Gli archetipi e la libertà dell’uomo. Cerchio Ifior, L'Uno e i molti, v.12
A P P E L L O P E R L A F O N D A Z I O N E D I U N N U O V O U M A N E S I M O S C I E N T I F I C A M E N T E C O N S A P E V O L E
1. "APPELLO PER LA FONDAZIONE DI UN NUOVO UMANESIMO
SCIENTIFICAMENTE CONSAPEVOLE"- Perché continuiamo a dividere la sapienza
dalla conoscenza, l'Essere dal Divenire e quindi, in definitiva, il cosiddetto spirito
dalla cosiddetta materia? - Quale approccio alla Sapienza, anche frutto delle migliori
intuizioni, è possibile se non è continuamente risolto il nostro rapporto con le cose
che appaiono ai nostri sensi che, per quanto fallaci, sono gli unici strumenti che
possediamo per indagarle?- Dopo quindici giorni di digiuno alimentare, cosa rimane
delle capacità del nostro strumento cerebrale che è poi quello che ci consente di
pensare e di intuire?- E dopo una vita di digiuno dalle nozioni scientifiche su tutto ciò
che è in divenire, da cosa potranno scaturire le nostre intuizioni su ciò che é
l'Essere?Io penso che per la ricerca della verità, siamo costretti a partire dall'uomo,
anche perché così come è, è già il paradigma della realtà in toto, poiché è dotato
dei sensi per entrare in rapporto con il Divenire, e così può alimentare di dati la sua
struttura neuronale che gli consente di indagare l'Essere.Infatti, solo analizzando ciò
che ci appare, siamo arrivati a conoscere i comportamenti fino al livello quantistico,
di quella che ancora chiamiamo materia, e vi abbiamo trovato principi di
indeterminazione e di non località che abbiamo sempre attribuito all'Essere.E solo
analizzando le radici bio-chimiche neuronali di quello che ancora chiamiamo Spirito,
abbiamo trovato principi di determinazione causale che sono propri del Divenire.
Arrivati a questo punto, non ci resta che accettare che la realtà sia biunivoca, e si
rivela come risultato sempre raggiunto e mai consolidato del continuo confronto di
quelle due forze primeve contrapposte, che sono alla base della costituzione della
nostra dimensione e che determinano l'esistenza di quella unica cosa che da oggi
potremo chiamare "spiriteria". Infatti la constatazione di una sorta di "spiritualità"
della materia a livello quantistico e di una sorta di "materialità" biochimica degli atti
dello spirito, ci portano a questo approdo che ci obbliga ad indagare tutto il
comportamento umano con tutte le sue proposizioni di tutti i tempi e di tutte le civiltà
con occhi nuovi, che non consentono più apprezzamenti morali e giudizi sui nostri atti
spirituali e materiali, se non avvengono alla luce della necessità di sopravvivenza
dettate dal libero arbitrio, che a loro volta sono frutto delle necessità della Spiriteria.
Perché tutto ciò che pensiamo e facciamo è sempre il risultato di una sola regola: la
continua ricerca dell'equilibrio da parte di ogni individuo, sia tra i suoi stati fisici e
psichici interni che nel suo rapporto con l'ambiente naturale e sociale che lo
accoglie. E, forse per questo che, anche se in modo inconsapevole, un certo grado
di sapienza mi sembra sia stata sempre continuamente raggiunta e difesa, ed
consistita nella capacità di continuare ad esistere come specie, utilizzando senza
distruggerlo totalmente e definitivamente, il substrato che ci determina, cioè la
Biosfera del nostro Pianeta. Questo, in varia misura (e magari nel caso della civiltà
occidentale degli ultimi tre secoli nel peggiore dei modi) la maggioranza degli uomini
lo ha sempre fatto, altrimenti non saremmo ancora qui, e sono convinto che con la
attuale maggiore consapevolezza del baratro ambientale e umano su cui ci troviamo,
lo faremo ancora in avvenire a patto che noi, con la nostra cultura umanistica, la
smettiamo di annaspare nella spiegazione delle spiegazioni passate, cercando la
verità nella somma delle ipotesi sulla verità che furono formulate da pensatori, che
nel migliore dei casi erano fondate sui dati scientifici disponibili nel loro tempo.
Perché è così facendo che oggi ci tocca di assistere impotenti alla formulazione di
ipotesi sulla realtà in toto, da parte di scienziati e tecnocrati che indagano il Divenire
per come appare nei loro esperimenti e non curano o addirittura deridono le nostre
indagini sull'Essere.Quindi noi che aspiriamo alla Sapienza, dobbiamo avere l'umiltà
di sforzarci di conoscere i dati disponibili sui fatti del Divenire, magari finendo per
contribuire ad ampliarli con le nostre intuizioni, perché solo così potremo tentare di
formulare e divulgare ipotesi nuove sulla reale posizione dell'uomo nell'universo.
Questo è quello che intendo per UMANESIMO SCIENTIFICAMENTE
CONSAPEVOLE.Per capire l'utilità e la necessità di tutto questo sforzo intellettuale,
proviamo ad immaginare quali risultati avrebbero ottenuto uomini come Kant o
Freud, se per indagare la realtà fisica e psichica avessero avuto a portata di mano i
dati scientifici e gli strumenti di indagine tecnologici che oggi sono a nostra
disposizione, ma che molti di noi ignorano con la supponenza di chi non vuole uscire
2. dai propri schemi culturali e si guarda bene dall'esplorare nuove realtà che li
potrebbero mettere in discussione.Quindi dobbiamo attuare un programma di
unificazione della cultura umanistica e scientifica partendo dall'unificazione delle
varie posizioni che vi sono all'interno di ognuna di essePer tutto questo molto resta
da fare, perché solo dopo la correlazione in parallelo di tutti i dati umanistici e
scientifici in nostro possesso (magari utilizzando quelle stesse tecnologie
informatiche che tanto ci angustiano), si potrà tentare di sviluppare e divulgare una
Teoria del Tutto che serva a farci passare dalla conoscenza umanistico-scientifica
alla Sapienza. Condizione indispensabile per lo sviluppo armonico dei rapporti umani
e del rapporto dell'umanità con l'Universo.Questo, secondo me, è il mandato che
dobbiamo assolvere se vogliamo che il ruolo degli umanisti abbia ancora una
qualche utilità per lo sviluppo dell'umanità futura. francesco.pelillo@tin.it