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Epidemiologia delle cure del fine vita: 
una proposta di studio. 
XXII Congresso CSeRMEG, ottobre 2010 – Guido Danti
Premessa 
 La MG ha una legge 
 La L. 38/2010: sistema di CP primarie-domiciliari 
Ma non ha una sua letteratura 
 Pochi pazienti per mmg : 
4-6 pz con cancro morti in un anno di cui 2/3 assistiti 
a domicilio e 1/2 morti in ospedale (Frapporti, 2010) 
Mentre potrebbe avere qualche 
curiosità-problema: 
 Competenze richieste 
(cliniche-relazionali-organizzative) 
 I pazienti e le loro famiglie (esiti)
Il punto di partenza delle CP 
Il consenso sulle CP è unanime: 
è di soddisfazione per le famiglie (Rocchetti, 2009) 
i mmg sono tutti soddisfatti (95%) con CP specialistiche (Di Cosimo, 
2003) 
Il ricorso alle cure 
Poco frequente e troppo tardivo (Fadul, 2009) 
L’intervento è tempestivo nell’82% 
(Clerici, 2009) 
Mancata assistenza domiciliare 
(Costantini, 2005): 
assenza di bisogno 10% 
indisponibilità del mmg 10% 
seguiti da altri medici 45% 
rifiuto del pz di farsi seguire dal mmg 35% (?)
Un primo argomento:il medico come cura 
o Qualità percepita dell’assistenza offerta dal mmg (Costantini, 2005): 
o Mediamente buona ed aumenta se il mmg è fisicamente presente e non 
si limita ai contatti telefonici ed alla prescrizione delle ricette 
o Se c’è (indipendentemente dalle modalità), il giudizio si diversifica e 
dipende dal contesto: clinico, relazionale, organizzativo (Rocchetti, 2010) 
o La disponibilità dei medici: 
o La difficoltà ad assicurare assistenza 24/24 è uno dei motivi della 
mancata assistenza domiciliare (Cartwright) 
o Caduta di continuità di notte e nelle festività anche se molti danno 
disponibilità oltre il loro mandato (Rocchetti, 2010) 
o La letteratura sottolinea il rapporto di fiducia (trust) e di 
responsabilità (accountability): 
o Che viene prima anche della preferenza di evitare trattamenti 
indesiderati, di una efficace comunicazione, della continuità delle cure 
(Heyland, 2006)
Basso ricorso alle CP 
 Cambiare nome 
(Fadul 2009) perché: 
 non piace ai medici e 
ostacola il referral 
 disturba i pazienti perché 
annienta le loro speranze 
 è causa di stress per 
pazienti e famiglie 
 “cure del fine vita”! 
 Abbandonare il paradigma 
dello “shift” 
 l’interruzione delle cure 
specifiche della condizione 
(Murray 2005, Selman 
2009) 
 è difficilmente applicabile a 
CHF e DEM 
 anche gli oncologi ci stanno 
pensando (Temel, 2010)
Il concetto delle CP (Murray, 2005) 
 OLD: centrato sulla malattia 
(disease management) con uno 
“shift” dalle cure attive a quelle 
palliative, reattivo e attivato da 
chiunque 
 BETTER: sviluppato sul 
paziente (WHO, DH/NHS), 
contemporaneamente alle 
cure attive, proattivo e 
attivato da chi conosce il 
malato, più aderente alle 
modalità di lavoro della MG
In pratica 
 Entrambi costituiscono validi riferimenti: quanto tempo c’è? 
 Molti pazienti hanno una diagnosi tardiva e non sono candidati ad altri 
trattamenti ed hanno troppo poco tempo (oncologia) 
 Quando si ha tempo consente di pianificare con ponderazione 
 Introduce la gestione del lutto e delle sue complicanze (Rocchetti, 2010) 
 La pianificazione introduce uno “shift”: 
dalla cura del paziente alla cura delle famiglie 
 Sperimentano quadri di sofferenza sociale psicologica spirituale e di distress 
sovrapponibili a quelli dei pazienti (Murray, 2010) 
 A volte le necessità delle famiglie risultano maggiori di quelle degli stessi 
pazienti (Higginson, 2010) 
 Può offrire soluzione al problema della “tempestività” affidando l’attivazione 
delle CP a chi conosce meglio il paziente
Gestire le emozioni
La famiglia dei curanti: componenti e ruoli 
 Parenti 
 Surrogati (delegati a prendere decisioni) 
 Informali: individuati con l’aiuto del paziente e delegati in 
modo diretto 
 Amministratore di sostegno: 
 Se il paziente non può decidere (distress cognitivo e demenza) 
 In presenza di conflitti o di istituzionalizzazione 
 Paziente solo 
 Curanti (familiari, badanti, operatori sanitari) 
 Addestramento alle cure personali e tecnico-infermieristiche 
 Attenzione e cura particolare (breakdown)
L’impresa della valutazione prognostica 
 Mancano indicatori 
prognostici e segnali clinici 
che indichino quando è il 
momento di decidere l’inizio 
delle CP (Shipman, 2008) 
 Non serve individuare la 
“fase terminale” ma 
conoscere il decorso delle 
malattie: le CP si attivano 
all’inizio della malattia 
(Murray, 2005)
La descrizione del morire (Selman, 2009) 
 Molte persone con 
insufficienza d’organo e 
molti anziani muoiono 
improvvisamente 
 Pazienti prevalentemente 
anziani con un carico 
importante di comorbidità 
 Le terapie oncologiche 
hanno modificato di molto il 
modello prognostico dei 
pazienti con cancro 
I tre modelli [patterns] di 
Glaser&Strauss, 1968: 
a) morte inattesa e 
improvvisa 
b) morte attesa ma con 
durata variabile 
(improvvisa – lenta) 
c) “entry-re-entry”: con 
deterioramento acuto 
che si sovrappone a un 
declino evidente
Attenzione allo stato funzionale: le scale
Dare informazioni per curare insieme 
1) Il tempo che rimane: dirlo ai pazienti 
 Se i pazienti chiedono, non è gradito che inizi il medico 
 Se i familiari lo ritengono opportuno 
2) L’evoluzione della malattia: cosa ci aspetta (le crisi) 
3) Mmg: accessibilità, continuità, completezza e 
integrazione 
4) Il benessere, l’equilibrio, 
il supporto, i ruoli dei familiari 
5) La situazione emotiva 
6) Le decisioni di volta in volta
Informazioni
Il lutto (Rocchetti, 2010) 
o Con tutto il via vai che 
abbiamo avuto in casa, 
la mia casa per due anni 
e mezzo tra assistenti 
domiciliari, infermieri e 
medici era aperta 
o L’unica cosa che sio credo 
sia carente è il dopo, un 
qualcosa per il dopo, per i 
familiari perché uno è 
spiazzato ... ha tante 
domande senza risposte 
o Ecco, è questa la cosa che 
può servire a noi che 
rimaniamo, perché tante 
volte le domande ci sono, 
però non si possono porre 
….
Epidemiologia delle cure del fine vita (step 1) 
 Abbiamo descritto il “contesto”: 
 Che presenta problemi di trasferibilità di esperienze altre 
 I cambiamenti del contesto ed il punto di partenza 
 I vuoti di conoscenza: bisogni di presa in carico, ineguaglianze 
 Abbiamo individuato e descritto una serie di “problemi”: 
 Cura del fine vita: precoce e progressiva e variabile 
 Cura del malato e della sua famiglia 
 Cura delle informazioni: tempestività, completezza, puntualità
Epidemiologia delle cure del fine vita (step 2) 
 I soggetti in studio: 
 I pazienti e le famiglie 
 I medici di medicina generale 
 I servizi: ADI e CP primarie e CP specialistiche 
 Obiettivi dello studio: 
 Descrivere una epidemiologia dei bisogni di presa in carico 
 Contribuire a definire le componenti delle cure del fine vita
Epidemiologia delle cure del fine vita (step 3) 
Pre - post test del convegno 
Obiettivi: 
Stimare i bisogni di presa in carico 
Riesaminare gli elementi di “contesto” e i “problemi” affrontati 
dagli operatori sanitari nelle cure del fine vita 
Perfezionare e integrare le “misure di outcome” dello studio 
descrittivo longitudinale 
Mettere in luce eventuali segnali di “incidenti critici”
Epidemiologia delle cure del fine vita (step 4) 
 Disegno dello studio: descrittivo longitudinale quantitativo e 
qualitativo integrato con la tecnica dell’incidente critico 
 Metodi e misure: 
 Descrittori epidemiologici ricavabili dai “registri per problemi” 
 Indagine qualitativa sui testi dei “diari clinici” di una selezione di 
pazienti/famiglie: nella malattia, nel fine vita e nel lutto 
 Pazienti che non sorprenderebbe morissero entro 1 anno (Murray) 
 Tempi di sviluppo e descrizione delle cure del fine vita 
 Principali misure di outcome 
 Coping dei pazienti e delle famiglie e dei caregivers 
 Incidenti critici
Grazie per 
l’attenzione.

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Campo d’azione e metodo clinico in MG: sintesi della giornata di sabato redat...
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Epidemiologia delle cure del fine vita (Guido Danti)

  • 1. Epidemiologia delle cure del fine vita: una proposta di studio. XXII Congresso CSeRMEG, ottobre 2010 – Guido Danti
  • 2. Premessa  La MG ha una legge  La L. 38/2010: sistema di CP primarie-domiciliari Ma non ha una sua letteratura  Pochi pazienti per mmg : 4-6 pz con cancro morti in un anno di cui 2/3 assistiti a domicilio e 1/2 morti in ospedale (Frapporti, 2010) Mentre potrebbe avere qualche curiosità-problema:  Competenze richieste (cliniche-relazionali-organizzative)  I pazienti e le loro famiglie (esiti)
  • 3. Il punto di partenza delle CP Il consenso sulle CP è unanime: è di soddisfazione per le famiglie (Rocchetti, 2009) i mmg sono tutti soddisfatti (95%) con CP specialistiche (Di Cosimo, 2003) Il ricorso alle cure Poco frequente e troppo tardivo (Fadul, 2009) L’intervento è tempestivo nell’82% (Clerici, 2009) Mancata assistenza domiciliare (Costantini, 2005): assenza di bisogno 10% indisponibilità del mmg 10% seguiti da altri medici 45% rifiuto del pz di farsi seguire dal mmg 35% (?)
  • 4. Un primo argomento:il medico come cura o Qualità percepita dell’assistenza offerta dal mmg (Costantini, 2005): o Mediamente buona ed aumenta se il mmg è fisicamente presente e non si limita ai contatti telefonici ed alla prescrizione delle ricette o Se c’è (indipendentemente dalle modalità), il giudizio si diversifica e dipende dal contesto: clinico, relazionale, organizzativo (Rocchetti, 2010) o La disponibilità dei medici: o La difficoltà ad assicurare assistenza 24/24 è uno dei motivi della mancata assistenza domiciliare (Cartwright) o Caduta di continuità di notte e nelle festività anche se molti danno disponibilità oltre il loro mandato (Rocchetti, 2010) o La letteratura sottolinea il rapporto di fiducia (trust) e di responsabilità (accountability): o Che viene prima anche della preferenza di evitare trattamenti indesiderati, di una efficace comunicazione, della continuità delle cure (Heyland, 2006)
  • 5. Basso ricorso alle CP  Cambiare nome (Fadul 2009) perché:  non piace ai medici e ostacola il referral  disturba i pazienti perché annienta le loro speranze  è causa di stress per pazienti e famiglie  “cure del fine vita”!  Abbandonare il paradigma dello “shift”  l’interruzione delle cure specifiche della condizione (Murray 2005, Selman 2009)  è difficilmente applicabile a CHF e DEM  anche gli oncologi ci stanno pensando (Temel, 2010)
  • 6. Il concetto delle CP (Murray, 2005)  OLD: centrato sulla malattia (disease management) con uno “shift” dalle cure attive a quelle palliative, reattivo e attivato da chiunque  BETTER: sviluppato sul paziente (WHO, DH/NHS), contemporaneamente alle cure attive, proattivo e attivato da chi conosce il malato, più aderente alle modalità di lavoro della MG
  • 7. In pratica  Entrambi costituiscono validi riferimenti: quanto tempo c’è?  Molti pazienti hanno una diagnosi tardiva e non sono candidati ad altri trattamenti ed hanno troppo poco tempo (oncologia)  Quando si ha tempo consente di pianificare con ponderazione  Introduce la gestione del lutto e delle sue complicanze (Rocchetti, 2010)  La pianificazione introduce uno “shift”: dalla cura del paziente alla cura delle famiglie  Sperimentano quadri di sofferenza sociale psicologica spirituale e di distress sovrapponibili a quelli dei pazienti (Murray, 2010)  A volte le necessità delle famiglie risultano maggiori di quelle degli stessi pazienti (Higginson, 2010)  Può offrire soluzione al problema della “tempestività” affidando l’attivazione delle CP a chi conosce meglio il paziente
  • 9. La famiglia dei curanti: componenti e ruoli  Parenti  Surrogati (delegati a prendere decisioni)  Informali: individuati con l’aiuto del paziente e delegati in modo diretto  Amministratore di sostegno:  Se il paziente non può decidere (distress cognitivo e demenza)  In presenza di conflitti o di istituzionalizzazione  Paziente solo  Curanti (familiari, badanti, operatori sanitari)  Addestramento alle cure personali e tecnico-infermieristiche  Attenzione e cura particolare (breakdown)
  • 10. L’impresa della valutazione prognostica  Mancano indicatori prognostici e segnali clinici che indichino quando è il momento di decidere l’inizio delle CP (Shipman, 2008)  Non serve individuare la “fase terminale” ma conoscere il decorso delle malattie: le CP si attivano all’inizio della malattia (Murray, 2005)
  • 11. La descrizione del morire (Selman, 2009)  Molte persone con insufficienza d’organo e molti anziani muoiono improvvisamente  Pazienti prevalentemente anziani con un carico importante di comorbidità  Le terapie oncologiche hanno modificato di molto il modello prognostico dei pazienti con cancro I tre modelli [patterns] di Glaser&Strauss, 1968: a) morte inattesa e improvvisa b) morte attesa ma con durata variabile (improvvisa – lenta) c) “entry-re-entry”: con deterioramento acuto che si sovrappone a un declino evidente
  • 12. Attenzione allo stato funzionale: le scale
  • 13. Dare informazioni per curare insieme 1) Il tempo che rimane: dirlo ai pazienti  Se i pazienti chiedono, non è gradito che inizi il medico  Se i familiari lo ritengono opportuno 2) L’evoluzione della malattia: cosa ci aspetta (le crisi) 3) Mmg: accessibilità, continuità, completezza e integrazione 4) Il benessere, l’equilibrio, il supporto, i ruoli dei familiari 5) La situazione emotiva 6) Le decisioni di volta in volta
  • 15. Il lutto (Rocchetti, 2010) o Con tutto il via vai che abbiamo avuto in casa, la mia casa per due anni e mezzo tra assistenti domiciliari, infermieri e medici era aperta o L’unica cosa che sio credo sia carente è il dopo, un qualcosa per il dopo, per i familiari perché uno è spiazzato ... ha tante domande senza risposte o Ecco, è questa la cosa che può servire a noi che rimaniamo, perché tante volte le domande ci sono, però non si possono porre ….
  • 16. Epidemiologia delle cure del fine vita (step 1)  Abbiamo descritto il “contesto”:  Che presenta problemi di trasferibilità di esperienze altre  I cambiamenti del contesto ed il punto di partenza  I vuoti di conoscenza: bisogni di presa in carico, ineguaglianze  Abbiamo individuato e descritto una serie di “problemi”:  Cura del fine vita: precoce e progressiva e variabile  Cura del malato e della sua famiglia  Cura delle informazioni: tempestività, completezza, puntualità
  • 17. Epidemiologia delle cure del fine vita (step 2)  I soggetti in studio:  I pazienti e le famiglie  I medici di medicina generale  I servizi: ADI e CP primarie e CP specialistiche  Obiettivi dello studio:  Descrivere una epidemiologia dei bisogni di presa in carico  Contribuire a definire le componenti delle cure del fine vita
  • 18. Epidemiologia delle cure del fine vita (step 3) Pre - post test del convegno Obiettivi: Stimare i bisogni di presa in carico Riesaminare gli elementi di “contesto” e i “problemi” affrontati dagli operatori sanitari nelle cure del fine vita Perfezionare e integrare le “misure di outcome” dello studio descrittivo longitudinale Mettere in luce eventuali segnali di “incidenti critici”
  • 19. Epidemiologia delle cure del fine vita (step 4)  Disegno dello studio: descrittivo longitudinale quantitativo e qualitativo integrato con la tecnica dell’incidente critico  Metodi e misure:  Descrittori epidemiologici ricavabili dai “registri per problemi”  Indagine qualitativa sui testi dei “diari clinici” di una selezione di pazienti/famiglie: nella malattia, nel fine vita e nel lutto  Pazienti che non sorprenderebbe morissero entro 1 anno (Murray)  Tempi di sviluppo e descrizione delle cure del fine vita  Principali misure di outcome  Coping dei pazienti e delle famiglie e dei caregivers  Incidenti critici