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PSYCHOLOGY AND WORK
PSICOLOGIA E LAVORO
Long-distance conversations. Is it listening or watching?
Connecting with others is a form of listening, but how do
you “render” and/or “mean” the message?
È oramai noto che nella comunicazione vis a vis le
parole fanno solo da sfondo rispetto ai messaggi veri,
quelli delle vere intenzioni e sentimenti espressi da
tutto il resto del corpo. Un'attenzione mirata ci aiuta
a capire il vero, a distinguere ciò che c’è dietro le
parole, a svelare l’altro attraverso la sua espressione
corporea e a connettersi con lui. Anche in psicologia
esiste la parola “connessione” per spiegare quel
momento e quello stato nel quale due o più persone
sono sintonizzate sulla stessa frequenza, e perciò
s’intendono sul messaggio finale. Ma a distanza come
si può monitorare l’ambiente e avere la certezza che
questa connessione avvenga? Non è semplice, basti
ricordare ciò che scriveva F.S. Perls già nel 1969 sul
suo libro sulla terapia gestaltica “… prestare attenzione
all’ovvio, alla superficie esterna. Un bravo terapeuta
non ascolta il contenuto delle cose prodotte dal paziente
ma ne ascolta il suono, la musica, le esitazioni. La
comunicazione verbale è di solito fatta di bugie, la
comunicazione vera è oltre le parole. (…) e allora non
ascoltare le parole ma solo quello che ti dicono la voce,
i movimenti, l’atteggiamento e l’immagine. Se avete le
orecchie, dell’altro sapete già tutto. Non avete bisogno
di ascoltare quello che la persona vi dice: ascoltatene il
suono (…) e non commettiamo l’errore di confondere i
discorsi con la realtà; se usiamo gli occhi e le orecchie,
allora vediamo che tutti si esprimono in un modo o
nell’altro.” Allora, a distanza, in video, al telefono, sul
web, ancora più ascolto ai particolari. Quali particolari?
Le pause e il ritmo della voce ci dicono quanto una
persona si è preparata e quanto è concentrata sui suoi
obiettivi, sui miei, su quel momento. Ci dicono quanto
la persona è emotivamente presa. Già dal tono della
voce si può capire lo stato d’animo di una persona.
Immagine video? In realtà nel video giochiamo ancora
di più sui nostri “tratti di professionalità”, poiché
dobbiamo scandire nettamente i tempi, lo scambio
delle parole, dobbiamo mantenere un abbigliamento,
uno sfondo, una pettinatura, una postura ancora più
nitide e neutre del solito, poiché non è il movimento
del corpo, o un colore di capelli a passare, ma solo a
distrarre. A distanza passa il suono, la melodia della
nostra voce, i silenzi e le tensioni. All’ascoltatore la
sfida di cogliere queste importantissime sfumature per
capire tutto. All’ascoltatore attento il compito di isolarsi
il più possibile e concentrarsi su quanto sente senza
distrazioni, perché nella comunicazione a distanza, vince
chi è più attento.
It is widely known that in tête-a-tête communication,
words are only the background for the actual message,
those actual intentions and feelings expressed by the rest
of the body. Focused attention helps us understand the
truth, distinguish the meaning behind words, discover the
other through his body language; it helps us to connect with
the other. The term “connection” is used in psychology to
explain the moment and state in which two or more people
are tuned to the same frequency, which means they all
understand the final message.
But when long distances are involved, how do you monitor
the environment, how can you be sure that this connection
takes place? It’s not simple. In 1969, F. S. Perls wrote in his
book on Gestalt therapy: “… pay attention to the obvious,
to the outer surface. A good therapist does not listen to the
contents of the things produced by the patient, but listens
to the sounds, the music, the hesitations.
Verbal communication is usually made of lies; true
communication is beyond words. (…) so do not listen
to words, but only to what is said by the voice, the
movements, the behaviour and the image. If you have
ears, you already know everything about the other. You
do not need to listen to what the person tells you: listen
to the sound (…), and let us not make the mistake of
taking words for reality. If we use our eyes and ears, then
we see that all people express themselves in one way
or another”. So, long-distance, through video, telephone,
the Web, even more attention to details. Which details?
Pauses and the rhythm of one’s voice tell us how much
a person has prepared and how much she is focused
on her goals, on mine, on the moment. The tell us how
much a person is emotionally present. The tone of one’s
voice is enough to let us know her mood. Video images?
In video we actually play even more with our professional
traits, because we must precisely measure times, the
exchange of words, we need to dress in a certain manner,
present a certain background, a certain hair-do, posture
that is even sharper and neuter than usual, because body
movement or hair colour do not really pass, all they do is
create distraction. What goes through is sound, the melody
of our voice, pauses and tensions. The listener must be
able to catch these very important undertones in order to
understand everything. Attentive listeners must isolate
themselves as much as possible and concentrate on what
they hear without distractions, because in long-distance
communication, the winner is the one who pays more
attention.
Parlare a distanza. È un ascoltare o un vedere?
Connettersi con l’altro è una forma di ascolto, ma come
fare a “rendere” e/o “intendere” il messaggio?
marketing marketing
Maria Chiara
Talamo
Psicologa, lavora come
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stabilmente con LUISS
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Connettersi con l’altro è una forma di ascolto, ma come fare a “rendere” e/o “intendere” il messaggio? marketing marketing Maria Chiara Talamo Psicologa, lavora come consulente senior nel campo delle Risorse Umane e collabora stabilmente con LUISS Business School dove coordina il corso di "Sviluppo Manageriale".