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LICEO SCIENTIFICO STATALE ORAZIO GRASSI Via Corridoni 2r  17100 SAVONA  tel. 019822797 – fax 019856721 La ricerca della felicità FILOSOFIA E FELICITA’ “ Noi riteniamo che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che tra questi sono la Vita, la Libertà e la  Ricerca della Felicità .” (Dichiarazione di Indipendenza Americana 4 luglio 1776) Eudaimonia greca: Socrate e Platone:  Gorgia, Repubblica, Filebo Aristotele:  Etica Nicomachea Epicuro:  Lettera a Meneceo, Massime Capitali Stoicismo:  Medio e Nuovo Tommaso:  Summa Theologiae Coluccio Salutati:  Epistole Lorenzo Valla:  De Voluptate Marsilio Ficino:  Theologia Platonica Pico della Mirandola:  De Dignitate Hominis Montaigne :  Essais Giordano Bruno:  Degli Eroici Furori Tommaso Campanella:  La Città del Sole Il BONHEUR settecentesco:  Felicità Privata e Felicità Pubblica
La felicità per Platone
“ Per me insomma, soltanto chi è onesto e virtuoso, uomo o donna che sia, è felice; chi è ingiusto e malvagio, è un infelice.” [Gorgia, in Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 729-730]
“ Orbene, dopo quanto s’è  convenuto, Polo, anche quelli che cercano di sottrarsi alla punizione pare a me che facciano suppergiù come costoro; ne vedono, cioè, solo il lato doloroso, ma non hanno occhi per vederne il lato utile, e ignorano quanto, più dell’avere un corpo non sano, maggiore infelicità sia il coabitare con un’anima non sana, ma putrida, ingiusta ed empia.” [Gorgia. In Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 732-733]
“ So. Orbene, non ne deriva che il più grave de’  mali è l’ingiustizia e l’operare ingiustamente? Po. Pare. So. Che la liberazione da questo male s’ottiene col pagarne la pena? Po. È  probabile. So. Che il non pagarla importa permanenza del male? Po. Sì.” [Gorgia, in Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 732-733]
“ So. Io, al contrario, pensavo che qualunque uomo, si chiami Archelao o altrimenti, il quale non paghi la pena delle ingiustizie commesse, non possa non essere il più infelice degli uomini, e che, in ogni caso, chi commette ingiustizie è più infelice di chi ne è vittima, e chi non ne paga la pena, più di chi la espia.”  [Gorgia, in Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 732-733]
“ E però avevo bene il diritto di dire che né io, né tu, né altri al mondo, può preferire di commettere ingiustizia, anziché subirla, perché è un male peggiore.” [Gorgia, in Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974. pp. 732-733]
La giustizia “consiste nell'adempiere ai propri compiti senza occuparsi di troppe faccende.” [Repubblica]
“ Ogni uomo deve esercitare nella società una sola funzione, quella per cui è nato.” [Repubblica]
“ Pure, noi non fondiamo il nostro stato perché una sola classe tra quelle da noi create goda di una speciale felicità, ma perché l’intero stato goda della massima felicità possibile. […]  Ora, noi crediamo di plasmare lo stato felice non rendendo felici nello stato alcuni pochi individui separatamente presi , ma l’insieme dello stato.” [Repubblica]
“ Noi pensiamo che il  piacere  sia strettamente  congiunto con la felicità , ma la più piacevole delle attività conformi a virtù è, siamo tutti d’accordo, quella conforme alla sapienza; in ogni caso, si ammette che la  filosofia ha in sé piaceri meravigliosi  per la loro purezza e stabilità, ed è naturale che la vita di coloro che sanno trascorra in modo più piacevole che non la vita di coloro che ricercano.” Etica Nicomachea
"Il bene proprio dell'uomo è l'attività dell'anima secondo virtù e se molteplici sono le virtù, secondo la migliore e la più perfetta"
Se dunque la felicità è un'attività conforme a virtù logicamente essa sarà conforme alla virtù superiore, e questa sarà la virtù della parte migliore dell'anima
L’epicureismo La felicità come  Hedoné
I 4 punti del tetrafarmaco: NON BISOGNA TEMERE GLI DEI PERCHÉ ESSI NON SI CURANO DI NOI  IL DOLORE È SOLO TRANSITORIO MA SE  NON LO FOSSE CONDURREBBE ALLA MORTE  OCCORRE PERSEGUIRE IL PIACERE O HEDONÉ. NON BISOGNA TEMERE  LA MORTE PERCHÉ QUANDO C'E' LEI NON CI SIAMO NOI E QUANDO CI SIAMO NOI NON C'E' LEI
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Bisogni  NATURALI  E  NECESSARI , come ad esempio bere acqua per dissetarsi: questi soddisfano interamente poiché essendo limitati, possono essere completamente colmati.
Bisogni  NATURALI  ma non  NECESSARI : come ad esempio per dissetarsi bere vino, certo non avrò più sete ma desidererò bere vini sempre più raffinati e quindi il bisogno rimarrà in parte insoddisfatto. Caravaggio, “Bacco”
Bisogni né  NATURALI  né  NECESSARI , come ad esempio il desiderio di gloria e di ricchezze: questi non sono naturali, non hanno limite e quindi non potranno mai essere soddisfatti.
“ Non è possibile vivere felici se non si vive una vita saggia, bella e giusta, né vivere una vita saggia, bella e giusta senza vivere felici. A chi manca ciò non è possibile vivere felice.” Epicuro,massime capitali 5
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La felicità secondo gli Stoici Vivi conforme alle regole iscritte nella 'razionalità' della natura e troverai la felicità.
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La buona vita per Epitteto ,[object Object]
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Seneca: la felicità ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
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Agostino e la felicità ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Agostino e la felicità ,[object Object],[object Object]
Agostino e la felicità ,[object Object]
LA FELICITA' NEL MONDO RINASCIMENTALE
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La curiosità, il desiderio di sapere, la fiducia nell'avvenire e la possibilità di decidere della propria vita rappresentano la felicità per l'uomo rinasimentale
Pico Della Mirandola attribuisce all'uomo la dignità di essere l'artefice del proprio destino
homo faber fortunae suae
L'uomo per il suo libero arbitrio è destinato ad essere signore della propria sorte, ha la possibilità di scegliere tra dannazione e santificazione: è superiore persino agli angeli
Pico afferma la libertà dell'uomo, il valore della sua attività e il legame costitutivo con il creatore del quale è immagine La vita dell'uomo è un percorso verso "il principio da cui abbiamo avuto origine"; è nella contemplazione del volto di Dio" dopo la morte, che si trova "la vera e perfetta felicità".
"essendo in possesso di quelle doti straordinarie che conducono alla felicità, l'intelligenza e il libero arbitrio, l'uomo può coltivare i suoi doni naturali attraverso la filosofia" la filosofia serve da "guida verso la felicità naturale"
Marsilio Ficino la sua rielaborazione in chiave cristiana del platonismo si esprime nel concetto di anima vista come copula mundi
L'anima è luogo spirituale in cui avviene la congiunzione del mondo dell'uomo con Dio; è immortale e tende a Dio, spinta da un eros che è amore della bellezza. L'indiamento, la tensione amorosa dell'anima a Dio, rappresenta il più alto grado di felicità.
XIX. BISOGNA GIUDICARE DELLA NOSTRA FELICITA’ SOLO DOPO LA MORTE
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è VIVERE…
La vera natura del filosofo è  socratica: “La calamità dell’uomo è il creder di sapere”. “Il molto sapere porta l’occasione di più dubitare”. “I miei pensieri e il mio giudizio, procedono a tastoni, tentennando, vacillando, inciampando; e quando sono andato più avanti che ho potuto, non mi sono sentito per nulla soddisfatto; vedo ancora altre terre più in là, ma in una visione confusa e come fra una nebbia che non riesco a penetrare”.  In altre parole, la ricerca della Verità non ha fine. Antidogmatico, egli interpreta laicamente l’universo e le vicende umane e rivela uno scetticismo di fondo circa la possibilità di pervenire a conoscenze certe. L’uomo, in quanto essere  “ondeggiante e diviso”,  fonda la propria conoscenza su sensazioni limitate e imperfette e, dunque, non è in grado di formulare delle verità assolute.  “Niente sembra vero, che non possa sembrare falso” . Non v’è causa d’errore più frequente che la ricerca della verità assoluta e, dunque, l’esistenza è per Montaigne un problema sempre aperto, un’esperienza continua.
Noi impariamo dai nostri errori, dalle nostre esperienze e da quelle altrui e “ l’arte di viver bene è la più grande di tutte le arti.” Fondamentale è che l’uomo si accetti così com’è ed apprenda che  “Il valore della vita, sta non nella lunghezza dei giorni, ma nell’uso che ne facciamo; uno può aver vissuto a lungo, e tuttavia pochissimo” . E così, fantasticare di una condizione migliore e più alta di quella in cui uno effettivamente si trova, coltivare il rimpianto per quella e il disprezzo per questa, è atteggiamento inutile e deleterio. Ciascuno esprime la propria singolarità e l’appartenenza alla universale condizione umana di cui elemento costitutivo è la morte.” Tu non muori perché sei malato; tu muori perché sei vivo ” e se la morte ci fa paura dobbiamo imparare a morire:  “Chi insegna agli   uomini a morire, insegna loro a vivere”.  L’umanesimo, ovvero il ritorno dell’Uomo a se stesso e la riscoperta della grandezza degli antichi, trova, a mio giudizio, la più alta espressione nell’opera di questo filosofo. In quest’epoca così travagliata dal fanatismo religioso (come era la Francia del ‘500 sconvolta dalle guerre di religione), questa dottrina può forse sembrare inattuale; rileggere le parole di Montaigne è come riascoltare un’antica musica di saggezza che ci ricorda i limiti e la grandezza del nostro ‘essere’ singolare e universale al tempo stesso e ci insegna che la vita è un valore assoluto ispirato a tolleranza e libertà .
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"Noi riteniamo che le seguenti verità siano di  per se stesse evidenti;  che tutti gli uomini sono stati creati uguali,  che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la  RICERCA DELLA FELICITA' ( Dichiarazione d'Indipendenza americana, 4 luglio 1776 )
L' Illuminismo e il bonheur
“Un giorno tutto sarà bene, ecco la nostra speranza; oggi tutto è bene, ecco la nostra illusione".  [Voltaire, Poema sul disastro di Lisbona]
«Tutto è bene, voi dite, e tutto è necessario. Ma come! Peggio sarebbe stato il mondo, senza che questo abisso inghiottisse Lisbona? Ma siete ben sicuri che quella causa eterna Che tutto sa, che tutto fa e crea da sola Non poteva gettarci in questi tristi climi senza che sotto i piedi ci accendesse vulcani?[…] Ebbene sì, ammettiamolo, il male è sulla terra, Il suo oscuro principio a noi è sconosciuto dall’autore del bene il male ci è venuto?».
Voltaire riscontra che  il  "tutto é bene"  sembra ridicolo quando il male é sulla terra. Dieci secoli di atrocità danno al filosofo settecentesco una ragione in più per non credere tanto facilmente nella possibilità della felicità umana:  bisogna ammetterlo, il male é sulla terra,perciò il piacere è difficilmente raggiungibile . Questo é il contesto in cui nasce un’altra opera di Voltaire,“ Candido”.  Nessuno dei personaggi agisce spinto da una ricerca di felicità,ma in vista di una speranza e non è detto che questa si realizzi. L’autore quindi nega ogni ipotesi di piacere:i personaggi,sfuggiti a innumerevoli sventure, possono avere una vita serena e appartata,ma non sono felici.
Nel ‘700 il piacere è visto come fattore necessario alla completezza morale dell’uomo. In particolare viene esaltata la felicità che ciascuno può trovare in questo mondo,e si insiste sulla disposizione degli uomini alla virtù, all’azione utile al bene della società, da cui verrebbe anche quel tipo superiore di piacere, fatto di riconoscimento altrui e di stima di sé, che rappresenta una condizione fondamentale della felicità individuale. A temperare l’ottimismo dell’epoca, intervengono importanti figure di intellettuali, tra cui Francois-Marie Arouet ,detto Voltaire,che torna a sottolineare la presenza dominante del dolore e del male nell’esistenza umana che rende illusoria anche solo l’idea di poter raggiungere una condizione di stabile felicità. Per questo nel pensiero filosofico dell’autore emerge un'idea moderata di essa nel riconoscimento dei limiti oggettivi dell’essere umano.
Il primo uomo che, avendo recinto un terreno,  ebbe l'idea di proclamare questo è mio,  e trovò altri cosí ingenui da credergli,  costui è stato il vero fondatore della società civile. [J.-J. Rousseau,  Discorso sull'origine della disuguaglianza.]
La felicità che il mio cuore rimpiange non è affatto composta da istanti fuggevoli, ma da uno stato semplice e permanente, che in sé non ha nulla di vivo, ma la cui durata ne accresce il fascino al punto da farmi trovare in esso la suprema felicità .  La posizione di Rousseau sulla felicità è assai complessa e tormentata e richiede sottili distinzioni. Per l’uomo allo stato naturale, la felicità potrebbe essere a portata di mano con la soddisfazione dei bisogni e nel semplice godimento della vitalità dei sensi. Ma lo stato di natura è soltanto un’ipotesi, e da quando l’uomo è diventato in modo irreversibile un animale sociale, la felicità è per lui il risultato di un difficilissimo equilibrio tra sé e gli altri. Abituato a vivere sotto lo sguardo altrui, l’uomo civile non è infatti mai veramente solo con la sua coscienza, mentre la vita di relazione lo porta a maturare profondi bisogni affettivi.
Rousseau esprime da molti punti di vista l’inquietudine che caratterizza l’uomo moderno, che gli impedisce di raggiungere una condizione di equilibrio felice. Stabilità con se stesso e armonia nei rapporti con gli altri gli sono entrambe necessarie per essere felici, le vie che percorre alla ricerca della felicità conducono tutti a forme di equilibrio fragile, diversi ostacoli lo allontanano dalla meta, spingendolo verso una condizione di solitudine.   Il sentimento dell’esistenza, spogliato d’ogni altro affetto, di per se stesso dona un prezioso stato d’appagamento e di pace, che basterebbe da solo a rendere cara e dolce l’esistenza.
MONTESQUIEU “  La felicità è effettivamente la sola cosa che si debba ricercare, insignificantissima poi in ciò ch’ è una sola e medesima cosa colla vera libertà”  ( Da “Esprit Des Lois”, pag. 116 )
La dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789 richiama nel preambolo il fine della “felicità di tutti” mentre la dichiarazione giacobina del 1793 propone la formulazione della “felicità comune”. Per raggiungerla è necessario che il popolo venga educato ai valori dell’appartenenza civile, con feste e riti collettivi. Bisogna promuovere tutte le iniziative “ che tendono ad eccitare l’amor di patria, a purificare i costumi, ad elevare gli spiriti, ad indirizzare le passioni del cuore umano verso l’interesse pubblico” ( Discorso alla Convenzione. Robespierre, 5 maggio 1794) . Va sottolineato che l’idea di “felicità” va ancora intesa come Libertà, cioè una non ingerenza da parte dello Stato nella vita del cittadino. Per Montesquieu la libertà dell’individuo è compatibile con la   Felicità  sociale attraverso una “ articolazione istituzionale che salvaguardi la libertà dell’individuo e la renda compatibile con una certa prosperità dello Stato” .
Egli disapprova l’accentramento della corona francese e sottolinea l’importanza di istituzioni dotate di poteri autonomi per moderare il potere monarchico: propone ovvero una monarchia con poteri bilanciati il cui compito è quello di equilibrarsi a vicenda e volta al raggiungimento della felicità che coincide con il  Bonheur commun . I diritti dei cittadini sono garantiti quando c’è la divisione dei poteri e l’equilibrio tra le diverse forze sociali. In uno Stato sociale la libertà coincide con la legge ma la libertà è vista anche come indispensabile al raggiungimento della  Felicità .

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Presentazione Ufficialissima 4^F

  • 1. LICEO SCIENTIFICO STATALE ORAZIO GRASSI Via Corridoni 2r 17100 SAVONA tel. 019822797 – fax 019856721 La ricerca della felicità FILOSOFIA E FELICITA’ “ Noi riteniamo che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che tra questi sono la Vita, la Libertà e la Ricerca della Felicità .” (Dichiarazione di Indipendenza Americana 4 luglio 1776) Eudaimonia greca: Socrate e Platone: Gorgia, Repubblica, Filebo Aristotele: Etica Nicomachea Epicuro: Lettera a Meneceo, Massime Capitali Stoicismo: Medio e Nuovo Tommaso: Summa Theologiae Coluccio Salutati: Epistole Lorenzo Valla: De Voluptate Marsilio Ficino: Theologia Platonica Pico della Mirandola: De Dignitate Hominis Montaigne : Essais Giordano Bruno: Degli Eroici Furori Tommaso Campanella: La Città del Sole Il BONHEUR settecentesco: Felicità Privata e Felicità Pubblica
  • 3. “ Per me insomma, soltanto chi è onesto e virtuoso, uomo o donna che sia, è felice; chi è ingiusto e malvagio, è un infelice.” [Gorgia, in Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 729-730]
  • 4. “ Orbene, dopo quanto s’è convenuto, Polo, anche quelli che cercano di sottrarsi alla punizione pare a me che facciano suppergiù come costoro; ne vedono, cioè, solo il lato doloroso, ma non hanno occhi per vederne il lato utile, e ignorano quanto, più dell’avere un corpo non sano, maggiore infelicità sia il coabitare con un’anima non sana, ma putrida, ingiusta ed empia.” [Gorgia. In Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 732-733]
  • 5. “ So. Orbene, non ne deriva che il più grave de’ mali è l’ingiustizia e l’operare ingiustamente? Po. Pare. So. Che la liberazione da questo male s’ottiene col pagarne la pena? Po. È  probabile. So. Che il non pagarla importa permanenza del male? Po. Sì.” [Gorgia, in Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 732-733]
  • 6. “ So. Io, al contrario, pensavo che qualunque uomo, si chiami Archelao o altrimenti, il quale non paghi la pena delle ingiustizie commesse, non possa non essere il più infelice degli uomini, e che, in ogni caso, chi commette ingiustizie è più infelice di chi ne è vittima, e chi non ne paga la pena, più di chi la espia.” [Gorgia, in Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 732-733]
  • 7. “ E però avevo bene il diritto di dire che né io, né tu, né altri al mondo, può preferire di commettere ingiustizia, anziché subirla, perché è un male peggiore.” [Gorgia, in Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1974. pp. 732-733]
  • 8. La giustizia “consiste nell'adempiere ai propri compiti senza occuparsi di troppe faccende.” [Repubblica]
  • 9. “ Ogni uomo deve esercitare nella società una sola funzione, quella per cui è nato.” [Repubblica]
  • 10. “ Pure, noi non fondiamo il nostro stato perché una sola classe tra quelle da noi create goda di una speciale felicità, ma perché l’intero stato goda della massima felicità possibile. […] Ora, noi crediamo di plasmare lo stato felice non rendendo felici nello stato alcuni pochi individui separatamente presi , ma l’insieme dello stato.” [Repubblica]
  • 11. “ Noi pensiamo che il piacere sia strettamente congiunto con la felicità , ma la più piacevole delle attività conformi a virtù è, siamo tutti d’accordo, quella conforme alla sapienza; in ogni caso, si ammette che la filosofia ha in sé piaceri meravigliosi per la loro purezza e stabilità, ed è naturale che la vita di coloro che sanno trascorra in modo più piacevole che non la vita di coloro che ricercano.” Etica Nicomachea
  • 12. "Il bene proprio dell'uomo è l'attività dell'anima secondo virtù e se molteplici sono le virtù, secondo la migliore e la più perfetta"
  • 13. Se dunque la felicità è un'attività conforme a virtù logicamente essa sarà conforme alla virtù superiore, e questa sarà la virtù della parte migliore dell'anima
  • 15. I 4 punti del tetrafarmaco: NON BISOGNA TEMERE GLI DEI PERCHÉ ESSI NON SI CURANO DI NOI IL DOLORE È SOLO TRANSITORIO MA SE NON LO FOSSE CONDURREBBE ALLA MORTE OCCORRE PERSEGUIRE IL PIACERE O HEDONÉ. NON BISOGNA TEMERE LA MORTE PERCHÉ QUANDO C'E' LEI NON CI SIAMO NOI E QUANDO CI SIAMO NOI NON C'E' LEI
  • 16.
  • 17. Bisogni NATURALI E NECESSARI , come ad esempio bere acqua per dissetarsi: questi soddisfano interamente poiché essendo limitati, possono essere completamente colmati.
  • 18. Bisogni NATURALI ma non NECESSARI : come ad esempio per dissetarsi bere vino, certo non avrò più sete ma desidererò bere vini sempre più raffinati e quindi il bisogno rimarrà in parte insoddisfatto. Caravaggio, “Bacco”
  • 19. Bisogni né NATURALI né NECESSARI , come ad esempio il desiderio di gloria e di ricchezze: questi non sono naturali, non hanno limite e quindi non potranno mai essere soddisfatti.
  • 20. “ Non è possibile vivere felici se non si vive una vita saggia, bella e giusta, né vivere una vita saggia, bella e giusta senza vivere felici. A chi manca ciò non è possibile vivere felice.” Epicuro,massime capitali 5
  • 21.
  • 22. La felicità secondo gli Stoici Vivi conforme alle regole iscritte nella 'razionalità' della natura e troverai la felicità.
  • 23.
  • 24.
  • 25.
  • 26.
  • 27.
  • 28.
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  • 32. LA FELICITA' NEL MONDO RINASCIMENTALE
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  • 34. La curiosità, il desiderio di sapere, la fiducia nell'avvenire e la possibilità di decidere della propria vita rappresentano la felicità per l'uomo rinasimentale
  • 35. Pico Della Mirandola attribuisce all'uomo la dignità di essere l'artefice del proprio destino
  • 37. L'uomo per il suo libero arbitrio è destinato ad essere signore della propria sorte, ha la possibilità di scegliere tra dannazione e santificazione: è superiore persino agli angeli
  • 38. Pico afferma la libertà dell'uomo, il valore della sua attività e il legame costitutivo con il creatore del quale è immagine La vita dell'uomo è un percorso verso "il principio da cui abbiamo avuto origine"; è nella contemplazione del volto di Dio" dopo la morte, che si trova "la vera e perfetta felicità".
  • 39. "essendo in possesso di quelle doti straordinarie che conducono alla felicità, l'intelligenza e il libero arbitrio, l'uomo può coltivare i suoi doni naturali attraverso la filosofia" la filosofia serve da "guida verso la felicità naturale"
  • 40. Marsilio Ficino la sua rielaborazione in chiave cristiana del platonismo si esprime nel concetto di anima vista come copula mundi
  • 41. L'anima è luogo spirituale in cui avviene la congiunzione del mondo dell'uomo con Dio; è immortale e tende a Dio, spinta da un eros che è amore della bellezza. L'indiamento, la tensione amorosa dell'anima a Dio, rappresenta il più alto grado di felicità.
  • 42. XIX. BISOGNA GIUDICARE DELLA NOSTRA FELICITA’ SOLO DOPO LA MORTE
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  • 45. La vera natura del filosofo è socratica: “La calamità dell’uomo è il creder di sapere”. “Il molto sapere porta l’occasione di più dubitare”. “I miei pensieri e il mio giudizio, procedono a tastoni, tentennando, vacillando, inciampando; e quando sono andato più avanti che ho potuto, non mi sono sentito per nulla soddisfatto; vedo ancora altre terre più in là, ma in una visione confusa e come fra una nebbia che non riesco a penetrare”. In altre parole, la ricerca della Verità non ha fine. Antidogmatico, egli interpreta laicamente l’universo e le vicende umane e rivela uno scetticismo di fondo circa la possibilità di pervenire a conoscenze certe. L’uomo, in quanto essere “ondeggiante e diviso”, fonda la propria conoscenza su sensazioni limitate e imperfette e, dunque, non è in grado di formulare delle verità assolute. “Niente sembra vero, che non possa sembrare falso” . Non v’è causa d’errore più frequente che la ricerca della verità assoluta e, dunque, l’esistenza è per Montaigne un problema sempre aperto, un’esperienza continua.
  • 46. Noi impariamo dai nostri errori, dalle nostre esperienze e da quelle altrui e “ l’arte di viver bene è la più grande di tutte le arti.” Fondamentale è che l’uomo si accetti così com’è ed apprenda che “Il valore della vita, sta non nella lunghezza dei giorni, ma nell’uso che ne facciamo; uno può aver vissuto a lungo, e tuttavia pochissimo” . E così, fantasticare di una condizione migliore e più alta di quella in cui uno effettivamente si trova, coltivare il rimpianto per quella e il disprezzo per questa, è atteggiamento inutile e deleterio. Ciascuno esprime la propria singolarità e l’appartenenza alla universale condizione umana di cui elemento costitutivo è la morte.” Tu non muori perché sei malato; tu muori perché sei vivo ” e se la morte ci fa paura dobbiamo imparare a morire: “Chi insegna agli uomini a morire, insegna loro a vivere”. L’umanesimo, ovvero il ritorno dell’Uomo a se stesso e la riscoperta della grandezza degli antichi, trova, a mio giudizio, la più alta espressione nell’opera di questo filosofo. In quest’epoca così travagliata dal fanatismo religioso (come era la Francia del ‘500 sconvolta dalle guerre di religione), questa dottrina può forse sembrare inattuale; rileggere le parole di Montaigne è come riascoltare un’antica musica di saggezza che ci ricorda i limiti e la grandezza del nostro ‘essere’ singolare e universale al tempo stesso e ci insegna che la vita è un valore assoluto ispirato a tolleranza e libertà .
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  • 51. "Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la RICERCA DELLA FELICITA' ( Dichiarazione d'Indipendenza americana, 4 luglio 1776 )
  • 52. L' Illuminismo e il bonheur
  • 53. “Un giorno tutto sarà bene, ecco la nostra speranza; oggi tutto è bene, ecco la nostra illusione". [Voltaire, Poema sul disastro di Lisbona]
  • 54. «Tutto è bene, voi dite, e tutto è necessario. Ma come! Peggio sarebbe stato il mondo, senza che questo abisso inghiottisse Lisbona? Ma siete ben sicuri che quella causa eterna Che tutto sa, che tutto fa e crea da sola Non poteva gettarci in questi tristi climi senza che sotto i piedi ci accendesse vulcani?[…] Ebbene sì, ammettiamolo, il male è sulla terra, Il suo oscuro principio a noi è sconosciuto dall’autore del bene il male ci è venuto?».
  • 55. Voltaire riscontra che il "tutto é bene" sembra ridicolo quando il male é sulla terra. Dieci secoli di atrocità danno al filosofo settecentesco una ragione in più per non credere tanto facilmente nella possibilità della felicità umana: bisogna ammetterlo, il male é sulla terra,perciò il piacere è difficilmente raggiungibile . Questo é il contesto in cui nasce un’altra opera di Voltaire,“ Candido”. Nessuno dei personaggi agisce spinto da una ricerca di felicità,ma in vista di una speranza e non è detto che questa si realizzi. L’autore quindi nega ogni ipotesi di piacere:i personaggi,sfuggiti a innumerevoli sventure, possono avere una vita serena e appartata,ma non sono felici.
  • 56. Nel ‘700 il piacere è visto come fattore necessario alla completezza morale dell’uomo. In particolare viene esaltata la felicità che ciascuno può trovare in questo mondo,e si insiste sulla disposizione degli uomini alla virtù, all’azione utile al bene della società, da cui verrebbe anche quel tipo superiore di piacere, fatto di riconoscimento altrui e di stima di sé, che rappresenta una condizione fondamentale della felicità individuale. A temperare l’ottimismo dell’epoca, intervengono importanti figure di intellettuali, tra cui Francois-Marie Arouet ,detto Voltaire,che torna a sottolineare la presenza dominante del dolore e del male nell’esistenza umana che rende illusoria anche solo l’idea di poter raggiungere una condizione di stabile felicità. Per questo nel pensiero filosofico dell’autore emerge un'idea moderata di essa nel riconoscimento dei limiti oggettivi dell’essere umano.
  • 57. Il primo uomo che, avendo recinto un terreno, ebbe l'idea di proclamare questo è mio, e trovò altri cosí ingenui da credergli, costui è stato il vero fondatore della società civile. [J.-J. Rousseau, Discorso sull'origine della disuguaglianza.]
  • 58. La felicità che il mio cuore rimpiange non è affatto composta da istanti fuggevoli, ma da uno stato semplice e permanente, che in sé non ha nulla di vivo, ma la cui durata ne accresce il fascino al punto da farmi trovare in esso la suprema felicità . La posizione di Rousseau sulla felicità è assai complessa e tormentata e richiede sottili distinzioni. Per l’uomo allo stato naturale, la felicità potrebbe essere a portata di mano con la soddisfazione dei bisogni e nel semplice godimento della vitalità dei sensi. Ma lo stato di natura è soltanto un’ipotesi, e da quando l’uomo è diventato in modo irreversibile un animale sociale, la felicità è per lui il risultato di un difficilissimo equilibrio tra sé e gli altri. Abituato a vivere sotto lo sguardo altrui, l’uomo civile non è infatti mai veramente solo con la sua coscienza, mentre la vita di relazione lo porta a maturare profondi bisogni affettivi.
  • 59. Rousseau esprime da molti punti di vista l’inquietudine che caratterizza l’uomo moderno, che gli impedisce di raggiungere una condizione di equilibrio felice. Stabilità con se stesso e armonia nei rapporti con gli altri gli sono entrambe necessarie per essere felici, le vie che percorre alla ricerca della felicità conducono tutti a forme di equilibrio fragile, diversi ostacoli lo allontanano dalla meta, spingendolo verso una condizione di solitudine. Il sentimento dell’esistenza, spogliato d’ogni altro affetto, di per se stesso dona un prezioso stato d’appagamento e di pace, che basterebbe da solo a rendere cara e dolce l’esistenza.
  • 60. MONTESQUIEU “ La felicità è effettivamente la sola cosa che si debba ricercare, insignificantissima poi in ciò ch’ è una sola e medesima cosa colla vera libertà” ( Da “Esprit Des Lois”, pag. 116 )
  • 61. La dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789 richiama nel preambolo il fine della “felicità di tutti” mentre la dichiarazione giacobina del 1793 propone la formulazione della “felicità comune”. Per raggiungerla è necessario che il popolo venga educato ai valori dell’appartenenza civile, con feste e riti collettivi. Bisogna promuovere tutte le iniziative “ che tendono ad eccitare l’amor di patria, a purificare i costumi, ad elevare gli spiriti, ad indirizzare le passioni del cuore umano verso l’interesse pubblico” ( Discorso alla Convenzione. Robespierre, 5 maggio 1794) . Va sottolineato che l’idea di “felicità” va ancora intesa come Libertà, cioè una non ingerenza da parte dello Stato nella vita del cittadino. Per Montesquieu la libertà dell’individuo è compatibile con la Felicità sociale attraverso una “ articolazione istituzionale che salvaguardi la libertà dell’individuo e la renda compatibile con una certa prosperità dello Stato” .
  • 62. Egli disapprova l’accentramento della corona francese e sottolinea l’importanza di istituzioni dotate di poteri autonomi per moderare il potere monarchico: propone ovvero una monarchia con poteri bilanciati il cui compito è quello di equilibrarsi a vicenda e volta al raggiungimento della felicità che coincide con il Bonheur commun . I diritti dei cittadini sono garantiti quando c’è la divisione dei poteri e l’equilibrio tra le diverse forze sociali. In uno Stato sociale la libertà coincide con la legge ma la libertà è vista anche come indispensabile al raggiungimento della Felicità .