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a cura di Carlo Mariani – Ricercatore INDIRE
c.mariani@indire.it
Instructional Design
Progettare per competenze, architetture dell’istruzione,
didattica laboratoriale
Pisa - 12 febbraio 2016
Progettare per competenze
Ripensare:
 gli ambienti di apprendimento;  lo spazio/tempo
 la struttura e l’articolazione dei contenuti;  i saperi
 l’organizzazione delle attività;  le procedure
 la scelta delle priorità;  la programmazione curricolare
 la produzione dei materiali;  i libri di testo
 la verifica dei risultati;  la valutazione
 l'analisi degli effetti a medio e lungo termine.  il follow up
Ripensare la progettazione didattica. In che modo?
2
Progettare per competenze
 Lo sviluppo delle competenze dipende in gran parte dalla
progettazione di un ambiente di apprendimento
appropriato che mette al centro l’alunno e non i programmi
da realizzare.
 La prospettiva veicolata dalle competenze tende a superare i
confini dei saperi disciplinari, che vengono ricondotti al
ruolo di strumenti per la formazione del soggetto.
 la scuola secondaria tende di solito a considerare le
discipline come ambiti circoscritti.
Ripensare la progettazione didattica. In che modo?
3
Progettare per competenze
Programma
 Contenuti disciplinari.
 Informazioni da ritenere e
riprodurre (sapere
statico).
 Prospettiva (dal punto di
vista dell’alunno) centrata
sulla ricezione,
sull’esecutività, sulla
ripetizione e sulla
restituzione.
Curricolo
 Concetti e processi.
 Informazioni/saperi come
risultato di un’azione di ricerca,
di costruzione, di
problematizzazione (sapere
dinamico).
 Prospettiva (dal punto di vista
dell’alunno) centrata
sull’attività, sulla produzione,
sulla costruzione, sulla
cooperazione.
Dal programma al curricolo
4
Progettare per competenze
Al costrutto di competenza sono legati due aspetti:
 Uno esterno, cioè la prestazione adeguata (la
performance).
 Uno interno, cioè la padronanza dei processi mentali
correlati (le operazioni cognitive complesse).
 Ora, impostare la formazione in termini di obiettivi di
prestazione riduce il curricolo ad una serie di tante
singole performances.
Esiste una soluzione
5
Differenza tra competenza e prestazione
Progettare per competenze
 La caratteristica della competenza consiste nella
produttività. Chi possiede competenze è in grado di
produrre una molteplicità di prestazioni imprevedibili
all’interno di un certo tipo di attività.
 Ad esempio: La competenza linguistica consente di produrre un
numero infinito di frasi, non un solo specifico enunciato.
 In secondo luogo la competenza implica un sapere e un
saper fare, cioè una conoscenza dichiarativa (sapere che
cosa) e una conoscenza procedurale (sapere come).
 La conoscenza dichiarativa costituisce una delle maggiori
preoccupazioni didattiche degli insegnanti.
6
In che cosa consiste la competenza?
Progettare per competenze
 In terzo luogo, la competenza implica la cognizione e la
metacognizione.
 Sono elementi riflessivi e metariflessivi che indicano la
consapevolezza di quello che si sta facendo.
 Si verificano, per esempio, attraverso una descrizione e una
spiegazione di ciò che si sta facendo e perché.
7
In che cosa consiste la competenza?
Progettare per competenze
Linee Guida Istituti Tecnici - Italiano primo biennio
8
Le competenze nei documenti ministeriali
Progettare per competenze
9Linee Guida Istituti Tecnici - Matematica primo biennio
Le competenze nei documenti ministeriali
Architetture e formati dell’istruzione
L’Instructional Design ha contribuito in questi ultimi due decenni a
definire un framework di riferimento per collocare, a gradi diversi tutti i
formati e le strategie didattiche specifiche.
Ruth Clark (Four Architectures of Instruction, 2000, in
http://learn.uakron.edu/Ideal/cohorts/friday/4architectures.pdf)
definisce le architetture dell’istruzione come delle macrostrutture in cui
si ritrovano:
• il controllo richiesto al docente e all’allievo;
• il grado di strutturazione del materiale;
• le interazioni e le direzioni dell’intervento (verticale: dal docente
all’alunno; orizzontale: docente e alunno sullo stesso livello; tra pari:
alunno-alunno).
10
Le prime quattro sono quelle elaborate dalla Clark, le ultime
due sono il risultato di alcuni adattamenti più recenti di altri
autori.
1. Recettiva
2. Comportamentale
3. A scoperta guidata
4. Esplorativa
5. Simulativa
6. Collaborativa
11
Le architetture dell’istruzione
Architettura Caratteristiche
Livello di
interazione
Osservazioni Strategia didattica
Recettiva
(trasmissiva)
L’allievo è in una
posizione
subordinata.
La lezione è di
tipo istruzionale.
Metafora del
“vaso da
riempire”.
Assente
È efficace se
sussistono alcune
condizioni: 1) il
controllo dei
contenuti da parte
del docente e 2)
adeguate
preconoscenze
dell’alunno.
• Lezione
espositiva
(frontale)
• Lezione
anticipativa
• Lezione narrativa
• Lezione
metodologica
12
Le architetture dell’istruzione
Architettura Caratteristiche
Livello di
interazione
Osservazioni Strategia didattica
Comportamentale
Riguarda la
suddivisione
in unità
brevi e
semplici di
contenuti e
stimoli.
Forte
interazione.
Frequenti
interazioni e
feedback
dell’alunno
Mantiene il carico
cognitivo molto
basso e quindi è da
preferire con alunni
poco esperti (es. le
classi prime;
soggetti che
necessitano di un
piano educativo
personalizzato).
• Approccio
tutoriale
• Modellamento
• Pratica guidata
• Apprendistato
13
Le architetture dell’istruzione
Architettura Caratteristiche
Livello di
interazione
Osservazioni Strategia didattica
A scoperta
guidata
È un’architettura
sostenuta da
presupposti
cognitivistici e
costruttivistici.
Si basa su un
apprendimento
per problem
solving, per
scoperta, di tipo
laboratoriale.
Interazione
tra pari.
Il docente
assume un
ruolo
tutoriale e di
coaching.
Forte
interazione
È efficace con
alunni esperti e
motivati ma può
essere dispersiva
• Problem solving
• Problem based
learning
• Discussione
socratica
• Debate
14
Le architetture dell’istruzione
Architettura Caratteristiche
Livello di
interazione
Osservazioni Strategia didattica
Esplorativa
Riguarda tutte le
attività in cui
viene data
all’alunno la
massima libertà
di movimento:
nelle ricerche
guidate; nella
WebQuest
Lavoro tra
pari e a
piccoli
gruppi, ma
anche ricerca
di tipo
individuale.
Da non
sopravvalutare le
competenze digitali
degli alunni.
• Espressione
autonoma
• Progetto, ricerca,
inquiry
• Brainstorming
15
Le architetture dell’istruzione
Architettura Caratteristiche
Livello di
interazione
Osservazioni Strategia didattica
Simulativa
Comprende una
categoria vasta di
attività che
prevedono
immedesimazione,
role playing, studio
di casi, didattica
per scenari.
Scambi tra
pari e lavoro
di gruppo.
Spesso si
riproducono
situazioni e
contesti
“reali”.
È un’architettura
che può essere
utilizzata in alcuni
momenti della
programmazione
curricolare.
• Simulazione
• Role playing
• Studio di caso
16
Le architetture dell’istruzione
Architettura Caratteristiche
Livello di
interazione
Osservazioni Strategia didattica
Collaborativa
Riguarda tutte le
attività di gruppo
strutturate
attraverso
percorsi di mutuo
insegnamento e
di didattica
laboratoriale in
classe.
Determinante
l’impiego di
tecnologie
digitali.
Forte
scambio tra
pari.
Docente in
posizione di
regista.
Alcune criticità
vengono dal
controllo della
classe,
dall’organizzazione
delle fasi di lavoro.
• Apprendimento
di gruppo
• Peer tutoring
• Seminario
Le architetture dell’istruzione
17
Instructional Design
In che cosa
consiste?
M. David Merrill (2002). First principles of instruction. Educational
Technology Research and Development, 50(3), 43-59
http://mdavidmerrill.com/Papers/firstprinciplesbymerrill.pdf
18
Instructional Design
• Settore di studi che si occupa a livello internazionale di
progettazione dei modelli didattici con particolare
riferimento all’efficacia dell’apprendimento supportata
da ricerche evidence based.
• Ambiti di riferimento sono, tra gli altri, la progettazione
curricolare; la scelta dei metodi didattici; le pratiche
della valutazione.
19
Instructional Design
• Le teorie dell’Instructional design si concentrano più
sulle dinamiche dell’apprendimento che sulle
metodologie dell’insegnamento.
• Questo aspetto rovescia completamente l’approccio
che invece caratterizza la nostra tradizione scolastica,
che si concentra soprattutto su quegli aspetti del
curricolo che sono “dalla parte del docente” (gli
obiettivi; la valutazione).
20
Instructional Design
Integration Activation
DemonstrationApplication
Problem
Le fasi per un’istruzione efficace
21
Instructional Design
Le fasi per un’istruzione efficace
Much of the current work in cognitive
psychology has shown that students learn better when
engaged in solving problems .
Mayer, R.E.: 1992a. Thinking, problem solving, cognition, 2nd Ed., New York: W.H. Freeman
Gli studenti imparano meglio quando sono
impegnati nella risoluzione dei problemi.
Che cos’è un apprendimento
Task/Problem-Centered ?
22
Instructional Design
Le fasi per un’istruzione efficace
1. Learning is promoted when learners are engaged in
solving real-world problems.
2. Learning is promoted when existing knowledge is
activated as a foundation for new knowledge.
3. Learning is promoted when new knowledge is
demonstrated to the learner.
4. Learning is promoted when new knowledge is
applied by the learner.
5. Learning is promoted when new knowledge is
integrated into the learner’s world.
Activation
Demonstration
Application
Integration
Problem
23
Instructional Design
Problem
• Apprendimento centrato sul Problema da risolvere (o da
affrontare), meglio se preso da contesti di vita reale.
• Piuttosto che fissare obiettivi astratti e generali di apprendimento di
fine corso, sarebbe meglio descrivere il compito (ma anche le
funzioni) che l’allievo sarà in grado di svolgere alla fine
dell’esperienza, le competenze che potrà esibire in un contesto
operativo…
Per riflettere: La prevalenza delle attuali programmazioni didattiche
disciplinari – soprattutto nelle materie di base – è costruita come un elenco di
contenuti (informazioni, nozioni) e di obiettivi che non tengono conto di
situazioni operative né di contesti reali.
Le fasi per un’istruzione efficace
24
Instructional Design
Activation
• L’apprendimento viene facilitato quando le conoscenze pregresse sono
utilizzate per sviluppare nuove conoscenze.
• Uno dei metodi più efficaci è quello dei cosiddetti anticipatori di Ausubel.
Le fasi per un’istruzione efficace
L’anticipazione dell’apprendimento è quindi un processo che contestualizza
l’impalcatura generale all’interno della quale vengono collocate informazioni, riflessioni
critiche, interventi da parte degli alunni.
Esempi tipici:
a) la premessa ad apertura di una nuova unità didattica, in cui vengono delineati
passaggi-chiave e informazioni, ma anche le metodologie e le fasi che compongono
l’unità di apprendimento.
b) Un organizzatore di contenuto o di concetti, mappa o rete, strutturato come
«rappresentazione visiva della conoscenza, ossia un modo di strutturare
l’informazione, o di organizzare gli aspetti importanti di un concetto o di un
argomento in uno schema».
25
Instructional Design
Demonstration
• L’apprendimento è più efficace quando le conoscenze si focalizzano
su ciò che l’alunno deve fare per raggiungere l’obiettivo.
È opportuno quindi fornire:
• esempi per favorire l’apprendimento di concetti;
• dimostrazioni per comprendere le procedure;
• visualizzazioni per inquadrare e memorizzare i processi;
• modellamento per assimilare i comportamenti.
Le fasi per un’istruzione efficace
26
Instructional Design
Application
L’apprendimento è facilitato quando viene data la possibilità
all’alunno di praticare e di applicare le nuove conoscenze o abilità
in una varietà di situazioni e problemi, anche concreti.
Le fasi per un’istruzione efficace
27
Instructional Design
Integration
• L’apprendimento è efficace quando viene trasferito in
situazioni che abbiano un collegamento con contesti reali;
quando l’alunno può dimostrare ciò che ha appreso anche in
forme di discussione-dibattito.
• Questo ha numerose ripercussioni positive sulla motivazione
perché agisce come rinforzo ai comportamenti che sono stati
appresi.
Le fasi per un’istruzione efficace
28
L’approccio Core Knowledge
 Questo approccio sostiene che l'apprendimento delle
conoscenze e dell'abilità di applicazione, di analisi e di
soluzione di problemi vanno di pari passo.
 L'accento non è posto sui processi di memorizzazione delle
conoscenze, ma sull’uso di una gamma di strategie (attività
di laboratorio, progetti di ricerca, drammatizzazioni e
gruppi di apprendimento cooperativo...), poiché si ritiene
che gli studenti imparano meglio se sono esposti sia alle
conoscenze disciplinari sia, nello stesso tempo, ai modi di
applicarle.
Le fasi per un’istruzione efficace
29
L’impiantovalutativo nei Tecnici e nei Professionali
 È diretto alla promozione di un insieme di competenze
descritte nel profilo educativo, culturale e professionale
(PECUP), sia generale, sia relativo ai singoli indirizzi.
 Prospetta una integrazione degli apporti disciplinari in vista
del raggiungimento di determinati risultati di
apprendimento.
Le fasi per un’istruzione efficace
30
L’orientamento alle competenze
 Le Linee guida per l’Istruzione Tecnica e professionale esplicitano
le conoscenze e abilità che entrano in gioco nello sviluppo delle
varie competenze, secondo la logica della “progettazione a
ritroso”.
 Per quanto riguarda il biennio iniziale vengono assunte per la
parte comune o generale le competenze incluse nell’impianto
normativo riferibile all’obbligo di istruzione (Assi culturali).
 Ciò implica l’uso di metodi che coinvolgono l’attività degli studenti
nell’affrontare questioni e problemi di natura applicativa (alla
propria vita, alle altre discipline, alla vita sociale e lavorativa) sia
nell’introdurre i nuclei fondamentali delle conoscenze e abilità, sia
nel progressivo padroneggiarli e renderli significativi.
31
Il modello della «progettazione a ritroso»
 J. McTighe – G.Wiggins, Fare progettazione. La pratica di un percorso
didattico per la comprensione significativa, Roma, LAS, 2004
Identificare i risultati
da raggiungere
Determinare evidenze di
accettabilità
Pianificare attività,
esperienze e percorsi
32
Didattica laboratoriale
 Nella didattica laboratoriale lo spazio-classe – che qui
intendiamo anche come luogo aperto, destrutturato rispetto
alle sue delimitazioni tradizionali (i banchi, la cattedra, la
lavagna) – diviene uno spazio generativo e creativo,
semplicemente rovesciando il punto di osservazione e il
coordinamento dei modi dell’insegnare.
 Attraverso uno stile didattico che agisca per linee
orizzontali; cercando di attivare l’empatia verso i contenuti
attraverso la curiosità che si sposta sui contenitori, sugli
oggetti da produrre, sulle conoscenze da rendere operative.
33
Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
 Liberare il modello laboratoriale dall’enfasi attivistica e
spostare l’accento sul momento cognitivo, sulle dinamiche
cooperative e collaborative.
 Conferire al modello didattico una dignità piena e
riconoscibile rispetto ad altre modalità di
insegnamento/apprendimento, come ad esempio la lezione
frontale.
34
Didattica laboratoriale
Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
 Inserire l’impiego e il ruolo delle tecnologie secondo un
dosaggio controllato e finalizzato: alla consultazione e alla
ricerca, alla condivisione, alla comunicazione docente-
docente e docente-alunni, alla realizzazione di oggetti e
prodotti digitali, oppure di esperienze operative collegate
alle unità di apprendimento e all’indirizzo dei percorsi
formativi dei Poli Tecnico Professionali.
 Declinare il modello nel quadro di un’intelaiatura che
operi per competenze, presupponendole come obiettivo
ma anche come strumento di lavoro (es.: produrre, simulare,
riadattare).
35
Didattica laboratoriale
La didattica laboratoriale non è una metodologia: è piuttosto
un complesso di metodologie. In questo senso essa raccoglie e
sintetizza numerose componenti:
Relazionali
 Un nuovo ruolo del docente attraverso un atteggiamento di
mentorship propositiva, incoraggiante, di supporto ad
un’esperienza che si prefigura come trasversale alle
discipline e come costruzione collaborativa del processo
formativo.
36
Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
Didattica laboratoriale
Didattiche
 La Didattica Laboratoriale tende a costruire nella classe una
diversa configurazione del setting scolastico.
 Diventano fondamentali la disposizione degli spazi (per
gruppi e aree di lavoro); l’organizzazione del tempo della
lezione e dell’orario scolastico; la rifinalizzazione dei
contenuti in un apprendimento per competenze, mediante la
curvatura e la destrutturazione dei curricoli disciplinari di
base sugli indirizzi specifici della scuola, su quelle aree cioè
su cui insistono gli interessi e la mission dell’organizzazione
scolastica.
37
Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
Didattica laboratoriale
Strumentali
 La mediazione delle tecnologie e la loro ibridazione – anche
attraverso il fenomeno del BYOD – risulta determinante ai
fini di una costruzione e realizzazione di prodotti che
vadano nella direzione dell’innovazione didattica e della
risemantizzazione di saperi disciplinari finora inglobati
dentro la struttura del manuale scolastico e di una didattica
trasmissiva. Partire da una ricognizione preliminare sulle
tecnologie disponibili nelle classi (c’è una LIM? È presente
un collegamento wifi?) per progettare situazioni e
configurazioni ad hoc della Didattica Laboratoriale.
38
Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
Didattica laboratoriale
Progettuali
 La Didattica Laboratoriale richiede una diversa
consapevolezza riflessiva da parte dei docenti nella
progettazione di percorsi laboratoriali in classe:
• nella definizione di finalità generali e obiettivi di apprendimento;
• nella descrizione e rappresentazione della sceneggiatura
didattica; nell’organizzazione del lavoro con gli studenti;
• in una diversa modalità di effettuare forme di valutazione
individuale e di gruppo.
39
Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
Didattica laboratoriale
Esempi:
 Gli Scenari didattici;  Avanguardie educative INDIRE
 http://avanguardieeducative.indire.it/wp-
content/uploads/2014/10/AE_didattica_scenari.pdf
 Gli Episodi di Apprendimento Situato
40
Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
Didattica laboratoriale
Indicazioni nazionali e PECUP
 Le Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di
apprendimento per i licei rappresentano la declinazione
disciplinare del Profilo educativo, culturale e
professionale [PECUP]dello studente a conclusione dei
percorsi liceali. Il Profilo e le Indicazioni costituiscono,
dunque, l’intelaiatura sulla quale le istituzioni scolastiche
disegnano il proprio Piano dell’offerta formativa, i docenti
costruiscono i propri percorsi didattici e gli studenti sono
messi in condizione di raggiungere gli obiettivi di
apprendimento e di maturare le competenze proprie
dell’istruzione liceale e delle sue articolazioni.
41
Le Indicazioni sono altresì ancorate ai seguenti criteri
costitutivi.
 1) L’esplicitazione dei nuclei fondanti e dei contenuti
imprescindibili.
 2) L’interdisciplinarietà del programmazione curricolare.
Indicazioni nazionali e PECUP
42
 Vengono definite e circoscritte delle metodologie per lo
sviluppo del Profilo educativo, culturale e professionale
[PECUP]: si tratta di modalità e strumenti finalizzati al
presidio dei processi di insegnamento e di apprendimento, e
di cui la scuola si fa carico attraverso la sua capacità
progettuale anche “attraverso il confronto tra le componenti
della comunità educante, il territorio, le reti formali e
informali”. Questa attività di progettazione trova il suo
sbocco naturale nel POF.
43
Indicazioni nazionali e PECUP
L’architettura strumentale viene delineata secondo la seguente
tassonomia
1. lo studio delle discipline in una prospettiva sistematica, storica e
critica;
2. la pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti
disciplinari;
3. l’esercizio di lettura, analisi, traduzione di testi letterari, filosofici,
storici, scientifici, saggistici e di interpretazione di opere d’arte;
4. l’uso costante del laboratorio per l’insegnamento delle discipline
scientifiche;
5. la pratica dell’argomentazione e del confronto;
6. la cura di una modalità espositiva scritta ed orale corretta,
pertinente, efficace e personale;
7. l‘uso degli strumenti multimediali a supporto dello studio e della
ricerca.
44
Indicazioni nazionali e PECUP
 Vi sono poi delle aree di pertinenza del curricolo che
all’interno del PECUP definiscono i risultati di
apprendimento – ma che rappresentano anche dei veri e
propri obiettivi di processo per quanto riguarda la
progettazione didattica delle istituzioni scolastiche (e, a
discesa, dei dipartimenti disciplinari e/o dei singoli
insegnanti). Queste 5 aree curricolari di declinazione degli
apprendimenti costituiscono un esclusivo spazio d’azione in
cui conoscenze, abilità e competenze concorrono alla
costruzione unitaria della cultura liceale.
45
Indicazioni nazionali e PECUP
Risultati di
apprendimento
2. Area logico
argomentativa
3. Area
linguistica e
comunicativa
4. Area
storico-
umanistica
5. Area
scientifica,
matematica e
tecnologica
1. Area
metodologica
46
Indicazioni nazionali e PECUP
METODOLOGIE PER LO SVILUPPO DEL PROFILO EDUCATIVO, CULTURALE E PROFESSIONALE DEI LICEI [PECUP]
AREE DI PERTINENZA DEL CURRICOLO E
RISULTATI DI APPRENDIMENTO
Lo studio delle
discipline in
una
prospettiva
sistematica,
storica e critica
La pratica dei
metodi di
indagine propri
dei diversi
ambiti
disciplinari
L’esercizio di
lettura, analisi,
traduzione di
testi letterari,
filosofici,
storici,
scientifici,
saggistici e di
interpretazion
e di opere
d’arte
L’uso costante
del laboratorio
per
l’insegnament
o delle
discipline
scientifiche
La pratica
dell’argomenta
zione e del
confronto
La cura di una
modalità
espositiva
scritta ed orale
corretta,
pertinente,
efficace e
personale
L‘uso degli
strumenti
multimediali a
supporto dello
studio e della
ricerca
Metodologica
 Aver acquisito un metodo di studio
autonomo e flessibile…
Contestualizza
re, Introdurre
un argomento,
Realizzare una
premessa e/o
una sintesi
Schedare
materiali da
condividere tra
i gruppi di
lavoro
Inquiry based
learning
La lezione
ermeneutica;
la scrittura
collaborativa
Debate
 Essere consapevoli della diversità dei
metodi utilizzati …
 Saper compiere le necessarie
interconnessioni …
Logico argomentativa
 Saper sostenere una propria tesi e
saper ascoltare e valutare …
Debate
 Acquisire l’abitudine a ragionare con
rigore logico, …
 Essere in grado di leggere e
interpretare criticamente i contenuti …
Linguistica e comunicativa
 Padroneggiare pienamente la lingua …
 Aver acquisito, in una lingua straniera
Declinare il curricolo sul PECUP
47
Grazie per la vostra attenzione
Carlo Mariani
c.mariani@indire.it

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  • 1. a cura di Carlo Mariani – Ricercatore INDIRE c.mariani@indire.it Instructional Design Progettare per competenze, architetture dell’istruzione, didattica laboratoriale Pisa - 12 febbraio 2016
  • 2. Progettare per competenze Ripensare:  gli ambienti di apprendimento;  lo spazio/tempo  la struttura e l’articolazione dei contenuti;  i saperi  l’organizzazione delle attività;  le procedure  la scelta delle priorità;  la programmazione curricolare  la produzione dei materiali;  i libri di testo  la verifica dei risultati;  la valutazione  l'analisi degli effetti a medio e lungo termine.  il follow up Ripensare la progettazione didattica. In che modo? 2
  • 3. Progettare per competenze  Lo sviluppo delle competenze dipende in gran parte dalla progettazione di un ambiente di apprendimento appropriato che mette al centro l’alunno e non i programmi da realizzare.  La prospettiva veicolata dalle competenze tende a superare i confini dei saperi disciplinari, che vengono ricondotti al ruolo di strumenti per la formazione del soggetto.  la scuola secondaria tende di solito a considerare le discipline come ambiti circoscritti. Ripensare la progettazione didattica. In che modo? 3
  • 4. Progettare per competenze Programma  Contenuti disciplinari.  Informazioni da ritenere e riprodurre (sapere statico).  Prospettiva (dal punto di vista dell’alunno) centrata sulla ricezione, sull’esecutività, sulla ripetizione e sulla restituzione. Curricolo  Concetti e processi.  Informazioni/saperi come risultato di un’azione di ricerca, di costruzione, di problematizzazione (sapere dinamico).  Prospettiva (dal punto di vista dell’alunno) centrata sull’attività, sulla produzione, sulla costruzione, sulla cooperazione. Dal programma al curricolo 4
  • 5. Progettare per competenze Al costrutto di competenza sono legati due aspetti:  Uno esterno, cioè la prestazione adeguata (la performance).  Uno interno, cioè la padronanza dei processi mentali correlati (le operazioni cognitive complesse).  Ora, impostare la formazione in termini di obiettivi di prestazione riduce il curricolo ad una serie di tante singole performances. Esiste una soluzione 5 Differenza tra competenza e prestazione
  • 6. Progettare per competenze  La caratteristica della competenza consiste nella produttività. Chi possiede competenze è in grado di produrre una molteplicità di prestazioni imprevedibili all’interno di un certo tipo di attività.  Ad esempio: La competenza linguistica consente di produrre un numero infinito di frasi, non un solo specifico enunciato.  In secondo luogo la competenza implica un sapere e un saper fare, cioè una conoscenza dichiarativa (sapere che cosa) e una conoscenza procedurale (sapere come).  La conoscenza dichiarativa costituisce una delle maggiori preoccupazioni didattiche degli insegnanti. 6 In che cosa consiste la competenza?
  • 7. Progettare per competenze  In terzo luogo, la competenza implica la cognizione e la metacognizione.  Sono elementi riflessivi e metariflessivi che indicano la consapevolezza di quello che si sta facendo.  Si verificano, per esempio, attraverso una descrizione e una spiegazione di ciò che si sta facendo e perché. 7 In che cosa consiste la competenza?
  • 8. Progettare per competenze Linee Guida Istituti Tecnici - Italiano primo biennio 8 Le competenze nei documenti ministeriali
  • 9. Progettare per competenze 9Linee Guida Istituti Tecnici - Matematica primo biennio Le competenze nei documenti ministeriali
  • 10. Architetture e formati dell’istruzione L’Instructional Design ha contribuito in questi ultimi due decenni a definire un framework di riferimento per collocare, a gradi diversi tutti i formati e le strategie didattiche specifiche. Ruth Clark (Four Architectures of Instruction, 2000, in http://learn.uakron.edu/Ideal/cohorts/friday/4architectures.pdf) definisce le architetture dell’istruzione come delle macrostrutture in cui si ritrovano: • il controllo richiesto al docente e all’allievo; • il grado di strutturazione del materiale; • le interazioni e le direzioni dell’intervento (verticale: dal docente all’alunno; orizzontale: docente e alunno sullo stesso livello; tra pari: alunno-alunno). 10
  • 11. Le prime quattro sono quelle elaborate dalla Clark, le ultime due sono il risultato di alcuni adattamenti più recenti di altri autori. 1. Recettiva 2. Comportamentale 3. A scoperta guidata 4. Esplorativa 5. Simulativa 6. Collaborativa 11 Le architetture dell’istruzione
  • 12. Architettura Caratteristiche Livello di interazione Osservazioni Strategia didattica Recettiva (trasmissiva) L’allievo è in una posizione subordinata. La lezione è di tipo istruzionale. Metafora del “vaso da riempire”. Assente È efficace se sussistono alcune condizioni: 1) il controllo dei contenuti da parte del docente e 2) adeguate preconoscenze dell’alunno. • Lezione espositiva (frontale) • Lezione anticipativa • Lezione narrativa • Lezione metodologica 12 Le architetture dell’istruzione
  • 13. Architettura Caratteristiche Livello di interazione Osservazioni Strategia didattica Comportamentale Riguarda la suddivisione in unità brevi e semplici di contenuti e stimoli. Forte interazione. Frequenti interazioni e feedback dell’alunno Mantiene il carico cognitivo molto basso e quindi è da preferire con alunni poco esperti (es. le classi prime; soggetti che necessitano di un piano educativo personalizzato). • Approccio tutoriale • Modellamento • Pratica guidata • Apprendistato 13 Le architetture dell’istruzione
  • 14. Architettura Caratteristiche Livello di interazione Osservazioni Strategia didattica A scoperta guidata È un’architettura sostenuta da presupposti cognitivistici e costruttivistici. Si basa su un apprendimento per problem solving, per scoperta, di tipo laboratoriale. Interazione tra pari. Il docente assume un ruolo tutoriale e di coaching. Forte interazione È efficace con alunni esperti e motivati ma può essere dispersiva • Problem solving • Problem based learning • Discussione socratica • Debate 14 Le architetture dell’istruzione
  • 15. Architettura Caratteristiche Livello di interazione Osservazioni Strategia didattica Esplorativa Riguarda tutte le attività in cui viene data all’alunno la massima libertà di movimento: nelle ricerche guidate; nella WebQuest Lavoro tra pari e a piccoli gruppi, ma anche ricerca di tipo individuale. Da non sopravvalutare le competenze digitali degli alunni. • Espressione autonoma • Progetto, ricerca, inquiry • Brainstorming 15 Le architetture dell’istruzione
  • 16. Architettura Caratteristiche Livello di interazione Osservazioni Strategia didattica Simulativa Comprende una categoria vasta di attività che prevedono immedesimazione, role playing, studio di casi, didattica per scenari. Scambi tra pari e lavoro di gruppo. Spesso si riproducono situazioni e contesti “reali”. È un’architettura che può essere utilizzata in alcuni momenti della programmazione curricolare. • Simulazione • Role playing • Studio di caso 16 Le architetture dell’istruzione
  • 17. Architettura Caratteristiche Livello di interazione Osservazioni Strategia didattica Collaborativa Riguarda tutte le attività di gruppo strutturate attraverso percorsi di mutuo insegnamento e di didattica laboratoriale in classe. Determinante l’impiego di tecnologie digitali. Forte scambio tra pari. Docente in posizione di regista. Alcune criticità vengono dal controllo della classe, dall’organizzazione delle fasi di lavoro. • Apprendimento di gruppo • Peer tutoring • Seminario Le architetture dell’istruzione 17
  • 18. Instructional Design In che cosa consiste? M. David Merrill (2002). First principles of instruction. Educational Technology Research and Development, 50(3), 43-59 http://mdavidmerrill.com/Papers/firstprinciplesbymerrill.pdf 18
  • 19. Instructional Design • Settore di studi che si occupa a livello internazionale di progettazione dei modelli didattici con particolare riferimento all’efficacia dell’apprendimento supportata da ricerche evidence based. • Ambiti di riferimento sono, tra gli altri, la progettazione curricolare; la scelta dei metodi didattici; le pratiche della valutazione. 19
  • 20. Instructional Design • Le teorie dell’Instructional design si concentrano più sulle dinamiche dell’apprendimento che sulle metodologie dell’insegnamento. • Questo aspetto rovescia completamente l’approccio che invece caratterizza la nostra tradizione scolastica, che si concentra soprattutto su quegli aspetti del curricolo che sono “dalla parte del docente” (gli obiettivi; la valutazione). 20
  • 22. Instructional Design Le fasi per un’istruzione efficace Much of the current work in cognitive psychology has shown that students learn better when engaged in solving problems . Mayer, R.E.: 1992a. Thinking, problem solving, cognition, 2nd Ed., New York: W.H. Freeman Gli studenti imparano meglio quando sono impegnati nella risoluzione dei problemi. Che cos’è un apprendimento Task/Problem-Centered ? 22
  • 23. Instructional Design Le fasi per un’istruzione efficace 1. Learning is promoted when learners are engaged in solving real-world problems. 2. Learning is promoted when existing knowledge is activated as a foundation for new knowledge. 3. Learning is promoted when new knowledge is demonstrated to the learner. 4. Learning is promoted when new knowledge is applied by the learner. 5. Learning is promoted when new knowledge is integrated into the learner’s world. Activation Demonstration Application Integration Problem 23
  • 24. Instructional Design Problem • Apprendimento centrato sul Problema da risolvere (o da affrontare), meglio se preso da contesti di vita reale. • Piuttosto che fissare obiettivi astratti e generali di apprendimento di fine corso, sarebbe meglio descrivere il compito (ma anche le funzioni) che l’allievo sarà in grado di svolgere alla fine dell’esperienza, le competenze che potrà esibire in un contesto operativo… Per riflettere: La prevalenza delle attuali programmazioni didattiche disciplinari – soprattutto nelle materie di base – è costruita come un elenco di contenuti (informazioni, nozioni) e di obiettivi che non tengono conto di situazioni operative né di contesti reali. Le fasi per un’istruzione efficace 24
  • 25. Instructional Design Activation • L’apprendimento viene facilitato quando le conoscenze pregresse sono utilizzate per sviluppare nuove conoscenze. • Uno dei metodi più efficaci è quello dei cosiddetti anticipatori di Ausubel. Le fasi per un’istruzione efficace L’anticipazione dell’apprendimento è quindi un processo che contestualizza l’impalcatura generale all’interno della quale vengono collocate informazioni, riflessioni critiche, interventi da parte degli alunni. Esempi tipici: a) la premessa ad apertura di una nuova unità didattica, in cui vengono delineati passaggi-chiave e informazioni, ma anche le metodologie e le fasi che compongono l’unità di apprendimento. b) Un organizzatore di contenuto o di concetti, mappa o rete, strutturato come «rappresentazione visiva della conoscenza, ossia un modo di strutturare l’informazione, o di organizzare gli aspetti importanti di un concetto o di un argomento in uno schema». 25
  • 26. Instructional Design Demonstration • L’apprendimento è più efficace quando le conoscenze si focalizzano su ciò che l’alunno deve fare per raggiungere l’obiettivo. È opportuno quindi fornire: • esempi per favorire l’apprendimento di concetti; • dimostrazioni per comprendere le procedure; • visualizzazioni per inquadrare e memorizzare i processi; • modellamento per assimilare i comportamenti. Le fasi per un’istruzione efficace 26
  • 27. Instructional Design Application L’apprendimento è facilitato quando viene data la possibilità all’alunno di praticare e di applicare le nuove conoscenze o abilità in una varietà di situazioni e problemi, anche concreti. Le fasi per un’istruzione efficace 27
  • 28. Instructional Design Integration • L’apprendimento è efficace quando viene trasferito in situazioni che abbiano un collegamento con contesti reali; quando l’alunno può dimostrare ciò che ha appreso anche in forme di discussione-dibattito. • Questo ha numerose ripercussioni positive sulla motivazione perché agisce come rinforzo ai comportamenti che sono stati appresi. Le fasi per un’istruzione efficace 28
  • 29. L’approccio Core Knowledge  Questo approccio sostiene che l'apprendimento delle conoscenze e dell'abilità di applicazione, di analisi e di soluzione di problemi vanno di pari passo.  L'accento non è posto sui processi di memorizzazione delle conoscenze, ma sull’uso di una gamma di strategie (attività di laboratorio, progetti di ricerca, drammatizzazioni e gruppi di apprendimento cooperativo...), poiché si ritiene che gli studenti imparano meglio se sono esposti sia alle conoscenze disciplinari sia, nello stesso tempo, ai modi di applicarle. Le fasi per un’istruzione efficace 29
  • 30. L’impiantovalutativo nei Tecnici e nei Professionali  È diretto alla promozione di un insieme di competenze descritte nel profilo educativo, culturale e professionale (PECUP), sia generale, sia relativo ai singoli indirizzi.  Prospetta una integrazione degli apporti disciplinari in vista del raggiungimento di determinati risultati di apprendimento. Le fasi per un’istruzione efficace 30
  • 31. L’orientamento alle competenze  Le Linee guida per l’Istruzione Tecnica e professionale esplicitano le conoscenze e abilità che entrano in gioco nello sviluppo delle varie competenze, secondo la logica della “progettazione a ritroso”.  Per quanto riguarda il biennio iniziale vengono assunte per la parte comune o generale le competenze incluse nell’impianto normativo riferibile all’obbligo di istruzione (Assi culturali).  Ciò implica l’uso di metodi che coinvolgono l’attività degli studenti nell’affrontare questioni e problemi di natura applicativa (alla propria vita, alle altre discipline, alla vita sociale e lavorativa) sia nell’introdurre i nuclei fondamentali delle conoscenze e abilità, sia nel progressivo padroneggiarli e renderli significativi. 31
  • 32. Il modello della «progettazione a ritroso»  J. McTighe – G.Wiggins, Fare progettazione. La pratica di un percorso didattico per la comprensione significativa, Roma, LAS, 2004 Identificare i risultati da raggiungere Determinare evidenze di accettabilità Pianificare attività, esperienze e percorsi 32
  • 33. Didattica laboratoriale  Nella didattica laboratoriale lo spazio-classe – che qui intendiamo anche come luogo aperto, destrutturato rispetto alle sue delimitazioni tradizionali (i banchi, la cattedra, la lavagna) – diviene uno spazio generativo e creativo, semplicemente rovesciando il punto di osservazione e il coordinamento dei modi dell’insegnare.  Attraverso uno stile didattico che agisca per linee orizzontali; cercando di attivare l’empatia verso i contenuti attraverso la curiosità che si sposta sui contenitori, sugli oggetti da produrre, sulle conoscenze da rendere operative. 33 Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
  • 34.  Liberare il modello laboratoriale dall’enfasi attivistica e spostare l’accento sul momento cognitivo, sulle dinamiche cooperative e collaborative.  Conferire al modello didattico una dignità piena e riconoscibile rispetto ad altre modalità di insegnamento/apprendimento, come ad esempio la lezione frontale. 34 Didattica laboratoriale Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale
  • 35. Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale  Inserire l’impiego e il ruolo delle tecnologie secondo un dosaggio controllato e finalizzato: alla consultazione e alla ricerca, alla condivisione, alla comunicazione docente- docente e docente-alunni, alla realizzazione di oggetti e prodotti digitali, oppure di esperienze operative collegate alle unità di apprendimento e all’indirizzo dei percorsi formativi dei Poli Tecnico Professionali.  Declinare il modello nel quadro di un’intelaiatura che operi per competenze, presupponendole come obiettivo ma anche come strumento di lavoro (es.: produrre, simulare, riadattare). 35 Didattica laboratoriale
  • 36. La didattica laboratoriale non è una metodologia: è piuttosto un complesso di metodologie. In questo senso essa raccoglie e sintetizza numerose componenti: Relazionali  Un nuovo ruolo del docente attraverso un atteggiamento di mentorship propositiva, incoraggiante, di supporto ad un’esperienza che si prefigura come trasversale alle discipline e come costruzione collaborativa del processo formativo. 36 Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale Didattica laboratoriale
  • 37. Didattiche  La Didattica Laboratoriale tende a costruire nella classe una diversa configurazione del setting scolastico.  Diventano fondamentali la disposizione degli spazi (per gruppi e aree di lavoro); l’organizzazione del tempo della lezione e dell’orario scolastico; la rifinalizzazione dei contenuti in un apprendimento per competenze, mediante la curvatura e la destrutturazione dei curricoli disciplinari di base sugli indirizzi specifici della scuola, su quelle aree cioè su cui insistono gli interessi e la mission dell’organizzazione scolastica. 37 Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale Didattica laboratoriale
  • 38. Strumentali  La mediazione delle tecnologie e la loro ibridazione – anche attraverso il fenomeno del BYOD – risulta determinante ai fini di una costruzione e realizzazione di prodotti che vadano nella direzione dell’innovazione didattica e della risemantizzazione di saperi disciplinari finora inglobati dentro la struttura del manuale scolastico e di una didattica trasmissiva. Partire da una ricognizione preliminare sulle tecnologie disponibili nelle classi (c’è una LIM? È presente un collegamento wifi?) per progettare situazioni e configurazioni ad hoc della Didattica Laboratoriale. 38 Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale Didattica laboratoriale
  • 39. Progettuali  La Didattica Laboratoriale richiede una diversa consapevolezza riflessiva da parte dei docenti nella progettazione di percorsi laboratoriali in classe: • nella definizione di finalità generali e obiettivi di apprendimento; • nella descrizione e rappresentazione della sceneggiatura didattica; nell’organizzazione del lavoro con gli studenti; • in una diversa modalità di effettuare forme di valutazione individuale e di gruppo. 39 Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale Didattica laboratoriale
  • 40. Esempi:  Gli Scenari didattici;  Avanguardie educative INDIRE  http://avanguardieeducative.indire.it/wp- content/uploads/2014/10/AE_didattica_scenari.pdf  Gli Episodi di Apprendimento Situato 40 Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale Didattica laboratoriale
  • 41. Indicazioni nazionali e PECUP  Le Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento per i licei rappresentano la declinazione disciplinare del Profilo educativo, culturale e professionale [PECUP]dello studente a conclusione dei percorsi liceali. Il Profilo e le Indicazioni costituiscono, dunque, l’intelaiatura sulla quale le istituzioni scolastiche disegnano il proprio Piano dell’offerta formativa, i docenti costruiscono i propri percorsi didattici e gli studenti sono messi in condizione di raggiungere gli obiettivi di apprendimento e di maturare le competenze proprie dell’istruzione liceale e delle sue articolazioni. 41
  • 42. Le Indicazioni sono altresì ancorate ai seguenti criteri costitutivi.  1) L’esplicitazione dei nuclei fondanti e dei contenuti imprescindibili.  2) L’interdisciplinarietà del programmazione curricolare. Indicazioni nazionali e PECUP 42
  • 43.  Vengono definite e circoscritte delle metodologie per lo sviluppo del Profilo educativo, culturale e professionale [PECUP]: si tratta di modalità e strumenti finalizzati al presidio dei processi di insegnamento e di apprendimento, e di cui la scuola si fa carico attraverso la sua capacità progettuale anche “attraverso il confronto tra le componenti della comunità educante, il territorio, le reti formali e informali”. Questa attività di progettazione trova il suo sbocco naturale nel POF. 43 Indicazioni nazionali e PECUP
  • 44. L’architettura strumentale viene delineata secondo la seguente tassonomia 1. lo studio delle discipline in una prospettiva sistematica, storica e critica; 2. la pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari; 3. l’esercizio di lettura, analisi, traduzione di testi letterari, filosofici, storici, scientifici, saggistici e di interpretazione di opere d’arte; 4. l’uso costante del laboratorio per l’insegnamento delle discipline scientifiche; 5. la pratica dell’argomentazione e del confronto; 6. la cura di una modalità espositiva scritta ed orale corretta, pertinente, efficace e personale; 7. l‘uso degli strumenti multimediali a supporto dello studio e della ricerca. 44 Indicazioni nazionali e PECUP
  • 45.  Vi sono poi delle aree di pertinenza del curricolo che all’interno del PECUP definiscono i risultati di apprendimento – ma che rappresentano anche dei veri e propri obiettivi di processo per quanto riguarda la progettazione didattica delle istituzioni scolastiche (e, a discesa, dei dipartimenti disciplinari e/o dei singoli insegnanti). Queste 5 aree curricolari di declinazione degli apprendimenti costituiscono un esclusivo spazio d’azione in cui conoscenze, abilità e competenze concorrono alla costruzione unitaria della cultura liceale. 45 Indicazioni nazionali e PECUP
  • 46. Risultati di apprendimento 2. Area logico argomentativa 3. Area linguistica e comunicativa 4. Area storico- umanistica 5. Area scientifica, matematica e tecnologica 1. Area metodologica 46 Indicazioni nazionali e PECUP
  • 47. METODOLOGIE PER LO SVILUPPO DEL PROFILO EDUCATIVO, CULTURALE E PROFESSIONALE DEI LICEI [PECUP] AREE DI PERTINENZA DEL CURRICOLO E RISULTATI DI APPRENDIMENTO Lo studio delle discipline in una prospettiva sistematica, storica e critica La pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari L’esercizio di lettura, analisi, traduzione di testi letterari, filosofici, storici, scientifici, saggistici e di interpretazion e di opere d’arte L’uso costante del laboratorio per l’insegnament o delle discipline scientifiche La pratica dell’argomenta zione e del confronto La cura di una modalità espositiva scritta ed orale corretta, pertinente, efficace e personale L‘uso degli strumenti multimediali a supporto dello studio e della ricerca Metodologica  Aver acquisito un metodo di studio autonomo e flessibile… Contestualizza re, Introdurre un argomento, Realizzare una premessa e/o una sintesi Schedare materiali da condividere tra i gruppi di lavoro Inquiry based learning La lezione ermeneutica; la scrittura collaborativa Debate  Essere consapevoli della diversità dei metodi utilizzati …  Saper compiere le necessarie interconnessioni … Logico argomentativa  Saper sostenere una propria tesi e saper ascoltare e valutare … Debate  Acquisire l’abitudine a ragionare con rigore logico, …  Essere in grado di leggere e interpretare criticamente i contenuti … Linguistica e comunicativa  Padroneggiare pienamente la lingua …  Aver acquisito, in una lingua straniera Declinare il curricolo sul PECUP 47
  • 48. Grazie per la vostra attenzione Carlo Mariani c.mariani@indire.it