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Progetto a cura di
                            Bonola Massimo, Contini Sabrina




                  LA SOCIETÀ VALSESIANA IN ETÀ RISORGIMENTALE:
               FAMIGLIA, PROFESSIONI, MOBILITÀ E ALFABETIZZAZIONE

                          NEI CENSIMENTI DI CINQUE COMUNI

                                         (1858)




 Abelli Chiara, Aghijabou Fatima, Alberti Silvia, Carmellino Chiara, Castionetti Clarissa,
Debernardi Lorenzo, Fiorotto Celeste, Ghidoni Alessandro, Gilodi Mirjam, Gualino Rachele,
 Mattasoglio Andrea, Pomposelli Sara, Raiteri Paolo, Ruggeri Camilla, Vimercati Eleonora
Relazione metodologica:

                              LA SOCIETÀ VALSESIANA IN ETÀ RISORGIMENTALE:
                         FAMIGLIA, PROFESSIONI, MOBILITÀ E ALFABETIZZAZIONE

                                    NEI CENSIMENTI DI CINQUE COMUNI

                                                 (1858)



La ricerca che qui presentiamo é stata svolta con la metodologia propria delle ricerche storiche
d’archivio su materiali documentari dell’epoca, finora, a quanto ci risulta, mai studiati e quindi
inediti.
I dati sono stati raccolti su una piattaforma informatica per essere poi elaborati, nella seconda fase,
al fine di far emergere gli aspetti oggetto dell’indagine, di realizzare calcoli e grafici, evidenziando
così i risultati raggiunti.
  Si é trattato di una ricerca di storia sociale e demografica il cui obiettivo era individuato nella
conoscenza della società valsesiana in epoca risorgimentale attraverso lo strumento che lo Stato
stesso ha predisposto a questo scopo: il censimento della popolazione, nel nostro caso quello del
1858, il più vicino alla data dell’unificazione nazionale.
 Sono stati quindi scelti cinque comuni della valle, in modo tale che rappresentassero un campione
significativo della popolazione del territorio, avendo cura che la loro collocazione costituisse una
specie di mappatura della valle sia nella parte alta (Campertogno, Rossa, Sabbia), sia in quella
media ( Quarona) e bassa ( Valduggia); il totale della popolazione indagata nei cinque comuni é
risultato quindi di 3967 individui, pari al 12% circa degli abitanti della valle, 32215 secondo i dati
ufficiali dello Stato sabaudo. Il gruppo di ricerca, composto da 15 studenti e due docenti, é stato
quindi suddiviso in 5 sottogruppi, in modo che ciascuno di essi potesse, nella prima fase, dedicarsi
ad un solo paese, mentre nella successiva, i gruppi si sono riuniti per operare la comparazione dei
dati e trarre le conclusioni.
 All’interno della ricchissima mole dei dati ricavabili dai censimenti, ci siamo soffermati su alcuni
aspetti di rilevanza sociale nei quali il dato storico, anche alla luce della vicenda complessiva della
valle, risultasse particolarmente significativo. Essi sono: la dimensione dei nuclei famigliari, le
professioni lavorative, la mobilità, che include il dato sull’emigrazione, e infine il livello di
alfabetizzazione. I dati        sulle professioni sono stati a loro volta elaborati distinguendo la
popolazione per genere, in quanto sono emerse differenze rilevanti tra l’ambito maschile e quello
femminile.
Infine, mentre questa prima parte di ricerche é stata realizzata interamente sui documenti degli
Archivi Comunali (oggi depositati presso la sezione di Archivio di Stato di Varallo), sono stati poi
svolti dei confronti con i dati, purtroppo parziali, di alcuni censimenti precedenti (1828, 1836,
1848) conservati nei fondi archivistici della Viceintendenza della Valsesia, l’ufficio di governo
sabaudo del territorio valsesiano per tutto il periodo della Restaurazione. Tali confronti hanno
consentito, ad esempio, di evidenziare l’incremento tendenziale della popolazione e le sue
oscillazioni in tutto il periodo pre-unitario.
  La popolazione della Valsesia risorgimentale ci é apparsa molto diversa da quella attuale, ma,
proprio per questo, studiarla ha rappresentato un’occasione di incontro e confronto con una realtà
“altra” di cui siamo tuttavia i discendenti e gli eredi, rendendoci più consapevoli del cammino
compiuto in questi 150 anni, più attenti a osservare la dinamica fortemente evolutiva del nostro
presente, più coraggiosi nell’affrontare con lucidità e fiducia le trasformazioni dei prossimi decenni.
Con l’aspirazione di diventarne protagonisti e non soltanto di subirle passivamente.


Varallo, aprile 2011


Per il gruppo di ricerca i coordinatori
Prof. Sabrina Còntini
Prof. Massimo Bonola


Il gruppo di ricerca desidera esprimere un cordiale ringraziamento al personale della sezione di
Varallo dell’Archivio di Stato, Maria Grazia, Bruna e Oriella, che con pazienza e competenza
hanno facilitato l’attività di ricerca sia nella fase preliminare di verifica della fattibilità sia in
quella della successiva raccolta dei dati.
I CENSIMENTI DELLA POPOLAZIONE IN PIEMONTE.
Premessa storica
di M.B.




La pratica del censimento moderno come strumento di conoscenza dello stato e della mobilità della
popolazione fu introdotto in Piemonte, allora incluso nell’ Impero Francese fino al confine della
Sesia, solo nel 1807, e, per la parte compresa tra Sesia e Ticino, inclusa la sponda sinistra della
Valsesia, con il Regno d’Italia napoleonico in quello stesso anno.
  Dopo l’avvio della Restaurazione, l’Intendenza              Generale sabauda non ne continuò
immediatamente la pratica, ma li affidò parzialmente alle singole province, che ne effettuarono
alcuni sul finire degli anni venti, avvalendosi anche dell’aiuto dei parroci, mentre ancora si andava
riordinando amministrativamente il territorio, procedendo, tra l’altro, alla soppressione dei nuovi
Comuni nati per volontà dell’Impero. Nel decennio successivo, l’amministrazione sabauda parve
intenzionata ad affidare ai Parroci curati l’osservazione e la registrazione dello stato civile ed
anagrafe della popolazione, attraverso un accordo tra il Regno e la Santa Sede recepito dalle Regie
Patenti del 20 giugno 1837, come di fatto era già avvenuto per secoli, a partire dal Rituale Romano
del 1614 ( ma per la Diocesi di Novara fin dal Sinodo Serbelloni del 1569) fino all’epoca del
dominio napoleonico. Tuttavia, negli anni Quaranta Carlo Alberto invertì nuovamente questo
orientamento, varando un grande progetto censitario a cura della Commissione Superiore di
Statistica che partendo dall’anno 1848 doveva ripetersi sistematicamente ogni 10 anni. Tale
censimento, il primo a fornire dati globali attendibili sulla popolazione del Piemonte, pur mostrando
il pregio di una rilevazione degli individui divisi per nuclei familiari, manca tuttavia dei requisiti di
contemporaneità e rileva la popolazione residente , ma non quella effettivamente presente.
 Il censimento del 1858, rilevato effettivamente alla notte del 31 dicembre 1857, é dunque il primo
censimento globale della popolazione del regno intrapreso a cura del Ministero dell’Agricoltura,
Industria e Commercio. Per la prima volta, l’esecuzione del censimento presenta i caratteri di
istantaneità della rilevazione ed effettività della presenza, ovvero registra la popolazione di fatto
presente nel luogo dato al momento del censimento; particolare cura viene dedicata alla rilevazione
dell’emigrazione, nello Stato o all’estero, in particolar modo l’emigrazione periodica.
VALDUGGIA




Il nome di Valduggia deriverebbe dalla parte più antica del paese chiamata “Uggia”, che significa
ombra cagionata dalle frondi degli alberi, l’opinione degli storici è che nei primi tempi fosse detta
valle una vasta selva ripiena di grossi e numerosi alberi che si estendevano sino al Sesia. Non è no-
stra intenzione raccontare le origini o vicissitudini che passarono i nostri antenati, ma illustrare le
varie indagini demografiche ed economiche che caratterizzarono lo sviluppo di questo borgo carat-
terizzato da abitanti spiritosi, robusti, belli, allegri, amanti della libertà e del lavoro, morigerati, ma
soprattutto ricchi di fantasia, inventiva e di abilità straordinarie. Prima di tutto è opportuno dare
un’occhiata al territorio di questa antica Parrocchia situata nel mandamento di Borgosesia, impor-
tante Comune essendo il terzo borgo della Valsesia nonché capoluogo della Vallea, nel cui mezzo
sorgeva appunto questa terra illustre. Mostra molti aspetti di bellezza naturale e i suoi fabbricati
sono tutti coperti a tegole o a piode circondati da piane e contrade tra cui si apre qualche piazzetta la
cui più importante è quella su cui un lato sorge la casa comunale. Verso est scorre un torrente detto
lo Strona, sormontato da un ponte a due archi e che tortuoso scorre lungo la valle sfociando poi nel
Sesia. Vi si giunge grazie a una strada comoda e carrozzabile che parte da Montrigone o che scende
dalla Cremosina, nonché da altri viottoli che collegano le circostanti frazioni. La chiesa parrocchia-
le, che si eleva nel mezzo del Borgo, intitolata a S.Giorgio, è a tre navate piuttosto scure, sostenute
da belle colonne di granito, con un presbiterio molto elevato ed ampio. In essa si trova uno dei più
lodati lavori ad olio di Bernardino Lanino, eseguito nel 1564, ed anche sulle pareti laterali Vi sono
due affreschi a lui attribuiti. Nella seconda cappella a destra riposa il corpo di S. Costanzo martire,
estratto dal cimitero di S. Calepodio e donato da Mons.Giuseppe Eusanio Aquilano nel 1683 al par-
roco Giovanni Battista Arecco che lo lasciò alla sua chiesa. Sul muro della cappella di fronte si am-
mira un affresco di Gaudenzio Ferrari. Rappresenta un presepio molto particolare che vuole espri-
mere l’affetto che due genitori provano nell’accudire il proprio pargolo. La Vergine è genuflessa ad
adorare il suo Divin Bambino, mentre S.Giuseppe si abbassa per sollevarlo quasi a sostituirsi ad un
adempimento della madre. Una giovane donna da un lato e un pastore dall’altra osservano commos-
si la premura dell’anziano padre verso il bambino. La valle che circonda Valduggia non favorisce
l’agricoltura per cui il suo popolo si è dedicata a diversi mestieri sia in patria che all’estero. Molti
sono i calzolai, tolari o lavoranti in latta, falegnami, cartieri, fabbri-ferrai. Il carbone, la calce, il fie-
no, la legna dei castagneti, qualche vitello, vino e pochi cereali, nonché legname da costruzione,
sono i principale oggetti del commercio di questo comune. Quindi i valduggesi per trarre sostenta-
mento necessario alla vita hanno le loro relazioni colle provincie di Novara, Vercelli, Casale, Lo-
mellina, Ossola, Pallanza, Genova, Torino, Milano e molte altre.
Sulla parte occidentale di Valduggia si erge su un altipiano LEBBIA.
E’ forse una delle frazioni più ricche in quanto anche se gli abitanti si dedicano principalmente al-
l’agricoltura e all’allevamento, riescono a vendere i loro prodotti in modo economicamente vantag-
gioso. Gli edifici sono ricoperti a piode e a beule, vi si trovano anche belle case tra cui forse spicca
quella Zoia con porticato in colonnine di granito in vero stile Valsesiano, considerata bene storico
dalle Belle Arti. La chiesa più importante è quella dedicata a S. Martino martire, ricca di affreschi e
di statue, molto ben tenuta e assai frequentata. Le proprietà sono molto divise. Nessuno ha grandi
terreni, ma tutti hanno qualcosa. Le piantagioni più abbondanti sono il bosco ceduo, il castagno, la
quercia, il faggio, l’ontano, il frassino, il pioppo, la betulla bianca, il nocciolo e la ginestra e il gine-
pro. Patate e castagne sono le produzioni principali, poi vengono segale, panico, granoturco, fru-
mento, orzo, noci, uve, legumi e frutta di mediocre qualità, tutti prodotti che vengono commercia-
lizzati e venduti anche in altre regioni. L’erba del pascolo e il fieno sono un prodotto rilevante. Ol-
tre ad allevare mucche proprie si tengono in inverno quelle di altri abitanti dell’alta Valsesia in cam-
bio di una mercede. Lo stesso si fa con pecore e capre. La caccia è molto sviluppato e le prede sono:
lepri, pernici, beccaccie, volpi, tordi, colombi selvatici, rari tassi, ricci o arricci porco, faine, scoiat-
toli, ghiri. Si pescano nel torrentello che scorre a Lebbia Inferiore la trota, il ghiozzo, il varrone o
gambero dello Strona.
Ritornando nel centro di Valduggia, diviso da un breve tratto di strada bella e pianeggiante troviamo
INVOZIO. Parrocchia e non Comune, è una frazione distante circa 500 passi dal centro comunale
dislocato verso la Cremosina. Anticamente questa parrochia faceva parte del vicino borgo di Val-
duggia, ma poi verso la metà del secolo XVIII a causa di litigi fra parrochi fu separata definitiva-
mente. Qui i fabbricati sono sparsi di qui e di là coperti a tegole o a paglia e l’insieme presenta poca
continuità e scarsa bellezza. La valle ristretta tra due pendici è fertile solo da un lato per cui le atti-
vità principali sono artigianali. Importantissima è la fonderia di campane, unica nella Valsesia e nel
Novarese, e capace di produrne di così melodiose da essere vendute in tutta Italia. Detto opificio ap-
partiene dal 1400 alla famiglia Mazzola e la prova è una campana del 1475 fusa per la parrocchia
di Luzzogno che riporta su di essa la M sormontata da una stella. La M è l'iniziale del cognome e la
stella simboleggia la stella che guida e mantiene il lavoro della famiglia.
Di rilievo è ZUCCARO distante circa 20 minuti da Invozio, Parrocchia, ma non Comune essendo
frazione di Cellio. E’ situata a due terzi di una pendice che distende a Nord verso Valduggia. Il suo
nome forse è dovuto al fatto che Vi si coltivassero le canne da zucchero, essendo l’agricoltura l’atti-
vità principale, esercitata soprattutto dalle donne. Gli edifici coperti a paglia sono piuttosto scomodi
e poveri anche se si trova qualche bella casa. La chiesa parrocchiale, con annessa l’allegra casa del
parroco, sorge su un pianerottolo ed è dedicata ai SS. Andrea e Gaudenzio. E’ antichissima ed è sta-
ta alzata verso la metà del XVII secolo. Sulla facciata Vi è un affresco del giudizio universale di au-
tore ignoto che con serpenti, demoni cerberi e dannati sembrano voler impressionare i visitatori.
L’interno è molto ampio, anche perché qui si riunivano i credenti di molte terre circostanti. In una
cappella si trova l’urna con il corpo di S. Bonifacio martire, estratto dal cimitero di S. Calepodio e
donato dal parroco Domenico De Luca. Molti degli abitanti di Zuccaro emigrarono in Lombardia e
nel Novarese per esercitare i mestieri di tolaro, sellaro, secchionaro e falegname. Chi rimaneva si
dedicava ai campi o a tessere la tela.
La Valllis Utiae, circondata interamente da alte creste di monti e dominata dal Monte Fenera, di for-
maziona antidiluviana, presenta delle difficoltà di comunicazioni, anche a causa dell’angusto pas-
saggio della Cremosina, ma non per questo ne è penalizzata. Le materie prime vengono importate
agevolmente, soprattutto i filati di lana e cotone che alimenteranno una fiorente industria tessile (la
Ragno). Inoltre, anche grazie allo slancio economico dovuto all’Unità d’Italia si creeranno numero-
se fonderie di metalli ed industrie di rubinetteria. Saranno proprio i settori meccanico e metalmecca-
nico che faranno la fortuna di Valduggia e delle sue frazioni.
La popolazione che abbiamo preso in considerazione nei nostri studi comprende Valduggia centro e
le frazioni Lebbia e Zuccaro. Dalla nostra raccolta di dati è emerso che la popolazione di questa
zona nel 1858 comprendeva 849 individui, divisi in 183 famiglie con una media di 4,6 individui per
famiglia.
Composizione nuclei familiari

                                                                                                                   1; 1%
                                                   C o m p o s iz io n e d e i n u cle i fam iliar i

Abbiamo           inoltre      preso   in                                                                        2; 1%

                                                                                                                1; 1%
                                                                                                                                                           1
                                                                                                           2; 1%           2; 1%

considerazione la suddivisione                                                                         10; 5%
                                                                                                                                       20; 11%             2
                                                                                           10; 5%
                                                                                                                                                           3
in nuclei familiari, proposta dal                                                                                                                          4
                                                                                                                                                 27; 15%   5
censimento del 1858. Per nuclei                                                  16; 9%
                                                                                                                                                           6
familiari         si    intendevano     i                                                                                                                  7
                                                                                                                                                           8
                                                                                14; 8%
membri legati da un vincolo di                                                                                                                             9
                                                                                                                                                 22; 12%
                                                                                                                                                           10
parentela che abitavano nella                                                                                                                              11
                                                                                           23; 13%
                                                                                                                                                           12
stessa casa, ma comprendenti                                                                                                       33; 17%
                                                                                                                                                           13
anche i servi e domestici e i                                                                                                                              14

membri della famiglia che risiedevano per motivi diversi in un altro centro urbano. Dai dati raccolti
i nuclei familiari risultano 183, composti da un minimo di una persona sola a un massimo di
quattordici persone. I nuclei formati da una persona sola erano 20 pari al 11%, mentre quelli formati
da quattordici erano solo due, pari al 1%. Il gruppo più numeroso di nuclei familiari erano quello di
quattro persone con 33 famiglie pari al 17%. Seguono le famiglie formate da due componenti che
risultano essere 27 nuclei, ossia il 15%; si seguito troviamo i nuclei composti da 3 persone con 22
famiglie, pari al 12%. Nell’ordine la percentuale dei nuclei famigliari è la seguente: 23 famiglie con
5 elementi, pari al 13%; 14 famiglie con 6 elementi, pari al 8%; 16 famiglie con 7 elementi, pari al
8%; 10 famiglie con 8 elementi, pari al 5%; 10 famiglie con 9 elementi, pari al 5%; 2 famiglie con
10 elementi, pari al 1%; 1 famiglia con 11 elementi, pari al 1%; 2 famiglie con 12 elementi, pari al
1%; infine 1 famiglia con 13 elementi, pari al 1%.


Alfabetizzazione


                                                   Gli individui con alfabetizzazione positiva, ossia che hanno
                   alfabetizzazione
                                                   le competenze sia nello scrivere sia nel leggere, sono pari a
            18%
                                                   360 unità corrispondente al 42 %. Quindi meno della metà
                                42%     positivi   della popolazione sa leggere e scrivere. Non molto lontana
                                        negativi
                                        parziali   da questo dato è la percentuale della popolazione che non sa
        40%                                        né leggere né scrivere, cioè con alfabetizzazione negativa,
                                                   pari a 333 individui, cioè il 40 %. Il restante 18 %, pari a
148 elementi, comprende quelle persone che sono alfabetizzate solo parzialmente in quanto sanno o
leggere o scrivere.
Professioni maschili
                                                                                                Professioni Maschili
                                                                                       6; 2%                               AGRICOLO
                                                                                 14; 6%                                    FALEGNAME
La possibilità di scelta delle professioni                                                                                 LATTAIO
                                                                               4; 2%                35; 14%
                                                                                                                           SARTO
maschili supera di gran lunga quelli                                          9; 4%                                        LEGNAIOLO
                                                                                                         9; 4%
                                                                                                                           FERRAIO
femminili. Infatti abbiamo analizzato circa                                                                                BOTTAIO
                                                                      49; 20%                                 27; 11%
                                                                                                                           TESSITORE
50 lavori maschili, ma solo 15 meritano la                                                                                 STUDENTE
                                                                                                             11; 4%        CALZOLAIO
nostra attenzione. Gli uomini totali erano                               13; 5%                          22; 9%            CARTAIO

                                                                              12; 5%                                       ECCLESIASTICO
378 individui, di cui 49 praticavano la                                                             16; 6%
                                                                                                                           FONDITORE
                                                                                  8; 3%
                                                                                                                           PROPRIETARIO TERRIERO
professione di cartaio, pari al 20%. La                                                13; 5%                              MURATORE


presenza di una consistente manodopera nel settore cartario è da collegarsi all’attività di tre antiche
“folle” da carta (1848), di proprietà della famiglia Rasario, dislocate lungo il corso dello Strona e di
cui parte degli edifici dismessi è ancora attualmente esistente. Troviamo poi tre mestieri che hanno
una frequenza superiore a 20 persone: agricolo con 35 individui (14%), lattaio con 27 (11%) e
infine il legnaiolo con 22 (9%). Poi seguono il ferraio con 16 persone (6%), proprietario terriero con
14 (6%), a parità di individui il bottaio e il calzolaio con 13 persone (5%), solo 12 uomini erano
studenti, pari al 5%.; infine troviamo il sarto con 11 unità, pari al 4%. Tutti gli altri mestieri hanno
una partecipazione inferiore a 10 individui.


Professioni femminili


                                                                                 Dai nostri studi è stato riscontrato che a
                              Professioni Femminili
                      2; 1%
                                                                                 Valduggia nel 1858 c’era un’ampia gamma
                    10; 3%                            AGRICOLA

              14; 4%
                                                      CARTAIA
                                                                                 di scelta per quanto riguarda i lavori
           18; 5%
                                                      DOMESTICA                  femminili;           abbiamo           contato       circa    20
    37; 10%
                                                      TESSITRICE
                                                                                 tipologie diverse, che possono essere ridotte
   3; 1%                                              PROPRIETARIA TERRIERA
  18; 5%
                                                      CUCITRICE
                                                                                 a 10 se si analizzano quelle a cui le donne si
    4; 1%
                                         251; 70%
                                                      SARTA                      sono dedicate con maggior frequenza.
                                                      SERVA
                                                                                 Nonostante la varietà di lavori sia ampia, la
                                                      BETTOLIERA
                                                                                 maggior parte delle donne erano agricole,
cioè contadine; infatti risultano essere 251, pari al 70%, su 470 donne totali. Un dato così elevato
non lo ritroviamo per nessun altro mestiere. Seguono poi le proprietarie terriere con 37 individui,
pari al 10%. A parità di valori troviamo poi le domestiche e le cucitrici, con 18 persone, pari al 5%
per mestiere. A scalare si evidenziano lavori come la sarta e la serva rispettivamente con 14 (4%) e
10 (3%) unità. Infine troviamo i mestieri di cartaia, tessitrice e bettoliera con 4, 3 e 2 persone, pari
all’ 1% per ognuno.


Emigrazione
                                                                                   Emigrati
I dati che abbiamo preso in considerazione sono stati
elaborati in base alla destinazione dello spostamento.                           44 ; 5 %

A Valduggia nel 1858 l’emigrazione coinvolgeva 44
                                                                                                      Emig rati
persone, pari al 5%, su 849. La città con più emigrati                                                Residen ti

valduggesi era Torino con 6 elementi, ossia 22%.
Seguono poi Novara e Genova rispettivamente con 4                          805; 95%


(15%) e 3 (12%) individui. Inoltre è emerso che 4
persone, pari al 15%, si sono spostate in Lombardia, senza la specificazione della città, per esigenze
lavorative. Ci sono altri luoghi di emigrazione più vicini a Valduggia come Borgosesia, Foresto o
Quarona, ma tutti questi centri accolgono solo una persona per ognuno, pari al 4%. Le altre mete
d’emigrazione italiane sono Lesa, Milano, Pallanza e Vercelli (pari al 4% per centro abitativo).
Infine troviamo un solo individuo che si è recato in Francia, pari al 4%. L’emigrazione in area
regionale era quindi prevalente, mentre era marginale quella all’estero.


                                         Luoghi d'Emigrazione                BORGOSESIA
                                                                             FORESTO
                                                                             FRANCIA
                                               1; 4% 4%
                                                    1;                       LESA
                                       1; 4%           1; 4%
                                                         1; 4%               LOMBARDIA
                             6; 22%
                                                                             MILANO
                                                           4; 15%            NOVARA
                                                                             GENOVA
                            1; 4%
                                                                             PALLANZA
                             1; 4%                       1; 4%
                                                                             PRATO
                              1; 4%                                          QUARONA
                                                     4; 15%
                                    3; 12%                                   TORINO
                                                                             VERCELLI
QUARONA




Quarona è una delle più antiche parrocchie e comunità della Valsesia, sebbene sia circondata da
montagne in tutti i suoi lati, tranne nella parte australe. Il comune era diviso in sole due frazioni,
Vico e Valmaggiore.      Il territorio di Quarona è bagnato dal Sesia, che lo divide da quello
vicinissimo di Doccio ( non è distante più di cento metri), esso non aveva relazioni con Quarona in
quanto divisi dal fiume Sesia; solo successivamente verrà costruito il ponte che unisce le due
comunità. Nel paese vi erano due parrocchie, una più nuova che si trova ancora oggi sotto il
patrocinio di Sant’ Antonio Abate, ed una più antica dedicata a San Giovanni Battista. La
parrocchia più nuova non offre nulla di particolare ad eccezione di un’insigne reliquia e di un
quadro rappresentante la Vergine con il Bambino, che è una delle più pregiate opere di Gaudenzio
Ferrari. La chiesa più antica sorge invece su un monte ma fu abbandonata a causa della costruzione
della chiesa di Sant’Antonio, più facilmente raggiungibile dai fedeli. Tuttavia essa ci offre delle
opere ragguardevoli dipinte da allievi di Ferrari. Al di sopra di questa antica chiesa si trova quella
dedicata alla Beata Panesia, o Panacea; la giovane ragazza ha una storia singolare: essa perse la
madre all’età di tre anni e dovette quindi sopportare le barbarie della matrigna Margherita Gallogi
di Locarno, la quale si adirava contro di lei perché gelosa delle sue virtù e della sua profonda fede;
la sua scelleratezza si spinse a tal punto che decise di uccidere la giovane conficcandole in testa dei
fusi. Le spoglie della vergine furono trasportate a Ghemme dove si trovano tutt’oggi.
Composizione nuclei famigliari
Il numero di famiglie presenti sul territorio quaronese nell'anno 1858 era di 175 nuclei con una
media di 4,5 individui per nucleo
famigliare, costituiti non solo da                          Dimensione nuclei famigliari
                                                                           2%
                                                                      1%
membri legati da vincoli di parentela                            1%             1%                       1
                                                                                                         2
ma anche da serve, domestici, nutrici                            6%                  15%
                                                                                                         3
etc. I nuclei più numerosi sono quelli                      7%                                           4
                                                                                                         5
formati da una sola persona e sono                                                         10%
                                                       9%                                                6
27(15%), quelli formati da due sono                                                                      7
                                                                                                         8
17(10%) e quelli formati da tre sono                                                       10%
                                                       12%                                               9
18 (10%). Le famiglie formate da                                                                         10
                                                                                                         11
quattro    persone sono    quelle   più                          12%                 14%
                                                                                                         12
frequenti dopo quelle di un solo                                                                         13

membro con 25 nuclei (14%). Vi sono poi le famiglie formate da cinque e sei persone che hanno un
numero di 21 nuclei ciascuna (pari al 12%). I nuclei composti da sette componenti sono 15 (9%),
mentre quelle formate da otto sono 12 (7%). Seguono quelle composte da nove con 11 nuclei (6%),
quelle composte da dieci che sono 2 (1%) e quelle da dodici che è soltanto 1(1%). Nel paese erano
presenti anche nuclei famigliari di dimensioni elevate, infatti c'erano 4 famiglie composte da tredici
persone (2%) ed una sola famiglia composta da ben diciotto persone (1%). Dai dati è emerso che la
popolazione totale ammontava a 791 abitanti.


Alfabetizzazione
Il numero di persone alfabetizzate era molto
elevato, infatti il 57 % della popolazione totale
sapeva sia leggere che scrivere. Nonostante ciò
anche il numero di analfabeti, per la maggior
parte donne, era abbastanza elevato infatti
ammontava al 38 % della popolazione, il
restante 5% della popolazione sapeva solo
leggere.
Professioni maschili
Tra tutte le professioni praticate nel territorio quaronese abbiamo deciso di presentare solo quelle
col maggior numero di individui partecipanti. In una popolazione di 791 individui, 391 erano
maschi, dei quali 91 (34%) svolgevano l’attività di contadino, il suolo infatti era molto produttivo.
Vi si coltivavano le viti, e si facevano copiose raccolte di uve bianche. Vi erano poi altre due
professioni ampiamente praticate
                                                                  Profe ssioni maschili
                                                                                                                con tad ino
quella del falegname con 39
                                                          4% 4%                                                 fale gna m e
individui    (15%)     e     quella   del            5%
                                                                                                                calzola io
calzolajo con 36 individui (13%).               6%                                   34%                        g es s ato re

Con minor numero di persone vi                                                                                  tes s itore
                                              6%
                                                                                                                b ottaio
era l’attività di gessatore con 18
                                              6%                                                                ferra io
individui     (7%),        seguita    dal                                                                       carrettiere

tessitore e dal bottajo entrambe con             7%                                                             s ca lpe llino
                                                                             15%                                b racciante
numero      pari   a   16      individui                  13%

ciascuna (6%). Seguono i ferraji
con 15 individui (6%), i carrettieri
con 14 individui (5%), gli scalpellini con 12 individui (4%) e i braccianti con 11 individui (4%). La
restante popolazione maschile svolgeva attività quali il negoziante, il pescatore o l’imbiancatore le
cui stime presentano un valore relativamente basso.




Professioni femminili
Crea scalpore il fatto che in una comunità
                                                                             P ro fe s s io n i fe m m in ili
abbastanza vasta vi fosse un numero maggiore di
donne, le quali ammontavano a 400. Il numero di                             6% 4%
                                                                       7%
professioni svolto dalle donne è minore rispetto a                                                                contadina
                                                                                                                  bracc iante
quelle maschili; tra le donne il mestiere dominante è
                                                                                                                  dom es tic a
certamente quello della contadina con 312 individui                                                               cuc itric e

(83%), seguito da quello della bracciante con 25                                       83%

individui (7%), della domestica con 22 individui
(6%) e della cucitrice con 15 individui (4%). Le restanti professioni sono costituite da un numero
molto ridotto di individui.
Emigrazione
Su un paese di 791 abitanti 100 individui (12,6) risultano essere emigrati. La maggior parte di
questi 24 individui era emigrata a Torino, 7 individui (8%) a Milano, 6 individui (7%) a Novara, 5
individui (6%) a Varallo (6%) e altre 5 (6%) a Lione. I quaronesi esercitavano varie professioni in
Piemonte, a Milano, in Svizzera, e nel reame di Francia. Vi erano anche due persone che erano
emigrate in America
SABBIA

Inserito nel mandamento di Varallo (antica divisione amministrativa), Sabbia si presenta nel 1858
come un semplice villaggio posizionato ad una elevata altitudine dalla quale è possibile scorgere il
Mastallone, che bagna tutta la valle, e anche il fiume Sabiola, che ne è suo affluente.
Il centro parrocchiale è costituito da numerose comunità poco più estese di un villaggio, fra le quali
ricordiamo Costabella, Massera, Gabbio, Gattera, etc. Alcune di esse possono vantare la presenza di
un piccolo oratorio dove celebrare il culto, mentre troviamo la chiesa parrocchiale sotto il titolo di
San Giovanni Battista, posta in una posizione piuttosto isolata, di contenuta ampiezza e decoro.
Il territorio, rimasto piuttosto invariato nel corso del tempo, consisteva in un alternarsi di falde
montuose, valli, creste e burroni che lasciano poco spazio a ristretti campi nei quali viene lasciato a
pascolare un certo numero di bestie. Difatti possiamo apprendere come uno dei principali prodotti
del terreno fosse il fieno, utilizzato per il mantenimento degli armenti.
Il commercio non trova largo sviluppo, data soprattutto la posizione piuttosto inadatta del villaggio.
Di conseguenza gli abitanti si applicano ai vari mestieri a seconda delle necessità: vediamo infatti
come vi è un grande numero di tessitori, muratori e contadini.
Per i nostri studi abbiamo preso in considerazione la popolazione del comune di Sabbia con le frazioni
adiacenti quali Massera, Erbareti, Salaro e frazioni minori.
Dai dati è emerso che la popolazione della zona sopra citata nell’anno 1858 era composta da 659
abitanti, suddivisi in 140 famiglie con una media di 4,7 individui per nucleo famigliare.


Composizione nuclei famigliari
Per lo studio dei nuclei famigliari, ovvero
i membri appartenenti ad una stessa
famiglia legati da vincoli di parentela ma
non solo (serve, domestici, nutrici, etc.),
abbiamo preso in considerazione 140
famiglie     dell’anno      1858.   I    nuclei
risultano composti da un minimo di un
solo componente ad un massimo di
quattordici. I nuclei formati da una sola
persona sono 14 ( 10%) mentre quelli
formati da quattordici persone sono 2 (2%). I nuclei più frequenti sono quelli composti da due persone
con 25 famiglie (16%). I nuclei composti da tre componenti sono 17 (13%) mentre quelli composti da
quattro sono 20 (14%). Seguono quelli composti da cinque persone che corrispondono a 16 famiglie
(11%), quelli composti da sette persone sono 9 (7%) mentre quelli da otto persone sono 11 (8%). Le
famiglie con nove persone sono 8 (5%) mentre quelle con dieci sono solo 2 (2%), così come quelle con
dodici individui. Infine vi è una sola famiglia composta da 11 abitanti (1%).




Alfabetizzazione
Su una popolazione di 659 abitanti abbiamo
riscontrato,          per       quanto            riguarda
l’alfabetizzazione, i seguenti risultati: il 66% della
popolazione, l’equivalente di 433 individui,
presentava un’alfabetizzazione negativa, mentre il
30%,       pari   a    195    individui,    presentava
un’alfabetizzazione positiva. Il restante 4%,
rappresentante solo 29 individui, presenta una alfabetizzazione parziale, il che sta ad indicare il
possesso o della capacità o di scrivere o di leggere.




Professioni maschili
Delle 22 professioni maschili che
abbiamo individuato, riteniamo più
corretto presentarne solo 7, ovvero
quelle che presentano un maggiore
numero di individui partecipanti.
La popolazione maschile ammonta
alla cifra di 311 individui, dei quali
137 (49%) svolgono l’attività di
contadino. Seguono i tessitori con 92
individui (33%) e i muratori con 27
individui (10%). In numero più
contenuto troviamo 8 cebraii (3%), 5
minusieri e 6 peltrari (2%; 2%) ed infine 3 calzolai (1%). La restante popolazione maschile praticava
professioni minori quali il pastore, il gessatore o il lattaio le cui stime presentano una percentuale quasi
nulla.




Professioni Femminili
Le professioni femminili sono molto ridotte rispetto
a quelle maschili nonostante la popolazione di sesso
femminile ammonti a 348 individui. La causa è
molto probabilmente da ricercarsi nel fatto che la
maggioranza degli individui analfabeti era composta
da donne.
Prenderemo in considerazione solo tre professioni:
la professione più praticata è sicuramente quella
della contadina con 342 individui (98%) a cui
seguono 2 tessitrici (1%) e 2 serve (1%). Le restanti
professioni presentano solo un individuo e sono la sarta, una sola maestra di scuola e una studentessa
di ostetricia.




Emigrazione
Sul totale di 659 abitanti solo 11 individui sono
registrati come emigrati, circa il 1.6%
Le destinazioni sono quasi tutte nella zona
circostante o sempre nella zona regionale, mentre
non riscontriamo nessuna emigrazione all’estero.
Circa 6 individui (55%) sono registrati come
emigrati a Boccioleto mentre due individui (18%)
hanno scelto come destinazione Campagnola.
Il restante 27% corrisponde a tre individui emigrati rispettivamente a Rimasco, Rocca (odierna
Roccapietra) e Novara.
Una consistente percentuale, nel grafico non riportata, corrisponde a individui che da altre località,
come Cravagliana o Sambughetto, sono emigrati e stabilitisi nel comune di Sabbia come residenti.
ROSSA




Rossa si presenta ancora oggi come un ridente paesino arrampicato sulle ripide pareti della
ValSermenza, o Val Piccola, valle laterale a quella principale che segue il corso del fiume Sesia.
Già a metà del XIX secolo Girolamo Lana sottolinea l’asperzza del territorio causata dalla sua
posizione, ottimale per le coltivazioni ma complessa a causa dell’ erto pendio. La stessa chiesa
parrocchiale, ricostruita ad inizio secolo per sostituire quella precedente che rischiava di crollare,
viene edificata “nella maggior parte su di rupe, onde scansarne la rovina assai facile pel generale
pendìo”.A questa si accompagnano molte altre chiesette, sette per la precisione, che il Lana
menziona per gli affreschi e le decorazioni in esse contenuti tutti di grande bellezza e buon
pennello. Le pareti scoscese della valle ospitano, tuttavia, fertili distese erbose perlopiù coltivate per
il sostentamento delle singole famiglie o usate come pascoli per il bestiame. Pochi sono i prodotti
venduti al di fuori del paese ( quasi esclusivamente prodotti dell’ allevamento bovino). Come nel
resto della valle sono le donne ad occuparsi della terra mentre gli uomini, per la maggior parte
“pittori”, “stuccatori”, “muratori”, preferiscono cercare lavoro all’ estero, in Savoia o Francia, dove
vengono riconosciute personalità quali Fontana Antonio, De-Dominici Giuseppe e Raineri Luca.
Composizione nuclei Famigliari
                                                                                       1% 1%
Il censimento del 1858 registra la presenza di          723                     4%
                                                                                                                                1    2
                                                                                        2%
individui sul territorio di Rossa, distribuiti (oltre che nel                     2%                 16%
                                                                                                                                3    4
nucleo del paese vero e proprio, il “centro”) nelle                        10%

frazioni di “Fontane”, “ Casa di Secchi”, “Salerio”,                                                                            5    6
                                                                                                                13%
“Casa di Bianchi”, “Folecchio”, “Cerva”, “Raineri”,                       9%
                                                                                                16
                                                                                                                                7    8
“Piana” e “Montata”. Di questi abitanti           317 sono
maschi,406     femmine      e    vengono      a   costituire                                                12%
                                                                                                                                9    10
                                                                               18%
rispettivamente il 56% e il 44%e sono suddivisi in 166                                         12%
                                                                                                                                11   12
nuclei famigliari. La media dei componenti per famiglia
è di 4,2 abitanti ma si presentano anche alcuni, rari,
nuclei famigliari costituiti da 10, 11, o 16 individui. Mentre questi ultimi nuclei rappresentano solo
il 2% o l’1% del totale a costituire i numeri più ingenti sono nuclei di 1 abitante (16%), 2 abitanti
(13%), 3 e 4 abitanti (entrambe 12%) e 5 abitanti(18%).



Alfabetizzazione

Rossa, nel 1858, si presenta come un paese fortemente
                                                                                  8%
alfabetizzato poichè il numero di alfabetizatti positivi totali                                            S a n n o le g g e re e
                                                                                                           s c r iv e r e
(che sanno sia scrivere che leggere) si presenta come quello
                                                                          32%                              A n a lf a b e t i
prevalente ,59%della popolazione. Il restante 41% poi è
                                                                                              60%
                                                                                                           S a n n o le g g e re
dominato da un’ altrettanto notevole prevalenza di paesani
parzialmente alfabetizzati (o sanno scrivere o leggere) ,
33%. Quindi rimane solo una minima parte completamente
analfabeta, 8%.



Professioni maschili

Le professioni maschili del paese si distinguono in                                                    Into na ca to re
                                                                          4% 4%                        S tud e nte
quanto poco variegate. Una fetta nettamente                          8%
                                                                                                       F a le g na m e
superiore degli abitanti maschi era “intonacatore”               2%
                                                                 3%                                    O p e ra io fe rra io
(60%) e molti erano, anche se in netta minoranza,               2%                                     P itto re
                                                                1%
                                                                                                       C a lzo la io
lavori collegati con gli “Intonacatori”, come i                 2%
                                                                                             61%       E ccle sia stico
                                                                 13%
                                                                                                       C o nta d ino
                                                                                                       T e ssito re
                                                                                                       D e co ra to re d i ca se
decoratori di case (4%), i pittori (3%), i falegnami (2%). Subito dopo c’erano i giovani studenti
(13%) e i contadini (8%) che aiutavano nei campi le donne(di cui si parlerà successivamente). A
queste professioni se ne aggiungono alcune meno diffuse ma comunque presenti sul territorio:
l’operaio ferraio (1%), il calzolaio (3%), l’ecclesiastico (2%) e il tessitore (4%).



Professioni femminili

Le professioni femminili, invece, erano differentemente distribuite probabilmente a causa del
differente grado di istruzione. A primeggiare tra                   1%   1%   1%    3%
                                                             1%                1%
le statistiche sono le contadine (92%) proprio
                                                               1%                              C o nta d ina
perchè alla maggioranza di uomini che spesso                                                   S e rva
andavano a lavorare lontano da casa dovevano                                                   Istitutrice
                                                                                               L a va nd a ia
corrispondere altrettante donne che invece                                                     Mo d ista
rimanevano a lavorare la terra. Le altre                                                       Mug na ia
                                                                                               S a rta
professioni sono presenti in un numero esiguo:                                                 P re stina ia
                                                                              91%
sarta (3%), serva (1%), istitutrice (1%), modista
(1%), mugnaia (1%) e prestinaia (1%).



Emigrazione

Sul totale della popolazione di Rossa ad emigrare in
                                                                      2%
cerca di lavoro e fortuna è una minima percentuale.            2% 2% 2%                           F ra ncia
                                                                 4%                               V a ra llo
Sui 723 abitanti sono circa 84 gli emigranti ( circa             4%                               S vizze ra
l’11,5% del totale). La maggioranza degli emigranti               2%                              A le ssa nd ria
sceglie la vicina ed appetibile Francia come meta, il             8%                              C e rva ro lo
                                                                                                  C ra va g lia na
67 %. Ad essi si aggiungono più esigue percentuali                6%                              N o va ra
                                                                                         68%
di emigranti all’estero : in Svizzera (8%) e in                                                   To rino
Savoia (2%). I restanti scelgono mete più vicine al                                               G o zza no
                                                                                                  S a vo ia
paese natale:   Varallo (4%, soprattutto studenti),
Alessandria (3%), Cervarolo (4%),         Cravagliana
(4%), Novara (2%), Torino (2%) e Gozzano (2%).
CAMPERTOGNO




Campertogno nel 1858 con le sue frazioni Quare, Piana, Villa, Tetti, Carata, Otra, Rusa, Pianaponte
e Avigi, i suoi diciannove oratori e i suoi monumenti si presentava come uno dei centri più
importanti e più significativi dell'Alta Valsesia. Appartenente al mandamento di Scopa, deve il suo
nome alla valle Artogna, principale valle collaterale e antico feudo dell'Abbazia di San Nazaro
Sesia che si estende verso sudovest, con andamento sinuoso, per circa 15 km. La coltivazione di
patate, segale e canapa, la raccolta di noci e castagne, l'allevamento di bovini, caprini e ovini, la
produzione di latte, burro e formaggio, lo sfruttamento dei boschi e dei numerosissimi alpeggi ma
anche la filatura, la tessitura e la lavorazione del legno e del ferro, erano le principali attività alla
base dell'economia del paese.
Dall'analisi del registro della popolazione dell'anno 1858 da noi effettuata, relativa al comune di
Campertogno e alle sue numerose frazioni o cantoni o località quali Quare, Piana, Villa, Tetti,
Carata, Rusa, Otra, Avigi e Pianaponte è emerso che, all'epoca, la popolazione totale del paese
dell'Alta Valsesia comprendeva ben 945 individui di cui 418 maschi (44%) e 527 femmine (56%), a
loro volta suddivisi in 249 nuclei familiari con una media di 3,7 soggetti a famiglia.




Composizione nuclei familiari
                                                  1
                   Nuclei familiari
                                                  2
                                                       La suddivisione in nuclei familiari, cioè in gruppi
                                                  3
                                                  4
                                                       comprendenti non solo persone legate da vincoli
                                                  5
                                                  6
                                                       di parentela che abitavano nella medesima casa
                                                  7
                                                  8    ma anche i poco numerosi domestici, inservienti
                                                  9
                                                  10   e i membri della stessa famiglia che per motivi
                                                  11
                                                  12   diversi risiedevano in un altro centro urbano
                                                  13
                                                  14   proposta dal registro della popolazione del 1858,
                                                  15
                                                       ha permesso di individuarne 249 composti da un
minimo di una persona (49) ad un massimo di quattordici( 1). Presenti anche nuclei familiari
costituiti da 2 persone (37), da tre persone (46), da quattro persone (34), da cinque persone (25), da
sei persone (21), da sette persone (13), da otto persone (5), da nove persone (7), da 10 persone (3),
da 11 persone (2), da 12 persone (2) e infine da 13 persone (1). Tre erano le case vuote inserite nel
censimento.




Alfabetizzazione
Nonostante più della metà della popolazione possedesse alfabetizzazione positiva (gli individui abili
sia nello scrivere che nel leggere erano infatti 574
                                                                          Alfabetizzazione.
pari al 62%), numerosi erano comunque gli
individui in possesso di alfabetizzazione negativa                          0%
(incapaci sia di scrivere che di leggere erano infatti
359 pari al 38%). Solamente un davvero esiguo                   38%
                                                                                                  Positiva
                                                                                      .
                                                                                                  Negativa
numero di individui (2) possedeva infine
                                                                                                  Parziale
                                                                                          62%
alfabetizzazione parziale, la capacità del solo
scrivere oppure del solo leggere.
Professioni maschili
Per quanto riguarda le professioni, i       418                           2% 2% 2%
                                                                 12%              2%
                                                                                       4%
individui maschi che abitavano il paese di                                                              CONTADINO
                                                                                                        FABBRO
Campertogno nel 1858 disponevano di un                                                       8%
                                                                                                        SARTO
                                                                                                        SCULTORE
ampia scelta: le professioni maschili da noi                                                            MANOVALE
                                                                                                        MINUSIERE
rintracciate sono infatti una trentina. Vi erano       29%
                                                                                                  10%
                                                                                                        CALZOLAIO

infatti numerosi gessatori (86, pari al 29%),                                                           FERRAIO
                                                                                                        MURATORE
muratori (52, pari al 18%), ferrai (32, pari                                                11%
                                                                                                        GESSATORE
                                                                                                        Altre professioni
all'11%), calzolai (29, pari al 10%), minusieri
                                                                         18%
(24, pari all'8%), manovali (11, pari al 4%),
scultori (7, pari al 2%), sarti (6, pari al 2%),
fabbri (6, pari al 2 %), contadini (6, pari al 2%) e infine ottonai, impresari, pittori, studenti, soldati,
assistenti, sottiladori, rivenditori, osti, indoratori, ebanisti, custodi, conducenti, ceraioli, carbonini,
caffettieri ed agenti.




                                                      Professioni femminili
                                                      Dai dati da noi analizzati risulta che le ben 527
                 2%
                                                      donne che costituivano il 56% della popolazione
                                                      totale   del     paese   di      Campertogno          non
                                      NESSUNA
                                      PROFESSIONE     possedevano, a differenza degli uomini, una così
                                      LAVORATRICI
                                                      vasta gamma di scelta per quanto concerne la
                                                      loro professione ed il loro impiego. 517 donne,
                  98%
                                                      pari al 98%, non praticavano infatti alcuna
                                                      professione, mentre solo 10 ( il 2%) risultavano
studentesse (3), domestiche (5), sarte (1) ed ostesse (1).
Emigrazione
I dati presi in considerazione                                   1%
                                                           2%
relativi all'emigrazione sono stati                3%           2%    1%
                                              3%                                              Altre destinazioni
elaborati in base alla destinazione
                                                                                              LIONE
dello spostamento dei singoli                   4%                            30%             AOSTA
                                                                                              ST. ETIENNE
individui. A Campertogno, nel                6%
                                                                                              CLERMONT
1858, su di un totale di 945                                                                  LAPALISSE
individui,   solamente   un’esigua                                                            ANNENCI'
                                            11%                                               MONTIERS
parte (144, pari al 15%) risultano                                                            ALBERTVILLE
coinvolti nell'emigrazione tanto                                                              PARIGI
                                                                                              BOURGES
diffusa, all’epoca,sia in Alta che                   13%                   24%
                                                                                              CARCOFORO
in Bassa Valsesia che portò alla
ricerca di fortuna e di lavoro di
preferenza gli uomini, solo in
pochi casi accompagnati dalle famiglie. Destinazione degli emigranti era, per la maggior parte, la
vicina Francia ,soprattutto le regioni della Savoia, del Rodano e della Loira, con le città di Lione, St
Etienne e Clermont( dove confluirono rispettivamente il 24%, l’11% e il 6% degli emigranti), di
Lapalisse il 4%, di Annency il 3%, di Montiers il 3%, di Albertville il 2%, di Parigi il 2%, di
Bourges l'1% e infine di Aurillac,       di Moulins e di Vichy. Destinazioni più vicine e meno
frequentate sono invece state la Valle D'Aosta con il capoluogo, Aosta, che assorbì il 13%
dell'afflusso totale, Carcoforo, Varallo, Biella, Vallemosso, Cossato, Oleggio, Gozzano, Novara,
Intra, Alessandria,Moncalieri, Torino,Milano, Mantova, Genova e Udine. L’emigrazione in area
regionale e nazionale era quindi marginale rispetto all’emigrazione rivolta all’estero.
LA DIVISIONE DEL LAVORO IN UNA VALLE ALPINA:
       ISTRUZIONE, PROFESSIONE ED EMIGRAZIONE DEGLI UOMINI,
         LAVORO AGRICOLO, FAMIGLIA E MARGINALITA’ SOCIALE
                            NELL’OCCUPAZIONE FEMMINILE.




In un recente e illuminante studio sulla popolazione e sulle migrazioni alpine nell’Italia moderna,
Lorenzetti e Merzario (2005) hanno nettamente diviso, e quasi contrapposto, il lavoro delle donne,
pesante ma sostanzialmente non retribuito, al denaro derivato dalle professioni maschili,
dall’emigrazione e da un più alto grado di istruzione. La nostra ricerca, pur su basi molto ristrette,
ma concernente un campione sufficientemente alto della popolazione valsesiana a ridosso
dell’Unità Nazionale, ha cercato una conferma o una smentita di queste tesi, raggiungendo risultati
assai interessanti per la conoscenza del nostro territorio.
 Sotto il profilo della composizione delle famiglie, il primo dato da noi esaminato, i cinque comuni
considerati si sono dimostrati abbastanza omogenei, denotando una media compresa tra i 4,2 e i 4,7
membri per fuoco, con la sola eccezione di Campertogno che mostra una media inferiore, di 3,7
membri. Va osservato inoltre che la media della valle, di 4,41 componenti per famiglia, risultava al
censimento del 1858 la più bassa dell’intero Piemonte sabaudo, essendo inferiore anche a quelle di
altre regioni montane del territorio piemontese. Non si può dire quindi che, sotto questo profilo, la
montagna valsesiana fosse allora una “fabbrica di uomini ad uso della pianura”, secondo la celebre
espressione dello storico francese Braudel. Lo sviluppo della popolazione, di cui parleremo oltre, e
che costituisce certamente uno dei grandi eventi dell’Ottocento, non é, o non é ancora, nella realtà
valsesiana, così marcato, anzi, la tendenza dei comuni orograficamente più a monte come Rossa e
Campertogno é quella di contenere la popolazione ai livelli più bassi.
5                                  4,7             4,5              4,6
                              4,2                                                        4,4
   4,5
     4         3,7
   3,5
     3
   2,5
     2
   1,5
     1
   0,5
     0
                               sa



     Campertogno                       Sabbia        Quarona         Valduggia        Piemonte
                           os
                          R




Figura 1. Media nuclei famigliari
   Anche l’analisi del grado di istruzione, preso in considerazione nella nostra ricerca, offre
comparativamente interessanti spunti di riflessione. Mentre la media del Piemonte attesta, nel 1858,
solo un 32% circa di alfabetizzazione completa ( leggere e scrivere), i paesi della nostra valle da noi
esaminati mostrano una media nettamente più alta, con la sola eccezione di Sabbia dove
l’alfabetizzazione si ferma al 30%. In questo caso la sorpresa é rappresentata dal fatto che i comuni
con la più alta istruzione siano quelli dell’alta valle, Campertogno con il 62% e Rossa con il 59%,
un dato che può collegarsi probabilmente con la più altra incidenza dell’emigrazione, come si vedrà
più oltre. Il paradosso delle comunità alpine “istruite” proposto da Viazzo (2000) rovesciando i
pregiudizi precedenti sul carattere aculturale della civiltà di montagna, appare quindi pienamente
confermato, evidenziando una percentuale di alfabetizzati quasi doppia rispetto alla campagna
piemontese.



    70             62          59                            57
    60
    50                                                                         42
    40                                       30                                              32
    30
    20
    10
     0
               o




                                                        na




                                                                           a
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                                                                       ug
        rto




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                                                                                      em
                        R




                                                                    ld
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                                                  Q




                                                                  Va




                                                                                    Pi
   am
  C




Figura 2. Alfabetizzazione


  Il dato che rispecchia la percentuale di emigrazione sembra collegarsi proprio all’incidenza
dell’alfabetizzazione, oltre che, naturalmente, alla posizione altimetrica del paese e alla
conformazione del suo territorio. Valduggia e Sabbia, i paesi più scarsamente alfabetizzati, hanno
anche un tasso di migrazione più basso, rispettivamente il 5 % e l’ 1,6 % della popolazione, mentre
questa percentuale sale significativamente oltre il 10% a Rossa e Quarona per poi raggiungere il
15% a Campertogno. Va rilevato, inoltre, che nei casi dei comuni più montani l’emigrazione si
dirige verso l’estero (Francia, Svizzera) dove si va ad esercitare professioni redditizie e ricercate sul
mercato del lavoro, mentre l’emigrazione di paesi come Valduggia, oltre a essere assai scarsa si
rivolge prevalentemente all’ambito regionale e riguarda una manodopera scarsamente professionale.
E’ inteso che, in ogni caso, l’emigrazione é fenomeno prettamente maschile e si ripercuote pertanto
sulla condizione sociale e lavorativa della donna, cui spetta, come si vedrà oltre, il lavoro agricolo
quasi per intero.




   16       15
   14                                             12,6
                         11,5
   12
   10
    8
    6                                                            5
    4
    2                                 1,6
    0

        Campertogno     Rossa       Sabbia       Quarona     Valduggia

Figura 3. Tasso di emigrazione


In tutti i paesi considerati dalla nostra indagine sul censimento del 1858 le professioni maschili
hanno dimostrato un alto grado di variabilità con alcuni casi di evidente specializzazione dovute a
situazioni locali particolari o esigenze di emigrazione. A Valduggia, ad esempio, la nascente
industria cartaria impiegava il 20% di tutta la manodopera maschile; a Rossa il 60 % dei maschi
dichiarava la professione di intonacatore; a Sabbia il 33 % svolgeva attività di tessitore; gessatori e
muratori rappresentavano a Campertogno quasi la metà di tutte le professioni maschili, destinate
evidentemente all’emigrazione. La filiera dei mestieri legati all’edilizia era certamente quella più
praticata e facilmente collocabile sul mercato estero.
 Considerato questo elevato tasso di variabilità delle professioni maschili, l’unico dato che appare
significativamente comparabile é quello degli individui dediti all’agricoltura, attività ancora
universalmente diffusa in tutto il territorio della valle. In questo ambito i dati di genere sono
estremamente divergenti. La professione contadina é per i maschi residuale in quasi tutti i centri
considerati, tranne il caso di Sabbia dove il 49% degli uomini é ancora dedito all’agricoltura. Ma a
Campertogno, ad esempio, solo il 2% dei lavoratori maschi coltivava la terra. Se si osserva il dato
delle professioni femminili, la situazione appare completamente rovesciata: le contadine di
Campertogno e Sabbia sono il 98 % delle donne, quelle di Rossa il 92 %, mentre a Valduggia e
Quarona sono sopra il 70 %. Eccolo, il lavoro delle donne di montagna.
Nell’ambito delle attività femminili non esiste praticamente variabilità se non in ambiti di
marginalità sociale ( serve, braccianti...); solo a Valduggia si segnala un 10% di donne che risultano
proprietarie e quindi in una posizione privilegiata, mentre poche altre concittadine cominciano ad
avviarsi verso il lavoro salariato nelle folle da carta.

   120

   100

    80
                                                                       Uomini
    60
                                                                       Donne
    40

    20

     0
         Campertogno     Rossa      Sabbia     Quarona     Valduggia


Figura 4. Addetti all’agricoltura


 Infine, qualche considerazione sull’incremento della popolazione, che abbiamo ricavato dai
confronti con tre altri censimenti del periodo pre-unitario, quelli del 1828, 1836 e 1848. Mentre la
popolazione di Valduggia e Quarona appare tendenzialmente in crescita, quella di Campertogno e
Rossa appare viceversa in decremento costante, suggerendo probabilmente l’avvio di un ciclo
negativo, la cui flessione si é poi estesa per tutta la seconda parte del secolo e che riguarda, come
sappiamo, soprattutto i comuni montani. La popolazione di Sabbia, invece, mostra un singolare
elemento di staticità, oscillando di poche unità nell’arco di un trentennio. Ma in questo caso,
considerati gli altri elementi emersi dall’analisi della popolazione di quel territorio, soprattutto la
scarsa alfabetizzazione e l’emigrazione quasi nulla, riteniamo non sia un indice di stabilità ma di
staticità, ovvero di una società ancora arcaica, poco dinamica e sostanzialmente bloccata sul proprio
modello tradizionale di tipo agro-pastorale.
 Più problematico appare il confronto con i primi dati censitari della valle, quelli del censimento
napoleonico del 1806; infatti, in quell’occasione il comune di Campertogno veniva censito solo per
la parte alla sinistra della Sesia e quindi risulta incompleto. La popolazione degli altri comuni da noi
considerati risulta più elevata all’inizio del secolo a Quarona e Rossa, mentre Valduggia appare
sostanzialmente stabile e solo nel caso di Sabbia gli abitanti appaiono nettamente inferiori,
crescendo poi gradualmente e costantemente fino al 1858. La popolazione complessiva della valle,
di 27.035 abitanti, appare comunque nettamente inferiore ai rilevamenti del periodo successivo,
indicando che la prima metà del secolo XIX é stato ancora, nel complesso, un periodo di crescita
demografica, anche dei territori montani, pur con qualche oscillazione e disparità tra le diverse
realtà comunali.




                                            BIBLIOGRAFIA

La bibliografia comprende sia opere utilizzate per un inquadramento della situazione dei comuni ai
tempi del censimento del 1858, sia opere di statistica in senso proprio, dai quali sono stati derivati
elementi di confronto con quelli desunti dai documenti d’archivio.




CASALIS G., La Valsesia -Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati del Re
di Sardegna, a cura della Biblioteca “Italo Grassi”del C.A.I. Varallo, Varallo 1999.

LANA G., Guida ad una gita entro la Vallesesia, Merati, Novara 1840 (rist. anast. Libreria Alpina
Degli Esposti, Bologna 1972).

LORENZETTI,L.- MERZARIO,R., Il fuoco acceso, Donzelli, Roma 2005.

MOROZZO DELLA ROCCA, Saggio di Statistica della Valsesia, Varallo 1856.

MUTTINI CONTI G., La popolazione del Piemonte nel XIX secolo, 2 voll., Torino 1962.

RACCA G., Notizie statistiche e descrittive della Valsesia, Vigevano 1833.

ISTAT Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991, Roma 1994.

VIAZZO P.P., Il paradosso alpino, in L'Alpe, n. 1, 2000, pp. 26-31.
La società valsesiana in età risorgimentale

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La società valsesiana in età risorgimentale

  • 1. Progetto a cura di Bonola Massimo, Contini Sabrina LA SOCIETÀ VALSESIANA IN ETÀ RISORGIMENTALE: FAMIGLIA, PROFESSIONI, MOBILITÀ E ALFABETIZZAZIONE NEI CENSIMENTI DI CINQUE COMUNI (1858) Abelli Chiara, Aghijabou Fatima, Alberti Silvia, Carmellino Chiara, Castionetti Clarissa, Debernardi Lorenzo, Fiorotto Celeste, Ghidoni Alessandro, Gilodi Mirjam, Gualino Rachele, Mattasoglio Andrea, Pomposelli Sara, Raiteri Paolo, Ruggeri Camilla, Vimercati Eleonora
  • 2. Relazione metodologica: LA SOCIETÀ VALSESIANA IN ETÀ RISORGIMENTALE: FAMIGLIA, PROFESSIONI, MOBILITÀ E ALFABETIZZAZIONE NEI CENSIMENTI DI CINQUE COMUNI (1858) La ricerca che qui presentiamo é stata svolta con la metodologia propria delle ricerche storiche d’archivio su materiali documentari dell’epoca, finora, a quanto ci risulta, mai studiati e quindi inediti. I dati sono stati raccolti su una piattaforma informatica per essere poi elaborati, nella seconda fase, al fine di far emergere gli aspetti oggetto dell’indagine, di realizzare calcoli e grafici, evidenziando così i risultati raggiunti. Si é trattato di una ricerca di storia sociale e demografica il cui obiettivo era individuato nella conoscenza della società valsesiana in epoca risorgimentale attraverso lo strumento che lo Stato stesso ha predisposto a questo scopo: il censimento della popolazione, nel nostro caso quello del 1858, il più vicino alla data dell’unificazione nazionale. Sono stati quindi scelti cinque comuni della valle, in modo tale che rappresentassero un campione significativo della popolazione del territorio, avendo cura che la loro collocazione costituisse una specie di mappatura della valle sia nella parte alta (Campertogno, Rossa, Sabbia), sia in quella media ( Quarona) e bassa ( Valduggia); il totale della popolazione indagata nei cinque comuni é risultato quindi di 3967 individui, pari al 12% circa degli abitanti della valle, 32215 secondo i dati ufficiali dello Stato sabaudo. Il gruppo di ricerca, composto da 15 studenti e due docenti, é stato quindi suddiviso in 5 sottogruppi, in modo che ciascuno di essi potesse, nella prima fase, dedicarsi ad un solo paese, mentre nella successiva, i gruppi si sono riuniti per operare la comparazione dei dati e trarre le conclusioni. All’interno della ricchissima mole dei dati ricavabili dai censimenti, ci siamo soffermati su alcuni aspetti di rilevanza sociale nei quali il dato storico, anche alla luce della vicenda complessiva della valle, risultasse particolarmente significativo. Essi sono: la dimensione dei nuclei famigliari, le professioni lavorative, la mobilità, che include il dato sull’emigrazione, e infine il livello di alfabetizzazione. I dati sulle professioni sono stati a loro volta elaborati distinguendo la popolazione per genere, in quanto sono emerse differenze rilevanti tra l’ambito maschile e quello femminile.
  • 3. Infine, mentre questa prima parte di ricerche é stata realizzata interamente sui documenti degli Archivi Comunali (oggi depositati presso la sezione di Archivio di Stato di Varallo), sono stati poi svolti dei confronti con i dati, purtroppo parziali, di alcuni censimenti precedenti (1828, 1836, 1848) conservati nei fondi archivistici della Viceintendenza della Valsesia, l’ufficio di governo sabaudo del territorio valsesiano per tutto il periodo della Restaurazione. Tali confronti hanno consentito, ad esempio, di evidenziare l’incremento tendenziale della popolazione e le sue oscillazioni in tutto il periodo pre-unitario. La popolazione della Valsesia risorgimentale ci é apparsa molto diversa da quella attuale, ma, proprio per questo, studiarla ha rappresentato un’occasione di incontro e confronto con una realtà “altra” di cui siamo tuttavia i discendenti e gli eredi, rendendoci più consapevoli del cammino compiuto in questi 150 anni, più attenti a osservare la dinamica fortemente evolutiva del nostro presente, più coraggiosi nell’affrontare con lucidità e fiducia le trasformazioni dei prossimi decenni. Con l’aspirazione di diventarne protagonisti e non soltanto di subirle passivamente. Varallo, aprile 2011 Per il gruppo di ricerca i coordinatori Prof. Sabrina Còntini Prof. Massimo Bonola Il gruppo di ricerca desidera esprimere un cordiale ringraziamento al personale della sezione di Varallo dell’Archivio di Stato, Maria Grazia, Bruna e Oriella, che con pazienza e competenza hanno facilitato l’attività di ricerca sia nella fase preliminare di verifica della fattibilità sia in quella della successiva raccolta dei dati.
  • 4. I CENSIMENTI DELLA POPOLAZIONE IN PIEMONTE. Premessa storica di M.B. La pratica del censimento moderno come strumento di conoscenza dello stato e della mobilità della popolazione fu introdotto in Piemonte, allora incluso nell’ Impero Francese fino al confine della Sesia, solo nel 1807, e, per la parte compresa tra Sesia e Ticino, inclusa la sponda sinistra della Valsesia, con il Regno d’Italia napoleonico in quello stesso anno. Dopo l’avvio della Restaurazione, l’Intendenza Generale sabauda non ne continuò immediatamente la pratica, ma li affidò parzialmente alle singole province, che ne effettuarono alcuni sul finire degli anni venti, avvalendosi anche dell’aiuto dei parroci, mentre ancora si andava riordinando amministrativamente il territorio, procedendo, tra l’altro, alla soppressione dei nuovi Comuni nati per volontà dell’Impero. Nel decennio successivo, l’amministrazione sabauda parve intenzionata ad affidare ai Parroci curati l’osservazione e la registrazione dello stato civile ed anagrafe della popolazione, attraverso un accordo tra il Regno e la Santa Sede recepito dalle Regie Patenti del 20 giugno 1837, come di fatto era già avvenuto per secoli, a partire dal Rituale Romano del 1614 ( ma per la Diocesi di Novara fin dal Sinodo Serbelloni del 1569) fino all’epoca del dominio napoleonico. Tuttavia, negli anni Quaranta Carlo Alberto invertì nuovamente questo orientamento, varando un grande progetto censitario a cura della Commissione Superiore di Statistica che partendo dall’anno 1848 doveva ripetersi sistematicamente ogni 10 anni. Tale censimento, il primo a fornire dati globali attendibili sulla popolazione del Piemonte, pur mostrando il pregio di una rilevazione degli individui divisi per nuclei familiari, manca tuttavia dei requisiti di contemporaneità e rileva la popolazione residente , ma non quella effettivamente presente. Il censimento del 1858, rilevato effettivamente alla notte del 31 dicembre 1857, é dunque il primo censimento globale della popolazione del regno intrapreso a cura del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio. Per la prima volta, l’esecuzione del censimento presenta i caratteri di istantaneità della rilevazione ed effettività della presenza, ovvero registra la popolazione di fatto presente nel luogo dato al momento del censimento; particolare cura viene dedicata alla rilevazione dell’emigrazione, nello Stato o all’estero, in particolar modo l’emigrazione periodica.
  • 5. VALDUGGIA Il nome di Valduggia deriverebbe dalla parte più antica del paese chiamata “Uggia”, che significa ombra cagionata dalle frondi degli alberi, l’opinione degli storici è che nei primi tempi fosse detta valle una vasta selva ripiena di grossi e numerosi alberi che si estendevano sino al Sesia. Non è no- stra intenzione raccontare le origini o vicissitudini che passarono i nostri antenati, ma illustrare le varie indagini demografiche ed economiche che caratterizzarono lo sviluppo di questo borgo carat- terizzato da abitanti spiritosi, robusti, belli, allegri, amanti della libertà e del lavoro, morigerati, ma soprattutto ricchi di fantasia, inventiva e di abilità straordinarie. Prima di tutto è opportuno dare un’occhiata al territorio di questa antica Parrocchia situata nel mandamento di Borgosesia, impor- tante Comune essendo il terzo borgo della Valsesia nonché capoluogo della Vallea, nel cui mezzo sorgeva appunto questa terra illustre. Mostra molti aspetti di bellezza naturale e i suoi fabbricati sono tutti coperti a tegole o a piode circondati da piane e contrade tra cui si apre qualche piazzetta la cui più importante è quella su cui un lato sorge la casa comunale. Verso est scorre un torrente detto lo Strona, sormontato da un ponte a due archi e che tortuoso scorre lungo la valle sfociando poi nel Sesia. Vi si giunge grazie a una strada comoda e carrozzabile che parte da Montrigone o che scende dalla Cremosina, nonché da altri viottoli che collegano le circostanti frazioni. La chiesa parrocchia- le, che si eleva nel mezzo del Borgo, intitolata a S.Giorgio, è a tre navate piuttosto scure, sostenute da belle colonne di granito, con un presbiterio molto elevato ed ampio. In essa si trova uno dei più lodati lavori ad olio di Bernardino Lanino, eseguito nel 1564, ed anche sulle pareti laterali Vi sono due affreschi a lui attribuiti. Nella seconda cappella a destra riposa il corpo di S. Costanzo martire,
  • 6. estratto dal cimitero di S. Calepodio e donato da Mons.Giuseppe Eusanio Aquilano nel 1683 al par- roco Giovanni Battista Arecco che lo lasciò alla sua chiesa. Sul muro della cappella di fronte si am- mira un affresco di Gaudenzio Ferrari. Rappresenta un presepio molto particolare che vuole espri- mere l’affetto che due genitori provano nell’accudire il proprio pargolo. La Vergine è genuflessa ad adorare il suo Divin Bambino, mentre S.Giuseppe si abbassa per sollevarlo quasi a sostituirsi ad un adempimento della madre. Una giovane donna da un lato e un pastore dall’altra osservano commos- si la premura dell’anziano padre verso il bambino. La valle che circonda Valduggia non favorisce l’agricoltura per cui il suo popolo si è dedicata a diversi mestieri sia in patria che all’estero. Molti sono i calzolai, tolari o lavoranti in latta, falegnami, cartieri, fabbri-ferrai. Il carbone, la calce, il fie- no, la legna dei castagneti, qualche vitello, vino e pochi cereali, nonché legname da costruzione, sono i principale oggetti del commercio di questo comune. Quindi i valduggesi per trarre sostenta- mento necessario alla vita hanno le loro relazioni colle provincie di Novara, Vercelli, Casale, Lo- mellina, Ossola, Pallanza, Genova, Torino, Milano e molte altre. Sulla parte occidentale di Valduggia si erge su un altipiano LEBBIA. E’ forse una delle frazioni più ricche in quanto anche se gli abitanti si dedicano principalmente al- l’agricoltura e all’allevamento, riescono a vendere i loro prodotti in modo economicamente vantag- gioso. Gli edifici sono ricoperti a piode e a beule, vi si trovano anche belle case tra cui forse spicca quella Zoia con porticato in colonnine di granito in vero stile Valsesiano, considerata bene storico dalle Belle Arti. La chiesa più importante è quella dedicata a S. Martino martire, ricca di affreschi e di statue, molto ben tenuta e assai frequentata. Le proprietà sono molto divise. Nessuno ha grandi terreni, ma tutti hanno qualcosa. Le piantagioni più abbondanti sono il bosco ceduo, il castagno, la quercia, il faggio, l’ontano, il frassino, il pioppo, la betulla bianca, il nocciolo e la ginestra e il gine- pro. Patate e castagne sono le produzioni principali, poi vengono segale, panico, granoturco, fru- mento, orzo, noci, uve, legumi e frutta di mediocre qualità, tutti prodotti che vengono commercia- lizzati e venduti anche in altre regioni. L’erba del pascolo e il fieno sono un prodotto rilevante. Ol- tre ad allevare mucche proprie si tengono in inverno quelle di altri abitanti dell’alta Valsesia in cam- bio di una mercede. Lo stesso si fa con pecore e capre. La caccia è molto sviluppato e le prede sono: lepri, pernici, beccaccie, volpi, tordi, colombi selvatici, rari tassi, ricci o arricci porco, faine, scoiat- toli, ghiri. Si pescano nel torrentello che scorre a Lebbia Inferiore la trota, il ghiozzo, il varrone o gambero dello Strona. Ritornando nel centro di Valduggia, diviso da un breve tratto di strada bella e pianeggiante troviamo INVOZIO. Parrocchia e non Comune, è una frazione distante circa 500 passi dal centro comunale dislocato verso la Cremosina. Anticamente questa parrochia faceva parte del vicino borgo di Val- duggia, ma poi verso la metà del secolo XVIII a causa di litigi fra parrochi fu separata definitiva-
  • 7. mente. Qui i fabbricati sono sparsi di qui e di là coperti a tegole o a paglia e l’insieme presenta poca continuità e scarsa bellezza. La valle ristretta tra due pendici è fertile solo da un lato per cui le atti- vità principali sono artigianali. Importantissima è la fonderia di campane, unica nella Valsesia e nel Novarese, e capace di produrne di così melodiose da essere vendute in tutta Italia. Detto opificio ap- partiene dal 1400 alla famiglia Mazzola e la prova è una campana del 1475 fusa per la parrocchia di Luzzogno che riporta su di essa la M sormontata da una stella. La M è l'iniziale del cognome e la stella simboleggia la stella che guida e mantiene il lavoro della famiglia. Di rilievo è ZUCCARO distante circa 20 minuti da Invozio, Parrocchia, ma non Comune essendo frazione di Cellio. E’ situata a due terzi di una pendice che distende a Nord verso Valduggia. Il suo nome forse è dovuto al fatto che Vi si coltivassero le canne da zucchero, essendo l’agricoltura l’atti- vità principale, esercitata soprattutto dalle donne. Gli edifici coperti a paglia sono piuttosto scomodi e poveri anche se si trova qualche bella casa. La chiesa parrocchiale, con annessa l’allegra casa del parroco, sorge su un pianerottolo ed è dedicata ai SS. Andrea e Gaudenzio. E’ antichissima ed è sta- ta alzata verso la metà del XVII secolo. Sulla facciata Vi è un affresco del giudizio universale di au- tore ignoto che con serpenti, demoni cerberi e dannati sembrano voler impressionare i visitatori. L’interno è molto ampio, anche perché qui si riunivano i credenti di molte terre circostanti. In una cappella si trova l’urna con il corpo di S. Bonifacio martire, estratto dal cimitero di S. Calepodio e donato dal parroco Domenico De Luca. Molti degli abitanti di Zuccaro emigrarono in Lombardia e nel Novarese per esercitare i mestieri di tolaro, sellaro, secchionaro e falegname. Chi rimaneva si dedicava ai campi o a tessere la tela. La Valllis Utiae, circondata interamente da alte creste di monti e dominata dal Monte Fenera, di for- maziona antidiluviana, presenta delle difficoltà di comunicazioni, anche a causa dell’angusto pas- saggio della Cremosina, ma non per questo ne è penalizzata. Le materie prime vengono importate agevolmente, soprattutto i filati di lana e cotone che alimenteranno una fiorente industria tessile (la Ragno). Inoltre, anche grazie allo slancio economico dovuto all’Unità d’Italia si creeranno numero- se fonderie di metalli ed industrie di rubinetteria. Saranno proprio i settori meccanico e metalmecca- nico che faranno la fortuna di Valduggia e delle sue frazioni. La popolazione che abbiamo preso in considerazione nei nostri studi comprende Valduggia centro e le frazioni Lebbia e Zuccaro. Dalla nostra raccolta di dati è emerso che la popolazione di questa zona nel 1858 comprendeva 849 individui, divisi in 183 famiglie con una media di 4,6 individui per famiglia.
  • 8. Composizione nuclei familiari 1; 1% C o m p o s iz io n e d e i n u cle i fam iliar i Abbiamo inoltre preso in 2; 1% 1; 1% 1 2; 1% 2; 1% considerazione la suddivisione 10; 5% 20; 11% 2 10; 5% 3 in nuclei familiari, proposta dal 4 27; 15% 5 censimento del 1858. Per nuclei 16; 9% 6 familiari si intendevano i 7 8 14; 8% membri legati da un vincolo di 9 22; 12% 10 parentela che abitavano nella 11 23; 13% 12 stessa casa, ma comprendenti 33; 17% 13 anche i servi e domestici e i 14 membri della famiglia che risiedevano per motivi diversi in un altro centro urbano. Dai dati raccolti i nuclei familiari risultano 183, composti da un minimo di una persona sola a un massimo di quattordici persone. I nuclei formati da una persona sola erano 20 pari al 11%, mentre quelli formati da quattordici erano solo due, pari al 1%. Il gruppo più numeroso di nuclei familiari erano quello di quattro persone con 33 famiglie pari al 17%. Seguono le famiglie formate da due componenti che risultano essere 27 nuclei, ossia il 15%; si seguito troviamo i nuclei composti da 3 persone con 22 famiglie, pari al 12%. Nell’ordine la percentuale dei nuclei famigliari è la seguente: 23 famiglie con 5 elementi, pari al 13%; 14 famiglie con 6 elementi, pari al 8%; 16 famiglie con 7 elementi, pari al 8%; 10 famiglie con 8 elementi, pari al 5%; 10 famiglie con 9 elementi, pari al 5%; 2 famiglie con 10 elementi, pari al 1%; 1 famiglia con 11 elementi, pari al 1%; 2 famiglie con 12 elementi, pari al 1%; infine 1 famiglia con 13 elementi, pari al 1%. Alfabetizzazione Gli individui con alfabetizzazione positiva, ossia che hanno alfabetizzazione le competenze sia nello scrivere sia nel leggere, sono pari a 18% 360 unità corrispondente al 42 %. Quindi meno della metà 42% positivi della popolazione sa leggere e scrivere. Non molto lontana negativi parziali da questo dato è la percentuale della popolazione che non sa 40% né leggere né scrivere, cioè con alfabetizzazione negativa, pari a 333 individui, cioè il 40 %. Il restante 18 %, pari a 148 elementi, comprende quelle persone che sono alfabetizzate solo parzialmente in quanto sanno o leggere o scrivere.
  • 9. Professioni maschili Professioni Maschili 6; 2% AGRICOLO 14; 6% FALEGNAME La possibilità di scelta delle professioni LATTAIO 4; 2% 35; 14% SARTO maschili supera di gran lunga quelli 9; 4% LEGNAIOLO 9; 4% FERRAIO femminili. Infatti abbiamo analizzato circa BOTTAIO 49; 20% 27; 11% TESSITORE 50 lavori maschili, ma solo 15 meritano la STUDENTE 11; 4% CALZOLAIO nostra attenzione. Gli uomini totali erano 13; 5% 22; 9% CARTAIO 12; 5% ECCLESIASTICO 378 individui, di cui 49 praticavano la 16; 6% FONDITORE 8; 3% PROPRIETARIO TERRIERO professione di cartaio, pari al 20%. La 13; 5% MURATORE presenza di una consistente manodopera nel settore cartario è da collegarsi all’attività di tre antiche “folle” da carta (1848), di proprietà della famiglia Rasario, dislocate lungo il corso dello Strona e di cui parte degli edifici dismessi è ancora attualmente esistente. Troviamo poi tre mestieri che hanno una frequenza superiore a 20 persone: agricolo con 35 individui (14%), lattaio con 27 (11%) e infine il legnaiolo con 22 (9%). Poi seguono il ferraio con 16 persone (6%), proprietario terriero con 14 (6%), a parità di individui il bottaio e il calzolaio con 13 persone (5%), solo 12 uomini erano studenti, pari al 5%.; infine troviamo il sarto con 11 unità, pari al 4%. Tutti gli altri mestieri hanno una partecipazione inferiore a 10 individui. Professioni femminili Dai nostri studi è stato riscontrato che a Professioni Femminili 2; 1% Valduggia nel 1858 c’era un’ampia gamma 10; 3% AGRICOLA 14; 4% CARTAIA di scelta per quanto riguarda i lavori 18; 5% DOMESTICA femminili; abbiamo contato circa 20 37; 10% TESSITRICE tipologie diverse, che possono essere ridotte 3; 1% PROPRIETARIA TERRIERA 18; 5% CUCITRICE a 10 se si analizzano quelle a cui le donne si 4; 1% 251; 70% SARTA sono dedicate con maggior frequenza. SERVA Nonostante la varietà di lavori sia ampia, la BETTOLIERA maggior parte delle donne erano agricole, cioè contadine; infatti risultano essere 251, pari al 70%, su 470 donne totali. Un dato così elevato non lo ritroviamo per nessun altro mestiere. Seguono poi le proprietarie terriere con 37 individui,
  • 10. pari al 10%. A parità di valori troviamo poi le domestiche e le cucitrici, con 18 persone, pari al 5% per mestiere. A scalare si evidenziano lavori come la sarta e la serva rispettivamente con 14 (4%) e 10 (3%) unità. Infine troviamo i mestieri di cartaia, tessitrice e bettoliera con 4, 3 e 2 persone, pari all’ 1% per ognuno. Emigrazione Emigrati I dati che abbiamo preso in considerazione sono stati elaborati in base alla destinazione dello spostamento. 44 ; 5 % A Valduggia nel 1858 l’emigrazione coinvolgeva 44 Emig rati persone, pari al 5%, su 849. La città con più emigrati Residen ti valduggesi era Torino con 6 elementi, ossia 22%. Seguono poi Novara e Genova rispettivamente con 4 805; 95% (15%) e 3 (12%) individui. Inoltre è emerso che 4 persone, pari al 15%, si sono spostate in Lombardia, senza la specificazione della città, per esigenze lavorative. Ci sono altri luoghi di emigrazione più vicini a Valduggia come Borgosesia, Foresto o Quarona, ma tutti questi centri accolgono solo una persona per ognuno, pari al 4%. Le altre mete d’emigrazione italiane sono Lesa, Milano, Pallanza e Vercelli (pari al 4% per centro abitativo). Infine troviamo un solo individuo che si è recato in Francia, pari al 4%. L’emigrazione in area regionale era quindi prevalente, mentre era marginale quella all’estero. Luoghi d'Emigrazione BORGOSESIA FORESTO FRANCIA 1; 4% 4% 1; LESA 1; 4% 1; 4% 1; 4% LOMBARDIA 6; 22% MILANO 4; 15% NOVARA GENOVA 1; 4% PALLANZA 1; 4% 1; 4% PRATO 1; 4% QUARONA 4; 15% 3; 12% TORINO VERCELLI
  • 11. QUARONA Quarona è una delle più antiche parrocchie e comunità della Valsesia, sebbene sia circondata da montagne in tutti i suoi lati, tranne nella parte australe. Il comune era diviso in sole due frazioni, Vico e Valmaggiore. Il territorio di Quarona è bagnato dal Sesia, che lo divide da quello vicinissimo di Doccio ( non è distante più di cento metri), esso non aveva relazioni con Quarona in quanto divisi dal fiume Sesia; solo successivamente verrà costruito il ponte che unisce le due comunità. Nel paese vi erano due parrocchie, una più nuova che si trova ancora oggi sotto il patrocinio di Sant’ Antonio Abate, ed una più antica dedicata a San Giovanni Battista. La parrocchia più nuova non offre nulla di particolare ad eccezione di un’insigne reliquia e di un quadro rappresentante la Vergine con il Bambino, che è una delle più pregiate opere di Gaudenzio Ferrari. La chiesa più antica sorge invece su un monte ma fu abbandonata a causa della costruzione della chiesa di Sant’Antonio, più facilmente raggiungibile dai fedeli. Tuttavia essa ci offre delle opere ragguardevoli dipinte da allievi di Ferrari. Al di sopra di questa antica chiesa si trova quella dedicata alla Beata Panesia, o Panacea; la giovane ragazza ha una storia singolare: essa perse la madre all’età di tre anni e dovette quindi sopportare le barbarie della matrigna Margherita Gallogi di Locarno, la quale si adirava contro di lei perché gelosa delle sue virtù e della sua profonda fede; la sua scelleratezza si spinse a tal punto che decise di uccidere la giovane conficcandole in testa dei fusi. Le spoglie della vergine furono trasportate a Ghemme dove si trovano tutt’oggi.
  • 12. Composizione nuclei famigliari Il numero di famiglie presenti sul territorio quaronese nell'anno 1858 era di 175 nuclei con una media di 4,5 individui per nucleo famigliare, costituiti non solo da Dimensione nuclei famigliari 2% 1% membri legati da vincoli di parentela 1% 1% 1 2 ma anche da serve, domestici, nutrici 6% 15% 3 etc. I nuclei più numerosi sono quelli 7% 4 5 formati da una sola persona e sono 10% 9% 6 27(15%), quelli formati da due sono 7 8 17(10%) e quelli formati da tre sono 10% 12% 9 18 (10%). Le famiglie formate da 10 11 quattro persone sono quelle più 12% 14% 12 frequenti dopo quelle di un solo 13 membro con 25 nuclei (14%). Vi sono poi le famiglie formate da cinque e sei persone che hanno un numero di 21 nuclei ciascuna (pari al 12%). I nuclei composti da sette componenti sono 15 (9%), mentre quelle formate da otto sono 12 (7%). Seguono quelle composte da nove con 11 nuclei (6%), quelle composte da dieci che sono 2 (1%) e quelle da dodici che è soltanto 1(1%). Nel paese erano presenti anche nuclei famigliari di dimensioni elevate, infatti c'erano 4 famiglie composte da tredici persone (2%) ed una sola famiglia composta da ben diciotto persone (1%). Dai dati è emerso che la popolazione totale ammontava a 791 abitanti. Alfabetizzazione Il numero di persone alfabetizzate era molto elevato, infatti il 57 % della popolazione totale sapeva sia leggere che scrivere. Nonostante ciò anche il numero di analfabeti, per la maggior parte donne, era abbastanza elevato infatti ammontava al 38 % della popolazione, il restante 5% della popolazione sapeva solo leggere.
  • 13. Professioni maschili Tra tutte le professioni praticate nel territorio quaronese abbiamo deciso di presentare solo quelle col maggior numero di individui partecipanti. In una popolazione di 791 individui, 391 erano maschi, dei quali 91 (34%) svolgevano l’attività di contadino, il suolo infatti era molto produttivo. Vi si coltivavano le viti, e si facevano copiose raccolte di uve bianche. Vi erano poi altre due professioni ampiamente praticate Profe ssioni maschili con tad ino quella del falegname con 39 4% 4% fale gna m e individui (15%) e quella del 5% calzola io calzolajo con 36 individui (13%). 6% 34% g es s ato re Con minor numero di persone vi tes s itore 6% b ottaio era l’attività di gessatore con 18 6% ferra io individui (7%), seguita dal carrettiere tessitore e dal bottajo entrambe con 7% s ca lpe llino 15% b racciante numero pari a 16 individui 13% ciascuna (6%). Seguono i ferraji con 15 individui (6%), i carrettieri con 14 individui (5%), gli scalpellini con 12 individui (4%) e i braccianti con 11 individui (4%). La restante popolazione maschile svolgeva attività quali il negoziante, il pescatore o l’imbiancatore le cui stime presentano un valore relativamente basso. Professioni femminili Crea scalpore il fatto che in una comunità P ro fe s s io n i fe m m in ili abbastanza vasta vi fosse un numero maggiore di donne, le quali ammontavano a 400. Il numero di 6% 4% 7% professioni svolto dalle donne è minore rispetto a contadina bracc iante quelle maschili; tra le donne il mestiere dominante è dom es tic a certamente quello della contadina con 312 individui cuc itric e (83%), seguito da quello della bracciante con 25 83% individui (7%), della domestica con 22 individui (6%) e della cucitrice con 15 individui (4%). Le restanti professioni sono costituite da un numero molto ridotto di individui.
  • 14. Emigrazione Su un paese di 791 abitanti 100 individui (12,6) risultano essere emigrati. La maggior parte di questi 24 individui era emigrata a Torino, 7 individui (8%) a Milano, 6 individui (7%) a Novara, 5 individui (6%) a Varallo (6%) e altre 5 (6%) a Lione. I quaronesi esercitavano varie professioni in Piemonte, a Milano, in Svizzera, e nel reame di Francia. Vi erano anche due persone che erano emigrate in America
  • 15. SABBIA Inserito nel mandamento di Varallo (antica divisione amministrativa), Sabbia si presenta nel 1858 come un semplice villaggio posizionato ad una elevata altitudine dalla quale è possibile scorgere il Mastallone, che bagna tutta la valle, e anche il fiume Sabiola, che ne è suo affluente. Il centro parrocchiale è costituito da numerose comunità poco più estese di un villaggio, fra le quali ricordiamo Costabella, Massera, Gabbio, Gattera, etc. Alcune di esse possono vantare la presenza di un piccolo oratorio dove celebrare il culto, mentre troviamo la chiesa parrocchiale sotto il titolo di San Giovanni Battista, posta in una posizione piuttosto isolata, di contenuta ampiezza e decoro. Il territorio, rimasto piuttosto invariato nel corso del tempo, consisteva in un alternarsi di falde montuose, valli, creste e burroni che lasciano poco spazio a ristretti campi nei quali viene lasciato a pascolare un certo numero di bestie. Difatti possiamo apprendere come uno dei principali prodotti del terreno fosse il fieno, utilizzato per il mantenimento degli armenti. Il commercio non trova largo sviluppo, data soprattutto la posizione piuttosto inadatta del villaggio. Di conseguenza gli abitanti si applicano ai vari mestieri a seconda delle necessità: vediamo infatti come vi è un grande numero di tessitori, muratori e contadini.
  • 16. Per i nostri studi abbiamo preso in considerazione la popolazione del comune di Sabbia con le frazioni adiacenti quali Massera, Erbareti, Salaro e frazioni minori. Dai dati è emerso che la popolazione della zona sopra citata nell’anno 1858 era composta da 659 abitanti, suddivisi in 140 famiglie con una media di 4,7 individui per nucleo famigliare. Composizione nuclei famigliari Per lo studio dei nuclei famigliari, ovvero i membri appartenenti ad una stessa famiglia legati da vincoli di parentela ma non solo (serve, domestici, nutrici, etc.), abbiamo preso in considerazione 140 famiglie dell’anno 1858. I nuclei risultano composti da un minimo di un solo componente ad un massimo di quattordici. I nuclei formati da una sola persona sono 14 ( 10%) mentre quelli formati da quattordici persone sono 2 (2%). I nuclei più frequenti sono quelli composti da due persone con 25 famiglie (16%). I nuclei composti da tre componenti sono 17 (13%) mentre quelli composti da quattro sono 20 (14%). Seguono quelli composti da cinque persone che corrispondono a 16 famiglie (11%), quelli composti da sette persone sono 9 (7%) mentre quelli da otto persone sono 11 (8%). Le famiglie con nove persone sono 8 (5%) mentre quelle con dieci sono solo 2 (2%), così come quelle con dodici individui. Infine vi è una sola famiglia composta da 11 abitanti (1%). Alfabetizzazione Su una popolazione di 659 abitanti abbiamo riscontrato, per quanto riguarda l’alfabetizzazione, i seguenti risultati: il 66% della popolazione, l’equivalente di 433 individui, presentava un’alfabetizzazione negativa, mentre il 30%, pari a 195 individui, presentava un’alfabetizzazione positiva. Il restante 4%,
  • 17. rappresentante solo 29 individui, presenta una alfabetizzazione parziale, il che sta ad indicare il possesso o della capacità o di scrivere o di leggere. Professioni maschili Delle 22 professioni maschili che abbiamo individuato, riteniamo più corretto presentarne solo 7, ovvero quelle che presentano un maggiore numero di individui partecipanti. La popolazione maschile ammonta alla cifra di 311 individui, dei quali 137 (49%) svolgono l’attività di contadino. Seguono i tessitori con 92 individui (33%) e i muratori con 27 individui (10%). In numero più contenuto troviamo 8 cebraii (3%), 5 minusieri e 6 peltrari (2%; 2%) ed infine 3 calzolai (1%). La restante popolazione maschile praticava professioni minori quali il pastore, il gessatore o il lattaio le cui stime presentano una percentuale quasi nulla. Professioni Femminili Le professioni femminili sono molto ridotte rispetto a quelle maschili nonostante la popolazione di sesso femminile ammonti a 348 individui. La causa è molto probabilmente da ricercarsi nel fatto che la maggioranza degli individui analfabeti era composta da donne. Prenderemo in considerazione solo tre professioni: la professione più praticata è sicuramente quella della contadina con 342 individui (98%) a cui seguono 2 tessitrici (1%) e 2 serve (1%). Le restanti
  • 18. professioni presentano solo un individuo e sono la sarta, una sola maestra di scuola e una studentessa di ostetricia. Emigrazione Sul totale di 659 abitanti solo 11 individui sono registrati come emigrati, circa il 1.6% Le destinazioni sono quasi tutte nella zona circostante o sempre nella zona regionale, mentre non riscontriamo nessuna emigrazione all’estero. Circa 6 individui (55%) sono registrati come emigrati a Boccioleto mentre due individui (18%) hanno scelto come destinazione Campagnola. Il restante 27% corrisponde a tre individui emigrati rispettivamente a Rimasco, Rocca (odierna Roccapietra) e Novara. Una consistente percentuale, nel grafico non riportata, corrisponde a individui che da altre località, come Cravagliana o Sambughetto, sono emigrati e stabilitisi nel comune di Sabbia come residenti.
  • 19. ROSSA Rossa si presenta ancora oggi come un ridente paesino arrampicato sulle ripide pareti della ValSermenza, o Val Piccola, valle laterale a quella principale che segue il corso del fiume Sesia. Già a metà del XIX secolo Girolamo Lana sottolinea l’asperzza del territorio causata dalla sua posizione, ottimale per le coltivazioni ma complessa a causa dell’ erto pendio. La stessa chiesa parrocchiale, ricostruita ad inizio secolo per sostituire quella precedente che rischiava di crollare, viene edificata “nella maggior parte su di rupe, onde scansarne la rovina assai facile pel generale pendìo”.A questa si accompagnano molte altre chiesette, sette per la precisione, che il Lana menziona per gli affreschi e le decorazioni in esse contenuti tutti di grande bellezza e buon pennello. Le pareti scoscese della valle ospitano, tuttavia, fertili distese erbose perlopiù coltivate per il sostentamento delle singole famiglie o usate come pascoli per il bestiame. Pochi sono i prodotti venduti al di fuori del paese ( quasi esclusivamente prodotti dell’ allevamento bovino). Come nel resto della valle sono le donne ad occuparsi della terra mentre gli uomini, per la maggior parte “pittori”, “stuccatori”, “muratori”, preferiscono cercare lavoro all’ estero, in Savoia o Francia, dove vengono riconosciute personalità quali Fontana Antonio, De-Dominici Giuseppe e Raineri Luca.
  • 20. Composizione nuclei Famigliari 1% 1% Il censimento del 1858 registra la presenza di 723 4% 1 2 2% individui sul territorio di Rossa, distribuiti (oltre che nel 2% 16% 3 4 nucleo del paese vero e proprio, il “centro”) nelle 10% frazioni di “Fontane”, “ Casa di Secchi”, “Salerio”, 5 6 13% “Casa di Bianchi”, “Folecchio”, “Cerva”, “Raineri”, 9% 16 7 8 “Piana” e “Montata”. Di questi abitanti 317 sono maschi,406 femmine e vengono a costituire 12% 9 10 18% rispettivamente il 56% e il 44%e sono suddivisi in 166 12% 11 12 nuclei famigliari. La media dei componenti per famiglia è di 4,2 abitanti ma si presentano anche alcuni, rari, nuclei famigliari costituiti da 10, 11, o 16 individui. Mentre questi ultimi nuclei rappresentano solo il 2% o l’1% del totale a costituire i numeri più ingenti sono nuclei di 1 abitante (16%), 2 abitanti (13%), 3 e 4 abitanti (entrambe 12%) e 5 abitanti(18%). Alfabetizzazione Rossa, nel 1858, si presenta come un paese fortemente 8% alfabetizzato poichè il numero di alfabetizatti positivi totali S a n n o le g g e re e s c r iv e r e (che sanno sia scrivere che leggere) si presenta come quello 32% A n a lf a b e t i prevalente ,59%della popolazione. Il restante 41% poi è 60% S a n n o le g g e re dominato da un’ altrettanto notevole prevalenza di paesani parzialmente alfabetizzati (o sanno scrivere o leggere) , 33%. Quindi rimane solo una minima parte completamente analfabeta, 8%. Professioni maschili Le professioni maschili del paese si distinguono in Into na ca to re 4% 4% S tud e nte quanto poco variegate. Una fetta nettamente 8% F a le g na m e superiore degli abitanti maschi era “intonacatore” 2% 3% O p e ra io fe rra io (60%) e molti erano, anche se in netta minoranza, 2% P itto re 1% C a lzo la io lavori collegati con gli “Intonacatori”, come i 2% 61% E ccle sia stico 13% C o nta d ino T e ssito re D e co ra to re d i ca se
  • 21. decoratori di case (4%), i pittori (3%), i falegnami (2%). Subito dopo c’erano i giovani studenti (13%) e i contadini (8%) che aiutavano nei campi le donne(di cui si parlerà successivamente). A queste professioni se ne aggiungono alcune meno diffuse ma comunque presenti sul territorio: l’operaio ferraio (1%), il calzolaio (3%), l’ecclesiastico (2%) e il tessitore (4%). Professioni femminili Le professioni femminili, invece, erano differentemente distribuite probabilmente a causa del differente grado di istruzione. A primeggiare tra 1% 1% 1% 3% 1% 1% le statistiche sono le contadine (92%) proprio 1% C o nta d ina perchè alla maggioranza di uomini che spesso S e rva andavano a lavorare lontano da casa dovevano Istitutrice L a va nd a ia corrispondere altrettante donne che invece Mo d ista rimanevano a lavorare la terra. Le altre Mug na ia S a rta professioni sono presenti in un numero esiguo: P re stina ia 91% sarta (3%), serva (1%), istitutrice (1%), modista (1%), mugnaia (1%) e prestinaia (1%). Emigrazione Sul totale della popolazione di Rossa ad emigrare in 2% cerca di lavoro e fortuna è una minima percentuale. 2% 2% 2% F ra ncia 4% V a ra llo Sui 723 abitanti sono circa 84 gli emigranti ( circa 4% S vizze ra l’11,5% del totale). La maggioranza degli emigranti 2% A le ssa nd ria sceglie la vicina ed appetibile Francia come meta, il 8% C e rva ro lo C ra va g lia na 67 %. Ad essi si aggiungono più esigue percentuali 6% N o va ra 68% di emigranti all’estero : in Svizzera (8%) e in To rino Savoia (2%). I restanti scelgono mete più vicine al G o zza no S a vo ia paese natale: Varallo (4%, soprattutto studenti), Alessandria (3%), Cervarolo (4%), Cravagliana (4%), Novara (2%), Torino (2%) e Gozzano (2%).
  • 22. CAMPERTOGNO Campertogno nel 1858 con le sue frazioni Quare, Piana, Villa, Tetti, Carata, Otra, Rusa, Pianaponte e Avigi, i suoi diciannove oratori e i suoi monumenti si presentava come uno dei centri più importanti e più significativi dell'Alta Valsesia. Appartenente al mandamento di Scopa, deve il suo nome alla valle Artogna, principale valle collaterale e antico feudo dell'Abbazia di San Nazaro Sesia che si estende verso sudovest, con andamento sinuoso, per circa 15 km. La coltivazione di patate, segale e canapa, la raccolta di noci e castagne, l'allevamento di bovini, caprini e ovini, la produzione di latte, burro e formaggio, lo sfruttamento dei boschi e dei numerosissimi alpeggi ma anche la filatura, la tessitura e la lavorazione del legno e del ferro, erano le principali attività alla base dell'economia del paese.
  • 23. Dall'analisi del registro della popolazione dell'anno 1858 da noi effettuata, relativa al comune di Campertogno e alle sue numerose frazioni o cantoni o località quali Quare, Piana, Villa, Tetti, Carata, Rusa, Otra, Avigi e Pianaponte è emerso che, all'epoca, la popolazione totale del paese dell'Alta Valsesia comprendeva ben 945 individui di cui 418 maschi (44%) e 527 femmine (56%), a loro volta suddivisi in 249 nuclei familiari con una media di 3,7 soggetti a famiglia. Composizione nuclei familiari 1 Nuclei familiari 2 La suddivisione in nuclei familiari, cioè in gruppi 3 4 comprendenti non solo persone legate da vincoli 5 6 di parentela che abitavano nella medesima casa 7 8 ma anche i poco numerosi domestici, inservienti 9 10 e i membri della stessa famiglia che per motivi 11 12 diversi risiedevano in un altro centro urbano 13 14 proposta dal registro della popolazione del 1858, 15 ha permesso di individuarne 249 composti da un minimo di una persona (49) ad un massimo di quattordici( 1). Presenti anche nuclei familiari costituiti da 2 persone (37), da tre persone (46), da quattro persone (34), da cinque persone (25), da sei persone (21), da sette persone (13), da otto persone (5), da nove persone (7), da 10 persone (3), da 11 persone (2), da 12 persone (2) e infine da 13 persone (1). Tre erano le case vuote inserite nel censimento. Alfabetizzazione Nonostante più della metà della popolazione possedesse alfabetizzazione positiva (gli individui abili sia nello scrivere che nel leggere erano infatti 574 Alfabetizzazione. pari al 62%), numerosi erano comunque gli individui in possesso di alfabetizzazione negativa 0% (incapaci sia di scrivere che di leggere erano infatti 359 pari al 38%). Solamente un davvero esiguo 38% Positiva . Negativa numero di individui (2) possedeva infine Parziale 62% alfabetizzazione parziale, la capacità del solo scrivere oppure del solo leggere.
  • 24. Professioni maschili Per quanto riguarda le professioni, i 418 2% 2% 2% 12% 2% 4% individui maschi che abitavano il paese di CONTADINO FABBRO Campertogno nel 1858 disponevano di un 8% SARTO SCULTORE ampia scelta: le professioni maschili da noi MANOVALE MINUSIERE rintracciate sono infatti una trentina. Vi erano 29% 10% CALZOLAIO infatti numerosi gessatori (86, pari al 29%), FERRAIO MURATORE muratori (52, pari al 18%), ferrai (32, pari 11% GESSATORE Altre professioni all'11%), calzolai (29, pari al 10%), minusieri 18% (24, pari all'8%), manovali (11, pari al 4%), scultori (7, pari al 2%), sarti (6, pari al 2%), fabbri (6, pari al 2 %), contadini (6, pari al 2%) e infine ottonai, impresari, pittori, studenti, soldati, assistenti, sottiladori, rivenditori, osti, indoratori, ebanisti, custodi, conducenti, ceraioli, carbonini, caffettieri ed agenti. Professioni femminili Dai dati da noi analizzati risulta che le ben 527 2% donne che costituivano il 56% della popolazione totale del paese di Campertogno non NESSUNA PROFESSIONE possedevano, a differenza degli uomini, una così LAVORATRICI vasta gamma di scelta per quanto concerne la loro professione ed il loro impiego. 517 donne, 98% pari al 98%, non praticavano infatti alcuna professione, mentre solo 10 ( il 2%) risultavano studentesse (3), domestiche (5), sarte (1) ed ostesse (1).
  • 25. Emigrazione I dati presi in considerazione 1% 2% relativi all'emigrazione sono stati 3% 2% 1% 3% Altre destinazioni elaborati in base alla destinazione LIONE dello spostamento dei singoli 4% 30% AOSTA ST. ETIENNE individui. A Campertogno, nel 6% CLERMONT 1858, su di un totale di 945 LAPALISSE individui, solamente un’esigua ANNENCI' 11% MONTIERS parte (144, pari al 15%) risultano ALBERTVILLE coinvolti nell'emigrazione tanto PARIGI BOURGES diffusa, all’epoca,sia in Alta che 13% 24% CARCOFORO in Bassa Valsesia che portò alla ricerca di fortuna e di lavoro di preferenza gli uomini, solo in pochi casi accompagnati dalle famiglie. Destinazione degli emigranti era, per la maggior parte, la vicina Francia ,soprattutto le regioni della Savoia, del Rodano e della Loira, con le città di Lione, St Etienne e Clermont( dove confluirono rispettivamente il 24%, l’11% e il 6% degli emigranti), di Lapalisse il 4%, di Annency il 3%, di Montiers il 3%, di Albertville il 2%, di Parigi il 2%, di Bourges l'1% e infine di Aurillac, di Moulins e di Vichy. Destinazioni più vicine e meno frequentate sono invece state la Valle D'Aosta con il capoluogo, Aosta, che assorbì il 13% dell'afflusso totale, Carcoforo, Varallo, Biella, Vallemosso, Cossato, Oleggio, Gozzano, Novara, Intra, Alessandria,Moncalieri, Torino,Milano, Mantova, Genova e Udine. L’emigrazione in area regionale e nazionale era quindi marginale rispetto all’emigrazione rivolta all’estero.
  • 26. LA DIVISIONE DEL LAVORO IN UNA VALLE ALPINA: ISTRUZIONE, PROFESSIONE ED EMIGRAZIONE DEGLI UOMINI, LAVORO AGRICOLO, FAMIGLIA E MARGINALITA’ SOCIALE NELL’OCCUPAZIONE FEMMINILE. In un recente e illuminante studio sulla popolazione e sulle migrazioni alpine nell’Italia moderna, Lorenzetti e Merzario (2005) hanno nettamente diviso, e quasi contrapposto, il lavoro delle donne, pesante ma sostanzialmente non retribuito, al denaro derivato dalle professioni maschili, dall’emigrazione e da un più alto grado di istruzione. La nostra ricerca, pur su basi molto ristrette, ma concernente un campione sufficientemente alto della popolazione valsesiana a ridosso dell’Unità Nazionale, ha cercato una conferma o una smentita di queste tesi, raggiungendo risultati assai interessanti per la conoscenza del nostro territorio. Sotto il profilo della composizione delle famiglie, il primo dato da noi esaminato, i cinque comuni considerati si sono dimostrati abbastanza omogenei, denotando una media compresa tra i 4,2 e i 4,7 membri per fuoco, con la sola eccezione di Campertogno che mostra una media inferiore, di 3,7 membri. Va osservato inoltre che la media della valle, di 4,41 componenti per famiglia, risultava al censimento del 1858 la più bassa dell’intero Piemonte sabaudo, essendo inferiore anche a quelle di altre regioni montane del territorio piemontese. Non si può dire quindi che, sotto questo profilo, la montagna valsesiana fosse allora una “fabbrica di uomini ad uso della pianura”, secondo la celebre espressione dello storico francese Braudel. Lo sviluppo della popolazione, di cui parleremo oltre, e che costituisce certamente uno dei grandi eventi dell’Ottocento, non é, o non é ancora, nella realtà valsesiana, così marcato, anzi, la tendenza dei comuni orograficamente più a monte come Rossa e Campertogno é quella di contenere la popolazione ai livelli più bassi.
  • 27. 5 4,7 4,5 4,6 4,2 4,4 4,5 4 3,7 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 sa Campertogno Sabbia Quarona Valduggia Piemonte os R Figura 1. Media nuclei famigliari Anche l’analisi del grado di istruzione, preso in considerazione nella nostra ricerca, offre comparativamente interessanti spunti di riflessione. Mentre la media del Piemonte attesta, nel 1858, solo un 32% circa di alfabetizzazione completa ( leggere e scrivere), i paesi della nostra valle da noi esaminati mostrano una media nettamente più alta, con la sola eccezione di Sabbia dove l’alfabetizzazione si ferma al 30%. In questo caso la sorpresa é rappresentata dal fatto che i comuni con la più alta istruzione siano quelli dell’alta valle, Campertogno con il 62% e Rossa con il 59%, un dato che può collegarsi probabilmente con la più altra incidenza dell’emigrazione, come si vedrà più oltre. Il paradosso delle comunità alpine “istruite” proposto da Viazzo (2000) rovesciando i pregiudizi precedenti sul carattere aculturale della civiltà di montagna, appare quindi pienamente confermato, evidenziando una percentuale di alfabetizzati quasi doppia rispetto alla campagna piemontese. 70 62 59 57 60 50 42 40 30 32 30 20 10 0 o na a ia te sa gn gi bb on ro os ug rto Sa ua em R ld pe Q Va Pi am C Figura 2. Alfabetizzazione Il dato che rispecchia la percentuale di emigrazione sembra collegarsi proprio all’incidenza dell’alfabetizzazione, oltre che, naturalmente, alla posizione altimetrica del paese e alla
  • 28. conformazione del suo territorio. Valduggia e Sabbia, i paesi più scarsamente alfabetizzati, hanno anche un tasso di migrazione più basso, rispettivamente il 5 % e l’ 1,6 % della popolazione, mentre questa percentuale sale significativamente oltre il 10% a Rossa e Quarona per poi raggiungere il 15% a Campertogno. Va rilevato, inoltre, che nei casi dei comuni più montani l’emigrazione si dirige verso l’estero (Francia, Svizzera) dove si va ad esercitare professioni redditizie e ricercate sul mercato del lavoro, mentre l’emigrazione di paesi come Valduggia, oltre a essere assai scarsa si rivolge prevalentemente all’ambito regionale e riguarda una manodopera scarsamente professionale. E’ inteso che, in ogni caso, l’emigrazione é fenomeno prettamente maschile e si ripercuote pertanto sulla condizione sociale e lavorativa della donna, cui spetta, come si vedrà oltre, il lavoro agricolo quasi per intero. 16 15 14 12,6 11,5 12 10 8 6 5 4 2 1,6 0 Campertogno Rossa Sabbia Quarona Valduggia Figura 3. Tasso di emigrazione In tutti i paesi considerati dalla nostra indagine sul censimento del 1858 le professioni maschili hanno dimostrato un alto grado di variabilità con alcuni casi di evidente specializzazione dovute a situazioni locali particolari o esigenze di emigrazione. A Valduggia, ad esempio, la nascente industria cartaria impiegava il 20% di tutta la manodopera maschile; a Rossa il 60 % dei maschi dichiarava la professione di intonacatore; a Sabbia il 33 % svolgeva attività di tessitore; gessatori e muratori rappresentavano a Campertogno quasi la metà di tutte le professioni maschili, destinate evidentemente all’emigrazione. La filiera dei mestieri legati all’edilizia era certamente quella più praticata e facilmente collocabile sul mercato estero. Considerato questo elevato tasso di variabilità delle professioni maschili, l’unico dato che appare significativamente comparabile é quello degli individui dediti all’agricoltura, attività ancora universalmente diffusa in tutto il territorio della valle. In questo ambito i dati di genere sono estremamente divergenti. La professione contadina é per i maschi residuale in quasi tutti i centri
  • 29. considerati, tranne il caso di Sabbia dove il 49% degli uomini é ancora dedito all’agricoltura. Ma a Campertogno, ad esempio, solo il 2% dei lavoratori maschi coltivava la terra. Se si osserva il dato delle professioni femminili, la situazione appare completamente rovesciata: le contadine di Campertogno e Sabbia sono il 98 % delle donne, quelle di Rossa il 92 %, mentre a Valduggia e Quarona sono sopra il 70 %. Eccolo, il lavoro delle donne di montagna. Nell’ambito delle attività femminili non esiste praticamente variabilità se non in ambiti di marginalità sociale ( serve, braccianti...); solo a Valduggia si segnala un 10% di donne che risultano proprietarie e quindi in una posizione privilegiata, mentre poche altre concittadine cominciano ad avviarsi verso il lavoro salariato nelle folle da carta. 120 100 80 Uomini 60 Donne 40 20 0 Campertogno Rossa Sabbia Quarona Valduggia Figura 4. Addetti all’agricoltura Infine, qualche considerazione sull’incremento della popolazione, che abbiamo ricavato dai confronti con tre altri censimenti del periodo pre-unitario, quelli del 1828, 1836 e 1848. Mentre la popolazione di Valduggia e Quarona appare tendenzialmente in crescita, quella di Campertogno e Rossa appare viceversa in decremento costante, suggerendo probabilmente l’avvio di un ciclo negativo, la cui flessione si é poi estesa per tutta la seconda parte del secolo e che riguarda, come sappiamo, soprattutto i comuni montani. La popolazione di Sabbia, invece, mostra un singolare elemento di staticità, oscillando di poche unità nell’arco di un trentennio. Ma in questo caso, considerati gli altri elementi emersi dall’analisi della popolazione di quel territorio, soprattutto la scarsa alfabetizzazione e l’emigrazione quasi nulla, riteniamo non sia un indice di stabilità ma di staticità, ovvero di una società ancora arcaica, poco dinamica e sostanzialmente bloccata sul proprio modello tradizionale di tipo agro-pastorale. Più problematico appare il confronto con i primi dati censitari della valle, quelli del censimento napoleonico del 1806; infatti, in quell’occasione il comune di Campertogno veniva censito solo per la parte alla sinistra della Sesia e quindi risulta incompleto. La popolazione degli altri comuni da noi considerati risulta più elevata all’inizio del secolo a Quarona e Rossa, mentre Valduggia appare
  • 30. sostanzialmente stabile e solo nel caso di Sabbia gli abitanti appaiono nettamente inferiori, crescendo poi gradualmente e costantemente fino al 1858. La popolazione complessiva della valle, di 27.035 abitanti, appare comunque nettamente inferiore ai rilevamenti del periodo successivo, indicando che la prima metà del secolo XIX é stato ancora, nel complesso, un periodo di crescita demografica, anche dei territori montani, pur con qualche oscillazione e disparità tra le diverse realtà comunali. BIBLIOGRAFIA La bibliografia comprende sia opere utilizzate per un inquadramento della situazione dei comuni ai tempi del censimento del 1858, sia opere di statistica in senso proprio, dai quali sono stati derivati elementi di confronto con quelli desunti dai documenti d’archivio. CASALIS G., La Valsesia -Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati del Re di Sardegna, a cura della Biblioteca “Italo Grassi”del C.A.I. Varallo, Varallo 1999. LANA G., Guida ad una gita entro la Vallesesia, Merati, Novara 1840 (rist. anast. Libreria Alpina Degli Esposti, Bologna 1972). LORENZETTI,L.- MERZARIO,R., Il fuoco acceso, Donzelli, Roma 2005. MOROZZO DELLA ROCCA, Saggio di Statistica della Valsesia, Varallo 1856. MUTTINI CONTI G., La popolazione del Piemonte nel XIX secolo, 2 voll., Torino 1962. RACCA G., Notizie statistiche e descrittive della Valsesia, Vigevano 1833. ISTAT Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991, Roma 1994. VIAZZO P.P., Il paradosso alpino, in L'Alpe, n. 1, 2000, pp. 26-31.