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Per cogliere alcuni stimoli della sessione di questa mattina e degli interventi prima di me, preferisco
rinunciare a leggere il testo che avevo preparato, scusandomi per l’esposizione di conseguenza meno
ordinata.
La prefazione del “Libro Bianco sui Contenuti” pubblicato da AGCOM nel gennaio del 2011 recitava, tra
l’altro, “Quando si moltiplicano i canali per veicolare i contenuti, il gioco non è per forza a somma zero: la
fruizione di contenuti aumenta. Anche grazie all’ibridazione tra media e tecnologie”. E’ quello a cui mirano
le imprese associate a UNIVIDEO, nazionali o filiali di multinazionali, attive sia nella commercializzazione dei
supporti (DVD e Blu-ray) sia nella cessione alle piattaforme online dei diritti di opere audiovisive dei quali
sono detentrici, tanto a titolo originario quanto a titolo derivato, senza distinzione di nazionalità o di
genere anche se al cinema italiano viene ovviamente dedicata una particolare attenzione . La complessa
filiera distributiva dell’audiovisivo (Sala, TV free, Pay TV, Home Video, Online), interviene nella catena di
valore (spesso, a fronte di costi di produzione delle opere elevatissimi, anche finanziariamente sin
dall’inizio della produzione) cercando la più ampia diffusione possibile, e con modelli di offerta diversificati.
Vanno tenute però presenti le peculiari caratteristiche nelle modalità di usufruizione dell’audiovisivo, ben
diverse, da quelle di altri settori. Un film, per essere “goduto” pienamente, richiede l’attenzione dello
spettatore per l’intera sua durata con una qualità video e audio adeguata, e raramente, a differenza ad
esempio dalla musica, viene rivisto molte più volte. L’affermazione di un precedente interlocutore secondo
cui la fruizione di un’opera, anche attraverso una diffusione illecita, può favorirne la successiva vendita
permettendo di “provarla” potrebbe valere al limite per il trailer, non per il film completo.
Per soddisfare le attese dei consumatori, l’Home Video ha sviluppato modalità di offerta specifiche quali il
noleggio dei supporti, non percorse da altri. Ciò assolvendo i diritti spettanti ai produttori delle opere, agli
autori e agli interpreti. L’interesse e l’impegno della nostra industria è ora quello di ampliare l’offerta
online, che, anche se ancora incompleta, da un paio d’anni sta crescendo decisamente; valorizzando,
d’intesa con i provider, i contenuti, nel rispetto della libertà di impresa e della corretta concorrenza, per
sviluppare le necessarie attività di marketing. Quanto ai “prezzi”, spesso chiamati in causa, ferma la
legittimità e l’opinabilità dei pareri, un’offerta “gratuita”, ancorché illegittima, sarà sempre più
conveniente e di semplice accesso rispetto ad una onerosa. La ricerca di un equilibrio tra domanda e offerta
va ricercato nel mercato senza il condizionamento di una sorta di concorrenza sleale. Oggi la massiva
offerta illegale danneggia gravemente il mercato dei supporti e, ancor più direttamente, quello dell’offerta
online nella sua delicata fase di sviluppo con danno per l’occupazione, l’economia e le finanze statali.

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