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UMANESIMO
e
RINASCIMENTO
Proff. Caterina Piccirilli – Francesco Baldassarre
I TEMPI
1374
(morte Petrarca)
1375
(morte Boccaccio)
(1370-1444)
Leonardo Bruni
(1380-1459)
Poggio Bracciolini
(1405-1457)
Lorenzo Valla
(1404-1472)
Leon Battista Alberti
1449-1492
(Lorenzo il Magnifico)
1469-1527
(Niccolò Machiavelli)
1466-1536
(Erasmo da Rotterdam)
1474-1533
(Ludovico Ariosto)
1483-1540
(Francesco Guiccardini)
1509-1588
(Bernardino Telesio)
1548-1600
(Giordano Bruno)
1568-1639
(Tommaso Campanella)
ORIGINI
FILOLOGIA
UMANISTICA
RINASCIMENTO
MATURO
FILOSOFIA
RINASCIMENTALE
MANIERISMO
I LUOGHI
DEFINIZIONE E PERIODIZZAZIONE
Il dibattito storiografico
A lungo i termini “Umanesimo” e “Rinascimento” sono stati usati
praticamente come sinonimi. Generalmente il primo era utilizzato per
indicare il movimento culturale, il secondo il periodo storico durante il
quale esso diede i suoi frutti.
Nella seconda metà dell'Ottocento lo studioso tedesco Jacob
Burckhardt li distinse nettamente, vedendo nell'Umanesimo un
momento essenzialmente filologico-letterario, incentrato sugli studi
classici, e nel Rinascimento un momento filosofico-scientifico
Nel Novecento si è tornati ad avvicinare i due termini, considerando
l'Umanesimo la prima parte del Rinascimento. In quest'ottica il concetto
storiografico di Rinascimento finisce per denominare l'intera civiltà
culturale del Quattrocento e del Cinqucento.
DEFINIZIONE E PERIODIZZAZIONE
Umanesimo: esprime nel Quattrocento una diversa immagine dell'uomo,
che si fonda sulla sua autonoma dignità. È l'epoca della rinascita,
dell'interesse per l'antichità, la riscoperta dei classici e della filologia,
degli studia humanitatis.
Rinascimento: età di consolidamento della nuova civiltà, del trionfo del
classicismo, della fioritura intellettuale, artistica e letteraria, che animò
la vita delle corti italiane a partire dai primi decenni del Cinquecento.
In effetti si tratta di un periodo unico
Sull'uso delle categorie letterarie, Mario Praz: “Come un'infinità di altre parole di
uso corrente, quelle approssimazioni hanno un valore e rispondono a funzione
utile, purché si trattino per quello che sono, cioè [...] approssimazioni...”
I TEMPI
“Rinascimento maturo”
(dalla morte di Lorenzo il Magnifico, 1492, al sacco di Roma, 1527).
Le opere definite del Rinascimento non vanno oltre il terzo decennio del
Cinquecento:
Machiavelli, Principe (composto nel 1513, uscita postuma 1523)
Ariosto, Orlando furioso (1516-1532)
Castiglione, Cortigiano (1508-1516)
Bembo, Le prose della volgar lingua (1525)
Manierismo
Con inizio dagli anni Trenta del XVI secolo - con suo massimo sviluppo
nell'età della Controriforma - dal Concilio di Trento, 1563.
Implica l'idea di imitazione artificiosa dello stile o maniera, messi a punto
negli anni precedenti.
Caratterizzante l'esasperazione del classicismo (sia se vi si aderisca
supinamente, sia se lo si accetti come una gabbia entro cui dibattersi, da
forzare attraverso il gusto dell'eccesso).
IL MITO DELLA RINASCITA
RINASCITA
Origine religiosa del termine: seconda nascita, uomo nuovo-spirituale.
Rinnovamento come “ritorno al principio”
Ritorno a Dio
(tradizione neoplatonica)
Ritorno ai classici
(filologia)
Ritorno alla natura
(filosofia rinascimentale)
IL MITO DELLA RINASCITA
L'uomo “è come un dio terreno” (Garin)
Cioè creatore e signore del mondo in cui vive.
Leon Battista Alberti nel trattato Della famiglia rimanda al concetto
umanistico di "rinascita": l'uomo, al centro dell'universo, è chiamato a
costruire se stesso con l'aiuto dell'esperienza diretta, con l'ingegno e
con la rielaborazione culturale del sapere.
Inoltre l'essere umano è messo in relazione con la natura (che cessa di
essere entità passiva, e diventa vita in movimento collegata intensamente
all'esistenza umana), e con essa vive armonicamente.
L'uomo dunque è un microcosmo, che riflette armonia del macrocosmo.
Tale concezione viene conciliata con la fede:
l'uomo deve infatti il proprio potere a Dio, che lo ha reso libero, e in
equilibrio fra materia e spirito.
IL MITO DELLA RINASCITA
L'ESTETICA, LA POETICA, IL SISTEMA DELLE ARTI
Poesia: forma di educazione personale, stimolo al perfezionamento
interiore (la stessa lettura dei classici viene vista in questa prospettiva).
Nel Medioevo la poesia era stata considerata come esemplificazione
tecnica e retorica di valore assoluto e allegorico.
L'arte: capacità di rendere la perfezione che sta nascosta nelle
cose, e che si rivela solo a chi riesce a trascendere la loro materialità e
a elevarsi alla contemplazione dell'armonia divina.
L'arte si qualifica per il proprio valore simbolico, per l'analogia che ha
con l'assoluto: è un doppio dell'assoluto.
Ideale tuttavia costretto a confrontarsi con la questione centrale
dell'imitazione:
● da un lato l'accento cade sul potere creatore dell'artista;
● dall'altro sul fatto che i grandi esempi del passato classico siano
modelli (concetto di auctoritas, cui già alludeva Petrarca)
L'EMERGERE DEL SENSO STORICO
FILOLOGIA
AFFERMARSI DI UNA PROSPETTIVA STORICA
Il Medioevo conosce i classici, ma li decontestualizza.
I testi classici sono autorità da utilizzare per comprendere il presente.
La filologia umanistica riscopre i testi classici nel senso che li
contestualizza.
La riscoperta dei classici coincide con la riscopertà dell'originalità e
dell'alterità del passato e quindi della dimensione umana della storia
La filologia assume dunque un valore critico e altamente filosofico
LA FILOLOGIA UMANISTICA
definire e mettere in atto strumenti e strategie per
restituire correttezza e completezza ai testi ritrovati
nascita della filologia umanistica
basata soprattutto sugli aspetti storici e letterari delle opere e sulla
sensibilità del filologo, conoscitore competente di un'infinità di testi.
Le figure più rappresentative della prima generazione di filologi:
Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini
LA FILOLOGIA UMANISTICA
Leonardo Bruni (1370-1444)
Traduttore di Platone (Fedone, Gorgia, Apologia, Critone, Simposio),
Aristotele (Etica Nicomachea, ...), Plutarco, Senofonte, Omero e
Demostene.
Funzionario presso la corte papale di Innocenzo VII. Tornato a Firenze nel
1427, chiuse la sua carriera come cancelliere della Repubblica Fiorentina.
L'opera più nota: le Historiae Florentini populi, iniziate nel 1414 e concluse
con il Rerum suo tempore in Italia gestarum commentarius (Commentari
sugli avvenimenti del suo tempo in Italia, 1440).
Riconobbe l'importanza del volgare e la validità del suo uso letterario
e per primo attribuì a Petrarca il merito di aver aperto la stagione
umanistica.
LA FILOLOGIA UMANISTICA
Poggio Bracciolini (1380-1459)
Studiò a Firenze. Nel 1403 si recò a Roma, dove divenne segretario
apostolico.
Frequenti viaggi in Francia, Svizzera e Germania gli permisero di visitare
importanti biblioteche monastiche alla ricerca di codici antichi. Scoprì così,
tra gli altri, i manoscritti di molte orazioni di Cicerone, le Institutiones
oratoriae di Quintiliano, il De rerum natura di Lucrezio.
Avverso all'uso letterario del volgare, Bracciolini utilizzò nelle sue opere
sempre il latino, anche per le Facezie (Liber facetiarum), che raccoglie
una nutrita serie di aneddoti e brevi novelle composte tra il 1438 e il 1452.
LA FILOLOGIA UMANISTICA
Leon Battista Alberti (1404-1472)
Architetto (facciata di Santa Maria Novella a Firenze e il Tempio
Malatestiano di Rimini), letterato, matematico e teorico delle arti visive.
Il suo capolavoro letterario rimane il trattato in quattro libri Della famiglia
(1433-41). Scritto in forma dialogica, il testo svolge i temi della felicità,
dell'educazione, del matrimonio e delle proprietà domestiche.
Nel proemio al terzo libro Alberti sostiene che il volgare è giunto a un
tale grado di eccellenza da poter ormai competere con il latino.
L a Grammatichetta vaticana è una delle prime grammatiche volgari e
dimostra appunto l'intento di Alberti di promuovere e valorizzare il volgare
anche come lingua letteraria.
Rilievo fondamentale hanno i suoi trattati sull'arte: Sulla pittura (1436) e
De re aedificatoria (Dell'architettura, 1443-45). Incentrati sul concetto di
"misura", ribadiscono la capacità dell'uomo sia di definire con semplicità
la simmetria e le proporzioni tra sé e la natura, sia di progettare una nuova
convivenza civile basata sull'equilibrio, interiore ed esterno, e
sull'imitazione dell'armonia della creazione divina.
LA FILOLOGIA UMANISTICA
Lorenzo Valla (1405-1457)
La sua opera si basa su una profonda padronanza della lingua latina e
sulla convinzione che sia stata proprio un'insufficiente conoscenza del
latino la vera causa del linguaggio ermetico ed ambiguo di molti filosofi.
L'uso corretto della lingua è l'unico mezzo di comunicazione ed
acculturazione: la grammatica e un appropriato modo di esprimersi stanno
alla base di ogni enunciato e, prima ancora, della sua formulazione
intellettuale.
Fu il primo a stabilire un limite alla modernizzazione della lingua latina,
decidendo che i cambiamenti oltre tale limite facessero già parte del
processo di sviluppo della lingua italiana. In questo modo riuscì non solo a
salvaguardare la purezza del latino, ma pose anche le basi per lo studio e
la comprensione dell'italiano.
LA FILOLOGIA UMANISTICA
Il Rinascimento dunque rappresenta:
● un ritorno alle origini: e scoperta del mondo classico alla luce
della consapevolezza del suo significato letterario e storico;
● u n a forma nuova e originale di classicismo, grazie alla
comprensione – e al rifiuto – dell’uso che il Medioevo aveva fatto
dell’antichità (mutilandone alcuni aspetti, deformandola per
assimilazioni arbitrarie, condannandola e respingendola senza
coglierne il valore esemplare).
Dalla lingua alle arti e alle scienze, la cultura del Rinascimento
ha cercato sempre di operare su due fronti:
● del restauro filologico;
● della coscienza storico-critica, in modo da evitare sia l’imitazione
passiva sia l’assimilazione falsificante.
LA FILOLOGIA UMANISTICA
Anche nel Medioevo era stata costante la presenza dell’antico e
di valori e contenuti universalmente umani.
La differenza ora consiste nella misura e nelle forme di tale
presenza, che nel Rinascimento è sempre più criticamente
storicizzata, e perciò né passivamente subita né deformata in
utilizzazioni arbitrarie.
L’immagine ricorrente (si pensi a Leon Battista Alberti o a Niccolò
Machiavelli) dei colloqui con gli antichi, non è un luogo retorico:
è carica di senso. Come il vanto che Bracciolini fa di avere
restituito alla loro fedele integrità i testi classici, prima incatenati e
sfigurati nel carcere dei monasteri medievali.
IL RAPPORTO CON I CLASSICI
Il significato del termine classicismo muta nel corso dell'età
rinascimentale.
Passaggio da intellettuali che pongono al centro il valore dell'uomo
e dell'arte come armonico equilibrio di rapporti (fra artista e natura,
fra artista e modelli) a un sovrapporsi di regole e modelli che
avviluppano l'artista nel criterio di imitazione, ragnatela di
impedimenti e legami.
Ecco il profilarsi del Manierismo, connotato da:
● perdita della nozione serena del reale a favore di un contraddittorio
complicarsi dell'esperienza umana;
● senso di inquietudine esistenziale, che si riflette nella perdita
dell'equilibrio rinascimentale e nella ricerca di espressioni artistiche più
problematiche.
Carlo Ossola definisce il Manierismo: “autunno del Rinascimento”.
I PRESUPPOSTI
TRASFORMAZIONI POLITICHE – ECONOMICHE - SOCIALI
Crisi delle istituzioni universali
Declino di clero ed aristocrazia
Superamento del feudalesimo
Civiltà urbana
Economia aperta
Nascita dello Stato moderno
(Stati Regionali in Italia)
Ascesa borghesia mercantile
Scoperte Geografiche Fine dell'Eurocentrismo
LE NOVITÀ
Rottura dell'Enciclopedia
medievale di tipo “teologico”
L'organizzazione
della cultura
passa dal clero
alla borghesia
Le ACCADEMIE
sostituiscono le
Università
“Scienza Politica”
(Machiavelli)
TRASFORMAZIONI CULTURALI
ROTTURA CON IL MEDIOEVO
“Cultura nuova”
LAICIZZAZIONE del SAPERE
Autonomia delle singole discipline
L'UOMO RINASCIMENTALE
Centralità dell'uomo
UOMO ARTEFICE DEL PROPRIO DESTINO
“Homo faber ipsius fortunae”
Dal teocentrismo
all'antropocentrismo (ma non ateismo)
Scoperta della
prospettiva storica
Rifiuto
dell'ascetismo,
esaltazione della
vita attiva
Celebrazione della
mondanità, del
piacere, del denaro
Esaltazione della
libertà umana
Perennemente in
lotta contro la
Fortuna, il caso
Felicità come
realizzazione armonica
e completa delle
possibilità umane
LA FILOSOFIA RINASCIMENTALE
È parte del mondo, ma lo abita in posizione privilegiata
UOMO COME “NATURA MEDIA” Tra il divino
ed il bestiale
Indagine sulla NATURA per DOMINARLA
MAGIA
FILOSOFIA
DELLA NATURA
● Panpsichismo (universo animato)
● Capacità di dominio immediato
● Panpsichismo
● Indagine empirica
SCIENZA MODERNA
LA FILOSOFIA RINASCIMENTALE
Bernardino
TELESIO
(1509-1588)
Tommaso
CAMPANELLA
(1568-1639)
NATURALISMO
Esaltazione
della sensibilità
Rifiuto della metafisica
Critica di Aristotele
Duplicità umana
Tutto è spiegato con la
dialettica tra due forze:
Caldo e Freddo
Anima naturale
(sensibile)
NATURA
Magia e Metafisica
UTOPIA
Città del Sole
Teocrazia
Comunismo platonico
L'essenza di tutte le
cose è riconducibile a:
Potenza
Sapienza
Amore
Anima sovrannaturale
(non-sensibile)
DIO
LORENZO DE' MEDICI
Nell'età di Lorenzo trattati e dialoghi perdono la loro centralità,
lasciando il posto a generi di intrattenimento colto e popolaresco,
prevalentemente poetici, spesso intrecciati fra loro (sperimentalismo
letterario).
I Canti Carnascialeschi erano molto in voga fra XV e XVI secolo, soprattutto nella
Firenze medicea. Durante il carnevale, accompagnavano le sfilate di carri
allegorici e maschere, ed erano di argomento o quotidiano o mitologico (i trionfi).
Metricamente seguono lo schema della “barzelletta”, un tipo di ballata a versi
brevi (ottonari generalmente) usata soprattutto nella poesia per musica.
Canzona di Bacco
o Trionfo di Bacco e Arianna (testo)
Si tratta di un trionfo (testo composto nel 1490, per essere cantato da un
corteo o trionfo, appunto) di maschere ispirate a soggetti mitologici. I
trionfi si distinguono dagli altri canti carnascialeschi, perché non si
ispirano alla quotidianità ma al mito, e restano lontani da esplicite
scurrilità.
LORENZO DE' MEDICI
Temi:
Bacco e il vino
L'esaltazione di Bacco e del vino, capace di liberare – sia pure
temporaneamente – gli uomini dalle pene del presente, ha una lunga
tradizione nel Medioevo: a proposito il Canto dei bevitori (Carmina
Burana) e il sonetto di Cecco Angiolieri Tre cose solamente m'ènno in
grado.
Il carnevale e il tema della caducità
Lorenzo de' Medici ha tenuto conto della tradizione popolaresca
medievale: in essa, durante il carnevale, il popolo contrapponeva alla
visione repressiva e spiritualistica della vita (propria della classe
dominante) una visione materialistica, fondata sulla liberazione delle
forze vitali e istintuali e della corporeità.
Il tema stesso della caducità della vita poteva indurre alla penitenza
religiosa, e alla repressione dei sensi, in vista della salvezza eterna,
oppure alla spensieratezza e ai godimenti materiali.
L'ORLANDO INNAMORATO
un'opera incompiuta
Cronologia dell'opera:
1476: a Ferrara presso il duca Ercole. Inizio della stesura dell'Orlando
innamorato.
1482: completati i libri I e II.
1479: è a Modena per ricoprire fino al 1483 l'incarico di governatore.
dal 1487 al 1494 (anno della sua morte): governatore a Reggio Emilia.
In questi anni Boiardo scrive del libro III solo 8 canti e 26 ottave.
L'opera resta incompleta.
L'ORLANDO INNAMORATO
un'opera incompiuta
Caratteri:
● fusione della materia del ciclo bretone e di quella del ciclo
carolingio
● amore: tema dominante
● nostalgia per il mondo cavalleresco medievale, di cui alcuni
valori come la gentilezza e la cortesia risultano attuali nel mondo
delle corti rinascimentali
● volontà di dilettare il pubblico cortigiano
● motivo encomiastico
Vicenda:
Libro I: Angelica, principessa del Catai, si presenta alla corte di Carlo Magno per
chiedere aiuto contro i suoi nemici. Orlando, il migliore paladino di Francia, si
innamora di lei vanamente. La insegue fino al suo regno in Oriente. Per difenderla
abbatte il re dei Tartari, Agricane, che le imponeva di sposarlo. E arriva addirittura a
battersi con il cugino Rinaldo, che odia Angelica, per avere bevuto alla fonte del
disamore del mago Merlino.
Frattanto l'imperatore Carlo Magno è attaccato dal re indiano Gradasso. Privo dei
suoi migliori guerrieri, Carlo Magno è salvato da Astolfo, che poi parte per l'Oriente,
con l'intenzione di recuperare i cugini Orlando e Rinaldo. Arrivato nel corso di un
duello tra i due, si schiera dalla parte di Rinaldo, insieme con altri eroi.
Angelica, timorosa per Rinaldo di cui è innamorata, interrompe il duello e allontana
Orlando.
L'ORLANDO INNAMORATO
un'opera incompiuta
Libro II: Orlando salva il cugino Rinaldo due volte: dalla maga Morgana, e dal re
Manodante. Il paladino poi incontra Origille, una malvagia traditrice, di cui si
innamora stupidamente. Ripetutamente imbrogliato e derubato dalla donna,
finalmente torna da Angelica giusto in tempo per salvarla dalla regina Marfisa.
Frattanto, Agramante, re d'Africa, decide di invadere la Francia, ma per farlo ha
bisogno del giovane Ruggiero, intrappolato dall'iperprotettivo tutore, il mago Atlante.
Agramante perciò invia il piccolo e subdolo ladro Brunello in Oriente, a rubare ad
Angelica l'anello magico con cui libera Ruggiero dal mago.
Orlando e gli altri paladini ritornano in Francia con Angelica, per difendere re Carlo
Magno da Agramante.
Malgrado il valore dei francesi, a cui si è aggiunta la paladina Bradamante, sorella di
Rinaldo, i Musulmani sfondano le linee cristiane sui Pirenei.
L'ORLANDO INNAMORATO
un'opera incompiuta
Libro III: L'esercito di Carlo Magno si ritira a Parigi, dove è assediato da Agramante.
Incuranti della guerra, Orlando e Rinaldo, che adesso ha bevuto alla fonte dell'amore,
continuano a inseguire Angelica.
Il mago Atlante porta scompiglio ovunque, nel tentativo di recuperare Ruggiero, di cui
nel frattempo si è innamorata, ricambiata, Bradamante. Il poeta profetizza che dalla
loro unione discenderà la casa degli Estensi.
Orlando innamorato I, I, 1-3 (testo)
Orlando innamorato I, I, 20-35 (testo)
Orlando innamorato III, IX, 26 (testo)
L'ORLANDO INNAMORATO
un'opera incompiuta
Motivi principali:
● erotico-naturalistico, che valorizza l'aspetto fisico della bellezza
● cavalleresco: volto a esaltare la nobiltà dei cavalieri antichi
● comico e ironico nei confronti della materia cavalleresca: L'autore
rispetta i valori, ma la materia narrativa giunge a Boiardo già abbassata
dai cantari, i quali avevano già circondato i paladini di un prosastico
clima.
I grandi eroi dell'epopea hanno in quest'opera ben poco di epico:
l'amore li umanizza, ma anche li abbassa al rango di uomini comuni
(anche re Carlo si innamora di Angelica)
● edonistico: il poeta vuole soprattutto dilettare l'uditorio
● encomiastico
L'ORLANDO INNAMORATO
un'opera incompiuta
Boiardo utilizza sì materia e tecniche dell'epica cavalleresca
medievale, ma nello stesso tempo la rinnova.
La sua oscillazione fra ironia e ammirazione nei confronti della
materia cavalleresca è estremamente significativa:
l'autore chiude con l'esperienza del romanzo
(epico)cavalleresco medievale,
e apre al poema cavalleresco rinascimentale.
L'ORLANDO INNAMORATO
un'opera incompiuta
LA QUESTIONE DELLA LINGUA
PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE
Nel Quattrocento si afferma la filologia testuale, ma anche si
sviluppano gli studi linguistici, con normalizzazioni della lingua (latino
e volgare), della grammatica, della punteggiatura. Nasce anche la
linguistica storica (Leonardo Bruni, Lorenzo Valla).
Per buona parte del XV secolo l'uso del latino prevale sul volgare.
Quest'ultimo viene riservato alla vita pratica e civile: diventa la lingua
ufficiale dei tribunali, e viene utilizzato per opere destinate al vasto
pubblico (prediche, letteratura devota, sacre rappresentazioni, cantari).
In latino (classico) si compongono trattati, dialoghi, orazioni, ma anche
poesie, novelle, poemi, tragedie.
LA QUESTIONE DELLA LINGUA
PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE
Nella seconda metà del secolo XV, il volgare letterario si imporrà fino
a diventare lingua ufficiale della cultura e delle corti.
Depurato da elementi dialettali, e arricchito dall'esperienza che gli
umanisti avevano fatto del latino, (termini come ameno, arbusto,
certame, ilare, epidemia, missiva entrano a fare parte del volgare) si
diffonderà a livello nazionale come lingua cortigiana.
LA QUESTIONE DELLA LINGUA
PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE
L a ripresa del volgare non comporta affatto un avvicinamento
della letteratura al popolo, perché si tratta di una lingua letteraria
colta e raffinata.
L'uso del volgare insomma si differenzia, perché:
- è impiegato nella vita quotidiana e nella letteratura popolare (devota
o di intrattenimento);
- nella sua dotta e letteraria elaborazione è utilizzato da una cerchia
ristretta di letterati e uomini di corte.
LA QUESTIONE DELLA LINGUA
PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE
Il volgare come lingua letteraria aveva vinto definitivamente la sua
battaglia nell'età di Lorenzo.
Pur prevalendo il modello toscano, si era affermato senza una
norma nazionale omogenea.
La coscienza di un'unità nazionale porta alla ribalta all'inizio del
Cinquecento l'esigenza di un'unità linguistica.
Lo stesso uso della stampa tende all'uniformazione delle norme
lessicali, ortografiche, grammaticali.
Ricordiamo che in questo periodo il latino resta lingua
incontrastata delle scienze della medicina degli atti giudiziari,
dell'insegnamento universitario. E della Chiesa.
LA QUESTIONE DELLA LINGUA
PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE
All'inizio del secolo XVI esplode la questione della lingua.
Quale doveva essere la norma linguistica capace di dare unità al
volgare scritto e al volgare parlato dalle persone colte in Italia?
Diversi orientamenti culturali:
●
Bembo nelle Prose della volgar lingua (1525) propone una lingua basata sul
modello petrarchesco nella poesia e su quello boccacciano nella prosa;
●
i fautori (Castiglione, Trissino, fra gli altri) di una lingua comune o “cortigiana”, che
prenda a modello la lingua un uso nelle corti italiane, una lingua mista, anche
se su base toscana;
●
Machiavelli nel Discorso intorno alla nostra lingua (1515) propone l'uso del volgare
fiorentino contemporaneo.
LA QUESTIONE DELLA LINGUA
PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE
Prevalse il monolinguismo teorizzato da Bembo, più in linea con
l'esigenza di una cultura unitaria aristocratica, separata dai bisogni
della quotidianità e fondata sul classicismo e sul culto del passato.
Ispirarsi, per la scrittura letteraria, a una lingua di due secoli prima
comportava una netta separazione fra scritto e parlato.
Pietro Bembo, Prose della volgar lingua
Ne derivò:
●
esaltazione della scrittura e del ruolo “superiore” degli intellettuali, che attraverso la
scrittura superano i condizionamenti del tempo e possono giungere all'eternità;
●
classicismo linguistico: regole fisse sottratte all'uso del parlato;
●
concezione elitaria della cultura – con rischio di accademismo ed eccesso retorico;
●
rischio di manierismo (come limitazione della creatività linguistica);
●
un “artificiale arresto dello sviluppo linguistico” (Poggio Salani), per privilegiare
l'imitazione di una norma.
Al di là dell'aspetto normativo, l'opera presenta una ragione di interesse storico:
l'analisi della storia letteraria dal Duecento a Petrarca ne fa un primo embrione di
storia letteraria italiana, da intendere anche come proposta civile (e di costume), in
cui si rivaluta il ruolo dell'intellettuale.
GIORDANO BRUNO
Visualizza il video su YouTube
(http://www.youtube.com/watch?v=spL6aIKAbxA)
Nola 1548 – Roma 1600
Formazione religiosa
Rottura con l'ambiente ecclesiastico (1566)
Successi come maestro dell'arte lulliana della memoria
Peregrinazioni in Europa: Ginevra, Parigi, Oxford, Germania
Ritorno a Venezia e denuncia all'Inquisizione (1592)
Processo e condanna a morte
GIORDANO BRUNO
NATURA E INFINITO
Naturalismo vitalistico
PANTEISMO
Religione della natura
COSMOLOGIA BRUNIANA
Universo: aperto, infinito, senza centro
Pluralità di mondi e loro abitabilità
Identità tra cielo e terra
Esaltazione operosità umana
L'uomo è contraddistinto da:
“intelletto e mano”
ETICA EROICA
“Eroici furori”
Disprezzo religione tradizionale
Riscoperta “sapienza originaria”
Tensione all'infinito
Il filosofo “si fa natura”
Mnemotecnica
Neopitagorismo
Magia
GIORDANO BRUNO
Michele Ciliberto racconta Bruno:
“L'uomo fra finito ed infinito”
Visualizza il video su YouTube
(http://www.youtube.com/watch?v=IhR4u8kJItk)
LA POESIA RINASCIMENTALE
Le trasformazioni dell'immaginario
La crisi della figura del cavaliere
Nel Cinquecento si assiste a una contraddizione paradossale:
● da un lato il ridimensionamento della cavalleria fu accelerato dal
ruolo sempre più decisivo degli archibugieri e dell'artiglieria
● dall'altro l'ideale di guerriero restò quello - ormai separato e
superato dalla realtà - del cavaliere, procurando un teorico
disprezzo delle armi da fuoco (condanna delle armi da fuoco
presente nell'Orlando furioso e nel Don Chisciotte)
LA POESIA RINASCIMENTALE
Le trasformazioni dell'immaginario
Il Mondo nuovo
La scoperta dell'America, i traffici transoceanici e la
circumnavigazione della terra fanno degli Europei i mediatori del
mondo.
I galeoni armati, le merci europee, i missionari europei penetrano
dovunque e danno inizio alla storia del dominio dell'Europa sul mondo
che durerà per circa quattro secoli.
Anche nel Medioevo gli europei erano entrati in contatto con cinesi indiani
arabi (il Milione). Ma il punto di vista dominante era ancora quello del mercante
che intende conoscere popoli lontani per convertirli, da qui il dialogo con
diverso presuppone una sorta di rispetto.
LA POESIA RINASCIMENTALE
Le trasformazioni dell'immaginario
L'opposizione uomo/selvaggio
Nel Cinquecento si realizzano spedizioni militari con lo scopo dello
sfruttamento economico: colonialismo.
Dell'uomo che abita terre lontane si destina la nozione di selvaggio:
uomo che abita le selve, incivile, paragonabile a un animale.
Nel canto XV dell'Orlando furioso: scoperta dell'America compimento
spirituale del processo di universalizzazione dell'umanità,
indispensabile per affermare nel mondo l'unità della religione cattolica
Nel canto XV della Gerusalemme liberata: accuse di idolatria e
cannibalismo sono rivolte agli indigeni.
NICCOLÒ MACHIAVELLI
Il Principe (1513)
Fine della politica è
la “ragion di stato” conservare e rafforzare lo Stato
autonomia della politica
dalla morale e dalla religione
Gli uomini sono ambiziosi,
avidi e egoisti. Per governarli
è necessario ricorrere alla
forza ed all'astuzia
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Umanesimo rinascimento (interdisciplinare)

  • 2. I TEMPI 1374 (morte Petrarca) 1375 (morte Boccaccio) (1370-1444) Leonardo Bruni (1380-1459) Poggio Bracciolini (1405-1457) Lorenzo Valla (1404-1472) Leon Battista Alberti 1449-1492 (Lorenzo il Magnifico) 1469-1527 (Niccolò Machiavelli) 1466-1536 (Erasmo da Rotterdam) 1474-1533 (Ludovico Ariosto) 1483-1540 (Francesco Guiccardini) 1509-1588 (Bernardino Telesio) 1548-1600 (Giordano Bruno) 1568-1639 (Tommaso Campanella) ORIGINI FILOLOGIA UMANISTICA RINASCIMENTO MATURO FILOSOFIA RINASCIMENTALE MANIERISMO
  • 4. DEFINIZIONE E PERIODIZZAZIONE Il dibattito storiografico A lungo i termini “Umanesimo” e “Rinascimento” sono stati usati praticamente come sinonimi. Generalmente il primo era utilizzato per indicare il movimento culturale, il secondo il periodo storico durante il quale esso diede i suoi frutti. Nella seconda metà dell'Ottocento lo studioso tedesco Jacob Burckhardt li distinse nettamente, vedendo nell'Umanesimo un momento essenzialmente filologico-letterario, incentrato sugli studi classici, e nel Rinascimento un momento filosofico-scientifico Nel Novecento si è tornati ad avvicinare i due termini, considerando l'Umanesimo la prima parte del Rinascimento. In quest'ottica il concetto storiografico di Rinascimento finisce per denominare l'intera civiltà culturale del Quattrocento e del Cinqucento.
  • 5. DEFINIZIONE E PERIODIZZAZIONE Umanesimo: esprime nel Quattrocento una diversa immagine dell'uomo, che si fonda sulla sua autonoma dignità. È l'epoca della rinascita, dell'interesse per l'antichità, la riscoperta dei classici e della filologia, degli studia humanitatis. Rinascimento: età di consolidamento della nuova civiltà, del trionfo del classicismo, della fioritura intellettuale, artistica e letteraria, che animò la vita delle corti italiane a partire dai primi decenni del Cinquecento. In effetti si tratta di un periodo unico Sull'uso delle categorie letterarie, Mario Praz: “Come un'infinità di altre parole di uso corrente, quelle approssimazioni hanno un valore e rispondono a funzione utile, purché si trattino per quello che sono, cioè [...] approssimazioni...”
  • 6. I TEMPI “Rinascimento maturo” (dalla morte di Lorenzo il Magnifico, 1492, al sacco di Roma, 1527). Le opere definite del Rinascimento non vanno oltre il terzo decennio del Cinquecento: Machiavelli, Principe (composto nel 1513, uscita postuma 1523) Ariosto, Orlando furioso (1516-1532) Castiglione, Cortigiano (1508-1516) Bembo, Le prose della volgar lingua (1525) Manierismo Con inizio dagli anni Trenta del XVI secolo - con suo massimo sviluppo nell'età della Controriforma - dal Concilio di Trento, 1563. Implica l'idea di imitazione artificiosa dello stile o maniera, messi a punto negli anni precedenti. Caratterizzante l'esasperazione del classicismo (sia se vi si aderisca supinamente, sia se lo si accetti come una gabbia entro cui dibattersi, da forzare attraverso il gusto dell'eccesso).
  • 7. IL MITO DELLA RINASCITA RINASCITA Origine religiosa del termine: seconda nascita, uomo nuovo-spirituale. Rinnovamento come “ritorno al principio” Ritorno a Dio (tradizione neoplatonica) Ritorno ai classici (filologia) Ritorno alla natura (filosofia rinascimentale)
  • 8. IL MITO DELLA RINASCITA L'uomo “è come un dio terreno” (Garin) Cioè creatore e signore del mondo in cui vive. Leon Battista Alberti nel trattato Della famiglia rimanda al concetto umanistico di "rinascita": l'uomo, al centro dell'universo, è chiamato a costruire se stesso con l'aiuto dell'esperienza diretta, con l'ingegno e con la rielaborazione culturale del sapere. Inoltre l'essere umano è messo in relazione con la natura (che cessa di essere entità passiva, e diventa vita in movimento collegata intensamente all'esistenza umana), e con essa vive armonicamente. L'uomo dunque è un microcosmo, che riflette armonia del macrocosmo. Tale concezione viene conciliata con la fede: l'uomo deve infatti il proprio potere a Dio, che lo ha reso libero, e in equilibrio fra materia e spirito.
  • 9. IL MITO DELLA RINASCITA L'ESTETICA, LA POETICA, IL SISTEMA DELLE ARTI Poesia: forma di educazione personale, stimolo al perfezionamento interiore (la stessa lettura dei classici viene vista in questa prospettiva). Nel Medioevo la poesia era stata considerata come esemplificazione tecnica e retorica di valore assoluto e allegorico. L'arte: capacità di rendere la perfezione che sta nascosta nelle cose, e che si rivela solo a chi riesce a trascendere la loro materialità e a elevarsi alla contemplazione dell'armonia divina. L'arte si qualifica per il proprio valore simbolico, per l'analogia che ha con l'assoluto: è un doppio dell'assoluto. Ideale tuttavia costretto a confrontarsi con la questione centrale dell'imitazione: ● da un lato l'accento cade sul potere creatore dell'artista; ● dall'altro sul fatto che i grandi esempi del passato classico siano modelli (concetto di auctoritas, cui già alludeva Petrarca)
  • 10. L'EMERGERE DEL SENSO STORICO FILOLOGIA AFFERMARSI DI UNA PROSPETTIVA STORICA Il Medioevo conosce i classici, ma li decontestualizza. I testi classici sono autorità da utilizzare per comprendere il presente. La filologia umanistica riscopre i testi classici nel senso che li contestualizza. La riscoperta dei classici coincide con la riscopertà dell'originalità e dell'alterità del passato e quindi della dimensione umana della storia La filologia assume dunque un valore critico e altamente filosofico
  • 11. LA FILOLOGIA UMANISTICA definire e mettere in atto strumenti e strategie per restituire correttezza e completezza ai testi ritrovati nascita della filologia umanistica basata soprattutto sugli aspetti storici e letterari delle opere e sulla sensibilità del filologo, conoscitore competente di un'infinità di testi. Le figure più rappresentative della prima generazione di filologi: Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini
  • 12. LA FILOLOGIA UMANISTICA Leonardo Bruni (1370-1444) Traduttore di Platone (Fedone, Gorgia, Apologia, Critone, Simposio), Aristotele (Etica Nicomachea, ...), Plutarco, Senofonte, Omero e Demostene. Funzionario presso la corte papale di Innocenzo VII. Tornato a Firenze nel 1427, chiuse la sua carriera come cancelliere della Repubblica Fiorentina. L'opera più nota: le Historiae Florentini populi, iniziate nel 1414 e concluse con il Rerum suo tempore in Italia gestarum commentarius (Commentari sugli avvenimenti del suo tempo in Italia, 1440). Riconobbe l'importanza del volgare e la validità del suo uso letterario e per primo attribuì a Petrarca il merito di aver aperto la stagione umanistica.
  • 13. LA FILOLOGIA UMANISTICA Poggio Bracciolini (1380-1459) Studiò a Firenze. Nel 1403 si recò a Roma, dove divenne segretario apostolico. Frequenti viaggi in Francia, Svizzera e Germania gli permisero di visitare importanti biblioteche monastiche alla ricerca di codici antichi. Scoprì così, tra gli altri, i manoscritti di molte orazioni di Cicerone, le Institutiones oratoriae di Quintiliano, il De rerum natura di Lucrezio. Avverso all'uso letterario del volgare, Bracciolini utilizzò nelle sue opere sempre il latino, anche per le Facezie (Liber facetiarum), che raccoglie una nutrita serie di aneddoti e brevi novelle composte tra il 1438 e il 1452.
  • 14. LA FILOLOGIA UMANISTICA Leon Battista Alberti (1404-1472) Architetto (facciata di Santa Maria Novella a Firenze e il Tempio Malatestiano di Rimini), letterato, matematico e teorico delle arti visive. Il suo capolavoro letterario rimane il trattato in quattro libri Della famiglia (1433-41). Scritto in forma dialogica, il testo svolge i temi della felicità, dell'educazione, del matrimonio e delle proprietà domestiche. Nel proemio al terzo libro Alberti sostiene che il volgare è giunto a un tale grado di eccellenza da poter ormai competere con il latino. L a Grammatichetta vaticana è una delle prime grammatiche volgari e dimostra appunto l'intento di Alberti di promuovere e valorizzare il volgare anche come lingua letteraria. Rilievo fondamentale hanno i suoi trattati sull'arte: Sulla pittura (1436) e De re aedificatoria (Dell'architettura, 1443-45). Incentrati sul concetto di "misura", ribadiscono la capacità dell'uomo sia di definire con semplicità la simmetria e le proporzioni tra sé e la natura, sia di progettare una nuova convivenza civile basata sull'equilibrio, interiore ed esterno, e sull'imitazione dell'armonia della creazione divina.
  • 15. LA FILOLOGIA UMANISTICA Lorenzo Valla (1405-1457) La sua opera si basa su una profonda padronanza della lingua latina e sulla convinzione che sia stata proprio un'insufficiente conoscenza del latino la vera causa del linguaggio ermetico ed ambiguo di molti filosofi. L'uso corretto della lingua è l'unico mezzo di comunicazione ed acculturazione: la grammatica e un appropriato modo di esprimersi stanno alla base di ogni enunciato e, prima ancora, della sua formulazione intellettuale. Fu il primo a stabilire un limite alla modernizzazione della lingua latina, decidendo che i cambiamenti oltre tale limite facessero già parte del processo di sviluppo della lingua italiana. In questo modo riuscì non solo a salvaguardare la purezza del latino, ma pose anche le basi per lo studio e la comprensione dell'italiano.
  • 16. LA FILOLOGIA UMANISTICA Il Rinascimento dunque rappresenta: ● un ritorno alle origini: e scoperta del mondo classico alla luce della consapevolezza del suo significato letterario e storico; ● u n a forma nuova e originale di classicismo, grazie alla comprensione – e al rifiuto – dell’uso che il Medioevo aveva fatto dell’antichità (mutilandone alcuni aspetti, deformandola per assimilazioni arbitrarie, condannandola e respingendola senza coglierne il valore esemplare). Dalla lingua alle arti e alle scienze, la cultura del Rinascimento ha cercato sempre di operare su due fronti: ● del restauro filologico; ● della coscienza storico-critica, in modo da evitare sia l’imitazione passiva sia l’assimilazione falsificante.
  • 17. LA FILOLOGIA UMANISTICA Anche nel Medioevo era stata costante la presenza dell’antico e di valori e contenuti universalmente umani. La differenza ora consiste nella misura e nelle forme di tale presenza, che nel Rinascimento è sempre più criticamente storicizzata, e perciò né passivamente subita né deformata in utilizzazioni arbitrarie. L’immagine ricorrente (si pensi a Leon Battista Alberti o a Niccolò Machiavelli) dei colloqui con gli antichi, non è un luogo retorico: è carica di senso. Come il vanto che Bracciolini fa di avere restituito alla loro fedele integrità i testi classici, prima incatenati e sfigurati nel carcere dei monasteri medievali.
  • 18. IL RAPPORTO CON I CLASSICI Il significato del termine classicismo muta nel corso dell'età rinascimentale. Passaggio da intellettuali che pongono al centro il valore dell'uomo e dell'arte come armonico equilibrio di rapporti (fra artista e natura, fra artista e modelli) a un sovrapporsi di regole e modelli che avviluppano l'artista nel criterio di imitazione, ragnatela di impedimenti e legami. Ecco il profilarsi del Manierismo, connotato da: ● perdita della nozione serena del reale a favore di un contraddittorio complicarsi dell'esperienza umana; ● senso di inquietudine esistenziale, che si riflette nella perdita dell'equilibrio rinascimentale e nella ricerca di espressioni artistiche più problematiche. Carlo Ossola definisce il Manierismo: “autunno del Rinascimento”.
  • 19. I PRESUPPOSTI TRASFORMAZIONI POLITICHE – ECONOMICHE - SOCIALI Crisi delle istituzioni universali Declino di clero ed aristocrazia Superamento del feudalesimo Civiltà urbana Economia aperta Nascita dello Stato moderno (Stati Regionali in Italia) Ascesa borghesia mercantile Scoperte Geografiche Fine dell'Eurocentrismo
  • 20. LE NOVITÀ Rottura dell'Enciclopedia medievale di tipo “teologico” L'organizzazione della cultura passa dal clero alla borghesia Le ACCADEMIE sostituiscono le Università “Scienza Politica” (Machiavelli) TRASFORMAZIONI CULTURALI ROTTURA CON IL MEDIOEVO “Cultura nuova” LAICIZZAZIONE del SAPERE Autonomia delle singole discipline
  • 21. L'UOMO RINASCIMENTALE Centralità dell'uomo UOMO ARTEFICE DEL PROPRIO DESTINO “Homo faber ipsius fortunae” Dal teocentrismo all'antropocentrismo (ma non ateismo) Scoperta della prospettiva storica Rifiuto dell'ascetismo, esaltazione della vita attiva Celebrazione della mondanità, del piacere, del denaro Esaltazione della libertà umana Perennemente in lotta contro la Fortuna, il caso Felicità come realizzazione armonica e completa delle possibilità umane
  • 22. LA FILOSOFIA RINASCIMENTALE È parte del mondo, ma lo abita in posizione privilegiata UOMO COME “NATURA MEDIA” Tra il divino ed il bestiale Indagine sulla NATURA per DOMINARLA MAGIA FILOSOFIA DELLA NATURA ● Panpsichismo (universo animato) ● Capacità di dominio immediato ● Panpsichismo ● Indagine empirica SCIENZA MODERNA
  • 23. LA FILOSOFIA RINASCIMENTALE Bernardino TELESIO (1509-1588) Tommaso CAMPANELLA (1568-1639) NATURALISMO Esaltazione della sensibilità Rifiuto della metafisica Critica di Aristotele Duplicità umana Tutto è spiegato con la dialettica tra due forze: Caldo e Freddo Anima naturale (sensibile) NATURA Magia e Metafisica UTOPIA Città del Sole Teocrazia Comunismo platonico L'essenza di tutte le cose è riconducibile a: Potenza Sapienza Amore Anima sovrannaturale (non-sensibile) DIO
  • 24. LORENZO DE' MEDICI Nell'età di Lorenzo trattati e dialoghi perdono la loro centralità, lasciando il posto a generi di intrattenimento colto e popolaresco, prevalentemente poetici, spesso intrecciati fra loro (sperimentalismo letterario). I Canti Carnascialeschi erano molto in voga fra XV e XVI secolo, soprattutto nella Firenze medicea. Durante il carnevale, accompagnavano le sfilate di carri allegorici e maschere, ed erano di argomento o quotidiano o mitologico (i trionfi). Metricamente seguono lo schema della “barzelletta”, un tipo di ballata a versi brevi (ottonari generalmente) usata soprattutto nella poesia per musica. Canzona di Bacco o Trionfo di Bacco e Arianna (testo) Si tratta di un trionfo (testo composto nel 1490, per essere cantato da un corteo o trionfo, appunto) di maschere ispirate a soggetti mitologici. I trionfi si distinguono dagli altri canti carnascialeschi, perché non si ispirano alla quotidianità ma al mito, e restano lontani da esplicite scurrilità.
  • 25. LORENZO DE' MEDICI Temi: Bacco e il vino L'esaltazione di Bacco e del vino, capace di liberare – sia pure temporaneamente – gli uomini dalle pene del presente, ha una lunga tradizione nel Medioevo: a proposito il Canto dei bevitori (Carmina Burana) e il sonetto di Cecco Angiolieri Tre cose solamente m'ènno in grado. Il carnevale e il tema della caducità Lorenzo de' Medici ha tenuto conto della tradizione popolaresca medievale: in essa, durante il carnevale, il popolo contrapponeva alla visione repressiva e spiritualistica della vita (propria della classe dominante) una visione materialistica, fondata sulla liberazione delle forze vitali e istintuali e della corporeità. Il tema stesso della caducità della vita poteva indurre alla penitenza religiosa, e alla repressione dei sensi, in vista della salvezza eterna, oppure alla spensieratezza e ai godimenti materiali.
  • 26. L'ORLANDO INNAMORATO un'opera incompiuta Cronologia dell'opera: 1476: a Ferrara presso il duca Ercole. Inizio della stesura dell'Orlando innamorato. 1482: completati i libri I e II. 1479: è a Modena per ricoprire fino al 1483 l'incarico di governatore. dal 1487 al 1494 (anno della sua morte): governatore a Reggio Emilia. In questi anni Boiardo scrive del libro III solo 8 canti e 26 ottave. L'opera resta incompleta.
  • 27. L'ORLANDO INNAMORATO un'opera incompiuta Caratteri: ● fusione della materia del ciclo bretone e di quella del ciclo carolingio ● amore: tema dominante ● nostalgia per il mondo cavalleresco medievale, di cui alcuni valori come la gentilezza e la cortesia risultano attuali nel mondo delle corti rinascimentali ● volontà di dilettare il pubblico cortigiano ● motivo encomiastico
  • 28. Vicenda: Libro I: Angelica, principessa del Catai, si presenta alla corte di Carlo Magno per chiedere aiuto contro i suoi nemici. Orlando, il migliore paladino di Francia, si innamora di lei vanamente. La insegue fino al suo regno in Oriente. Per difenderla abbatte il re dei Tartari, Agricane, che le imponeva di sposarlo. E arriva addirittura a battersi con il cugino Rinaldo, che odia Angelica, per avere bevuto alla fonte del disamore del mago Merlino. Frattanto l'imperatore Carlo Magno è attaccato dal re indiano Gradasso. Privo dei suoi migliori guerrieri, Carlo Magno è salvato da Astolfo, che poi parte per l'Oriente, con l'intenzione di recuperare i cugini Orlando e Rinaldo. Arrivato nel corso di un duello tra i due, si schiera dalla parte di Rinaldo, insieme con altri eroi. Angelica, timorosa per Rinaldo di cui è innamorata, interrompe il duello e allontana Orlando. L'ORLANDO INNAMORATO un'opera incompiuta
  • 29. Libro II: Orlando salva il cugino Rinaldo due volte: dalla maga Morgana, e dal re Manodante. Il paladino poi incontra Origille, una malvagia traditrice, di cui si innamora stupidamente. Ripetutamente imbrogliato e derubato dalla donna, finalmente torna da Angelica giusto in tempo per salvarla dalla regina Marfisa. Frattanto, Agramante, re d'Africa, decide di invadere la Francia, ma per farlo ha bisogno del giovane Ruggiero, intrappolato dall'iperprotettivo tutore, il mago Atlante. Agramante perciò invia il piccolo e subdolo ladro Brunello in Oriente, a rubare ad Angelica l'anello magico con cui libera Ruggiero dal mago. Orlando e gli altri paladini ritornano in Francia con Angelica, per difendere re Carlo Magno da Agramante. Malgrado il valore dei francesi, a cui si è aggiunta la paladina Bradamante, sorella di Rinaldo, i Musulmani sfondano le linee cristiane sui Pirenei. L'ORLANDO INNAMORATO un'opera incompiuta
  • 30. Libro III: L'esercito di Carlo Magno si ritira a Parigi, dove è assediato da Agramante. Incuranti della guerra, Orlando e Rinaldo, che adesso ha bevuto alla fonte dell'amore, continuano a inseguire Angelica. Il mago Atlante porta scompiglio ovunque, nel tentativo di recuperare Ruggiero, di cui nel frattempo si è innamorata, ricambiata, Bradamante. Il poeta profetizza che dalla loro unione discenderà la casa degli Estensi. Orlando innamorato I, I, 1-3 (testo) Orlando innamorato I, I, 20-35 (testo) Orlando innamorato III, IX, 26 (testo) L'ORLANDO INNAMORATO un'opera incompiuta
  • 31. Motivi principali: ● erotico-naturalistico, che valorizza l'aspetto fisico della bellezza ● cavalleresco: volto a esaltare la nobiltà dei cavalieri antichi ● comico e ironico nei confronti della materia cavalleresca: L'autore rispetta i valori, ma la materia narrativa giunge a Boiardo già abbassata dai cantari, i quali avevano già circondato i paladini di un prosastico clima. I grandi eroi dell'epopea hanno in quest'opera ben poco di epico: l'amore li umanizza, ma anche li abbassa al rango di uomini comuni (anche re Carlo si innamora di Angelica) ● edonistico: il poeta vuole soprattutto dilettare l'uditorio ● encomiastico L'ORLANDO INNAMORATO un'opera incompiuta
  • 32. Boiardo utilizza sì materia e tecniche dell'epica cavalleresca medievale, ma nello stesso tempo la rinnova. La sua oscillazione fra ironia e ammirazione nei confronti della materia cavalleresca è estremamente significativa: l'autore chiude con l'esperienza del romanzo (epico)cavalleresco medievale, e apre al poema cavalleresco rinascimentale. L'ORLANDO INNAMORATO un'opera incompiuta
  • 33. LA QUESTIONE DELLA LINGUA PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE Nel Quattrocento si afferma la filologia testuale, ma anche si sviluppano gli studi linguistici, con normalizzazioni della lingua (latino e volgare), della grammatica, della punteggiatura. Nasce anche la linguistica storica (Leonardo Bruni, Lorenzo Valla). Per buona parte del XV secolo l'uso del latino prevale sul volgare. Quest'ultimo viene riservato alla vita pratica e civile: diventa la lingua ufficiale dei tribunali, e viene utilizzato per opere destinate al vasto pubblico (prediche, letteratura devota, sacre rappresentazioni, cantari). In latino (classico) si compongono trattati, dialoghi, orazioni, ma anche poesie, novelle, poemi, tragedie.
  • 34. LA QUESTIONE DELLA LINGUA PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE Nella seconda metà del secolo XV, il volgare letterario si imporrà fino a diventare lingua ufficiale della cultura e delle corti. Depurato da elementi dialettali, e arricchito dall'esperienza che gli umanisti avevano fatto del latino, (termini come ameno, arbusto, certame, ilare, epidemia, missiva entrano a fare parte del volgare) si diffonderà a livello nazionale come lingua cortigiana.
  • 35. LA QUESTIONE DELLA LINGUA PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE L a ripresa del volgare non comporta affatto un avvicinamento della letteratura al popolo, perché si tratta di una lingua letteraria colta e raffinata. L'uso del volgare insomma si differenzia, perché: - è impiegato nella vita quotidiana e nella letteratura popolare (devota o di intrattenimento); - nella sua dotta e letteraria elaborazione è utilizzato da una cerchia ristretta di letterati e uomini di corte.
  • 36. LA QUESTIONE DELLA LINGUA PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE Il volgare come lingua letteraria aveva vinto definitivamente la sua battaglia nell'età di Lorenzo. Pur prevalendo il modello toscano, si era affermato senza una norma nazionale omogenea. La coscienza di un'unità nazionale porta alla ribalta all'inizio del Cinquecento l'esigenza di un'unità linguistica. Lo stesso uso della stampa tende all'uniformazione delle norme lessicali, ortografiche, grammaticali. Ricordiamo che in questo periodo il latino resta lingua incontrastata delle scienze della medicina degli atti giudiziari, dell'insegnamento universitario. E della Chiesa.
  • 37. LA QUESTIONE DELLA LINGUA PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE All'inizio del secolo XVI esplode la questione della lingua. Quale doveva essere la norma linguistica capace di dare unità al volgare scritto e al volgare parlato dalle persone colte in Italia? Diversi orientamenti culturali: ● Bembo nelle Prose della volgar lingua (1525) propone una lingua basata sul modello petrarchesco nella poesia e su quello boccacciano nella prosa; ● i fautori (Castiglione, Trissino, fra gli altri) di una lingua comune o “cortigiana”, che prenda a modello la lingua un uso nelle corti italiane, una lingua mista, anche se su base toscana; ● Machiavelli nel Discorso intorno alla nostra lingua (1515) propone l'uso del volgare fiorentino contemporaneo.
  • 38. LA QUESTIONE DELLA LINGUA PREVALENZA DEL LATINO E SUCCESSIVA RIPRESA DEL VOLGARE Prevalse il monolinguismo teorizzato da Bembo, più in linea con l'esigenza di una cultura unitaria aristocratica, separata dai bisogni della quotidianità e fondata sul classicismo e sul culto del passato. Ispirarsi, per la scrittura letteraria, a una lingua di due secoli prima comportava una netta separazione fra scritto e parlato.
  • 39. Pietro Bembo, Prose della volgar lingua Ne derivò: ● esaltazione della scrittura e del ruolo “superiore” degli intellettuali, che attraverso la scrittura superano i condizionamenti del tempo e possono giungere all'eternità; ● classicismo linguistico: regole fisse sottratte all'uso del parlato; ● concezione elitaria della cultura – con rischio di accademismo ed eccesso retorico; ● rischio di manierismo (come limitazione della creatività linguistica); ● un “artificiale arresto dello sviluppo linguistico” (Poggio Salani), per privilegiare l'imitazione di una norma. Al di là dell'aspetto normativo, l'opera presenta una ragione di interesse storico: l'analisi della storia letteraria dal Duecento a Petrarca ne fa un primo embrione di storia letteraria italiana, da intendere anche come proposta civile (e di costume), in cui si rivaluta il ruolo dell'intellettuale.
  • 40. GIORDANO BRUNO Visualizza il video su YouTube (http://www.youtube.com/watch?v=spL6aIKAbxA) Nola 1548 – Roma 1600 Formazione religiosa Rottura con l'ambiente ecclesiastico (1566) Successi come maestro dell'arte lulliana della memoria Peregrinazioni in Europa: Ginevra, Parigi, Oxford, Germania Ritorno a Venezia e denuncia all'Inquisizione (1592) Processo e condanna a morte
  • 41. GIORDANO BRUNO NATURA E INFINITO Naturalismo vitalistico PANTEISMO Religione della natura COSMOLOGIA BRUNIANA Universo: aperto, infinito, senza centro Pluralità di mondi e loro abitabilità Identità tra cielo e terra Esaltazione operosità umana L'uomo è contraddistinto da: “intelletto e mano” ETICA EROICA “Eroici furori” Disprezzo religione tradizionale Riscoperta “sapienza originaria” Tensione all'infinito Il filosofo “si fa natura” Mnemotecnica Neopitagorismo Magia
  • 42. GIORDANO BRUNO Michele Ciliberto racconta Bruno: “L'uomo fra finito ed infinito” Visualizza il video su YouTube (http://www.youtube.com/watch?v=IhR4u8kJItk)
  • 43. LA POESIA RINASCIMENTALE Le trasformazioni dell'immaginario La crisi della figura del cavaliere Nel Cinquecento si assiste a una contraddizione paradossale: ● da un lato il ridimensionamento della cavalleria fu accelerato dal ruolo sempre più decisivo degli archibugieri e dell'artiglieria ● dall'altro l'ideale di guerriero restò quello - ormai separato e superato dalla realtà - del cavaliere, procurando un teorico disprezzo delle armi da fuoco (condanna delle armi da fuoco presente nell'Orlando furioso e nel Don Chisciotte)
  • 44. LA POESIA RINASCIMENTALE Le trasformazioni dell'immaginario Il Mondo nuovo La scoperta dell'America, i traffici transoceanici e la circumnavigazione della terra fanno degli Europei i mediatori del mondo. I galeoni armati, le merci europee, i missionari europei penetrano dovunque e danno inizio alla storia del dominio dell'Europa sul mondo che durerà per circa quattro secoli. Anche nel Medioevo gli europei erano entrati in contatto con cinesi indiani arabi (il Milione). Ma il punto di vista dominante era ancora quello del mercante che intende conoscere popoli lontani per convertirli, da qui il dialogo con diverso presuppone una sorta di rispetto.
  • 45. LA POESIA RINASCIMENTALE Le trasformazioni dell'immaginario L'opposizione uomo/selvaggio Nel Cinquecento si realizzano spedizioni militari con lo scopo dello sfruttamento economico: colonialismo. Dell'uomo che abita terre lontane si destina la nozione di selvaggio: uomo che abita le selve, incivile, paragonabile a un animale. Nel canto XV dell'Orlando furioso: scoperta dell'America compimento spirituale del processo di universalizzazione dell'umanità, indispensabile per affermare nel mondo l'unità della religione cattolica Nel canto XV della Gerusalemme liberata: accuse di idolatria e cannibalismo sono rivolte agli indigeni.
  • 46. NICCOLÒ MACHIAVELLI Il Principe (1513) Fine della politica è la “ragion di stato” conservare e rafforzare lo Stato autonomia della politica dalla morale e dalla religione Gli uomini sono ambiziosi, avidi e egoisti. Per governarli è necessario ricorrere alla forza ed all'astuzia Il “Principe” va giudicato solo per l'efficacia della sua azione “il fine giustifica i mezzi” Ricerca dell'oggettività storica Realismo politico ...e la riflessione sul tema della realizzazione di una comunità politica italiana Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1513-19) Conoscere il passato aiuta l'uomo a dominare la fortuna