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ettori chimici
L’evoluzione dei settori chimici
Dicembre 2012
I principali gruppi di prodotti in Italia
• Chimica di base, inorganica e tensioattivi pag. 1
• Materie plastiche e resine sintetiche pag. 2
• Fertilizzanti pag. 3
• Fibre artificiali e sintetiche pag. 4
• Gas tecnici, speciali e medicinali pag. 4
• Prodotti aerosol pag. 5
• Agrofarmaci pag. 6
• Intermedi di chimica fine e chimica delle specialità pag. 6
• Principi attivi e intermedi farmaceutici pag. 10
• Pitture e vernici pag. 11
• Detergenti e prodotti per la pulizia e la manutenzione, biocidi pag. 12
• Profumeria e cosmetica pag. 13
• Farmaci di automedicazione pag. 14
• Prodotti per la salute animale pag. 16
• Gas di petrolio liquefatti pag. 16
1
Chimica di base organica e inorganica, tensioattivi
Dall’Italia la debolezza si è progressivamente estesa anche all’Europa, pur con significative
differenze tra comparti. Non si profila una significativa ripresa nella prima parte del 2013.
Per quanto riguarda l’andamento della chimica organica di base in Italia, come era già avvenuto
nel 2011, la prima parte dell’anno (gennaio-luglio) ha visto performance migliori di quelle che si
sono verificate e che si verificheranno fino al termine del 2012. Una discreta domanda di prodotti
derivante dal mercato asiatico ha sostenuto le produzioni europee, in particolare quelle italiane.
Purtroppo, il continuo clima di incertezza e il minor potere d’acquisto delle famiglie del “Vecchio
continente” insieme al rallentamento delle economie asiatiche hanno provocato, nel corso
dell’ultima parte dell’anno, una consistente frenata della domanda e delle produzioni. I tassi
operativi degli impianti hanno subito una contrazione; per gli steam cracking si registrano valori
nell’intorno del 78/80%, per altri impianti relativi alla filiera resine/poliammidi, gli operating rate sono
pari a circa il 70%, anche alla luce della forte sofferenza che caratterizza i settori clienti dell’edilizia
e dell’auto. Si stima nel settore della chimica organica di base una riduzione in termini di
produzione pari al 5-6%. Passando alle previsioni per il 2013, gli indicatori economici fanno presagire
un andamento purtroppo non molto dissimile da quanto consuntivato per il 2012 e, pertanto, si
prevede un andamento piatto della domanda, con un primo trimestre non dissimile dal quarto
trimestre 2012. Come sempre, per i produttori europei molto dipenderà dalle reali prospettive di
crescita del continente asiatico, Cina in testa, che potranno fare la differenza soprattutto per
quelle produzioni che l’Europa, e in particolare l’Italia, destina all’export.
Passando al comparto della chimica inorganica di base, le produzioni del cloro-soda a livello
europeo hanno scontato un calo compreso tra il 3 ed il 4 % su base annua. Da segnalare che la
variazione maggiore (-4%) ha riguardato la soda caustica, i cui consumi costituiscono un buon
indicatore dell’andamento economico globale dell’area. L’Italia ha mantenuto invariati i propri
livelli produttivi di cloro, ormai ridotti ad un livello marginale rispetto a quelli europei, consolidando il
ruolo di Paese importatore netto sia di cloro derivati sia di soda caustica. L’andamento della
domanda di soda caustica sul mercato domestico rimane negativo.
Per il 2013, non si intravedono segnali di ripresa significativi, anche perché le difficoltà di
approvvigionamento, conseguenti alla fermata di buona parte delle produzioni del comparto, sta
influendo ormai da tempo sul processo che vede la fermata o la delocalizzazione di parte delle
produzioni domestiche posizionate a valle nella filiera produttiva.
Per quanto riguarda l’acido solforico, la debolezza che ha caratterizzato il mercato domestico nel
corso del primo semestre permane anche nella seconda metà dell’anno in corso, a causa del
perdurare della crisi economico-finanziaria dei mercati di destinazione. Pur mostrando nel
complesso una certa tenuta, i consumi di acido solforico in Italia risentono del clima di incertezza
generale e continuano a registrare un certo rallentamento, dovuto anche alle difficoltà di
riscossione dei crediti. In due settori chiave nel panorama dell’acido solforico, quello dei pigmenti
(biossido di titanio) e quello del metilmetacrilato, si conferma un calo dei consumi pari a circa il
30% nel primo caso, a causa della riduzione della produzione, e a circa il 15-20% nel secondo caso,
per la debolezza del settore di applicazione di riferimento. Più rosea la situazione delle esportazioni
che, grazie soprattutto al crescere della domanda nei mercati emergenti - quello sudamericano in
particolare - hanno registrato un incremento consistente, soprattutto a partire dai mesi estivi.
Anche nell’ultimo trimestre, la performance dell’export risulta positiva e rivolta prevalentemente al
mercato mediterraneo (Grecia e Turchia, in particolare), grazie al verificarsi di situazioni contingenti
quali inaspettati fermi impianto da parte di altri produttori nell’area mediterranea, oltre che al
permanere di una solida domanda in alcuni settori, come quello dei fertilizzanti (trainata da Paesi
come il Marocco e la Turchia, nonostante il crollo della domanda tunisina).
Per quanto riguarda la materia prima, alcuni fermi manutentivi da parte delle raffinerie italiane
hanno determinato la necessità di ricorrere, nel corso del secondo semestre, in maniera sempre più
consistente alle importazioni da mercati esteri, con un conseguente incremento degli
approvvigionamenti dello zolfo solido rispetto al liquido.
Le previsioni per il 2013 non si discostano molto da quelli che sono gli andamenti attuali, soprattutto
per quanto riguarda il primo semestre; in particolare, i consumi di acido solforico da parte
dell’industria del biossido di titanio si profilano in calo di circa un terzo rispetto ai normali fabbisogni.
Il mercato domestico si prevede, nel complesso, abbastanza stabile, pur nel clima generale di
debolezza, mentre elementi positivi provengono, ancora una volta, dalle esportazioni, per le quali
2
si prevede l’irrobustirsi della domanda, soprattutto da parte dell’area sudamericana e specie
nell’ultimo trimestre del 2013, quando sono in previsione fermate manutentive da parte di alcuni
importanti produttori locali. Una leggera ripresa è ipotizzabile anche per il mercato interno nel
corso del secondo semestre. Per quanto riguarda, nello specifico, la produzione di acido solforico
in Italia, nel corso del primo semestre 2012 essa si è attestata attorno alle 618.000 tonnellate, con un
consumo interno di circa 475.000 tonnellate. Allo stato attuale, è possibile ipotizzare una
produzione annua complessiva pari a circa 1.200.000 tonnellate, con un consumo interno
compreso tra 900.0000 e 1.000.000 tonnellate.
Passando al settore dei tensioattivi, il 2012 si sta delineando come un’annata tutto sommato meno
negativa, dal punto di vista dei consumi, di quanto ci si attendesse. Da evidenziare un certo
cambiamento nelle abitudini di acquisto di tensioattivi per la detergenza. I produttori nel mondo
della detergenza, infatti, non seguono più una stagionalità classica ma subiscono maggiormente
l’impatto dei loro grandi clienti (tipicamente le catene di distribuzione) che fanno leva sulle
promozioni commerciali (es: 3X2). Questo porta ad avere da parte della filiera picchi di
produzione/consumi e poi a seguire rallentamenti. La produzione italiana è certamente allineata ai
consumi.
La situazione economica/finanziaria generale genera incertezza sulle prospettive per il prossimo
anno; in generale, si può auspicare che il trend dei consumi rimanga coerente rispetto al 2012. Ora
più che mai la volatilità delle materie prime dei tensioattivi può influenzare i consumi. Un’ulteriore
variabile di impatto sui consumi può essere rappresentata da riduzioni della presenza di tensioattivi
nelle formule dei prodotti finiti (detergenti).
Materie plastiche e resine sintetiche
Prosegue anche nel quarto trimestre un andamento deludente dei consumi italiani diffuso a tutte le
materie plastiche.
Sulla base delle indicazioni fornite da Plastic Consult, l’andamento del mercato delle materie
plastiche in Italia nei primi 9 mesi del 2012 è risultato ancora deludente. La domanda di polimeri da
parte dei trasformatori ha superato di poco le 4.300 Kton, facendo segnare un calo di quasi il 7%
rispetto allo stesso periodo del 2011.
A determinare tale trend negativo sono state soprattutto le poliolefine (-6,2%), che incidono per
oltre il 56% del consumo di materie plastiche in Italia. Nello specifico, il LD/LLDPE è diminuito
dell’8,4% a causa principalmente del rilevante calo dell’estrusione film, principale mercato di
sbocco di tali polimeri, dove si risente della perdurante crisi del film estensibile e di quello agricolo;
l’HDPE ha fatto segnare un -6,5%, come risultato della flessione del comparto film e tubi; il PP è
calato del 4,2%, a seguito della frenata del settore iniezione e foglia.
Analizzando le altre materie plastiche, si segnala il calo del PVC rigido (-8,7%) e di quello
plastificato (-5,7%), a causa della consistente flessione della maggior parte dei rispettivi mercati di
sbocco; del PS (-8,3%), con tutti i settori in rilevante contrazione, in particolare quello dello
stampaggio a iniezione, che mostra un calo a doppia cifra; dell’EPS (-10,9%), con la produzione del
“blocco” destinato all’edilizia in maggiore sofferenza; del PET (-2,0%), il “migliore” dei polimeri per la
sua vicinanza a un settore, quello alimentare e, in particolare, dell’acqua minerale, meno toccato
dalla crisi; del PA (-5,6%), penalizzato dalla crisi dell’automobile e degli elettrodomestici; degli
espansi poliuretanici (-11,7%) i cui principali settori di sbocco, fatta eccezione per la letteria, sono in
decisa contrazione.
Le cause generali di tale andamento sono da ricercarsi nella grave crisi dell’edilizia civile e
industriale, nel calo della produzione industriale, che risente della diminuita competitività derivante
anche da obiettive condizioni di svantaggio (costo dell’energia, tempi di pagamento, difficoltà di
accesso al credito), nella contrazione dei consumi delle famiglie, a causa della forte erosione del
potere d’acquisto conseguente ai problemi occupazionali, alle manovre finanziarie e all’aumento
dell’inflazione, nei tagli alla spesa pubblica e agli investimenti in infrastrutture.
3
Sulla base del consuntivo dei primi 9 mesi dell’anno e delle previsioni ancora negative per quanto
riguarda il quarto trimestre, ci si attende per il 2012 un andamento complessivamente deludente
della domanda di materie plastiche. Le previsioni indicano, infatti, su base annua, un calo di circa
il 6%.
Fertilizzanti
Mancanza di liquidità dei clienti e avversità climatiche condizionano i consumi interni di
fertilizzanti. Più positive le opportunità di export, specie per i prodotti specialistici.
Ad una primavera bizzarra ha fatto seguito un’estate siccitosa che ha causato, in particolare al
nord e nel nord-est, ingenti danni alle colture di mais. Oltre che alla diminuzione quantitativa delle
rese, le avverse condizioni metereologiche hanno influito sulla qualità del raccolto (prova ne è
stata l’aumentata presenza di aflatossine nel prodotto conservato). In presenza di una diminuzione
in primavera dei quantitativi per ettaro di concimazione azotata, le carenze nutrizionali hanno
accentuato i danni della carenza d’acqua. Il secondo periodo dell’anno vede quali protagonisti
più il fosforo e il potassio che l’azoto; quest’ultimo, tra l’altro a causa del suo scarso utilizzo da parte
delle colture in questo periodo dell’anno, viene limitato per legge in molti disciplinari di produzione.
Il fosforo e il potassio registrano una flessione nelle concimazioni autunnali dell’ordine del 20% in
assoluto che, abbinato ad un aumento al nord della superficie investita a cereali pari a circa il 10-
15%, porta ad una diminuzione della distribuzione di concimi per ettaro pari a circa il 30%. Gli scarsi
utilizzi di concime sono stati causati anche da una quotazione che si è mantenuta su livelli medio-
alti fino a poche settimane fa. Il Centro Italia ha invece dovuto fare i conti in queste ultime
settimane d’autunno con inondazioni e dissesti idrogeologici che hanno bloccato le attività di
semina di cereali. Il ritardo purtroppo non si limiterà ad alcune settimane ma, date le condizioni del
terreno, si prevede che non si potrà provvedere alle semine fino ai primi mesi del prossimo anno. Il
Sud sta vedendo un calo sensibile delle semine di grano duro che è stato sostituito in parte
dall’orzo, meno esigente dal punto di vista nutrizionale. Anche qui si prevede un calo di utilizzo dei
nutrienti che si stima del 20% circa.
L’utilizzo dell’azoto, è sempre stato molto meno influenzato dal prezzo rispetto agli altri elementi
nutritivi. Anche qui le cose stanno decisamente cambiando e le quotazioni di mercato che si sono
mantenute alte fino a qualche settimana fa, in presenza di una situazione finanziaria delle aziende
agricole decisamente non brillante, hanno indotto una contrazione del consumo (-4/5%).
Coerentemente con quanto già evidenziato, i concimi organici e quelli organo minerali – che
fanno della presenza dell’azoto organico uno dei loro punti di forza – hanno manifestato un calo
sensibile (–5/7% i primi e -10/12% i secondi) mentre in questo periodo dell’anno generalmente si
mostrano stabili. Come per i concimi minerali, ha influito la mancanza di liquidità dei clienti con
conseguente difficoltà di pagamento nei confronti delle imprese produttrici di fertilizzanti. Per tali
ragioni molti fabbricanti si sono visti costretti a rivedere i programmi produttivi con, in alcuni casi,
ricadute sugli assetti occupazionali.
I prodotti specialistici, tradizionalmente destinati alle colture ad alto reddito, soffrono in misura
minore degli altri prodotti dell’attuale congiuntura economica potendo contare sul mercato estero
che continua ad essere uno sbocco privilegiato e in crescita. Mentre sul mercato domestico
registrano un calo significativo quantificabile attorno al 10/20%, i nuovi mercati e le nuove nicchie
nei Paesi di destinazione già consolidati hanno garantito la crescita delle imprese nazionali anche
se non con il medesimo vigore di un tempo. Questo anche a motivo del permanere di una
situazione turbolenta nei Paesi del medio Oriente.
Per la prossima primavera non ci si aspetta una sensibile ripresa dei consumi delle commodities che
si ritiene si manterranno sui livelli attuali, complice una prevista riduzione delle superfici a mais –
stimata attorno al 10% – che purtroppo vanificherà gli sforzi per l’adozione di più corrette dosi
agronomiche onde evitare le conseguenze viste quest’anno.
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Fibre artificiali e sintetiche
Per superare le difficoltà congiunturali e continuare a guardare al medio-lungo termine, le imprese
del settore seguono la strada dell’innovazione, della sostenibilità e del servizio al cliente.
Il 2012 è stato un anno difficile per il settore, che - dopo il 2011 - registra un altro calo dei volumi di
vendita. Per il 2013 si prospetta una stabilizzazione o al più una debole crescita. In effetti, le
condizioni di domanda per il settore non saranno ancora positive, soprattutto nel mercato
domestico, ma anche in quello europeo, per buona parte dell’anno. Una vera e propria ripresa è
pertanto posticipata al 2014.
La domanda domestica è negativa con i principali settori clienti delle fibre in difficoltà, in
particolare l’auto, le costruzioni e l’arredamento (in quanto connesso al ciclo dell’edilizia). Sia nel
settore dell’abbigliamento, sia in quello dell’arredo, non si può escludere nei prossimi mesi qualche
chiusura da parte di imprese di piccole dimensioni e troppo fragili dal punto di vista finanziario per
sopportare ulteriori cali di attività.
Il settore delle fibre man-made è, però, un settore fortemente internazionalizzato: le imprese
esportano la maggior parte del loro fatturato e sono presenti con stabilimenti produttivi in diversi
Paesi dentro e fuori i confini europei.
L‘export nel 2012 ha mostrato performance migliori rispetto alla domanda domestica, anche se
non brillanti come nel 2011. Sono i Paesi extra UE a fare da traino: Nord Africa, America centro-
meridionale, Medio Oriente e Asia orientale. Nella seconda parte dell’anno e in particolare
nell’ultimo trimestre si è invece fatto sentire con più forza il peggioramento dell’attività nell’Area
Euro, che rappresenta di fatto il principale mercato di destinazione dell’export italiano di fibre man-
made. E’ ragionevole attendersi che questa dicotomia nell’export caratterizzerà anche la prima
parte del 2013.
I principali settori clienti delle fibre man-made mostrano alcune difficoltà anche a livello europeo:
• l’auto - che aveva tenuto fino a metà dell’anno – è in forte calo nel quarto trimestre del 2012 e
non sono previsti significativi miglioramenti per la prima parte del 2013. Sono in atto
ristrutturazioni e tagli di capacità produttiva in alcuni Paesi;
• il ciclo delle costruzioni è ancora negativo in molti Paesi europei e non ci saranno significative
svolte fino al 2014;
• non si arresta il calo del tessile, colpito in particolare dalla debolezza degli impieghi per
l’arredamento - connessi al ciclo dell’edilizia – e da un quadro generale poco favorevole ai
consumi - in primis durevoli, ma anche quelli semidurevoli come l’abbigliamento –
caratterizzato da redditi in calo e crescente disoccupazione in molti Paesi dell’Area Euro alle
prese con manovre restrittive per il riordino dei conti pubblici.
In un contesto difficile le imprese italiane non rimangono passive, bensì aumentano l’impegno
nella ricerca e nell’innovazione, al fine di creare prodotti e soluzioni sempre nuovi e su misura per i
clienti, con una crescente attenzione alle nuove esigenze in materia di sostenibilità. Attraverso i loro
prodotti, le imprese del settore possono continuare a contribuire al successo di diverse filiere
produttive europee e del Made in Italy, diventandone sempre più dei partner insostituibili.
Gas tecnici, speciali e medicinali
Calo moderato della produzione e attese di ripresa affidate all’export dei settori clienti. Pesanti
rincari del costo dell’energia legati non solo alla materia prima, ma soprattutto agli oneri impropri.
Il 2012 si chiude in negativo anche per i gas industriali. Il consuntivo dei primi nove mesi dell’anno
evidenzia un calo della produzione dell’1,4% (dato Istat) e, alla luce dell’andamento dell’industria
manifatturiera a valle, si può prevedere una diminuzione complessiva di circa il 2% a chiusura
d’anno. Il settore ha sofferto di una crisi che ha colpito tutti i principali comparti clienti, più o meno
indistintamente, dalla chimica alla metallurgia, dalla meccanica alla petrolchimica.
Permangono notevoli preoccupazioni sul fronte della stretta creditizia, ancora molto forte e legata
a fattori di natura esogena, quali l’andamento dello spread. Le difficoltà sono accusate
particolarmente dalle imprese clienti di minore dimensione, ripercuotendosi come
mancati/ritardati pagamenti verso i fornitori di gas, ma il problema è comunque sentito in modo
diffuso a causa di una situazione deteriorata da un lungo periodo di recessione.
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Nessuna svolta nemmeno sul fronte dei costi delle materie prime, che nel caso dei gas si
identificano con i costi energetici: la prevista crescita dei Paesi “energivori” ostacolerà qualsiasi
rientro dei prezzi dell’energia sebbene non vi sia nemmeno motivo di prevedere rincari accentuati,
considerato il sostanziale equilibrio tra domanda e offerta di petrolio a livello internazionale (fatto
che potrebbe però essere rimesso in discussione dalle più recenti tensioni politiche in Medio
Oriente). Molto più preoccupanti sono invece i notevoli rincari della componente tariffaria
corrisposta dalle imprese italiane: la bolletta energetica continua a subire incrementi sempre molto
importanti: si stima che a fine 2012 l’aumento dei costi energetici sarà di circa il 17%. E’ però la
componente tariffaria inclusa in tali costi che traina tutto l’incremento: oneri di sistema e accise
sono infatti aumentati del 55% rispetto all’anno precedente, rappresentando ormai il 30% dei costi
totali a carico delle imprese del settore.
Con riferimento al comparto medicinale, seppur coinvolto nella crisi globale dell’industria
nazionale, non si prevedono significativi scostamenti dell’attività produttiva rispetto al 2011.
L’effetto della Spending Review sulla spesa sanitaria comporterà tuttavia un prevedibile
ridimensionamento delle prestazioni, anche se focalizzato sulle componenti di servizio e di
accessori.
Per il 2013 si attende un recupero dell’attività produttiva nell’ordine del 2-3%, nel caso si
concretizzino le previsioni di una possibile ripresa dell’export, non solo diretto ma anche di intere
filiere industriali. I settori clienti che più se ne avvantaggeranno saranno la metalmeccanica e la
chimica. Ancora sofferenti invece i comparti più legati alla domanda interna, penalizzata dalle
manovre restrittive e degli effetti recessivi sull’occupazione, e alla spesa pubblica.
Prodotti aerosol
La diffusione della crisi a quasi tutti i settori di utilizzo e la tendenza verso prodotti più economici
condizionano i prodotti aerosol, nonostante l’andamento ancora buono della cosmetica.
Il settore dei prodotti aerosol, anche comunemente noti come prodotti spray, permea
trasversalmente quasi tutti i settori del largo consumo, più alcuni prodotti tecnici di impiego
professionale. Ciò ha storicamente consentito al settore di mostrare un andamento globale
abbastanza stabile rispetto agli andamenti congiunturali dei singoli comparti di utilizzo. Tuttavia, in
questa situazione, si sta assistendo a cambiamenti oramai strutturali nei comportamenti di
consumo e così, già nel 2011 e per la prima volta, si è assistito a una contrazione dei volumi di
prodotto riempito in Italia dell’1,3% per un totale di circa 550 milioni di pezzi. In questo caso il calo è
stato generalizzato a tutte le categorie di prodotti, con l’unica eccezione dei prodotti per auto e
della cosmetica (prodotti per uso personale). Questo non deve stupire perché il calo di acquisto di
auto nuove fa aumentare l’incidenza degli interventi di manutenzione “fai-da-te”, mentre la
cosmetica è sicuramente uno dei pochi comparti, in generale, che pur avendo mostrato una
contrazione rispetto al passato vede ancora dati di vendita positivi.
Pur non essendo ancora disponibili dati complessivi di settore relativi al 2012, è ragionevole
prevedere un ulteriore calo della produzione superiore all’1,5% in quanto la possibile “tenuta”
dell’export è sicuramente inficiata da un forte calo del consumo interno. Il prodotto aerosol
costituisce un dispositivo d’impiego molto efficace ma sicuramente più costoso di eventuali
alternative. Sono quindi più colpiti i settori di consumo dove esiste un’alternativa più economica.
L’estate particolarmente calda ha favorito la tenuta del settore degli insetticidi domestici, ma cali
sensibili del mercato interno sul comparto casa si conoscono già per alcune tipologie di prodotti:
deodoranti spray (-3%), appretti (-7%), pulitori per mobili (-5%), smacchiatori (-2%), pulitori per
tappeti (-9%).
Il prodotto cosmetico nel suo complesso dovrebbe mostrare una sostanziale tenuta dei volumi, con
uno spostamento di scelta da prodotti di alta gamma verso prodotti di marca più economica.
Continua a soffrire il settore delle vernici spray, che aveva già mostrato un primo arretramento nel
2011 e che per il 2012 potrebbe consuntivare un -9% in volume.
Il comparto dei prodotti tecnici cala anche a causa del costo sempre maggiore della
formulazione di soluzioni “non infiammabili” a causa del progressivo bando nell’uso del propellente
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HFC 134a, sebbene ora il settore aerosol sia piuttosto salvaguardato per quanto riguarda gli usi
tecnici e farmaceutici considerati “essenziali”.
Agrofarmaci
Mercato italiano complessivamente in contrazione sia in valore, sia in quantità con significative
differenziazioni tra segmenti.
Il mercato italiano degli agrofarmaci ha registrato nei primi nove mesi del 2012 un decremento pari
al 3,1% in valore e al 6,3% in quantità. Le uniche colture che registrano un trend positivo sono il
mais, il frumento e la bietola. Tutte le altre colture registrano un calo più o meno generalizzato in
termini di ettari trattati.
Il mercato dei fungicidi mostra pesanti cali sia in valore che in quantità, rispettivamente del
12,4% e del 11,2%. La tendenza negativa è ampiamente diffusa in quasi tutti i comparti. Cali
consistenti in valore, sempre accompagnati da contrazioni delle quantità più o meno cospicue, si
registrano infatti per gli antiperonosporici (-15,4%), gli ossicloruri (-27,3%) e gli antibotritici (-20,2%).
Sono in campo negativo anche gli antioidici, i solfati, i ditiocarbammati e gli zolfi. E’ stata
determinante la mancanza generalizzata di condizioni favorevoli allo sviluppo delle malattie.
Fanno eccezione gli incrementi in valore dei fungicidi per cereali e bietola (+4,6%) e i prodotti a
base Captano, Dodina e Dithianon (+1,6%).
Il mercato degli insetticidi ha registrato un aumento dell'1,9%. In realtà il segno positivo è trainato
per la quasi totalità dal forte aumento dei geoinsetticidi (insetticidi del terreno per il mais) che
registrano un +76,3%. Gli andamenti degli altri comparti principali - quali gli acaricidi, gli aficidi, i
piretroidi e gli esteri fosforici - sono tutti di segno negativo. Per questi ultimi due si assiste anche a un
calo degli ettari trattati. Un aumento del valore degli insetticidi ad azione generica compensa e
supera di poco il decremento dei lepidottericidi.
Il mercato degli erbicidi segna un incremento pari al 6,7%. Un incremento importante si registra per
il comparto del diserbo di pre emergenza del mais - soia (+24,8%) che supera abbondantemente il
calo del segmento di post emergenza per le stesse colture. La superfice trattata per questi due
segmenti nel complesso è pressoché stabile. Per il frumento, gli avenicidi e i dicotiledonicidi
segnano un importante +39,6% accompagnato da un aumento del 19,7% della superfice trattata.
Trend positivi si riscontrano per il diserbo bietola, quello delle arboree e dei letti di semina
rispettivamente pari al +44,6% e al +10%. In controtendenza il diserbo riso registra un –8,3%
accompagnato da un decremento della superfice trattata.
Il mercato dei fumiganti/nematocidi ha avuto cali drastici sia in valore che in quantità
rispettivamente del 25,4% e del 30,4%.
Intermedi di chimica fine e delle specialità
Peggioramento dei livelli di attività nell’ultima parte del 2012.
Inizio del 2013 ancora denso di criticità, ma qualche spiraglio di ripresa per la fine dell’anno.
Dopo l’Italia anche l’Area Euro nel suo complesso è entrata in recessione, anche se più lieve. Tra i
Paesi avanzati, solo gli USA conservano un moderato incremento dell’attività. Per quanto riguarda i
Paesi emergenti, ci sono nuovi segnali di rilancio dell’attività in Cina e in Brasile, ma prosegue il
rallentamento in Russia e in India.
Per Italia l’uscita dalla crisi sarà lenta. Il processo di selezione iniziato nel 2009 non si è concluso: gli
operatori con condizioni finanziarie e reddituali troppo fragili per poter affrontare ulteriori cali di
domanda saranno costretti a uscire dal mercato. Sono in particolare difficoltà le imprese di piccole
dimensioni, prevalentemente concentrate sul mercato interno e/o operanti in settori collegati alle
costruzioni e ai beni durevoli.
È questo il contesto entro cui operano le imprese della chimica fine e delle specialità attive in
Italia. Per il complesso di queste imprese il 2012 si chiude in negativo. Negli ultimi mesi dell’anno,
l’attesa di un calo nei prezzi di questi prodotti (percepiti dai clienti come troppo elevati rispetto ai
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fondamentali) si è unita alla tendenza tipica di fine anno di non accumulare scorte in magazzino,
riducendo ulteriormente gli ordini. Il 2013 sarà caratterizzato da un inizio ancora denso di criticità
ma qualche spunto di crescita nella seconda parte dell’anno permetterà di chiudere il 2013 con
una stabilizzazione dei livelli di attività. Una vera ripresa è rimandata al 2014.
I cali di attività sono abbastanza diffusi, ma con intensità diverse a seconda dei mercati geografici
e dei settori serviti.
Le imprese della chimica fine e delle specialità poco orientate all’estero o che servono
prevalentemente imprese italiane che non esportano risultano essere quelle in maggiore difficoltà,
anche in prospettiva, visto che il processo di selezione in atto tra le imprese italiane si tradurrà
inevitabilmente in una minore domanda domestica di intermedi di chimica fine e specialistica.
Risultano penalizzate anche le imprese i cui prodotti entrano a far parte di filiere produttive
connesse ai settori dell’edilizia, del mobile e dell’auto, che attraversano una fase di debolezza non
solo in Italia, ma anche in diversi altri Paesi dell’Area Euro - che rimane comunque tra i principali
mercati di destinazione dell’export di molte imprese italiane.
Le imprese che invece sono ben presenti sui mercati esteri - sia attraverso vendite dirette, sia
attraverso l’export dei loro clienti – riescono a compensare e in alcuni casi a superare i cali della
domanda interna, che continueranno a caratterizzare ancora gran parte del 2013. In particolare,
permangono buone possibilità di crescita sui mercati extra-europei, sicuramente più lontani e
difficili da raggiungere, ma anche molto più dinamici.
Non va dimenticato che - anche in un contesto così difficile e sfidante – si aprono spazi di
opportunità per alcune imprese in grado di cogliere gli spazi di domanda che si vengono a
liberare a seguito della chiusura di alcune imprese finanziariamente troppo fragili o della decisione
di alcuni grandi multinazionali di uscire da determinati business (per esempio nel tessile e nel
cuoio).
Questi business possono risultare marginali o poco redditizi per imprese molto grandi, ma sono più
facilmente gestibili da imprese di medie dimensioni, flessibili e che allo stesso tempo siano
sufficientemente strutturate per sostenerne i costi (es. REACH).
I prezzi delle materie prime sono volatili e restano comunque su livelli elevati. Trasferire gli aumenti
sui prezzi finali è complesso: sul mercato domestico, a causa delle debolezza della domanda e sui
mercati esteri, a causa di una concorrenza agguerrita che porta spesso a sacrificare i margini pur
di mantenere volumi adeguati.
In questo contesto investire in innovazione è tanto difficile quanto necessario, soprattutto in una
prospettiva di medio-lungo termine. I clienti continuano a valorizzare quei prodotti innovativi che
permettono concreti risparmi di costo nei processi di produzione.
Il settore della chimica fine e delle specialità è un settore complesso e variegato che comprende
imprese attive in diversi comparti. Le imprese di intermedi chimici e altri prodotti di chimica fine
(che sono utilizzati per la produzione di molteplici prodotti chimici quali detergenti, cosmetici, aromi
ed essenze, medicinali e agro-farmaci, plastiche, vernici) sono le imprese che si pongono più a
monte nella filiera produttiva.
Per queste imprese il mercato domestico risulta ancora molto debole e le uniche possibilità di
crescita - attuali e per il prossimo futuro - si concentrano all’estero, specialmente fuori dall’Europa.
La domanda da parte dei clienti italiani che esportano si mantiene positiva.
I prezzi in euro dei building block – soprattutto etilene e propilene, i due principali input produttivi –
rimangono elevati e molto vicini, se non addirittura superiori, ai picchi del 2008. L’elevato costo
dell’energia in Italia resta un fattore di svantaggio competitivo.
I catalizzatori - anche essi prodotti della chimica fine - sono dispositivi che, utilizzati nelle industrie
chimiche, farmaceutiche e nelle raffinerie, permettono di aumentare l’efficienza delle materie
prime ottimizzando l’impiego di energia. La domanda di catalizzatori nasce dall’esigenza di
sostituzione (che rappresenta la quota maggioritaria) o dall’apertura di un nuovo impianto
chimico. Poiché la durata di un catalizzatore dipende dall’uso effettivo che ne viene fatto, la
riduzione dei volumi prodotti di chimica si traduce inevitabilmente in una minore domanda di
catalizzatori. Dall’altro lato, poiché l’apertura di nuovi impianti chimici è fortemente concentrata in
Cina e nell’area asiatica, è facile intuire come la presenza su questi mercati sia condizione
necessaria per le imprese di questo settore. Molto fermento proviene dalle nuove applicazioni
riguardanti la biochimica. L’esigenza prioritaria del continuo efficientamento dei processi produttivi
spinge le imprese del settore a continuare a investire in innovazione (es. uso delle terre rare).
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Proseguendo più a valle lungo la filiera produttiva troviamo le specialità chimiche.
La domanda di additivi per i prodotti vernicianti e i coating dipende strettamente dall’andamento
dei settori a valle in cui le vernici e i coating trovano impiego, ossia l’auto, l’edilizia, la
metalmeccanica e il legno-mobile. Si evidenziano cali sostenuti nella domanda domestica di
prodotti vernicianti destinati all’edilizia, in quanto questo settore in Italia sta vivendo ancora un
ciclo fortemente negativo, specialmente nel nuovo residenziale. Neanche l’export riesce a dare un
contributo significativo, poiché anche nei mercati vicini (Spagna, Grecia e Regno Unito) le
costruzioni non vivono condizioni positive. Solamente nei mercati emergenti dell’Asia e del Nord
Africa si rilevano ritmi di crescita sostenuti e una ripresa - benché moderata - è iniziata negli USA. Un
andamento solo poco meno negativo riguarda la domanda di prodotti vernicianti per il mobile.
Il settore degli additivi per vernici e coating è influenzato negativamente anche dalle difficoltà
dell’auto in Italia e, più in generale, in Europa: l’immatricolato è in calo in tutti paesi dell’Area Euro
con l’unica eccezione della Gran Bretagna e nel settore sono previsti una serie di tagli alla
capacità produttiva. La domanda proveniente dall’industria metalmeccanica mostra una
sostanziale tenuta, anche in Italia.
I clienti (specialmente italiani) continuano a lavorare tenendo le scorte su livelli minimi e molti -
specialmente i più piccoli - presentano ancora difficoltà finanziarie non trascurabili che si riverbero
sui tempi di pagamento.
La produzione in Italia di additivi e ausiliari per materie plastiche ed elastomeri nel 2012 ha
mostrato un profilo di costante indebolimento fortemente condizionato dall’andamento dei
consumi di polimeri plastici in Italia e in Europa. In particolare, cali sostenuti riguardano gli additivi
per il PVC, in quanto questo tipo di plastica è utilizzata per la produzione di infissi e tubi nell’edilizia,
settore in forte crisi in gran parte dei Paesi dell’Europa del Sud (tra cui l’Italia). Spunti positivi
provengono dai mercati dagli USA (dove è iniziata una ripresa) e del Nord Africa ( dove i ritmi di
crescita si mantengono elevati, anche se la situazione politica rimane una fonte di incertezza ).
In peggioramento nel corso del 2012 – e senza segnali di inversione per il 2013 - è risultata la
domanda di polimeri e gomme destinate al settore dell’auto, che mostra un calo deciso nei volumi
di attività nell’ultimo trimestre del 2012. Il settore dell’auto a livello europeo è interessato da un
processo di ristrutturazione e tagli alla capacità produttiva. Dopo aver tenuto per gran parte
dell’anno, soffre anche l’auto tedesca. La crisi generale e i costi della benzina alle stelle hanno
comportato un minore utilizzo dei veicoli riducendo l’esigenza di ricambio dei pneumatici (fanno
eccezione i pneumatici destinati ai trattori, settore connesso all’agricoltura e non all’industria).
Per il settore degli ausiliari destinati all’industria tessile spunti di crescita positivi provengono dai
mercati asiatici. La Cina resta un importantissimo mercato di produzione e di consumo, ma sempre
maggiore rilevanza assumono quei paesi del sud-est asiatico (Indonesia, Bangladesh, Cambogia,
India, Vietnam) verso cui le stesse imprese cinesi stanno spostano la produzione alla ricerca di costi
di produzione inferiori. A livello italiano ed europeo, però, il settore tessile chiude il 2012 con una
contrazione dei livelli produttivi e le prospettive per il 2013 sono al massimo per una stabilizzazione
su livelli bassi. Il costo delle materie prime per i produttori di chimica per il tessile rimane un aspetto
critico, così come le tensioni finanziarie dei clienti italiani: in particolare, realtà di piccole
dimensioni, con situazioni reddituali fragili e troppo poco strutturate per essere in grado di cogliere
le opportunità offerte dai mercati esteri, appaiono di fatto a rischio chiusura.
In Italia il settore del cuoio è stato luogo negli ultimi anni di un intenso processo di ristrutturazione:
selezione delle imprese, concentrazione dei produttori tramite acquisizioni delle piccole concerie
da parte delle imprese più solide e delocalizzazione di molte produzioni verso i Paesi asiatici per
motivi ambientali e connessi ad un minore costo del lavoro. E’ un processo ormai in fase avanzata,
ma a fronte della nuova ondata recessiva non si può escludere l’ulteriore fuoriuscita di qualche
attore finanziariamente fragile. In questo contesto, per le imprese degli ausiliari per il cuoio sono
India, Cina e Brasile i mercati più dinamici e con le migliori prospettive per il futuro. Per quanto
riguarda i settori di destinazione finale, soffrono maggiormente gli impieghi dell’arredamento e
dell’auto (che tuttavia rappresentano la parte più consistente dei volumi prodotti) rispetto a quelli
della moda-lusso, dove peraltro i marchi italiani godono di un indiscusso apprezzamento a livello
internazionale.
Per concludere, c’è una parte della chimica delle specialità che si rivolge all’industria alimentare e
al largo consumo, che sono due settori caratterizzati da una certa anti-ciclicità. I cali in questi
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settori sono più ridotti rispetto alla chimica che serve gli altri settori industriali, ma non mancano
delle criticità. Le famiglie in Italia e in altri paesi dell’Area Euro, vedono fortemente ridotta la loro
capacità di spesa a causa delle politiche fiscali molto restrittive attuate simultaneamente dai
Governi per mettere ordine nei conti pubblici. La capacità di raggiungere anche i mercati più
dinamici (soprattutto extra UE) diventa, di conseguenza, sempre più importante per garantirsi
volumi di vendita adeguati.
Per quanto riguarda in particolare la domanda di materie prime e additivi per l’industria
cosmetica, dopo un primo semestre di crescita ancora buona, la seconda parte del 2012 è in calo.
A fronte di un mercato italiano ed europeo in difficoltà, rimangono interessanti opportunità di
crescita fuori dall’Area Euro. E’ sempre più indispensabile uno sforzo innovativo concreto che
permetta all’offerta di non diventare commodity e di non essere eccessivamente vulnerabile ai
prezzi delle materie prime, che restano elevati. Purtroppo le condizioni generali di fiducia e
creditizie in Italia non rendono semplice la pianificazione e il finanziamento di progetti e
investimenti a medio-lungo periodo, favorendo tra le imprese clienti un atteggiamento che segue
preferibilmente le mode del momento e ritorni veloci senza uno sguardo al futuro. A valle non è da
escludersi la fuoriuscita dal mercato di alcuni produttori, specialmente di piccole dimensione, che
non si dimostreranno sufficientemente strutturati per affrontare i costi imposti nel 2013 dalla nuova
normativa sui cosmetici. I tempi di pagamenti della clientela italiana rimangono una nota dolente
per molti produttori di materie prime per cosmetica. Si attende però qualche miglioramento
dall’applicazione delle Direttiva sui pagamenti.
I produttori di chimica per la detergenza (ausiliari, oleochimica e tensioattivi) risentono
dell’indebolimento dei consumi di detergenza in Italia, per cui non è prevista un’inversione di
tendenza neanche nel 2013. Nel settore a valle la pressione promozionale si conferma su livelli
estremamente elevati e questo si traduce in una maggiore difficoltà nel trasferire gli aumenti di
costo sui prezzi finali. Tiene relativamente bene la domanda da parte della marca privata, anche
grazie al suo ingresso in nuove categorie di prodotti. Per il settore dei tensioattivi, il 2012 si sta
delineando come un’annata tutto sommato meno negativa, dal punto di vista dei consumi, di
quanto ci si attendesse. Da evidenziare, però, un certo cambiamento nelle abitudini di acquisto di
tensioattivi per la detergenza. I produttori nel mondo della detergenza, infatti, non seguono più
una stagionalità classica ma subiscono maggiormente l’impatto dei loro grandi clienti
(tipicamente le catene di distribuzione) che fanno leva sulle promozioni commerciali (es: 3X2).
Questo porta ad avere da parte della filiera picchi di produzione/consumi e poi a seguire
rallentamenti. La situazione economica/finanziaria generale genera incertezza sulle prospettive per
il prossimo anno; in generale, si può auspicare che il trend dei consumi rimanga coerente rispetto
al 2012. Ora più che mai la volatilità delle materie prime dei tensioattivi può influenzare i consumi.
Un’ulteriore variabile di impatto sui consumi può essere rappresentata da riduzioni della presenza di
tensioattivi nelle formule dei prodotti finiti (detergenti). Per quanto riguarda l’oleochimica (che si
rivolge non solo alla detergenza, ma anche all’industria alimentare e cosmetica) nel complesso
del 2012 i volumi di produzione si posizionano su livelli inferiori rispetto al 2011 e le prospettive per la
prima parte del 2013 non sono positive. Il prezzo delle materie prime di origine vegetale (olio di
palma) e animale sono calati rispetto ai picchi del 2011, ma per quanto riguarda il grasso animale,
rimangono comunque superiori al 2008 e questo si spiega con la domanda aggiuntiva e parallela
a quella dell’industria oleochimica che proviene dall'industria del biodiesel, che lo considera come
possibile materiale soggetto alla clausola del double counting.
Le performance dei produttori di fragranze sono strettamente connesse all’andamento dei settori a
valle della detergenza (debole) e della cosmetica (più positivo ma comunque non brillante). Il
mercato estero si presenta molto più dinamico di quello domestico, dove i consumi sono depressi
da una dinamica non favorevole del reddito disponibile delle famiglie italiane. I prezzi delle
materie prime hanno smesso di crescere, ma si mantengono comunque su livelli elevati e in molti
casi si riscontra anche difficoltà nel reperirle. È il caso del mentolo o delle lavanda, essenze che
vengono sempre più lavorate direttamente in loco dagli stessi produttori asiatici. La
preoccupazione maggiore restano ritardi nei pagamenti, dai clienti italiani e la frammentazione
degli ordini che crea non poche difficoltà a livello organizzativo.
Il 2012 è il secondo anno consecutivo di contrazione dei volumi prodotti dell’alimentare in Italia. Le
conseguenze per la chimica destinata all’alimentare (additivi, coadiuvanti, aromi, amidi e
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ingredienti funzionali) sono ovvie. Il settore risente inevitabilmente della debolezza dei consumi in
Italia, ma limita le perdite grazie alla sua spinta innovativa e mostra alcuni segmenti in espansione.
A favore delle produzioni italiane (ed europee) gioca la necessità sempre più espressa dal
consumatore di garanzia e certificazione della qualità. I prezzi restano elevati per diverse materie
prime e rendono critica la marginalità, viste le difficoltà nel trasferire i rincari sui prezzi di vendita sia
sul mercato interno - dove c’è una sostanziale debolezza dei consumi - sia sul mercato estero -
dove la concorrenza diventa sempre più serrata. C’è grande attesa per le conseguenze
dell’entrata in vigore della direttiva sui pagamenti (legge 27/2012 art.62) che rivoluziona il sistema
dei pagamenti nel settore alimentare, con possibili ricadute positive anche sui produttori di chimica
per l’alimentare. Qualche difficoltà all’orizzonte anche per il settore delle materie prime per gli
integratori alimentari e gli alimenti funzionali, che negli ultimi anni aveva mostrato ottime
performance. La crescita continua ma è moderata e spiegata dal consolidamento delle posizioni
di prodotti lanciati sul mercato nel corso dell’anno precedente e non dall’introduzione di nuovi
prodotti. La penetrazione della marca privata anche nei prodotti per la salute e il benessere
potrebbe nel medio termine rappresentare uno stimolo importante per alcune imprese.
Per gli aromi, dopo un 2012 non soddisfacente, le attese per il 2013 sono di una stabilizzazione o di
un altro leggero calo. I problemi si concentrano sul mercati italiano ed europeo, mentre si
mantengono molto dinamici i mercati esteri del Sud Est Asiatico e del Medio Oriente. L’innovazione
è un must e permette di cogliere qualche opportunità di crescita anche sui mercati maturi.
Gli amidi sono prodotti destinati non unicamente all’ industria alimentare, bensì anche alla
produzione di mangimi per animali, alla farmaceutica, all’imballaggio in carta. La domanda
proveniente dall’alimentare e dal settore farmaceutico è stabile, mentre si evidenziano dei cali
nella domanda di amidi per il settore della carta e del cartone ondulato (utilizzato per esempio
nell’imballaggio degli elettrodomestici). Il prezzo della materia prima, il mais è alle stella, in seguito
a raccolti deludenti dovuti ad una generale situazione di siccità. Passare questi aumenti sui prezzi
finali di vendita è complesso e pertanto ne risente la marginalità.
Principi attivi e intermedi farmaceutici
Normative sempre più stringenti favoriscono le imprese italiane, in quanto in grado di garantire
elevati standard qualitativi.
I produttori italiani di principi attivi farmaceutici prevedono di chiudere il 2012 in crescita rispetto
all’anno precedente. Questa considerazione positiva è emersa dai contatti con le imprese presenti
al CPhI di Madrid (9-11 ottobre 2012) ed è confermata dagli analisti del settore farmaceutico. Le
aziende farmaceutiche, attratte fino a non molto tempo fa dai fornitori a basso costo, stanno ora
tornando a rifornirsi dalle imprese produttrici di APIs che fanno della qualità un fattore chiave.
Le imprese farmaceutiche giudicano troppo alto il rischio di acquistare dall’Asia, soprattutto alla
luce di ciò che avverrà nei prossimi mesi, quando verrà recepita la prima parte della Direttiva
europea sulla contraffazione (2011/62/UE). Il recepimento completo dovrà avvenire entro il 2 luglio
2013 e di particolare rilievo sarà il fatto che gli APIs provenienti da fuori Europa dovranno essere
accompagnati dalla “Conferma Scritta”, rilasciata dall’Autorità locale, che il produttore extra UE
rispetta le norme di buona fabbricazione europee. Già fin da ora AIFA ha invitato le imprese
farmaceutiche a riconsiderare i fornitori extra europei al fine di essere pronti per quella data,
individuando eventualmente fonti alternative che rispondano ai requisiti richiesti. Senza dubbio la
necessità per i fornitori extra UE di adeguarsi ai nuovi standard qualitativi comporterà maggiori
costi per le loro produzioni, con vantaggi competitivi per i produttori europei.
In questo contesto l’intenzione delle Autorità italiane di mantenere un sistema autorizzativo con
ispezioni dovrebbe conferire alle produzioni italiane un “plus” rispetto agli altri produttori europei. In
sostanza quello che, a prima vista, potrebbe sembrare un onere per i produttori italiani, invece
potrebbe costituire un’ulteriore fattore di attrazione per gli operatori internazionali, alla ricerca di
fornitori di sicura qualità. La nuova Direttiva riguarda i principi attivi farmaceutici importati e non
quelli contenuti nelle medicine. Questo potrebbe indurre alcuni fornitori extra UE a realizzare
produzioni più a valle, esportando il farmaco. Altra conseguenza potrebbe essere quella che le
imprese farmaceutiche invece di importare in Europa gli APIs di interesse li utilizzino direttamente
nei Paesi a basso costo per produrre il “dosage form”. Si prevede, di conseguenza, che la Direttiva
sulla contraffazione porterà modifiche rilevanti all’attuale struttura della “supply chain”.
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Un’altra normativa che introdurrà significative modifiche alla situazione attuale è il GDUFA (Generic
Drug User Fee Act) che prevede – sulla base di risorse economiche derivanti da oneri versati dalle
imprese, che vendono principi attivi e farmaci negli USA – di garantire sicurezza ai cittadini nell’uso
dei farmaci generici, intensificando le ispezioni agli impianti produttivi nazionali ed esteri, e di
accelerare i tempi autorizzativi. Il GDUFA è diventato legge il 9 luglio 2012 ed è entrato nella fase
operativa, che prevede il pagamento di “fee” per backlog, ANDA, PAS, DMF e
l’autoidentificazione degli impianti che esportano negli USA. L’azienda che non ottempererà a
quanto richiesto dal GDUFA non potrà vendere nel mercato USA. Di conseguenza, queste misure,
volute dall’FDA, garantiranno la qualità di ciò che entrerà negli USA e consentiranno di “scremare”
il mercato, incrementando la presenza di aziende che possono assicurare forniture di qualità,
come quelle italiane.
Aschimfarma ha inoltre condiviso con la propria associazione europea (EFCG – European Fine
Chemicals Group) la richiesta di implementare ispezioni obbligatorie, effettuate da Autorità
regolatorie, ai siti produttivi extra UE. Anche il Direttore dell’EMA (European Medicines Agency) ha
sostenuto una posizione analoga a quella di Aschimfarma in una recente intervista ad About
Pharma (ottobre 2012).
La burocrazia per le imprese italiane è sempre un elemento penalizzante che le rende meno
competitive anche nei confronti delle altre imprese europee. Al riguardo, va evidenziato un
recente successo relativo alla possibilità per le imprese italiane di produrre APIs per le
sperimentazioni cliniche di fase I sulla base della sola notifica. Il recente Forum Aschimfarma
“Semplificare per competere, competere per crescere” (25 ottobre 2012) ha consentito di
presentare nuovamente il documento “Semplificazioni autorizzative per i produttori di APIs”, che si
pone l’obiettivo di sensibilizzare le Autorità sugli interventi legislativi necessari.
Pitture e Vernici
L’industria dei prodotti vernicianti ha affrontato un 2012 difficile e le prospettive per il 2013 non sono
incoraggianti.
La fase di recessione della produzione industriale italiana non ha risparmiato l’industria dei prodotti
vernicianti che ha registrato un 2012 decisamente difficile con un arretramento dei volumi di due
cifre rispetto al 2011.
La crisi ha indotto e sta inducendo cambiamenti strutturali nel mercato e guida e condiziona i
comportamenti delle famiglie (calo dei consumi, crescita dell’attenzione agli sprechi, rinvio delle
spese non necessarie, privilegio per le occasioni di sconto) e di conseguenza delle imprese.
Dopo un lungo periodo costellato da rincari e situazioni di shortage, in alcuni settori si sono avvertiti
segnali di distensione per le materie prime.
Per tutti i settori desta enorme preoccupazione la stretta creditizia. La disponibilità di denaro si è
ridotta e il denaro quando viene erogato è troppo caro. Cresce la preoccupazione per il rischio
insolvenza nei vari mercati. Ad aggravare la situazione è anche il ritardo dei pagamenti sia da
parte del settore pubblico che tra le aziende; il recepimento della nuova Direttiva sul ritardo dei
pagamenti (da gennaio 2013 i tempi di pagamento non dovranno superare i 30 giorni o al
massimo i 60 giorni, in alcuni casi) dovrebbe dare una boccata d’ossigeno alle imprese ma, nella
attuale situazione di mercato, sussiste un rischio boomerang: il blocco delle forniture e servizi (senza
liquidità e con i vincoli previsti dal Patto di Stabilità, le Amministrazioni potrebbero non essere in
grado di eseguire lavori o servizi). Considerata la criticità dell’attuale scenario economico-
finanziario è difficile prevedere un 2013 particolarmente incoraggiante.
In merito ad alcune specificità settoriali, il segmento dei prodotti vernicianti per l’edilizia ha
registrato nel 2012 performance molto preoccupanti con percentuali negative di due cifre rispetto
allo scorso anno. Per il settore edilizia in Italia è stato il peggior inizio d’anno dal dopoguerra: le
sfavorevoli condizioni climatiche (gennaio e febbraio di gelo e neve) non hanno aiutato un settore
che ormai da quattro anni registra trend negativi negli investimenti sia privati sia pubblici, con
l’unico trend positivo per la manutenzione degli edifici grazie agli incentivi fiscali. Ad aggravare la
situazione ha contribuito l’appesantimento del prelievo fiscale sulla casa (IMU). Le tensioni sulle
materie prime hanno mostrato qualche segnale di rallentamento, derivato dallo scenario generale
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recessivo. Il mercato dei prodotti vernicianti per edilizia continua a essere caratterizzato da gravi
problemi di liquidità, forti rischi di insolvenza e grandi difficoltà per far rientrare i crediti. Numerose
imprese del settore, per la prima volta nella loro storia, prevedono di chiudere il 2012 in perdita.
Il settore delle vernici impiegate nel segmento del legno ha evidenziato complessivamente una
flessione a due cifre rispetto all’anno precedente, in linea con la crisi del mercato dell’edilizia, del
mobile, e di quasi tutti i settori legno-arredo. Gli unici segnali positivi derivano dell'export extra-UE
(segnali di vivacità in particolare dalla Russia e dal Medio Oriente). Il settore registra ancora
tensioni sui costi delle materie prime ed è caratterizzato da una forte preoccupazione legata al
rischio d’insolvenza del mercato.
Il settore dei prodotti vernicianti destinati alla protezione industriale ha registrato un 2012 con
volumi produttivi pari a quelli fatti registrare nello scorso anno. Modesto lo sbocco italiano, stante il
fiacco sviluppo di infrastrutture, più vivace lo sbocco per le commesse estere di clienti italiani, in
particolare nel settore oil and gas. Rallentano le tensioni sulle materie prime, tanto che per alcune
di esse si registrano costi inferiori; cresce la preoccupazione per la stretta creditizia e si registrano i
primi casi di fallimento di clienti.
I prodotti vernicianti che trovano impiego nella nautica hanno fatto segnare nel 2012 un
arretramento a due cifre rispetto al 2011: stante il perdurare del clima asfittico della cantieristica
navale, anche il comparto legato alla manutenzione delle imbarcazioni è in preoccupante calo.
L’introduzione della tassa di stazionamento, alla quale sono soggette, dal 1° maggio 2012, le unità
da diporto che stazionano in porti marittimi nazionali, navigano o sono ancorate in acque
pubbliche, non ha giovato al settore. Il salone nautico, tenutosi in autunno a Genova, vera e
propria cartina tornasole della salute del settore dei prodotti vernicianti per la nautica, ha
registrato una forte diminuzione degli espositori a conferma del perdurare della crisi del segmento
degli yacht e mega yacht che non lascia intravedere ancora spiragli positivi per il prossimo futuro.
La domanda di prodotti vernicianti per auto primo impianto è direttamente correlata alla
domanda di auto che in Italia e in Europa, a causa della recessione, ha mostrato nel 2012 una
flessione di due cifre decimali rispetto all’anno precedente; anche il mercato europeo, e in
particolare italiano, dei veicoli commerciali è grande difficoltà. Meno peggio il mercato dei Paesi
extraUe. Le previsioni per il 2013 riferiscono ancora di un clima di sofferenza.
Il settore dei prodotti vernicianti impiegati nell’autoriparazione ha segnato nel 2012 un calo oltre il
20% dei volumi venduti in Italia, rispetto al precedente anno, percentuale appena migliore in
valore. Oltre al trend fisiologico negativo legato alla diminuzione della propensione nel riparare i
mezzi danneggiati, ha pesato negativamente sul settore il generale tonfo dei consumi e l’aumento
dei combustibili con la conseguente diminuzione dei mezzi circolanti e la significativa riduzione di
incidenti. Migliori le performance delle vendite oltreconfine.
Detergenti e prodotti per la pulizia e la manutenzione, biocidi
Non si intensifica il calo nel cura casa, che si ferma intorno al -1,5% in valore, ma non emergono
segnali di possibile inversione in chiave 2013.
Nella parte finale del 2012 il calo del mercato cura casa non si intensifica, confermandosi intorno al
-1,5% a valore, ma non offre nemmeno segnali di possibile inversione in chiave 2013. La tendenza
riflessiva è diffusa ma con andamenti molto differenziati e la presenza di qualche segmento in
crescita. Complessivamente lo spostamento verso formule concentrate consente di contenere le
perdite a valore.
Con il prolungarsi della recessione e l’aggravarsi delle ricadute in termini di redditi e occupazione
sempre più famiglie si vedono costrette non solo a ricercare forme di risparmio, ma anche a
rinunciare all’acquisto di ciò che non è strettamente necessario. Di conseguenza mentre i prodotti
più basici e ad uso generalista evidenziano una maggiore tenuta – trattandosi di consumi poco
comprimibili – soffrono i prodotti ad uso specialistico o più voluttuari, come i deodoranti per
ambienti.
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Nel cura casa la pressione promozionale si conferma su livelli estremamente elevati (38%) e
decisamente superiori al totale grocery (29%).
Le marche private – che rappresentano circa il 20% del cura casa – avanzano in numerose
categorie di prodotto con una dinamica in accelerazione soprattutto nei segmenti più maturi,
beneficiando dello spostamento dei consumi verso i primi prezzi ma anche avvalendosi più che in
passato delle promozioni.
Pur in un contesto di forte selettività negli acquisti, le famiglie continuano ad essere aperte alle
innovazioni e a premiarle quando i vantaggi sono tangibili (dove praticità d’uso, riduzione degli
sprechi, benessere e sostenibilità ambientale rimangono tra i driver fondamentali). Lo dimostrano,
ad esempio, la performance ancora decisamente positiva delle monodosi nell’ambito dei detersivi
lavatrice ed il successo dei lanci nell’ambito degli insetticidi repellenti. In termini di canali, si
conferma la crescita molto interessante dei drug specialist (+5%, per una quota di mercato che
sfiora il 12%) che offrono al consumatore ampiezza di assortimento ed elevato contenuto di servizio
in presenza di una buona convenienza complessiva (oltre a beneficiare delle nuove aperture).
Nell’ambito dei canali più tradizionali, rimangono in forte sofferenza gli iper e i super. I discount
crescono nel complesso del grocery, trainati dall’alimentare, ma mostrano andamenti meno
marcati nel cura casa.
Complessivamente il sotto-comparto dei detergenti, che è il più grande nell’ambito del cura casa,
limita le perdite (calo inferiore all’1%) ma mostra andamenti molto diversificati al suo interno. I
detersivi lavatrice mostrano una moderata crescita a valore (+1,5%) grazie al traino delle monodosi
e allo spostamento verso i concentrati nell’ambito dei liquidi (+5%) a fronte del calo nelle polveri
(superiore al 7%). In crescita anche il segmento dei detergenti piatti a mano e lavastoviglie
(quest’ultimo beneficia di lanci innovativi, oltre che della crescente penetrazione
dell’elettrodomestico). In flessione, invece, i detersivi per delicati (-3%) e quasi tutti i prodotti per la
pulizia superfici (con cali oltre il 5%). In questo ambito, contengono le perdite solo i pulitori universali
(-2%).
Nel complesso il sotto-comparto dei coadiuvanti al lavaggio risulta in calo del 3% con andamenti
fortemente penalizzanti per gli additivi. Tra i segmenti più grandi arretrano, ma in misura più
contenuta, gli ammorbidenti (dove prosegue la tendenza verso i concentrati) e le candeggine.
Il sotto-comparto della manutenzione risulta in assoluto il più in sofferenza (-5%) ad eccezione di
quei segmenti – decalcificanti lavatrice e cura lavastoviglie – che contribuiscono ad allungare la
vita degli elettrodomestici (evitando quindi forti esborsi per un’eventuale sostituzione). Dopo le
buone performance degli anni passati e nonostante i numerosi lanci innovativi (come il
profumatore con filtro cattivi odori), risultano in pesante arretramento i deodoranti per ambiente
(prossimi al -10%).
Per gli insetticidi la stagione si chiude con un moderato calo (-1,5%) riconducibile a condizioni
climatiche meno favorevoli alla luce di una stagione più corta ancorché caratterizzata da un
buon andamento nei mesi centrali. Il comparto si conferma molto vivace in termini di innovazione,
centrale per contrastare la generale debolezza dei consumi. L’attenzione al contenuto
ingredientistico – ad esempio con l’impiego di materie prime di origine naturale – e modalità d’uso
che non richiedono il contatto con le mani rassicurano il consumatore e favoriscono la
penetrazione dei repellenti, che si confermano il segmento più dinamico.
Profumeria e cosmetica
Frena il mercato interno e tengono le esportazioni; preoccupazioni per nuovi competitor.
A fine 2012 sono evidenti i condizionamenti che il comparto cosmetico subisce in questi ultimi esercizi di
crisi economica; la tenuta di alcuni canali e la crescita delle esportazioni consentono ancora di
alleggerire le tensioni sui fatturati delle imprese, mentre preoccupano non poco le contrazioni di
consumo nel canale profumeria e nei saloni professionali.
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La crescita registrata nel 2011 di oltre
quattro punti percentuali dei fatturati
delle imprese, difficilmente è ripetuta
alla fine del 2012, in considerazione di
una situazione di crisi generalizzata dei
consumi che si dilata più del previsto.
Il fatturato totale, che a fine anno
supera di poco i 9.000 milioni di euro,
con una crescita dello 0,5%, è
sostenuto dalle esportazioni, attese in
crescita di oltre 5 punti percentuali,
mentre i canali interni registrano una
contrazione di un punto percentuale e
mezzo.
L’anticiclicità del mercato cosmetico
italiano compensa solo in parte le
diffuse contrazioni d’acquisto che,
tuttavia, confermano ancora la
cosmetica ai primi posti nelle scelte di
consumo quotidiano.
E’ evidente che queste scelte stanno registrando importanti condizionamenti: i consumatori si spostano
all’interno dei canali e nelle gamme di prodotto scegliendo offerte sempre più convenienti e orientate
al miglior rapporto qualità/prezzo.
Il fatturato delle aziende sul mercato interno, cioè quanto della produzione viene destinato ai vari
canali, nella seconda parte del 2012 sarà in lieve calo, con un valore finale pari a 6.200 milioni di euro;
per il 2013 le previsioni sono altrettanto prudenti, con un calo dell’1,5%.
Gli andamenti delle esportazioni, +5% a consuntivo 2012 e +7% nel primo semestre 2013, sostengono le
prospettive per le produzioni nazionali.
Da tempo le propensioni d’acquisto dei consumatori esasperano quell’effetto “clessidra” già
evidenziato negli ultimi esercizi: non si
rinuncia ai livelli premium, cioè all’alta
gamma di prodotto e, in parallelo, non
in contrapposizione, ci si orienta verso
livelli di prodotto dall’alto rapporto
qualità/prezzo, senza mai rinunciare
alla qualità e alla sicurezza dei
cosmetici acquistati.
La vera novità di questi ultimi mesi,
dove la crisi ha condizionato
soprattutto la frequentazione dei saloni
professionali (acconciatura ed
estetica), è rappresentata da
alternative importanti nella distribuzione
(nuove organizzazioni monomarca) e
nell’offerta, che vede la diffusione di
prodotti private label e di nuove
marche extra-europee dal prezzo
particolarmente aggressivo.
Farmaci di automedicazione
Vendite in calo nei primi nove mesi del 2012. Il comparto risente della crisi economica e della
mancanza di politiche di lungo periodo che ne valorizzino il ruolo economico e sociale.
Nei primi nove mesi del 2012 i dati relativi al comparto dei farmaci senza obbligo di prescrizione, di
automedicazione restituiscono la fotografia di un mercato che non cresce.
Infatti, per i farmaci senza ricetta - che costituiscono il 16,8% a volumi (quasi 228 milioni di
confezioni) e il 12,7% a valori (poco più di 1,7 miliardi di euro) delle vendite nazionali di farmaci – si
15
delinea una performance negativa, con un crollo del numero di confezioni acquistate del 5,0% a
fronte di ricavi in calo del 3,5%.
Un anno difficile quindi in cui la crisi economica ha amplificato l’impatto negativo sulle vendite
che hanno risentito dalla minore stagionalità e della competizione dei c.d. prodotti a
connotazione farmaceutica, che, invece, pur risentendo anch’essi della contrazione del reddito
disponibile, continuano a registrare incrementi delle vendite, soddisfando, almeno in parte, i
medesimi bisogni di un farmaco senza ricetta grazie sia al loro posizionamento sul mercato che ai
minori vincoli burocratici all’immissione in commercio.
Per quanto, in considerazione dei trend stagionali del mercato, dei farmaci da banco, ci si
attende un parziale recupero delle vendite entro la fine dell’anno per effetto della maggiore
incidenza delle sindromi influenzali, ciò non sarà sufficiente ad invertire i trend negativi di consumo
e vendita che hanno caratterizzato il 2012.
E’ soprattutto grazie al delisting di fine aprile, e cioè alla riclassificazione da farmaci con obbligo di
prescrizione non rimborsabili (classe C-Rx) a farmaci senza ricetta di 230 confezioni in commercio,
come previsto dall’Allegato B del Decreto Legge 18 aprile 2012, che il confronto tra i dati dei primi
nove mesi del 2012 con la fotografia del mercato nel medesimo periodo del 2011 permette di
delineare trend meno pessimistici (-1,4% a volumi e +2,4% a valori).
Guardando nello specifico alle due categorie di farmaci in cui è suddivisa la classe dei farmaci
senza obbligo di prescrizione quali, le specialità di Automedicazione o OTC (Over The Counter) per
le quali è consentita la comunicazione al cittadino e i farmaci SOP, invece, non pubblicizzabili, si
osserva che il numero di confezioni di farmaci di automedicazione (quasi 168 milioni), ha subito
rispetto ai primi nove mesi del 2011 - con riferimento alla performance di mercato e quindi a parità
di confezioni classificate come OTC tra i primi nove mesi del 2012 e il medesimo periodo dello
scorso anno - una contrazione delle vendite del 4,6%, a cui corrispondono fatturati per 1.241 milioni
di euro, in diminuzione del 2,4%. Vendite in calo quindi. Tuttavia, il comparto continua a mostrare
un certo, per quanto debole, dinamismo grazie all’entrata sul mercato di nuove formulazioni o
presentazioni di prodotti già esistenti (c.d. extention line) e ad alcuni switch di prodotto/confezione
da C-Rx o da SOP ad OTC che favoriscono lo spostamento del mix di consumo verso nuovi prodotti
e nuove confezioni.
Discorso a parte meritano i farmaci SOP, categoria nella quale sono confluite, in attuazione alla
previsione di legge, tutte le confezioni oggetto del delisting. I dati di consumo (59,6 milioni di
confezioni) e vendita (473 milioni di euro) da gennaio a settembre - a parità di confezioni
classificate come SOP rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso - rilevano sia a volumi che a
valori, un crollo dell’ordine del 6% degli acquisti dei medicinali di questa categoria. Tuttavia, in
seguito al delisting, la fetta di mercato degli SOP sul totale dei senza ricetta cresce, attentandosi al
26,2% a volumi al 27,6% a valori. Inoltre, confrontando la fotografica dei primi nove mesi del 2012
con i dati registrati nel medesimo periodo del 2011, si osserva che, grazie al delisting è possibile
delineare trend meno negativi - una leggera flessione dei volumi ed una crescita dei fatturati - che
compensano in parte la contrazione delle vendite e i diversi passaggi di classe ad OTC che
caratterizzano questa tipologia di farmaci da almeno un biennio.
Come previsto, quindi, il delisting si è tradotto in un incremento del numero di confezioni senza
prescrizione, senza produrre né una crescita reale del comparto - non si è assistito, infatti, ad un
allargamento dell’offerta verso nuove aree terapeutiche o a significativi cambiamenti relativi a
dosaggi di principi attivi già disponibili come prodotti da banco – né modifiche nelle dinamiche
competitive, oramai consolidate. Infatti, la farmacia si conferma essere il canale privilegiato degli
italiani per l’acquisto dei farmaci senza obbligo di ricetta, con una quota di mercato del 91,5%
delle confezioni vendute e del 92,7% del giro di affari complessivo. Per quanto le liberalizzazioni del
2006 (c.d. Decreto Bersani) abbiano generato vantaggi per i cittadini in termini di diversificazione
dell’offerta e di maggiore competizione sul prezzo, liberamente stabilito dal titolare del punto
vendita (Finanziaria 2007), esse non hanno rappresentato una leva di crescita del comparto.
Appare invece necessario cambiare prospettiva nella politica del farmaco di automedicazione al
fine di esplicitare le potenzialità sociali ed economiche del comparto e valorizzarne le specificità e
il contributo che esso può dare nel rispondere ad una domanda di salute crescente.
Infatti, il ricorso appropriato ai farmaci di automedicazione non solo può contribuire a far
risparmiare il Sistema Sanitario Nazionale ma, soprattutto, rappresenta una opportunità da cogliere
e gestire attivamente proprio a sostegno dell’evoluzione di un cittadino sempre più responsabile
nelle proprie scelte di cura.
Lo sviluppo di una cultura sanitaria più autonoma richiede però di essere parimenti interpretato -
da chi ne ha la responsabilità - affinché il quadro regolamentare di riferimento consenta a questa
16
irreversibile propensione di esplicarsi correttamente. Questo può avvenire creando le condizioni
favorevoli - anche in termini di tempi e procedure certe - all’allargamento dell’offerta terapeutica
disponibile in automedicazione e valorizzando, per tutti i farmaci senza obbligo di ricetta, l’utilizzo
della comunicazione al cittadino come strumento informativo essenziale, analogo a quello
dell’informazione scientifica rivolta ai medici per i farmaci etici.
Prodotti per la salute animale
L’andamento negativo sta rallentando la sua corsa e il mercato dopo i primi 9 mesi del 2012 si sta
riportando sulle posizioni del 2011.
E’ ancora tutto il comparto che riguarda la produzione di alimenti che è in sofferenza, in particolar
modo quello della medicazione orale e ciò è dovuto anche ad un inasprimento della normativa in
funzione della lotta all’antibiotico resistenza.
Il farmaco veterinario per animali da reddito nei primi 9 mesi del 2012 continua a registrare un calo
di fatturato anche se il mercato delle produzioni animali è stabile o addirittura in miglioramento. Ciò
significa che vi è sempre la massima attenzione verso l’utilizzo dei farmaci e che a causa
dell’introduzione di farmaci “generici” il costo medio terapeutico si sta abbassando.
Buono per il momento il settore latte, soprattutto quello destinato alla trasformazione. In questo
caso però si andrà presto incontro a forti sofferenze finanziarie a carico degli allevatori a causa del
terremoto dell’Emilia Romagna, il cui impatto monetario non è facile da determinare.
In crescita le vendite di proteine animali a basso costo, uova e pollame, oltre al latte; questo è forte
sinonimo delle capacità di spesa che hanno oggi le famiglie italiane.
Stabili i suini, mentre in leggero calo è il consumo di carne bovina.
Per quanto riguarda i farmaci veterinari per animali da compagnia da metà 2012 l’orso ha lasciato
posto al toro e le performance positive hanno portato il mercato ad una crescita del 2% sull’anno
mobile, per cui sarà un buon anno per questo comparto.
Prodotti innovativi e aumentata sensibilità dei proprietari di animali da compagnia sono i maggiori
drivers di questa buona performance; anche qua dobbiamo però constatare un sempre maggior
incremento dei prodotti “generici” che tendono a diminuire i valori a parità di volumi.
Vale anche per il 2012 il discorso fatto nel 2011 del farmaco umano che va a sostituire quello
veterinario, sostituzione che aumenta nei momenti di crisi economica.
Possiamo concludere che: considerando il dato puntuale di crescita = -0.3%, il trend corrente delle
vendite, l’attuale situazione allevatoriale e dei consumi alimentari, si prospetta una chiusura del
2012 in linea con l’anno precedente. Per il 2013 non si prevedono variazioni significative sul dato
complessivo.
Gas di petrolio liquefatti
I volumi di vendita sono complessivamente in calo, ma il GPL a uso trazione mostra performance
positive grazie all'incremento delle immatricolazioni e delle conversioni a GPL.
Per i primi 10 mesi dell’anno, il Ministero per lo sviluppo economico registra i seguenti dati relativi al
fabbisogno di GPL
- GPL uso combustione: tonn. 1.396.000 (-8,2% rispetto a gennaio/ottobre 2011);
- GPL uso autotrazione: tonn. 1.124.000(+6,5% rispetto a gennaio/ottobre 2011);
- GPL totale: tonn. 2.520.000 (-2,1% rispetto a gennaio/ottobre 2011).
L’andamento delle quotazioni internazionali è stato caratterizzato da una forte instabilità: i prezzi
del propano e del butano dopo un notevole rialzo dei prezzi nei primi 4 mesi dell’anno, stanno
registrando ora un calo percettibile.
La contrazione dei volumi di vendita del GPL uso combustione è conseguenza sia del particolare
andamento climatico, sia di un fenomeno di riduzione dei consumi unitari (a fronte di una stabilità
nel numero delle utenze alimentate a GPL, a causa della crisi economica generale e della
17
presenza/concorrenza di altre fonti di energia su cui grava una pressione fiscale notevolmente
inferiore.
La forte instabilità dei prezzi internazionali del prodotto - con picchi molto elevati nei periodi di
punta negli approvvigionamenti - provoca un “disorientamento” da parte dei consumatori finali e li
porta a contrarre i loro consumi.
Anche questo ultimo periodo si è caratterizzato per un forte impegno del Settore nell'attuazione di
nuove ed importanti normative recentemente entrate in vigore.
Nel secondo semestre dell’anno è stato costante l’impegno delle aziende e dell’Associazione
nell’attuazione della nuova normativa in tema di prevenzione incendi contenuta nel DPR 151/11
che ha innovato profondamente la materia, in un’ottica di semplificazione amministrativa e che
sarà integrata dall’entrata in vigore di nuove procedure e moduli di presentazione delle istanze di
prevenzione incendi.
Dal punto di vista fiscale si mantiene elevato l’interesse del settore alle novità che saranno
introdotte dalla direttiva Europea sulla tassazione Energetica per ottenere previsioni che
garantiscano maggiore tutela per il settore già profondamente colpito, anche a livello Europeo,
dalla crisi economica.
Di particolare importanza è stato l’impegno profuso dal settore nello sviluppo di iniziative di
comunicazione che, con il concorso per giovani creativi dal titolo “Una giornata con il GPL”, mira
ad un rilancio dell’immagine del prodotto.
Continua l’impegno delle aziende nelle verifiche periodiche dei piccoli serbatoi attraverso la
metodologia della Emissione Acustica, con un crescente interesse del settore ad espandere la
tecnica anche ai piccoli serbatoi fuori terra e a quelli interrati di capacità superiore ai 13 m3. In
quest’ultimo caso sono da sottolineare i numerosi positivi esempi di applicazione della tecnica che
alcune aziende stanno portando avanti attraverso lo strumento normativo della deroga.
Le aziende e l’Associazione sono impegnate per un sempre maggiore aumento dei livelli di
sicurezza connessi all’impiego del GPL, nella convinzione che solo una gestione in sicurezza può
garantire uno sviluppo del comparto, anche alla luce delle nuove norme di cui al D. Lgs. 81/08 ed
al successivo D. Lgs. 106/09 in materia di sicurezza sul lavoro.
Nel settore della normazione tecnica, continua l’impegno dell’Associazione nella stesura delle
specifiche tecniche, presso il CTI e delle norme di settore presso il CEN e il CIG. E’ stata pubblicata
la norma UNI 7133 “Odorizzazione di gas per uso domestico e similare” che aggiorna i requisiti di
odorizzazione dei gas per uso domestico e similare, incluso il GPL. La norma contiene, tra l’altro,
una sezione specifica sul controllo del grado di odorizzazione dei GPL destinati agli usi domestici e
similari, commercializzati sia in bombole che in piccoli serbatoi.
L’importante tematica dei rinnovi contrattuali dei raccordi ferroviari dei depositi di GPL è stata
oggetto di un’intensa attività di Assogasliquidi che - dopo aver fornito alle Autorità competenti le
osservazioni del settore GPL sullo schema di rinnovo contrattuale proposto da RFI - ha svolto alcuni
incontri con RFI nei quali sono state chiarite le richieste del settore. In particolare, durante l’ultimo
incontro, il settore ha ottenuto un consistente riconoscimento delle proprie specificità nell’ambito
della definizione del canone di allaccio, per cui è stato definito un trattamento ridotto rispetto al
canone definito in linea generale per tutti i raccordi. Allo stato attuale, tuttavia, non è stata ancora
ufficializzato un testo definitivo che risolva le altre importanti questioni ancora oggetto di confronto.
Attenzione particolare al tema è stata, comunque, assicurata sia dal Ministero per lo sviluppo
economico sia dal Ministero dei Trasporti in relazione alla strategicità del GPL nel panorama
energetico nazionale.
Per quanto riguarda il mercato del GPL per auto, il periodo gennaio-ottobre 2012 può ritenersi
molto soddisfacente sia sul fronte delle immissioni su strada di veicoli nuovi (immatricolazioni e
nuove conversioni), sia con riferimento alle vendite di carburante.
Le immatricolazioni sono cresciute del +131%, da circa 46.000 a oltre 106.000 unità, rispetto allo
stesso periodo del 2011. Le vendite di auto nuove a GPL rappresentano sul totale immatricolato
l’8,78%, mentre nel periodo gennaio-ottobre del 2011 tale percentuale era ad uno scarso 3%.
Analogamente per le conversioni a GPL: nel primi tre trimestri dell’anno le conversioni a GPL sono
aumentate di circa il 50% rispetto al 2011, da 85.000 unità a oltre 125.000.
In assenza di incentivi alla domanda, che hanno invece caratterizzato questi ultimi anni di successo
delle motorizzazioni a gas, è stata l’economicità d’uso del prodotto – frutto soprattutto di una
fiscalità favorevole – e la larga offerta di modelli offerti e molto ben pubblicizzati dalla Case
automobilistiche a determinare questo rinnovato interesse da parte dell’utenza nei confronti del
gas, il tutto accentuato da un periodo di particolare difficoltà economica.
18
I trend di vendita del carburante sono stati altrettanto positivi: il GPL segna un +6,5% nel periodo
gennaio-ottobre rispetto allo stesso periodo del 2011, da 1,055 mln di tonnellate a 1,124 mln, ciò, tra
l’altro, in una fase di profonda recessione dei consumi di prodotti petroliferi per uso autotrazione.
I carburanti tradizionali registrano, infatti, nello stesso periodo un -9,7% nel caso del gasolio e un -
10,5% in quello della benzina.
Proprio per preservare i positivi rapporti di prezzo del GPL nei confronti dei carburanti tradizionali,
Assogasliquidi si sta adoperando affinché la proposta di direttiva europea sulla tassazione dei
prodotti energetici, attualmente in discussione presso il Consiglio dell’UE, stabilisca delle nuove
aliquote d’accisa gravanti sul prodotto compatibili con il livello di tassazione oggi in vigore in Italia
(267€/t). La proposta iniziale avanzata dalla Commissione europea nel 2011 prevede una nuova
metodologia di calcolo che, a regime (post-2018), avrebbe determinato un livello di tassazione
applicato in Italia di circa 4 volte superiore a quello attuale (circa 1000€/t), con la conseguente
scomparsa del mercato e quindi del nostro comparto industriale.
Anche grazie a un tenace e proficuo lavoro di informazione e sensibilizzazione delle Istituzioni
nazionali e comunitarie interessate, il Consiglio dell’UE ha finalmente presentato una nuova
proposta di compromesso che stabilisce valori molto inferiori a quelli proposti inizialmente dalla
Commissione e comunque compatibili con l’aliquota vigente oggi in Italia (inferiori a 250€/t).
Sul fronte delle misure di sostegno all’acquisto di veicoli ecologici, si evidenzia il recepimento delle
disposizioni contenute nel progetto di legge abbinato c.d. “Veicoli elettrici”, di iniziativa
parlamentare, nella legge di conversione del DL “Crescita” del luglio 2012.
Il provvedimento, anche grazie all’attività dell’Associazione, contiene alcune misure per
l’incentivazione dei veicoli a gas (GPL e metano) - inizialmente esclusi – insieme alle autovetture
elettriche, ibride e alimentate con biocarburanti.
Il piano di incentivazioni è rivolto alla mobilità professionale e aziendale, essendo essenzialmente
destinato all’acquisto dei veicoli pubblici o privati per uso terzi (noleggio con conducente, taxi,
trasporto di cose per conto terzi…) e alle vetture utilizzate esclusivamente come beni strumentali
nell'attività propria di un'impresa.
Sebbene meno rilevante della mobilità privata, l’utenza destinataria del provvedimento
rappresenta comunque un bacino molto interessante per il GPL, e per tutti gli altri alternativi, tenuto
conto che tale segmento di mercato è stato finora a quasi completo appannaggio delle
motorizzazioni diesel.
Al di là degli effetti diretti sul mercato, l’unificazione di tutte le tecnologie/carburanti alternativi
sotto una comune classificazione ambientale assume una valenza assoluta in termini di immagine,
nei confronti del mondo politico e del grande pubblico.
Per il GPL auto ciò costituisce un rinnovato riconoscimento delle sue potenzialità ecologiche in un
contesto tecnologico sempre più avanzato e in una prospettiva di lungo periodo.
Per quanto riguarda la rete distributiva dei carburanti, si evidenzia l’attivazione presso il Ministero
dell’Interno del gruppo di lavoro di supporto tecnico all’attuazione delle disposizioni del DL n. 1 del
2012 - convertito con legge n. 27 del 2007 – in materia di erogazione in modalità fai-da-te del GPL.
La Direzione per la Prevenzione Incendi del Dipartimento dei VV.F ha istituito un tavolo di
consultazione, al quale partecipa anche Assogasliquidi, per valutare l’eventuale adozione di una
nuova disciplina di prevenzione incendi che permetta sia l’erogazione self-service del GPL - in
modalità non presidiata da personale addetto - sia il pieno utilizzo delle colonnine multiprodotto
(attualmente è vietata l’erogazione contemporanea del GPL con gli altri carburanti, sui due lati
del dispenser).

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Scenario chimica

  • 1. ettori chimici L’evoluzione dei settori chimici Dicembre 2012 I principali gruppi di prodotti in Italia • Chimica di base, inorganica e tensioattivi pag. 1 • Materie plastiche e resine sintetiche pag. 2 • Fertilizzanti pag. 3 • Fibre artificiali e sintetiche pag. 4 • Gas tecnici, speciali e medicinali pag. 4 • Prodotti aerosol pag. 5 • Agrofarmaci pag. 6 • Intermedi di chimica fine e chimica delle specialità pag. 6 • Principi attivi e intermedi farmaceutici pag. 10 • Pitture e vernici pag. 11 • Detergenti e prodotti per la pulizia e la manutenzione, biocidi pag. 12 • Profumeria e cosmetica pag. 13 • Farmaci di automedicazione pag. 14 • Prodotti per la salute animale pag. 16 • Gas di petrolio liquefatti pag. 16
  • 2. 1 Chimica di base organica e inorganica, tensioattivi Dall’Italia la debolezza si è progressivamente estesa anche all’Europa, pur con significative differenze tra comparti. Non si profila una significativa ripresa nella prima parte del 2013. Per quanto riguarda l’andamento della chimica organica di base in Italia, come era già avvenuto nel 2011, la prima parte dell’anno (gennaio-luglio) ha visto performance migliori di quelle che si sono verificate e che si verificheranno fino al termine del 2012. Una discreta domanda di prodotti derivante dal mercato asiatico ha sostenuto le produzioni europee, in particolare quelle italiane. Purtroppo, il continuo clima di incertezza e il minor potere d’acquisto delle famiglie del “Vecchio continente” insieme al rallentamento delle economie asiatiche hanno provocato, nel corso dell’ultima parte dell’anno, una consistente frenata della domanda e delle produzioni. I tassi operativi degli impianti hanno subito una contrazione; per gli steam cracking si registrano valori nell’intorno del 78/80%, per altri impianti relativi alla filiera resine/poliammidi, gli operating rate sono pari a circa il 70%, anche alla luce della forte sofferenza che caratterizza i settori clienti dell’edilizia e dell’auto. Si stima nel settore della chimica organica di base una riduzione in termini di produzione pari al 5-6%. Passando alle previsioni per il 2013, gli indicatori economici fanno presagire un andamento purtroppo non molto dissimile da quanto consuntivato per il 2012 e, pertanto, si prevede un andamento piatto della domanda, con un primo trimestre non dissimile dal quarto trimestre 2012. Come sempre, per i produttori europei molto dipenderà dalle reali prospettive di crescita del continente asiatico, Cina in testa, che potranno fare la differenza soprattutto per quelle produzioni che l’Europa, e in particolare l’Italia, destina all’export. Passando al comparto della chimica inorganica di base, le produzioni del cloro-soda a livello europeo hanno scontato un calo compreso tra il 3 ed il 4 % su base annua. Da segnalare che la variazione maggiore (-4%) ha riguardato la soda caustica, i cui consumi costituiscono un buon indicatore dell’andamento economico globale dell’area. L’Italia ha mantenuto invariati i propri livelli produttivi di cloro, ormai ridotti ad un livello marginale rispetto a quelli europei, consolidando il ruolo di Paese importatore netto sia di cloro derivati sia di soda caustica. L’andamento della domanda di soda caustica sul mercato domestico rimane negativo. Per il 2013, non si intravedono segnali di ripresa significativi, anche perché le difficoltà di approvvigionamento, conseguenti alla fermata di buona parte delle produzioni del comparto, sta influendo ormai da tempo sul processo che vede la fermata o la delocalizzazione di parte delle produzioni domestiche posizionate a valle nella filiera produttiva. Per quanto riguarda l’acido solforico, la debolezza che ha caratterizzato il mercato domestico nel corso del primo semestre permane anche nella seconda metà dell’anno in corso, a causa del perdurare della crisi economico-finanziaria dei mercati di destinazione. Pur mostrando nel complesso una certa tenuta, i consumi di acido solforico in Italia risentono del clima di incertezza generale e continuano a registrare un certo rallentamento, dovuto anche alle difficoltà di riscossione dei crediti. In due settori chiave nel panorama dell’acido solforico, quello dei pigmenti (biossido di titanio) e quello del metilmetacrilato, si conferma un calo dei consumi pari a circa il 30% nel primo caso, a causa della riduzione della produzione, e a circa il 15-20% nel secondo caso, per la debolezza del settore di applicazione di riferimento. Più rosea la situazione delle esportazioni che, grazie soprattutto al crescere della domanda nei mercati emergenti - quello sudamericano in particolare - hanno registrato un incremento consistente, soprattutto a partire dai mesi estivi. Anche nell’ultimo trimestre, la performance dell’export risulta positiva e rivolta prevalentemente al mercato mediterraneo (Grecia e Turchia, in particolare), grazie al verificarsi di situazioni contingenti quali inaspettati fermi impianto da parte di altri produttori nell’area mediterranea, oltre che al permanere di una solida domanda in alcuni settori, come quello dei fertilizzanti (trainata da Paesi come il Marocco e la Turchia, nonostante il crollo della domanda tunisina). Per quanto riguarda la materia prima, alcuni fermi manutentivi da parte delle raffinerie italiane hanno determinato la necessità di ricorrere, nel corso del secondo semestre, in maniera sempre più consistente alle importazioni da mercati esteri, con un conseguente incremento degli approvvigionamenti dello zolfo solido rispetto al liquido. Le previsioni per il 2013 non si discostano molto da quelli che sono gli andamenti attuali, soprattutto per quanto riguarda il primo semestre; in particolare, i consumi di acido solforico da parte dell’industria del biossido di titanio si profilano in calo di circa un terzo rispetto ai normali fabbisogni. Il mercato domestico si prevede, nel complesso, abbastanza stabile, pur nel clima generale di debolezza, mentre elementi positivi provengono, ancora una volta, dalle esportazioni, per le quali
  • 3. 2 si prevede l’irrobustirsi della domanda, soprattutto da parte dell’area sudamericana e specie nell’ultimo trimestre del 2013, quando sono in previsione fermate manutentive da parte di alcuni importanti produttori locali. Una leggera ripresa è ipotizzabile anche per il mercato interno nel corso del secondo semestre. Per quanto riguarda, nello specifico, la produzione di acido solforico in Italia, nel corso del primo semestre 2012 essa si è attestata attorno alle 618.000 tonnellate, con un consumo interno di circa 475.000 tonnellate. Allo stato attuale, è possibile ipotizzare una produzione annua complessiva pari a circa 1.200.000 tonnellate, con un consumo interno compreso tra 900.0000 e 1.000.000 tonnellate. Passando al settore dei tensioattivi, il 2012 si sta delineando come un’annata tutto sommato meno negativa, dal punto di vista dei consumi, di quanto ci si attendesse. Da evidenziare un certo cambiamento nelle abitudini di acquisto di tensioattivi per la detergenza. I produttori nel mondo della detergenza, infatti, non seguono più una stagionalità classica ma subiscono maggiormente l’impatto dei loro grandi clienti (tipicamente le catene di distribuzione) che fanno leva sulle promozioni commerciali (es: 3X2). Questo porta ad avere da parte della filiera picchi di produzione/consumi e poi a seguire rallentamenti. La produzione italiana è certamente allineata ai consumi. La situazione economica/finanziaria generale genera incertezza sulle prospettive per il prossimo anno; in generale, si può auspicare che il trend dei consumi rimanga coerente rispetto al 2012. Ora più che mai la volatilità delle materie prime dei tensioattivi può influenzare i consumi. Un’ulteriore variabile di impatto sui consumi può essere rappresentata da riduzioni della presenza di tensioattivi nelle formule dei prodotti finiti (detergenti). Materie plastiche e resine sintetiche Prosegue anche nel quarto trimestre un andamento deludente dei consumi italiani diffuso a tutte le materie plastiche. Sulla base delle indicazioni fornite da Plastic Consult, l’andamento del mercato delle materie plastiche in Italia nei primi 9 mesi del 2012 è risultato ancora deludente. La domanda di polimeri da parte dei trasformatori ha superato di poco le 4.300 Kton, facendo segnare un calo di quasi il 7% rispetto allo stesso periodo del 2011. A determinare tale trend negativo sono state soprattutto le poliolefine (-6,2%), che incidono per oltre il 56% del consumo di materie plastiche in Italia. Nello specifico, il LD/LLDPE è diminuito dell’8,4% a causa principalmente del rilevante calo dell’estrusione film, principale mercato di sbocco di tali polimeri, dove si risente della perdurante crisi del film estensibile e di quello agricolo; l’HDPE ha fatto segnare un -6,5%, come risultato della flessione del comparto film e tubi; il PP è calato del 4,2%, a seguito della frenata del settore iniezione e foglia. Analizzando le altre materie plastiche, si segnala il calo del PVC rigido (-8,7%) e di quello plastificato (-5,7%), a causa della consistente flessione della maggior parte dei rispettivi mercati di sbocco; del PS (-8,3%), con tutti i settori in rilevante contrazione, in particolare quello dello stampaggio a iniezione, che mostra un calo a doppia cifra; dell’EPS (-10,9%), con la produzione del “blocco” destinato all’edilizia in maggiore sofferenza; del PET (-2,0%), il “migliore” dei polimeri per la sua vicinanza a un settore, quello alimentare e, in particolare, dell’acqua minerale, meno toccato dalla crisi; del PA (-5,6%), penalizzato dalla crisi dell’automobile e degli elettrodomestici; degli espansi poliuretanici (-11,7%) i cui principali settori di sbocco, fatta eccezione per la letteria, sono in decisa contrazione. Le cause generali di tale andamento sono da ricercarsi nella grave crisi dell’edilizia civile e industriale, nel calo della produzione industriale, che risente della diminuita competitività derivante anche da obiettive condizioni di svantaggio (costo dell’energia, tempi di pagamento, difficoltà di accesso al credito), nella contrazione dei consumi delle famiglie, a causa della forte erosione del potere d’acquisto conseguente ai problemi occupazionali, alle manovre finanziarie e all’aumento dell’inflazione, nei tagli alla spesa pubblica e agli investimenti in infrastrutture.
  • 4. 3 Sulla base del consuntivo dei primi 9 mesi dell’anno e delle previsioni ancora negative per quanto riguarda il quarto trimestre, ci si attende per il 2012 un andamento complessivamente deludente della domanda di materie plastiche. Le previsioni indicano, infatti, su base annua, un calo di circa il 6%. Fertilizzanti Mancanza di liquidità dei clienti e avversità climatiche condizionano i consumi interni di fertilizzanti. Più positive le opportunità di export, specie per i prodotti specialistici. Ad una primavera bizzarra ha fatto seguito un’estate siccitosa che ha causato, in particolare al nord e nel nord-est, ingenti danni alle colture di mais. Oltre che alla diminuzione quantitativa delle rese, le avverse condizioni metereologiche hanno influito sulla qualità del raccolto (prova ne è stata l’aumentata presenza di aflatossine nel prodotto conservato). In presenza di una diminuzione in primavera dei quantitativi per ettaro di concimazione azotata, le carenze nutrizionali hanno accentuato i danni della carenza d’acqua. Il secondo periodo dell’anno vede quali protagonisti più il fosforo e il potassio che l’azoto; quest’ultimo, tra l’altro a causa del suo scarso utilizzo da parte delle colture in questo periodo dell’anno, viene limitato per legge in molti disciplinari di produzione. Il fosforo e il potassio registrano una flessione nelle concimazioni autunnali dell’ordine del 20% in assoluto che, abbinato ad un aumento al nord della superficie investita a cereali pari a circa il 10- 15%, porta ad una diminuzione della distribuzione di concimi per ettaro pari a circa il 30%. Gli scarsi utilizzi di concime sono stati causati anche da una quotazione che si è mantenuta su livelli medio- alti fino a poche settimane fa. Il Centro Italia ha invece dovuto fare i conti in queste ultime settimane d’autunno con inondazioni e dissesti idrogeologici che hanno bloccato le attività di semina di cereali. Il ritardo purtroppo non si limiterà ad alcune settimane ma, date le condizioni del terreno, si prevede che non si potrà provvedere alle semine fino ai primi mesi del prossimo anno. Il Sud sta vedendo un calo sensibile delle semine di grano duro che è stato sostituito in parte dall’orzo, meno esigente dal punto di vista nutrizionale. Anche qui si prevede un calo di utilizzo dei nutrienti che si stima del 20% circa. L’utilizzo dell’azoto, è sempre stato molto meno influenzato dal prezzo rispetto agli altri elementi nutritivi. Anche qui le cose stanno decisamente cambiando e le quotazioni di mercato che si sono mantenute alte fino a qualche settimana fa, in presenza di una situazione finanziaria delle aziende agricole decisamente non brillante, hanno indotto una contrazione del consumo (-4/5%). Coerentemente con quanto già evidenziato, i concimi organici e quelli organo minerali – che fanno della presenza dell’azoto organico uno dei loro punti di forza – hanno manifestato un calo sensibile (–5/7% i primi e -10/12% i secondi) mentre in questo periodo dell’anno generalmente si mostrano stabili. Come per i concimi minerali, ha influito la mancanza di liquidità dei clienti con conseguente difficoltà di pagamento nei confronti delle imprese produttrici di fertilizzanti. Per tali ragioni molti fabbricanti si sono visti costretti a rivedere i programmi produttivi con, in alcuni casi, ricadute sugli assetti occupazionali. I prodotti specialistici, tradizionalmente destinati alle colture ad alto reddito, soffrono in misura minore degli altri prodotti dell’attuale congiuntura economica potendo contare sul mercato estero che continua ad essere uno sbocco privilegiato e in crescita. Mentre sul mercato domestico registrano un calo significativo quantificabile attorno al 10/20%, i nuovi mercati e le nuove nicchie nei Paesi di destinazione già consolidati hanno garantito la crescita delle imprese nazionali anche se non con il medesimo vigore di un tempo. Questo anche a motivo del permanere di una situazione turbolenta nei Paesi del medio Oriente. Per la prossima primavera non ci si aspetta una sensibile ripresa dei consumi delle commodities che si ritiene si manterranno sui livelli attuali, complice una prevista riduzione delle superfici a mais – stimata attorno al 10% – che purtroppo vanificherà gli sforzi per l’adozione di più corrette dosi agronomiche onde evitare le conseguenze viste quest’anno.
  • 5. 4 Fibre artificiali e sintetiche Per superare le difficoltà congiunturali e continuare a guardare al medio-lungo termine, le imprese del settore seguono la strada dell’innovazione, della sostenibilità e del servizio al cliente. Il 2012 è stato un anno difficile per il settore, che - dopo il 2011 - registra un altro calo dei volumi di vendita. Per il 2013 si prospetta una stabilizzazione o al più una debole crescita. In effetti, le condizioni di domanda per il settore non saranno ancora positive, soprattutto nel mercato domestico, ma anche in quello europeo, per buona parte dell’anno. Una vera e propria ripresa è pertanto posticipata al 2014. La domanda domestica è negativa con i principali settori clienti delle fibre in difficoltà, in particolare l’auto, le costruzioni e l’arredamento (in quanto connesso al ciclo dell’edilizia). Sia nel settore dell’abbigliamento, sia in quello dell’arredo, non si può escludere nei prossimi mesi qualche chiusura da parte di imprese di piccole dimensioni e troppo fragili dal punto di vista finanziario per sopportare ulteriori cali di attività. Il settore delle fibre man-made è, però, un settore fortemente internazionalizzato: le imprese esportano la maggior parte del loro fatturato e sono presenti con stabilimenti produttivi in diversi Paesi dentro e fuori i confini europei. L‘export nel 2012 ha mostrato performance migliori rispetto alla domanda domestica, anche se non brillanti come nel 2011. Sono i Paesi extra UE a fare da traino: Nord Africa, America centro- meridionale, Medio Oriente e Asia orientale. Nella seconda parte dell’anno e in particolare nell’ultimo trimestre si è invece fatto sentire con più forza il peggioramento dell’attività nell’Area Euro, che rappresenta di fatto il principale mercato di destinazione dell’export italiano di fibre man- made. E’ ragionevole attendersi che questa dicotomia nell’export caratterizzerà anche la prima parte del 2013. I principali settori clienti delle fibre man-made mostrano alcune difficoltà anche a livello europeo: • l’auto - che aveva tenuto fino a metà dell’anno – è in forte calo nel quarto trimestre del 2012 e non sono previsti significativi miglioramenti per la prima parte del 2013. Sono in atto ristrutturazioni e tagli di capacità produttiva in alcuni Paesi; • il ciclo delle costruzioni è ancora negativo in molti Paesi europei e non ci saranno significative svolte fino al 2014; • non si arresta il calo del tessile, colpito in particolare dalla debolezza degli impieghi per l’arredamento - connessi al ciclo dell’edilizia – e da un quadro generale poco favorevole ai consumi - in primis durevoli, ma anche quelli semidurevoli come l’abbigliamento – caratterizzato da redditi in calo e crescente disoccupazione in molti Paesi dell’Area Euro alle prese con manovre restrittive per il riordino dei conti pubblici. In un contesto difficile le imprese italiane non rimangono passive, bensì aumentano l’impegno nella ricerca e nell’innovazione, al fine di creare prodotti e soluzioni sempre nuovi e su misura per i clienti, con una crescente attenzione alle nuove esigenze in materia di sostenibilità. Attraverso i loro prodotti, le imprese del settore possono continuare a contribuire al successo di diverse filiere produttive europee e del Made in Italy, diventandone sempre più dei partner insostituibili. Gas tecnici, speciali e medicinali Calo moderato della produzione e attese di ripresa affidate all’export dei settori clienti. Pesanti rincari del costo dell’energia legati non solo alla materia prima, ma soprattutto agli oneri impropri. Il 2012 si chiude in negativo anche per i gas industriali. Il consuntivo dei primi nove mesi dell’anno evidenzia un calo della produzione dell’1,4% (dato Istat) e, alla luce dell’andamento dell’industria manifatturiera a valle, si può prevedere una diminuzione complessiva di circa il 2% a chiusura d’anno. Il settore ha sofferto di una crisi che ha colpito tutti i principali comparti clienti, più o meno indistintamente, dalla chimica alla metallurgia, dalla meccanica alla petrolchimica. Permangono notevoli preoccupazioni sul fronte della stretta creditizia, ancora molto forte e legata a fattori di natura esogena, quali l’andamento dello spread. Le difficoltà sono accusate particolarmente dalle imprese clienti di minore dimensione, ripercuotendosi come mancati/ritardati pagamenti verso i fornitori di gas, ma il problema è comunque sentito in modo diffuso a causa di una situazione deteriorata da un lungo periodo di recessione.
  • 6. 5 Nessuna svolta nemmeno sul fronte dei costi delle materie prime, che nel caso dei gas si identificano con i costi energetici: la prevista crescita dei Paesi “energivori” ostacolerà qualsiasi rientro dei prezzi dell’energia sebbene non vi sia nemmeno motivo di prevedere rincari accentuati, considerato il sostanziale equilibrio tra domanda e offerta di petrolio a livello internazionale (fatto che potrebbe però essere rimesso in discussione dalle più recenti tensioni politiche in Medio Oriente). Molto più preoccupanti sono invece i notevoli rincari della componente tariffaria corrisposta dalle imprese italiane: la bolletta energetica continua a subire incrementi sempre molto importanti: si stima che a fine 2012 l’aumento dei costi energetici sarà di circa il 17%. E’ però la componente tariffaria inclusa in tali costi che traina tutto l’incremento: oneri di sistema e accise sono infatti aumentati del 55% rispetto all’anno precedente, rappresentando ormai il 30% dei costi totali a carico delle imprese del settore. Con riferimento al comparto medicinale, seppur coinvolto nella crisi globale dell’industria nazionale, non si prevedono significativi scostamenti dell’attività produttiva rispetto al 2011. L’effetto della Spending Review sulla spesa sanitaria comporterà tuttavia un prevedibile ridimensionamento delle prestazioni, anche se focalizzato sulle componenti di servizio e di accessori. Per il 2013 si attende un recupero dell’attività produttiva nell’ordine del 2-3%, nel caso si concretizzino le previsioni di una possibile ripresa dell’export, non solo diretto ma anche di intere filiere industriali. I settori clienti che più se ne avvantaggeranno saranno la metalmeccanica e la chimica. Ancora sofferenti invece i comparti più legati alla domanda interna, penalizzata dalle manovre restrittive e degli effetti recessivi sull’occupazione, e alla spesa pubblica. Prodotti aerosol La diffusione della crisi a quasi tutti i settori di utilizzo e la tendenza verso prodotti più economici condizionano i prodotti aerosol, nonostante l’andamento ancora buono della cosmetica. Il settore dei prodotti aerosol, anche comunemente noti come prodotti spray, permea trasversalmente quasi tutti i settori del largo consumo, più alcuni prodotti tecnici di impiego professionale. Ciò ha storicamente consentito al settore di mostrare un andamento globale abbastanza stabile rispetto agli andamenti congiunturali dei singoli comparti di utilizzo. Tuttavia, in questa situazione, si sta assistendo a cambiamenti oramai strutturali nei comportamenti di consumo e così, già nel 2011 e per la prima volta, si è assistito a una contrazione dei volumi di prodotto riempito in Italia dell’1,3% per un totale di circa 550 milioni di pezzi. In questo caso il calo è stato generalizzato a tutte le categorie di prodotti, con l’unica eccezione dei prodotti per auto e della cosmetica (prodotti per uso personale). Questo non deve stupire perché il calo di acquisto di auto nuove fa aumentare l’incidenza degli interventi di manutenzione “fai-da-te”, mentre la cosmetica è sicuramente uno dei pochi comparti, in generale, che pur avendo mostrato una contrazione rispetto al passato vede ancora dati di vendita positivi. Pur non essendo ancora disponibili dati complessivi di settore relativi al 2012, è ragionevole prevedere un ulteriore calo della produzione superiore all’1,5% in quanto la possibile “tenuta” dell’export è sicuramente inficiata da un forte calo del consumo interno. Il prodotto aerosol costituisce un dispositivo d’impiego molto efficace ma sicuramente più costoso di eventuali alternative. Sono quindi più colpiti i settori di consumo dove esiste un’alternativa più economica. L’estate particolarmente calda ha favorito la tenuta del settore degli insetticidi domestici, ma cali sensibili del mercato interno sul comparto casa si conoscono già per alcune tipologie di prodotti: deodoranti spray (-3%), appretti (-7%), pulitori per mobili (-5%), smacchiatori (-2%), pulitori per tappeti (-9%). Il prodotto cosmetico nel suo complesso dovrebbe mostrare una sostanziale tenuta dei volumi, con uno spostamento di scelta da prodotti di alta gamma verso prodotti di marca più economica. Continua a soffrire il settore delle vernici spray, che aveva già mostrato un primo arretramento nel 2011 e che per il 2012 potrebbe consuntivare un -9% in volume. Il comparto dei prodotti tecnici cala anche a causa del costo sempre maggiore della formulazione di soluzioni “non infiammabili” a causa del progressivo bando nell’uso del propellente
  • 7. 6 HFC 134a, sebbene ora il settore aerosol sia piuttosto salvaguardato per quanto riguarda gli usi tecnici e farmaceutici considerati “essenziali”. Agrofarmaci Mercato italiano complessivamente in contrazione sia in valore, sia in quantità con significative differenziazioni tra segmenti. Il mercato italiano degli agrofarmaci ha registrato nei primi nove mesi del 2012 un decremento pari al 3,1% in valore e al 6,3% in quantità. Le uniche colture che registrano un trend positivo sono il mais, il frumento e la bietola. Tutte le altre colture registrano un calo più o meno generalizzato in termini di ettari trattati. Il mercato dei fungicidi mostra pesanti cali sia in valore che in quantità, rispettivamente del 12,4% e del 11,2%. La tendenza negativa è ampiamente diffusa in quasi tutti i comparti. Cali consistenti in valore, sempre accompagnati da contrazioni delle quantità più o meno cospicue, si registrano infatti per gli antiperonosporici (-15,4%), gli ossicloruri (-27,3%) e gli antibotritici (-20,2%). Sono in campo negativo anche gli antioidici, i solfati, i ditiocarbammati e gli zolfi. E’ stata determinante la mancanza generalizzata di condizioni favorevoli allo sviluppo delle malattie. Fanno eccezione gli incrementi in valore dei fungicidi per cereali e bietola (+4,6%) e i prodotti a base Captano, Dodina e Dithianon (+1,6%). Il mercato degli insetticidi ha registrato un aumento dell'1,9%. In realtà il segno positivo è trainato per la quasi totalità dal forte aumento dei geoinsetticidi (insetticidi del terreno per il mais) che registrano un +76,3%. Gli andamenti degli altri comparti principali - quali gli acaricidi, gli aficidi, i piretroidi e gli esteri fosforici - sono tutti di segno negativo. Per questi ultimi due si assiste anche a un calo degli ettari trattati. Un aumento del valore degli insetticidi ad azione generica compensa e supera di poco il decremento dei lepidottericidi. Il mercato degli erbicidi segna un incremento pari al 6,7%. Un incremento importante si registra per il comparto del diserbo di pre emergenza del mais - soia (+24,8%) che supera abbondantemente il calo del segmento di post emergenza per le stesse colture. La superfice trattata per questi due segmenti nel complesso è pressoché stabile. Per il frumento, gli avenicidi e i dicotiledonicidi segnano un importante +39,6% accompagnato da un aumento del 19,7% della superfice trattata. Trend positivi si riscontrano per il diserbo bietola, quello delle arboree e dei letti di semina rispettivamente pari al +44,6% e al +10%. In controtendenza il diserbo riso registra un –8,3% accompagnato da un decremento della superfice trattata. Il mercato dei fumiganti/nematocidi ha avuto cali drastici sia in valore che in quantità rispettivamente del 25,4% e del 30,4%. Intermedi di chimica fine e delle specialità Peggioramento dei livelli di attività nell’ultima parte del 2012. Inizio del 2013 ancora denso di criticità, ma qualche spiraglio di ripresa per la fine dell’anno. Dopo l’Italia anche l’Area Euro nel suo complesso è entrata in recessione, anche se più lieve. Tra i Paesi avanzati, solo gli USA conservano un moderato incremento dell’attività. Per quanto riguarda i Paesi emergenti, ci sono nuovi segnali di rilancio dell’attività in Cina e in Brasile, ma prosegue il rallentamento in Russia e in India. Per Italia l’uscita dalla crisi sarà lenta. Il processo di selezione iniziato nel 2009 non si è concluso: gli operatori con condizioni finanziarie e reddituali troppo fragili per poter affrontare ulteriori cali di domanda saranno costretti a uscire dal mercato. Sono in particolare difficoltà le imprese di piccole dimensioni, prevalentemente concentrate sul mercato interno e/o operanti in settori collegati alle costruzioni e ai beni durevoli. È questo il contesto entro cui operano le imprese della chimica fine e delle specialità attive in Italia. Per il complesso di queste imprese il 2012 si chiude in negativo. Negli ultimi mesi dell’anno, l’attesa di un calo nei prezzi di questi prodotti (percepiti dai clienti come troppo elevati rispetto ai
  • 8. 7 fondamentali) si è unita alla tendenza tipica di fine anno di non accumulare scorte in magazzino, riducendo ulteriormente gli ordini. Il 2013 sarà caratterizzato da un inizio ancora denso di criticità ma qualche spunto di crescita nella seconda parte dell’anno permetterà di chiudere il 2013 con una stabilizzazione dei livelli di attività. Una vera ripresa è rimandata al 2014. I cali di attività sono abbastanza diffusi, ma con intensità diverse a seconda dei mercati geografici e dei settori serviti. Le imprese della chimica fine e delle specialità poco orientate all’estero o che servono prevalentemente imprese italiane che non esportano risultano essere quelle in maggiore difficoltà, anche in prospettiva, visto che il processo di selezione in atto tra le imprese italiane si tradurrà inevitabilmente in una minore domanda domestica di intermedi di chimica fine e specialistica. Risultano penalizzate anche le imprese i cui prodotti entrano a far parte di filiere produttive connesse ai settori dell’edilizia, del mobile e dell’auto, che attraversano una fase di debolezza non solo in Italia, ma anche in diversi altri Paesi dell’Area Euro - che rimane comunque tra i principali mercati di destinazione dell’export di molte imprese italiane. Le imprese che invece sono ben presenti sui mercati esteri - sia attraverso vendite dirette, sia attraverso l’export dei loro clienti – riescono a compensare e in alcuni casi a superare i cali della domanda interna, che continueranno a caratterizzare ancora gran parte del 2013. In particolare, permangono buone possibilità di crescita sui mercati extra-europei, sicuramente più lontani e difficili da raggiungere, ma anche molto più dinamici. Non va dimenticato che - anche in un contesto così difficile e sfidante – si aprono spazi di opportunità per alcune imprese in grado di cogliere gli spazi di domanda che si vengono a liberare a seguito della chiusura di alcune imprese finanziariamente troppo fragili o della decisione di alcuni grandi multinazionali di uscire da determinati business (per esempio nel tessile e nel cuoio). Questi business possono risultare marginali o poco redditizi per imprese molto grandi, ma sono più facilmente gestibili da imprese di medie dimensioni, flessibili e che allo stesso tempo siano sufficientemente strutturate per sostenerne i costi (es. REACH). I prezzi delle materie prime sono volatili e restano comunque su livelli elevati. Trasferire gli aumenti sui prezzi finali è complesso: sul mercato domestico, a causa delle debolezza della domanda e sui mercati esteri, a causa di una concorrenza agguerrita che porta spesso a sacrificare i margini pur di mantenere volumi adeguati. In questo contesto investire in innovazione è tanto difficile quanto necessario, soprattutto in una prospettiva di medio-lungo termine. I clienti continuano a valorizzare quei prodotti innovativi che permettono concreti risparmi di costo nei processi di produzione. Il settore della chimica fine e delle specialità è un settore complesso e variegato che comprende imprese attive in diversi comparti. Le imprese di intermedi chimici e altri prodotti di chimica fine (che sono utilizzati per la produzione di molteplici prodotti chimici quali detergenti, cosmetici, aromi ed essenze, medicinali e agro-farmaci, plastiche, vernici) sono le imprese che si pongono più a monte nella filiera produttiva. Per queste imprese il mercato domestico risulta ancora molto debole e le uniche possibilità di crescita - attuali e per il prossimo futuro - si concentrano all’estero, specialmente fuori dall’Europa. La domanda da parte dei clienti italiani che esportano si mantiene positiva. I prezzi in euro dei building block – soprattutto etilene e propilene, i due principali input produttivi – rimangono elevati e molto vicini, se non addirittura superiori, ai picchi del 2008. L’elevato costo dell’energia in Italia resta un fattore di svantaggio competitivo. I catalizzatori - anche essi prodotti della chimica fine - sono dispositivi che, utilizzati nelle industrie chimiche, farmaceutiche e nelle raffinerie, permettono di aumentare l’efficienza delle materie prime ottimizzando l’impiego di energia. La domanda di catalizzatori nasce dall’esigenza di sostituzione (che rappresenta la quota maggioritaria) o dall’apertura di un nuovo impianto chimico. Poiché la durata di un catalizzatore dipende dall’uso effettivo che ne viene fatto, la riduzione dei volumi prodotti di chimica si traduce inevitabilmente in una minore domanda di catalizzatori. Dall’altro lato, poiché l’apertura di nuovi impianti chimici è fortemente concentrata in Cina e nell’area asiatica, è facile intuire come la presenza su questi mercati sia condizione necessaria per le imprese di questo settore. Molto fermento proviene dalle nuove applicazioni riguardanti la biochimica. L’esigenza prioritaria del continuo efficientamento dei processi produttivi spinge le imprese del settore a continuare a investire in innovazione (es. uso delle terre rare).
  • 9. 8 Proseguendo più a valle lungo la filiera produttiva troviamo le specialità chimiche. La domanda di additivi per i prodotti vernicianti e i coating dipende strettamente dall’andamento dei settori a valle in cui le vernici e i coating trovano impiego, ossia l’auto, l’edilizia, la metalmeccanica e il legno-mobile. Si evidenziano cali sostenuti nella domanda domestica di prodotti vernicianti destinati all’edilizia, in quanto questo settore in Italia sta vivendo ancora un ciclo fortemente negativo, specialmente nel nuovo residenziale. Neanche l’export riesce a dare un contributo significativo, poiché anche nei mercati vicini (Spagna, Grecia e Regno Unito) le costruzioni non vivono condizioni positive. Solamente nei mercati emergenti dell’Asia e del Nord Africa si rilevano ritmi di crescita sostenuti e una ripresa - benché moderata - è iniziata negli USA. Un andamento solo poco meno negativo riguarda la domanda di prodotti vernicianti per il mobile. Il settore degli additivi per vernici e coating è influenzato negativamente anche dalle difficoltà dell’auto in Italia e, più in generale, in Europa: l’immatricolato è in calo in tutti paesi dell’Area Euro con l’unica eccezione della Gran Bretagna e nel settore sono previsti una serie di tagli alla capacità produttiva. La domanda proveniente dall’industria metalmeccanica mostra una sostanziale tenuta, anche in Italia. I clienti (specialmente italiani) continuano a lavorare tenendo le scorte su livelli minimi e molti - specialmente i più piccoli - presentano ancora difficoltà finanziarie non trascurabili che si riverbero sui tempi di pagamento. La produzione in Italia di additivi e ausiliari per materie plastiche ed elastomeri nel 2012 ha mostrato un profilo di costante indebolimento fortemente condizionato dall’andamento dei consumi di polimeri plastici in Italia e in Europa. In particolare, cali sostenuti riguardano gli additivi per il PVC, in quanto questo tipo di plastica è utilizzata per la produzione di infissi e tubi nell’edilizia, settore in forte crisi in gran parte dei Paesi dell’Europa del Sud (tra cui l’Italia). Spunti positivi provengono dai mercati dagli USA (dove è iniziata una ripresa) e del Nord Africa ( dove i ritmi di crescita si mantengono elevati, anche se la situazione politica rimane una fonte di incertezza ). In peggioramento nel corso del 2012 – e senza segnali di inversione per il 2013 - è risultata la domanda di polimeri e gomme destinate al settore dell’auto, che mostra un calo deciso nei volumi di attività nell’ultimo trimestre del 2012. Il settore dell’auto a livello europeo è interessato da un processo di ristrutturazione e tagli alla capacità produttiva. Dopo aver tenuto per gran parte dell’anno, soffre anche l’auto tedesca. La crisi generale e i costi della benzina alle stelle hanno comportato un minore utilizzo dei veicoli riducendo l’esigenza di ricambio dei pneumatici (fanno eccezione i pneumatici destinati ai trattori, settore connesso all’agricoltura e non all’industria). Per il settore degli ausiliari destinati all’industria tessile spunti di crescita positivi provengono dai mercati asiatici. La Cina resta un importantissimo mercato di produzione e di consumo, ma sempre maggiore rilevanza assumono quei paesi del sud-est asiatico (Indonesia, Bangladesh, Cambogia, India, Vietnam) verso cui le stesse imprese cinesi stanno spostano la produzione alla ricerca di costi di produzione inferiori. A livello italiano ed europeo, però, il settore tessile chiude il 2012 con una contrazione dei livelli produttivi e le prospettive per il 2013 sono al massimo per una stabilizzazione su livelli bassi. Il costo delle materie prime per i produttori di chimica per il tessile rimane un aspetto critico, così come le tensioni finanziarie dei clienti italiani: in particolare, realtà di piccole dimensioni, con situazioni reddituali fragili e troppo poco strutturate per essere in grado di cogliere le opportunità offerte dai mercati esteri, appaiono di fatto a rischio chiusura. In Italia il settore del cuoio è stato luogo negli ultimi anni di un intenso processo di ristrutturazione: selezione delle imprese, concentrazione dei produttori tramite acquisizioni delle piccole concerie da parte delle imprese più solide e delocalizzazione di molte produzioni verso i Paesi asiatici per motivi ambientali e connessi ad un minore costo del lavoro. E’ un processo ormai in fase avanzata, ma a fronte della nuova ondata recessiva non si può escludere l’ulteriore fuoriuscita di qualche attore finanziariamente fragile. In questo contesto, per le imprese degli ausiliari per il cuoio sono India, Cina e Brasile i mercati più dinamici e con le migliori prospettive per il futuro. Per quanto riguarda i settori di destinazione finale, soffrono maggiormente gli impieghi dell’arredamento e dell’auto (che tuttavia rappresentano la parte più consistente dei volumi prodotti) rispetto a quelli della moda-lusso, dove peraltro i marchi italiani godono di un indiscusso apprezzamento a livello internazionale. Per concludere, c’è una parte della chimica delle specialità che si rivolge all’industria alimentare e al largo consumo, che sono due settori caratterizzati da una certa anti-ciclicità. I cali in questi
  • 10. 9 settori sono più ridotti rispetto alla chimica che serve gli altri settori industriali, ma non mancano delle criticità. Le famiglie in Italia e in altri paesi dell’Area Euro, vedono fortemente ridotta la loro capacità di spesa a causa delle politiche fiscali molto restrittive attuate simultaneamente dai Governi per mettere ordine nei conti pubblici. La capacità di raggiungere anche i mercati più dinamici (soprattutto extra UE) diventa, di conseguenza, sempre più importante per garantirsi volumi di vendita adeguati. Per quanto riguarda in particolare la domanda di materie prime e additivi per l’industria cosmetica, dopo un primo semestre di crescita ancora buona, la seconda parte del 2012 è in calo. A fronte di un mercato italiano ed europeo in difficoltà, rimangono interessanti opportunità di crescita fuori dall’Area Euro. E’ sempre più indispensabile uno sforzo innovativo concreto che permetta all’offerta di non diventare commodity e di non essere eccessivamente vulnerabile ai prezzi delle materie prime, che restano elevati. Purtroppo le condizioni generali di fiducia e creditizie in Italia non rendono semplice la pianificazione e il finanziamento di progetti e investimenti a medio-lungo periodo, favorendo tra le imprese clienti un atteggiamento che segue preferibilmente le mode del momento e ritorni veloci senza uno sguardo al futuro. A valle non è da escludersi la fuoriuscita dal mercato di alcuni produttori, specialmente di piccole dimensione, che non si dimostreranno sufficientemente strutturati per affrontare i costi imposti nel 2013 dalla nuova normativa sui cosmetici. I tempi di pagamenti della clientela italiana rimangono una nota dolente per molti produttori di materie prime per cosmetica. Si attende però qualche miglioramento dall’applicazione delle Direttiva sui pagamenti. I produttori di chimica per la detergenza (ausiliari, oleochimica e tensioattivi) risentono dell’indebolimento dei consumi di detergenza in Italia, per cui non è prevista un’inversione di tendenza neanche nel 2013. Nel settore a valle la pressione promozionale si conferma su livelli estremamente elevati e questo si traduce in una maggiore difficoltà nel trasferire gli aumenti di costo sui prezzi finali. Tiene relativamente bene la domanda da parte della marca privata, anche grazie al suo ingresso in nuove categorie di prodotti. Per il settore dei tensioattivi, il 2012 si sta delineando come un’annata tutto sommato meno negativa, dal punto di vista dei consumi, di quanto ci si attendesse. Da evidenziare, però, un certo cambiamento nelle abitudini di acquisto di tensioattivi per la detergenza. I produttori nel mondo della detergenza, infatti, non seguono più una stagionalità classica ma subiscono maggiormente l’impatto dei loro grandi clienti (tipicamente le catene di distribuzione) che fanno leva sulle promozioni commerciali (es: 3X2). Questo porta ad avere da parte della filiera picchi di produzione/consumi e poi a seguire rallentamenti. La situazione economica/finanziaria generale genera incertezza sulle prospettive per il prossimo anno; in generale, si può auspicare che il trend dei consumi rimanga coerente rispetto al 2012. Ora più che mai la volatilità delle materie prime dei tensioattivi può influenzare i consumi. Un’ulteriore variabile di impatto sui consumi può essere rappresentata da riduzioni della presenza di tensioattivi nelle formule dei prodotti finiti (detergenti). Per quanto riguarda l’oleochimica (che si rivolge non solo alla detergenza, ma anche all’industria alimentare e cosmetica) nel complesso del 2012 i volumi di produzione si posizionano su livelli inferiori rispetto al 2011 e le prospettive per la prima parte del 2013 non sono positive. Il prezzo delle materie prime di origine vegetale (olio di palma) e animale sono calati rispetto ai picchi del 2011, ma per quanto riguarda il grasso animale, rimangono comunque superiori al 2008 e questo si spiega con la domanda aggiuntiva e parallela a quella dell’industria oleochimica che proviene dall'industria del biodiesel, che lo considera come possibile materiale soggetto alla clausola del double counting. Le performance dei produttori di fragranze sono strettamente connesse all’andamento dei settori a valle della detergenza (debole) e della cosmetica (più positivo ma comunque non brillante). Il mercato estero si presenta molto più dinamico di quello domestico, dove i consumi sono depressi da una dinamica non favorevole del reddito disponibile delle famiglie italiane. I prezzi delle materie prime hanno smesso di crescere, ma si mantengono comunque su livelli elevati e in molti casi si riscontra anche difficoltà nel reperirle. È il caso del mentolo o delle lavanda, essenze che vengono sempre più lavorate direttamente in loco dagli stessi produttori asiatici. La preoccupazione maggiore restano ritardi nei pagamenti, dai clienti italiani e la frammentazione degli ordini che crea non poche difficoltà a livello organizzativo. Il 2012 è il secondo anno consecutivo di contrazione dei volumi prodotti dell’alimentare in Italia. Le conseguenze per la chimica destinata all’alimentare (additivi, coadiuvanti, aromi, amidi e
  • 11. 10 ingredienti funzionali) sono ovvie. Il settore risente inevitabilmente della debolezza dei consumi in Italia, ma limita le perdite grazie alla sua spinta innovativa e mostra alcuni segmenti in espansione. A favore delle produzioni italiane (ed europee) gioca la necessità sempre più espressa dal consumatore di garanzia e certificazione della qualità. I prezzi restano elevati per diverse materie prime e rendono critica la marginalità, viste le difficoltà nel trasferire i rincari sui prezzi di vendita sia sul mercato interno - dove c’è una sostanziale debolezza dei consumi - sia sul mercato estero - dove la concorrenza diventa sempre più serrata. C’è grande attesa per le conseguenze dell’entrata in vigore della direttiva sui pagamenti (legge 27/2012 art.62) che rivoluziona il sistema dei pagamenti nel settore alimentare, con possibili ricadute positive anche sui produttori di chimica per l’alimentare. Qualche difficoltà all’orizzonte anche per il settore delle materie prime per gli integratori alimentari e gli alimenti funzionali, che negli ultimi anni aveva mostrato ottime performance. La crescita continua ma è moderata e spiegata dal consolidamento delle posizioni di prodotti lanciati sul mercato nel corso dell’anno precedente e non dall’introduzione di nuovi prodotti. La penetrazione della marca privata anche nei prodotti per la salute e il benessere potrebbe nel medio termine rappresentare uno stimolo importante per alcune imprese. Per gli aromi, dopo un 2012 non soddisfacente, le attese per il 2013 sono di una stabilizzazione o di un altro leggero calo. I problemi si concentrano sul mercati italiano ed europeo, mentre si mantengono molto dinamici i mercati esteri del Sud Est Asiatico e del Medio Oriente. L’innovazione è un must e permette di cogliere qualche opportunità di crescita anche sui mercati maturi. Gli amidi sono prodotti destinati non unicamente all’ industria alimentare, bensì anche alla produzione di mangimi per animali, alla farmaceutica, all’imballaggio in carta. La domanda proveniente dall’alimentare e dal settore farmaceutico è stabile, mentre si evidenziano dei cali nella domanda di amidi per il settore della carta e del cartone ondulato (utilizzato per esempio nell’imballaggio degli elettrodomestici). Il prezzo della materia prima, il mais è alle stella, in seguito a raccolti deludenti dovuti ad una generale situazione di siccità. Passare questi aumenti sui prezzi finali di vendita è complesso e pertanto ne risente la marginalità. Principi attivi e intermedi farmaceutici Normative sempre più stringenti favoriscono le imprese italiane, in quanto in grado di garantire elevati standard qualitativi. I produttori italiani di principi attivi farmaceutici prevedono di chiudere il 2012 in crescita rispetto all’anno precedente. Questa considerazione positiva è emersa dai contatti con le imprese presenti al CPhI di Madrid (9-11 ottobre 2012) ed è confermata dagli analisti del settore farmaceutico. Le aziende farmaceutiche, attratte fino a non molto tempo fa dai fornitori a basso costo, stanno ora tornando a rifornirsi dalle imprese produttrici di APIs che fanno della qualità un fattore chiave. Le imprese farmaceutiche giudicano troppo alto il rischio di acquistare dall’Asia, soprattutto alla luce di ciò che avverrà nei prossimi mesi, quando verrà recepita la prima parte della Direttiva europea sulla contraffazione (2011/62/UE). Il recepimento completo dovrà avvenire entro il 2 luglio 2013 e di particolare rilievo sarà il fatto che gli APIs provenienti da fuori Europa dovranno essere accompagnati dalla “Conferma Scritta”, rilasciata dall’Autorità locale, che il produttore extra UE rispetta le norme di buona fabbricazione europee. Già fin da ora AIFA ha invitato le imprese farmaceutiche a riconsiderare i fornitori extra europei al fine di essere pronti per quella data, individuando eventualmente fonti alternative che rispondano ai requisiti richiesti. Senza dubbio la necessità per i fornitori extra UE di adeguarsi ai nuovi standard qualitativi comporterà maggiori costi per le loro produzioni, con vantaggi competitivi per i produttori europei. In questo contesto l’intenzione delle Autorità italiane di mantenere un sistema autorizzativo con ispezioni dovrebbe conferire alle produzioni italiane un “plus” rispetto agli altri produttori europei. In sostanza quello che, a prima vista, potrebbe sembrare un onere per i produttori italiani, invece potrebbe costituire un’ulteriore fattore di attrazione per gli operatori internazionali, alla ricerca di fornitori di sicura qualità. La nuova Direttiva riguarda i principi attivi farmaceutici importati e non quelli contenuti nelle medicine. Questo potrebbe indurre alcuni fornitori extra UE a realizzare produzioni più a valle, esportando il farmaco. Altra conseguenza potrebbe essere quella che le imprese farmaceutiche invece di importare in Europa gli APIs di interesse li utilizzino direttamente nei Paesi a basso costo per produrre il “dosage form”. Si prevede, di conseguenza, che la Direttiva sulla contraffazione porterà modifiche rilevanti all’attuale struttura della “supply chain”.
  • 12. 11 Un’altra normativa che introdurrà significative modifiche alla situazione attuale è il GDUFA (Generic Drug User Fee Act) che prevede – sulla base di risorse economiche derivanti da oneri versati dalle imprese, che vendono principi attivi e farmaci negli USA – di garantire sicurezza ai cittadini nell’uso dei farmaci generici, intensificando le ispezioni agli impianti produttivi nazionali ed esteri, e di accelerare i tempi autorizzativi. Il GDUFA è diventato legge il 9 luglio 2012 ed è entrato nella fase operativa, che prevede il pagamento di “fee” per backlog, ANDA, PAS, DMF e l’autoidentificazione degli impianti che esportano negli USA. L’azienda che non ottempererà a quanto richiesto dal GDUFA non potrà vendere nel mercato USA. Di conseguenza, queste misure, volute dall’FDA, garantiranno la qualità di ciò che entrerà negli USA e consentiranno di “scremare” il mercato, incrementando la presenza di aziende che possono assicurare forniture di qualità, come quelle italiane. Aschimfarma ha inoltre condiviso con la propria associazione europea (EFCG – European Fine Chemicals Group) la richiesta di implementare ispezioni obbligatorie, effettuate da Autorità regolatorie, ai siti produttivi extra UE. Anche il Direttore dell’EMA (European Medicines Agency) ha sostenuto una posizione analoga a quella di Aschimfarma in una recente intervista ad About Pharma (ottobre 2012). La burocrazia per le imprese italiane è sempre un elemento penalizzante che le rende meno competitive anche nei confronti delle altre imprese europee. Al riguardo, va evidenziato un recente successo relativo alla possibilità per le imprese italiane di produrre APIs per le sperimentazioni cliniche di fase I sulla base della sola notifica. Il recente Forum Aschimfarma “Semplificare per competere, competere per crescere” (25 ottobre 2012) ha consentito di presentare nuovamente il documento “Semplificazioni autorizzative per i produttori di APIs”, che si pone l’obiettivo di sensibilizzare le Autorità sugli interventi legislativi necessari. Pitture e Vernici L’industria dei prodotti vernicianti ha affrontato un 2012 difficile e le prospettive per il 2013 non sono incoraggianti. La fase di recessione della produzione industriale italiana non ha risparmiato l’industria dei prodotti vernicianti che ha registrato un 2012 decisamente difficile con un arretramento dei volumi di due cifre rispetto al 2011. La crisi ha indotto e sta inducendo cambiamenti strutturali nel mercato e guida e condiziona i comportamenti delle famiglie (calo dei consumi, crescita dell’attenzione agli sprechi, rinvio delle spese non necessarie, privilegio per le occasioni di sconto) e di conseguenza delle imprese. Dopo un lungo periodo costellato da rincari e situazioni di shortage, in alcuni settori si sono avvertiti segnali di distensione per le materie prime. Per tutti i settori desta enorme preoccupazione la stretta creditizia. La disponibilità di denaro si è ridotta e il denaro quando viene erogato è troppo caro. Cresce la preoccupazione per il rischio insolvenza nei vari mercati. Ad aggravare la situazione è anche il ritardo dei pagamenti sia da parte del settore pubblico che tra le aziende; il recepimento della nuova Direttiva sul ritardo dei pagamenti (da gennaio 2013 i tempi di pagamento non dovranno superare i 30 giorni o al massimo i 60 giorni, in alcuni casi) dovrebbe dare una boccata d’ossigeno alle imprese ma, nella attuale situazione di mercato, sussiste un rischio boomerang: il blocco delle forniture e servizi (senza liquidità e con i vincoli previsti dal Patto di Stabilità, le Amministrazioni potrebbero non essere in grado di eseguire lavori o servizi). Considerata la criticità dell’attuale scenario economico- finanziario è difficile prevedere un 2013 particolarmente incoraggiante. In merito ad alcune specificità settoriali, il segmento dei prodotti vernicianti per l’edilizia ha registrato nel 2012 performance molto preoccupanti con percentuali negative di due cifre rispetto allo scorso anno. Per il settore edilizia in Italia è stato il peggior inizio d’anno dal dopoguerra: le sfavorevoli condizioni climatiche (gennaio e febbraio di gelo e neve) non hanno aiutato un settore che ormai da quattro anni registra trend negativi negli investimenti sia privati sia pubblici, con l’unico trend positivo per la manutenzione degli edifici grazie agli incentivi fiscali. Ad aggravare la situazione ha contribuito l’appesantimento del prelievo fiscale sulla casa (IMU). Le tensioni sulle materie prime hanno mostrato qualche segnale di rallentamento, derivato dallo scenario generale
  • 13. 12 recessivo. Il mercato dei prodotti vernicianti per edilizia continua a essere caratterizzato da gravi problemi di liquidità, forti rischi di insolvenza e grandi difficoltà per far rientrare i crediti. Numerose imprese del settore, per la prima volta nella loro storia, prevedono di chiudere il 2012 in perdita. Il settore delle vernici impiegate nel segmento del legno ha evidenziato complessivamente una flessione a due cifre rispetto all’anno precedente, in linea con la crisi del mercato dell’edilizia, del mobile, e di quasi tutti i settori legno-arredo. Gli unici segnali positivi derivano dell'export extra-UE (segnali di vivacità in particolare dalla Russia e dal Medio Oriente). Il settore registra ancora tensioni sui costi delle materie prime ed è caratterizzato da una forte preoccupazione legata al rischio d’insolvenza del mercato. Il settore dei prodotti vernicianti destinati alla protezione industriale ha registrato un 2012 con volumi produttivi pari a quelli fatti registrare nello scorso anno. Modesto lo sbocco italiano, stante il fiacco sviluppo di infrastrutture, più vivace lo sbocco per le commesse estere di clienti italiani, in particolare nel settore oil and gas. Rallentano le tensioni sulle materie prime, tanto che per alcune di esse si registrano costi inferiori; cresce la preoccupazione per la stretta creditizia e si registrano i primi casi di fallimento di clienti. I prodotti vernicianti che trovano impiego nella nautica hanno fatto segnare nel 2012 un arretramento a due cifre rispetto al 2011: stante il perdurare del clima asfittico della cantieristica navale, anche il comparto legato alla manutenzione delle imbarcazioni è in preoccupante calo. L’introduzione della tassa di stazionamento, alla quale sono soggette, dal 1° maggio 2012, le unità da diporto che stazionano in porti marittimi nazionali, navigano o sono ancorate in acque pubbliche, non ha giovato al settore. Il salone nautico, tenutosi in autunno a Genova, vera e propria cartina tornasole della salute del settore dei prodotti vernicianti per la nautica, ha registrato una forte diminuzione degli espositori a conferma del perdurare della crisi del segmento degli yacht e mega yacht che non lascia intravedere ancora spiragli positivi per il prossimo futuro. La domanda di prodotti vernicianti per auto primo impianto è direttamente correlata alla domanda di auto che in Italia e in Europa, a causa della recessione, ha mostrato nel 2012 una flessione di due cifre decimali rispetto all’anno precedente; anche il mercato europeo, e in particolare italiano, dei veicoli commerciali è grande difficoltà. Meno peggio il mercato dei Paesi extraUe. Le previsioni per il 2013 riferiscono ancora di un clima di sofferenza. Il settore dei prodotti vernicianti impiegati nell’autoriparazione ha segnato nel 2012 un calo oltre il 20% dei volumi venduti in Italia, rispetto al precedente anno, percentuale appena migliore in valore. Oltre al trend fisiologico negativo legato alla diminuzione della propensione nel riparare i mezzi danneggiati, ha pesato negativamente sul settore il generale tonfo dei consumi e l’aumento dei combustibili con la conseguente diminuzione dei mezzi circolanti e la significativa riduzione di incidenti. Migliori le performance delle vendite oltreconfine. Detergenti e prodotti per la pulizia e la manutenzione, biocidi Non si intensifica il calo nel cura casa, che si ferma intorno al -1,5% in valore, ma non emergono segnali di possibile inversione in chiave 2013. Nella parte finale del 2012 il calo del mercato cura casa non si intensifica, confermandosi intorno al -1,5% a valore, ma non offre nemmeno segnali di possibile inversione in chiave 2013. La tendenza riflessiva è diffusa ma con andamenti molto differenziati e la presenza di qualche segmento in crescita. Complessivamente lo spostamento verso formule concentrate consente di contenere le perdite a valore. Con il prolungarsi della recessione e l’aggravarsi delle ricadute in termini di redditi e occupazione sempre più famiglie si vedono costrette non solo a ricercare forme di risparmio, ma anche a rinunciare all’acquisto di ciò che non è strettamente necessario. Di conseguenza mentre i prodotti più basici e ad uso generalista evidenziano una maggiore tenuta – trattandosi di consumi poco comprimibili – soffrono i prodotti ad uso specialistico o più voluttuari, come i deodoranti per ambienti.
  • 14. 13 Nel cura casa la pressione promozionale si conferma su livelli estremamente elevati (38%) e decisamente superiori al totale grocery (29%). Le marche private – che rappresentano circa il 20% del cura casa – avanzano in numerose categorie di prodotto con una dinamica in accelerazione soprattutto nei segmenti più maturi, beneficiando dello spostamento dei consumi verso i primi prezzi ma anche avvalendosi più che in passato delle promozioni. Pur in un contesto di forte selettività negli acquisti, le famiglie continuano ad essere aperte alle innovazioni e a premiarle quando i vantaggi sono tangibili (dove praticità d’uso, riduzione degli sprechi, benessere e sostenibilità ambientale rimangono tra i driver fondamentali). Lo dimostrano, ad esempio, la performance ancora decisamente positiva delle monodosi nell’ambito dei detersivi lavatrice ed il successo dei lanci nell’ambito degli insetticidi repellenti. In termini di canali, si conferma la crescita molto interessante dei drug specialist (+5%, per una quota di mercato che sfiora il 12%) che offrono al consumatore ampiezza di assortimento ed elevato contenuto di servizio in presenza di una buona convenienza complessiva (oltre a beneficiare delle nuove aperture). Nell’ambito dei canali più tradizionali, rimangono in forte sofferenza gli iper e i super. I discount crescono nel complesso del grocery, trainati dall’alimentare, ma mostrano andamenti meno marcati nel cura casa. Complessivamente il sotto-comparto dei detergenti, che è il più grande nell’ambito del cura casa, limita le perdite (calo inferiore all’1%) ma mostra andamenti molto diversificati al suo interno. I detersivi lavatrice mostrano una moderata crescita a valore (+1,5%) grazie al traino delle monodosi e allo spostamento verso i concentrati nell’ambito dei liquidi (+5%) a fronte del calo nelle polveri (superiore al 7%). In crescita anche il segmento dei detergenti piatti a mano e lavastoviglie (quest’ultimo beneficia di lanci innovativi, oltre che della crescente penetrazione dell’elettrodomestico). In flessione, invece, i detersivi per delicati (-3%) e quasi tutti i prodotti per la pulizia superfici (con cali oltre il 5%). In questo ambito, contengono le perdite solo i pulitori universali (-2%). Nel complesso il sotto-comparto dei coadiuvanti al lavaggio risulta in calo del 3% con andamenti fortemente penalizzanti per gli additivi. Tra i segmenti più grandi arretrano, ma in misura più contenuta, gli ammorbidenti (dove prosegue la tendenza verso i concentrati) e le candeggine. Il sotto-comparto della manutenzione risulta in assoluto il più in sofferenza (-5%) ad eccezione di quei segmenti – decalcificanti lavatrice e cura lavastoviglie – che contribuiscono ad allungare la vita degli elettrodomestici (evitando quindi forti esborsi per un’eventuale sostituzione). Dopo le buone performance degli anni passati e nonostante i numerosi lanci innovativi (come il profumatore con filtro cattivi odori), risultano in pesante arretramento i deodoranti per ambiente (prossimi al -10%). Per gli insetticidi la stagione si chiude con un moderato calo (-1,5%) riconducibile a condizioni climatiche meno favorevoli alla luce di una stagione più corta ancorché caratterizzata da un buon andamento nei mesi centrali. Il comparto si conferma molto vivace in termini di innovazione, centrale per contrastare la generale debolezza dei consumi. L’attenzione al contenuto ingredientistico – ad esempio con l’impiego di materie prime di origine naturale – e modalità d’uso che non richiedono il contatto con le mani rassicurano il consumatore e favoriscono la penetrazione dei repellenti, che si confermano il segmento più dinamico. Profumeria e cosmetica Frena il mercato interno e tengono le esportazioni; preoccupazioni per nuovi competitor. A fine 2012 sono evidenti i condizionamenti che il comparto cosmetico subisce in questi ultimi esercizi di crisi economica; la tenuta di alcuni canali e la crescita delle esportazioni consentono ancora di alleggerire le tensioni sui fatturati delle imprese, mentre preoccupano non poco le contrazioni di consumo nel canale profumeria e nei saloni professionali.
  • 15. 14 La crescita registrata nel 2011 di oltre quattro punti percentuali dei fatturati delle imprese, difficilmente è ripetuta alla fine del 2012, in considerazione di una situazione di crisi generalizzata dei consumi che si dilata più del previsto. Il fatturato totale, che a fine anno supera di poco i 9.000 milioni di euro, con una crescita dello 0,5%, è sostenuto dalle esportazioni, attese in crescita di oltre 5 punti percentuali, mentre i canali interni registrano una contrazione di un punto percentuale e mezzo. L’anticiclicità del mercato cosmetico italiano compensa solo in parte le diffuse contrazioni d’acquisto che, tuttavia, confermano ancora la cosmetica ai primi posti nelle scelte di consumo quotidiano. E’ evidente che queste scelte stanno registrando importanti condizionamenti: i consumatori si spostano all’interno dei canali e nelle gamme di prodotto scegliendo offerte sempre più convenienti e orientate al miglior rapporto qualità/prezzo. Il fatturato delle aziende sul mercato interno, cioè quanto della produzione viene destinato ai vari canali, nella seconda parte del 2012 sarà in lieve calo, con un valore finale pari a 6.200 milioni di euro; per il 2013 le previsioni sono altrettanto prudenti, con un calo dell’1,5%. Gli andamenti delle esportazioni, +5% a consuntivo 2012 e +7% nel primo semestre 2013, sostengono le prospettive per le produzioni nazionali. Da tempo le propensioni d’acquisto dei consumatori esasperano quell’effetto “clessidra” già evidenziato negli ultimi esercizi: non si rinuncia ai livelli premium, cioè all’alta gamma di prodotto e, in parallelo, non in contrapposizione, ci si orienta verso livelli di prodotto dall’alto rapporto qualità/prezzo, senza mai rinunciare alla qualità e alla sicurezza dei cosmetici acquistati. La vera novità di questi ultimi mesi, dove la crisi ha condizionato soprattutto la frequentazione dei saloni professionali (acconciatura ed estetica), è rappresentata da alternative importanti nella distribuzione (nuove organizzazioni monomarca) e nell’offerta, che vede la diffusione di prodotti private label e di nuove marche extra-europee dal prezzo particolarmente aggressivo. Farmaci di automedicazione Vendite in calo nei primi nove mesi del 2012. Il comparto risente della crisi economica e della mancanza di politiche di lungo periodo che ne valorizzino il ruolo economico e sociale. Nei primi nove mesi del 2012 i dati relativi al comparto dei farmaci senza obbligo di prescrizione, di automedicazione restituiscono la fotografia di un mercato che non cresce. Infatti, per i farmaci senza ricetta - che costituiscono il 16,8% a volumi (quasi 228 milioni di confezioni) e il 12,7% a valori (poco più di 1,7 miliardi di euro) delle vendite nazionali di farmaci – si
  • 16. 15 delinea una performance negativa, con un crollo del numero di confezioni acquistate del 5,0% a fronte di ricavi in calo del 3,5%. Un anno difficile quindi in cui la crisi economica ha amplificato l’impatto negativo sulle vendite che hanno risentito dalla minore stagionalità e della competizione dei c.d. prodotti a connotazione farmaceutica, che, invece, pur risentendo anch’essi della contrazione del reddito disponibile, continuano a registrare incrementi delle vendite, soddisfando, almeno in parte, i medesimi bisogni di un farmaco senza ricetta grazie sia al loro posizionamento sul mercato che ai minori vincoli burocratici all’immissione in commercio. Per quanto, in considerazione dei trend stagionali del mercato, dei farmaci da banco, ci si attende un parziale recupero delle vendite entro la fine dell’anno per effetto della maggiore incidenza delle sindromi influenzali, ciò non sarà sufficiente ad invertire i trend negativi di consumo e vendita che hanno caratterizzato il 2012. E’ soprattutto grazie al delisting di fine aprile, e cioè alla riclassificazione da farmaci con obbligo di prescrizione non rimborsabili (classe C-Rx) a farmaci senza ricetta di 230 confezioni in commercio, come previsto dall’Allegato B del Decreto Legge 18 aprile 2012, che il confronto tra i dati dei primi nove mesi del 2012 con la fotografia del mercato nel medesimo periodo del 2011 permette di delineare trend meno pessimistici (-1,4% a volumi e +2,4% a valori). Guardando nello specifico alle due categorie di farmaci in cui è suddivisa la classe dei farmaci senza obbligo di prescrizione quali, le specialità di Automedicazione o OTC (Over The Counter) per le quali è consentita la comunicazione al cittadino e i farmaci SOP, invece, non pubblicizzabili, si osserva che il numero di confezioni di farmaci di automedicazione (quasi 168 milioni), ha subito rispetto ai primi nove mesi del 2011 - con riferimento alla performance di mercato e quindi a parità di confezioni classificate come OTC tra i primi nove mesi del 2012 e il medesimo periodo dello scorso anno - una contrazione delle vendite del 4,6%, a cui corrispondono fatturati per 1.241 milioni di euro, in diminuzione del 2,4%. Vendite in calo quindi. Tuttavia, il comparto continua a mostrare un certo, per quanto debole, dinamismo grazie all’entrata sul mercato di nuove formulazioni o presentazioni di prodotti già esistenti (c.d. extention line) e ad alcuni switch di prodotto/confezione da C-Rx o da SOP ad OTC che favoriscono lo spostamento del mix di consumo verso nuovi prodotti e nuove confezioni. Discorso a parte meritano i farmaci SOP, categoria nella quale sono confluite, in attuazione alla previsione di legge, tutte le confezioni oggetto del delisting. I dati di consumo (59,6 milioni di confezioni) e vendita (473 milioni di euro) da gennaio a settembre - a parità di confezioni classificate come SOP rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso - rilevano sia a volumi che a valori, un crollo dell’ordine del 6% degli acquisti dei medicinali di questa categoria. Tuttavia, in seguito al delisting, la fetta di mercato degli SOP sul totale dei senza ricetta cresce, attentandosi al 26,2% a volumi al 27,6% a valori. Inoltre, confrontando la fotografica dei primi nove mesi del 2012 con i dati registrati nel medesimo periodo del 2011, si osserva che, grazie al delisting è possibile delineare trend meno negativi - una leggera flessione dei volumi ed una crescita dei fatturati - che compensano in parte la contrazione delle vendite e i diversi passaggi di classe ad OTC che caratterizzano questa tipologia di farmaci da almeno un biennio. Come previsto, quindi, il delisting si è tradotto in un incremento del numero di confezioni senza prescrizione, senza produrre né una crescita reale del comparto - non si è assistito, infatti, ad un allargamento dell’offerta verso nuove aree terapeutiche o a significativi cambiamenti relativi a dosaggi di principi attivi già disponibili come prodotti da banco – né modifiche nelle dinamiche competitive, oramai consolidate. Infatti, la farmacia si conferma essere il canale privilegiato degli italiani per l’acquisto dei farmaci senza obbligo di ricetta, con una quota di mercato del 91,5% delle confezioni vendute e del 92,7% del giro di affari complessivo. Per quanto le liberalizzazioni del 2006 (c.d. Decreto Bersani) abbiano generato vantaggi per i cittadini in termini di diversificazione dell’offerta e di maggiore competizione sul prezzo, liberamente stabilito dal titolare del punto vendita (Finanziaria 2007), esse non hanno rappresentato una leva di crescita del comparto. Appare invece necessario cambiare prospettiva nella politica del farmaco di automedicazione al fine di esplicitare le potenzialità sociali ed economiche del comparto e valorizzarne le specificità e il contributo che esso può dare nel rispondere ad una domanda di salute crescente. Infatti, il ricorso appropriato ai farmaci di automedicazione non solo può contribuire a far risparmiare il Sistema Sanitario Nazionale ma, soprattutto, rappresenta una opportunità da cogliere e gestire attivamente proprio a sostegno dell’evoluzione di un cittadino sempre più responsabile nelle proprie scelte di cura. Lo sviluppo di una cultura sanitaria più autonoma richiede però di essere parimenti interpretato - da chi ne ha la responsabilità - affinché il quadro regolamentare di riferimento consenta a questa
  • 17. 16 irreversibile propensione di esplicarsi correttamente. Questo può avvenire creando le condizioni favorevoli - anche in termini di tempi e procedure certe - all’allargamento dell’offerta terapeutica disponibile in automedicazione e valorizzando, per tutti i farmaci senza obbligo di ricetta, l’utilizzo della comunicazione al cittadino come strumento informativo essenziale, analogo a quello dell’informazione scientifica rivolta ai medici per i farmaci etici. Prodotti per la salute animale L’andamento negativo sta rallentando la sua corsa e il mercato dopo i primi 9 mesi del 2012 si sta riportando sulle posizioni del 2011. E’ ancora tutto il comparto che riguarda la produzione di alimenti che è in sofferenza, in particolar modo quello della medicazione orale e ciò è dovuto anche ad un inasprimento della normativa in funzione della lotta all’antibiotico resistenza. Il farmaco veterinario per animali da reddito nei primi 9 mesi del 2012 continua a registrare un calo di fatturato anche se il mercato delle produzioni animali è stabile o addirittura in miglioramento. Ciò significa che vi è sempre la massima attenzione verso l’utilizzo dei farmaci e che a causa dell’introduzione di farmaci “generici” il costo medio terapeutico si sta abbassando. Buono per il momento il settore latte, soprattutto quello destinato alla trasformazione. In questo caso però si andrà presto incontro a forti sofferenze finanziarie a carico degli allevatori a causa del terremoto dell’Emilia Romagna, il cui impatto monetario non è facile da determinare. In crescita le vendite di proteine animali a basso costo, uova e pollame, oltre al latte; questo è forte sinonimo delle capacità di spesa che hanno oggi le famiglie italiane. Stabili i suini, mentre in leggero calo è il consumo di carne bovina. Per quanto riguarda i farmaci veterinari per animali da compagnia da metà 2012 l’orso ha lasciato posto al toro e le performance positive hanno portato il mercato ad una crescita del 2% sull’anno mobile, per cui sarà un buon anno per questo comparto. Prodotti innovativi e aumentata sensibilità dei proprietari di animali da compagnia sono i maggiori drivers di questa buona performance; anche qua dobbiamo però constatare un sempre maggior incremento dei prodotti “generici” che tendono a diminuire i valori a parità di volumi. Vale anche per il 2012 il discorso fatto nel 2011 del farmaco umano che va a sostituire quello veterinario, sostituzione che aumenta nei momenti di crisi economica. Possiamo concludere che: considerando il dato puntuale di crescita = -0.3%, il trend corrente delle vendite, l’attuale situazione allevatoriale e dei consumi alimentari, si prospetta una chiusura del 2012 in linea con l’anno precedente. Per il 2013 non si prevedono variazioni significative sul dato complessivo. Gas di petrolio liquefatti I volumi di vendita sono complessivamente in calo, ma il GPL a uso trazione mostra performance positive grazie all'incremento delle immatricolazioni e delle conversioni a GPL. Per i primi 10 mesi dell’anno, il Ministero per lo sviluppo economico registra i seguenti dati relativi al fabbisogno di GPL - GPL uso combustione: tonn. 1.396.000 (-8,2% rispetto a gennaio/ottobre 2011); - GPL uso autotrazione: tonn. 1.124.000(+6,5% rispetto a gennaio/ottobre 2011); - GPL totale: tonn. 2.520.000 (-2,1% rispetto a gennaio/ottobre 2011). L’andamento delle quotazioni internazionali è stato caratterizzato da una forte instabilità: i prezzi del propano e del butano dopo un notevole rialzo dei prezzi nei primi 4 mesi dell’anno, stanno registrando ora un calo percettibile. La contrazione dei volumi di vendita del GPL uso combustione è conseguenza sia del particolare andamento climatico, sia di un fenomeno di riduzione dei consumi unitari (a fronte di una stabilità nel numero delle utenze alimentate a GPL, a causa della crisi economica generale e della
  • 18. 17 presenza/concorrenza di altre fonti di energia su cui grava una pressione fiscale notevolmente inferiore. La forte instabilità dei prezzi internazionali del prodotto - con picchi molto elevati nei periodi di punta negli approvvigionamenti - provoca un “disorientamento” da parte dei consumatori finali e li porta a contrarre i loro consumi. Anche questo ultimo periodo si è caratterizzato per un forte impegno del Settore nell'attuazione di nuove ed importanti normative recentemente entrate in vigore. Nel secondo semestre dell’anno è stato costante l’impegno delle aziende e dell’Associazione nell’attuazione della nuova normativa in tema di prevenzione incendi contenuta nel DPR 151/11 che ha innovato profondamente la materia, in un’ottica di semplificazione amministrativa e che sarà integrata dall’entrata in vigore di nuove procedure e moduli di presentazione delle istanze di prevenzione incendi. Dal punto di vista fiscale si mantiene elevato l’interesse del settore alle novità che saranno introdotte dalla direttiva Europea sulla tassazione Energetica per ottenere previsioni che garantiscano maggiore tutela per il settore già profondamente colpito, anche a livello Europeo, dalla crisi economica. Di particolare importanza è stato l’impegno profuso dal settore nello sviluppo di iniziative di comunicazione che, con il concorso per giovani creativi dal titolo “Una giornata con il GPL”, mira ad un rilancio dell’immagine del prodotto. Continua l’impegno delle aziende nelle verifiche periodiche dei piccoli serbatoi attraverso la metodologia della Emissione Acustica, con un crescente interesse del settore ad espandere la tecnica anche ai piccoli serbatoi fuori terra e a quelli interrati di capacità superiore ai 13 m3. In quest’ultimo caso sono da sottolineare i numerosi positivi esempi di applicazione della tecnica che alcune aziende stanno portando avanti attraverso lo strumento normativo della deroga. Le aziende e l’Associazione sono impegnate per un sempre maggiore aumento dei livelli di sicurezza connessi all’impiego del GPL, nella convinzione che solo una gestione in sicurezza può garantire uno sviluppo del comparto, anche alla luce delle nuove norme di cui al D. Lgs. 81/08 ed al successivo D. Lgs. 106/09 in materia di sicurezza sul lavoro. Nel settore della normazione tecnica, continua l’impegno dell’Associazione nella stesura delle specifiche tecniche, presso il CTI e delle norme di settore presso il CEN e il CIG. E’ stata pubblicata la norma UNI 7133 “Odorizzazione di gas per uso domestico e similare” che aggiorna i requisiti di odorizzazione dei gas per uso domestico e similare, incluso il GPL. La norma contiene, tra l’altro, una sezione specifica sul controllo del grado di odorizzazione dei GPL destinati agli usi domestici e similari, commercializzati sia in bombole che in piccoli serbatoi. L’importante tematica dei rinnovi contrattuali dei raccordi ferroviari dei depositi di GPL è stata oggetto di un’intensa attività di Assogasliquidi che - dopo aver fornito alle Autorità competenti le osservazioni del settore GPL sullo schema di rinnovo contrattuale proposto da RFI - ha svolto alcuni incontri con RFI nei quali sono state chiarite le richieste del settore. In particolare, durante l’ultimo incontro, il settore ha ottenuto un consistente riconoscimento delle proprie specificità nell’ambito della definizione del canone di allaccio, per cui è stato definito un trattamento ridotto rispetto al canone definito in linea generale per tutti i raccordi. Allo stato attuale, tuttavia, non è stata ancora ufficializzato un testo definitivo che risolva le altre importanti questioni ancora oggetto di confronto. Attenzione particolare al tema è stata, comunque, assicurata sia dal Ministero per lo sviluppo economico sia dal Ministero dei Trasporti in relazione alla strategicità del GPL nel panorama energetico nazionale. Per quanto riguarda il mercato del GPL per auto, il periodo gennaio-ottobre 2012 può ritenersi molto soddisfacente sia sul fronte delle immissioni su strada di veicoli nuovi (immatricolazioni e nuove conversioni), sia con riferimento alle vendite di carburante. Le immatricolazioni sono cresciute del +131%, da circa 46.000 a oltre 106.000 unità, rispetto allo stesso periodo del 2011. Le vendite di auto nuove a GPL rappresentano sul totale immatricolato l’8,78%, mentre nel periodo gennaio-ottobre del 2011 tale percentuale era ad uno scarso 3%. Analogamente per le conversioni a GPL: nel primi tre trimestri dell’anno le conversioni a GPL sono aumentate di circa il 50% rispetto al 2011, da 85.000 unità a oltre 125.000. In assenza di incentivi alla domanda, che hanno invece caratterizzato questi ultimi anni di successo delle motorizzazioni a gas, è stata l’economicità d’uso del prodotto – frutto soprattutto di una fiscalità favorevole – e la larga offerta di modelli offerti e molto ben pubblicizzati dalla Case automobilistiche a determinare questo rinnovato interesse da parte dell’utenza nei confronti del gas, il tutto accentuato da un periodo di particolare difficoltà economica.
  • 19. 18 I trend di vendita del carburante sono stati altrettanto positivi: il GPL segna un +6,5% nel periodo gennaio-ottobre rispetto allo stesso periodo del 2011, da 1,055 mln di tonnellate a 1,124 mln, ciò, tra l’altro, in una fase di profonda recessione dei consumi di prodotti petroliferi per uso autotrazione. I carburanti tradizionali registrano, infatti, nello stesso periodo un -9,7% nel caso del gasolio e un - 10,5% in quello della benzina. Proprio per preservare i positivi rapporti di prezzo del GPL nei confronti dei carburanti tradizionali, Assogasliquidi si sta adoperando affinché la proposta di direttiva europea sulla tassazione dei prodotti energetici, attualmente in discussione presso il Consiglio dell’UE, stabilisca delle nuove aliquote d’accisa gravanti sul prodotto compatibili con il livello di tassazione oggi in vigore in Italia (267€/t). La proposta iniziale avanzata dalla Commissione europea nel 2011 prevede una nuova metodologia di calcolo che, a regime (post-2018), avrebbe determinato un livello di tassazione applicato in Italia di circa 4 volte superiore a quello attuale (circa 1000€/t), con la conseguente scomparsa del mercato e quindi del nostro comparto industriale. Anche grazie a un tenace e proficuo lavoro di informazione e sensibilizzazione delle Istituzioni nazionali e comunitarie interessate, il Consiglio dell’UE ha finalmente presentato una nuova proposta di compromesso che stabilisce valori molto inferiori a quelli proposti inizialmente dalla Commissione e comunque compatibili con l’aliquota vigente oggi in Italia (inferiori a 250€/t). Sul fronte delle misure di sostegno all’acquisto di veicoli ecologici, si evidenzia il recepimento delle disposizioni contenute nel progetto di legge abbinato c.d. “Veicoli elettrici”, di iniziativa parlamentare, nella legge di conversione del DL “Crescita” del luglio 2012. Il provvedimento, anche grazie all’attività dell’Associazione, contiene alcune misure per l’incentivazione dei veicoli a gas (GPL e metano) - inizialmente esclusi – insieme alle autovetture elettriche, ibride e alimentate con biocarburanti. Il piano di incentivazioni è rivolto alla mobilità professionale e aziendale, essendo essenzialmente destinato all’acquisto dei veicoli pubblici o privati per uso terzi (noleggio con conducente, taxi, trasporto di cose per conto terzi…) e alle vetture utilizzate esclusivamente come beni strumentali nell'attività propria di un'impresa. Sebbene meno rilevante della mobilità privata, l’utenza destinataria del provvedimento rappresenta comunque un bacino molto interessante per il GPL, e per tutti gli altri alternativi, tenuto conto che tale segmento di mercato è stato finora a quasi completo appannaggio delle motorizzazioni diesel. Al di là degli effetti diretti sul mercato, l’unificazione di tutte le tecnologie/carburanti alternativi sotto una comune classificazione ambientale assume una valenza assoluta in termini di immagine, nei confronti del mondo politico e del grande pubblico. Per il GPL auto ciò costituisce un rinnovato riconoscimento delle sue potenzialità ecologiche in un contesto tecnologico sempre più avanzato e in una prospettiva di lungo periodo. Per quanto riguarda la rete distributiva dei carburanti, si evidenzia l’attivazione presso il Ministero dell’Interno del gruppo di lavoro di supporto tecnico all’attuazione delle disposizioni del DL n. 1 del 2012 - convertito con legge n. 27 del 2007 – in materia di erogazione in modalità fai-da-te del GPL. La Direzione per la Prevenzione Incendi del Dipartimento dei VV.F ha istituito un tavolo di consultazione, al quale partecipa anche Assogasliquidi, per valutare l’eventuale adozione di una nuova disciplina di prevenzione incendi che permetta sia l’erogazione self-service del GPL - in modalità non presidiata da personale addetto - sia il pieno utilizzo delle colonnine multiprodotto (attualmente è vietata l’erogazione contemporanea del GPL con gli altri carburanti, sui due lati del dispenser).