2. 2 I temi della biografia
La biografia di Alessandro Manzoni appare priva di eventi
eclatanti, e si snoda nel denso clima culturale della
stagione romantica lombarda, una fase che si avviò nelle
principali riviste e nei periodici del secondo decennio
dell'Ottocento, parallelamente alla fase più incisiva della
polemica classico-romantica.
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3. 3 I temi della biografia
Il lavoro manzoniano si articola e sviluppa nell'arco di circa
quattro decenni:
un lavoro caratterizzato dalle sperimentazioni giovanili,
dalla conversione religiosa,
dalle opere liriche e drammatiche,
dalla lenta costruzione dei Promessi sposi fino a una
graduale ma progressiva rinuncia alla letteratura, avvenuta
tra il 1840 e il 1850, quando Manzoni sembra avvertire una
definitiva sfiducia nella scrittura.
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4. 4 I temi della biografia
Manzoni attraversò un periodo culturale – quello del primo
Romanticismo italiano – estremamente vivace e denso di
problematiche letterarie:
Visse la giovanile infatuazione per i temi neoclassici, quando
nella Milano del primo Ottocento splendevano gli astri di
Monti e, soprattutto, di Foscolo;
Risentì fortemente del clima culturale innestatosi con la
Restaurazione, dopo il crollo di Napoleone e del Regno
d'Italia, una situazione che vide la rinascita di una cultura
moderata e cattolica (in questo largamente favorita dal
conservatorismo della dominazione austriaca in Italia);
Creò – quasi partendo da zero – la prima tradizione del
romanzo italiano moderno
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5. 5 I temi della biografia
Tuttavia la partecipazione di Manzoni alla vita politica del
ventennio che precedette gli eventi politici del 1848 e le
guerre di indipendenza fu assai scarsa: egli visse del tutto
in una condizione appartata, quasi marginale rispetto
all'impegno in prima linea di molti dei suoi contemporanei
La collaborazione al periodico milanese «Il Conciliatore» -
che più di altri abbracciò l'ideale di una cultura positiva,
anticlassicista e nutrita di spinte risorgimentali - non andò
mai al di là del puro e semplice appoggio morale,
nonostante Manzoni fosse amico strettissimo dei redattori
del giornale.
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6. 6 Cronologia della vita e delle opere
1811-15: Compone i primi quattro 1868: Interpellato dal Ministro
Inni sacri. La Pentecoste (1817-19) Broglio scrive una Relazione intorno
all’unità della lingua e ai mezzi per
1816-19: Il Conte di Carmagnola diffonderla
1785: Nasce
a Milano 1805-07: Soggiorna a Parigi.
Amicizia con gli Idéologues 1820-21: Adelchi. Nell’aprile
1821 inizia I promessi sposi.
Scrive Il cinque maggio.
1827: Prima edizione a
1820: Secondo
1791-1800: Studia presso stampa de I promessi sposi
soggiorno a Parigi
i Somaschi e i Barnabiti 1840-42: Seconda edizione
de I promessi sposi
1801-05: Primi componimenti Intensa fase di lavoro sul romanzo.
poetici di stile neoclassico La prima stesura, nota con il titolo di
Fermo e Lucia, venne composta tra il 22 maggio
1821 e il 1823, ma da Manzoni non fu mai 1873: Manzoni
1808: Sposa Enrichetta Blondel pubblicata. muore a
1810: Conversione religiosa Il romanzo viene allora riscritto quasi per Milano
intero e sensibilmente modificato.
Dopo la stampa del 1827, Manzoni si
trasferisce in Toscana e riscrive ancora il
romanzo modificandone la lingua sul
modello del fiorentino.
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7. 7 La formazione
Classicismo giovanile
Inclinazione alla cultura illuministica e razionalista del
tardo Settecento milanese, filtrata anche da una memoria
familiare estremamente interessante
la madre Giulia era figlia di Cesare Beccaria, autore del
trattato giuridico Dei delitti e delle pene e animatore della
rivista «Il Caffè».
Incontro con gli Idéologues durante il soggiorno parigino
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8. 8 La formazione
Incontro con la cultura romantica:
Storicismo cioè interesse e attenzione ai fatti storici
Forte attenzione al dramma degli “umili” (non tanto in
termini sociali o economici, ma psicologici, interiori).
Adesione ad una letteratura civile e impegnata su piú fronti,
da quello etico a quello storico: questa scelta necessaria e
insostituibile, contribuì a demolire i pregiudizi estetici
neoclassici
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9. 9 La formazione
Manzoni studiò nei collegi dei padri Somaschi e Barnabiti:
da quella formazione angusta e noiosa il giovane scrittore
prese decisamente le distanze durante il primo soggiorno
parigino, avvenuto in compagnia della madre.
Manzoni divenne allora assiduo frequentatore del gruppo
degli idéologues, nella cui cerchia strinse rapporti
importanti soprattutto con Claude Fauriel, e in cui maturò
la necessità di una ricerca letteraria che fosse
accompagnata da esigenze di approfondimento spirituale e
morale.
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10. 10 La formazione
Nella produzione letteraria di Alessandro Manzoni un ruolo
centrale è assunto dal problema morale e religioso.
Ancora prima della conversione al cattolicesimo, l'impegno
poetico manzoniano risente fortemente del clima
illuministico che aveva caratterizzato l'ambiente milanese
nella seconda metà del XVIII secolo.
Nel 1810, dopo una fase di intenso e sofferto travaglio
interiore, Manzoni abbracciò la religione cattolica: questo
forte mutamento interiore ebbe ripercussioni
importantissime nella sua produzione letteraria. Manzoni
rifiutò quasi in blocco tutte le opere precedenti, ad
eccezione forse dell'ode In morte di Carlo Imbonati.
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11. 11 La formazione
Manzoni andò progressivamente definendo il carattere
etico del proprio impegno letterario in alcune opere nate
subito dopo la conversione, gli Inni sacri.
Si possono approfondire, a tale riguardo, anche le odi civili,
e tra queste Il cinque maggio, scritta in occasione della
morte di Napoleone Bonaparte .
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12. 12 La formazione
A stretto contatto con gli intellettuali
della rivista “Il Conciliatore”, Manzoni
elaborò alcune importanti categorie
della propria poetica e prese
apertamente posizione a fianco dei
romantici quando la discussione si
spostò sul teatro tragico.
Rifiuto delle unità aristoteliche,
considerate non adatte al dramma
storico, che invece deve rappresentare il
divenire degli eventi, l'evoluzione delle
problematiche psicologiche e sociali, lo
sviluppo della coscienza interiore
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13. 13 La formazione
La spinta etica che il cattolicesimo offrì a Manzoni
costituisce un elemento fondamentale per capire il
rinnovamento letterario in atto in questi anni in Italia e in
modo particolare a Milano.
Il movimento romantico che allora stava muovendo i primi
passi, trovò nel cattolicesimo di Manzoni e di altri
intellettuali della cerchia milanese un punto di riferimento
per la ricerca letteraria e l'azione politica.
La conversione al cattolicesimo consente a Manzoni di
superare il classicismo giovanile (classicismo mitologia
età precristiana)
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14. 14 Le opere dopo la conversione e la poetica
Manzoni andò progressivamente definendo il carattere
attivista del proprio impegno in alcune opere nate subito
dopo la conversione, gli Inni sacri (composti in numero di
cinque, benché ne fossero stati pensati dodici, uno per
ciascuna festività religiosa).
Centralità della Pentecoste (1817-22), il più tormentato
degli Inni sacri
La Pentecoste sviluppa il tema della nascita della Chiesa
come momento di intervento attivo del cristianesimo nel
mondo.
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15. 15 Le opere dopo la conversione e la poetica
Il gusto e l'inclinazione verso la scrittura tragica assunsero
all'interno delle scelte manzoniane una funzione di
mediazione e di graduale avvicinamento a un pubblico piú
allargato, eterogeneo, borghese:
una ricerca, quella attuata dentro lo schema
drammaturgico della tragedia, che aprì maggiori spazi di
riflessione anche al genere narrativo, e agli sviluppi del
romanzo moderno che lo scrittore iniziò a sovrapporre alla
scrittura tragica proprio nel 1821, in concomitanza con la
stesura dell'Adelchi (la tragedia storica ambientata
durante il conflitto franco-longobardo in Italia) e con i fatti
politici che animarono in quell'anno i movimenti di
insurrezione nazionale
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16. 16 Le opere dopo la conversione e la poetica
Lavorando a stretto contatto con gli intellettuali del
«Conciliatore», senza tuttavia pubblicare mai un
intervento nella rivista, Manzoni elaborò alcune
importanti categorie letterarie della propria poetica:
merito della rivista romantica fu quello di spostare di
nuovo l'attenzione della letteratura sui temi storici,
etici, economici, educativi.
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17. 17 Le opere dopo la conversione e la poetica
Manzoni prese apertamente posizione a fianco dei
romantici quando si aprì la questione del teatro
drammatico e delle unità aristoteliche (che egli rifiutò
considerandole non adatte a un teatro che avesse
l'esigenza di rappresentare la storia)
Assieme ai romantici si schierò a favore di una completa
rivalutazione del teatro di Shakespeare e della
drammaturgia tedesca; dichiarò assolutamente inadeguato
l'uso della mitologia nella letteratura perché fonte di falsità
e di idolatria.
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18. 18 Le opere dopo la conversione e la poetica
Di estrema importanza sono anche le odi civili, e tra queste
Il cinque maggio (1821). La data che corrisponde alla
morte di Napoleone Bonaparte:
In questa occasione Manzoni utilizza la notizia della
conversione dell'imperatore, avvenuta poco prima della
morte, per compiere un'esaltazione e una celebrazione
positiva della fede.
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19. 19 Le opere dopo la conversione e la poetica
Lasciando volutamente da parte ogni riferimento e giudizio
storico sull'operato di Napoleone (che tuttavia Manzoni
non condivise), il centro focale della poesia è costituito da
un'indagine psicologica, intimistica, del personaggio
storico.
Unico conforto davanti alla propria miseria quotidiana, dopo
tanta gloria e potere, è soltanto il riscatto della fede.
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20. 20 Le opere dopo la conversione e la poetica
Una fase importante della poesia manzoniana maturò con
le due opere teatrali: Il Conte di Carmagnola e Adelchi.
In entrambi i casi Manzoni poneva al centro della vicenda i
fatti storici che avevano segnato la vita dei personaggi: essi
erano rappresentati come figure della loro epoca, senza
tuttavia riuscirla a determinare o guidare, in quanto
vittime della storia e della violenza che regola il corso degli
eventi.
In queste opere prevale la storia rispetto all’invenzione.
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21. 21 Le opere dopo la conversione e la poetica
Forse suggestionato dai movimenti politici e dai moti
patriottici che in molte città italiane caratterizzarono il
1821, Manzoni concentrò attorno a questo periodo la sua
più intensa, quasi frenetica attività di scrittore.
Mentre stava componendo l'Adelchi mise mano al romanzo,
di cui iniziò la prima stesura nota con il titolo di Fermo e
Lucia (ma che nel manoscritto recava invece il titolo di Gli
sposi promessi).
Scrisse di getto le due odi Il cinque maggio e Marzo 1821,
portò a termine La Pentecoste, e infine definiva i contorni
teorici della propria poetica nella Lettera sul Romanticismo
al Marchese Cesare D'Azeglio.
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22. 22 Le opere dopo la conversione e la poetica
I contenuti della poetica manzoniana:
la poesia si propone come oggetto la storia (il “vero
storico”), come fine l'utile sociale e educativo, come mezzo
l'interessante, cioè la capacità di attrarre l'attenzione del
lettore.
Questa concezione coincideva con le teorie romantiche,
poiché si attribuiva allo scrittore una forte partecipazione
agli eventi socio-politici e civili.
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23. 23 Le opere dopo la conversione e la poetica
L’utile coincide con la moralità in senso cristiano ed è il
fine stesso della poesia tesa alla formazione delle
coscienze;
l’interessante viene a coincidere con la scelta stessa
dell’argomento da trattare, che deve restare nell’ambito
della meditazione sull’uomo, sulla sua vita e sul suo
rapporto con la Divina Provvidenza;
mentre il vero coincide con la ricerca del vero storico.
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24. 24 La composizione del romanzo
Alessandro Manzoni iniziò a scrivere I promessi sposi il 24
aprile 1821, mentre si trova con la famiglia nella villa di
Brusuglio a pochi chilometri da Milano.
Sono tempi difficili: in città la polizia austriaca sta
arrestando, uno a uno, i patrioti affiliati alla società segreta
della Carboneria. L'anno prima è stato arrestato Pietro
Maroncelli e ora sono in corso i processi nei quali sono
anche implicati i collaboratori del Conciliatore, tra cui il
direttore del giornale, Silvio Pellico (1789-1854).
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25. 25 La composizione del romanzo
Pubblicato nel 1827 in una prima edizione, la seconda
apparve molti anni dopo nel 1840, I promessi sposi
venivano a colmare in Italia una lacuna secolare, quella
cioè di un moderno romanzo borghese, composto sul
modello del romanzo storico anglosassone di Walter Scott.
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26. 26 La composizione del romanzo
Le tre redazioni dei Promessi sposi
Tra il 1821 e il 1823: la prima stesura recava sul manoscritto
di Manzoni il titolo di Gli sposi promessi, ma è meglio
conosciuta con il titolo di Fermo e Lucia.
Dopo questa stesura Manzoni lavora ad una prima revisione
linguistica e ad uno sfoltimento di numerose parti del
romanzo. Questa edizione viene pubblicata nel 1827 (la
Ventisettana) ed ha un grande successo di pubblico.
Non ancora soddisfatto della lingua letteraria, Manzoni
riscrive il romanzo una terza volta, dopo la cosiddetta
“risciacquatura in Arno”, e lo pubblica a dispense periodiche
tra il 1840 e il 1842 (la Quarantana).
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28. 28 Fermo e Lucia
Come lavorava
Manzoni
I promessi sposi 1840
29. 29 Le fonti dei Promessi sposi
le Storie milanesi di Giuseppe Ripamonti (1573-1643)
il saggio di Melchiorre Gioia (1767-1829) Sul commercio di
commestibili e caro prezzo del vitto, dove legge il passo di
una grida (legge emanata dal Governatore di Milano,
chiamata così perché veniva gridata nelle strade da
pubblici ufficiali, al fine di informare i cittadini, spesso
analfabeti) del Seicento, che prevedeva pene severe a chi
impedisse la celebrazione di un matrimonio.
È la stessa grida trascritta nel capitolo III del romanzo, circa
le pene a cui va incontro chi impedisca la celebrazione di un
matrimonio.
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30. 30 Le fonti dei Promessi sposi
F. Borromeo, De pestilentia quae Mediolani anno 1630 magnam
stragem edit.
C.G. Cavatio della Somaglia, Alleggiamento dello Stato di Milano per le
imposte e loro ripartimenti.
L. Ghirardelli, Il memorando contagio seguito in Bergamo l'anno 1630.
P. La Croce, Memoria delle cose notabili successe in Milano intorno al
mal contagioso l'anno 1630.
A. Lampugnano, La pestilenza seguita in Milano l'anno 1630.
L.A. Muratori, Del governo della peste e delle maniere di guardarsene.
G. Ripamonti, De peste quae fuit anno 1630 libri V desumpti ex
annalibus urbis.
F. Rivola, Vita di Federigo Borromeo Cardinale del titolo di Santa Maria
degli Angeli, ed Arcivescovo di Milano.
P. Verri, Osservazioni sulla tortura.
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31. 31 Le fonti dei Promessi sposi
Lettera di Manzoni al figliastro Stefano Stampa
Sai che cos’è stato che mi diede l’idea di fare II
Sai che cos’è stato che mi diede l’idea di fare
Promessi Sposi? È stata quella grida che mi venne
Promessi Sposi? È stata quella grida che mi venne
sotto gli occhi per combinazione, eeche faccio leggere,
sotto gli occhi per combinazione, che faccio leggere,
appunto, dal dottor Azzecca-garbugli aaRenzo dove si
appunto, dal dottor Azzecca-garbugli Renzo dove si
trovano, tra l’altro, quelle penali contro chi minaccia
trovano, tra l’altro, quelle penali contro chi minaccia
un parroco perché non faccia un matrimonio. E pensai,
un parroco perché non faccia un matrimonio. E pensai,
questo sarebbe un buon soggetto per farne un romanzo
questo sarebbe un buon soggetto per farne un romanzo
(un matrimonio contrastato), eeper finale grandioso la
(un matrimonio contrastato), per finale grandioso la
peste che aggiusta ogni cosa!
peste che aggiusta ogni cosa!
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32. 32 Le fonti dei Promessi sposi
Sulla scelta di Manzoni influirono anche molti esempi di
romanzi stranieri.
Nel Settecento, all’interno del filone gotico, compaiono
romanzi "neri", in cui gli eroi si muovono su sfondi
tenebrosi di castelli popolati da forze misteriose e
sovrumane, ostacolati da malvagi che evocano potenze
ultraterrene: è questo il contenuto del Castello di Otranto
(1764) dell’inglese Horace Walpole, in cui emerge la figura
della fanciulla che, a causa della persecuzione del nobile
prevaricatore, non può sposare il giovane che ama.
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33. 33 Le fonti dei Promessi sposi
La monaca (1796) del francese Dénis Diderot, narra le
peripezie di una giovane che entra in convento, forzata
dalla famiglia: non possiamo non pensare alla celebre
vicenda manzoniana della monaca di Monza, anche se la
storia di questo personaggio è recuperata dalle cronache
secentesche del Ripamonti.
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34. 34 La scelta del romanzo
In che modo Manzoni approda alla scelta del romanzo?
Quali sono le urgenze letterarie che lo avvicinano a questo
tipo di produzione, cioè ad un genere che era di fatto
assente in Italia?
Il romanzo era considerato anzi con una sorta di sufficienza
dagli intellettuali, perché orientato verso un pubblico
borghese di non "addetti ai lavori“.
La poesia era ritenuta il genere letterario più importante.
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35. 35 La scelta del romanzo
In realtà Manzoni capisce che la lirica civile e il teatro non
soddisfano quel bisogno di comunicare "ad ampio raggio"
che è una sua aspirazione profonda.
Anzi, i personaggi del teatro si trasformano quasi in
simboli, si innalzano in una sfera astratta che coinvolge la
meditazione esistenziale.
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36. 36 La scelta del romanzo
Il romanzo, invece, si presenta al largo pubblico con un
linguaggio più semplice, una narrazione avvincente,
personaggi verosimili per le loro umanissime reazioni. Il
genere del romanzo è l’immagine letteraria della classe
borghese che rappresenta un pubblico non d’élite e
tuttavia desideroso di letture.
Grazie all’amico Claude Fauriel, durante il secondo soggiorno
parigino, Manzoni ha conosciuto le opere dello scozzese
Walter Scott: con lui si parla di romanzo storico perché le
vicende sentimentali dei protagonisti sono calate in periodi
storicamente ben definiti e per lo più nel Medioevo,
ricostruito con una certa attendibilità
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37. 37 La scelta del romanzo
Nel romanzo si possono individuare alcune tematiche
centrali:
il complesso sistema dei personaggi,
la ricostruzione storica degli ambienti e delle vicende,
il particolare uso della lingua letteraria,
la funzione del cattolicesimo.
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38. 38 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”
Il filosofo e critico letterario ungherese György Lukács (1885-1971) ha
dedicato alla teoria del romanzo numerosi studi, tra i quali ricordiamo
Teoria del romanzo (1920), Saggi sul realismo (1948), Il romanzo
storico (1938), oltre a importanti monografie su Goethe, Balzac e
Thomas Mann.
Una linea comune, nell’analisi che Lukács conduce intorno al romanzo,
è quella che unisce l’esperienza di Walter Scott alla narrativa realistica
dell’Ottocento, passando attraverso Manzoni e gli altri maggiori autori
del XIX secolo: la scoperta della storia e la sua attualizzazione sono
visti, in questa pagina che riproduciamo, come un’esigenza
fondamentale del romanzo storico e come specchio di una crisi piú
generale della vita italiana nel Seicento.
39. 39 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”
“ Walter Scott ha trovato [in Italia] un continuatore che, sia pure in
una sola opera, ne ha sviluppato in modo grandioso e originale le
tendenze e lo ha superato in piú aspetti. Alludiamo naturalmente ai
Promessi sposi di Alessandro Manzoni. [...] La sua capacità inventiva
per l’intreccio, la sua fantasia nel rappresentare caratteri delle piú
diverse classi sociali, la sua sensibilità per l’autenticità storica nella
vita interiore ed esteriore dei personaggi sono qualità ch’egli
possiede in grado almeno pari a Walter Scott. Anzi proprio nella
ricchezza e nella profondità con cui sono delineati i caratteri, nella
completa utilizzazione dei grandi contrasti tragici per delineare la
psicologia dei personaggi, Manzoni è perfino superiore. Come
“
creatore di figure individuali egli è un poeta superiore a Walter
Scott.
G. Lukács, Il romanzo storico, Torino, Einaudi, 1977, pp. 81-82.
40. 40 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”
“ Come poeta veramente grande egli ha trovato quel tema in cui è superata la
caratteristica oggettiva che rende la storia italiana poco adatta per un vero romanzo
storico che possa trascinare il lettore e in cui i contemporanei possano rivivere il
proprio passato. Egli infatti, ancor piú dello stesso Walter Scott, confina nello sfondo
i grandi avvenimenti storici, sebbene li delinei tutti con quella concretezza
dell’atmosfera storica di cui Walter Scott era stato il maestro. Ma il suo tema
fondamentale non è, come sempre in Walter Scott, una concreta crisi della storia
nazionale, bensí la situazione di perenne crisi di tutta la vita del popolo italiano in
conseguenza della divisione dell’Italia e del carattere feudale-reazionario che le
continue piccole guerre e la soggezione a potenze straniere avevano impresso alle
singole parti del paese. Manzoni descrive quindi direttamente soltanto un episodio
concreto della vita del popolo italiano: l’amore, la separazione e il ritrovarsi di un
giovane e di una fanciulla, entrambi di condizione contadina. Ma nella sua
rappresentazione il fatto si sviluppa in modo da diventare la generale tragedia del
popolo italiano in una situazione di avvilimento e spezzettamento nazionale. Senza
“
mai uscire da una concreta cornice locale e temporale; da una psicologia
condizionata dall’epoca e dalla classe sociale, il destino dei due personaggi diventa la
tragedia del popolo italiano in genere.
41. 41 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”
Questo tipo particolare di romanzo si basa su una narrazione ambientata in
una determinata epoca storica, in cui vengono poi inserite vicende e
personaggi che nascono dalla fantasia dello scrittore.
Uno dei più importanti studiosi di questo genere letterario, il filosofo György
Lukács, ha scritto che il romanzo storico «è nato al principio del secolo XIX,
circa all’epoca della caduta di Napoleone» come prosecuzione e sviluppo del
grande romanzo realistico e borghese del Settecento, nel momento in cui la
Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche «hanno fatto della storia
un’esperienza vissuta dalle masse».
In questo senso il romanzo storico tenderebbe ad attualizzare il «presente
come storia» e a produrre nel lettore un meccanismo di rispecchiamento nei
valori e nelle situazioni che sono descritte dall’autore. Analizzando i romanzi di
Walter Scott, di Manzoni e di altri importanti autori dell’Ottocento, Lukács
sottolinea che l’evoluzione dei generi letterari si svolge parallelamente allo
sviluppo della società: nel romanzo storico, la vita sociale dell’uomo e gli
aspetti generali di un’epoca passata divengono pertanto contemporanei ai
moderni e costituiscono il presupposto per una narrazione realistica che faccia
rivivere quelle condizioni e quelle ragioni umane.
42. 42 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”
Punto di incontro tra il realismo storico (la ricostruzione della
situazione politica e sociale) e l’invenzione vera e propria, necessaria
al successo dell’opera, il romanzo storico incontrò un grande favore
presso il pubblico.
In Italia si affermò sul finire degli anni venti del XIX secolo, ovviamente
grazie al modello offerto dai Promessi Sposi, ma anche sulla scia delle
numerose traduzioni dei romanzi di Walter Scott (Ivanhoe venne
tradotto nel 1822), e di un rinnovato interesse verso la storia
nazionale.
La scelta manzoniana del romanzo, e in particolare del romanzo
storico, nasceva in un contesto culturale vivace, quello romantico
milanese, e dopo esperienze di approfondimento della materia
narrativa.
43. 43 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”
Il genere del romanzo sembrò a Manzoni lo strumento più adeguato e
moderno per rappresentare la dinamica molteplice di un’intera società:
proprio per il fatto che l’opera doveva rispecchiare la vita reale, emergeva
allora anche il problema di una collocazione storica della vicenda narrata.
All’amico Fauriel, in una lettera del 3 novembre 1821 (la stesura del Fermo e
Lucia era iniziata in aprile), Manzoni scriveva: «Per spiegarvi brevemente la
mia idea principale sui romanzi storici e mettervi così sulla via di rettificarla, vi
dirò che li concepisco come una rappresentazione di un determinato stato
della società per mezzo di fatti e di caratteri così simili alla realtà da poter
essere creduti una vera storia da poco scoperta. Quando vi sono mescolati
avvenimenti e personaggi storici, credo che bisogna rappresentarli nel modo
più rigorosamente storico; per questo, ad esempio, Riccardo Cuor di Leone mi
sembra imperfetto nell’Ivanhoe». Da questo punto di vista Manzoni
considerava fondamentale l’assunzione di un registro corale e collettivo
dell’intreccio, libero dai condizionamenti che avrebbero imposto la presenza
di un protagonista assoluto.
44. 44 I contenuti dei Promessi sposi
Manzoni ambientava la vicenda nel passato storico
dell'Italia della Controriforma: il Seicento, che senz'altro
potremmo definire il vero grande protagonista del
romanzo, emerge nei suoi connotati sociali, economici,
religiosi.
La dominazione spagnola in Italia rappresentava
allegoricamente la dominazione austriaca dell'Ottocento:
per questo motivo il romanzo manzoniano veniva ad
assumere anche un chiaro messaggio politico.
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45. 45 I contenuti dei Promessi sposi
Nell'introduzione al romanzo Manzoni costruisce il
pretesto del manoscritto-ritrovato:
l'opera, secondo l'invenzione dell'autore, sarebbe la
trascrizione/traduzione in un italiano moderno di un
manoscritto di un anonimo autore del Seicento.
In questo modo Manzoni viene a occupare il ruolo di
narratore onniscente (focalizzazione zero) e nello stesso
tempo quello artificiale di traduttore del romanzo, un fatto
quest'ultimo che gli consente di operare nel testo continue
incursioni moralistiche.
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46. 46 La struttura del romanzo
Capitoli I-VIII: fase borghigiana (l’azione si svolge nel paese
dove vivono Renzo e Lucia)
Narrazione molto lenta e un numero assai elevato di fatti,
concentrati in quattro giorni, dal 7 al 10 novembre 1628.
Capitoli IX-XVII: Lucia viene a contatto con i personaggi
"storici" (la monaca di Monza, l’innominato, il cardinal
Borromeo). Le scene che la vedono protagonista si
svolgono in spazi chiusi (il convento, il castello, la casa del
sarto dove viene ospitata dopo la liberazione)
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47. 47 La struttura del romanzo
Capitoli XVIII-XXVI
Si tratta del cosiddetto “romanzo di Renzo”, una specie di
storia nella storia.
Egli si muove in spazi aperti: Milano, la campagna lombarda,
l’Adda, il territorio di Bergamo. Rimane coinvolto nei tumulti
di San Martino e nell’assalto ai forni del capoluogo
lombardo, dove, nell’arco di due giorni (11 e 12 novembre)
partecipa alla rivolta, si ubriaca, litiga con un ospite, si fa
credere un rivoltoso, cade nella trappola di una spia, si fa
arrestare, ma riesce a scappare.
Il 13 novembre approda libero in territorio bergamasco, e
giunge dal cugino Bortolo, presso cui si ferma per un periodo
imprecisato.
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48. 48 La struttura del romanzo
Capitoli XXVII-XXXII: la descrizione della peste a causa
della calata dei Lanzichenecchi; gli effetti della guerra dei
Trent’anni
Digressione storica del romanzo
Capitoli XXXIII-XXXVIII: Renzo guarisce dalla malattia e
torna a Milano dove ritrova Lucia
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49. 49 La struttura del romanzo
nozze mancate al Renzo: Milano e poi Guerra - Carestia
ritorno al borgo
borgo Bergamo Peste
Capitoli XXXVII-
Capitoli I-VIII Capitoli IX-XVII Capitoli XVIII-XXXVI
XXXVIII
Lucia al castello Lucia a Milano
Lucia a Monza nozze al borgo
dell’innominato e al lazzaretto
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50. 50 Il sistema dei personaggi
VITTIME Protettori Strumenti OPPRESSORI
don Abbondio
Ca
p ito
lo
I Don Rodrigo
Renzo capitoli
Fra Cristoforo
Capitoli XX - XXXVIII la monaca
di Monza
ultimi
Lucia l’Innominato
Il cardinale
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51. 51 Il sistema dei personaggi
EROE: Renzo ANTAGONISTA: don Rodrigo
OGGETTO DEL DESIDERIO: Lucia
Aiutanti dell’Eroe Aiutanti dell’Antagonista
Padre Cristoforo, Agnese
Perpetua, Bortolo, don Ferrante e
Griso, conte Attilio, Nibbio, Innominato
donna Prassede,
(prima della conversione), Conte Zio,
il sarto e sua moglie, Cardinale
Monaca di Monza.
Borromeo,
Innominato (dopo la conversione).
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52. 52 Il sistema dei personaggi
Il sistema dei personaggi risulta un meccanismo assai
complesso di rapporti di forza: nel romanzo vi sono precise
categorie morali, alle quali Manzoni affida un forte valore
emblematico.
Anche la stessa religiosità viene analizzata ora nelle sue
componenti deteriori e negative, talvolta con toni bonari e
ironici, come nel caso di Don Abbondio; ora secondo un
preciso disegno paradigmatico: il cardinale Borromeo viene
tratteggiato come infaticabile apostolo di un cristianesimo
sociale, Fra Cristoforo come difensore di una fede
realmente conquistata dopo una travagliata esistenza
giovanile.
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53. 53 Il sistema dei personaggi
Una vicenda fortemente individualizzata compie invece
Renzo, con i suoi continui spostamenti geografici: a lui
Manzoni prescrive, all'interno della narrazione, uno spazio
autonomo, come se volesse rappresentare un'ideale
percorso psicologico della formazione, un progressivo
raggiungimento della saggezza e dell'equilibrio dopo le
iniziali intemperanze dei primi capitoli.
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54. 54 Il sistema dei personaggi
Il sistema dei personaggi
VITTIME OPPRESSORI
Renzo Lucia Don Rodrigo Innominato
Cardinale
Aiutanti Padre Cristoforo,
Borromeo,
delle vittime Tonio e Gervaso
Agnese
Griso, Nibbio,
Aiutanti
Don Monaca di
dell’oppressore
Abbondio Monza
Ospiti Don Ferrante,
Bortolo
delle vittime Donna Prassede
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