia un menhir
che un curioso monolite ritenuto dal De Giorgi essere un bethel, purtroppo oggi non più esistenti (Fig. 1).
Da sempre l'uomo ha avuto la necessità di insediarsi laddove era presente una fonte di acqua: nei pressi di un iume
o di un lago, accanto ad una sorgente o dove riusciva attraverso opere di ingegneria idraulica a portare l'acqua,
attraverso canali, dighe, acquedotti, scavando pozzi per raggiungere la falda, o raccogliendo l'acqua piovana in
cisterne, ecc.
Ta freata: il miracolo della conservazione
dell’acqua in una “terra assetata”*
Antonio Chiga**
* Terra assetata è il titolo di un articolo di Giuseppe Palumbo apparso nella rivista “Varietas” n. 183 nel 1919.
** Sindaco pro tempore di Zollino.
1. Zollino, Menhir Pozzelle ed un curioso monolito (Ph. Giuseppe Palumbo, 1908, Fondo Giuseppe Chiriatti - Biblioteca
Comunale "Maniglio").
− 10 − − 11 −
Mentreinalcuniterritorisalentini(peres.Maglie)
le falde freatiche si trovano a poche decine di metri di
profondità, nel territorio della Grecìa Salentina esse
si trovano a oltre 100 metri dal livello del suolo. Era
impossibile, quindi, sino a qualche decennio fa im-
maginare di realizzare senza l'uso di mezzi meccanici
simili perforazioni. L'unico modo per assicurarsi la
giusta riserva idrica era quello di riuscire a conser-
vare l'acqua piovana. È sulla base di questa necessità
che i nostri antenati si sono adoperati per progettare
e costruire un sistema apparentemente semplice ma
allo stesso tempo molto eicace, un rainato esempio
di architettura rurale, capace di sfruttare al meglio la
conformazione e le proprietà del terreno e la sapienza
nell’uso della pietra locale.
Le pozzelle sono, a mio avviso, assieme alla lingua e
cultura grica, il bene culturale più caratteristico dei
centri ellenofoni salentini, sebbene ormai scompar-
se in diversi paesi o mal conservate. Possono esse-
re considerate come un simbolo della civiltà da cui
hanno tratto origine. Esse sono più nello speciico un
bene culturale etnograico: non si distinguono per il
loro pregio artistico ma per il valore funzionale, sto-
rico e di testimonianza.
È evidente, infatti, che sono state ideate per far
fronte ad un bisogno oggettivo della comunità e che
sono essenzialmente il perno di un sistema di vita
contadino e rurale. Proprio per la loro funzionalità, le
popolazioni locali si sono preoccupate di conservarle
in buono stato nei secoli. Il progressivo venir meno
della loro utilità, soprattutto dopo la costruzione
dell’imponente Acquedotto Pugliese, la conseguente
mancanza di manutenzione continua e la disponibi-
lità di maestranze competenti, ha messo quindi a ri-
schio la loro stessa sopravvivenza. Basti pensare che
in poco più di un secolo sono andate perdute più di
trenta pozzelle, e di queste la maggior parte dal 1980
in poi. Per fortuna questa tendenza è stata contrastata
negli ultimi anni dall’amministrazione comunale con
un tentativo di salvaguardia e valorizzazione di quel-
le ancora presenti.
Mancava, però, una conoscenza scientiica e tec-
nica adeguata per realizzare interventi risolutivi di
restauro conservativo sulle strutture.
Ecco perché ho salutato con grande entusiamo,
dapprima da Assessore alla Cultura e poi da Sindaco,
il progetto ambizioso degli amici di In-Cul.Tu.Re.,
condividendo con loro, da subito e senza esitazioni, l’opportunità di indagare a fondo proprio le pozzelle rispetto ad
altri beni architettonici presenti in paese.
Oggi, grazie ad oltre due anni di studi e ricerche efettuate con tecnologie e metodologie avanzate, e con grande
passione, solo in minima parte illustrate in questa pubblicazione, disponiamo di un patrimonio informativo inedito
e notevole che ci consentirà di elaborare e sottoporre a inanziamento, inalmente, progetti di recupero e conserva-
zione adeguati e innovativi.
Rispetto all’origine storica delle pozzelle non mi risultano studi che siano stati in grado di dimostrare l'esatta
epoca in cui sono state concepite e costruite. Sino ad ora gli studiosi hanno solo avanzato delle ipotesi non poten-
do disporre di elementi oggettivi raccolti nel corso di campagne archeologiche speciiche. Diversi hanno ritenuto
che le pozzelle fossero state realizzate nel XVII secolo, cioè nel momento in cui il Salento era interessato da una
consistente crescita demograica, con l'obiettivo di incrementare l'agricoltura e la pastorizia e far fronte al maggior
fabbisogno idrico delle popolazioni. Personalmente non sono mai stato persuaso da questa teoria. Già le evidenze
disponibili nei documenti di archivio ci consentono di retrodatare la loro ediicazione.
Consultando la Santa visita del 1608 eseguita dall'Ill.mo et Rev.mo D.no Lucio Morra, infatti, si incontrano nelle
descrizioni dei toponimi che inequivocabilmente attestano l'esistenza delle pozzelle a Zollino già nei primissimi
anni del secolo XVII e che quindi verosimilmente esse siano state realizzate quanto meno nel secolo precedente.
Si legge: “Puzzi di Apigliano”, “...nelle pertinenze delli Puzzi nel feudo di Zollino” e “...alle pertinenze delle cisterne
feudo di Zollino”. Questi riferimenti sono attribuibili ai tre siti di pozzelle oggi ancora presenti in paese: ossia i Pozzi
di Apigliano, le Pozzelle di Pirro e le Cisterne di Masseria Gloria.
Di recente, nel corso di un importante intervento di valorizzazione dei Pozzi di Apigliano, realizzato sotto l’at-
tenta e qualiicata sorveglianza archeologica del dott. Francesco Esposito e della dott.ssa Barbara Vetrugno, è stato
possibile raccogliere numerosi reperti ceramici e nuovi elementi che ci consentono di mettere in relazione questo
sito di pozzelle con il vicino villaggio di Apigliano e, quindi, di ipotizzare una frequentazione dell’area già a partire
dall’età bizantina.
Passando al valore di testimonianza che hanno le pozzelle come bene culturale etnograico vorrei qui evidenziare
un aspetto a volte trascurato, e cioè la proprietà pubblica di tutti e tre i siti presenti nel territorio di Zollino. Segno
della consapevolezza della necessità di mantenere il controllo pubblico sulla risorsa più importante per l'uomo, in
linea con tutte le battaglie che oggi si fanno a difesa dell'Acqua Bene Comune, in quanto tale non privatizzabile.
Mi è capitato di rilettere su questo aspetto mentre mi trovavo immerso nelle acque calde delle terme di Satur-
nia in Toscana. Un luogo magico che da millenni è pubblico, quasi autogestito dai frequentatori e per questo ben
conservato e rispettato.
La stessa cosa è successa per le nostre pozzelle. Sappiamo, come ci racconta l'architetto Andrea Cappello nella
sua imponente monograia dedicata a Zollino, che: “per l'approvvigionamento idrico nacquero spesso delle con-
testazioni o delle controversie giudiziarie come quella tra l'Università di Zollino e il Barone Nicolò Comi nel ‘700
e, ancora, tra il Comune di Zollino e i massari della Masseria di Apigliano nei primi anni del ‘900. Al ine di disci-
plinare e regolare l'utilizzo dei pozzi e l'uso dell'acqua si eseguirono vari atti notarili e deliberazioni del Pubblico
Parlamento di Zollino.”
Esse non sono andate distrutte o perdute, quindi, sia perché nei secoli in cui sono state utilizzate vi era per così
dire un controllo sociale difuso che ne impediva il danneggiamento o la distruzione e sia perché gli amministratori
del tempo ne hanno difeso il carattere comunitario.
Il nostro dovere, allora, è quello di continuare a prendercene cura con amore e di trasmettere alle future gene-
razioni la memoria e il valore sociale e culturale di questi luoghi.
Un sincero ringraziamento va a tutti coloro che hanno lavorato con grande passione nell’ambito del progetto
In-Cul.Tu.Re, agli autori degli altri interessanti contributi che arricchiscono questa attesa pubblicazione, e ai tanti
nostri concittadini che continuano a raccontare, con gli occhi lucidi, vicende, episodi, leggende legate alla magia e
alla bellezza delle nostre pozzelle.
2, 3. Zollino, campo di calcio sull'attuale sito delle Pozzelle
di Pirro (1958 - 1961).
CONTRIBUTI
− 15 −
1. Castrignano dei Greci, Parco delle pozzelle, adduzione delle acque (Ph. G. Carluccio, 2011).
Fin dalla preistoria, l’uomo non ha mai potuto fare
a meno dell’elemento primario vitale per la sua
esistenza, cioè l’acqua; in qualsiasi insediamento
umano nel corso della storia si è posto il problema
dell’approvvigionamento idrico per usi alimentari
e igienici e l’idrograia è stato uno dei fattori
determinanti nei processi insediativi, assieme alla
struttura geologica del terreno ed ai fattori climatici,
oltre naturalmente alle cause di ordine storico.
Molto probabilmente una delle ragioni che ha
prodotto l’accentramento della popolazione salentina
in piccoli insediamenti ravvicinati è stata proprio la
presenza di una falda acquifera piuttosto povera e di
lento rifornimento; per questo, per evitare l’esaurirsi
dei pochi pozzi a disposizione, la popolazione ha
evitato di concentrare le abitazioni in uno stesso sito,
dando luogo in tal modo, alla nascita di centri urbani
molto piccoli e vicinissimi tra loro.
Dunque in mancanza di acque supericiali e
nell’impossibilità di attingere alla falda freatica,
sempre molto profonda, gli abitanti hanno stabilito
i loro insediamenti in prossimità di avvallamenti
del terreno, dove le acque piovane, per la particolare
struttura del suolo, non si disperdevano facilmente.
Le popolazioni hanno quindi cercato di conservare
queste acque per evitarne l’evaporazione durante i
mesi estivi, prestando attenzione anche a proteggere
l’acqua dalla contaminazione degli animali o da altri
agenti esterni (A. Costantini, 1988).
Ecco dunque la nascita delle cosiddette “pozzelle”
o “pozzi dei laghi”, piuttosto difuse nel Salento;
infatti, dall’osservazione attenta della cartograia
in scala 1:25.000 dell’Istituto Geograico Militare
Italiano, notiamo come nel territorio salentino si
registrino spesso, tra gli altri, i toponimi: “lago” (es.
“lago capraro”, “lago mandriano”, “lago rosso” ecc.) e
“paduli”, per indicare le zone paludose. 
Quella delle pozzelle è un’espressione remota
dell’architettura ipogea, ma al momento non esiste
per loro una datazione sicura, anche se il sistema di
scavare dei pozzi sul fondo di depressioni d’origine
carsica sembrerebbe risalire ad epoche antiche. Lo
stesso André Guillou, studioso della civiltà bizantina,
è un convinto assertore dell’antichità di queste
testimonianze, ascrivibili secondo una tradizione
storiograica, per molti versi ancora accettata, all’età
bizantina (A. Guillou, 1977).
In una delle nostre città messapiche più indagate,
Vaste, esisteva un “lacus”, grande bacino per la
raccolta a cielo aperto delle acque meteoriche, che
fungeva da riserva idrica, come risulta dalle indagini
del prof. Francesco D’Andria e della sua équipe.
Nella stessa Vaste sono comunque molto frequenti
le cisterne private, di modeste dimensioni e di solito
scavate all’interno dei cortili privati o comuni, se non
sono scavate addirittura sotto l’abitazione e accessibili
dall’interno della stessa o dalla strada mediante una
inestrella aperta nello spessore del muro.
Pozzelle e altri sistemi di raccolta delle acque:
analisi del contesto storico e territoriale1
Gianni Carluccio
Introduzione
1
I contenuti di seguito esposti sono tratti dall’intervento curato dall’Ing. Gianni Carluccio "Pozzi di Pirro, Pozzi di Apigliano
e Cisterne Masseria Gloria" per l’iniziativa "Grecìa Salentina – Luoghi d’acqua" (20 - 21 Ottobre 2012) realizzata da Nuova
Messapia e dal Club Unesco di Zollino, con la collaborazione dell’Associazione H2O ed il patrocinio di Università del Salento
Disteba, e dei Comuni di Soleto e Zollino.
− 16 − − 17 −
Le pozzelle
Queste antiche costruzioni, generalmente profonde
dai tre ai sei metri, erano realizzate in corrisponden-
za di depressioni naturali del terreno, dette “doline”,
abbondantemente ricoperte di “terra rossa” (prodot-
to residuale della dissoluzione dei calcari cretacei)
e rivestite con pietrame a secco a cerchi concentri-
ci, che si restringevano verso l’alto; nella parte più
alta veniva posto un blocco di pietra leccese, con al
centro un foro, che costituiva la bocca della cisterna;
sui lati inoltre si ricavavano delle strette fessure che
servivano a convogliare l’acqua piovana all’interno
delle pozzelle (Fig. 1).
Questi singolari monumenti, interessante esem-
pio di adattamento dell’uomo all’ambiente, sono stati
inizialmente studiati dal medico e geologo salentino
Cosimo De Giorgi, che ci ha lasciato una descrizio-
ne dettagliata riguardo alla loro tecnica costruttiva
(C. De Giorgi, 1872): «Se in un terreno costituito da
strati relativamente permeabili, si pratica uno scavo e
le pareti si circondano di muratura composta di pietre
iltranti e il fondo si copre di argilla o bitume o altre
sostanze impermeabili, allora le acque piovane si ver-
ranno a raccogliere e depositare negli strati inferiori e
dureranno un tempo abbastanza lungo. Nel caso delle
pozzelle lo strato permeabile è costituito dalla rozza
muratura e dalle marne ferruginose, lo strato imper-
meabile è formato dalle argille. Ho voluto osservare
da vicino codeste costruzioni in quelle pozzelle nel-
le quali l’acqua raggiungeva un livello relativamente
inferiore. Le volte sono costituite di pietre informi di
2.SezionediunapozzelladaunmanoscrittoineditodiC.DeGiorgi,“BibliotecaProvincialeN.Bernardini”,Lecce(A.Costantini,1988).
leccese bastardo e di calcare compatto disposte le une
sulle altre senza cemento a mo’ delle pareti dei muri
che delimitano e circondano i fondi rustici, e così dal-
la base ino alla bocca del pozzo».
Più recentemente lo studioso Benito Spano scrive:
«le acque piovane, trattenute dal rivestimento super-
iciale di terra rossa, vengono poi lentamente iltrate
sino al fondo delle pozzelle, dove un interstrato ar-
gilloso ne impedisce la dispersione nella circolazione
carsica sotterranea» (B. Spano, 1965).
Lo stesso autore riferisce ancora che l’utilizzo delle
pozzelle era demandato alle classi più povere, in quan-
to «le famiglie più facoltose potevano ben disporre al-
trove di una propria, esclusiva fonte di approvvigiona-
mento (una cisterna domestica, segnatamente)».
Da segnalare tra i contributi più interessanti so-
prattutto quello del noto studioso salentino, Antonio
Costantini, che ha recuperato anche alcuni importanti
disegni inediti di Cosimo De Giorgi (Figg. 2, 3).
Si può in deinitiva afermare che le pozzelle rap-
presentano un sistema ingegnoso di approvvigio-
namento dell’acqua, che si è protratto soprattutto in
quelle aree che maggiormente hanno risentito dell’i-
solamento e dove la gente è rimasta legata ai modi più
antichi di sfruttamento e di utilizzazione del suolo,
come nell’area della cosiddetta Grecìa Salentina.
3. Sezione ricostruttiva di una pozzella (A. Costantini, 1988).
Le pozzelle della Grecìa Salentina
Nel Salento si rinvengono numerosi gruppi di poz-
zelle, soprattutto nei paesi della Grecìa Salentina:
Castrignano dei Greci, Zollino, Martignano, Soleto,
Corigliano d’Otranto, Sternatia e Martano (in que-
sti ultimi centri sono state purtroppo interrate); non
mancano, comunque, altri esempi come a Galugnano,
San Cesario di Lecce, Melendugno, Caprarica, Carpi-
gnano Salentino, Sogliano e altri centri del sud Salen-
to come Specchia Gallone, Ortelle, Miggiano, Depres-
sa, Corsano, Felline, Patù ecc.; inoltre, ad un attento
esame dei documenti d’archivio, risultano spesso
altre presenze di pozzelle, oggi non più esistenti: è il
caso, ad esempio, di Copertino, dove un documento
del 1852 testimonia l’esistenza di un “largo pozzel-
le”: «Decreto permettente al comune di Copertino in
Terra d’Otranto di alienare senza lo sperimento delle
subaste in pro del Signor Bonaventura Calcagnile un
pezzo di suolo pubblico nel largo delle così dette Poz-
zelle, della estensione supericiale di palmi quadrati
millesettecentosedici pari a canne quadrate ventisei
− 18 − − 19 −
e tre quarti, mediante il prezzo di ducati quaranta,
e serbate le condizioni tutte stabilite dal decurionato
nella sua deliberazione de’ 24 di aprile 1852, ritenu-
te dal Consiglio d’Intendenza col suo avviso de’ 7 di
maggio ultimo. (Napoli, 7 Luglio 1852)».
Da Giacomo Arditi, che scrive nel 1879-85, ap-
prendiamo inoltre, a proposito di Martano: «l’acqua
tutta piovana principalmente riposta nel luogo su-
burbano appellato Pozzelle dov’esistono 100 cisterne
disposte in ordine, ciascuna col nome della famiglia
che la fece, e cui serve» (G. Arditi, 1979). Purtroppo
oggi queste pozzelle, come già detto, non esistono più;
al loro posto e nello stesso luogo esiste un’omonima
piazza (Figg. 4, 5).
Lo stesso Arditi ci dice ancora che Martignano ha
«ottime acque distillate e iltrate nel bolo sotterraneo
in 72 pozzi esistenti nel luogo appellato pozzelle, pro-
fonde un 5 in 6 metri».
Inoltre, come testimoniano le vecchie foto di Giu-
seppe Palumbo, le popolazioni di Zollino e Martigna-
no, almeno ino agli anni ‘30, si recavano alle pozzelle
per attingere acqua.
Negli ultimi anni si è cercato di salvaguardare
queste aree di interesse paesaggistico con interventi
mirati alla loro conservazione, anche se purtroppo
non sempre si è operato correttamente. Parchi delle
pozzelle esistono a Castrignano dei Greci, Martigna-
no e Zollino.
IlParcodellePozzelleaCastrignanodeiGreci
La dolina, ospitante un centinaio di piccoli pozzi, è
oggi un parco attrezzato, esteso per quasi un ettaro,
posto nelle immediate vicinanze del centro storico.
Sulle pozzelle esistenti è facile scorgere i solchi lasciati
dalle catene e dalle funi che per secoli hanno sollevato
i secchi per l’acqua o gli incavi circolari per poggiarvi
le brocche.
Accanto ai pozzi si trovano inoltre alcune pile in
pietra, utilizzate un tempo per abbeverare i cavalli o il
gregge. Su alcuni dei pozzi si possono anche osservare
delle lettere incise. I toponimi legati alle pozzelle sono
molto difusi nella zona ed è anche interessante notare
che il numero attuale delle pozzelle protette si avvici-
na al numero di quelle che si possono contare (sono
esattamente 100) in una cartolina illustrata della col-
lezione di Aduino Sabato, viaggiata nel 1923 (Fig. 6).
4. Martano, Area delle Pozzelle in una foto storica di G. Palumbo (I. Laudisa, 2010).
5. Martano, Planimetria del “bacino delle pozzelle”, da un manoscritto di C. De Giorgi, “Biblioteca Provinciale N. Bernardini”,
Lecce (A. Costantini, 1988).
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Il Parco delle Pozzelle a Martignano
Alla periferia del centro abitato di Martignano, nel
cuore della Grecìa Salentina,  in un avvallamento del
terreno sull’antica via per Calimera, si apre il Parco
delle Pozzelle che ospitava 72 pozzi (oggi il numero è
inferiore), detti di San Pantaleo dagli abitanti del luo-
go (Fig. 7). Frutto forse dell’ingegno delle popolazioni
bizantine stanziate nel Salento tra l’VIII e l’XI sec., le
pozzelle di Martignano hanno avuto recentemente
un consolidamento statico che ne rende possibile la
conservazione, anche se una discutibile pavimenta-
zione con substrato cementizio, estesa su tutta l’area,
ha stravolto il funzionamento idrogeologico del com-
plesso ipogeo (Fig. 8). Sulle pozzelle di Martignano
ha scritto Rafaele Congedo, che ha pubblicato anche
qualche vecchia immagine. Anche su queste pozzelle
sono presenti alcune incisioni e delle croci piuttosto
evidenti.
6. Castrignano dei Greci, Largo Pozzelle, cartolina dei primi anni ’20 (A. Sabato, 1993).
Le pozzelle di Zollino
Le pozzelle di Zollino, situate nell’omonima contrada
a Nord-Est del paese, sono delle particolari cisterne
(in grico “ta freata”, cioè “i pozzi”), costruite con pie-
tre informi in un avvallamento naturale coperto dal
bolo o terra rossa giacente su una formazione di cal-
care compatto; le stesse non sono collegate tra di loro
e sono alimentate esclusivamente dalle acque meteori-
che, in una zona caratterizzata da una falda acquifera
profonda e quindi diicilmente raggiungibile (Fig. 9).
Questi pozzi, conosciuti dagli abitanti del luogo
con il nome suggestivo di Pozzi di Pirro, in origine
erano più di 70, oggi invece se ne individuano una
quarantina su una supericie di circa un ettaro; un
tempo ogni singolo pozzo aveva un proprio nome,
come ricordano gli abitanti del luogo: lipuneddha (vol-
pe), scordari (aglio), pila (lavatoio), ecc.
Scrive Andrea Cappello nel suo volume Zollino:
«Una questione certamente importante per Zollino
7. Martignano, le pozzelle in una foto storica di G. Palumbo (I. Laudisa, 2010).
8. Martignano, le pozzelle (Ph. G. Carluccio, 2011).
− 22 − − 23 −
era la manutenzione dei “pozzi” di proprietà comu-
nale: vere e proprie cisterne ricavate nel terreno na-
turale, che servivano per l’approvvigionamento idrico
dell’intera popolazione sin dai tempi “più passati”»
(A. Cappello, 1999).
Nel comune di Zollino, oltre alla contrada Puzzel-
le esistevano dei depositi naturali d’acqua anche nelle
contrade Apigliano e Cisterne; i pozzi furono riportati
nel Catasto Terreni del Comune in dal suo impianto
(1808) ed accatastati al Comune medesimo.
Da una delibera dell’aprile del 1885 apprendiamo
sia l’importanza di queste pozzelle sia la situazione
inanziaria in cui versava Zollino: «È ben noto alle
SS.LL. in quale cattivissimo stato di manutenzione
trovansi i pozzi di proprietà comunale, in numero di
oltre 70 e i danni positivi prodotti ai medesimi dalle
copiosissime acque cadute nello scorso inverno».
Conosciamo anche una Pianta delle puzzelle di
Zollino del 1843 (Fig. 10), a irma dell’Ing. Giuseppe
Danese, tratta dall’Archivio Storico Comunale di Zol-
lino (A. Cappello, 1999).
Oltre al nucleo principale nel Largo Pozzelle, esi-
stono quindi nel territorio di Zollino altri due siste-
mi di raccolta delle acque (Fig. 11). Il primo si trova
in contrada Cisterne, esteso circa 1000 mq, nei pressi
della Masseria Gloria e consiste in una serie di cister-
ne, diferenti come tipologia da quelle già esaminate,
scavate nella roccia, ricoperte di lastroni monolitici;
su una delle vere è incisa, come spesso succede, una
croce piuttosto evidente. Il secondo si trova in con-
trada Apigliano e si estende su una supericie di circa
3000 mq; questo singolare e afascinante luogo si trova
a est del paese, nei pressi dell’omonimo insediamento
bizantino, ricordato anche nei diplomi Normanni e
appartenente a Tancredi, Conte di Lecce, recentemen-
te indagato dal punto di vista archeologico dall’équipe
del Prof. Paul Arthur.
Sulla facciata della Chiesa di San Lorenzo ad Api-
gliano è presente un’iscrizione in greco datata 1582,
che è  una delle più tarde ritrovate nel Salento, così
come pure, sempre ad Apigliano, è stata ritrovata
quella che forse è la più antica iscrizione bizantina da-
tata di Terra d’Otranto: 828-829. 
Purtroppo non è facile pronunciarsi sull’origine di
9. Zollino, pozzelle di Pirro (Ph. G. Carluccio, 2012).
10. Pianta delle puzzelle di Zollino del 1843, a irma dell’Ing. Giuseppe Danese, Archivio Storico Comunale di
Zollino (A. Cappello, 1999).
− 24 − − 25 −
queste che sono le più antiche cisterne del territorio di
Zollino (citate anche nel Catasto Onciario di Martano
del 1746), che, a diferenza delle altre, si aprono in un
terreno roccioso, come ha giustamente osservato lo
studioso Silvano Palamà, che ha ritrovato nei pressi
alcuni frammenti ceramici che farebbero risalire la
frequentazione dell’area al IV sec. a.C.; dunque queste
particolari pozzelle di Apigliano potrebbero essere
coeve o addirittura preesistenti all’insediamento
bizantino (Silvano Palamà le data all’inizio del VII
sec. d.C.). 
Scrive Marisa Tinelli, sulla scorta delle indicazioni
dello stesso Palamà: «una sezione ricostruttiva mostra
come l’acqua sia stata raccolta attraverso due perfo-
razioni verticali che raggiungevano una cavità sotter-
ranea di origine naturale.  L’acqua meteorica si rac-
coglieva nel deposito naturale in parte grazie all’alto
grado di permeabilità del substrato geologico formato
da marne ferruginose, in parte attraverso canalette di
convogliamento scavate nella roccia; la parte imper-
meabile sul fondo era costituita dal banco argilloso
naturale; una sorta di vera circolare era posizionata
all’imboccatura».
Ritornando al gruppo più numeroso di pozzelle,
conosciute come Pozzi di Pirro, alla periferia Nord-
Est del paese, c’è da segnalare un uguale toponimo
nel territorio compreso tra Castellana e Alberobel-
lo, all’interno del cosiddetto Canale di Pirro. Scrive
a questo proposito Franco Anelli: «L’ambizioso re
dell’Epiro pare non c’entri per nulla nel nome di una
vasta depressione, tipicamente carsica fra i territori di
Castellana e Alberobello, localmente nota col nome di
“Canale di Pirro”, un autentico polje, di cui è ricco d’e-
sempi il Carso dinarico; è un vallone dal fondo piano,
nel quale si aprono innumeri bocche assorbenti, al-
cune tuttora aperte, altre mascherate da una coltre di
terra rossa e di bolo, che smaltiscono in pochi giorni
le acque delle precipitazioni che qui si raccolgono nelle
eccezionali giornate piovose autunnali e primaverili.
Il nome deriva da quello di Canale delle Pile, come
è ricordato in una pergamena del 1081, forse dalle nu-
merose cisterne scavate nei depositi eluviali del fondo
ed emergenti in supericie con bocche circolari di con-
ci calcarei » (F. Anelli, 1962).
Ancora a proposito del nome Pirro, c’è da ricorda-
re anche che la Torre del Parco di Ugento, che risale
11. Schizzi e appunti sulle tre aree di cisterne e pozzelle di Zollino, Ing. G. Carluccio, 1982.
alla ine del ‘300, situata a sud-est dell’abitato, in anti-
chi documenti è chiamata anche Palombaro di Pirro.
Questa colombaia sorgeva nel grande Parco della fa-
miglia del Balzo ed era precisamente di proprietà di
Pirro del Balzo, Conte di Castro e fratello di Aghel-
berto del Balzo Conte di Ugento, fautore della famosa
congiura dei baroni a Napoli. Dunque si può pensare
che il nome, come per Ugento, possa avere lo stesso
riferimento storico, essendo Zollino appartenuto alla
Contea di Soleto, che era sotto i d’Enghien e Del Bal-
zo Orsini (in particolare dalla successione feudale del
casale, come risulta da un manoscritto del gen.le Car-
melo Sigliuzzo, risulta feudatario Pirro d’Enghien dal
1378 al 1383, seguito da Maria d’Enghien e dal iglio
Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, ino al 1463).
Il Parco delle Pozzelle a Zollino
Per quanto riguarda il Comune di Zollino il nucleo
principale delle pozzelle, situato nel Largo Pozzelle
è stato recuperato grazie al P.I.C. INTERREG IIIA
GRECIA– ITALIA, a partire dal 2009; nelle immedia-
te pertinenze, inoltre, si è creata un’area adibita a so-
sta camper, qualiicando il Comune di Zollino come
“Amico del Turismo Itinerante”.
Queste pozzelle, antico luogo di ritrovo delle
genti salentine, assurgono oggi a simbolo di incontro
e di pace fra i popoli e ci si augura che possano
diventare “Monumento Messaggero di Pace” nel
segno dell’UNESCO, che ha visto proprio a Zollino il
sorgere di un nuovo Club, del quale lo scrivente è stato
uno dei Soci Fondatori.
Diffusione delle pozzelle nel territorio pugliese
Le pozzelle sono difuse in vari luoghi del territorio
pugliese,mentreiltoponimosiriscontraanchealtrove,
in Italia. Per restare nel nord Salento, segnaliamo la
presenza di una Torre cinquecentesca, nella Marina
di Ostuni (BR), detta appunto “Torre Pozzelle”, che
igurava nella cartograia e nei documenti antichi già
dal 1597, con l’indicazione di “Torre di Puzelle” o “de
Puzzelli”.
12. Conversano, Lago di Sassano (Ph. G. Carluccio, 2011).
− 26 − − 27 −
Ma ben più interessanti e numerose sono le
attestazioni risultanti nella Provincia di Bari,
soprattutto a Conversano, ma anche nel limitrofo
territorio di Castellana, dove nella dolina “Pozzo
Triggiano” (a nord dell’abitato, sulla strada che
conduce a Polignano a Mare) si riscontrano alcune
pozzelle, molto ben visibili in una vecchia foto
pubblicata dallo speleologo e studioso Franco Anelli
(F. Anelli, 1962).
Il carsismo ha grande importanza nel modella-
mento dei caratteri morfologici del territorio di Con-
versano e ne costituisce una sua caratteristica tipica.
Una delle sue manifestazioni più evidenti è costituita
dalla formazione di doline, il cui fondo è spesso rico-
perto da uno spesso strato di terra rossa, che essendo
impermeabile forma uno specchio d’acqua stagnante
che viene detto “laghetto carsico”.
Le doline nel territorio di Conversano sono nu-
merose e di varia forma, ma solo una decina di esse
ospitano dei laghetti carsici; sono i cosiddetti “Laghi
di Conversano” che prendono il nome di: Sassano, Ca-
stiglione, Iavorra, Petrullo, Padula, San Vito, Vignola,
Minuzzi, Agnano e Chienna (la prima menzione nei
documenti antichi risale addirittura al 915).
La struttura di questi laghi non è quella di uno sta-
gno tipico, con uno specchio d’acqua solo supericiale,
perché in ogni dolina sono stati scavati dei pozzi che
si riempiono con le piogge e formano una riserva d’ac-
qua sotterranea perenne.
In ogni lago si registra la presenza di più pozzi ino
a un massimo di trentuno (Lago di Sassano); essi sono
di remota origine, ricavati interamente nella massa di
terra rossa accumulata nella dolina e rivestiti da conci
di calcare montati a secco, con una forma a campana.
Come per le pozzelle salentine, ogni pozzo possie-
de un’imboccatura in muratura con un’apertura su-
periore utilizzata per il prelievo dell’acqua e diverse
aperture laterali, di minori dimensioni, ricavate a ior
di terra attraverso cui l’acqua raggiunge l’interno del
pozzo. Intorno a queste riserve d’acqua si sono stabi-
lite antiche popolazioni, come ad esempio è avvenuto
per l’insediamento di Torre di Castiglione.
Oggi, dunque, i Laghi di Conversano costituisco-
no un prezioso patrimonio storico e naturalistico tu-
telato dalla Comunità Europea; infatti ospitano rari
esempi di comunità di anibi e rettili acquatici, oltre
all’avifauna migratoria e stanziale, di particolare bel-
lezza (Fig. 12).
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della Regione Puglia
− 29 −
«Sistemi di ritenzione e conservazione dell’acqua, di
origini antichissime. Si tratta di rudimentali ma eica-
cissimi pozzi ricavati in una depressione naturale del
terreno dove solitamente si addensavano le acque pio-
vane. Tali depressioni venivano lastricate e rivestite di
pietre a secco per evitare la dispersione dell’acqua nel
terreno. Sopra il bacino idrico venivano poi costruiti,
a cerchi concentrici di pietre a secco che si riducono
verso l’alto, dei coni di pietra, rivestiti esteriormente
di pietrame e terra. Tale operazione serviva per evitare
che il calore del sole favorisse l’evaporazione dell’ac-
qua e che il contatto con l’esterno ne pregiudicasse la
potabilità». Questa è la deinizione di “pozzelle” ripor-
tata nel glossario contenuto nelle Linee guida per il re-
cupero, la manutenzione e il riuso dell’edilizia e dei beni
rurali, del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale
della Puglia (PPTR)1
. Con questo strumento esse sono
riconosciute come bene rurale, testimonianza delle
tecniche tradizionali sviluppate nel contesto locale per
ottimizzare l’uso di un bene prezioso come l’acqua.
Attraverso le già citate Linee Guida, il PPTR pro-
muove il recupero dell’edilizia rurale della nostra re-
gione, con «un’attenzione particolare alla problema-
tica del “riuso” e delle destinazioni compatibili con
le caratteristiche architettoniche, costruttive, biocli-
matiche dei manufatti e del loro intorno paesaggisti-
co». Con “recupero” intende l’insieme di attività di
«conoscenza, fruizione e promozione del Patrimonio
Architettonico Tradizionale Pugliese». Aspetto inno-
vativo del Piano è l’attenzione dedicata a tutti quei
beni che, come le pozzelle, fanno parte del patrimo-
nio culturale “minore”, espressione della «vita mate-
riale, sociale, spirituale» e del mondo del lavoro di un
determinato territorio, patrimonio spesso sottoinda-
gato o non censito, aidato alle cure esclusive della
popolazione che lo vive, frequente oggetto di cattive
pratiche conservative.
Proprio identiicando nella “conoscenza” uno stru-
mento imprendiscindibile per la giusta conservazione,
valorizzazione e promozione del patrimonio culturale
della Grecìa Salentina sul quale ha operato, il Progetto
In-Cul.Tu.Re. si è occupato nell’ambito delle sue atti-
vità di ricerca dei sistemi per il recupero e la raccolta
delle acque meteoriche.
Le pozzelle sono difuse in quasi tutti i comuni di
questo contesto territoriale, tanto da rappresentare un
aspetto peculiare del paesaggio e delle trasformazioni
su di esso indotte dall’uomo per rispondere alle pro-
prie esigenze primarie. Si è scelto di studiare in parti-
colare le Pozzelle di Zollino, poichè qui queste hanno
conservato il loro carattere originario, non sono state
snaturate e assolvono ancora oggi alla loro funzione di
raccolta dell’acqua piovana.
Se ne è riscontata la presenza in ben tre aree del co-
mune, tutte di proprietà pubblica: l’area delle Pozzelle
di Pirro, l’area delle Pozzelle (o Pozzi) di Apigliano,
l’area delle Cisterne di Masseria Gloria (Fig. 1). Que-
sti siti mostrano tipologie e caratteristiche diferenti,
attribuibili ad epoche diverse e probabilmente ad un
diverso sfruttamento: per tali ragioni, la ricerca ha ri-
guardato tutti e tre i sistemi, che sono stati studiati con
speciici programmi di indagine anche allo scopo di
evidenziare analogie e diferenze.
Lo stimolo a intraprendere questo studio deriva
Il Progetto In-Cul.Tu.Re. e le Pozzelle di Zollino: un percorso
di ricerca per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione
Paola Durante ◆ Soia Giammaruco
1
Piano Paesaggistico Territoriale Regionale della Puglia, Elaborato 4.4.7.
1. Localizzazione delle aree di raccolta dell’acqua piovana di Zollino: 1. Pozzelle di Pirro; 2. Pozzelle di Apigliano; 3. Cisterne di
Masseria Gloria. Elaborazione su un estratto dalla CTR, fuori scala (da: SitPuglia).
− 30 − − 31 −
inoltre dall’interesse, espresso dall’amministrazione
comunale, al rilievo delle reali condizioni di conser-
vazione delle aree, al ine di costruire un quadro di
base per futuri interventi di recupero, manutenzione
e messa in sicurezza. Il lavoro ha previsto uno studio
bibliograico, storico-documentario e d’archivio e,
per quanto riguarda le indagini diagnostiche, è stato
condotto in collaborazione con l’Istituto per i Beni
Archeologici e Monumentali di Lecce (IBAM-CNR);
l’impiego di professionalità diferenti ha costituito
un notevole punto di forza garantendo un approccio
multidisciplinare. L’applicazione di tecniche di inda-
gine integrate ha risposto alla necessità di leggere in
maniera simultanea la complessità dei fattori (geolo-
gici, idrogeologici, altimetrici del territorio indagato)
che determinano il funzionamento di questi sistemi di
approvvigionamento idrico.
Inoltre, come sottolineato nelle Linee guida per il
recupero, la manutenzione e il riuso dell’edilizia e dei
beni rurali del PPTR, è stato condotto uno studio del-
le tecniche costruttive e dei materiali impiegati, anche
questi espressione dell’architettura locale.
Un aspetto innovativo nella ricerca è stato il con-
tributo oferto dalle testimonianze degli abitanti di
Zollino, nella cui memoria collettiva è ancora vivo il
ricordo dell’utilizzo delle pozzelle. Questo ha permes-
so di raccogliere informazioni essenziali per avviare
e svolgere il programma di ricerca. Il carattere forte-
mente identitario di questi luoghi è risultato centrale,
pertanto si è cercato di recuperarne la memoria storica
e di raforzare nella comunità la consapevolezza del
patrimonio posseduto, allo scopo di innescare mecca-
nismi di promozione e sviluppo del territorio.
Il modello di ricerca attuato a Zollino si propo-
2. Zollino, le pozzelle di Pirro, reportage Eravamo in Salento e non abbiamo visto il mare (Ph. S. Cesari e E. Floriddia per
In-Cul.Tu.Re., 2013).
3. (pag. seguente) Roadmaps degli Itinerari cicloturistici interattivi nella Grecìa Salentina (a cura di A. Giammaruco | CRESCo, per
In-Cul.Tu.Re., 2015).
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1. I LUOGHI DI RACCOLTA DELL'ACQUA NELLA
MEMORIA STORICA DELLA COMUNITà
2
Itinerari cicloturistici interattivi nella Grecìa Salentina a cura di A. Giammaruco (CRESCo), per In-Cul.Tu.Re., 2015.
3
http://www.inculture.eu/maplealet/inculture_gis.html#
http://www.inculture.eu/documenti/percorsi/Inculture_itinerari_extra.pdf
ne come una pratica replicabile per gli altri sistemi
simili presenti nella Grecìa Salentina e non solo, che
potrebbero essere messi in rete creando le condizioni
per un’adeguata valorizzazione in quanto beni rurali.
Soprattutto nel caso dell’area delle pozzelle di Pir-
ro, i risultati ottenuti spaziano dal generale al puntua-
le, fornendo informazioni sul funzionamento del sito
ma ofrendo allo stesso tempo dati speciici (morfoti-
pologici, metrici, fotograici, idrogeologici) su ciascu-
na pozzella, costituendo così un corpus informativo
indispensabile per la programmazione corretta di in-
terventi di recupero e manutenzione, ma anche idoneo
alla divulgazione attraverso soluzioni interattive e in-
novative di fruizione consapevole del patrimonio.
In-Cul.Tu.Re. ha promosso la valorizzazione delle
pozzelle di Zollino attraverso l’inserimento di tali beni,
insieme agli altri casi studio di progetto, in percorsi di
narrazione basati su diversi linguaggi. Alcuni esempi
sono: l’audioracconto fruibile dall’App “Sherazade-
Story maker for travelling”, i reportage fotograici
(Fig. 2) poi conluiti nelle mostre “Da qui non si vede
il mare - Il paesaggio della Grecìa Salentina” (Castri-
gnano De’ Greci, Castello De’ Gualtieriis, 4-23 agosto
2014) e “Futuri possibili - Il paesaggio della Grecìa
Salentina” (Castrignano De’ Greci, Castello De’ Gual-
tieriis, 5-17 maggio 2015). Inoltre i siti delle pozzelle
sono stati inseriti negli itinerari di fruizione e mobilità
dolce2
sviluppati ad hoc sui casi studio indagati e di-
sponibili nel WebGis di progetto3
(Fig. 3).
Il presente contributo si articola in quattro sezio-
ni e racconta il percorso di studio realizzato. La prima
parte riporta le testimonianze dirette raccolte dal Pro-
getto In-Cul.Tu.Re. sulle pozzelle di Zollino. I paragra-
i successivi afrontano la descrizione del programma
di ricerca condotto sulle diverse aree, maggiormente
approfondito ed esteso per le pozzelle di Pirro, parziale
per le pozzelle di Apigliano e per le cisterne di Masse-
ria Gloria.
In particolare, per le pozzelle di Pirro sono illustra-
ti i principali risultati raggiunti, esito dell’analisi visiva
e morfotipologica delle strutture e dell’acquisizione in
situ di dati puntuali di vario tipo. Le tavole allegate alla
pubblicazione (Tavole 1 - 5) restituiscono elaborazioni
e mappature tematiche di tali risultati. Questi elaborati
costituiscono un primo passo per la sistematizzazione
e la catalogazione della grande mole di informazioni
raccolte ed elaborate su tali beni, attività necessarie per
il monitoraggio dello stato di fatto nel tempo e per la
progettazione di interventi futuri.
La ricerca condotta a Zollino sui siti di raccolta dell’ac-
qua è stata guidata, durante tutte le fasi attuative, da un
approccio che ha permesso di accostare alle indagini
scientiiche un’attività imprescindibile per il contesto
studiato: l’ascolto della comunità.
Le pozzelle di Pirro, le pozzelle o i pozzi di Apiglia-
no e le cisterne di Masseria Gloria hanno per i cittadini
di Zollino valori e signiicati. A loro volta i cittadini
riconoscono questi luoghi come beni comuni, ne tute-
lano l’integrità, salvaguardandone lo stato di conserva-
zione, e ne custodiscono le memorie.
Anche per questa ragione tali aree mantengono
caratteri autentici, quali ad esempio il funzionamento
stesso dei sistemi di raccolta e iltraggio, che in altri
siti vicini e analoghi della Grecìa Salentina si sono irri-
mediabilmente persi, forse proprio a causa della man-
cata raccolta di testimonianze su questi luoghi prima
della realizzazione di interventi che ne hanno alterato
stato di conservazione, signiicato e ruolo, risultando
impropri.
Il recupero della memoria storica è stato, pertan-
to, uno dei principali obiettivi della ricerca condotta, e
l’incontro con la comunità di Zollino, favorito peraltro
da una difusa propensione al confronto, ha permesso
di raccogliere testimonianze molto signiicative, sia
mediante questionari speciici, durante eventi centrali
per il paese (come la Fiera di S. Giovanni nelle edizioni
2013, 2014, 2015), sia in occasione dello svolgimento
delle attività di ricerca in situ, che sono spesso dive-
nute occasioni per sostenere colloqui informali con gli
abitanti (Figg. 4, 5). Il documentario “Acqua tra le pie-
tre”, realizzato in collaborazione con Meditilm, in cui
la memoria storica si intreccia con le indagini diagno-
stiche sul campo, ha registrato alcuni momenti salienti
dello scambio con la comunità.
L’incontro con i cittadini è divenuto esso stesso
uno stimolo per la ricerca e ha permesso di elaborare
una base conoscitiva imprescindibile, fondata sui sa-
peri non esperti, utile anche per la veriica delle ipotesi
di studio via via formulate. Il fatto che tali aree siano di
proprietà pubblica raforza la necessità di coinvolgere
la comunità anche nell’avvio di processi di recupero.
Con i questionari e durante i colloqui, si è cerca-
to di far emergere ben precise tematiche riguardanti
i siti oggetto di studio e, in particolare, sono state po-
ste delle domande che consentissero di restituire una
“mappatura” delle conoscenze e della percezione che la
comunità conserva dei luoghi, una sorta di raccolta dei
valori attribuiti dagli abitanti alle pozzelle. Indagando
tra i ricordi, sono state acquisite informazioni su: re-
gole d’uso e trasformazioni; funzionamento e sfrutta-
mento dei sistemi; tecniche costruttive; operazioni di
manutenzione.
Sono stati intervistati abitanti di Zollino apparte-
nenti a diverse fasce di età, anche se non è stato diicile
osservare sin dai primi scambi come, frequentemen-
te, i custodi della memoria di questi luoghi siano per
lo più gli anziani e coloro i quali, da bambini e sino a
quando è stato possibile, si recavano alle pozzelle o alle
cisterne per attingere l’acqua piovana in esse raccolta.
4. Acquisizione di testimonianze dirette tramite questionari
durante la Fiera di S. Giovanni 2013.
5. Presentazione alla comunità dei risultati parziali della
ricerca sulle pozzelle di Zollino, Fiera di S. Giovanni 2014.
“Questo era l’acquedotto di Zollino: a quai teniame tre acquedotti!” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni).
“Se non pioveva per lunghi periodi, arrivava l’autocisterna alla stazione, importante snodo ferroviario per tutta
la zona” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
“C’era un via vai di gente che veniva a prendere l’acqua per portarla a casa, funzionava come una fontana”
(testimonianza 3, età intervistato 80 anni).
“Andavamo a giocare - sia con la bici che a piedi - e bevevamo l’acqua. Con l’arrivo dell’acquedotto è cambiato
tutto. Ci si faceva anche il bagno quando pioveva” (testimonianza 16).
Dalle testimonianze acquisite si è evinto che i siti di
approvvigionamento idrico di Zollino sono stati sfrut-
tati ino a quando non arrivò l’acquedotto in paese e
comunque almeno ino agli anni ’60.
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“Negli anni ’60-‘70 le pozzelle erano in funzione e rappresentavano una grande ricchezza per tutti gli abitanti”
(testimonianza 19).
“Sono state usate ino agli anni ‘60. Tutti i contadini andavano a prendere l’acqua d’estate, mentre d’inverno si
usavano le cisterne delle abitazioni” (testimonianza 12, età intervistato 79 anni).
Nonostante iniziasse a venire meno il loro carattere
funzionale, le pozzelle di Pirro sono state frequentate
anche in tempi molto più recenti, in quanto conside-
rate dalla comunità uno dei principali e più suggestivi
luoghi di incontro del paese. Sono infatti frequenti,
anche tra i più giovani, i ricordi e gli aneddoti legati
al gioco da ragazzini alle pozzelle (Fig. 6) e sono state
raccolte numerose testimonianze legate ai momenti
in cui l’area era utilizzata come campo da calcio (v.
contributo Ta freata: il miracolo della conservazione
dell’acqua in una “terra assetata” di A. Chiga).
“Per gioco si entrava dentro le pozzelle, scendevano giù e poi venivano tirati fuori con una fune” (testimo-
nianza 3, età intervistato 80 anni).
“Da ragazzo frequentavo le pozzelle per giocare a calcio e incontrare gli amici, ricordo alcune prove di coraggio
che si svolgevano proprio alle pozzelle: attraverso una corda legata ad uno degli alberi, il più coraggioso si calava
all’interno della pozzella, buia, spaventosa e abitata dai serpenti. Dopo le forti piogge tutta l’area si riempiva di
acqua diventando una sorta di lago intorno al quale si riunivano tanti bambini per inventare giochi d’acqua e
costruire zattere” (testimonianza 7, età intervistato 38 anni).
“L’area spesso si allagava, l’acqua veniva fuori dai pozzi e i bambini facevano il bagno” (testimonianza 6).
“Quando ero piccolo aspettavo che mio padre andasse a riposare per prendere furtivamente il suo cavallo e fare
una passeggiata alle pozzelle” (testimonianza 8, età intervistato 50 anni).
“Negli anni ’50 si giocava a calcio ogni domenica e i ragazzini ogni giorno, anche io rimanevo lì a giocare ino
a tarda sera facendo arrabbiare mio padre che mi aspettava a casa cu lu nsartu prontu” (testimonianza 1, età
intervistato 75 anni).
“I ragazzi giocavano a calcio nell’area delle pozzelle e quando il pallone iniva nei campi coltivati i proprietari
prendevano il pallone e lo tagliavano” (testimonianza 3, età intervistato 80 anni).
“Tutti andavano a vedere la partita di calcio alle pozzelle” (testimonianza 11).
“La usavano come zona per giocare a calcio, c’erano pozzelle interrate, nascoste, ogni tanto il pallone iniva
nelle pozzelle. Usavano ancora le pozzelle, anche per abbeverare le pecore” (testimonianza 14, età intervistato
62 anni).
“Ricordo ancora la mamma e papà che mi mandavano a prendere l’acqua fresca dalle pozzelle, ba pia nu sicchiu
d’acqua frisca! Ricordo quando le pozzelle si riempivano d’acqua tanto da straripare e con gli amici giocavamo
con le biciclette nell’area e facevamo anche il bagno. Una volta, quando l’area si era allagata, alcuni ragazzi uti-
lizzarono una mattra come barchetta, sembrava di stare in un altro posto!” (testimonianza 15).
È stato da subito evidente come la maggior parte
dei ricordi fosse legata alle pozzelle di Pirro, mentre
le pozzelle di Apigliano sono conosciute in modo
approfondito principalmente dai più anziani, da
chi ha vissuto queste aree come unica fonte per
l’approvvigionamento idrico, e da coloro i quali
hanno svolto durante la loro vita lavori legati alla
produzione agricola o all’allevamento, e quindi
hanno frequentato assiduamente anche l’area di
Apigliano.
“L’acqua di Apigliano era migliore e la gente andava a prenderla nei periodi di maggiore siccità quando l’acqua
delle pozzelle di Pirro non bastava. Naturalmente non si andava a quelle di Apigliano, perché troppo lontane”
(testimonianza 10, età intervistato 80 anni).
6. Zollino, le pozzelle di Pirro, Calendario 2015 Tra visioni e paradossi (Ph. P. Marsili Libelli per In-Cul.Tu.Re., 2014). Lo
scatto rievoca ricordi e aneddoti legati all’area e ai giochi che vi si praticavano.
Analogamente, le testimonianze sulle cisterne di
Masseria Gloria, meglio conosciute come “de li Ursi”
o “degli Urso”, sono state rilasciate da chi vi abitava e
lavorava vicino.
“Mio padre ha lavorato per 16 anni a Masseria Gloria e i proprietari dei fondi vicini si recavano tutti presso le
cisterne per prelevare l’acqua” (testimonianza 5).
“Masseria Gloria viene chiamata localmente Masseria de li Ursi (famiglia Urso). Le pozzelle antistanti venivano
utilizzate per abbeverare gli animali” (testimonianza 13).
Ma i luoghi per l’approvvigionamento idrico dotati
di strutture appositamente costruite per la raccolta e
la conservazione dell’acqua piovana, a Zollino, non
erano solo le tre aree indagate di Pirro, Apigliano e
Masseria Gloria.
“Sparsi allu feudu de Zollinu ‘ncete de sti puzzi 4-5 allu Campana, n’addru alle Curture e quandu spicciavanu
quiste sciamu alli ‘Pijani. A drai nc’era unu grandissimu ca vae forsi 10 metri sutta. Ci sono altri pozzi anche a le
grutte” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
In generale, la maggior parte degli zollinesi, alla
richiesta di raccontare i propri ricordi riguardo
alle “pozzelle di Zollino”, ha fornito informazioni
riguardanti le “pozzelle di Pirro”: per tale ragione
proprio il sito delle pozzelle di Pirro può essere
considerato il più rappresentativo della storia e
dell’identità locale, quello maggiormente legato
alla memoria collettiva (Fig. 7, 8). Le testimonianze
riguardanti quest’area sono riportate nella Tavola 1
allegata.
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1.1 Le aree di raccolta dell’acqua a Zollino: i valori.
7, 8. Colloqui informali con gli abitanti di Zollino durante lo svolgimento delle indagini presso le pozzelle di Pirro.
“Le pozzelle erano la vita, la vita dei zollinesi. Ad alcune pozzelle avevano attribuito dei nomi (solitamente in
griko). Tutte le famiglie, uomini donne e anche bambini, si recavano alle pozzelle per prelevare l’acqua” (testi-
monianza 3, età intervistato 80 anni).
“Sempre vene gente quai, tutti li giurni, nu monumentu!” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
Sono queste alcune delle testimonianze che meglio
rappresentano la percezione che la comunità ha dei
siti di raccolta delle acque di Zollino. Attraverso
queste è possibile comprendere quali siano i valori
che le pozzelle hanno custodito quando venivano
utilizzate e che ancora conservano nonostante
abbiano perso la loro funzione primaria. Se infatti,
da una parte, le pozzelle sono state importanti per
il loro valore funzionale, dall’altra, soprattutto
quelle di Pirro, hanno rappresentato, e per molti
rappresentano ancora, il luogo di aggregazione più
signiicativo per la comunità, uno dei centri della vita
sociale di Zollino, al pari di altri luoghi pubblici come
la piazza, frequentato quotidianamente anche oggi
nonostante chi vi si rechi non abbia più lo scopo di
attingere l’acqua dalle pozzelle.
“Era il posto più frequentato del tempo, via Vito Chiga era piena di bambini, na nuvola nc’era!, che giocavano e
cantavano alle pozzelle specialmente d’estate quando lì si riunivano giovani e meno giovani. Nell’area si giocava
a calcio e ogni domenica era una festa” (testimonianza 15).
“Prima erano molto frequentate e c’erano tanti animali, che si portavano per bere” (testimonianza 2, età inter-
vistato 82 anni).
“Giocavo alle pozzelle da bambino, poi mi sono trasferito in Svizzera dove ho vissuto per molti anni, ma le poz-
zelle di Pirro rimangono per me un luogo di incontro legato al gioco e alla socialità” (testimonianza 4).
Un aspetto che spesso è stato spontaneamente messo
in evidenza dagli intervistati riguarda uno degli ar-
gomenti maggiormente dibattuti anche dagli studiosi
che se ne sono occupati, cioè le origini di queste strut-
ture di raccolta dell’acqua piovana. Le testimonianze
rimandano a suggestive ipotesi che accentuano il le-
game tra questi luoghi del paesaggio rurale, singolari
espressioni della mano dell’uomo sulla natura, con la
storia antica e in alcuni casi la leggenda.
“La costruzione delle pozzelle è attribuita a re Pirro, che sarebbe passato proprio da Zollino con gli elefanti per
andare a liberare Roma” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
“Le pozzelle sono state fatte dai turchi bizantini” (testimonianza 10, età intervistato 80 anni).
“I pozzi sono stati costruiti dai greci” (testimonianza 12, età intervistato 79 anni).
1.2 Regole d'uso e trasformazioni
Le pozzelle di Pirro e di Apigliano e le cisterne di
Masseria Gloria sono state da sempre di proprietà
pubblica e hanno fornito con continuità l’acqua
al paese, anche dopo l’arrivo dell’acquedotto. Per
attingere questa risorsa venivano rispettate ben
precise regole e consuetudini. Dalle informazioni
raccolte, è risultato evidente che non tutte le pozzelle
fornivano acqua potabile, molte di queste erano
esclusivamente sfruttate per abbeverare gli animali
e altre ancora per irrigare. Chi prelevava acqua per
gli animali, poteva utilizzare solo ben determinate
strutture. Principalmente erano i bambini che
venivano incaricati dalle loro famiglie di prendere
l’acqua e che spesso si fermavano alle pozzelle a
giocare con i coetanei. Qualcuno ha riferito della
possibilità di aittare un pozzo per abbeverare i propri
animali, ma allo stesso tempo non si disponeva di un
diritto di utilizzo esclusivo e non si poteva impedire
a chiunque altri ne avesse bisogno di utilizzare la
pozzella presa “in aitto”.
“Le cisterne di Masseria Gloria erano utilizzate soprattutto dai proprietari della masseria mentre quelle di Pirro
erano pubbliche. Era stata emanata una legge per cui ognuno aittava un pozzo pagando una tassa al comu-
ne e poteva utilizzare l’acqua di una determinata pozzella per gli animali, ma non poteva esonerare gli altri
dall’utilizzo della stessa pozzella. Per bere, le pozzelle potevano essere usate da tutti e il recipiente utilizzato per
prendere l’acqua era il cosiddetto mbile” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni).
L’area delle pozzelle di Pirro, è stata interessata, per lo
più durante la seconda metà del Novecento, da diver-
se trasformazioni che in alcuni casi ne hanno alterato
le condizioni di conservazione. L’evento che più fre-
quentemente è stato messo in evidenza è la perdita di
numerose pozzelle rispetto a quelle un tempo esistenti.
Molte testimonianze ad esempio sono legate al perio-
do in cui nella zona più a nord dell’area venne realiz-
zato un campo da calcio, frequentato ogni giorno dai
ragazzi del paese e ogni domenica per le partite della
squadra del Zollino (anni ’50-‘60), e che come ricorda
qualcuno venne realizzato con ordinanza del sindaco
interrando alcune pozzelle (v. Tavola 1 e Tavola 2).
“Vi erano delle delibere del comune per lo stanziamento di fondi per la sistemazione di alcune pozzelle date
le loro condizioni precarie. Ora nell’area ci sono poco più di 40 pozzi, ma è noto che negli ’80 erano circa 70.
Quindi dalle fonti risulta che se ne sono perse in un secolo 10 e 30 negli ultimi 30 anni” (testimonianza 21, età
intervistato 38 anni).
“Prima nell’area di Pirro c’erano circa 100 pozzi” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
Secondo diversi testimoni, anche la piantumazione di
alberi in vaste porzioni del sito ha alterato lo stato di
conservazione e il funzionamento del sistema, provo-
cando sollecitazioni alle strutture ipogee e nel terreno
che probabilmente hanno causato una riduzione della
capacità di tenuta dell’acqua. Questo fenomeno sareb-
be confermato dal fatto che anche in seguito a forti
piogge, l’area non si allaga come in passato, ma viene
interessata solo localmente da momentanee e ridotte
concentrazioni d’acqua con livelli che si attestano ap-
pena sopra il piano di calpestio. Erano infatti frequenti
gli allagamenti conseguenti ad acquazzoni - ricorda-
ti anche perché occasione di gioco non solo per i più
piccoli - e sono stati elencati con precisione nubifra-
− 38 − − 39 −
gi che causarono l’arrivo dell’acqua proveniente dalle
pozzelle anche in paese (negli anni 1939, 1945, 1955,
1958 e negli anni ‘60). Molti degli alberi piantumati in
tempi recenti non sono più presenti, ma sono visibili
in documenti audiovisivi risalenti a circa trent’anni fa.
“Se l’acqua usciva fuori, si diceva: hannu sbuccatu le pozzelle” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni).
“L’area ha subito un cambiamento da quando sono stati piantati gli alberi, è da molti anni ormai che l’acqua
non supera un certo livello, rimane per due, tre giorni al massimo poi viene assorbita perchè le radici degli alberi
hanno smosso la terra” (testimonianza 3, età intervistato 80 anni).
“Ricordo l’area allagata ben due volte, ora non succede più probabilmente perchè allora vi erano le carreggiate
dei traìni che incanalavano l’acqua facendola scendere libera verso l’area delle pozzelle, ora invece l’asfalto delle
strade intorno fa disperdere l’acqua” (testimonianza 15).
Un altro elemento di trasformazione riguarda l’aspetto
dell’area e del suo intorno: prima era priva di vegeta-
zione e caratterizzata dalla terra battuta e nei suoi pressi
non vi erano strade asfaltate nè costruzioni. Viene ri-
cordato con precisione anche il momento della chiu-
sura delle pozzelle con griglie di sicurezza.
“Prima l’area era pulita, senza erba o piante (anche perché prima si raccoglieva e si mangiava tutto!) e con la
terra battuta” (testimonianza 20, età intervistato 84 anni).
“Avevo 50 vacche e le facevo scendere alle pozzelle di Pirro tenendo così ben pulita l’area che adesso è piena
di vegetazione. Sulle pozzelle di Apigliano, portavo a pascolare le pecore” (testimonianza 1, età intervistato
75 anni).
“Ricordo intorno alberi di ichi e ichi d’india, l’area recintata da muretti a secco” (testimonianza 2, età inter-
vistato 82 anni).
“Prima non c’erano fabbrichi intorno all’area, solo qualche pajaru” (testimonianza 15).
“Negli anni ’65-‘66, c’era stata un’ordinanza del sindaco per la chiusura delle pozzelle con una griglia” (testimo-
nianza 3, età intervistato 80 anni).
1.3 Funzionamento, sfruttamento, informazioni sulle singole pozzelle
Nelle aree di Pirro e di Apigliano alcune pozzelle forni-
vano acqua utilizzata per bere ed erano contraddistinte
da nomi. Le migliori, essendo più elevate altimetrica-
mente, non raccoglievano acqua dalla copertura, ma
solo quella iltrata dalle pareti ipogee, quindi l’apporto
era esclusivamente laterale. I nomi sono per lo più in
griko e sono legati all’aspetto della vera o ad aneddoti
come per il caso di Lipuneddhra, che signiica “piccola
volpe”, e che si dice venne chiamata così perché una
volpe vi si era fermata a bere.
“Nell’area delle pozzelle di Pirro, i nomi sono: Ascilò, Lipuneddhra, Marmaregnu, Scòrdari, Rizzu. Per le pozzel-
le di Apigliano, alcuni nomi sono: Lisciu, le Pentume (queste non ci sono più). Ad Apigliano era acqua pregiata,
ma non da tutti i pozzi” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni).
“Ascilò è la pozzella più grande ed è quella che ha l’acqua migliore perché non raccoglie acqua piovana, ma solo
acqua iltrata dalla terra rossa, dallu volu” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
“Ascilò è il più alto e il più profondo di tutti, in quel pozzo non iniva mai l’acqua. Lipuneddhra e Scòrdari erano
usate per bere dalle persone. Questi tre pozzi sono vicini e c’era sempre acqua. Anche le pozzelle di Apigliano
venivano usate per far bere gli animali e anche in quest’area i pozzi più alti (forse avevano l’acqua maggior-
mente iltrata) venivano usati per prendere acqua per le persone” (testimonianza 12, età intervistato 79 anni).
Informazioni puntuali sono state fornite su pozzelle
interrate, una delle quali, in particolare, era Scòrdari
(in griko “aglio”), ricordata da molti per il suo boccale,
appunto a forma di testa d’aglio, e per il fatto che for-
nisse acqua di buona qualità.
“Scòrdari, lu uccale era di marmo, più alto rispetto agli altri e circolare. Questa pozzella è interrata, era sopra-
elevata rispetto alle altre pozzelle. La vera è stata rubata e portata via, forse alla villa?” (testimonianza 1, età
intervistato 75 anni).
“Scòrdari è crollata e la sua vera è caduta dentro” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
Nell’area di Pirro, ben precise pozzelle venivano utiliz-
zate per abbeverare gli animali e altre ancora avevano
acqua di cattiva qualità a causa della loro posizione: si
tratta, in quest’ultimo caso, delle pozzelle ubicate più
a sud, che venivano alimentate da acque provenienti
dall’abitato e quindi meno pulite. Queste strutture veni-
vano utilizzate per irrigare i campi coltivati che si esten-
devano un tempo tutto intorno al sito (v. Tavola 1).
“La prima pozzella che si incontra arrivando da via Chiga è quella che aveva l’acqua peggiore, perché in essa
convogliavano le acque del paese. Le pozzelle concentrate a sud dell’area non avevano acqua buona per essere
bevuta poichè questa scendeva dalla strada quindi era più sporca. Venivano quindi impiegate per irrorare i
semenzai del tabacco coltivato nei campi presenti tutto intorno alle pozzelle di Pirro” (testimonianza 2, età
intervistato 82 anni).
Nonostante nel tempo venne a mancare la ragione
primaria per sfruttare quotidianamente questi siti,
gli abitanti di Zollino continuarono comunque ad
attingere la loro preziosa risorsa, ancora a disposizione
della comunità, per altri utilizzi.
“Nel 1962 è arrivato anche a Zollino l’acquedotto, e l’acqua delle pozzelle è stata utilizzata per altri scopi ad
esempio veniva prelevata l’acqua per lo spegnimento della calce viva. Se ne prelevavano tramite pompe anche
15-30 quintali” (testimonianza 3, età intervistato 80 anni).
1.4 Tecnica costruttiva e manutenzione
Preziose informazioni sono state raccolte anche
sulle tecniche esecutive adottate per la costruzione
delle pozzelle.
Molto interessante è la descrizione del processo
costruttivo, dalla quale si evince che le pareti delle
pozzelle sono realizzate con pietre a secco disposte
per livelli concentrici via via sovrapposti e con
tessitura irregolare, al pari di altre componenti tipiche
dell’architettura rurale. Le maestranze, di cui non si
hanno informazioni più approfondite, erano molto
probabilmente specializzate nella realizzazione di tali
strutture.
“Le pietre o i blocchi che si vedono in supericie si chiamano mbojechi, mentre la vera uccale” (testimonianza
1, età intervistato 75 anni).
“Venivano realizzati degli scavi di circonferenza pari alla volta delle pozzelle attuali, e non esistendo ancora
escavatori, la terra veniva asportata con i cosiddetti panari, perchè non esistevano ancora nemmeno i secchi
di ferro. Era necessario estrarre tutta la terra ino alla profondità desiderata per la pozzella e poi si procedeva
costruendo con le pietre la struttura e riempiendo ai lati con la terra: costruianu cu le peddre, e manu manu terra
peddre e terra alle ripe. Era comu nu pajaru de campagna visto dall’alto, profondo ino a tre, quattro metri e a
forma di campana” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
− 40 − − 41 −
Nella memoria collettiva non sono state conservate
conoscenze concordi su eventuali operazioni di ma-
nutenzione da efettuare all’interno delle pozzelle o in
supericie: anche dai più anziani non vengono ricor-
date azioni di manutenzione, ma qualcuno ha eviden-
ziato come queste siano necessarie. Come è già stato
sottolineato, le aree erano un tempo pulite e prive di
vegetazione e alberi, perché costantemente frequen-
tate e la terra continuamente battuta: questo permet-
teva probabilmente di tenere sotto controllo costante
lo stato di conservazione delle strutture fuori terra e
il continuo utilizzo consentiva di monitorare anche lo
stato interno. Tuttavia, gli intervistati hanno anche os-
servato che i crolli erano molto frequenti: non è possi-
bile interpretare con univocità questo dato, poiché non
è chiaro se si riferisce in particolare a momenti in cui
vennero attuate trasformazioni dei siti o in generale a
quando pozzelle e cisterne non vennero più sfruttate
per l’approvvigionamento idrico e iniziarono a perder-
si i saperi esperti.
“Non ricordo nessuno che facesse manutenzione sull’area delle pozzelle di Pirro, solo gli operai che avevano
messo in sicurezza l’area si erano limitati a coprire i crolli con delle pietre” (testimonianza 6, età intervistato
45 anni).
“Non si faceva nessuna manutenzione, neanche all’interno” (testimonianza 20, età intervistato 84 anni).
“Le pozzelle necessitano manutenzione, anche in passato quando non c’erano gli alberi sempre cadiane, e c’e-
rano dei “cantieri” dove venivano impiegati i disoccupati per sistemare i crolli, te diane na fesseria giustu cu
mangi. Ora non succede più, ma prima era così che venivano sistemate le cose del paese. La passerella presente
nell’area è stata realizzata con questi lavori” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
2. LE POZZELLE DI PIRRO
2.1 Il programma di ricerca
Le attività di ricerca sulle pozzelle di Pirro sono state i-
nalizzate in primo luogo a dare un contributo di tipo
conoscitivo, andando a confermare o ampliare le infor-
mazioni presenti su di esse da un punto di vista storico e
tecnologico e individuando le caratteristiche morfotipo-
logiche di ogni pozzella attraverso analisi visive, rilievi
metrici e fotograici interni, ispezioni speleologiche, ca-
ratterizzazione dei materiali. Partendo dallo studio del
materiale bibliograico e d’archivio disponibile su questi
beni, la ricerca si è arricchita del contributo delle testi-
monianze orali, essenziali per direzionare le indagini e
utile confronto per validarne i risultati.
In collaborazione con i ricercatori dell’IBAM-
CNR, con il coordinamento scientiico del Dr.
G. Quarta, è stato portato avanti un complesso
programma diagnostico di indagini integrate non
invasive e microdistruttive. Tali analisi hanno
consentito di ottenere tutta una serie di informazioni
riguardanti la struttura, i materiali, le tecniche
esecutive, lo stato di conservazione dei beni indagati
senza alterarne in alcun modo le condizioni o
l’integrità materiale. A queste si sono accostate
indagini geologiche e ispezioni speleologiche sempre
allo scopo di efettuare un rilievo dello stato di fatto,
comprendere il funzionamento e le caratteristiche di
tale sistema di raccolta delle acque piovane.
Si è partiti dalla realizzazione di un rilievo topogra-
ico del sito, necessario per integrare i rilievi già esi-
stenti e indispensabile per creare una base conoscitiva
sullo stato di fatto dell’area, per censire le pozzelle vi-
sibili, per ottenere informazioni sull’altimetria impor-
tanti per ricostruire il funzionamento del sistema; in
sintesi uno strumento di studio e supporto per la resti-
tuzione dei risultati complessivamente raggiunti, una
base tecnica per la progettazione di futuri interventi
di manutenzione, messa in sicurezza e valorizzazione
dell’area. Esso è stato realizzato tramite laser scanner a
tempo di volo (Fig. 9). Questa tecnica consente di arri-
vare alla creazione di un modello digitale tridimensio-
nale con una risoluzione centimetrica, vicinissimo alla
realtà dell’oggetto scansionato ed è di grande utilità
per la documentazione dei beni culturali, per condurre
studi di restauro e conservazione e per la fruizione a
distanza del bene. Permette, infatti, l’acquisizione in
breve tempo di un’elevata quantità di dati, generando
il rilievo geometrico degli oggetti con un alto livello di
dettaglio e completezza.
Il rilievo topograico è stato integrato con meto-
di fotogrammetrici Image-based: riprese fotograiche
eseguite dall’alto sono state elaborate e sovrapposte al
modello digitale realizzato con laser scanner, con un
efetto di grande fotorealismo. L’ortofoto ottenuta è
stata anch’essa impiegata come base di studio, utile per
l’individuazione di pozzelle o corpi sepolti dalla lettura
delle tracce presenti nella vegetazione.
Con l’obiettivo di integrare ulteriormente il rilievo
topograico e fotogrammetrico, è stata condotta una
campagna di rilievo altimetrico mediante GPS dife-
renziale, grazie alla quale è stato possibile ainare le
informazioni altimetriche pozzella per pozzella.
Per poter condurre uno studio puntuale, ciascuna
pozzella dell’area è stata sottoposta ad analisi visiva sia
all’esterno che all’interno, allo scopo di studiare le tec-
niche costruttive e i materiali, e poter individuare le
principali tipologie presenti. Con questi obiettivi sono
state inoltre eseguite delle riprese fotograiche dall’alto
e di dettaglio delle strutture fuori terra, che potessero
garantire una maggiore risoluzione rispetto all’orto-
foto generale sovrapposta al modello 3D (in quanto
efettuate da una distanza ravvicinata di circa 5 m),
seguite da campagne di rilievo metrico delle vere e dei
principali elementi costitutivi visibili.
Queste attività hanno consentito di dettagliare ul-
teriormente la restituzione graica del sito, aggiornan-
do via via la planimetria dell’area inizialmente elabo-
rata a partire dal modello ottenuto con laser scanner.
9. Rilievo topograico con laser scanner a tempo di volo.
“Le pozzelle sono state fatte a mano e le sapevano fare, ecco perchè poi l’acqua non si disperdeva, manteneva
all’interno” (testimonianza 3, età intervistato 80 anni).
“Le pozzelle di masseria Gloria sono scavate direttamente nella roccia; le altre invece non sono intonacate ma
costituite di pietra” (testimonianza 19).
− 42 − − 43 −
10, 11. Ispezione speleogica della pozzelle 2 e 30 (Ph. G.Quarta, 2014).
Le riprese fotograiche delle strutture interne, spes-
so complicate dalle scarse condizioni di visibilità, sono
state realizzate con camera GoPro Hero3+ Black Edi-
tion adatta a lavorare in acqua. Le condizioni di ripre-
sa, la presenza d’acqua e di depositi di varia natura sul
fondo non sempre hanno permesso di riconoscere in
maniera certa le tecniche e i materiali impiegati. Per-
tanto durante questa prima analisi visiva non è stato
possibile ad esempio veriicare con certezza la presen-
za di leganti tra i conci della struttura ipogea o confer-
mare l’uso esclusivo di terra rossa (avallando quindi l'i-
potesi avanzata da molti studiosi di essere in presenza
di strutture ipogee a secco), o comprendere se la stessa
struttura sia stata totalmente costruita o in parte sca-
vata nel banco roccioso. Pur tuttavia, l’ispezione visi-
va generale ha permesso di individuare delle pozzelle
che sembravano presentare caratteristiche diferenti in
cui efettuare delle ispezioni speleologiche (v. Tavole
1-5, pozzelle 2, 13, 30). Queste sono state condotte
dal gruppo speleologico Ndronico e hanno consentito
un’analisi visiva diretta delle strutture interne, il rilievo
metrico e fotograico di dettaglio e il campionamento
di materiali dalle pareti e dal fondo, da sottoporre a
successive indagini di caratterizzazione (Figg. 10, 11).
Inoltre nell’unica pozzella vuota presente nel sito
(v. Tavole 1-5, pozzella 44), non occlusa sebbene inte-
ressata da un deposito rilevante sul fondo, è stato per
la prima volta condotto un rilievo della struttura ipo-
gea tramite tecniche Image-based con successiva rico-
struzione del modello tridimensionale (Fig. 12). Tale
importante risultato ha permesso di avere uno stru-
mento straordinario di studio delle tecnica costruttiva,
di rilievo dello stato di fatto, utile per programmare
interventi di recupero, manutenzione, conservazione e
anche per la divulgazione.
Per approfondire lo studio delle caratteristiche e
del funzionamento del sistema di approvvigionamen-
to dell’acqua è stata necessaria una ricostruzione del
modello geologico e idrogeologico del sito attraverso
indagini geologiche, geoisiche e geognostiche. Si è
proceduto con l’identiicazione degli aioramenti, del-
le tipologie litologiche e delle principali caratteristiche
idrogeologiche presenti nell’area.
Indispensabile è stata la veriica del fondo reale di
ciascuna delle 46 pozzelle presenti, intendendo con
esso la quota misurata dal livello superiore della maglia
di protezione del manufatto ino al fondo intercettabi-
le. Tale operazione, condotta con l’utilizzo di diversi
strumenti (ili a piombo, asta graduata telescopica),
ha risentito della diicoltà di poter visualizzare in ma-
niera chiara il fondo delle strutture e della presenza di
depositi e crolli all’interno delle stesse che inducevano
delle diferenze signiicative tra i valori rilevati tra il
centro e i lati. Per tali motivi i dati raccolti sono stati
veriicati più volte nell’arco di un anno, sfruttando le
diverse condizioni stagionali di visibilità e di riempi-
mento delle pozzelle. Le misure dei fondi reali sono
riportate nella Tabella 1 in Appendice.
Inoltre, nell’arco di un anno, sono state condotte
tre campagne di monitoraggio del livello delle acque
all’interno delle pozzelle tramite freatimetro (Febbra-
io, Luglio, Dicembre 2014), considerando le quote mi-
surate dal livello superiore della maglia di protezione
ino alla supericie dell’acqua. Per efettuare le misu-
razioni, sono stati individuati i periodi di massima e
minima ricarica del livello delle acque, tenendo conto
delle condizioni di piovosità. I dati ottenuti nelle tre
campagne di acquisizione sono riportati nella Tabella
1 in Appendice.
Per valutare lo spessore della copertura in terra ros-
sa, la profondità del substrato roccioso e incrementare
i punti da monitorare relativamente alla presenza di
falde, nell’area sono stati condotti, da Geoprove s.r.l.,
20 sondaggi penetrometrici mediante Prova Penetro-
metrica Dinamica e con l’utilizzo di un penetrometro
pesante DPSH mod. TG 63-200 PAGANI. I dati otte-
nuti sono riportati nella Tabella 2 in Appendice.
Su porzioni signiicative dell’area sono state con-
dotte indagini geoisiche, nel dettaglio prospezioni
georadar e geoelettriche, in grado di evidenziare nel
sottosuolo anomalie nei segnali raccolti relativi ad un
determinato parametro isico (individuandone posi-
zione e profondità), che rispecchiano appunto la pre-
senza di corpi diferenti dall’ambiente omogeneo che li
circonda (terreno). Tali indagini hanno avuto lo scopo
di approfondire la conoscenza geologica e idrogeolo-
gica del sito, di identiicare possibili pozzelle interrate
non visibili e di contribuire allo studio delle strutture
sottoterra (eventuali collegamenti tra pozzelle, caratte-
ristiche delle pareti, etc.).
Per avere un quadro completo dei materiali e del-
le tecniche impiegate per la realizzazione dei beni
indagati, sono state efettuate delle analisi di caratte-
rizzazione su microprelievi provenienti dalle struttu-
re esterne (frammenti lapidei dalle vere) e da quelle
ipogee (materiale terroso prelevato tra i conci e dal
12. Modello 3D realizzato con tecniche Image-based della pozzella 44 (a cura di F. Gabellone, I. Ferrari, F. Giuri, IT-Lab -
IBAM-CNR di Lecce).
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Conservare l'acqua. Le pozzelle di Zollino tra memoria storica e indagini scientifiche

  • 1.
  • 2. CONSERVARE L’ACQUA LE POZZELLE DI ZOLLINO TRA MEMORIA STORICA E INDAGINI SCIENTIFICHE a cura di A. Chiga, P. Durante, S. Giammaruco
  • 3. − 3 − INDICECONTRIBUTI In-Cul.Tu.Re. è progetto vincitore del bando Miur “Smart cities and communities and social innovation” PON04a3_00390 Programma Operativo Nazionale “Ricerca e Competività” (PON “R&C”) 2007 - 2013 - Avviso D.D. 84/ Ric del 2 marzo 2012 Asse II: “Sostegno all’innovazione” - Obiettivo Operativo 4.2.1.3 “Azioni integrate per lo sviluppo sostenibile e la difusione della società dell’informazione”. Soggetti attuatori progetto In-Cul.Tu.Re. Francesco De Matteis, Lavinia Donateo, Paola Durante, Soia Giammaruco, Gabriele Miceli, Gabriele Montinaro, Maria Federica Stifani In-Cul.Tu.Re. Lecce, via S. Lupinacci, 1 73100 progettoinculture@gmail.com www.inculture.eu In copertina Zollino, le pozzelle di Pirro (Ph. M. Rizzo per In-Cul.Tu.Re., 2013) A cura di Antonio Chiga, Paola Durante, Soia Giammaruco Testi Gianni Carluccio, Antonio Chiga, Lara De Giorgi, Francesco De Matteis, Lavinia Donateo, Paola Durante, Francesco Esposito, Ivan Ferrari, Soia Giammaruco, Francesco Giuri, Loredana Matera, Gabriele Miceli, Gabriele Montinaro, Giovanni Leucci, Giovanni Quarta, Rafaele Persico, Maria Federica Stifani, Barbara Vetrugno Art Direction e progetto graico Alberto Giammaruco (CRESCo) Ricerche, rilievi, acquisizione dati sul campo, raccolta testimonianze dirette Lavinia Donateo, Paola Durante, Soia Giammaruco, Maria Federica Stifani Coordinamento scientiico del progetto diagnostico, indagini geologiche, ricostruzione del modello geologico e idrogeologico dei siti indagati Giovanni Quarta (IBAM-CNR di Lecce) Rilievi e modellazioni 3D Francesco Gabellone, Ivan Ferrari, Francesco Giuri (IBAM-CNR di Lecce) Indagini di caratterizzazione dei materiali Giovanni Quarta, Davide Melica (IBAM-CNR di Lecce) Indagini geoisiche Giovanni Leucci, Lara De Giorgi, Rafaele Persico, Loredana Matera (IBAM-CNR di Lecce) Aerial photo & video Francesco Giuri, Paolo Giuri Rilievo altimetrico Gianluca De Nitti Ispezioni speleologiche Gruppo Speleologico leccese ‘Ndronico Sondaggi penetrometrici Geoprove s.r.l. Videodocumentario “Acqua tra le pietre” Tommaso Faggiano, Fabrizio Lecce, Domenico Ricciato (Meditilm Soc. Coop.) Reportage Fotograici Silvia Cesari, Paolo Colaiocco, Enrico Floriddia, Marco Rizzo Calendario 2015 “Tra visioni e Paradossi” Piero Marsili Libelli, Alessandro Sicuro Itinerari cicloturistici interattivi nella Grecìa Salentina Alberto Giammaruco (CRESCo) Si ringraziano Amministrazione comunale di Zollino, Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, Soprintendenza Archeologia della Puglia, Biblioteca comunale “Maniglio”, Antonio Castellano, Mauro Gaetani, Francesca Tondi, Giuseppe Verri, Francesco Pellegrino, Antonio Marra, Paolo Pellegrino, Benito Tondi, Paolo Tondi, Elio Vernole, Paolo Verri, Lauretta Bianco, Salvatore Castellano, Aurelio Chiga, Daniele Coricciati, Giuseppe Gaetani, Paolo Lifonso, Salvatore Pellegrino, Luigi Petrarca, Paolo Rossetti, Paolo Antonio Tondi, Paolo Tondi (bar), Paolo Verri, Loreto Tondi, tutti gli abitanti di Zollino © 2015 Progetto In-Cul.Tu.Re. / MIUR ISBN 978-88-98289-56-1 www.inculture.eu Finito di stampare nel 2015 da Editrice Salentina Premessa 5 In-Cul.Tu.Re. Ta freata: il miracolo della conservazione dell’acqua in una “terra assetata” 9 Antonio Chiga CONTRIBUTI Pozzelle e altri sistemi di raccolta delle acque: 15 analisi del contesto storico e territoriale Gianni Carluccio Il Progetto In-Cul.Tu.Re. e le Pozzelle di Zollino: un percorso di ricerca 29 per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione Paola Durante, Soia Giammaruco Rilievo e restituzione grafica delle aree 63 delle Pozzelle di Pirro e di Apigliano Francesco Gabellone, Ivan Ferrari, Francesco Giuri Le Pozzelle di Zollino: uno studio geoidromorfologico e di 71 caratterizzazione dei materiali e delle tecniche costruttive Giovanni Quarta Le indagini geofisiche presso le Pozzelle di Pirro e Apigliano 95 Giovanni Leucci, Lara De Giorgi, Rafaele Persico, Loredana Matera Contributo sulle attività di ricerca archeologica effettuate durante 107 la realizzazione del "Parco Archeologico delle Pozzelle di Apigliano" Francesco Esposito, Barbara Vetrugno UN PROGETTO DI REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON COFINANZIATO DA Comune di Zollino
  • 4. − 5 − Premessa In-Cul.Tu.Re. Il progetto di ricerca e innovazione sociale IN-CUL.TU.RE. INnovazione nella CULtura nel TUrismo e nel REstauro, inanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca attraverso il bando “Smart Cities and Communities and Social Innovation” (D.D. 84/Ric. del 02/03/12), ha operato sul territorio dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina (assetto amministrativo 2012) nel trienno 2012-2015. Il percorso di ricerca realizzato ha preso l’avvio dall’individuazione di dodici siti di interesse storico-artistico, architettonico, archeologico e paesaggistico, rappresentativi dell’eterogeneità del patrimonio culturale del territorio indagato*. Per ogni caso studio sono stati previsti speciici programmi di ricerca basati su tre cardini progettuali: la diagnostica non distruttiva per la conoscenza e il restauro, l’eicienza energetica, lo sviluppo di strumenti ICT (Information and Communication Technology) per la valorizzazione e la fruizione. L’approccio metodologico che ha contraddistinto tutte le attività è stato incentrato sulla muldisciplinarietà ed ha coinvolto molteplici attori: le attività di ricerca sono state infatti realizzate in collaborazione con diversi partner quali l’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (IBAM-CNR) di Lecce, il Laboratorio di Diagnostica non Distruttiva del Politecnico di Torino, l’Istituto Superiore Mario Boella di Torino e la cooperativa CRESCo. Inoltre un’attenzione particolare è stata posta al coinvolgimento attivo degli attori locali (istituzioni, associazioni, etc) nell’ottica di inluire positivamente sulla percezione di tale patrimonio da parte della comunità, premessa indispensabile per la valorizzazione e lo sviluppo economico del territorio. Il presente volume, esito della collaborazione di In-Cul.Tu.Re. con l’IBAM-CNR di Lecce e con il Comune di Zollino, racconta i risultati del percorso di ricerca multidisciplinare che ha avuto come oggetto i sistemi di raccolta d’acqua piovana presenti a Zollino e costituiti da pozzelle e cisterne, elementi caratteristici dell’architettura rurale ed espressione della storia e della cultura del territorio indagato. In particolare si è ritenuto eicace prendere in considerazione e confrontare i tre sistemi di approvvigionamento idrico di Zollino: le Pozzelle di Pirro, le Pozzelle di Apigliano e le Cisterne di Masseria Gloria. Lo studio condotto ha avuto lo scopo di aggiornare il quadro conoscitivo di base, creando uno strumento funzionale alla pianiicazione di futuri interventi di recupero, manutenzione e valorizzazione dei siti. Il confronto continuo con l’amministrazione comunale e i fondamentali scambi con i cittadini hanno contraddistinto tutto il percorso di ricerca, che è diventato occasione di arricchimento umano e di scoperta del forte legame tra la comunità e questi beni, che, anche se privati della loro funzione legata all’approvvigionamento dell’acqua, hanno mantenuto il loro valore identitario e simbolico e vengono ricordati come luoghi di socialità. La componente partecipativa è diventata dunque uno strumento imprenscindibile per il recupero della memoria storicaeperlacostruzionediunabaseconoscitivafondataanchesuisaperinonesperti,unaguidachehaconsentito di direzionare in maniera mirata le indagini. Il dialogo con la popolazione locale è stato instaurato attraverso la realizzazione di incontri pubblici e presentazioni, attraverso la partecipazione ad appuntamenti importanti per la * Parco Archeologico di Apigliano (Martano), Chiesa di San Francesco (Martignano), Pozzelle di Pirro, Pozzelle di Apigliano e Cisterne di Masseria Gloria (Zollino), Cripta di San Sebastiano (Sternatia), Chiesa della Madonna degli Angeli (Sternatia), Castello De Gualtieriis (Castrignano Dei Greci), Molino Coratelli (Corigliano d’Otranto), Piazza San Giorgio (Melpignano), Chiesa di San Biagio e suo intorno (Calimera/Melendugno), Chiesa di Santo Stefano (Soleto), l’Attività estrattiva e la produzione ittile nel tempo a Cutroiano (Cutroiano), Soleto archeologica (Soleto). APPENDICE 119 TAVOLE Tavola 1 - Area delle pozzelle di Pirro: il recupero della memoria storica Tavola 2 - Area delle pozzelle di Pirro: analisi e localizzazione di dettaglio delle trasformazioni Tavola 3 - Area delle pozzelle di Pirro: analisi morfologica sulle strutture fuori terra Tavola 4 - Area delle pozzelle di Pirro: analisi visiva e interpretazione delle strutture ipogee Tavola 5 - Area delle pozzelle di Pirro: restituzione delle misure del fondo reale e del livello delle acque Tavola 6 - Area delle pozzelle di Apigliano: risultati della ricerca archeologica
  • 5. − 7 − comunità come la Fiera di San Giovanni e durante tutte le attività di ricerca sul campo. Le stesse occasioni sono state momento di restituzione ai cittadini dei risultati via via raggiunti dal team di ricerca: ulteriori opportunità, anche informali, di scambio e confronto. Inoltre le attività di ricerca realizzate sono state programmate per rispondere a reali esigenze manifestate dall’amministrazione comunale per la gestione e il recupero di tali beni culturali. A titolo di esempio, per le pozzelle di Apigliano è stato fornito è stato fornito il primo rilievo topograico e fotogrammetrico successivo ai lavori eseguiti sul sito per la realizzazione del parco archeologico. La pubblicazione ofre nel testo di G. Carluccio informazioni sul contesto storico, la difusione sul territorio delle pozzelle e una raccolta dei principali studi sinora condotti sul tema (v. contributo Pozzelle e altri sistemi di raccolta delle acque: analisi del contesto storico e territoriale di G. Carluccio), mentre il complesso programma diagnostico messo in atto da In-Cul.Tu.Re. in collaborazione con l’IBAM-CNR di Lecce si sviluppa nei successivi contributi, a partire dalla restituzione sintetica e dalla rappresentazione dei dati raccolti (v. contributo Il Progetto In-Cul.Tu.Re. e le Pozzelle di Zollino: un percorso di ricerca per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione di P. Durante et al.). Questo processo, diferenziato per le tre aree indagate in base agli obiettivi e alle condizioni di fattibilità, è partito dalla realizzazione di rilievi ad altissima risoluzione eseguiti con laser scanner, tecniche image-based e fotogrammetriche che hanno permesso di mappare lo stato di fatto dei luoghi e dare una prima, indispensabile base cartograica e tecnica per la restituzione dei risultati. Si è realizzato per la prima volta il rilievo interno di una pozzella con successiva modellazione 3d, utile ai ini dello studio dell’intero sistema di raccolta dell’acqua e come strumento divulgativo (v. contributo Rilievo e restituzione graica delle aree delle pozzelle di Pirro e di Apigliano di I. Ferrari et al.). Indagini geologiche, geoisiche, di caratterizzazione dei materiali, ispezioni speleologiche hanno permesso di porre le basi per la ricostruzione dei modelli geologici e idrogeologici delle aree (v. contributi: Le pozzelle di Zollino: uno studio geoidromorfologico e di caratterizzazione dei materiali e delle tecniche costruttive di G. Quarta; Le indagini geoisiche presso le pozzelle di Pirro e Apigliano di G. Leucci et al.). Il volume si arricchisce inoltre di un contributo sulle recenti ricerche archeologiche che hanno avuto luogo presso le pozzelle di Apigliano, in occasione dei lavori per la realizzazione di un nuovo percorso di visita (v. Contributo sulle attività di ricerca archeologica efettuate durante la realizzazione del “Parco Archeologico delle Pozzelle di Apigliano” di F. Esposito et al.). Alla luce della ricchezza delle suggestioni e dei contributi raccolti durante il processo di ricerca sul campo, si precisa che il terreno di indagine è fertile ed ancora tutto da esplorare: sono state volutamente presentate ipotesi diverse sul funzionamento dei sistemi di raccolta delle acque, nell’intenzione di mantenere vivo lo stimolo alla futura dialettica e ad un più approfondito confronto tra discipline diverse, auspicando l’ampliamento delle ricerche anche ad altri contesti aini. Pertanto si vuole considerare la presente pubblicazione nongià come un punto di arrivo nello studio delle Pozzelle e dei sistemi di approvvigionamento idrico caratteristici del territorio della Grecìa Salentina, bensì come un punto di partenza per ulteriori futuri sviluppi. Francesco De Matteis Lavinia Donateo Paola Durante Soia Giammaruco Gabriele Miceli Gabriele Montinaro Maria Federica Stifani Soggetti attuatori In-Cul.Tu.Re. (pag. precedente) Zollino, pozzelle di Pirro: ortofoto ad alta risoluzione (a cura di F. Gabellone, I. Ferrari, F. Giuri, ITLab - IBAM-CNR di Lecce).
  • 6. − 9 − Non saprei dire quante decine e decine di volte, quasi senza pensarci, mi sono afacciato e specchiato nell'acqua limpida presente nelle pozzelle. Un gesto naturale, dettato dalla curiosità o forse da un innato istinto di guardare cosa c'è dentro il pozzo che ci troviamo davanti, di sporgerci, anche se con un po' di precauzione, per vedere giù verso il fondo. Ho visto la mia immagine rilessa nei pozzi diventare man mano più adulta, con il passare degli anni, sino a qualche giorno fa quando ho guardato dentro per l'ennesima volta. Era un gesto consueto per i tanti frequentatori dell'area, tra una partitella di calcio e l'altra, magari tra il pas- saggio di una vettura e la successiva durante il mitico Rally del Salento che girava intorno all'ovale delle pozzelle di Pirro, o durante una serata tra amici passata a guardare le stelle con una birra e un panino in mano. Le pozzelle sono sempre state un luogo in cui succedeva qualcosa, in cui la gente si incontrava e sostava, un luogo sociale, di lavoro ma anche di svago, di divertimento (anche il primo campo di calcio di Zollino è stato realizzato proprio a ridosso delle pozzelle, Figg. 2, 3). Non ricordo di aver mai trovato i pozzi asciutti, anche in piena estate. Fino a qualche anno fa non avevo mai rilet- tuto sul miracolo della conservazione dell'acqua anche durante i mesi caldi, su quello che quell'area aveva rappre- sentato ino a pochi decenni prima per il nostro paese e per i viandanti. Chissà quanti prima di noi, nei secoli passati, si sono specchiati in quei pozzi, per tirare su, a fatica, secchi pieni di acqua per abbeverare il bestiame di passaggio verso i pascoli, oppure per irrigare i fondi vicini quando le cisterne private erano a secco, o per lavarsi le mani e bere un sorso di acqua fresca prima di ricominciare a lavorare con fatica i campi. Intorno a quei pozzi tutto è cambiato: il paesaggio, le costruzioni, l'economia, le abitudini, la lingua e la cultura, i riti. Solo i pozzi sono rimasti intatti nei secoli. Una metodologia costruttiva che ha resistito ai progressi della tec- nica, alla sete di modernità che ha portato alla devastazione degli ambienti urbani preesistenti. Assieme ai menhir e al dolmen, le pozzelle sono senza dubbio la testimonianza più antica che Zollino possa oggi osservare e vantare. Non è un caso, credo, che proprio nell'area delle pozzelle di Pirro erano presenti sia un menhir che un curioso monolite ritenuto dal De Giorgi essere un bethel, purtroppo oggi non più esistenti (Fig. 1). Da sempre l'uomo ha avuto la necessità di insediarsi laddove era presente una fonte di acqua: nei pressi di un iume o di un lago, accanto ad una sorgente o dove riusciva attraverso opere di ingegneria idraulica a portare l'acqua, attraverso canali, dighe, acquedotti, scavando pozzi per raggiungere la falda, o raccogliendo l'acqua piovana in cisterne, ecc. Ta freata: il miracolo della conservazione dell’acqua in una “terra assetata”* Antonio Chiga** * Terra assetata è il titolo di un articolo di Giuseppe Palumbo apparso nella rivista “Varietas” n. 183 nel 1919. ** Sindaco pro tempore di Zollino. 1. Zollino, Menhir Pozzelle ed un curioso monolito (Ph. Giuseppe Palumbo, 1908, Fondo Giuseppe Chiriatti - Biblioteca Comunale "Maniglio").
  • 7. − 10 − − 11 − Mentreinalcuniterritorisalentini(peres.Maglie) le falde freatiche si trovano a poche decine di metri di profondità, nel territorio della Grecìa Salentina esse si trovano a oltre 100 metri dal livello del suolo. Era impossibile, quindi, sino a qualche decennio fa im- maginare di realizzare senza l'uso di mezzi meccanici simili perforazioni. L'unico modo per assicurarsi la giusta riserva idrica era quello di riuscire a conser- vare l'acqua piovana. È sulla base di questa necessità che i nostri antenati si sono adoperati per progettare e costruire un sistema apparentemente semplice ma allo stesso tempo molto eicace, un rainato esempio di architettura rurale, capace di sfruttare al meglio la conformazione e le proprietà del terreno e la sapienza nell’uso della pietra locale. Le pozzelle sono, a mio avviso, assieme alla lingua e cultura grica, il bene culturale più caratteristico dei centri ellenofoni salentini, sebbene ormai scompar- se in diversi paesi o mal conservate. Possono esse- re considerate come un simbolo della civiltà da cui hanno tratto origine. Esse sono più nello speciico un bene culturale etnograico: non si distinguono per il loro pregio artistico ma per il valore funzionale, sto- rico e di testimonianza. È evidente, infatti, che sono state ideate per far fronte ad un bisogno oggettivo della comunità e che sono essenzialmente il perno di un sistema di vita contadino e rurale. Proprio per la loro funzionalità, le popolazioni locali si sono preoccupate di conservarle in buono stato nei secoli. Il progressivo venir meno della loro utilità, soprattutto dopo la costruzione dell’imponente Acquedotto Pugliese, la conseguente mancanza di manutenzione continua e la disponibi- lità di maestranze competenti, ha messo quindi a ri- schio la loro stessa sopravvivenza. Basti pensare che in poco più di un secolo sono andate perdute più di trenta pozzelle, e di queste la maggior parte dal 1980 in poi. Per fortuna questa tendenza è stata contrastata negli ultimi anni dall’amministrazione comunale con un tentativo di salvaguardia e valorizzazione di quel- le ancora presenti. Mancava, però, una conoscenza scientiica e tec- nica adeguata per realizzare interventi risolutivi di restauro conservativo sulle strutture. Ecco perché ho salutato con grande entusiamo, dapprima da Assessore alla Cultura e poi da Sindaco, il progetto ambizioso degli amici di In-Cul.Tu.Re., condividendo con loro, da subito e senza esitazioni, l’opportunità di indagare a fondo proprio le pozzelle rispetto ad altri beni architettonici presenti in paese. Oggi, grazie ad oltre due anni di studi e ricerche efettuate con tecnologie e metodologie avanzate, e con grande passione, solo in minima parte illustrate in questa pubblicazione, disponiamo di un patrimonio informativo inedito e notevole che ci consentirà di elaborare e sottoporre a inanziamento, inalmente, progetti di recupero e conserva- zione adeguati e innovativi. Rispetto all’origine storica delle pozzelle non mi risultano studi che siano stati in grado di dimostrare l'esatta epoca in cui sono state concepite e costruite. Sino ad ora gli studiosi hanno solo avanzato delle ipotesi non poten- do disporre di elementi oggettivi raccolti nel corso di campagne archeologiche speciiche. Diversi hanno ritenuto che le pozzelle fossero state realizzate nel XVII secolo, cioè nel momento in cui il Salento era interessato da una consistente crescita demograica, con l'obiettivo di incrementare l'agricoltura e la pastorizia e far fronte al maggior fabbisogno idrico delle popolazioni. Personalmente non sono mai stato persuaso da questa teoria. Già le evidenze disponibili nei documenti di archivio ci consentono di retrodatare la loro ediicazione. Consultando la Santa visita del 1608 eseguita dall'Ill.mo et Rev.mo D.no Lucio Morra, infatti, si incontrano nelle descrizioni dei toponimi che inequivocabilmente attestano l'esistenza delle pozzelle a Zollino già nei primissimi anni del secolo XVII e che quindi verosimilmente esse siano state realizzate quanto meno nel secolo precedente. Si legge: “Puzzi di Apigliano”, “...nelle pertinenze delli Puzzi nel feudo di Zollino” e “...alle pertinenze delle cisterne feudo di Zollino”. Questi riferimenti sono attribuibili ai tre siti di pozzelle oggi ancora presenti in paese: ossia i Pozzi di Apigliano, le Pozzelle di Pirro e le Cisterne di Masseria Gloria. Di recente, nel corso di un importante intervento di valorizzazione dei Pozzi di Apigliano, realizzato sotto l’at- tenta e qualiicata sorveglianza archeologica del dott. Francesco Esposito e della dott.ssa Barbara Vetrugno, è stato possibile raccogliere numerosi reperti ceramici e nuovi elementi che ci consentono di mettere in relazione questo sito di pozzelle con il vicino villaggio di Apigliano e, quindi, di ipotizzare una frequentazione dell’area già a partire dall’età bizantina. Passando al valore di testimonianza che hanno le pozzelle come bene culturale etnograico vorrei qui evidenziare un aspetto a volte trascurato, e cioè la proprietà pubblica di tutti e tre i siti presenti nel territorio di Zollino. Segno della consapevolezza della necessità di mantenere il controllo pubblico sulla risorsa più importante per l'uomo, in linea con tutte le battaglie che oggi si fanno a difesa dell'Acqua Bene Comune, in quanto tale non privatizzabile. Mi è capitato di rilettere su questo aspetto mentre mi trovavo immerso nelle acque calde delle terme di Satur- nia in Toscana. Un luogo magico che da millenni è pubblico, quasi autogestito dai frequentatori e per questo ben conservato e rispettato. La stessa cosa è successa per le nostre pozzelle. Sappiamo, come ci racconta l'architetto Andrea Cappello nella sua imponente monograia dedicata a Zollino, che: “per l'approvvigionamento idrico nacquero spesso delle con- testazioni o delle controversie giudiziarie come quella tra l'Università di Zollino e il Barone Nicolò Comi nel ‘700 e, ancora, tra il Comune di Zollino e i massari della Masseria di Apigliano nei primi anni del ‘900. Al ine di disci- plinare e regolare l'utilizzo dei pozzi e l'uso dell'acqua si eseguirono vari atti notarili e deliberazioni del Pubblico Parlamento di Zollino.” Esse non sono andate distrutte o perdute, quindi, sia perché nei secoli in cui sono state utilizzate vi era per così dire un controllo sociale difuso che ne impediva il danneggiamento o la distruzione e sia perché gli amministratori del tempo ne hanno difeso il carattere comunitario. Il nostro dovere, allora, è quello di continuare a prendercene cura con amore e di trasmettere alle future gene- razioni la memoria e il valore sociale e culturale di questi luoghi. Un sincero ringraziamento va a tutti coloro che hanno lavorato con grande passione nell’ambito del progetto In-Cul.Tu.Re, agli autori degli altri interessanti contributi che arricchiscono questa attesa pubblicazione, e ai tanti nostri concittadini che continuano a raccontare, con gli occhi lucidi, vicende, episodi, leggende legate alla magia e alla bellezza delle nostre pozzelle. 2, 3. Zollino, campo di calcio sull'attuale sito delle Pozzelle di Pirro (1958 - 1961).
  • 9. − 15 − 1. Castrignano dei Greci, Parco delle pozzelle, adduzione delle acque (Ph. G. Carluccio, 2011). Fin dalla preistoria, l’uomo non ha mai potuto fare a meno dell’elemento primario vitale per la sua esistenza, cioè l’acqua; in qualsiasi insediamento umano nel corso della storia si è posto il problema dell’approvvigionamento idrico per usi alimentari e igienici e l’idrograia è stato uno dei fattori determinanti nei processi insediativi, assieme alla struttura geologica del terreno ed ai fattori climatici, oltre naturalmente alle cause di ordine storico. Molto probabilmente una delle ragioni che ha prodotto l’accentramento della popolazione salentina in piccoli insediamenti ravvicinati è stata proprio la presenza di una falda acquifera piuttosto povera e di lento rifornimento; per questo, per evitare l’esaurirsi dei pochi pozzi a disposizione, la popolazione ha evitato di concentrare le abitazioni in uno stesso sito, dando luogo in tal modo, alla nascita di centri urbani molto piccoli e vicinissimi tra loro. Dunque in mancanza di acque supericiali e nell’impossibilità di attingere alla falda freatica, sempre molto profonda, gli abitanti hanno stabilito i loro insediamenti in prossimità di avvallamenti del terreno, dove le acque piovane, per la particolare struttura del suolo, non si disperdevano facilmente. Le popolazioni hanno quindi cercato di conservare queste acque per evitarne l’evaporazione durante i mesi estivi, prestando attenzione anche a proteggere l’acqua dalla contaminazione degli animali o da altri agenti esterni (A. Costantini, 1988). Ecco dunque la nascita delle cosiddette “pozzelle” o “pozzi dei laghi”, piuttosto difuse nel Salento; infatti, dall’osservazione attenta della cartograia in scala 1:25.000 dell’Istituto Geograico Militare Italiano, notiamo come nel territorio salentino si registrino spesso, tra gli altri, i toponimi: “lago” (es. “lago capraro”, “lago mandriano”, “lago rosso” ecc.) e “paduli”, per indicare le zone paludose.  Quella delle pozzelle è un’espressione remota dell’architettura ipogea, ma al momento non esiste per loro una datazione sicura, anche se il sistema di scavare dei pozzi sul fondo di depressioni d’origine carsica sembrerebbe risalire ad epoche antiche. Lo stesso André Guillou, studioso della civiltà bizantina, è un convinto assertore dell’antichità di queste testimonianze, ascrivibili secondo una tradizione storiograica, per molti versi ancora accettata, all’età bizantina (A. Guillou, 1977). In una delle nostre città messapiche più indagate, Vaste, esisteva un “lacus”, grande bacino per la raccolta a cielo aperto delle acque meteoriche, che fungeva da riserva idrica, come risulta dalle indagini del prof. Francesco D’Andria e della sua équipe. Nella stessa Vaste sono comunque molto frequenti le cisterne private, di modeste dimensioni e di solito scavate all’interno dei cortili privati o comuni, se non sono scavate addirittura sotto l’abitazione e accessibili dall’interno della stessa o dalla strada mediante una inestrella aperta nello spessore del muro. Pozzelle e altri sistemi di raccolta delle acque: analisi del contesto storico e territoriale1 Gianni Carluccio Introduzione 1 I contenuti di seguito esposti sono tratti dall’intervento curato dall’Ing. Gianni Carluccio "Pozzi di Pirro, Pozzi di Apigliano e Cisterne Masseria Gloria" per l’iniziativa "Grecìa Salentina – Luoghi d’acqua" (20 - 21 Ottobre 2012) realizzata da Nuova Messapia e dal Club Unesco di Zollino, con la collaborazione dell’Associazione H2O ed il patrocinio di Università del Salento Disteba, e dei Comuni di Soleto e Zollino.
  • 10. − 16 − − 17 − Le pozzelle Queste antiche costruzioni, generalmente profonde dai tre ai sei metri, erano realizzate in corrisponden- za di depressioni naturali del terreno, dette “doline”, abbondantemente ricoperte di “terra rossa” (prodot- to residuale della dissoluzione dei calcari cretacei) e rivestite con pietrame a secco a cerchi concentri- ci, che si restringevano verso l’alto; nella parte più alta veniva posto un blocco di pietra leccese, con al centro un foro, che costituiva la bocca della cisterna; sui lati inoltre si ricavavano delle strette fessure che servivano a convogliare l’acqua piovana all’interno delle pozzelle (Fig. 1). Questi singolari monumenti, interessante esem- pio di adattamento dell’uomo all’ambiente, sono stati inizialmente studiati dal medico e geologo salentino Cosimo De Giorgi, che ci ha lasciato una descrizio- ne dettagliata riguardo alla loro tecnica costruttiva (C. De Giorgi, 1872): «Se in un terreno costituito da strati relativamente permeabili, si pratica uno scavo e le pareti si circondano di muratura composta di pietre iltranti e il fondo si copre di argilla o bitume o altre sostanze impermeabili, allora le acque piovane si ver- ranno a raccogliere e depositare negli strati inferiori e dureranno un tempo abbastanza lungo. Nel caso delle pozzelle lo strato permeabile è costituito dalla rozza muratura e dalle marne ferruginose, lo strato imper- meabile è formato dalle argille. Ho voluto osservare da vicino codeste costruzioni in quelle pozzelle nel- le quali l’acqua raggiungeva un livello relativamente inferiore. Le volte sono costituite di pietre informi di 2.SezionediunapozzelladaunmanoscrittoineditodiC.DeGiorgi,“BibliotecaProvincialeN.Bernardini”,Lecce(A.Costantini,1988). leccese bastardo e di calcare compatto disposte le une sulle altre senza cemento a mo’ delle pareti dei muri che delimitano e circondano i fondi rustici, e così dal- la base ino alla bocca del pozzo». Più recentemente lo studioso Benito Spano scrive: «le acque piovane, trattenute dal rivestimento super- iciale di terra rossa, vengono poi lentamente iltrate sino al fondo delle pozzelle, dove un interstrato ar- gilloso ne impedisce la dispersione nella circolazione carsica sotterranea» (B. Spano, 1965). Lo stesso autore riferisce ancora che l’utilizzo delle pozzelle era demandato alle classi più povere, in quan- to «le famiglie più facoltose potevano ben disporre al- trove di una propria, esclusiva fonte di approvvigiona- mento (una cisterna domestica, segnatamente)». Da segnalare tra i contributi più interessanti so- prattutto quello del noto studioso salentino, Antonio Costantini, che ha recuperato anche alcuni importanti disegni inediti di Cosimo De Giorgi (Figg. 2, 3). Si può in deinitiva afermare che le pozzelle rap- presentano un sistema ingegnoso di approvvigio- namento dell’acqua, che si è protratto soprattutto in quelle aree che maggiormente hanno risentito dell’i- solamento e dove la gente è rimasta legata ai modi più antichi di sfruttamento e di utilizzazione del suolo, come nell’area della cosiddetta Grecìa Salentina. 3. Sezione ricostruttiva di una pozzella (A. Costantini, 1988). Le pozzelle della Grecìa Salentina Nel Salento si rinvengono numerosi gruppi di poz- zelle, soprattutto nei paesi della Grecìa Salentina: Castrignano dei Greci, Zollino, Martignano, Soleto, Corigliano d’Otranto, Sternatia e Martano (in que- sti ultimi centri sono state purtroppo interrate); non mancano, comunque, altri esempi come a Galugnano, San Cesario di Lecce, Melendugno, Caprarica, Carpi- gnano Salentino, Sogliano e altri centri del sud Salen- to come Specchia Gallone, Ortelle, Miggiano, Depres- sa, Corsano, Felline, Patù ecc.; inoltre, ad un attento esame dei documenti d’archivio, risultano spesso altre presenze di pozzelle, oggi non più esistenti: è il caso, ad esempio, di Copertino, dove un documento del 1852 testimonia l’esistenza di un “largo pozzel- le”: «Decreto permettente al comune di Copertino in Terra d’Otranto di alienare senza lo sperimento delle subaste in pro del Signor Bonaventura Calcagnile un pezzo di suolo pubblico nel largo delle così dette Poz- zelle, della estensione supericiale di palmi quadrati millesettecentosedici pari a canne quadrate ventisei
  • 11. − 18 − − 19 − e tre quarti, mediante il prezzo di ducati quaranta, e serbate le condizioni tutte stabilite dal decurionato nella sua deliberazione de’ 24 di aprile 1852, ritenu- te dal Consiglio d’Intendenza col suo avviso de’ 7 di maggio ultimo. (Napoli, 7 Luglio 1852)». Da Giacomo Arditi, che scrive nel 1879-85, ap- prendiamo inoltre, a proposito di Martano: «l’acqua tutta piovana principalmente riposta nel luogo su- burbano appellato Pozzelle dov’esistono 100 cisterne disposte in ordine, ciascuna col nome della famiglia che la fece, e cui serve» (G. Arditi, 1979). Purtroppo oggi queste pozzelle, come già detto, non esistono più; al loro posto e nello stesso luogo esiste un’omonima piazza (Figg. 4, 5). Lo stesso Arditi ci dice ancora che Martignano ha «ottime acque distillate e iltrate nel bolo sotterraneo in 72 pozzi esistenti nel luogo appellato pozzelle, pro- fonde un 5 in 6 metri». Inoltre, come testimoniano le vecchie foto di Giu- seppe Palumbo, le popolazioni di Zollino e Martigna- no, almeno ino agli anni ‘30, si recavano alle pozzelle per attingere acqua. Negli ultimi anni si è cercato di salvaguardare queste aree di interesse paesaggistico con interventi mirati alla loro conservazione, anche se purtroppo non sempre si è operato correttamente. Parchi delle pozzelle esistono a Castrignano dei Greci, Martigna- no e Zollino. IlParcodellePozzelleaCastrignanodeiGreci La dolina, ospitante un centinaio di piccoli pozzi, è oggi un parco attrezzato, esteso per quasi un ettaro, posto nelle immediate vicinanze del centro storico. Sulle pozzelle esistenti è facile scorgere i solchi lasciati dalle catene e dalle funi che per secoli hanno sollevato i secchi per l’acqua o gli incavi circolari per poggiarvi le brocche. Accanto ai pozzi si trovano inoltre alcune pile in pietra, utilizzate un tempo per abbeverare i cavalli o il gregge. Su alcuni dei pozzi si possono anche osservare delle lettere incise. I toponimi legati alle pozzelle sono molto difusi nella zona ed è anche interessante notare che il numero attuale delle pozzelle protette si avvici- na al numero di quelle che si possono contare (sono esattamente 100) in una cartolina illustrata della col- lezione di Aduino Sabato, viaggiata nel 1923 (Fig. 6). 4. Martano, Area delle Pozzelle in una foto storica di G. Palumbo (I. Laudisa, 2010). 5. Martano, Planimetria del “bacino delle pozzelle”, da un manoscritto di C. De Giorgi, “Biblioteca Provinciale N. Bernardini”, Lecce (A. Costantini, 1988).
  • 12. − 20 − − 21 − Il Parco delle Pozzelle a Martignano Alla periferia del centro abitato di Martignano, nel cuore della Grecìa Salentina,  in un avvallamento del terreno sull’antica via per Calimera, si apre il Parco delle Pozzelle che ospitava 72 pozzi (oggi il numero è inferiore), detti di San Pantaleo dagli abitanti del luo- go (Fig. 7). Frutto forse dell’ingegno delle popolazioni bizantine stanziate nel Salento tra l’VIII e l’XI sec., le pozzelle di Martignano hanno avuto recentemente un consolidamento statico che ne rende possibile la conservazione, anche se una discutibile pavimenta- zione con substrato cementizio, estesa su tutta l’area, ha stravolto il funzionamento idrogeologico del com- plesso ipogeo (Fig. 8). Sulle pozzelle di Martignano ha scritto Rafaele Congedo, che ha pubblicato anche qualche vecchia immagine. Anche su queste pozzelle sono presenti alcune incisioni e delle croci piuttosto evidenti. 6. Castrignano dei Greci, Largo Pozzelle, cartolina dei primi anni ’20 (A. Sabato, 1993). Le pozzelle di Zollino Le pozzelle di Zollino, situate nell’omonima contrada a Nord-Est del paese, sono delle particolari cisterne (in grico “ta freata”, cioè “i pozzi”), costruite con pie- tre informi in un avvallamento naturale coperto dal bolo o terra rossa giacente su una formazione di cal- care compatto; le stesse non sono collegate tra di loro e sono alimentate esclusivamente dalle acque meteori- che, in una zona caratterizzata da una falda acquifera profonda e quindi diicilmente raggiungibile (Fig. 9). Questi pozzi, conosciuti dagli abitanti del luogo con il nome suggestivo di Pozzi di Pirro, in origine erano più di 70, oggi invece se ne individuano una quarantina su una supericie di circa un ettaro; un tempo ogni singolo pozzo aveva un proprio nome, come ricordano gli abitanti del luogo: lipuneddha (vol- pe), scordari (aglio), pila (lavatoio), ecc. Scrive Andrea Cappello nel suo volume Zollino: «Una questione certamente importante per Zollino 7. Martignano, le pozzelle in una foto storica di G. Palumbo (I. Laudisa, 2010). 8. Martignano, le pozzelle (Ph. G. Carluccio, 2011).
  • 13. − 22 − − 23 − era la manutenzione dei “pozzi” di proprietà comu- nale: vere e proprie cisterne ricavate nel terreno na- turale, che servivano per l’approvvigionamento idrico dell’intera popolazione sin dai tempi “più passati”» (A. Cappello, 1999). Nel comune di Zollino, oltre alla contrada Puzzel- le esistevano dei depositi naturali d’acqua anche nelle contrade Apigliano e Cisterne; i pozzi furono riportati nel Catasto Terreni del Comune in dal suo impianto (1808) ed accatastati al Comune medesimo. Da una delibera dell’aprile del 1885 apprendiamo sia l’importanza di queste pozzelle sia la situazione inanziaria in cui versava Zollino: «È ben noto alle SS.LL. in quale cattivissimo stato di manutenzione trovansi i pozzi di proprietà comunale, in numero di oltre 70 e i danni positivi prodotti ai medesimi dalle copiosissime acque cadute nello scorso inverno». Conosciamo anche una Pianta delle puzzelle di Zollino del 1843 (Fig. 10), a irma dell’Ing. Giuseppe Danese, tratta dall’Archivio Storico Comunale di Zol- lino (A. Cappello, 1999). Oltre al nucleo principale nel Largo Pozzelle, esi- stono quindi nel territorio di Zollino altri due siste- mi di raccolta delle acque (Fig. 11). Il primo si trova in contrada Cisterne, esteso circa 1000 mq, nei pressi della Masseria Gloria e consiste in una serie di cister- ne, diferenti come tipologia da quelle già esaminate, scavate nella roccia, ricoperte di lastroni monolitici; su una delle vere è incisa, come spesso succede, una croce piuttosto evidente. Il secondo si trova in con- trada Apigliano e si estende su una supericie di circa 3000 mq; questo singolare e afascinante luogo si trova a est del paese, nei pressi dell’omonimo insediamento bizantino, ricordato anche nei diplomi Normanni e appartenente a Tancredi, Conte di Lecce, recentemen- te indagato dal punto di vista archeologico dall’équipe del Prof. Paul Arthur. Sulla facciata della Chiesa di San Lorenzo ad Api- gliano è presente un’iscrizione in greco datata 1582, che è  una delle più tarde ritrovate nel Salento, così come pure, sempre ad Apigliano, è stata ritrovata quella che forse è la più antica iscrizione bizantina da- tata di Terra d’Otranto: 828-829.  Purtroppo non è facile pronunciarsi sull’origine di 9. Zollino, pozzelle di Pirro (Ph. G. Carluccio, 2012). 10. Pianta delle puzzelle di Zollino del 1843, a irma dell’Ing. Giuseppe Danese, Archivio Storico Comunale di Zollino (A. Cappello, 1999).
  • 14. − 24 − − 25 − queste che sono le più antiche cisterne del territorio di Zollino (citate anche nel Catasto Onciario di Martano del 1746), che, a diferenza delle altre, si aprono in un terreno roccioso, come ha giustamente osservato lo studioso Silvano Palamà, che ha ritrovato nei pressi alcuni frammenti ceramici che farebbero risalire la frequentazione dell’area al IV sec. a.C.; dunque queste particolari pozzelle di Apigliano potrebbero essere coeve o addirittura preesistenti all’insediamento bizantino (Silvano Palamà le data all’inizio del VII sec. d.C.).  Scrive Marisa Tinelli, sulla scorta delle indicazioni dello stesso Palamà: «una sezione ricostruttiva mostra come l’acqua sia stata raccolta attraverso due perfo- razioni verticali che raggiungevano una cavità sotter- ranea di origine naturale.  L’acqua meteorica si rac- coglieva nel deposito naturale in parte grazie all’alto grado di permeabilità del substrato geologico formato da marne ferruginose, in parte attraverso canalette di convogliamento scavate nella roccia; la parte imper- meabile sul fondo era costituita dal banco argilloso naturale; una sorta di vera circolare era posizionata all’imboccatura». Ritornando al gruppo più numeroso di pozzelle, conosciute come Pozzi di Pirro, alla periferia Nord- Est del paese, c’è da segnalare un uguale toponimo nel territorio compreso tra Castellana e Alberobel- lo, all’interno del cosiddetto Canale di Pirro. Scrive a questo proposito Franco Anelli: «L’ambizioso re dell’Epiro pare non c’entri per nulla nel nome di una vasta depressione, tipicamente carsica fra i territori di Castellana e Alberobello, localmente nota col nome di “Canale di Pirro”, un autentico polje, di cui è ricco d’e- sempi il Carso dinarico; è un vallone dal fondo piano, nel quale si aprono innumeri bocche assorbenti, al- cune tuttora aperte, altre mascherate da una coltre di terra rossa e di bolo, che smaltiscono in pochi giorni le acque delle precipitazioni che qui si raccolgono nelle eccezionali giornate piovose autunnali e primaverili. Il nome deriva da quello di Canale delle Pile, come è ricordato in una pergamena del 1081, forse dalle nu- merose cisterne scavate nei depositi eluviali del fondo ed emergenti in supericie con bocche circolari di con- ci calcarei » (F. Anelli, 1962). Ancora a proposito del nome Pirro, c’è da ricorda- re anche che la Torre del Parco di Ugento, che risale 11. Schizzi e appunti sulle tre aree di cisterne e pozzelle di Zollino, Ing. G. Carluccio, 1982. alla ine del ‘300, situata a sud-est dell’abitato, in anti- chi documenti è chiamata anche Palombaro di Pirro. Questa colombaia sorgeva nel grande Parco della fa- miglia del Balzo ed era precisamente di proprietà di Pirro del Balzo, Conte di Castro e fratello di Aghel- berto del Balzo Conte di Ugento, fautore della famosa congiura dei baroni a Napoli. Dunque si può pensare che il nome, come per Ugento, possa avere lo stesso riferimento storico, essendo Zollino appartenuto alla Contea di Soleto, che era sotto i d’Enghien e Del Bal- zo Orsini (in particolare dalla successione feudale del casale, come risulta da un manoscritto del gen.le Car- melo Sigliuzzo, risulta feudatario Pirro d’Enghien dal 1378 al 1383, seguito da Maria d’Enghien e dal iglio Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, ino al 1463). Il Parco delle Pozzelle a Zollino Per quanto riguarda il Comune di Zollino il nucleo principale delle pozzelle, situato nel Largo Pozzelle è stato recuperato grazie al P.I.C. INTERREG IIIA GRECIA– ITALIA, a partire dal 2009; nelle immedia- te pertinenze, inoltre, si è creata un’area adibita a so- sta camper, qualiicando il Comune di Zollino come “Amico del Turismo Itinerante”. Queste pozzelle, antico luogo di ritrovo delle genti salentine, assurgono oggi a simbolo di incontro e di pace fra i popoli e ci si augura che possano diventare “Monumento Messaggero di Pace” nel segno dell’UNESCO, che ha visto proprio a Zollino il sorgere di un nuovo Club, del quale lo scrivente è stato uno dei Soci Fondatori. Diffusione delle pozzelle nel territorio pugliese Le pozzelle sono difuse in vari luoghi del territorio pugliese,mentreiltoponimosiriscontraanchealtrove, in Italia. Per restare nel nord Salento, segnaliamo la presenza di una Torre cinquecentesca, nella Marina di Ostuni (BR), detta appunto “Torre Pozzelle”, che igurava nella cartograia e nei documenti antichi già dal 1597, con l’indicazione di “Torre di Puzelle” o “de Puzzelli”. 12. Conversano, Lago di Sassano (Ph. G. Carluccio, 2011).
  • 15. − 26 − − 27 − Ma ben più interessanti e numerose sono le attestazioni risultanti nella Provincia di Bari, soprattutto a Conversano, ma anche nel limitrofo territorio di Castellana, dove nella dolina “Pozzo Triggiano” (a nord dell’abitato, sulla strada che conduce a Polignano a Mare) si riscontrano alcune pozzelle, molto ben visibili in una vecchia foto pubblicata dallo speleologo e studioso Franco Anelli (F. Anelli, 1962). Il carsismo ha grande importanza nel modella- mento dei caratteri morfologici del territorio di Con- versano e ne costituisce una sua caratteristica tipica. Una delle sue manifestazioni più evidenti è costituita dalla formazione di doline, il cui fondo è spesso rico- perto da uno spesso strato di terra rossa, che essendo impermeabile forma uno specchio d’acqua stagnante che viene detto “laghetto carsico”. Le doline nel territorio di Conversano sono nu- merose e di varia forma, ma solo una decina di esse ospitano dei laghetti carsici; sono i cosiddetti “Laghi di Conversano” che prendono il nome di: Sassano, Ca- stiglione, Iavorra, Petrullo, Padula, San Vito, Vignola, Minuzzi, Agnano e Chienna (la prima menzione nei documenti antichi risale addirittura al 915). La struttura di questi laghi non è quella di uno sta- gno tipico, con uno specchio d’acqua solo supericiale, perché in ogni dolina sono stati scavati dei pozzi che si riempiono con le piogge e formano una riserva d’ac- qua sotterranea perenne. In ogni lago si registra la presenza di più pozzi ino a un massimo di trentuno (Lago di Sassano); essi sono di remota origine, ricavati interamente nella massa di terra rossa accumulata nella dolina e rivestiti da conci di calcare montati a secco, con una forma a campana. Come per le pozzelle salentine, ogni pozzo possie- de un’imboccatura in muratura con un’apertura su- periore utilizzata per il prelievo dell’acqua e diverse aperture laterali, di minori dimensioni, ricavate a ior di terra attraverso cui l’acqua raggiunge l’interno del pozzo. Intorno a queste riserve d’acqua si sono stabi- lite antiche popolazioni, come ad esempio è avvenuto per l’insediamento di Torre di Castiglione. Oggi, dunque, i Laghi di Conversano costituisco- no un prezioso patrimonio storico e naturalistico tu- telato dalla Comunità Europea; infatti ospitano rari esempi di comunità di anibi e rettili acquatici, oltre all’avifauna migratoria e stanziale, di particolare bel- lezza (Fig. 12). Riferimenti bibliografici Collezione delle Leggi e de’ Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie, Anno 1852, n. 3170, Stamperia Reale, Napoli 1852 De Giorgi C., Manoscritto n. 132, conservato presso la “Biblioteca Provinciale N. Bernardini”, Lecce De Giorgi C., Lecce e il suo territorio. 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(a cura di), Dal Canale di Pirro al Canale delle pile tra storia e geograia, Atti del Seminario di studio (Alberobello, 11 luglio 1997), Alberobello 2006 Tinelli M., Le Pozzelle, in Arthur P., Bruno B. (a cura di), Apigliano, un villaggio bizantino e medioevale in Terra d’Otranto, Galatina 2009 Comune di Conversano, Regione Puglia, Assessorato Am- biente – Uicio Parchi, WWF, Delegazione Puglia, Progetto di risanamento dei siti carsici: I Laghi di Con- versano (Progetto coinanziato dalla Comunità Econo- mica Europea, Fondo Europeo di sviluppo regionale – FESR P.O.P. PUGLIA 1884/1999, sottomisura 7.3.9.), Conversano 2009 Laudisa I., Il Salento di Giuseppe Palumbo (1889-1959), Lecce 2010 Ruppi F. (a cura di), I manoscritti di Carmelo Sigliuzzo, Vol. I, Lecce 2010 Sitografia www.geoteca.unisalento.it Papadia P., Sansò P., Le Pozzelle del Salento leccese, con schede relative a Zollino (4), Soleto (2), Castrignano (1), Martignano (1) e Corigliano (1) www.giannicarluccio.it Carluccio G., Le Pozzelle di Zollino, con documentazione graica e fotograica Puglia Rurale, Movimento per il Turismo Rurale Sostenibile della Regione Puglia
  • 16. − 29 − «Sistemi di ritenzione e conservazione dell’acqua, di origini antichissime. Si tratta di rudimentali ma eica- cissimi pozzi ricavati in una depressione naturale del terreno dove solitamente si addensavano le acque pio- vane. Tali depressioni venivano lastricate e rivestite di pietre a secco per evitare la dispersione dell’acqua nel terreno. Sopra il bacino idrico venivano poi costruiti, a cerchi concentrici di pietre a secco che si riducono verso l’alto, dei coni di pietra, rivestiti esteriormente di pietrame e terra. Tale operazione serviva per evitare che il calore del sole favorisse l’evaporazione dell’ac- qua e che il contatto con l’esterno ne pregiudicasse la potabilità». Questa è la deinizione di “pozzelle” ripor- tata nel glossario contenuto nelle Linee guida per il re- cupero, la manutenzione e il riuso dell’edilizia e dei beni rurali, del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale della Puglia (PPTR)1 . Con questo strumento esse sono riconosciute come bene rurale, testimonianza delle tecniche tradizionali sviluppate nel contesto locale per ottimizzare l’uso di un bene prezioso come l’acqua. Attraverso le già citate Linee Guida, il PPTR pro- muove il recupero dell’edilizia rurale della nostra re- gione, con «un’attenzione particolare alla problema- tica del “riuso” e delle destinazioni compatibili con le caratteristiche architettoniche, costruttive, biocli- matiche dei manufatti e del loro intorno paesaggisti- co». Con “recupero” intende l’insieme di attività di «conoscenza, fruizione e promozione del Patrimonio Architettonico Tradizionale Pugliese». Aspetto inno- vativo del Piano è l’attenzione dedicata a tutti quei beni che, come le pozzelle, fanno parte del patrimo- nio culturale “minore”, espressione della «vita mate- riale, sociale, spirituale» e del mondo del lavoro di un determinato territorio, patrimonio spesso sottoinda- gato o non censito, aidato alle cure esclusive della popolazione che lo vive, frequente oggetto di cattive pratiche conservative. Proprio identiicando nella “conoscenza” uno stru- mento imprendiscindibile per la giusta conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale della Grecìa Salentina sul quale ha operato, il Progetto In-Cul.Tu.Re. si è occupato nell’ambito delle sue atti- vità di ricerca dei sistemi per il recupero e la raccolta delle acque meteoriche. Le pozzelle sono difuse in quasi tutti i comuni di questo contesto territoriale, tanto da rappresentare un aspetto peculiare del paesaggio e delle trasformazioni su di esso indotte dall’uomo per rispondere alle pro- prie esigenze primarie. Si è scelto di studiare in parti- colare le Pozzelle di Zollino, poichè qui queste hanno conservato il loro carattere originario, non sono state snaturate e assolvono ancora oggi alla loro funzione di raccolta dell’acqua piovana. Se ne è riscontata la presenza in ben tre aree del co- mune, tutte di proprietà pubblica: l’area delle Pozzelle di Pirro, l’area delle Pozzelle (o Pozzi) di Apigliano, l’area delle Cisterne di Masseria Gloria (Fig. 1). Que- sti siti mostrano tipologie e caratteristiche diferenti, attribuibili ad epoche diverse e probabilmente ad un diverso sfruttamento: per tali ragioni, la ricerca ha ri- guardato tutti e tre i sistemi, che sono stati studiati con speciici programmi di indagine anche allo scopo di evidenziare analogie e diferenze. Lo stimolo a intraprendere questo studio deriva Il Progetto In-Cul.Tu.Re. e le Pozzelle di Zollino: un percorso di ricerca per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione Paola Durante ◆ Soia Giammaruco 1 Piano Paesaggistico Territoriale Regionale della Puglia, Elaborato 4.4.7. 1. Localizzazione delle aree di raccolta dell’acqua piovana di Zollino: 1. Pozzelle di Pirro; 2. Pozzelle di Apigliano; 3. Cisterne di Masseria Gloria. Elaborazione su un estratto dalla CTR, fuori scala (da: SitPuglia).
  • 17. − 30 − − 31 − inoltre dall’interesse, espresso dall’amministrazione comunale, al rilievo delle reali condizioni di conser- vazione delle aree, al ine di costruire un quadro di base per futuri interventi di recupero, manutenzione e messa in sicurezza. Il lavoro ha previsto uno studio bibliograico, storico-documentario e d’archivio e, per quanto riguarda le indagini diagnostiche, è stato condotto in collaborazione con l’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali di Lecce (IBAM-CNR); l’impiego di professionalità diferenti ha costituito un notevole punto di forza garantendo un approccio multidisciplinare. L’applicazione di tecniche di inda- gine integrate ha risposto alla necessità di leggere in maniera simultanea la complessità dei fattori (geolo- gici, idrogeologici, altimetrici del territorio indagato) che determinano il funzionamento di questi sistemi di approvvigionamento idrico. Inoltre, come sottolineato nelle Linee guida per il recupero, la manutenzione e il riuso dell’edilizia e dei beni rurali del PPTR, è stato condotto uno studio del- le tecniche costruttive e dei materiali impiegati, anche questi espressione dell’architettura locale. Un aspetto innovativo nella ricerca è stato il con- tributo oferto dalle testimonianze degli abitanti di Zollino, nella cui memoria collettiva è ancora vivo il ricordo dell’utilizzo delle pozzelle. Questo ha permes- so di raccogliere informazioni essenziali per avviare e svolgere il programma di ricerca. Il carattere forte- mente identitario di questi luoghi è risultato centrale, pertanto si è cercato di recuperarne la memoria storica e di raforzare nella comunità la consapevolezza del patrimonio posseduto, allo scopo di innescare mecca- nismi di promozione e sviluppo del territorio. Il modello di ricerca attuato a Zollino si propo- 2. Zollino, le pozzelle di Pirro, reportage Eravamo in Salento e non abbiamo visto il mare (Ph. S. Cesari e E. Floriddia per In-Cul.Tu.Re., 2013). 3. (pag. seguente) Roadmaps degli Itinerari cicloturistici interattivi nella Grecìa Salentina (a cura di A. Giammaruco | CRESCo, per In-Cul.Tu.Re., 2015).
  • 18. − 32 − − 33 − 1. I LUOGHI DI RACCOLTA DELL'ACQUA NELLA MEMORIA STORICA DELLA COMUNITà 2 Itinerari cicloturistici interattivi nella Grecìa Salentina a cura di A. Giammaruco (CRESCo), per In-Cul.Tu.Re., 2015. 3 http://www.inculture.eu/maplealet/inculture_gis.html# http://www.inculture.eu/documenti/percorsi/Inculture_itinerari_extra.pdf ne come una pratica replicabile per gli altri sistemi simili presenti nella Grecìa Salentina e non solo, che potrebbero essere messi in rete creando le condizioni per un’adeguata valorizzazione in quanto beni rurali. Soprattutto nel caso dell’area delle pozzelle di Pir- ro, i risultati ottenuti spaziano dal generale al puntua- le, fornendo informazioni sul funzionamento del sito ma ofrendo allo stesso tempo dati speciici (morfoti- pologici, metrici, fotograici, idrogeologici) su ciascu- na pozzella, costituendo così un corpus informativo indispensabile per la programmazione corretta di in- terventi di recupero e manutenzione, ma anche idoneo alla divulgazione attraverso soluzioni interattive e in- novative di fruizione consapevole del patrimonio. In-Cul.Tu.Re. ha promosso la valorizzazione delle pozzelle di Zollino attraverso l’inserimento di tali beni, insieme agli altri casi studio di progetto, in percorsi di narrazione basati su diversi linguaggi. Alcuni esempi sono: l’audioracconto fruibile dall’App “Sherazade- Story maker for travelling”, i reportage fotograici (Fig. 2) poi conluiti nelle mostre “Da qui non si vede il mare - Il paesaggio della Grecìa Salentina” (Castri- gnano De’ Greci, Castello De’ Gualtieriis, 4-23 agosto 2014) e “Futuri possibili - Il paesaggio della Grecìa Salentina” (Castrignano De’ Greci, Castello De’ Gual- tieriis, 5-17 maggio 2015). Inoltre i siti delle pozzelle sono stati inseriti negli itinerari di fruizione e mobilità dolce2 sviluppati ad hoc sui casi studio indagati e di- sponibili nel WebGis di progetto3 (Fig. 3). Il presente contributo si articola in quattro sezio- ni e racconta il percorso di studio realizzato. La prima parte riporta le testimonianze dirette raccolte dal Pro- getto In-Cul.Tu.Re. sulle pozzelle di Zollino. I paragra- i successivi afrontano la descrizione del programma di ricerca condotto sulle diverse aree, maggiormente approfondito ed esteso per le pozzelle di Pirro, parziale per le pozzelle di Apigliano e per le cisterne di Masse- ria Gloria. In particolare, per le pozzelle di Pirro sono illustra- ti i principali risultati raggiunti, esito dell’analisi visiva e morfotipologica delle strutture e dell’acquisizione in situ di dati puntuali di vario tipo. Le tavole allegate alla pubblicazione (Tavole 1 - 5) restituiscono elaborazioni e mappature tematiche di tali risultati. Questi elaborati costituiscono un primo passo per la sistematizzazione e la catalogazione della grande mole di informazioni raccolte ed elaborate su tali beni, attività necessarie per il monitoraggio dello stato di fatto nel tempo e per la progettazione di interventi futuri. La ricerca condotta a Zollino sui siti di raccolta dell’ac- qua è stata guidata, durante tutte le fasi attuative, da un approccio che ha permesso di accostare alle indagini scientiiche un’attività imprescindibile per il contesto studiato: l’ascolto della comunità. Le pozzelle di Pirro, le pozzelle o i pozzi di Apiglia- no e le cisterne di Masseria Gloria hanno per i cittadini di Zollino valori e signiicati. A loro volta i cittadini riconoscono questi luoghi come beni comuni, ne tute- lano l’integrità, salvaguardandone lo stato di conserva- zione, e ne custodiscono le memorie. Anche per questa ragione tali aree mantengono caratteri autentici, quali ad esempio il funzionamento stesso dei sistemi di raccolta e iltraggio, che in altri siti vicini e analoghi della Grecìa Salentina si sono irri- mediabilmente persi, forse proprio a causa della man- cata raccolta di testimonianze su questi luoghi prima della realizzazione di interventi che ne hanno alterato stato di conservazione, signiicato e ruolo, risultando impropri. Il recupero della memoria storica è stato, pertan- to, uno dei principali obiettivi della ricerca condotta, e l’incontro con la comunità di Zollino, favorito peraltro da una difusa propensione al confronto, ha permesso di raccogliere testimonianze molto signiicative, sia mediante questionari speciici, durante eventi centrali per il paese (come la Fiera di S. Giovanni nelle edizioni 2013, 2014, 2015), sia in occasione dello svolgimento delle attività di ricerca in situ, che sono spesso dive- nute occasioni per sostenere colloqui informali con gli abitanti (Figg. 4, 5). Il documentario “Acqua tra le pie- tre”, realizzato in collaborazione con Meditilm, in cui la memoria storica si intreccia con le indagini diagno- stiche sul campo, ha registrato alcuni momenti salienti dello scambio con la comunità. L’incontro con i cittadini è divenuto esso stesso uno stimolo per la ricerca e ha permesso di elaborare una base conoscitiva imprescindibile, fondata sui sa- peri non esperti, utile anche per la veriica delle ipotesi di studio via via formulate. Il fatto che tali aree siano di proprietà pubblica raforza la necessità di coinvolgere la comunità anche nell’avvio di processi di recupero. Con i questionari e durante i colloqui, si è cerca- to di far emergere ben precise tematiche riguardanti i siti oggetto di studio e, in particolare, sono state po- ste delle domande che consentissero di restituire una “mappatura” delle conoscenze e della percezione che la comunità conserva dei luoghi, una sorta di raccolta dei valori attribuiti dagli abitanti alle pozzelle. Indagando tra i ricordi, sono state acquisite informazioni su: re- gole d’uso e trasformazioni; funzionamento e sfrutta- mento dei sistemi; tecniche costruttive; operazioni di manutenzione. Sono stati intervistati abitanti di Zollino apparte- nenti a diverse fasce di età, anche se non è stato diicile osservare sin dai primi scambi come, frequentemen- te, i custodi della memoria di questi luoghi siano per lo più gli anziani e coloro i quali, da bambini e sino a quando è stato possibile, si recavano alle pozzelle o alle cisterne per attingere l’acqua piovana in esse raccolta. 4. Acquisizione di testimonianze dirette tramite questionari durante la Fiera di S. Giovanni 2013. 5. Presentazione alla comunità dei risultati parziali della ricerca sulle pozzelle di Zollino, Fiera di S. Giovanni 2014. “Questo era l’acquedotto di Zollino: a quai teniame tre acquedotti!” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni). “Se non pioveva per lunghi periodi, arrivava l’autocisterna alla stazione, importante snodo ferroviario per tutta la zona” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni). “C’era un via vai di gente che veniva a prendere l’acqua per portarla a casa, funzionava come una fontana” (testimonianza 3, età intervistato 80 anni). “Andavamo a giocare - sia con la bici che a piedi - e bevevamo l’acqua. Con l’arrivo dell’acquedotto è cambiato tutto. Ci si faceva anche il bagno quando pioveva” (testimonianza 16). Dalle testimonianze acquisite si è evinto che i siti di approvvigionamento idrico di Zollino sono stati sfrut- tati ino a quando non arrivò l’acquedotto in paese e comunque almeno ino agli anni ’60.
  • 19. − 34 − − 35 − “Negli anni ’60-‘70 le pozzelle erano in funzione e rappresentavano una grande ricchezza per tutti gli abitanti” (testimonianza 19). “Sono state usate ino agli anni ‘60. Tutti i contadini andavano a prendere l’acqua d’estate, mentre d’inverno si usavano le cisterne delle abitazioni” (testimonianza 12, età intervistato 79 anni). Nonostante iniziasse a venire meno il loro carattere funzionale, le pozzelle di Pirro sono state frequentate anche in tempi molto più recenti, in quanto conside- rate dalla comunità uno dei principali e più suggestivi luoghi di incontro del paese. Sono infatti frequenti, anche tra i più giovani, i ricordi e gli aneddoti legati al gioco da ragazzini alle pozzelle (Fig. 6) e sono state raccolte numerose testimonianze legate ai momenti in cui l’area era utilizzata come campo da calcio (v. contributo Ta freata: il miracolo della conservazione dell’acqua in una “terra assetata” di A. Chiga). “Per gioco si entrava dentro le pozzelle, scendevano giù e poi venivano tirati fuori con una fune” (testimo- nianza 3, età intervistato 80 anni). “Da ragazzo frequentavo le pozzelle per giocare a calcio e incontrare gli amici, ricordo alcune prove di coraggio che si svolgevano proprio alle pozzelle: attraverso una corda legata ad uno degli alberi, il più coraggioso si calava all’interno della pozzella, buia, spaventosa e abitata dai serpenti. Dopo le forti piogge tutta l’area si riempiva di acqua diventando una sorta di lago intorno al quale si riunivano tanti bambini per inventare giochi d’acqua e costruire zattere” (testimonianza 7, età intervistato 38 anni). “L’area spesso si allagava, l’acqua veniva fuori dai pozzi e i bambini facevano il bagno” (testimonianza 6). “Quando ero piccolo aspettavo che mio padre andasse a riposare per prendere furtivamente il suo cavallo e fare una passeggiata alle pozzelle” (testimonianza 8, età intervistato 50 anni). “Negli anni ’50 si giocava a calcio ogni domenica e i ragazzini ogni giorno, anche io rimanevo lì a giocare ino a tarda sera facendo arrabbiare mio padre che mi aspettava a casa cu lu nsartu prontu” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni). “I ragazzi giocavano a calcio nell’area delle pozzelle e quando il pallone iniva nei campi coltivati i proprietari prendevano il pallone e lo tagliavano” (testimonianza 3, età intervistato 80 anni). “Tutti andavano a vedere la partita di calcio alle pozzelle” (testimonianza 11). “La usavano come zona per giocare a calcio, c’erano pozzelle interrate, nascoste, ogni tanto il pallone iniva nelle pozzelle. Usavano ancora le pozzelle, anche per abbeverare le pecore” (testimonianza 14, età intervistato 62 anni). “Ricordo ancora la mamma e papà che mi mandavano a prendere l’acqua fresca dalle pozzelle, ba pia nu sicchiu d’acqua frisca! Ricordo quando le pozzelle si riempivano d’acqua tanto da straripare e con gli amici giocavamo con le biciclette nell’area e facevamo anche il bagno. Una volta, quando l’area si era allagata, alcuni ragazzi uti- lizzarono una mattra come barchetta, sembrava di stare in un altro posto!” (testimonianza 15). È stato da subito evidente come la maggior parte dei ricordi fosse legata alle pozzelle di Pirro, mentre le pozzelle di Apigliano sono conosciute in modo approfondito principalmente dai più anziani, da chi ha vissuto queste aree come unica fonte per l’approvvigionamento idrico, e da coloro i quali hanno svolto durante la loro vita lavori legati alla produzione agricola o all’allevamento, e quindi hanno frequentato assiduamente anche l’area di Apigliano. “L’acqua di Apigliano era migliore e la gente andava a prenderla nei periodi di maggiore siccità quando l’acqua delle pozzelle di Pirro non bastava. Naturalmente non si andava a quelle di Apigliano, perché troppo lontane” (testimonianza 10, età intervistato 80 anni). 6. Zollino, le pozzelle di Pirro, Calendario 2015 Tra visioni e paradossi (Ph. P. Marsili Libelli per In-Cul.Tu.Re., 2014). Lo scatto rievoca ricordi e aneddoti legati all’area e ai giochi che vi si praticavano. Analogamente, le testimonianze sulle cisterne di Masseria Gloria, meglio conosciute come “de li Ursi” o “degli Urso”, sono state rilasciate da chi vi abitava e lavorava vicino. “Mio padre ha lavorato per 16 anni a Masseria Gloria e i proprietari dei fondi vicini si recavano tutti presso le cisterne per prelevare l’acqua” (testimonianza 5). “Masseria Gloria viene chiamata localmente Masseria de li Ursi (famiglia Urso). Le pozzelle antistanti venivano utilizzate per abbeverare gli animali” (testimonianza 13). Ma i luoghi per l’approvvigionamento idrico dotati di strutture appositamente costruite per la raccolta e la conservazione dell’acqua piovana, a Zollino, non erano solo le tre aree indagate di Pirro, Apigliano e Masseria Gloria. “Sparsi allu feudu de Zollinu ‘ncete de sti puzzi 4-5 allu Campana, n’addru alle Curture e quandu spicciavanu quiste sciamu alli ‘Pijani. A drai nc’era unu grandissimu ca vae forsi 10 metri sutta. Ci sono altri pozzi anche a le grutte” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni). In generale, la maggior parte degli zollinesi, alla richiesta di raccontare i propri ricordi riguardo alle “pozzelle di Zollino”, ha fornito informazioni riguardanti le “pozzelle di Pirro”: per tale ragione proprio il sito delle pozzelle di Pirro può essere considerato il più rappresentativo della storia e dell’identità locale, quello maggiormente legato alla memoria collettiva (Fig. 7, 8). Le testimonianze riguardanti quest’area sono riportate nella Tavola 1 allegata.
  • 20. − 36 − − 37 − 1.1 Le aree di raccolta dell’acqua a Zollino: i valori. 7, 8. Colloqui informali con gli abitanti di Zollino durante lo svolgimento delle indagini presso le pozzelle di Pirro. “Le pozzelle erano la vita, la vita dei zollinesi. Ad alcune pozzelle avevano attribuito dei nomi (solitamente in griko). Tutte le famiglie, uomini donne e anche bambini, si recavano alle pozzelle per prelevare l’acqua” (testi- monianza 3, età intervistato 80 anni). “Sempre vene gente quai, tutti li giurni, nu monumentu!” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni). Sono queste alcune delle testimonianze che meglio rappresentano la percezione che la comunità ha dei siti di raccolta delle acque di Zollino. Attraverso queste è possibile comprendere quali siano i valori che le pozzelle hanno custodito quando venivano utilizzate e che ancora conservano nonostante abbiano perso la loro funzione primaria. Se infatti, da una parte, le pozzelle sono state importanti per il loro valore funzionale, dall’altra, soprattutto quelle di Pirro, hanno rappresentato, e per molti rappresentano ancora, il luogo di aggregazione più signiicativo per la comunità, uno dei centri della vita sociale di Zollino, al pari di altri luoghi pubblici come la piazza, frequentato quotidianamente anche oggi nonostante chi vi si rechi non abbia più lo scopo di attingere l’acqua dalle pozzelle. “Era il posto più frequentato del tempo, via Vito Chiga era piena di bambini, na nuvola nc’era!, che giocavano e cantavano alle pozzelle specialmente d’estate quando lì si riunivano giovani e meno giovani. Nell’area si giocava a calcio e ogni domenica era una festa” (testimonianza 15). “Prima erano molto frequentate e c’erano tanti animali, che si portavano per bere” (testimonianza 2, età inter- vistato 82 anni). “Giocavo alle pozzelle da bambino, poi mi sono trasferito in Svizzera dove ho vissuto per molti anni, ma le poz- zelle di Pirro rimangono per me un luogo di incontro legato al gioco e alla socialità” (testimonianza 4). Un aspetto che spesso è stato spontaneamente messo in evidenza dagli intervistati riguarda uno degli ar- gomenti maggiormente dibattuti anche dagli studiosi che se ne sono occupati, cioè le origini di queste strut- ture di raccolta dell’acqua piovana. Le testimonianze rimandano a suggestive ipotesi che accentuano il le- game tra questi luoghi del paesaggio rurale, singolari espressioni della mano dell’uomo sulla natura, con la storia antica e in alcuni casi la leggenda. “La costruzione delle pozzelle è attribuita a re Pirro, che sarebbe passato proprio da Zollino con gli elefanti per andare a liberare Roma” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni). “Le pozzelle sono state fatte dai turchi bizantini” (testimonianza 10, età intervistato 80 anni). “I pozzi sono stati costruiti dai greci” (testimonianza 12, età intervistato 79 anni). 1.2 Regole d'uso e trasformazioni Le pozzelle di Pirro e di Apigliano e le cisterne di Masseria Gloria sono state da sempre di proprietà pubblica e hanno fornito con continuità l’acqua al paese, anche dopo l’arrivo dell’acquedotto. Per attingere questa risorsa venivano rispettate ben precise regole e consuetudini. Dalle informazioni raccolte, è risultato evidente che non tutte le pozzelle fornivano acqua potabile, molte di queste erano esclusivamente sfruttate per abbeverare gli animali e altre ancora per irrigare. Chi prelevava acqua per gli animali, poteva utilizzare solo ben determinate strutture. Principalmente erano i bambini che venivano incaricati dalle loro famiglie di prendere l’acqua e che spesso si fermavano alle pozzelle a giocare con i coetanei. Qualcuno ha riferito della possibilità di aittare un pozzo per abbeverare i propri animali, ma allo stesso tempo non si disponeva di un diritto di utilizzo esclusivo e non si poteva impedire a chiunque altri ne avesse bisogno di utilizzare la pozzella presa “in aitto”. “Le cisterne di Masseria Gloria erano utilizzate soprattutto dai proprietari della masseria mentre quelle di Pirro erano pubbliche. Era stata emanata una legge per cui ognuno aittava un pozzo pagando una tassa al comu- ne e poteva utilizzare l’acqua di una determinata pozzella per gli animali, ma non poteva esonerare gli altri dall’utilizzo della stessa pozzella. Per bere, le pozzelle potevano essere usate da tutti e il recipiente utilizzato per prendere l’acqua era il cosiddetto mbile” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni). L’area delle pozzelle di Pirro, è stata interessata, per lo più durante la seconda metà del Novecento, da diver- se trasformazioni che in alcuni casi ne hanno alterato le condizioni di conservazione. L’evento che più fre- quentemente è stato messo in evidenza è la perdita di numerose pozzelle rispetto a quelle un tempo esistenti. Molte testimonianze ad esempio sono legate al perio- do in cui nella zona più a nord dell’area venne realiz- zato un campo da calcio, frequentato ogni giorno dai ragazzi del paese e ogni domenica per le partite della squadra del Zollino (anni ’50-‘60), e che come ricorda qualcuno venne realizzato con ordinanza del sindaco interrando alcune pozzelle (v. Tavola 1 e Tavola 2). “Vi erano delle delibere del comune per lo stanziamento di fondi per la sistemazione di alcune pozzelle date le loro condizioni precarie. Ora nell’area ci sono poco più di 40 pozzi, ma è noto che negli ’80 erano circa 70. Quindi dalle fonti risulta che se ne sono perse in un secolo 10 e 30 negli ultimi 30 anni” (testimonianza 21, età intervistato 38 anni). “Prima nell’area di Pirro c’erano circa 100 pozzi” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni). Secondo diversi testimoni, anche la piantumazione di alberi in vaste porzioni del sito ha alterato lo stato di conservazione e il funzionamento del sistema, provo- cando sollecitazioni alle strutture ipogee e nel terreno che probabilmente hanno causato una riduzione della capacità di tenuta dell’acqua. Questo fenomeno sareb- be confermato dal fatto che anche in seguito a forti piogge, l’area non si allaga come in passato, ma viene interessata solo localmente da momentanee e ridotte concentrazioni d’acqua con livelli che si attestano ap- pena sopra il piano di calpestio. Erano infatti frequenti gli allagamenti conseguenti ad acquazzoni - ricorda- ti anche perché occasione di gioco non solo per i più piccoli - e sono stati elencati con precisione nubifra-
  • 21. − 38 − − 39 − gi che causarono l’arrivo dell’acqua proveniente dalle pozzelle anche in paese (negli anni 1939, 1945, 1955, 1958 e negli anni ‘60). Molti degli alberi piantumati in tempi recenti non sono più presenti, ma sono visibili in documenti audiovisivi risalenti a circa trent’anni fa. “Se l’acqua usciva fuori, si diceva: hannu sbuccatu le pozzelle” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni). “L’area ha subito un cambiamento da quando sono stati piantati gli alberi, è da molti anni ormai che l’acqua non supera un certo livello, rimane per due, tre giorni al massimo poi viene assorbita perchè le radici degli alberi hanno smosso la terra” (testimonianza 3, età intervistato 80 anni). “Ricordo l’area allagata ben due volte, ora non succede più probabilmente perchè allora vi erano le carreggiate dei traìni che incanalavano l’acqua facendola scendere libera verso l’area delle pozzelle, ora invece l’asfalto delle strade intorno fa disperdere l’acqua” (testimonianza 15). Un altro elemento di trasformazione riguarda l’aspetto dell’area e del suo intorno: prima era priva di vegeta- zione e caratterizzata dalla terra battuta e nei suoi pressi non vi erano strade asfaltate nè costruzioni. Viene ri- cordato con precisione anche il momento della chiu- sura delle pozzelle con griglie di sicurezza. “Prima l’area era pulita, senza erba o piante (anche perché prima si raccoglieva e si mangiava tutto!) e con la terra battuta” (testimonianza 20, età intervistato 84 anni). “Avevo 50 vacche e le facevo scendere alle pozzelle di Pirro tenendo così ben pulita l’area che adesso è piena di vegetazione. Sulle pozzelle di Apigliano, portavo a pascolare le pecore” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni). “Ricordo intorno alberi di ichi e ichi d’india, l’area recintata da muretti a secco” (testimonianza 2, età inter- vistato 82 anni). “Prima non c’erano fabbrichi intorno all’area, solo qualche pajaru” (testimonianza 15). “Negli anni ’65-‘66, c’era stata un’ordinanza del sindaco per la chiusura delle pozzelle con una griglia” (testimo- nianza 3, età intervistato 80 anni). 1.3 Funzionamento, sfruttamento, informazioni sulle singole pozzelle Nelle aree di Pirro e di Apigliano alcune pozzelle forni- vano acqua utilizzata per bere ed erano contraddistinte da nomi. Le migliori, essendo più elevate altimetrica- mente, non raccoglievano acqua dalla copertura, ma solo quella iltrata dalle pareti ipogee, quindi l’apporto era esclusivamente laterale. I nomi sono per lo più in griko e sono legati all’aspetto della vera o ad aneddoti come per il caso di Lipuneddhra, che signiica “piccola volpe”, e che si dice venne chiamata così perché una volpe vi si era fermata a bere. “Nell’area delle pozzelle di Pirro, i nomi sono: Ascilò, Lipuneddhra, Marmaregnu, Scòrdari, Rizzu. Per le pozzel- le di Apigliano, alcuni nomi sono: Lisciu, le Pentume (queste non ci sono più). Ad Apigliano era acqua pregiata, ma non da tutti i pozzi” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni). “Ascilò è la pozzella più grande ed è quella che ha l’acqua migliore perché non raccoglie acqua piovana, ma solo acqua iltrata dalla terra rossa, dallu volu” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni). “Ascilò è il più alto e il più profondo di tutti, in quel pozzo non iniva mai l’acqua. Lipuneddhra e Scòrdari erano usate per bere dalle persone. Questi tre pozzi sono vicini e c’era sempre acqua. Anche le pozzelle di Apigliano venivano usate per far bere gli animali e anche in quest’area i pozzi più alti (forse avevano l’acqua maggior- mente iltrata) venivano usati per prendere acqua per le persone” (testimonianza 12, età intervistato 79 anni). Informazioni puntuali sono state fornite su pozzelle interrate, una delle quali, in particolare, era Scòrdari (in griko “aglio”), ricordata da molti per il suo boccale, appunto a forma di testa d’aglio, e per il fatto che for- nisse acqua di buona qualità. “Scòrdari, lu uccale era di marmo, più alto rispetto agli altri e circolare. Questa pozzella è interrata, era sopra- elevata rispetto alle altre pozzelle. La vera è stata rubata e portata via, forse alla villa?” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni). “Scòrdari è crollata e la sua vera è caduta dentro” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni). Nell’area di Pirro, ben precise pozzelle venivano utiliz- zate per abbeverare gli animali e altre ancora avevano acqua di cattiva qualità a causa della loro posizione: si tratta, in quest’ultimo caso, delle pozzelle ubicate più a sud, che venivano alimentate da acque provenienti dall’abitato e quindi meno pulite. Queste strutture veni- vano utilizzate per irrigare i campi coltivati che si esten- devano un tempo tutto intorno al sito (v. Tavola 1). “La prima pozzella che si incontra arrivando da via Chiga è quella che aveva l’acqua peggiore, perché in essa convogliavano le acque del paese. Le pozzelle concentrate a sud dell’area non avevano acqua buona per essere bevuta poichè questa scendeva dalla strada quindi era più sporca. Venivano quindi impiegate per irrorare i semenzai del tabacco coltivato nei campi presenti tutto intorno alle pozzelle di Pirro” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni). Nonostante nel tempo venne a mancare la ragione primaria per sfruttare quotidianamente questi siti, gli abitanti di Zollino continuarono comunque ad attingere la loro preziosa risorsa, ancora a disposizione della comunità, per altri utilizzi. “Nel 1962 è arrivato anche a Zollino l’acquedotto, e l’acqua delle pozzelle è stata utilizzata per altri scopi ad esempio veniva prelevata l’acqua per lo spegnimento della calce viva. Se ne prelevavano tramite pompe anche 15-30 quintali” (testimonianza 3, età intervistato 80 anni). 1.4 Tecnica costruttiva e manutenzione Preziose informazioni sono state raccolte anche sulle tecniche esecutive adottate per la costruzione delle pozzelle. Molto interessante è la descrizione del processo costruttivo, dalla quale si evince che le pareti delle pozzelle sono realizzate con pietre a secco disposte per livelli concentrici via via sovrapposti e con tessitura irregolare, al pari di altre componenti tipiche dell’architettura rurale. Le maestranze, di cui non si hanno informazioni più approfondite, erano molto probabilmente specializzate nella realizzazione di tali strutture. “Le pietre o i blocchi che si vedono in supericie si chiamano mbojechi, mentre la vera uccale” (testimonianza 1, età intervistato 75 anni). “Venivano realizzati degli scavi di circonferenza pari alla volta delle pozzelle attuali, e non esistendo ancora escavatori, la terra veniva asportata con i cosiddetti panari, perchè non esistevano ancora nemmeno i secchi di ferro. Era necessario estrarre tutta la terra ino alla profondità desiderata per la pozzella e poi si procedeva costruendo con le pietre la struttura e riempiendo ai lati con la terra: costruianu cu le peddre, e manu manu terra peddre e terra alle ripe. Era comu nu pajaru de campagna visto dall’alto, profondo ino a tre, quattro metri e a forma di campana” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni).
  • 22. − 40 − − 41 − Nella memoria collettiva non sono state conservate conoscenze concordi su eventuali operazioni di ma- nutenzione da efettuare all’interno delle pozzelle o in supericie: anche dai più anziani non vengono ricor- date azioni di manutenzione, ma qualcuno ha eviden- ziato come queste siano necessarie. Come è già stato sottolineato, le aree erano un tempo pulite e prive di vegetazione e alberi, perché costantemente frequen- tate e la terra continuamente battuta: questo permet- teva probabilmente di tenere sotto controllo costante lo stato di conservazione delle strutture fuori terra e il continuo utilizzo consentiva di monitorare anche lo stato interno. Tuttavia, gli intervistati hanno anche os- servato che i crolli erano molto frequenti: non è possi- bile interpretare con univocità questo dato, poiché non è chiaro se si riferisce in particolare a momenti in cui vennero attuate trasformazioni dei siti o in generale a quando pozzelle e cisterne non vennero più sfruttate per l’approvvigionamento idrico e iniziarono a perder- si i saperi esperti. “Non ricordo nessuno che facesse manutenzione sull’area delle pozzelle di Pirro, solo gli operai che avevano messo in sicurezza l’area si erano limitati a coprire i crolli con delle pietre” (testimonianza 6, età intervistato 45 anni). “Non si faceva nessuna manutenzione, neanche all’interno” (testimonianza 20, età intervistato 84 anni). “Le pozzelle necessitano manutenzione, anche in passato quando non c’erano gli alberi sempre cadiane, e c’e- rano dei “cantieri” dove venivano impiegati i disoccupati per sistemare i crolli, te diane na fesseria giustu cu mangi. Ora non succede più, ma prima era così che venivano sistemate le cose del paese. La passerella presente nell’area è stata realizzata con questi lavori” (testimonianza 2, età intervistato 82 anni). 2. LE POZZELLE DI PIRRO 2.1 Il programma di ricerca Le attività di ricerca sulle pozzelle di Pirro sono state i- nalizzate in primo luogo a dare un contributo di tipo conoscitivo, andando a confermare o ampliare le infor- mazioni presenti su di esse da un punto di vista storico e tecnologico e individuando le caratteristiche morfotipo- logiche di ogni pozzella attraverso analisi visive, rilievi metrici e fotograici interni, ispezioni speleologiche, ca- ratterizzazione dei materiali. Partendo dallo studio del materiale bibliograico e d’archivio disponibile su questi beni, la ricerca si è arricchita del contributo delle testi- monianze orali, essenziali per direzionare le indagini e utile confronto per validarne i risultati. In collaborazione con i ricercatori dell’IBAM- CNR, con il coordinamento scientiico del Dr. G. Quarta, è stato portato avanti un complesso programma diagnostico di indagini integrate non invasive e microdistruttive. Tali analisi hanno consentito di ottenere tutta una serie di informazioni riguardanti la struttura, i materiali, le tecniche esecutive, lo stato di conservazione dei beni indagati senza alterarne in alcun modo le condizioni o l’integrità materiale. A queste si sono accostate indagini geologiche e ispezioni speleologiche sempre allo scopo di efettuare un rilievo dello stato di fatto, comprendere il funzionamento e le caratteristiche di tale sistema di raccolta delle acque piovane. Si è partiti dalla realizzazione di un rilievo topogra- ico del sito, necessario per integrare i rilievi già esi- stenti e indispensabile per creare una base conoscitiva sullo stato di fatto dell’area, per censire le pozzelle vi- sibili, per ottenere informazioni sull’altimetria impor- tanti per ricostruire il funzionamento del sistema; in sintesi uno strumento di studio e supporto per la resti- tuzione dei risultati complessivamente raggiunti, una base tecnica per la progettazione di futuri interventi di manutenzione, messa in sicurezza e valorizzazione dell’area. Esso è stato realizzato tramite laser scanner a tempo di volo (Fig. 9). Questa tecnica consente di arri- vare alla creazione di un modello digitale tridimensio- nale con una risoluzione centimetrica, vicinissimo alla realtà dell’oggetto scansionato ed è di grande utilità per la documentazione dei beni culturali, per condurre studi di restauro e conservazione e per la fruizione a distanza del bene. Permette, infatti, l’acquisizione in breve tempo di un’elevata quantità di dati, generando il rilievo geometrico degli oggetti con un alto livello di dettaglio e completezza. Il rilievo topograico è stato integrato con meto- di fotogrammetrici Image-based: riprese fotograiche eseguite dall’alto sono state elaborate e sovrapposte al modello digitale realizzato con laser scanner, con un efetto di grande fotorealismo. L’ortofoto ottenuta è stata anch’essa impiegata come base di studio, utile per l’individuazione di pozzelle o corpi sepolti dalla lettura delle tracce presenti nella vegetazione. Con l’obiettivo di integrare ulteriormente il rilievo topograico e fotogrammetrico, è stata condotta una campagna di rilievo altimetrico mediante GPS dife- renziale, grazie alla quale è stato possibile ainare le informazioni altimetriche pozzella per pozzella. Per poter condurre uno studio puntuale, ciascuna pozzella dell’area è stata sottoposta ad analisi visiva sia all’esterno che all’interno, allo scopo di studiare le tec- niche costruttive e i materiali, e poter individuare le principali tipologie presenti. Con questi obiettivi sono state inoltre eseguite delle riprese fotograiche dall’alto e di dettaglio delle strutture fuori terra, che potessero garantire una maggiore risoluzione rispetto all’orto- foto generale sovrapposta al modello 3D (in quanto efettuate da una distanza ravvicinata di circa 5 m), seguite da campagne di rilievo metrico delle vere e dei principali elementi costitutivi visibili. Queste attività hanno consentito di dettagliare ul- teriormente la restituzione graica del sito, aggiornan- do via via la planimetria dell’area inizialmente elabo- rata a partire dal modello ottenuto con laser scanner. 9. Rilievo topograico con laser scanner a tempo di volo. “Le pozzelle sono state fatte a mano e le sapevano fare, ecco perchè poi l’acqua non si disperdeva, manteneva all’interno” (testimonianza 3, età intervistato 80 anni). “Le pozzelle di masseria Gloria sono scavate direttamente nella roccia; le altre invece non sono intonacate ma costituite di pietra” (testimonianza 19).
  • 23. − 42 − − 43 − 10, 11. Ispezione speleogica della pozzelle 2 e 30 (Ph. G.Quarta, 2014). Le riprese fotograiche delle strutture interne, spes- so complicate dalle scarse condizioni di visibilità, sono state realizzate con camera GoPro Hero3+ Black Edi- tion adatta a lavorare in acqua. Le condizioni di ripre- sa, la presenza d’acqua e di depositi di varia natura sul fondo non sempre hanno permesso di riconoscere in maniera certa le tecniche e i materiali impiegati. Per- tanto durante questa prima analisi visiva non è stato possibile ad esempio veriicare con certezza la presen- za di leganti tra i conci della struttura ipogea o confer- mare l’uso esclusivo di terra rossa (avallando quindi l'i- potesi avanzata da molti studiosi di essere in presenza di strutture ipogee a secco), o comprendere se la stessa struttura sia stata totalmente costruita o in parte sca- vata nel banco roccioso. Pur tuttavia, l’ispezione visi- va generale ha permesso di individuare delle pozzelle che sembravano presentare caratteristiche diferenti in cui efettuare delle ispezioni speleologiche (v. Tavole 1-5, pozzelle 2, 13, 30). Queste sono state condotte dal gruppo speleologico Ndronico e hanno consentito un’analisi visiva diretta delle strutture interne, il rilievo metrico e fotograico di dettaglio e il campionamento di materiali dalle pareti e dal fondo, da sottoporre a successive indagini di caratterizzazione (Figg. 10, 11). Inoltre nell’unica pozzella vuota presente nel sito (v. Tavole 1-5, pozzella 44), non occlusa sebbene inte- ressata da un deposito rilevante sul fondo, è stato per la prima volta condotto un rilievo della struttura ipo- gea tramite tecniche Image-based con successiva rico- struzione del modello tridimensionale (Fig. 12). Tale importante risultato ha permesso di avere uno stru- mento straordinario di studio delle tecnica costruttiva, di rilievo dello stato di fatto, utile per programmare interventi di recupero, manutenzione, conservazione e anche per la divulgazione. Per approfondire lo studio delle caratteristiche e del funzionamento del sistema di approvvigionamen- to dell’acqua è stata necessaria una ricostruzione del modello geologico e idrogeologico del sito attraverso indagini geologiche, geoisiche e geognostiche. Si è proceduto con l’identiicazione degli aioramenti, del- le tipologie litologiche e delle principali caratteristiche idrogeologiche presenti nell’area. Indispensabile è stata la veriica del fondo reale di ciascuna delle 46 pozzelle presenti, intendendo con esso la quota misurata dal livello superiore della maglia di protezione del manufatto ino al fondo intercettabi- le. Tale operazione, condotta con l’utilizzo di diversi strumenti (ili a piombo, asta graduata telescopica), ha risentito della diicoltà di poter visualizzare in ma- niera chiara il fondo delle strutture e della presenza di depositi e crolli all’interno delle stesse che inducevano delle diferenze signiicative tra i valori rilevati tra il centro e i lati. Per tali motivi i dati raccolti sono stati veriicati più volte nell’arco di un anno, sfruttando le diverse condizioni stagionali di visibilità e di riempi- mento delle pozzelle. Le misure dei fondi reali sono riportate nella Tabella 1 in Appendice. Inoltre, nell’arco di un anno, sono state condotte tre campagne di monitoraggio del livello delle acque all’interno delle pozzelle tramite freatimetro (Febbra- io, Luglio, Dicembre 2014), considerando le quote mi- surate dal livello superiore della maglia di protezione ino alla supericie dell’acqua. Per efettuare le misu- razioni, sono stati individuati i periodi di massima e minima ricarica del livello delle acque, tenendo conto delle condizioni di piovosità. I dati ottenuti nelle tre campagne di acquisizione sono riportati nella Tabella 1 in Appendice. Per valutare lo spessore della copertura in terra ros- sa, la profondità del substrato roccioso e incrementare i punti da monitorare relativamente alla presenza di falde, nell’area sono stati condotti, da Geoprove s.r.l., 20 sondaggi penetrometrici mediante Prova Penetro- metrica Dinamica e con l’utilizzo di un penetrometro pesante DPSH mod. TG 63-200 PAGANI. I dati otte- nuti sono riportati nella Tabella 2 in Appendice. Su porzioni signiicative dell’area sono state con- dotte indagini geoisiche, nel dettaglio prospezioni georadar e geoelettriche, in grado di evidenziare nel sottosuolo anomalie nei segnali raccolti relativi ad un determinato parametro isico (individuandone posi- zione e profondità), che rispecchiano appunto la pre- senza di corpi diferenti dall’ambiente omogeneo che li circonda (terreno). Tali indagini hanno avuto lo scopo di approfondire la conoscenza geologica e idrogeolo- gica del sito, di identiicare possibili pozzelle interrate non visibili e di contribuire allo studio delle strutture sottoterra (eventuali collegamenti tra pozzelle, caratte- ristiche delle pareti, etc.). Per avere un quadro completo dei materiali e del- le tecniche impiegate per la realizzazione dei beni indagati, sono state efettuate delle analisi di caratte- rizzazione su microprelievi provenienti dalle struttu- re esterne (frammenti lapidei dalle vere) e da quelle ipogee (materiale terroso prelevato tra i conci e dal 12. Modello 3D realizzato con tecniche Image-based della pozzella 44 (a cura di F. Gabellone, I. Ferrari, F. Giuri, IT-Lab - IBAM-CNR di Lecce).