Siamo fatti degli stessi sistemi di cui sono fatti i sogni 7112012 def.
1. “Siamo fatti degli stessi sistemi di cui
sono fatti i sogni”
Dott.ssa Leonarda Fascia, allieva, IV anno, CMTF
Dott. Massimo Schinco, Co – Direttore e Didatta, CMTF
“IDENTITÀ SISTEMICHE”
CONVEGNO NAZIONALE CMTF,
Montegrotto Terme, 26 – 27 – 28 ottobre 2012
2. I SOGNI E LA TERAPIA SISTEMICA
Nella pratica della terapia sistemica i sogni sono stati utilizzati solo in
modo estemporaneo
a nostro avviso ciò avviene perché:
ci si riferisce al sogno prevalentemente come ad un prodotto di una
mente individuale
lo si prende in considerazione riferendosi ai contenuti come se essi
fossero più che altro testimoni del passato del sognatore
si avverte il rischio di ricadere in una logica interpretativa e lineare
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3. I SOGNI E LA TERAPIA SISTEMICA
In realtà ci si può avvicinare al sogno in molti modi diversi e più vicini alla
sensibilità sistemica
un approccio narrativista al sogno appare particolarmente appropriato (il
sogno su cui “lavoriamo” è già di per sé la “narrazione di un sogno”)
in questa chiave a volte i sogni vengono utilizzati nella formazione alla
terapia sistemica, però in modo piuttosto episodico, dipendente
dall’orientamento del singolo didatta e non come parte integrante della
nostra metodologia formativa
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4. BATESON E IL
SOGNO
“La mente cosciente ha accesso difficilmente a questa
materia e anche quando questo accesso è ottenuto, ad
esempio come nei sogni, nell’arte, nella poesia, nella
religione, nell’ebbrezza e simili, resta ancora un
formidabile problema di traduzione”
(Bateson,1976,pag.178)
“Ciò che la coscienza non può mai apprezzare senza aiuto
(l’aiuto dell’arte, dei sogni e simili) è la natura sistemica
della mente ”
“La pura razionalità finalizzata, senza l’aiuto di fenomeni
come l’arte, il sogno e simili, è di necessità patogena,
distruttrice di vita.”
(Bateson, 1976, pag. 184-185)
5. “Il processo primario è caratterizzato (ad
esempio da Fenichel) come privo di
negazioni, tempi e privo di qualunque
identificazione di modo verbale.
Le caratteristiche del processo primario sono
le caratteristiche inevitabili di qualunque
sistema di comunicazione tra organismi che
debbano utilizzare solo la comunicazione
iconica.
Questa stessa limitazione è caratteristica
dell’artista e del sognatore e del
mammifero pre-umano o dell’uccello”
(Bateson, 1976, pag.177-181 passim)
Chagall- Carnevale notturno-ca.1960-1966
Musée National Marc Chagall - Nice
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6. “I sogni verbali o no devono essere considerati come proposizioni
metaforiche, cioè i referenti del sogno sono relazioni che il sognatore,
consciamente o inconsciamente, percepisce nel mondo della veglia.
(Bateson, 1976, pag.459)
“Il sognatore non impiega il concetto di falso: egli impiega asserzioni di
ogni tipo, ma ha la curiosa incapacità di formulare meta-asserzioni: egli non
è in grado, se non quando è in procinto di svegliarsi, di sognare
un’asserzione relativa al suo sogno. (Bateson, 1976, pag. 227)
“L’assenza meta comunicativa è stata notata nel caso dei sogni” (Bateson,
1976, pag. 233)
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7. Le narrative
oniriche e le
narrative della
veglia
Chagall- Il sogno di Giacobbe-ca.1960-1966
Musée National Marc Chagall - Nice.
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8. Le narrative oniriche e le narrative della
veglia
Alcune teorie recenti, pur restando in un’ottica
tendenzialmente individuale del sogno, ne accentuano gli
elementi di continuità con la veglia
l’approccio di Ernest Hartmann è fondato sull’individuazione
dell’immagine centrale del sogno
sia in psicoterapia che in supervisione la narrativa del sogno
può essere integrata nella conversazione terapeutica
l’individuazione dell’immagine centrale permette di scoprire e
connettere le emozioni dei membri di una famiglia o di un
gruppo di lavoro.
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9. Dreaming
Language,
Poetry translation
Sacred
Relations
Boundaries
Thymophor
A basic unit of Archetypes,
creating myths, stories
Other arts,
music
Metaphor Hartmann, 2012
IDENTITÀ SISTEMICHE” (modif.)
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10. … nella stanza di terapia …
Un membro della famiglia viene invitato a raccontare un sogno e si chiede agli altri
di commentarlo:
A quando hai risale questo sogno? Come ti sei sentito quando ti sei svegliato?
Come ti senti adesso, dopo averlo raccontato? Quali sono le tue sensazioni corporee?
Con chi lo vorresti condividere, con chi no?
Se il terapeuta fosse un personaggio del tuo sogno chi sarebbe?Cosa farebbe?
Che colori aveva il tuo sogno?
A chi ha ascoltato il sogno: Chi avresti voluto essere o cosa avresti voluto fare nel
suo sogno? E se il sogno fosse il tuo? Come mi senti dopo aver ascoltato questo
sogno? Che emozioni ti ha suscitato questo sogno?
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11. … un esempio da un gruppo di supervisione …
un educatore, dopo aver ascoltato i racconti di un bambino abusato in un contesto
familiare alquanto degradato, ha dei sogni ricorrenti, lunghi e spiacevoli:
“X si trova in situazioni brutte, spesso si droga in un bagno pubblico, squallido. Io
entro per caso e lo trovo coricato per terra ormai privo di conoscenza”
per il sognatore l’immagine centrale è connessa allo squallore del bagno pubblico, e
l’emozione correlata è quella del disgusto e dell’avvilimento. Nel gruppo si
sottolineano immagini e sentimenti di pena e impotenza (il minore è ormai privo di
conoscenza, sta morendo). Il senso di nausea manifestato da uno degli educatori si
connette con quello del sognatore (che riferisce di aver provato rabbia, schifo e
pena nell’ascoltare i racconti del bambino), ma soprattutto con il sentimento del
bambino stesso, che diverse volte ha vomitato senza apparente ragione.
l’elaborazione in gruppo di questi sentimenti permette di regolare meglio la
relazione educativa col bambino
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12. … ogni sogno è una storia, una storia che può avere diverse connessioni con la
storia della famiglia, con la storia del terapeuta, o quella del gruppo di lavoro,
con la storia di un popolo intero; ogni sogno, ogni singola storia, partecipa ad e
si connette ad una storia più grande.
"La coscienza... è un procedimento miracoloso, bellissimo... ma ciò di cui sono
cosciente alla fine è una sottrazione dalla totalità e la totalità non può essere
riferita alla coscienza... La coscienza tende a concentrarsi, mentre nozioni
come il sacro e il bello tendono sempre a cercare l'ampiezza, il tutto.“
“Il danno è la separazione, la sacralità è l’unione. Il sacro è la connessione, la
connessione totale e non il prodotto della spaccatura.” (Bateson, 1997, p. 444
– 453 passim)
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13. Il sogno
comunitario
Chagall- Il sogno, 1978-Musée National Marc Chagall , Nice.
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14. Con il mutare dei paradigmi di riferimento sulla natura della coscienza
muta radicalmente anche la visione del sogno
diversi autori (es. Manousakis , 2007) si riferiscono alla coscienza
individuale come ad un sottosistema, solo relativamente autonomo, di
un infinito flusso di coscienza “globale”
In questa chiave il sogno si rivela come un fenomeno che ci avvicina
alle basi collettive della nostra coscienza e identità, in quanto le
condizioni che rendono possibile una nostra individuazione“separata”,
nel sonno sono attenuate se non addirittura sospese
uno dei più autorevoli esponenti di questo movimento è Montague
Ullmann
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15. MONTAGuE uLLMAN (1916 –
2008)
sottolinea che “noi siamo molto meno separati di quanto pensiamo
di essere” e che l’attività onirica é “un adattamento che attiene alla
sopravvivenza della specie e solo secondariamente dell’individuo”
“i sogni possono offrire un approccio estetico e creativo alla conoscenza, orientato
alla saggezza, che é complementare a quello “oggettivo” della scienza, orientato
invece alla padronanza”
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16. Ullman insiste sul fatto
“…che quella parte di noi che é collegata agli altri attraverso i
sentimenti é più reale, più resistente e più significativa di altre
dimensioni della nostra esistenza. Mette alle strette ciò che crediamo.
Dissolve le distanze, crea unità e ci collega al mondo reale.”
La realtà é fatta di questo.”
(Ullman, 1987, pagg. 386 – 395 passim)
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17. La funzione
prospettica del
sogno
Chagall- La creazione-1956-1958
Musée National Marc Chagall - Nice.
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18. Poiché esiste una continuità con la vita diurna, il
terapeuta può considerare non solo i sogni della
vita onirica, ma anche i sogni ad occhi aperti. In
terapia o in supervisione può promuovere il lavoro
con l’immaginazione, con la creatività,
connettendosi alle narrative della vita onirica,
come fattore promotore di resilienza.
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fatti i sogni”
19. BIBLIOGRAfIA:
Bateson, G. (1972) Steps to an Ecology of Mind. San Francisco, Chandler Publishing Company (trad. it. Verso un’Ecologia
della Mente. Milano, Adelphi, 1976).
Bateson, G. (1991), A Sacred Unity. Further Steps to an Ecology of Mind, a cura di R.E. Donaldson, Harper, San Francisco
(trad.it. Una sacra Unità. Altri passi verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi, 1997).
Hartmann, E , “Boundaries – A New Way to Look at the World” CIRCC EverPress, 2011.
Hartmann, E , “The Dream is a Poem, the Poem is a Dream. An Approach to the Thymophor – A Basic Unit of Creativity”,
Lecture at Int. l IASD Conference, Berkeley 2012.
Manousakis E., “Founding Quantum Theory on the Basis of Consciousness”. Foundations of Physics, Vol. 36, No. 6, June
2006)
Schinco M., “The Composer's Dream: Essays on Dreams, Creativity and Change”. Pari Publishing, 2011.
Schinco M., “Matter is Such Stuff as Dreams are Made on.” Presented at the PsiberDreaming Conference IASD 2010, held on
line September 26th - October 10th 2010.
Ullman M., “Wholeness and Dreaming” in Hiley B.J., Peat D. F. (editors), “Quantum Implications”. Routledge, London 1987.
Waggoner R., “Lucid Dreaming – Gateway to the Inner Self. Moment Point Press, Needham Ma., 2008
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