3. Nel 1490
inizia a frequentare il giardino delle
sculture di San Marco
studia le sculture antiche, per
desiderio di Lorenzo de' Medici.
Frequenta Palazzo Medici che gli
consente di conoscere personalità
del suo tempo quali:
Poliziano
Marsilio Ficino
Pico della Mirandola.
Ebbe modo così di crescere
conoscendo la dottrina platonica .
4. Nel 1492
muore Lorenzo il Magnifico
-Michelangelo, che era stato
ospitato nel Palazzo Medici di via
Larga,
si ritrovò improvvisamente
senza dimora.
Riparò al convento di Santo Spirito,
dove il priore gli consentì anche di
condurre studi di anatomia sui
cadaveri dell'annesso Ospedale.
L'artista fu riammesso alla corte
medicea e il sodalizio di
Michelangelo con Piero de' Medici
durò almeno fino all'ottobre del
1494.
Michelangelo andò prima
a Venezia e poi a Bologna, dove
scolpì un San Procolo, un San
Petronio e un Angelo reggi
candelabro.
5. Rientrato a Firenze nel
dicembre 1495, per ripartire
nuovamente nel 1496,
spaventato dalla minaccia
dell'invasione francese e dai
disordini cittadini. In questi
mesi Michelangelo rimase
profondamente scosso dalla
predicazione e dal rigorismo
morale di frate Savonarola, che
accese in lui sia la convinzione
che la Chiesa dovesse essere
riformata, sia i primi dubbi sul
valore etico da dare all'arte.
Scolpì, sul modello dell'antico,
un Cupido dormiente. La
scultura riuscì così bene da
essere impossibile distinguerla
da una statua antica autentica.
6. Arrivò a Roma il 25 giugno 1496. Il
giorno stesso il cardinale mostrò a
Michelangelo la sua collezione di
sculture antiche, chiedendogli di
fare qualcosa di simile. Neppure
dieci giorni dopo, iniziò a scolpire
una figura di Bacco
Punti forti della scultura sono:
la straordinaria espressività e
l'elasticità nelle forme, unite al
tempo stesso con un'essenziale
semplicità dei particolari.
Ai piedi di Bacco scolpì un satiro che
sta mangiando qualche acino d'uva
dalla mano del dio: questo gesto
destò molta ammirazione in tutti gli
scultori del tempo per il grande
realismo.
7. Nel novembre 1497 il cardinale
francese Jean de Bilhères,
ambasciatore di Carlo VIII
presso papa Alessandro VI,
lo incaricò di scolpire la Pietà.
Cosa ancora insolita per un
artista di quei tempi,
Michelangelo si convinse che
per scolpire le proprie statue
non aveva bisogno di
committenti
avrebbe potuto scolpire di
propria iniziativa opere da
vendere una volta terminate.
In pratica Michelangelo
diventava un imprenditore di
sé stesso e investiva sul
proprio talento senza
aspettare che altri lo
facessero per lui.
8. Tornato a Firenze,
intorno al 1499
eseguì la statua
della Madonna con Bambino
scolpita per la famiglia
Mouscron e destinata alla
Cattedrale di Bruges.
L’artista vi lavorò in segreto e
fu inviata gelosamente nelle
Fiandre non appena
terminata intorno al 1504.
Esegue in questi anni anche
un tondo di marmo per la
famiglia Pitti, oggi conservato
al piano terra del Bargello
insieme al celebre Bruto.
9. Nel 1501, dopo molte
insistenze, l'Opera del Duomo di
Firenze commissionò a
Michelangelo la statua
del David da collocare in uno dei
contrafforti esterni posti nella
zona absidale della cattedrale
di Santa Maria del Fiore.
Si trattava di un'impresa resa
complicata dal fatto che il
blocco di marmo era stato
precedentemente sbozzato sia
da Agostino di Duccio nel 1464
che da Antonio
Rossellino nel 1476.
10. Tra il 1503 e il 1504
realizzò il tondo
dipinto per Agnolo
Doni (come dono per
le sue nozze con
Maddalena Strozzi),
con una Sacra
Famiglia, in primo
piano: la Vergine col
Bambino e subito
dietro san Giuseppe,
di grandiose
proporzioni e
dinamicamente
articolati, dietro una
balaustra san
Giovannino e dietro
ancora, un gruppo di
ignudi.
11. Nel 1504, gli venne commissionato l'affresco con la Battaglia di Cascina,
battaglia vinta dai fiorentini contro i pisani nel 1364 .
opera, destinata alla Sala Grande del Consiglio in Palazzo Vecchio, e mai
portata a termine.
12. Nel 1505 tornò a Roma chiamato
da papa Giulio II alla realizzazione
del proprio monumento funebre da
collocarsi nella tribuna dell’erigenda
basilica di San Pietro.
Il primo progetto, prevedeva una
colossale struttura architettonica
isolata nello spazio, con una
quarantina di statue, dimensionate
in scala superiore al naturale.
Il lavoro di scelta e estrazione dei
blocchi (nelle cave Carraresi)
richiese otto mesi, dal maggio al
dicembre del 1505.
Tornato a Roma, fece l'amara
scoperta che il suo progetto
mastodontico non era più al centro
degli interessi del papa, accantonato
in favore dell'impresa della basilica e
di nuovi piani bellici contro Perugia e
Bologna.
Mosè-San Pietro in Vincoli
13. Targa di piazza Galvani– Bologna
Michelangelo chiese invano
un'udienza chiarificatrice al papa,
per avere la conferma della
commissione ma, non riuscendo
a farsi ricevere e sentendosi
minacciato, fuggì da Roma
sdegnato e in tutta fretta.
A niente servirono i cinque corrieri
papali mandati per dissuaderlo
dalla fuga e tornare indietro.
Rientrato nell'amata e protettiva
Firenze, ci vollero ben tre brevi del papa inviate alla Signoria di Firenze e le continue
insistenze del gonfaloniere Pier Soderini, perché Michelangelo prendesse
infine in considerazione l'ipotesi della riconciliazione con il papa. L'occasione venne
data dalla presenza di Giulio II a Bologna, dove aveva sconfitto i Bentivoglio:
qui l'artista raggiunse il pontefice il 21 novembre 1506 e ottenne l'incarico di fondere
un suo ritratto in bronzo, per la facciata di San Petronio.
14. Tomba di Giulio II – San Pietro in Vincoli
Nel febbraio 1513, con la
morte di Giulio II, gli eredi
decisero di riprendere il
progetto della tomba, con
un nuovo disegno e un
nuovo contratto.
La modifica più sostanziale
del nuovo monumento era
l'addossamento a una
parete e l'eliminazione
della camera mortuaria,
caratteristiche che vennero
mantenute fino al progetto
finale.
Nella circostanza realizzò i
due Prigioni oggi al Louvre
(Schiavo morente e
Schiavo ribelle) e il Mosè,
che poi venne riutilizzato
nella versione definitiva
della tomba.
15. Lo Schiavo morente
Attraverso il lento snodarsi delle
membra
dà l'idea del risveglio,
del ritorno ad un coscienza
consapevole
dopo il sonno.
16. Nel 1508 riceve da Giulio II l'incarico di decorare la volta della Sistina,
L'impresa di proporzioni colossali ed estremamente complessa, era per Michelangelo
l'occasione di dimostrare la sua capacità di superare i limiti in un'arte quale la pittura,
che tutto sommato non sentiva come sua e non gli era congeniale.
particolare
17. L'insieme è organizzato con
una partitura decorativa
complessa, che rivela le
indubbie capacità di
Michelangelo anche in
campo architettonico,
destinate a rivelarsi
pienamente negli ultimi
decenni della sua attività.
Il tema generale degli
affreschi della volta è il
mistero della Creazione di
Dio, che raggiunge il culmine
nella realizzazione dell'uomo
a sua immagine e
somiglianza.
Lato destro
18. Si racconta la storia dell'umanità "ante legem", cioè prima che Dio inviasse le Tavole
della Legge. Sono rappresentati: sette Profeti e cinque Sibille, assisi su troni
fiancheggiati da pilastrini che sorreggono la cornice; quest'ultima delimita lo spazio
centrale, diviso in nove scomparti attraverso la continuazione delle membrature
architettoniche ai lati di troni; in questi scomparti sono raffigurati episodi tratti dalla
Genesi, disposti in ordine cronologico partendo dalla parete dell'altare: Separazione
della luce dalle tenebre, Creazione degli astri e delle piante, Separazione della terra
dalle acque, Creazione di Adamo, Creazione di Eva, Peccato originale e cacciata dal
Paradiso Terrestre, Sacrificio di Noè, Diluvio Universale, Ebbrezza di Noè. Nei cinque
scomparti che sormontano i troni
lo spazio si restringe lasciando posto
a Ignudi che reggono ghirlande con
foglie di quercia e medaglioni bronzei
con scene tratte dall'Antico Testamento.
Nelle lunette e nelle vele vi sono le
quaranta generazioni degli Antenati
di Cristo. Nei pennacchi angolari,
troviamo quattro scene bibliche,
che si riferiscono ad altrettanti eventi
miracolosi a favore del popolo eletto:
Giuditta e Oloferne, David e Golia,
Punizione di Aman e il Serpente di bronzo.
19. Nel 1519 i Medici lo incaricano di realizzare una seconda cappella funeraria nella
chiesa di San Lorenzo, la Sagrestia Nuova, per le tombe di Giuliano duca di
Nemours e Lorenzo duca di Urbino, morti di recente, e quella
dei Magnifici Lorenzo e Giuliano de' Medici.
20. Le tombe riprendono nella parte alta le edicole, che sono inserite sopra le otto porte dell'ambiente,
quattro vere e quattro finte. Le tombe dei due capitani si compongono di un sarcofago curvilineo
sormontato da due statue distese con le Allegorie del Tempo; in quella di Lorenzo il
Crepuscolo e l'Aurora, mentre in quella di Giuliano la Notte e il Giorno. Si tratta di figure massicce e
dalle membra poderose
che sembrano gravare
sui sarcofagi quasi a
spezzarli e a liberare
le anime dei defunti
ritratti nelle statue
inserite sopra di essi.
Inserite in una nicchia
della parete, le statue
non sono riprese dal vero
ma idealizzate mentre
contemplano, Lorenzo
in una posa pensierosa
e Giuliano con uno scatto
repentino della testa, la
statua posta sull'altare
con la Vergine allattante
il Bambino.
21. Nel 1527, arrivata a Firenze la notizia del
Sacco di Roma e del durissimo smacco
inferto a papa Clemente, la città di Firenze
insorse contro il suo delegato, l'odiato
Alessandro de' Medici, cacciandolo e
instaurando un nuovo governo repubblicano.
Michelangelo aderì pienamente al nuovo
regime, con un appoggio ben oltre il piano
simbolico. Dal 1528 si mise al servizio del
governo repubblicano occupandosi di nuovi
piani difensivi, specie per il colle di San
Miniato al Monte. Di questo periodo
rimangono disegni di fortificazione, realizzate
attraverso una complicata dialettica di forme
concave e convesse che sembrano macchine
dinamiche atte all'offesa e alla difesa.
Si occupa dei piani difensivi sul Colle di
San Miniato fino al 1530, anno in cui fa
proteggere il campanile dai pallettoni dei
nemici con un’armatura fatta di materassi
imbottiti. Lo stesso anno esegue l’Apollo per
Baccio Valori.
22. Caduta la città il 12 agosto 1530, si nascose presso il priore di San Lorenzo per sfuggire alla
vendetta dei Medici, tuttavia il perdono di Clemente VII non si fece attendere, a patto che
l'artista riprendesse immediatamente i lavori a San Lorenzo dove, oltre alla Sagrestia, si era
aggiunto cinque anni prima il progetto di una monumentale libreria. È chiaro come il papa fosse
mosso, più che dalla pietà verso l'uomo, dalla consapevolezza di non poter rinunciare all'unico
artista capace di dare forma ai sogni di gloria della sua dinastia, nonostante la sua indole
contrastata e ribelle.
23. La biblioteca pubblica, annessa alla
chiesa di San Lorenzo, venne
interamente progettata dal Buonarroti:
nella sala di lettura si rifece al
modello della biblioteca di Michelozzo
in San Marco, eliminando la divisione
in navate e realizzando un ambiente
con le mura scandite da finestre
sormontate da mezzanini tra pilastrini,
tutti con modanature in pietra serena.
Disegnò anche i banchi in legno e
forse lo schema di soffitto intagliato e
pavimento con decorazioni in cotto,
organizzati in medesime partiture. Il
capolavoro del progetto è il vestibolo,
con un forte slancio verticale dato
dalle colonne binate che cingono il
portale timpanato e dalle
edicole sulle pareti.
24. Nel 1534 Michelangelo
si trasferì
definitivamente a Roma
lasciando Firenze
sottomessa ai Medici.
Clemente VII gli
commissionò la
decorazione della
parete di fondo della
Cappella Sistina con
il Giudizio Universale e
l'incarico venne
confermato anche dal
successivo
pontefice, Paolo III;
l'opera venne iniziata
alla fine del 1536 e
proseguì fino
all'autunno del 1541.
25. Al centro dell'affresco vi
è il Cristo giudice con
vicino la Madonna che
rivolge lo sguardo verso
gli eletti; questi ultimi
formano un'ellissi che
segue i movimenti del
Cristo in un turbine di
santi, patriarchi e
profeti. A differenza
delle rappresentazioni
tradizionale, tutto è
caos e movimento, e
nemmeno i santi sono
esentati dal clima di
inquietudine, attesa, se
non paura e sgomento
che coinvolge
espressivamente i
partecipanti.
26. Con il trasferimento sul Campidoglio della statua equestre di Marco Aurelio, simbolo e
continuità tra la Roma imperiale e quella papale. Michelangelo, nel 1538, fu incaricato
dal papa di studiare la ristrutturazione della piazza, centro dell'amministrazione civile
romana fin dal Medioevo e in stato di degrado.
Vennero mantenuti e trasformati i due edifici esistenti, già ristrutturati nel XV secolo da
Rossellino, realizzando di conseguenza la piazza a pianta trapezoidale con sullo sfondo il
palazzo dei Senatori, dotato di scala a doppia rampa, e delimitata ai lati da due palazzi: il
Palazzo dei Conservatori e il cosiddetto Palazzo Nuovo, entrambi convergenti verso la
scalinata di accesso al Campidoglio. Gli edifici vennero caratterizzati da un ordine gigante
a pilastri corinzi in facciata, con massicce cornici e architravi.
27. Nel 1542 il papa gli commissionò la decorazione della sua cappella privata in Vaticano
che prese il suo nome (Cappella Paolina) la sua ultima opera pittorica, dove ormai
anziano lavorò per quasi dieci anni. Michelangelo realizzò due affreschi, dedicati ai santi
Pietro e Paolo, a cui lavorò da solo con faticosa pazienza, e procedendo con piccole
"giornate", fitte di interruzioni e ripensamenti.
28. Gli ultimi decenni di vita di Michelangelo sono caratterizzati da un progressivo
abbandono della pittura e della scultura, esercitati quasi esclusivamente per eseguire
opere di carattere privato. Prendono consistenza invece numerosi progetti architettonici e
urbanistici, che proseguono sulla strada della rottura del canone classico, anche se molti
di essi vennero portati a termine in periodi seguenti da altri architetti, che non sempre
rispettarono il suo disegno originale.
29. Negli ultimi anni della vita,
Michelangelo affronta più volte il
tema della “Pietà”, in una sorta
di meditazione sulla morte. La
“Pietà Rondanini” fu iniziata
intorno al 1547 e vi lavorò a più
riprese in un lungo arco di tempo
fino all’anno della sua morte.
L’opera, ospitata per lungo
tempo nel Palazzo Rondanini, è
esposta al Castello Sforzesco di
Milano dal 1952.
Rappresenta l'espressione
drammatica della lotta per
fuoriuscire dalla materia,
liberandosi dai vincoli terreni che
insieme generano e limitano sia
l'opera d'arte che l'artista stesso.
30. Michelangelo
muore nella sua casa romana
il 18 Febbraio 1564 ,
lasciando incompiuti numerosi
lavori che rappresentano il suo
più autentico atto
testamentario verso l’umanità.
31. Se dalla morte è vinta la natura
qui nel bel volto, ancor vendetta in cielo
ne fie pel mondo, a trar divo il suo velo
più che mai bel di questa sepoltura.
Michelangelo Buonarroti - Rime
PRESENTAZIONE
a cura di
ANTONIO CURRELI