14. “ Al suono dei
flauti intere
Galassie sono
precipitate nelle
mie mani incavate
a coppa. E ho
bevuto le stelle”
Libera elaborazione
tratta da “Baccanti”
di Euripide,
W. Soiynka,
Baudelaire, Eraclito
15. Dioniso è la figura del
mito greco che più
incarna la logica altra
dell’emozione: dio di
straordinaria
ambivalenza a cui si
ricollegano le esperienze
più dolci e terribili.
L’epifania del dio
attraverso le Baccanti di
Euripide e la ricezione
del mito nella letteratura
contemporanea
comporta la riflessione
sulla dimensione “ altra”
che incrina le certezze
razionali e la pretesa
unicità dell’io
16. Antigone o della scelta
Anno scolastico 2009/ 10 Regia R. Clementi
Coordinamento prof.sse C. Buttitta, G. Paredes
17. Ripercorrere il mito
perenne di Antigone
attraverso le rivisitazioni
che hanno costituito l’eco
della tragedia di Sofocle
fino ai nostri giorni, è la
migliore dimostrazione
della capacità della
tragedia greca di
rappresentare storie che
continuano ad avere
senso ben oltre il
momento e il luogo nel
quale furono concepite.
Così Antigone continua
ad imporsi quale figura
della diversità e
paradigma dei conflitti
inconciliabili che
caratterizzano la vita
degli uomini e delle
donne di ogni tempo
18. Tanti i pensieri di chi le ha
dedicato infinite
interpretazioni : tra queste
Fuochi di M. Yourcenar e La
tomba di Antigone”di M.
Zambrano “, per aprire un
dialogo continuo con il testo
di Sofocle e cogliere la forza
atemporale della protesta
contro la cultura della guerra
e della violenza, contro le
leggi fatte dagli uomini, che
calpestano le leggi eterne,
radicate nell’interiorità e che
“da sempre vivono e quando
diedero rivelazione di sé è
ignoto”.
19.
20. I giorni di Medea
Anno scolastico 2010/2011 regia R. Clementi
coordinamento prof.sse C. Buttitta, G. Paredes
21.
22. In una nuova
elaborazione, si è
ridisegnata questa
figura di donna
con il suo dramma
emblematico
dell’identità e
dell’alterità, dei
sentimenti traditi
e delle
incontrollate
passioni, simbolo
della tenace
opposizione alla
prevaricazione e al
pregiudizio
24. “ Chi sei tu?” : è la domanda che
sembra risuonare per tutta la
vicenda di Edipo, paradigma
della fragilità umana e della
tensione al riconoscimento di se
stessi. Accostandoci alla figura
edipica, nella forma in cui l’opera
di Sofocle ce l’ha consegnata e
nelle successive rielaborazioni
che si sono susseguite nel tempo,
da Seneca a Dürrenmatt, da
Pasolini a Pavese, ne cogliamo
l’aspetto sconvolgente di eroe
tragico che paga la sua ansia di
ricerca della verità, di
conoscenza, con la caduta
nell’abisso del non senso, che
pulsa al di sotto della limpida
apparenza e dell’illusione dell’Io
25. E’ il riso beffardo ed
irriverente della Pizia di
Dürrenmatt, a introdurre nel
paradosso della condizione
umana, in cui l’irruzione
dell’Assurdo, lo si chiami Caso
o Destino, scompagina a priori
ogni tentativo di portare un
ordine ed individuare una
qualche legittimità nel flusso
di eventi dai quali si è
travolti, quanto più ci si sforza
di
arginarli: “Il destino è un
burlone.
Inutile, dunque, accecarsi dinanzi
a ciò che non si vuol vedere: la
propria paura di conoscere il
vuoto che ci circonda e la nostra
impotenza”.
26. Campione della ragione umana, re
coraggioso e saggio, in una Tebe
attraversata dalla peste e dalla
maledizione di Apollo, in cui tutti
hanno perso l’identità e
appaiono, automi incoscienti, scissi
dall’ordine che li aveva formati, Edipo
si appresta a compiere l’indagine
voluta dal dio per punire i responsabili
dell’uccisione di Laio e salvare la città.
In questo percorso verso la verità viene
a scontrarsi con l'indovino
cieco, Tiresia, dotato dagli dei di una
conoscenza assoluta. E’ lui a rivelare la
mostruosa realtà: “Dico che sei tu
l’uccisore dell’uomo di cui vai cercando
l’assassino …. Questo giorno ti vedrà
nascere e morire”.
27. Giunto alla verità, Edipo decide di compiere l'atto estremo: con la spilla
aurea della madre e sposa Giocasta si infilza entrambi gli occhi,
diventando cieco. “Cittadini, guardate! Questo è Edipo./Era il più potente fra
gli uomini,/il più invidiato per la sua fortuna./Considera sempre l’ultimo dei
giorni/ E non dire mai di un uomo che è felice/Prima che abbia varcato il confine
della vita.” Accecarsi, sottraendosi allo sguardo degli altri ,non è che
sottrarsi alla vista delle maschere che il mondo gli ha fatto indossare:
prima re, poi assassino; prima idolo, poi mostro; prima figlio rifiutato, poi
straniero respinto. Ora Edipo è solo, reietto dal suo popolo e in balia di
una sorte avversa che da sovrano l'ha reso esule.
28. Stanno i giorni futuri innanzi a
noi
come una fila di candele
accese,
dorate, calde e vivide.
Restano indietro i giorni del
passato,
penosa riga di candele spente:
m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora del loro
antico lume.
E guardo avanti le candele
accese. Non mi voglio
voltare, ch’io non scorga, in
un brivido,
come s’allunga presto la
tenebrosa riga,
come crescono presto le mie
candele spente.
“Le candele “–C. Kavafis
43. Il Dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà
fame, e muta come [il fuoco] quando si mescola ai
profumi e prende nome dall'aroma di ognuno di essi
(EraclitoFr. 67).
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51. “… ai morti chiedo
perdono, poi che son
costretta, ed ai
potenti obbedirò.
52. Il tempo non
esiste più in
quella Tebe
priva di astri; i
dormienti stesi
in un nero
assoluto non
vedono più la
loro stessa
coscienza
(M. Yourcenar
“Fuochi”)
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79. Grazie a tutti i ragazzi che in questi anni hanno dato vita al
laboratorio teatrale del Liceo F. Scaduto ed hanno condiviso
l’emozione e la scommessa di scoprire la vitalità dei classici del
teatro, di schiuderne e sentirne
“ quel midollo di realtà che vivifica e nutre tutto un organismo
di passione e di stato umano” ( Pavese)
Gruppo di progetto :
Docenti responsabili: prof.sse C. Buttitta , G. Paredes O. Puleo
Collaborazioni prof.sse G. Maggiore, R. Giammanco C. Puglisi
Elaborazioni e regia : Rinaldo Clementi