Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
P2P
1.
2.
3. Generalmente per peer-to-
peer (o P2P), cioè rete
paritaria, si intende una rete
informatica che non
possiede nodi gerarchizzati
come client o server fissi ma
un numero di nodi
equivalenti, alias peer.
Questo modello di rete è
l'antitesi dell'architettura
client-server.
Mediante questa
configurazione qualsiasi
nodo è in grado di avviare o
completare una transazione.
L'esempio classico di P2P è
la rete per la condivisione di
file detto File sharing.
4.
5. Un esempio? Il protocollo
NNTP utilizzato per il
trasferimento delle notizie
ARPANET, live chat
decentralizzate o le BBS di
Fido Net.
Il termine frequentemente
viene riferito alle reti di
condivisione file come
Gnutella, FastTrack, e
l'ormai defunto Napster che
forniscono il libero scambio
di file tra i computer
connessi a Internet.
Utilizzi più innovativi
prevedono l'utilizzo per la
diffusione di elevati flussi di
dati generati in tempo reale
come per esempio
programmi televisivi o film.
6. La maggioranza dei
programmi peer-to-peer
garantisce un insieme di
funzionalità minime:
supporto multipiattaforma,
multiserver, multicanale: il
programma è compatibili con tutti i
sistemi operativi, server e dispositivi
hardware (PC, laptop portatili,
palmari, cellulari);
supporto protocollo IPv6;
download dello stesso file da più
reti contemporaneamente;
offuscamento dell'ID di rete;
offuscamento del protocollo P2P;
supporto proxy e Tor;
supporto crittografia SSL;
gestione da remoto, sia da
PC/notebook che da cellulari e
palmari.
assegnazione di una priorità delle
fonti, privilegiando quelle con
connessione a banda larga (ad
esempio, BitTyrant per i file torrent).
7. Alcune reti e canali, come per
esempio Napster, OpenNap o IRC
usano il modello client-server per
alcuni compiti (per esempio la
ricerca) e il modello p2p per tutti
gli altri. Questa doppia presenza
di modelli fa sì che tali reti siano
definite "ibride".
Quando il termine p2p venne
utilizzato per descrivere la rete
Napster, implicava la natura del
protocollo, ma in realtà la grande
conquista di Napster fu quella di
mettere tutti i computer collegati
sullo stesso piano. Il protocollo
"peer" era il modo giusto per
realizzarlo.
Reti come Gnutella o Freenet,
vengono definite come il vero
modello di rete peer-to-peer in
quanto utilizzano una struttura
peer-to-peer per tutti i tipi di
transazione, e per questo motivo
vengono definite "pure“.
8. Dalle indagini di riviste di
computer e dalle lamentele degli
utenti nei forum, blog,
newsgroup e delle associazioni
dei consumatori si è scoperto
che i provider italiani limitano il
traffico P2P. In particolare,
Fastweb, SiAdsl, Vodafone
(mobile), Alice e Tiscali si
oppongono duramente ad esso e
cercano il più possibile di
bloccarlo (in particolare Fastweb,
ha bisogno di configurazioni
aggiuntive sui client P2P). I
provider Libero, Tele2 e Ngi sono
invece meno contrari al traffico
P2P e non lo bloccano se non in
casi particolari (Libero permette
però il traffico P2P solo sulle reti
non unbundling). Infine, i
provider Aruba, Mc-link e Wooow
non esprimono la propria
opinione sul problema, e
concedono il P2P senza
limitazioni.
9. I tipi di file maggiormente
condivisi in questa rete sono gli
mp3, o file musicali, e i DivX i
file contenenti i film. Questo ha
portato molti, soprattutto le
compagnie discografiche e i
media, ad affermare che queste
reti sarebbero potute diventare
una minaccia contro i loro
interessi e il loro modello
industriale. Di conseguenza il
peer-to-peer divenne il
bersaglio legale delle
organizzazioni che riuniscono
queste aziende, come la RIAA e
la MPAA. Per esempio il servizio
di Napster venne chiuso da una
causa intentata dalla RIAA. Sia
la RIAA che la MPAA spesero
ingenti quantità di denaro al
fine di convincere i legislatori ad
approvare restrizioni legali.
10. La manifestazione più estrema
di questi sforzi risale al gennaio
2003, quando venne introdotto,
negli U.S.A., un disegno di
legge dal senatore della
California Berman nel quale si
garantivano, al detentore del
copyright, i diritti legali per
fermare i computer che
distribuivano materiale tutelato
dai diritti d'autore. Il disegno di
legge venne respinto da una
commissione governativa
Statunitense nel 2002, ma
Berman lo ripropose nella
sessione del 2003.
11. Nel 2004 la "Legge Urbani" nella
quale viene sancita la possibilità di
incorrere in sanzioni penali anche
per chi fa esclusivamente uso
personale di file protetti.
Il 31 marzo 2005 fu approvata la
legge n. 43 che ripristinava lo
scopo di lucro in luogo del trarne
profitto ed inserì due commi (a-bis
e uno dopo la lettera f),
nell'articolo 171 della legge sul
diritto d'autore, che, pur lasciando
queste violazioni nel campo penale,
eliminano la "detenzione".
Però nel 2007 la III sezione penale
della Cassazione con la sentenza
numero 149/2007, ha accolto il
ricorso presentato da due studenti
torinesi, condannati in appello ad
una pena detentiva, sostituita da
un’ammenda, per avere «duplicato
abusivamente e distribuito»
programmi illecitamente duplicati,
giochi per psx, video cd e film,
«immagazzinandoli» su un server
del tipo Ftp (File transfer protocol).
12. Oltre agli attacchi che una rete
aperta può subire, anche i
computer che ad essa accedono
possono essere soggetti a
problematiche di security e
privacy. Per la stessa filosofia
del P2P quasi tutti i programmi
di file-sharing richiedono per la
sopravvivenza del sistema di
avere sul proprio computer dei
file condivisi e che quindi
possano essere a disposizione
degli utenti che ne fanno
richiesta. Questo implica da un
lato la condivisione di un’area
del disco sulla quale mettere i
file a disposizione, dall’altro
consentire il libero accesso ad
alcune porte del computer. Già
di per sé questo porta ad avere
un aumento dei problemi di
security, in quanto chiunque ha
la possibilità di entrare su
quelle porte.
13. Se poi si considera l’enorme
incremento degli utenti e l’utilizzo di
linee a banda larga, ormai alla
portata di tutti, questi problemi, che
una volta potevano essere
trascurabili, diventano prioritari. Ciò
rende fondamentale l’utilizzo di
sistemi di difesa come antivirus,
firewall, programmi di pulizia dei file
di registro e di rimozione degli
agenti infettivi: virus, spyware,
trojan o malware.
Infatti gli hacker
malintenzionati,Black Hat, sfruttano
queste tipo di reti per mandare dei
virus o degli spyware agli utenti dei
programmi P2P, infatti essi creano
dei programmi eseguibili infettati e li
condividono.
Più recenti sono i casi di musiche
MP3 infettate, una volta aperte
costringono il programma per
ascoltare musiche audio a scaricare
un "aggiornamento" che contiene
invece dei virus.
14. È fondamentale poi, a salvaguardia
della privacy, la propria attenzione
nell’evitare di condividere porzioni di
disco nelle quali incautamente sono
stati depositati dati personali o
aziendali (nel caso di chi utilizza il
computer dell’ufficio), riferimenti a
conti correnti o a password. Una
frase diventata famosa riassume
bene il concetto: “inutile
criminalizzare sistemi di file-sharing,
nati proprio come strumento
collaborativo, laddove è assente una
politica aziendale improntata alla
sicurezza e alla conoscenza”
(pubblicato sul Punto Informatico del
29 ottobre 2004).
15.
16. BitTorrent (BT) è ritenuto un
protocollo p2p finalizzato alla
distribuzione e condivisione di file in
rete (anche se in realtà non è un
vero e proprio protocollo in quanto è
presente un server). Sviluppato da
Bram Cohen nel 2002
originariamente fu rilasciato sotto
licenza MIT (Massachusetts Institute
of Technology), dal 2005 la licenza
diventa BitTorrent Open Source
License.
Rispetto ai tradizionali sistemi file
sharing, BitTorrent ha come
obiettivo quello di realizzare e
fornire un sistema efficiente per
distribuire il file su un maggiore
numero di utenti sia in download sia
in upload.
17. Tra BitTorrent e gli altri sistemi p2p ci
sono 2 principali differenze:
1- BitTorrent non ricerca i file per
nome, l'utente deve prima prelevare
da un sito web apposito il file .torrent
2- BitTorrent non tenta affatto di
nascondere l'ultimo host responsabile
della disponibilità di un dato file: una
persona che desidera rendere
disponibile un file infatti deve prima
eseguire un server traccia su uno
specifico host (o serie) e distribuire
l'indirizzo della traccia (o gli indirizzi)
in un file .torrent
Uno dei grossi svantaggi invece e che
i file muoiono con molta facilità a
causa dell'obiettivo che si è prefissato
Cohen, ovvero quello di diffondere file
piuttosto che condividerli.
Con BitTorrent è più semplice
scaricare file protetti da copyright
(attraverso il seeding (inseminazione)
il protocollo scarica la responsabilità
su altri protocolli), mentre con i p2p
tradizionali, a causa della loro natura
più individualista questo non è
possibile.
18. Il metodo adoperato da BitTorrent per
la distribuzione dei file somiglia molto
a quella che viene adoperata dalle reti
eDonkey e Kad, ma oltre alle
similitudini presenta anche tante
differenze:
- Con BitTorrent gli scambi sono
sempre molto veloci per tutti i
partecipanti;
- Con eMule il nodo condivide e
scarica una grande quantità di dati
senza alcun bilanciamento fra i nodi
presenti
- standard protocollo eDonkey/Kad
causa bassa “leech resistance” (utenti
sanguisughe);
- grazie all'assenza dei crediti, in
BitTorrent, è possibile avere una
buona velocità in download sin da
subito (per chi ha una connessione a
banda larga), in eMule questo non
avviene;
- i file su BitTorrent sono destinati a
morire prima dei file condivisi su
eMule
19. BitTorrent, per la sua natura
trasparente e per il risparmio di
banda, probabilmente è il protocollo
più adoperato a livello di condivisione
dei file per scopi legali (GNU/Linux –
trailer cinematografici) anche se
nell'ultimo periodo viene utilizzato
anche per scambio di file musicali,
film e software coperti da copyright.
Un problema di BitTorrent è la non
implementazione dell'occultamento
degli utilizzatori, per cui la privacy
dell'utente finale non viene tutelata e
perciò soggetto a violazioni della
propria privacy da parte di società
spia anti p2p
20.
21. The Pirate Bay (in italiano La baia dei
pirati) nasce in Svezia il 21 novembre
2003, per mano di Gottfrid Svartholm,
Fredrik Neij e Peter Sunde con
l'obiettivo di diventare il tracker più
importante a livello mondiale
sull'indicizzazione dei file .torrent.
Fin dalla nascita, il sito e la dirigenza
vengono presi di mira, in particolar
modo dalle case discografiche, in
quanto distribuendo torrent senza
alcun tipo di regolamentazione violano
le leggi sui diritti d'autore. Tra le varie
società che hanno aperto controversie
giudiziarie contro The Pirate Bay
segnalo:
Microsoft, Apple, Dreamworks, EA
Games, Sublimal Sounds, Uppsala
Universetet, ADV Films, SEGA, White
Stripes, Warner Bros, iRacing,
Linotype, Governo Svedese e Governo
Italiano
I titolari di The Pirate Bay subiscono
per questa causa vari processi e, nel
Marzo 2006, rischiano il collasso e la
perdita di tutto a causa dell'arresto di
alcuni componenti dello staff e del
sequestro di tutti i server.
22. Tra i vari processi, sicuramente
quello più significativo è quello che i
titolari di The Pirate Bay subiscono
nell'aprile del 2009 quando vengono
condannati dal Tribunale di
Stoccolma per complicità in
violazione della legge sul diritto
d'autore con la detenzione per un
anno ai quattro condannati (infatti
oltre ai tre fondatori viene
condannato Carl Lundstrm, reo di
aver investito sul sito) e con un
ammenda di circa tre milioni di euro
da versare alle varie industrie
discografiche, cinematografiche e di
videogiochi.
Naturalmente i quattro condannati
hanno annunciato il ricorso in
appello che è stato spostato
all'estate del 2010 a causa di
un'anomalia riguardante uno dei
giudici che avrebbero presieduto la
corte (pare infatti che uno dei giudici
abbia a che fare con Spotify, azienda
legata al servizio legale di streaming
online)
23. Oltre ai vari processi che The
Pirate Bay ha subito nel corso
degli anni, sicuramente
nell'ultimo periodo (in particolar
modo nel 2009) ha subito vari
attacchi su vari fronti. Per
esempio, per cercare di salvarsi
da una probabile chiusura (la
corte distrettuale svedese ha
costretto due provider a cessare
la fornitura dei servizi a The
Pirate Bay), questa ha spostato
fisicamente i propri server in
Ucraina, dove le leggi sul diritto
d'autore sono molto più
permissive (sul proprio suolo
sono già presenti i server di
Demonoid, altro nome
importante nell'ambito del file
sharing) rispetto all'asfissiante
morsa che la legislatura
scandinava propone.
24. Un altro colpo ricevuto è
sicuramente quello ricevuto da
Google, che ha escluso
l'homepage dai risultati delle
ricerche, così da non
permettere l'accesso agli utenti
all'homepage del sito. Google
ha giustificato questa mancanza
con un errore a livello
procedurale ma uno dei
fondatori, Peter Sunde, ha
accusato senza mezzi termini
Google di limitare la libertà di
espressione mettendo delle
censure tra i risultati delle
proprie ricerche
25. Tra i vari progetti (andati in porto o non)
di The Pirate Bay, meritano citazione la
tentata acquisizione nel 2006 del
principato di Sealand, con l'obiettivo di
farne un baluardo del p2p libero e legale.
Il tentativo di acquisizione però fallisce a
causa del disinteresse mostrato dal
proprietario nei confronti di The Pirate Bay
e ancora oggi sono in cerca di un luogo
alternativo.
Un altro progetto importante riguarda la
creazione di un portale di nome Playable,
nel quale è possibile scaricare liberamente
opere protette da diritto d'autore, a un
prezzo mensile che viene scelto
liberamente dall'utente
Il futuro di The Pirate Bay però non
sembra essere molto roseo, ma non per i
problemi citati in precedenza, ma a causa
della cessione della stessa a favore della
Global Gaming Factory di cui fa parte Hans
Pandeya (amministratore delegato
dell'azienda) per circa 8 milioni di dollari
con una società che produce mediamente
un fatturato annuale di 800mila dollari.
Oltre a The Pirate Bay, infatti, Pandeya
stava cercando finanziamenti per circa
14milioni di dollari per l'acquisizione di
Peerialism, società che sviluppa una
speciale tecnologia p2p.
26. Ma i problemi principali sono
due:
La mancanza di certezze sugli
investitori (infatti Pandeya ha
dichiarato che gli investitori si
erano tirati indietro ma che
nonostante tutto ha assicurato
di averne trovato di nuovi (il
tutto naturalmente top secret));
l'unico nome è quello di John
Fanning, co-fondatore di
Napster, che però nega ogni
coinvolgimento al progetto di
Pandeya.
Pandeya deve pagare delle
tasse arretrate al governo
svedese, in più l'ex CTO
(manager di primo livello della
GGF) chiede a Pandeya e alla
società di aumentare di molto il
fatturato di 800mila dollari
27. E in Italia quale è la situazione?
Attualmente da The Pirate Bay
è possibile scaricare tutto il
materiale anche se è stato
fortemente dimezzato a livello
di fonti.
Anche in Italia c'è stato il blocco
dell'accesso sul sito (10 agosto
2008) da parte del sostituto
procuratore di Bergamo, ma nel
settembre dello stesso anno il
tribunale di Bergamo accoglie il
ricorso degli avvocati di The
Pirate Bay revocando il
provvedimento di sequestro
preventivo, anche se già prima
di questa data il sito aveva
costruito un nuovo dominio così
da ristabilire la raggiungibilità
con gli utenti italiani.
28.
29. Michel Bauwens sull’ economia
P2P guardando alle opportunità
che l’economia P2P fornisce in
rapporto ai nuovi mercati creati
dal surplus informativo, alle
tecnologie distribuite e a quei
settori in cui il processo di
progettazione è separato da
quello di produzione.
Il P2P, come nuova forza
economica può emergere dove i
capitali finanziari possono
essere distribuiti. Iniziative
come la banca ZOPA puntano in
questa direzione. L’acquisto
cooperativo e l’uso di grandi
capitali sono una possibilità. Il
supporto di stato e lo sviluppo
open source sono un altro
esempio.
Il P2P può essere aumentato e
sostenuto attraverso
l’introduzione di un reddito di
base universale.
30. Questo è realmente possibile?
Quali sono i fondamenti politici
ed economici che permettono la
realizzazione di questa visione ?
Quali sono i pro e i contro del
modello economico P2P ?
Queste ed altre sono le
domande alle quali Michel
Bauwens tenta di rispondere.
31. Michel Bauwens (1958) è un
filosofo belga e teorico del Peer-
to-Peer. Ha lavorato come
consulente Internet,
information analyst per la
United States Information
Agency, information manager
per British Petroleum (dove ha
creato uno dei primi centri di
informazione virtuale), ed è ex
editor-in-chief del primo
magazine per la convergenza
digitale Europea Wave. Con
Frank Theys, è il co-creatore di
di un documentario di tre ore
TechnoCalyps,
un’esamina della 'metafisica
della tecnologia'. Ha curato due
antologie in lingua francese
sulla Antropologia della Società
Digitale.
32. Gli scambi P2P possono essere
considerati in termini di
mercato solo nel senso che gli
individui sono liberi di
contribuire, prendere quello di
cui hanno bisogno, seguire le
inclinazioni individuali, con una
mano invisibile che mette tutto
insieme ma senza alcun
meccanismo monetario.
33. Non esistono mercati reali:
Non sono richiesti prezzi di mercato,
né decisioni manageriali per
decidere a chi vanno le risorse:
o I mercati non funzionano secondo i criteri
dell’intelligenza collettiva, ma piuttosto nella forma
di uno sciame di insetti. Tutti hanno la loro
autonomia in un ambiente distribuito, ma ogni
individuo può vedere solo il suo beneficio
immediato.
o I mercati sono basati su di una cooperazione
“neutrale”, e non sulla sinergia cooperativa: non è
creata nessuna reciprocità
o I mercati funzionano per lo scambio di valore e
di profitto , non direttamente per il valore d’uso.
o Mentre l’obiettivo del P2P è la piena
partecipazione, i mercati soddisfano solo il bisogno
di coloro che hanno un potere di acquisto.
Gli svantaggi dei mercati includono:
o Non funzionano bene per i bisogni comuni che
non coinvolgono il pagamento diretto (difesa
nazionale, politica generale, educazione e salute
pubblica).
o In aggiunta non tengono conto di esternalità
negative (l’ambiente, i costi sociali, le generazioni
future).
o Dal momento che i mercati aperti tendono ad
abbassare i profitti danno sempre la spinta alla
crescita di anti-mercati in cui oligopoli e monopoli
tendono a manipolare il mercato a loro beneficio.
34. Nonostante le differenze
significative, il P2P e il mercato
capitalista sono altamente
interconnessi. Il P2P dipende
dal mercato e il mercato
dipende dal P2P.
La produzione Peer dipende
altamente dal mercato che
produce valore d’uso attraverso
una produzione per la maggior
parte immateriale, senza che
venga fornito direttamente un
reddito ai produttori.
I Participanti non possono
vivere della produzione peer,
nonostante ottengano significati
e valori da essa e nonostante
essa possa essere più efficiente
e produttiva del normale
mercato.
35. La produzione peer copre solo
una parte della produzione,
mentre il mercato copre tutte le
sezioni.
Ma anche i mercati e il
capitalismo sono dipendenti dal
P2P.
Il capitalismo è diventato un
sistema che si affida ai network
distribuiti, in particolare alle
infrastrutture P2P per quanto
riguarda l’informatica e la
comunicazione. La produttività
dipende da team di lavoro
cooperativi, spesso organizzati
in modi derivati dalla modalità
di produzione peer. Il supporto
dato dalle grandi compagnie IT
allo sviluppo open source
testimonia l’uso derivato da
questi regimi di proprietà
comune.
36. Il modello generale di business
si basa sulle infrastrutture P2P e
crea un valore di surplus che
può essere pacchettizzato per lo
scambio di valore. Comunque il
supporto al software libero e
open source da parte delle
aziende pone dei problemi
interessanti.
Quando un software FS/OS è
sponsorizzato o gestito da
un’azienda si può parlare
ancora di P2P?. Solo
parzialmente.
Se utilizza le strutture legali
GPL/OSI risulta come regime di
proprietà comune. Se i
produttori dipendono da un
reddito, o se la produzione
subisce una gerarchia
aziendale, non si può più
parlare di produzione peer.
37. Dobbiamo dire che quando l’intera
struttura sottostante del capitalismo
diviene distribuita genera pratiche
P2P e dipende da esse.
La scuola italo-francese di
‘capitalismo cognitivo’ afferma che il
valore della creazione non è più
confinato all’impresa, ma appartiene
all’intellettualità di massa dei
lavoratori della conoscenza, che,
attraverso la loro esperienza di
apprendimento permanente e la
connettività sistemica, innovano
costantemente all’interno o
all’esterno dell’azienda.
Questo è un argomento importante,
dal momento che giustificherebbe
quella che noi vediamo come unica
soluzione per l’espansione della
sfera P2P all’interno della società: il
reddito di base universale. Solo
l’indipendenza del lavoro e la
struttura del salario possono
garantire che i produttori peer
possano continuare a creare questa
sfera di valore d’uso altamente
produttiva.
38. La produzione peer copre solo
una parte della produzione,
mentre il mercato copre tutte le
sezioni.
Ma anche i mercati e il
capitalismo sono dipendenti dal
P2P.
Il capitalismo è diventato un
sistema che si affida ai network
distribuiti, in particolare alle
infrastrutture P2P per quanto
riguarda l’informatica e la
comunicazione. La produttività
dipende da team di lavoro
cooperativi, spesso organizzati
in modi derivati dalla modalità
di produzione peer. Il supporto
dato dalle grandi compagnie IT
allo sviluppo open source
testimonia l’uso derivato da
questi regimi di proprietà
comune.
39. Più importante della relazione che
abbiamo trattato precedentemente,è
il fatto che i processi peer to peer
contribuiscono anche a forme più
specifiche di capitalismo distribuito.
L’uso massiccio di software open
source nel business,
supportato entusiasticamente da
capitali e grandi compagnie IT come
IBM, sta creando una piattaforma
software distribuita che taglierà
drasticamente gli affitti monopolistici
di compagnie come Microsoft e
Oracle, mentre
Skype e il VoIP redistribuiranno
drasticamente l’infrastruttura di
telecomunicazione.
In aggiunta, questo evidenzia un
nuovo modello di business che va
oltre i prodotti e si focalizza sui
servizi associati con i modelli
software nominalmente free FS/OS
40. Le forze per il profitto che stanno
costruendo ed abilitando queste
nuove piattaforme di partecipazione
rappresentano una nuova
sottoclasse, che io chiamo classe
netarchica. Se il capitalismo
cognitivo è definito dall’importanza
degli assetti intellettuali nei
confronti degli assetti industriali del
capitale fisso, e dall’affidabilità di
un’estensione dei diritti IP per
stabilire affitti monopolistici (come i
capitalisti vettoriali descritti da
Mackenzie Wark) ne deriva che
questi nuovi capitalisti netarchici
prosperano in base allo sviluppo di
network partecipatori.
E’ significativo che Amazon
costruisca se stessa attorno alle
recensioni degli utenti, eBay viva su
di una piattaforma di acquisti
distribuiti in tutto il mondo e Google
sia costituito da contenuto generato
dagli utenti.
41. Comunque, sebbene queste
compagnie si affidino ai diritti IP, il
loro potere dipende dalla proprietà
della piattaforma.
In modo più esteso, il capitalismo
netarchico è una parte del capitale
che abbraccia la rivoluzione peer. E’
la forza dietro all’immanenza peer to
peer. All’opposto, sebbene collegate
con un’allenaza temporanea,sono le
forze del Common-ism, che
inseriscono il loro destino nella
trascendenza del peer to peer, in
una riforma dell’economia politica
che va oltre il dominio del mercato.
42. Il P2P ha importanti aspetti trascendenti
che vanno oltre i limiti dell’economia del
profitto:
• La produzione peer permette efficacemente la
libera cooperazione di produttori che hanno
accesso ai loro significati di produzione
• E il risultante valore d’uso dei progetti supera le
alternative per il profitto.
Storicamente, sebbene le forze di alta
produttività possano essere
temporaneamente inserite in vecchi
sistemi produttivi, queste conducono a
profondi sconvolgimenti dell’economia
politica. La nascita di modelli capitalistici
all’interno del sistema feudale rappresenta
un caso. Questo è particolarmente
significativo perchè settori leader
dell’economia di profitto stanno
deliberatamente abbassando la loro
crescita produttiva (nella musica
attraverso i brevetti) e provando a
legiferare la produzione P2P e le pratiche
di condivisione:
* il sistema di governo peer trascende sia
l’autorità del mercato che lo stato
* le nuove forme di proprietà comune universale
trascendono i limiti sia dei modelli privati che
pubblici e stanno ricostituendo i campi dinamici dei
Commons
43. L’emergere del P2P è pertanto
accompagnato da una nuova
etnia di lavoratori (Etica Hacker
di Pekka Himanen), da nuove
pratiche culturali come circoli
peer in ricerche spirituali , ma
soprattutto da un nuovo
movimento sociale e politico, il
cui intento è promuovere la sua
espansione.
Questo movimento P2P ancora
nascente, (che include il
movimento Free Software e
Open Source, il movimento
open access, il movimento free
culture e altri) riflette gli
obiettivi di un movimento di che
va oltre la gobalizzazione, e sta
divenendo l’equivalente del
movimento socialista nell’età
industriale.
44. Si erge come alternativa
permanente allo status quo, ed è
espressione di una crescita di una
nuova forza sociale: i lavoratori della
conoscenza.
Infatti, l’obiettivo della teoria peer è
dare una spiegazione teorica alle
pratiche trasformative di questo
movimento. E’ il tentativo di far
comprendere un nuovo tipo di
società, basata sulla centralità dei
Commons, e all’interno di un
mercato riformato è una possibilità.
Tale teoria dovrebbe spiegare non
solo la dinamica dei processi peer,
ma anche come si adattano alle altre
dinamiche intersoggettive. Per
esempio il rapporto tra il P2P e i
modelli di reciprocità, i modelli di
mercato e i modelli di gerarchia; su
quali trasformazioni ontologiche,
epistemologiche e assiologiche
questa evoluzione si basa; e che
cosa un’etica P2P può ottenere.
45. Data la dipendenza del P2P dal
modello di mercato esistente,
quali sono le possibilità che vada
oltre la sfera esistente delle merci
immateriali?
Il P2P può emergere non solo nella sfera
immateriale della produzione software e
intellettuale, ma dovunque ci sia accesso ad
una tecnologia distribuita: telecomunicazioni
distribuite e ogni tipo di comunicazione
virale.
Il P2P può crescere dove sono disponibili
altre forme di capitale fisso distribuito: è il
caso della “condivisione della macchina”, che
è il secondo modello di trasporto più
utilizzato negli Stati Uniti.
Il P2P può crescere dove il processo di
progettazione è separato da quello di
produzione fisica. I grandi capitali per la
produzione possono coesistere affidandosi ai
processi P2P per la progettazione.
Il P2P può crescere dove i capitali
finanziari possono essere distribuiti come nel
caso della banca ZOPA. Gli acquisti
cooperativi, l’uso di merci ad alto capitale, il
supporto dello stato e fondi per lo sviluppo
open source sono un altro esempio.
Il P2P potrebbe espandersi e sostenersi
attraverso l’introduzione di un reddito di
base universale
46. Quest’ultimo che crea un lavoro
salariato ed un reddito indipendente
ha la potenzialità di sostenere un
ulteriore sviluppo del valore d’uso
generato dal P2P. Attraverso un’etica
di 'piena attività’ (piuttosto che di
pieno impiego) il reddito di base
viene giustificato: non solo è efficace
in termini di povertà e
disoccupazione, ma ha un
importante valore d’uso per la
comunità umana.
Comunque, mentre è difficile vedere
quanto la produzione del valore
d’uso e lo scambio possa essere la
sola forma di produzione, è più
realistico vedere il peer to peer
come parte del processo di scambio.
In questo scenario il peer to peer
potrebbe coesistere e trasformare
profondamente altri modelli
intersoggettivi.
47. Un’economia politica basata sui
Commons dovrebbe essere centrata
attorno al peer to peer e coesistere
con:
Una sfera potente di reciprocità
(economia del dono) centrata attorno
all’introduzione di valute complementari
basate sul tempo.
Una sfera riformata per lo scambio di
mercato, il tipo di ‘capitalismo naturale’
descritto da Paul Hawken, David Korten e
Hazel Henderson,
Dove i costi della riproduzione
sociale e naturale non sono più
esternalizzati e abbandonano l’imperativo
di crescita per un nuovo tipo di economia
come descritto da Herman Daly.
Uno stato riformato che funziona
all’interno di uno stato di azionisti multipli,
non più sottomesso agli interessi delle
grandi aziende, ma che agisce come
arbitro tra Commons, Mercato ed
Economia del dono.
48. Bibliografia
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