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RISK MANAGEMENT E PREVENZIONE
DELLA CORRUZIONE
Formazione obbligatoria L. 190/2012
Università degli Studi di Milano – 8 luglio 2015
1
Andrea Ferrarini, Consulente in tema di etica pubblica e sistemi
di gestione del rischio di reato
Curatore Linee Guida di ANCI Lombardia, per la prevenzione della
Corruzione nei Comuni.
andrea.ferrarini2012@gmail.com
https://www.linkedin.com/in/andreaferrarini
DEFINIZIONE DI RISK MANAGEMENT E NOZIONE DI
RISCHIO (NORMA UNI ISO 31000:2010)
 Risk Management = attività coordinate per guidare
e tenere sotto controllo una organizzazione con
riferimento al rischio
 Rischio = effetto dell’incertezza sugli obiettivi
 Effetto = scostamento (positivo o negativo) da un
risultato atteso
 Incertezza = stato anche parziale, di assenza di
informazioni relative alla comprensione di un
evento, delle sue conseguenze e della sua
probabilità 2
IL RISCHIO NON DIPENDE DAL FATTO CHE ALCUNI EVENTI POSSONO INFLUIRE SUI
NOSTRI OBIETTIVI, MA DAL FATTO CHE NON CONOSCIAMO TALI EVENTI (= INCERTEZZA)
3
DEFINIZIONE DI RISK MANAGEMENT E NOZIONE DI RISCHIO
(NORMA UNI ISO 31000:2010)
•Il rischio è sempre associato ad un evento, ma non in
modo diretto.
•Non è l’evento che genera il rischio, per il fatto che può
verificarsi.
•Piuttosto, il rischio si genera, perché non sappiamo
quando, come e perché l’evento si potrebbe verificare e
quando si verificherà.
•In sintesi, il rischio è figlio dell’incertezza e l’analisi del
rischio deve essere finalizzata a ridurre l’incertezza,
sviluppando una (più o meno completa) conoscenza
degli eventi 4
LA COMPLESSITÀ DELLA CORRUZIONE
Non potremo mai conoscere e controllare tutte le
variabili (etiche, economiche, sociali, politiche ed
organizzative) che sono alla base dei fenomeni
corruttivi. Per gestire il rischio di corruzione dobbiamo
definire, attraverso i criteri di rischio, criteri di
rischio, un modello semplificato dei fenomeni
corruttivi*.
* Un «modello» è una rappresentazione teorica, che riproduce
alcune proprietà fondamentali di un fenomeno reale non
direttamente accessibile o troppo complesso per essere
studiato.
5
LA CORRUZIONE (COME REATO) HA UNA GENESI
COMPLESSA E SI VERIFICA SE E SOLTANTO SE:
 Dentro l’organizzazione un soggetto pubblico mette in atto
una determinata condotta, che coinvolge soggetti che sono
fuori dall’organizzazione
 Il soggetto pubblico agisce nella pienezza delle proprie
funzioni e vuole ricavare o ricava un guadagno illecito
derivante dal compiere o non compiere un dovere d’ufficio
 La condotta del soggetto pubblico viene scoperta e
denunciata
 Fuori dall’organizzazione si attiva l’Autorità Giudiziaria e il
soggetto pubblico viene processato
 l’Autorità Giudiziaria (con sentenza passata in giudicato)
verifica che la condotta del pubblico ufficiale integra uno
dei reati previsti dal codice penale.
6
LA CORRUZIONE (COME SCELTA E COME COMPORTAMENTO)
SI VERIFICA IN MOLTO PIÙ CASI:
Corruzione = Abuso del potere pubblico, per favorire interessi
privati
Azione consapevole
Uso distorto del potere
pubblico
Uno o più interessi privati
Evento di
corruzione
7
ABUSO DI UN POTERE PUBBLICO, FINALIZZATO A
FAVORIRE INTERESSI PRIVATI
Questa definizione è più ampia di quella proposta dalla circolare
1/2013 del Dipartimento della Funzione Pubblica e dal P.N.A:
abuso da parte d’un soggetto del potere a lui affidato al fine di
ottenere vantaggi privati
perché include sia gli interessi privati del dipendente pubblico, sia
gli interessi dei soggetti privati che si interfacciano l’Università:
• Studenti
• Docenti
• Rettore
• Consiglio di Amministrazione
• Senato Accademico
• Imprese
• Associazioni
8
LA CORRUZIONE È COME UN INCENDIO …
INCENDIO CORRUZIONE
Reazione chimica, tra: Evento che coinvolge
Un combustibile (es. legno,
carta, gas…), che può
bruciare
Persone («fatte» di bisogni,
valori, scelte, comportamenti)
Un comburente (aria),
«dentro cui» si può
sviluppare l’incendio.
Un processo di interesse
pubblico «dentro il quale»
può avere luogo la corruzione
In presenza di ….
Un innesco (es. una
fiamma)
Interessi privati (=non
pubblici) 9
«TRIANGOLO DELLA CORRUZIONE»:
LE TRE DIMENSIONI DEL RISCHIO DI CORRUZIONE
10
TRE DIMENSIONI DEL RISCHIO = TRE TIPI DI INCERTEZZA
INCERTEZZA ORGANIZZATIVA
Non sapere come sono gestiti i processi; non sapere se il sistema «reale»
dei poteri coincide con il sistema «formale» definito dall’amministrazione
(organigramma); non accorgersi di eventuali monopoli interni
all’amministrazione
INCERTEZZA ETICA
Discrezionalità nella gestione dei processi; scarsa motivazione del
personale; scarsa capacità di definire gli obiettivi dell’ente; scarsa capacità
di definire e veicolare valori di etica pubblica
INCERTEZZA nelle RELAZIONI
Mancata individuazione degli interessi privati che possono interferire con i
processi pubblici; scarsa «qualificazione» dei fornitori e dei consulenti
11
… UN QUARTO TIPO DI INCERTEZZA
• In qualunque pubblica amministrazione esistono dei processi; delle
persone che decidono e agiscono (i dipendenti pubblici, senza i quali
l’organizzazione sarebbe una «scatola vuota»; e degli interessi privati
(gli interessi dei soggetti che si interfacciano con l’ente e gli interessi
della componente politica)
• Probabilmente, in alcune pubbliche amministrazione esistono dei
processi gestiti male, delle persone disoneste e degli interessi che
potrebbero confliggere con gli interessi pubblici
• Ma non possiamo prevedere quando «il triangolo della corruzione» si
chiuderà, cioè quando un singolo dipendente pubblico sceglierà di
abusare del proprio potere, gestendo uno o più processi in modo tale da
favorire degli interessi privati
12
VALUTAZIONE E TRATTAMENTO DEL RISCHIO DI CORRUZIONE
La fase di Valutazione del Rischio serve per ridurre l’incertezza:
• Identificando le attività (processi e procedimenti) sensibili al rischio di
corruzione = attività la cui gestione implica delle scelte, che
presuppongono l’esercizio di un potere pubblico e che possono favorire
interessi privati
• La stima della probabilità e le conseguenze degli eventi di corruzione che
potrebbero verificarsi nell’ambito della attività sensibili
• La stima del Livello di Rischio ( Probabilità X Conseguenze)
• L’individuazione delle priorità di trattamento (ponderazione)
La Fase di Trattamento del Rischio serve per:
• Controllare le «fonti di rischio» (scelte, processi, interessi)
• Ridurre la probabilità che si verifichino eventi di corruzione (prevenzione)
• Ridurre le conseguenze degli eventi di corruzione (repressione)
13
I LIMITI DEL TRATTAMENTO DEL RISCHIO
Il TRATTAMENTO DEL RISCHIO
• Può ridurre la probabilità e le conseguenze degli eventi di corruzione
• Non può impedire che gli eventi di corruzione accadano …
… Perché non esiste il sistema di controllo «perfetto» (il sistema di controllo
perfetto impedirebbe all’organizzazione di operare)
IL MONITORAGGIO DELLE SITUAZIONI DI RISCHIO.
Visto che non esiste il sistema di trattamento perfetto è importante
monitorare (cioè controllare) l’organizzazione
• per individuare tempestivamente le situazioni di rischio
• Per rimuovere le cause delle situazioni a rischio
• Per sanzionare i comportamenti anomali rilevati nelle situazioni di rischio
14
I COMPORTAMENTI ANOMALI (GR. AN – OMALÒS, IRREGOLARE)
1. LE ANOMALIE, cioè comportamenti scorretti nei confronti di colleghi,
studenti, docenti, che sono valutati come scarsamente etici;
2. I «NEAR MISS», cioè comportamenti che «per poco» non diventano
violazioni di procedure o regole di condotta
3. I COMPORTAMENTI che violano palesemente (ma in modo non
eccessivamente grave) le procedure e le regole di condotta
4. I COMPORTAMENTI che rappresentano una grave violazione delle
procedure e delle regole di condotta
5. GLI ILLECITI, cioè le violazioni delle norme del diritto amministrativo,
civile e penale
15
Anomalie (deviazioni)
NEAR MISS
Procedimenti
disciplinari
sanzioni
disciplinari
REATI
LA PIRAMIDE DEL RISCHIO DI CORRUZIONE
16
ESEMPIO DI «NEAR MISS»
17
E’ illegittimo il provvedimento di annullamento in autotutela di una
procedura di gara, motivato dal fatto che il figlio del Responsabile
Unico del Procedimento (Rup) si trovava alle dipendenze della
società aggiudicataria.
«Nella procedura ad evidenza pubblica, ogni potere decisionale
spetta alla Commissione giudicatrice di cui non fa parte il Rup che ha
una posizione di supporto esterno, senza alcuna effettiva incidenza
né in fase istruttoria, né in quella decisionale; in ragione di ciò, non si
può configurare, neppure in via potenziale ed ai sensi dell’art. 6-bis l.
n. 241/1990, alcun conflitto d’interessi proprio per i compiti del Rup,
che sono limitatissimi»
Il Rup però definisce il capitolato e i requisiti di partecipazione
… e potrebbe favorire la società del figlio …
MORALE: i NEAR MISS vanno individuati e gestiti prima dell’avvio
della procedura di gara …
T.A.R. Abruzzo – Pescara – sez. I – sentenza 24 aprile 2014 n. 195
DAL MONITORAGGIO ALLA PREVENZIONE
IL PROBLEMA:
«Per quanto riguarda il problema del conflitto di interesse si
segnala che il Rettore ha provveduto nel 2014 ad annullare una
procedura di selezione per un incarico di insegnamento da
attribuire presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni
Legali, […], poiché una stessa persona figurava sia tra i membri
della commissione che fra i candidati della selezione per gli
incarichi di insegnamento.
LA MISURA DI PREVENZIONE
Il nuovo Regolamento per il reclutamento del personale docente
prevede il sorteggio di una parte dei commissari, a partire da una
rosa di nomi proposti dai Dipartimenti. Le misure di trasparenza
(pubblicazione dei bandi, dei nominativi e dei curricula dei
componenti delle commissioni, dei calendari delle prove, dei criteri
di valutazione e dei verbali delle selezioni) vengono estese anche
alla pubblicazione dei curricula dei candidati. 18
Relazione del Responsabile della Prevenzione della Corruzione, anno 2014
IL PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA
CORRUZIONE (PTPC)
 E’ un Piano di trattamento del Rischio, che
identifica i processi maggiormente esposti al rischio
di corruzione e programma le misure di controllo
del rischio
 Deve essere aggiornato ogni anno, anche se ha
valenza triennale;
 Deve essere elaborato e proposto dal
Responsabile della Prevenzione
 Viene approvato dal Rettore dell’Università degli
Studi di Milano (nella sua funzione di organo di
indirizzo politico)
19
TRATTAMENTO DEL RISCHIO
Misure di prevenzione
Misure di «rottura
20
TRATTAMENTO DEL RISCHIO
Misure di prevenzione:
 trasparenza (P.T.T.I.);
 verifica di precedenti condanne per reati contro la
pubblica amministrazione;
 protocolli di legalità/patti di integrità,
 Procedure specifiche di gestione (contratti pubblici;
erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, vantaggi
economici; gestione dei concorsi e del personale;
riscossione di sanzioni e tributi);
 Gestione dei rapporti con enti società controllate. 21
TRATTAMENTO DEL RISCHIO
Misure per individuare e rimuovere tempestivamente i
soggetti ed i comportamenti a rischio:
 codici di comportamento,
 tutela del whistleblowing;
 monitoraggio del rispetto dei termini di conclusione dei
procedimenti;
 Monitoraggio dei rapporti tra l’amministrazione e i
soggetti esterni;
22
TRATTAMENTO DEL RISCHIO
Misure per “rompere” il triangolo della corruzione:
 rotazione del personale;
 definizione di criteri per l’autorizzazione allo svolgimento
di incarichi esterni;
 obbligo di astensione in caso di conflitto di interessi;
 definizione dei casi di inconferibilità e incompatibilità;
 limitazione della libertà negoziale del dipendente
pubblico, dopo la cessazione del rapporto di lavoro;
 formazione del personale.
23
ESEMPIO DI MISURA SPECIFICA
(«ULTERIORE»)
 Punto 1 Revisione Regolamenti dei concorsi per il
reclutamento, a qualsiasi titolo, di personale presso
l'amministrazione.
 Punto 2 Disincentivare concorsi per singole posizioni a favore
di concorsi per più posizioni omogenee.
 Punto 3 Prevedere nel Regolamento l'inserimento nelle
commissioni di concorso di membri esterni alla struttura
richiedente il concorso ed eventualmente esterni all'Ateneo (la
quota di membri esterni verrà definita a livello di
Regolamento).
 Punto 4 Aggiornare il manuale (già in uso) di note operative
per la gestione delle procedure concorsuali, da pubblicare
online per renderlo tempestivamente accessibile a tutti i
segretari di concorso iscritti all'Albo. 24
UNI ISO 31000:2010, 3: PRINCIPI «B» E «G»
b) La gestione del rischio è parte integrante di tutti i processi
dell'organizzazione. La gestione del rischio non è un'attività
indipendente, separata dalle attività e dai processi principali
dell'organizzazione. La gestione del rischio fa parte delle
responsabilità della direzione ed è parte integrante di tutti i
processi dell'organizzazione, inclusi la pianificazione strategica e
tutti i processi di gestione dei progetti e del cambiamento.
g) La gestione del rischio è "su misura". La gestione del rischio è
in linea con il contesto esterno ed interno e con il profilo di rischio
dell'organizzazione.
25
L’INTEGRAZIONE DEL RISK MANAGEMENT A
TUTTI I LIVELLI DELL’ORGANIZZAZIONE
L’integrazione della gestione del rischio di corruzione
a tutti i livelli dell’organizzazione viene realizzata:
 Dal Piano Triennale di Prevenzione della
Corruzione
 Dal Coordinamento tra Obiettivi di Performance e
Obiettivi di Prevenzione
 Dai Referenti Anticorruzione e Trasparenza
26
I REFERENTI ANTICORRUZIONE E
TRASPARENZA
Sono una rete di punti di riferimento
 per il monitoraggio costante del rispetto delle
procedure in atto
 per l’invio di dati relativi ai controlli effettuati
 per eventuali proposte di miglioramento.
Devono garantire il flusso dei dati relativi
 ai monitoraggi,
 agli adempimenti di legge
 alle nuove iniziative
27
VARIABILI «SOGGETTIVE» E «ORGANIZZATIVE»
CHE INCIDONO SUL RUOLO DI REFERENTE
Variabili Soggettive
 Consapevolezza del Rischio: il rischio di corruzione è un
rischio tipico del settore amministrativo
 Conoscenza del «quadro normativo di riferimento»:
Legge 190/2012, D.Lgs 33/2013, D.lgs 39/2013, DPR
62/2013, PNA, PTPC, PTTI.
 Profilo etico: adesione ai principi etici di legalità,
responsabilità, fedeltà e libertà
Variabili Organizzative
 Chiara definizione delle responsabilità e degli obiettivi
associati al ruolo di referente
 Possibilità di comunicare in via privilegiata con il
Responsabile della Prevenzione della Corruzione
 Garanzia di tutela in caso di segnalazione di ANOMALIE
28
RISK MANAGEMENT E PREVENZIONE
DELLA CORRUZIONE
Formazione obbligatoria L. 190/2012
Università degli Studi di Milano – 8 luglio 2015
29
Andrea Ferrarini, Consulente in tema di etica pubblica e sistemi
di gestione del rischio di reato
Curatore Linee Guida di ANCI Lombardia, per la prevenzione della
Corruzione nei Comuni.
andrea.ferrarini2012@gmail.com
https://www.linkedin.com/in/andreaferrarini
BUON LAVORO!!!

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Risk Management e prevenzione della Corruzione - Università di Milano

  • 1. RISK MANAGEMENT E PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE Formazione obbligatoria L. 190/2012 Università degli Studi di Milano – 8 luglio 2015 1 Andrea Ferrarini, Consulente in tema di etica pubblica e sistemi di gestione del rischio di reato Curatore Linee Guida di ANCI Lombardia, per la prevenzione della Corruzione nei Comuni. andrea.ferrarini2012@gmail.com https://www.linkedin.com/in/andreaferrarini
  • 2. DEFINIZIONE DI RISK MANAGEMENT E NOZIONE DI RISCHIO (NORMA UNI ISO 31000:2010)  Risk Management = attività coordinate per guidare e tenere sotto controllo una organizzazione con riferimento al rischio  Rischio = effetto dell’incertezza sugli obiettivi  Effetto = scostamento (positivo o negativo) da un risultato atteso  Incertezza = stato anche parziale, di assenza di informazioni relative alla comprensione di un evento, delle sue conseguenze e della sua probabilità 2
  • 3. IL RISCHIO NON DIPENDE DAL FATTO CHE ALCUNI EVENTI POSSONO INFLUIRE SUI NOSTRI OBIETTIVI, MA DAL FATTO CHE NON CONOSCIAMO TALI EVENTI (= INCERTEZZA) 3
  • 4. DEFINIZIONE DI RISK MANAGEMENT E NOZIONE DI RISCHIO (NORMA UNI ISO 31000:2010) •Il rischio è sempre associato ad un evento, ma non in modo diretto. •Non è l’evento che genera il rischio, per il fatto che può verificarsi. •Piuttosto, il rischio si genera, perché non sappiamo quando, come e perché l’evento si potrebbe verificare e quando si verificherà. •In sintesi, il rischio è figlio dell’incertezza e l’analisi del rischio deve essere finalizzata a ridurre l’incertezza, sviluppando una (più o meno completa) conoscenza degli eventi 4
  • 5. LA COMPLESSITÀ DELLA CORRUZIONE Non potremo mai conoscere e controllare tutte le variabili (etiche, economiche, sociali, politiche ed organizzative) che sono alla base dei fenomeni corruttivi. Per gestire il rischio di corruzione dobbiamo definire, attraverso i criteri di rischio, criteri di rischio, un modello semplificato dei fenomeni corruttivi*. * Un «modello» è una rappresentazione teorica, che riproduce alcune proprietà fondamentali di un fenomeno reale non direttamente accessibile o troppo complesso per essere studiato. 5
  • 6. LA CORRUZIONE (COME REATO) HA UNA GENESI COMPLESSA E SI VERIFICA SE E SOLTANTO SE:  Dentro l’organizzazione un soggetto pubblico mette in atto una determinata condotta, che coinvolge soggetti che sono fuori dall’organizzazione  Il soggetto pubblico agisce nella pienezza delle proprie funzioni e vuole ricavare o ricava un guadagno illecito derivante dal compiere o non compiere un dovere d’ufficio  La condotta del soggetto pubblico viene scoperta e denunciata  Fuori dall’organizzazione si attiva l’Autorità Giudiziaria e il soggetto pubblico viene processato  l’Autorità Giudiziaria (con sentenza passata in giudicato) verifica che la condotta del pubblico ufficiale integra uno dei reati previsti dal codice penale. 6
  • 7. LA CORRUZIONE (COME SCELTA E COME COMPORTAMENTO) SI VERIFICA IN MOLTO PIÙ CASI: Corruzione = Abuso del potere pubblico, per favorire interessi privati Azione consapevole Uso distorto del potere pubblico Uno o più interessi privati Evento di corruzione 7
  • 8. ABUSO DI UN POTERE PUBBLICO, FINALIZZATO A FAVORIRE INTERESSI PRIVATI Questa definizione è più ampia di quella proposta dalla circolare 1/2013 del Dipartimento della Funzione Pubblica e dal P.N.A: abuso da parte d’un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati perché include sia gli interessi privati del dipendente pubblico, sia gli interessi dei soggetti privati che si interfacciano l’Università: • Studenti • Docenti • Rettore • Consiglio di Amministrazione • Senato Accademico • Imprese • Associazioni 8
  • 9. LA CORRUZIONE È COME UN INCENDIO … INCENDIO CORRUZIONE Reazione chimica, tra: Evento che coinvolge Un combustibile (es. legno, carta, gas…), che può bruciare Persone («fatte» di bisogni, valori, scelte, comportamenti) Un comburente (aria), «dentro cui» si può sviluppare l’incendio. Un processo di interesse pubblico «dentro il quale» può avere luogo la corruzione In presenza di …. Un innesco (es. una fiamma) Interessi privati (=non pubblici) 9
  • 10. «TRIANGOLO DELLA CORRUZIONE»: LE TRE DIMENSIONI DEL RISCHIO DI CORRUZIONE 10
  • 11. TRE DIMENSIONI DEL RISCHIO = TRE TIPI DI INCERTEZZA INCERTEZZA ORGANIZZATIVA Non sapere come sono gestiti i processi; non sapere se il sistema «reale» dei poteri coincide con il sistema «formale» definito dall’amministrazione (organigramma); non accorgersi di eventuali monopoli interni all’amministrazione INCERTEZZA ETICA Discrezionalità nella gestione dei processi; scarsa motivazione del personale; scarsa capacità di definire gli obiettivi dell’ente; scarsa capacità di definire e veicolare valori di etica pubblica INCERTEZZA nelle RELAZIONI Mancata individuazione degli interessi privati che possono interferire con i processi pubblici; scarsa «qualificazione» dei fornitori e dei consulenti 11
  • 12. … UN QUARTO TIPO DI INCERTEZZA • In qualunque pubblica amministrazione esistono dei processi; delle persone che decidono e agiscono (i dipendenti pubblici, senza i quali l’organizzazione sarebbe una «scatola vuota»; e degli interessi privati (gli interessi dei soggetti che si interfacciano con l’ente e gli interessi della componente politica) • Probabilmente, in alcune pubbliche amministrazione esistono dei processi gestiti male, delle persone disoneste e degli interessi che potrebbero confliggere con gli interessi pubblici • Ma non possiamo prevedere quando «il triangolo della corruzione» si chiuderà, cioè quando un singolo dipendente pubblico sceglierà di abusare del proprio potere, gestendo uno o più processi in modo tale da favorire degli interessi privati 12
  • 13. VALUTAZIONE E TRATTAMENTO DEL RISCHIO DI CORRUZIONE La fase di Valutazione del Rischio serve per ridurre l’incertezza: • Identificando le attività (processi e procedimenti) sensibili al rischio di corruzione = attività la cui gestione implica delle scelte, che presuppongono l’esercizio di un potere pubblico e che possono favorire interessi privati • La stima della probabilità e le conseguenze degli eventi di corruzione che potrebbero verificarsi nell’ambito della attività sensibili • La stima del Livello di Rischio ( Probabilità X Conseguenze) • L’individuazione delle priorità di trattamento (ponderazione) La Fase di Trattamento del Rischio serve per: • Controllare le «fonti di rischio» (scelte, processi, interessi) • Ridurre la probabilità che si verifichino eventi di corruzione (prevenzione) • Ridurre le conseguenze degli eventi di corruzione (repressione) 13
  • 14. I LIMITI DEL TRATTAMENTO DEL RISCHIO Il TRATTAMENTO DEL RISCHIO • Può ridurre la probabilità e le conseguenze degli eventi di corruzione • Non può impedire che gli eventi di corruzione accadano … … Perché non esiste il sistema di controllo «perfetto» (il sistema di controllo perfetto impedirebbe all’organizzazione di operare) IL MONITORAGGIO DELLE SITUAZIONI DI RISCHIO. Visto che non esiste il sistema di trattamento perfetto è importante monitorare (cioè controllare) l’organizzazione • per individuare tempestivamente le situazioni di rischio • Per rimuovere le cause delle situazioni a rischio • Per sanzionare i comportamenti anomali rilevati nelle situazioni di rischio 14
  • 15. I COMPORTAMENTI ANOMALI (GR. AN – OMALÒS, IRREGOLARE) 1. LE ANOMALIE, cioè comportamenti scorretti nei confronti di colleghi, studenti, docenti, che sono valutati come scarsamente etici; 2. I «NEAR MISS», cioè comportamenti che «per poco» non diventano violazioni di procedure o regole di condotta 3. I COMPORTAMENTI che violano palesemente (ma in modo non eccessivamente grave) le procedure e le regole di condotta 4. I COMPORTAMENTI che rappresentano una grave violazione delle procedure e delle regole di condotta 5. GLI ILLECITI, cioè le violazioni delle norme del diritto amministrativo, civile e penale 15
  • 17. ESEMPIO DI «NEAR MISS» 17 E’ illegittimo il provvedimento di annullamento in autotutela di una procedura di gara, motivato dal fatto che il figlio del Responsabile Unico del Procedimento (Rup) si trovava alle dipendenze della società aggiudicataria. «Nella procedura ad evidenza pubblica, ogni potere decisionale spetta alla Commissione giudicatrice di cui non fa parte il Rup che ha una posizione di supporto esterno, senza alcuna effettiva incidenza né in fase istruttoria, né in quella decisionale; in ragione di ciò, non si può configurare, neppure in via potenziale ed ai sensi dell’art. 6-bis l. n. 241/1990, alcun conflitto d’interessi proprio per i compiti del Rup, che sono limitatissimi» Il Rup però definisce il capitolato e i requisiti di partecipazione … e potrebbe favorire la società del figlio … MORALE: i NEAR MISS vanno individuati e gestiti prima dell’avvio della procedura di gara … T.A.R. Abruzzo – Pescara – sez. I – sentenza 24 aprile 2014 n. 195
  • 18. DAL MONITORAGGIO ALLA PREVENZIONE IL PROBLEMA: «Per quanto riguarda il problema del conflitto di interesse si segnala che il Rettore ha provveduto nel 2014 ad annullare una procedura di selezione per un incarico di insegnamento da attribuire presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali, […], poiché una stessa persona figurava sia tra i membri della commissione che fra i candidati della selezione per gli incarichi di insegnamento. LA MISURA DI PREVENZIONE Il nuovo Regolamento per il reclutamento del personale docente prevede il sorteggio di una parte dei commissari, a partire da una rosa di nomi proposti dai Dipartimenti. Le misure di trasparenza (pubblicazione dei bandi, dei nominativi e dei curricula dei componenti delle commissioni, dei calendari delle prove, dei criteri di valutazione e dei verbali delle selezioni) vengono estese anche alla pubblicazione dei curricula dei candidati. 18 Relazione del Responsabile della Prevenzione della Corruzione, anno 2014
  • 19. IL PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE (PTPC)  E’ un Piano di trattamento del Rischio, che identifica i processi maggiormente esposti al rischio di corruzione e programma le misure di controllo del rischio  Deve essere aggiornato ogni anno, anche se ha valenza triennale;  Deve essere elaborato e proposto dal Responsabile della Prevenzione  Viene approvato dal Rettore dell’Università degli Studi di Milano (nella sua funzione di organo di indirizzo politico) 19
  • 20. TRATTAMENTO DEL RISCHIO Misure di prevenzione Misure di «rottura 20
  • 21. TRATTAMENTO DEL RISCHIO Misure di prevenzione:  trasparenza (P.T.T.I.);  verifica di precedenti condanne per reati contro la pubblica amministrazione;  protocolli di legalità/patti di integrità,  Procedure specifiche di gestione (contratti pubblici; erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, vantaggi economici; gestione dei concorsi e del personale; riscossione di sanzioni e tributi);  Gestione dei rapporti con enti società controllate. 21
  • 22. TRATTAMENTO DEL RISCHIO Misure per individuare e rimuovere tempestivamente i soggetti ed i comportamenti a rischio:  codici di comportamento,  tutela del whistleblowing;  monitoraggio del rispetto dei termini di conclusione dei procedimenti;  Monitoraggio dei rapporti tra l’amministrazione e i soggetti esterni; 22
  • 23. TRATTAMENTO DEL RISCHIO Misure per “rompere” il triangolo della corruzione:  rotazione del personale;  definizione di criteri per l’autorizzazione allo svolgimento di incarichi esterni;  obbligo di astensione in caso di conflitto di interessi;  definizione dei casi di inconferibilità e incompatibilità;  limitazione della libertà negoziale del dipendente pubblico, dopo la cessazione del rapporto di lavoro;  formazione del personale. 23
  • 24. ESEMPIO DI MISURA SPECIFICA («ULTERIORE»)  Punto 1 Revisione Regolamenti dei concorsi per il reclutamento, a qualsiasi titolo, di personale presso l'amministrazione.  Punto 2 Disincentivare concorsi per singole posizioni a favore di concorsi per più posizioni omogenee.  Punto 3 Prevedere nel Regolamento l'inserimento nelle commissioni di concorso di membri esterni alla struttura richiedente il concorso ed eventualmente esterni all'Ateneo (la quota di membri esterni verrà definita a livello di Regolamento).  Punto 4 Aggiornare il manuale (già in uso) di note operative per la gestione delle procedure concorsuali, da pubblicare online per renderlo tempestivamente accessibile a tutti i segretari di concorso iscritti all'Albo. 24
  • 25. UNI ISO 31000:2010, 3: PRINCIPI «B» E «G» b) La gestione del rischio è parte integrante di tutti i processi dell'organizzazione. La gestione del rischio non è un'attività indipendente, separata dalle attività e dai processi principali dell'organizzazione. La gestione del rischio fa parte delle responsabilità della direzione ed è parte integrante di tutti i processi dell'organizzazione, inclusi la pianificazione strategica e tutti i processi di gestione dei progetti e del cambiamento. g) La gestione del rischio è "su misura". La gestione del rischio è in linea con il contesto esterno ed interno e con il profilo di rischio dell'organizzazione. 25
  • 26. L’INTEGRAZIONE DEL RISK MANAGEMENT A TUTTI I LIVELLI DELL’ORGANIZZAZIONE L’integrazione della gestione del rischio di corruzione a tutti i livelli dell’organizzazione viene realizzata:  Dal Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione  Dal Coordinamento tra Obiettivi di Performance e Obiettivi di Prevenzione  Dai Referenti Anticorruzione e Trasparenza 26
  • 27. I REFERENTI ANTICORRUZIONE E TRASPARENZA Sono una rete di punti di riferimento  per il monitoraggio costante del rispetto delle procedure in atto  per l’invio di dati relativi ai controlli effettuati  per eventuali proposte di miglioramento. Devono garantire il flusso dei dati relativi  ai monitoraggi,  agli adempimenti di legge  alle nuove iniziative 27
  • 28. VARIABILI «SOGGETTIVE» E «ORGANIZZATIVE» CHE INCIDONO SUL RUOLO DI REFERENTE Variabili Soggettive  Consapevolezza del Rischio: il rischio di corruzione è un rischio tipico del settore amministrativo  Conoscenza del «quadro normativo di riferimento»: Legge 190/2012, D.Lgs 33/2013, D.lgs 39/2013, DPR 62/2013, PNA, PTPC, PTTI.  Profilo etico: adesione ai principi etici di legalità, responsabilità, fedeltà e libertà Variabili Organizzative  Chiara definizione delle responsabilità e degli obiettivi associati al ruolo di referente  Possibilità di comunicare in via privilegiata con il Responsabile della Prevenzione della Corruzione  Garanzia di tutela in caso di segnalazione di ANOMALIE 28
  • 29. RISK MANAGEMENT E PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE Formazione obbligatoria L. 190/2012 Università degli Studi di Milano – 8 luglio 2015 29 Andrea Ferrarini, Consulente in tema di etica pubblica e sistemi di gestione del rischio di reato Curatore Linee Guida di ANCI Lombardia, per la prevenzione della Corruzione nei Comuni. andrea.ferrarini2012@gmail.com https://www.linkedin.com/in/andreaferrarini BUON LAVORO!!!