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LE SACRE SCRITTURE
               Bibliologia


Esdra si era dedicato con tutto il cuore allo studio e alla pratica della Legge del Signore
LE SACRE SCRITTURE
                                                 Bibliologia




Schema dello studio

Obiettivo della materia e verso chiave;
La necessita delle Scritture;
Il titolo delle Scritture;
Il valore delle Scritture;
L’ispirazione delle Scritture;
Il canone delle Scritture;
Le lingue delle Scritture;
Scribi, Masoreti, Sinagoga;
Filologia;
Versi d’oro in originale;
Le versioni delle Scritture.

Obiettivo della materia

La bibliologia appartiene a quel ramo della dottrina cristiana che si prefigge di analizzare quanto
elencato nello schema. Analizza la formazione della Bibbia e stimola l’approfondimento delle Scritture
scoprendone l’utilità nella conversione, nella formazione e nella testimonianza del credente.

L’intera Bibbia è stata scritta nell’arco di 1600 anni da 40 scrittori in tre continenti, Asia, Africa, Europa e
in tre lingue: ebraico, aramaico, greco Koinè diàlektos. Vedremo nel dettaglio le lingue della Bibbia in
seguito.

Stimolare lo studio

Gesù prendeva atto dell’impegno dei giudei studiosi delle Scritture ed esorta anche noi ad essere pronti
ad approfondire la ricerca di Dio nella Sua Parola, perché essa ci parla di Cristo, ci comunica la
consolazione delle Scritture (Romani 15:4) e ci ammaestra in ogni ambito della vita: personale,
famigliare, lavorativa, ecclesiastica. Giovanni 5:39,49

Quando Gesù lesse pubblicamente un brano del profeta Isaia nella sinagoga di Nazareth (Luca 4:16
segg), per arrivare al capitolo 61 doveva svolgere il rotolo da destra verso sinistra (lungo poco più di 7
metri) e riavvolgerlo poi nello stesso senso, dato che l’ebraico si legge da destra verso sinistra. Il passo
che Gesù lesse non era previsto fra le letture dei profeti. Dato che anticamente non esistevano
suddivisioni in capitoli e in versetti, sulle quali potersi orientare, non era poi così facile trovare il passo
desiderato. Per trovare il testo Gesù doveva conoscere bene la Bibbia ebraica. (Dal libro “Il fascino di
Qumran”)

Esdra fu un uomo dedicato allo studio, alla pratica e all’insegnamento delle Scritture. Esdra 7:10
Il suo esempio dovrebbe motivarci ad esaminare con più cura la Bibbia e impegnarci con maggiore zelo
nell’applicazione dei Suoi insegnamenti a noi stessi. In questo modo saremo da Dio qualificati per
insegnare ad altri la volontà di Dio, tramite l’esempio e la spiegazione delle Scritture.

Mediante la Parola di Dio conosciamo Dio, impariamo ad essere guidati dallo Spirito Santo e riceviamo
potenza con l’esperienza del battesimo nello Spirito Santo per essere Testimoni della Parola fatta
carne, Cristo il Salvatore.


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La necessità delle Scritture


Dio ha parlato di se all’uomo utilizzando diversi linguaggi:

la creazione; Romani 1:19-21
gli eventi; Giobbe 5:8-13,17,18
la coscienza. Romani 2:14,15

Al tempo dei patriarchi (Abraamo, Giobbe) gli insegnamenti si tramandavano da padre a figlio
oralmente.

“La scrittura è il miglior modo per conservare la conoscenza”. (Matthew Henry)


L’uomo ha bisogno di una rivelazione scritta dei pensieri di Dio e questa la può trovare solo nella Parola
di Dio, la Sacra Bibbia. Il linguaggio della parole è il mezzo più efficace e completo per comunicare con
gli altri.

Gesù non ha mai scritto nulla, ma altri hanno scritto di lui: i testimoni oculari della sua morte e della sua
resurrezione. Giovanni 20:30,31; 1 Giovanni 1:1-4

L’evoluzione della scrittura

La scrittura cuneiforme è un tipo di antica scrittura che si eseguiva con uno stilo, imprimendo sull'argilla
particolari segni composti da brevi incisioni a forma piramidale e appuntita, che possono ricordare dei
chiodini o dei cunei. Da cui appunto la definizione di scrittura cuneiforme. Si tratta di una delle prime
forme di scrittura documentate nel Vicino Oriente, direttamente derivata dalla evoluzione e
stilizzazione di una precedente fase di scrittura fondamentalmente figurativa, a base di pittogrammi
(esempio: geroglifici egizi, disegni che rappresentavano ciò che si vedeva), creata a quanto sembra dai
Sumeri, primi abitanti storicamente documentati dell'antica Mesopotamia (oggi Iraq), fin dalla fine del
IV millennio a.C.

Al tempo di Mosè esisteva la scrittura consonantica, più avanzata rispetto a quella cuneiforme.
Esodo 34:27; 17:14

Strumenti di scrittura

Anticamente si scriveva in:

papiri;
pergamene;

PAPIRO

In seguito, con la scoperta del papiro, si facilitò la stesura di documenti scritti rispetto all’uso della
pietra o dell’argilla.

Il papiro è una pianta acquatica molto diffusa nell’antico Egitto, dal gambo di essa, tagliato ed
essiccato, si ricavavano fogli che si piegavano a “rotolo”. Geremia 36:23,25; Ebrei 10:7

Rotolo – volumen


                                                                                                           3
Gli scritti del Primo Testamento vennero affidati a dei ‘volumi’, cioè a dei rotoli, in cui il materiale
scrittorio viene arrotolato su un bastoncino, il capitolum. Concretamente, si usavano dei singoli fogli
incollati in successione, fino a formare una lunga striscia che si avvolgeva appunto attorno al
bastoncino. Ecco la ragione del termine latino volumen (ciò che è avvolto).

                                                                     Un rotolo di papiro
                                                                     A. Foglio
                                                                     B. Protocollo
                                                                     C. Fogli verticali
                                                                     D. Fogli orizzontali di pergamena
                                                                     E. Giunture
                                                                     F. Bastoncini di forma rotonda
                                                                     G. Capitolum




Di fatto, per ragioni di comodità nel maneggiare il volume, si preferiva avere rotoli non troppo lunghi,
sicché il normale rotolo letterario greco raramente superava i dieci metri. Si capisce così anche la
ragione per cui le opere letterarie antiche di considerevole ampiezza venivano divise in libri, e questi, a
loro volta, in capitoli. Bisogna poi notare che il rotolo presentava una scrittura in colonne, per lo più
riservata al solo interno perché non si rovinasse durante lo svolgimento e il riavvolgimento del rotolo.

PERGAMENE

Al papiro si affianca la pergamena, ricavata dalla pelle di animali trattata, che tende progressivamente a
soppiantarlo, specie nelle zone in cui era difficile procurarsi il papiro. La ragione del successo della
pergamena sta però nel fatto che essa è materiale molto più resistente e duraturo, particolarmente
adatto ad accogliere la scrittura su entrambe le facciate, mentre il papiro, sul lato presentante la
direzione verticale delle fibre presenta una superficie meno soddisfacente per i bisogni della scrittura.
D’altra parte la pergamena ha i suoi svantaggi: l’alto costo, il fatto che i bordi dei fogli tendano a
raggrinzirsi e a diventare rugosi e, per quanto riguarda la lettura – come già osservava Galeno ( medico
nato nella città di Pergamo all’inizi del II secolo) – la superficie lucida della pergamena affatica molto di
più la vista, rispetto al papiro. Affianco una pelle di pecora da cui si ricava una pergamena. La
pergamena fatta con pelle di vitello si chiamava “vello”.

Le pergamene prendevano il loro nome della città di Pergamo, in Asia minore, attuale Turchia, nella
quale per prima furono prodotte. Forniva anche la possibilità di essere raschiata per riutilizzarla dando
vita a quelli che oggi conosciamo come palinsesti (raschiati per scrivere nuovamente).

L’apostolo Paolo fa riferimento           alle   pergamene     e    Gesù    stesso   ne    ha   fatto    uso.
2 Timoteo 4:13; Luca 4:17,2

CODICE (codex)

Codex significa libro in latino. È un libro con pagine come lo abbiamo oggi.
Il rotolo di papiro o di pergamena presentava difficoltà per la sua lettura qualora i documenti riportati
fossero stati particolarmente lunghi.

Nel primo secolo non era ancora in uso, ma all’inizi del primo secolo d.C. si cominciò a scrivere su fogli
relegati a libro, appunto, i codici (codex).

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Titolo delle Scritture


La parola “Bibbia” deriva dal greco τὰ βιβλία (ta biblìa), che è il plurale di βιβλίον (biblìon), “libretto”.
Ta biblìa (τὰ βιβλία) significa quindi “i libretti”.

Bìblos era anche il nome greco della città fenicia di Ghebal (Salmo 83:7; Ezechiele 27:9; Giosuè 13:5),
famosa per la produzione di carta di papiro (pianta dal cui interno si ricavava una specie di carta). Con il
termine Biblos si indicava la corteccia del papiro da cui, come detto, si otteneva la superficie sulla quale
scrivere. Quindi lo scritto prese il nome dalla pianta stessa, Biblos, che assunse il significato di libro.

“Bibbia” è quindi una raccolta di “libretti”. Perché questo plurale? Per il fatto che la Bibbia non era
all’origine un libro unico. Sebbene oggi la Bibbia costituisca un libro unico, in realtà essa è composta da
più libri (libretti, appunto): 66, per l’esattezza.

Il nome greco ta biblìa (i libretti) era già in uso nel 2° secolo della nostra èra. Ne troviamo anche traccia
nella stessa Sacra Scrittura: “Io, Daniele, meditando sui libri” (Daniele 9:2). Questo passo è reso così
nella traduzione greca: ἐν ταῖς βίβλοις (en tàis bìblois, “nei libri”; LXX).

Nel 1° secolo della nostra èra Paolo scriveva a Timoteo: “Quando verrai porta . . . i libri, specialmente le
pergamene” (2Timoteo 4:13); nel testo greco originale: τὰ βιβλία (ta biblìa, “i libretti”).

Sebbene spesso siano tradotte con “rotolo/i”, le parole βιβλίον (biblìon, “libretto”) e βίβλος (bìblos,
“libro”) compaiono più di 40 volte nelle Scritture Greche.

La parola greca τὰ βιβλία (ta biblìa), che è un plurale, fu poi usata in latino come singolare: bìblia. Da
questa parola latina (traslitterata dal greco) deriva parola italiana “Bibbia”.

Si deduce, quindi, che dal termine greco “i libri” e da quello latino “il libro”, la natura del testo Sacro
che vogliamo approfondire e che abbiamo tra le mani: contiene molti libri ma forma un unico libro, la
Parola di Dio.

Un famoso esponente del cristianesimo antico, autore della famosa traduzione il lingua latina della
Scritture “la Vulgata” (IV d.C.) definì la Bibbia: la biblioteca di Dio.

La prima parola del Nuovo Testamento è biblos o libro. Matteo 1:1


Il valore delle Scritture


La Bibbia si presenta come il Libro di Dio ed è espressamente vietato manometterlo con della aggiunte
o eliminandone alcune parti. Apocalisse 22:18,19 cfr Deuteronomio 12:32

Il valore della Scrittura è immenso. Salmo 119:89; Matteo 5:18; 24:35; Isaia 40:8

La Parola di Dio è la nostra regola perfetta di fede e di condotta.

È al di sopra della Chiesa, delle nazioni, della sapienza umana.

La Bibbia è maestra di vita, è la verità, è saggezza divina, è la via che ci rivela il Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo, Un solo Dio. Giovanni 17:17 cfr Salmo 119:93,142,160; Salmo 19:7-11; Matteo 11:25-27



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È la Parola che converte il cuore dell’uomo; Ebrei 4:12,13; 1 Pietro 1:23; Ezechiele 11:19; 36:26;
Giovanni 3:3
è la Parola che guarisce e libera dai legami spirituali; Matteo 8:8,16; Giovanni 8:31,32
è la Parola che ci santifica; Efesini 5:26
è la Parola che ci fa amici di Cristo; Giovanni 15:7,10,14
è la Parola che ci abilità con l’autorità di Cristo per agire nel Suo Nome, perché la potenza non è in noi, è
nella Parola di Dio, nel messaggio che proclamiamo: L’Evangelo è potenza di Dio per chi crede.
Romani 1:16

Gesù ha vinto la tentazione nel deserto perché rimase saldo in ciò che è scritto vivendolo appieno.
Matteo 4:1-11

Beati, secondo le Scritture, sono coloro che possiedono una “Bibbia” e la meditano giorno e notte e si
impegnano a metterla in pratica. Salmo 1:2; Giosuè 1:8; Matteo 7:24,25; Luca 11:28; Giacomo 1:21-25; Isaia
55:11

La Parola di Dio deve diffondersi e il nostro compito principale è questo. La Chiesa “ primitiva” ha
lottato per questo scopo. Quando la Parola “cresce e si afferma potentemente” aspettiamoci un grande
risveglio. Il nostro ministero (quello della Chiesa) è divulgare la Parola ed aiutare materialmente gli
emarginati, gli ultimi, affinché la Parola annunziata sia creduta a motivo dell’amore mostrato dai loro
messaggeri. Atti 2:41; 4:4,31; 6:2,4; 6:7; 8:4; 10:44; 12:24; 13:49; 19:20; Giacomo 1:27 cfr Proverbi 11:25;
1 Corinzi 16:1-4; 2 Corinzi 8:1-5

La Bibbia è competente in tutte le materie, attuale, non ha bisogno di aggiornarsi, è moderna e allo
stesso tempo antica. In essa troviamo argomenti soddisfacenti per la famiglia, il matrimonio,
l’educazione, i rapporti lavorativi, con lo Stato, nella Chiesa, con se stessi…

La Bibbia deve avere un posto di preminenza nella vita della Chiesa di Gesù e nel culto cristiano.

La Parola di Dio è in armonia con la scienza

La Bibbia pur non presentandosi come un trattato scientifico è in armonia con la scienza moderna,
elenchiamo alcuni esempi:

Il mondo religioso antico non accettava l’intuizione di Galileo Galilei (1564 – 1642), anzi la osteggiava
perseguitandolo. La Parola di Dio affermava questa verità: la terra è un globo e questo già nel 700 a.C.,
come aveva compreso Galileo. Isaia 40:22

Le istruzioni divine che riguardavano il comportamento da tenere in caso di lebbra, testimoniano di
quanto la Bibbia sia in anticipo sulla scienza riguardo all’esistenza dei microrganismi. Ignaz
Selmmelweis, giovane dottore, direttore di una delle sale di maternità del più famoso ospedale
austriaco del XIX secolo, per le sue intuizioni intorno al contagio attraverso i microrganismi, istituì il
lavaggio delle mani. Per questo fu allontanato dall’ospedale. Solo molto tempo dopo si arrivò a rendere
obbligatoria la sterilizzazione. La Bibbia la indicava come necessaria secoli prima. Levitico 11:32; 14:8,9;
15:5-10; 16:4,26; 17:15,16; 22:6; Numeri 19:7

Le norme igienico sanitarie della Bibbia sono in anticipo di secoli rispetto alla scienza. Nel Pentateuco si
intuisce l’idea della necessità di una rete fognaria che garantiva la vita senza infezioni mortali (colera,
tifo, dissenteria…) dovute alla sporcizia. Tutto ciò 3500 anni prima della sua attuazione da parte degli
uomini. Deuteronomio 23:12-13

Il collegamento tra lo stato di salute della mente e quello del corpo, sono un anticipazione delle
malattie psicosomatiche. Proverbi 14:30; 17:22


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La circoncisione fatta l’ottavo giorno è testimonianza della “peculiare conoscenza medica” di Dio.
L’ottavo giorno di vita è l’unico nel quale il fattore di coagulazione del sangue, che dipende da una
vitamina denominata “K” e dalla protrombina è ad un livello tale da garantire una guarigione rapida e
priva di conseguenze. Genesi 17:10-12

La Parola di Dio è in armonia con la storia, i fatti che la Bibbia racconta sono in sintonia con gli studi
storici e non sono frutti di miti o invenzioni umane, come l’archeologia ha sempre dimostrato.

La Parola è la Costituzione più importante sulla quale le civiltà democratiche si ispirano. Il codice morale
di Dio è perfetto tale che nessuno uomo può asserire che sia sbagliato.


L’ispirazione delle Scritture

La Bibbia stessa di definisce come “ispirata” da Dio:
…ogni Scrittura è ispirata da Dio. 2 Timoteo 3:16

Nel testo greco leggiamo “thepneustos” “ispirato da Dio, soffio di Dio”, a significare che tutte le
Scritture del testo biblico sono opera del soffio di Dio, dell’intervento soprannaturale di Dio, di quel
soffio divino tramite il quale Adamo divenne anima vivente e i discepoli ricevettero lo Spirito Santo e la
nuova nascita. Genesi 2:7 cfr Giovanni 20:22

La Bibbia è ispirata, mentre gli scrittori usati da Dio sono stati “sospinti”:
…non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di
Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo… 2 Pietro 1:21

Il termine nel testo greco “upò” significa “sotto”, ad indicare la sottomissione allo Spirito Santo degli
scrittori biblici. Essi, sotto l’influenza, la guida, dello Spirito Santo, si sono precipitati, subito, hanno
parlato da parte di Dio.

Questa differenza è fondamentale, in quanto non è lo scrittore ispirato, ma la Scrittura è ispirata. Noi
non ci rivolgiamo all’uomo usato da Dio, ma alla Sua divina Parola.

Non è l’uomo che ne determina l’esatta interpretazione, perché è fallibile, mentre la Scrittura è
infallibile. La regola d’oro dell’ispirazione delle Scritture ci dice che LA BIBBIA SI SPIEGA CON LA BIBBIA.

In Matteo 22:43 leggiamo “Come mai dunque Davide, ispirato dallo Spirito, lo chiama Signore..”. Il
termine “ispirato” nel testo greco leggiamo “en pneumati”, vale a dire “sotto l’ispirazione o
nell’ispirazione”, cioè, sotto l’influenza del soffio di Dio.

La Bibbia è la rivelazione di Dio e non né attendiamo un’altra. Con umile attitudine ci accostiamo alla
Parola di Dio per ricevere “illuminazione” su ciò che è “già stato rivelato”. È corretto dire: il Signore mi
ha illuminato, ovvero, fatto comprendere e mi ha parlato tramite la Bibbia, piuttosto che dire il Signore
mi ha rivelato, quasi ad intendere che la rivelazione non è solo nella Bibbia.
Giovanni 16:12-15 cfr Luca 24:45

Dunque, lo Spirito Santo ha rivelato la sana dottrina biblica agli apostoli, in particolare agli scrittori del
Nuovo Testamento. Non esiste un altro Vangelo leggiamo in Galati. Lo stesso Spirito che ha sospinto gli
apostoli è lo stesso che apre a noi la mente per farci intendere (illuminazione) ciò che è scritto e che ci
guida nella conoscenza della verità già annunciata duemila anni fa.




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Come Dio ha sospinto lo scrittore?

METODO MECCANICO. Secondo questo concetto Dio ha spogliato gli scrittori della loro personalità
dettandogli meccanicamente le Sue Parole.

METODO DINAMICO. Secondo quest’altro concetto Dio non ha privato gli scrittori della loro
personalità, ma l’influenza dello Spirito Santo li ha guidati a scrivere ciò che Dio stesso ha voluto. Si è
servito delle loro circostanze, dell’ambiente in cui hanno vissuto, del contesto storico.

Certamente entrambi i metodi sono stati adottati dal Signore precisando, però, che nel metodo
meccanico lo scrittore non ha rinunciato alla sua personalità, ha sempre disposto delle proprie facoltà
cognitive, ma, tramite visioni ha scritto sotto dettatura ciò che ha udito e visto.

Nel metodo dinamico, per intenderci, facciamo l’esempio del Salmo 22, uno dei salmi messianici più
autorevoli.

Lo scrittore del Salmo 22, Davide, descrive, in comunione con Dio e sotto la guida dello Spirito Santo, la
sua condizione: sembrerebbe un uomo che soffre molto e ingiustamente. Probabilmente parte del
Salmo indica la difficoltà del salmista, tuttavia Davide, sospinto dallo Spirito Santo, profetizzò le
sofferenze del Messia, come fece Isaia circa tre secoli avanti.

Molte espressioni del Salmo 22 non possono attribuirsi a Davide, come ad esempio la divisione della
tunica, la mani e i piedi forati, il cuore che si scioglie come cera… Sta parlando di un altro!

Secondo l’apostolo Pietro lo Spirito di Cristo era nei profeti: “Intorno a questa salvezza indagarono e
fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata. Essi cercavano di sapere l’epoca e
le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era in loro, quando anticipatamente
testimoniavano delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle”. 1 Pietro 1:10,11

Davide fu re, ma anche profeta. Sebbene non esercitò il ministero del profeta come lo fecero altri,
Samuele, Gat, Natan, attraverso i suoi salmi lo Spirito Santo lo guidò per profetizzare la venuta del
futuro Messia e del Suo ministero. Atti 2:29,30

Pietro ci spiega come            Davide   annunziò     la   resurrezione    di   Cristo   e   non    la   sua.
Salmo 16:8-11 cfr Atti 2:29-31

Nel Salmo 22 notiamo con quale precisione lo Spirito Santo ci ha parlato della sofferenza del Figlio di
Dio. Il grido “Dio mio perché mi hai abbandonato” e ancora “spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a
sorte la mia tunica” confrontate con le testimonianze dei Vangeli sorprendentemente mostrano la
perfezione dell’ispirazione biblica. Salmo 22:1,18 cfr Matteo 27:46; Matteo 27:35

“Io sono come acqua che si sparge, e tutte le mie ossa sono slogate; il mio cuore è come la cera, si scoglie in
mezzo alle mie viscere” (Salmo 22:14). Non conosciamo tra le esperienze di Davide alcune in cui le sue
ossa si sono slogate, uscite dalla loro sede…oppure il suo cuore che si sciolse come la cera…

Quest’ultima espressione, secondo il dott. Hodgkin (Cristo in tutte le Scritture. ADI MEDIA), ci fa
comprendere la causa del decesso del Nostro Signore: gli si spezzò il cuore per l’oltraggio. Salmo 69:20

Morì di quel che comunemente viene chiamato “crepacuore”. Più volte nel Salmo 69 si parla degli
oltraggi, degli insulti e del disonore che Gesù ha dovuto sopportare per colpa d’altri. Ma l’essersi
caricato dei nostri peccati e il conseguente abbandono da parte del Padre gli spezzarono il cuore.




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Tutto avvenne con assoluta precisione, perché il Libro Sacro che meditiamo è la Santa Ispirata Parola di
Dio. Vedi anche Salmo 110:1 cfr Matteo 22:43

Nel caso di Isaia 53 il profeta, sotto la guida di Dio, considera le sofferenze del servo dell’Eterno, di
Colui che tutti avevano reputato battuto e rifiutato da Dio, mentre erano i nostri peccati quelli di cui si
era caricato. Non parla di se stesso, sebbene anche Isaia affrontò le persecuzioni. La tradizione ebraica
ci dice che il profeta del VII secolo a.C. dopo un lungo ministero, circa 60 anni, fu segato vivo dal re
Manasse, uomo crudele e senza scrupoli, figlio di Ezechia. Isaia 53:4,5,7,8

Tuttavia, Isaia non parlava di se, ma di un altro, il futuro Messia. Il Nuovo Testamento è chiaro in merito.
Atti 8:34,35

In altre circostanze Dio ha dettato le sue parole, come nel caso di Giovanni nell’isola di Patmos, dove fu
rapito e descrisse ciò che vide e udì, senza essere privato, come detto, della sua personalità. Fu lo
stesso per Geremia, Abacuc e altri. Apocalisse 1:9-11; Geremia 30:2; Abacuc 2:2

Inoltre, il testo Sacro di cui abbiamo detto essere “ispirato” lo è secondo due principali criteri:

ispirazione plenaria; ispirazione verbale.

ISPIRAZIONE PLENARIA. Significa che tutta la Bibbia è ispirata, ogni sua parte. La Bibbia, infatti, non
contiene la Parola di Dio, ma è la Parola di Dio. Non ci sono parti di essa da ritenere non ispirate, Gesù
stesso disse che neanche uno iota della Legge passerà, la lettera più piccola dell’alfabeto Greco, o un
apice, che era un segno sulle lettere ebraiche o una consonante di cui a volte si faceva a meno.
Matteo 5:18

ISPIRAZIONE VERBALE. Significa che tutte le parole sono ispirate, ogni singola parola delle Scritture.
Anche le forzature grammaticali volute sono ispirate da Dio affinché Dio potesse rivelare se stesso.
Infatti la Bibbia ci dice: …e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate
dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. 1 Corinzi 2:13

Alcuni esempi:

⇒ In Gen.1:1 leggiamo: “Bereshìt baràh Elohìm…” = “In principio creò Dio…”. “Elohìm” è il plurale di
    “Elohà” (Dio) e significa “Dei”, ma il verbo “creò (baràh) non è concordato al plurale, ma espresso
    al singolare: “In principio Dei creò…”. In questo modo la Parola di Dio esprime l’azione comune e
    trinitaria della creazione, come anche quando dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e
    somiglianza” (Gen.1:26) e “E JHWH disse:…Orsù scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua”
    (Gen.11:7).

⇒ Il Dio della Rivelazione biblica è dunque un plurale che è singolare e un singolare che è plurale,
    come anche in Isaia 6:8: “Chi Io manderò e chi andrà per Noi?”. Il nostro Dio è un “Io” che è un “Noi”
    ed è un “Noi” che è un “Io”.

⇒ L’unità e la pluralità di Dio è anche espressa nello “Shemàh Ishraèl” (Deut.6:4): “Ascolta, Israele:
    JHWH, il nostro Dio (Elohènu) è Uno” (Ekàd); ora la parola “Ekàd” significa “unità” del composto o
    unità composita e non “unicità”, “uno solo”, “unico” (che in ebraico è “Elef “= unico). Lo stesso
    termine “Ekàd” viene applicato all’unione coniugale tra Adamo ed Eva: “E i due saranno per carne
    (levasàr) uno (ekàd)” (Gen.2:24). Gesù quando dice: “Io e il Padre siamo Uno”(Gv.10:30), Egli pensa a
    quell’ “Ekàd”, a quell’unità di unione, di comunione e d’amore e non all’ uno (unico) come unicità.

⇒ In Giovanni 8:58 leggiamo: “…prima che Abraamo fosse nato, io sono”. La forzatura è evidente e
    voluta, è la grammatica che si deve adeguare alla rivelazione e non il contrario. Gesù dichiarò ai

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giudei la sua preesistenza, Lui è l’Io Sono, Colui che è, il Nome di Dio che Mosè udì dal pruno
   ardente sul monte Oreb, la montagna di Dio (Esodo 3:3,13). Il testo greco pertanto ci dice che Gesù
   parlando di se si definì Egò eimì, Io Sono, associandosi al Dio Unico e Trino.

Gli scrittori furono circa 40, molti di loro hanno vissuto in epoche diverse senza mai conoscersi.
Ricoprirono anche ruoli differenti: un legislatore, un guerriero, un re, un sacerdote, uno scriba, un
governatore, un mandriano, un profeta, un pescatore, un ex fariseo, un dottore…


Alcune prove dell’ispirazione delle Scritture

CONFERMA NEL LIBRO STESSO. La Bibbia afferma di essere Parola di Dio. Per oltre 2660 volte sono
ripetute frasi come queste: “Così dice il Signore…La Parola dell’Eterno mi fu rivolta dicendo…”.
Esodo 24:12; Giosuè 1:1; Isaia 34:16; Atti 1:16; Matteo 1:22; 2:15; 19:3-6

CONFERMA DI CRISTO. Gesù ha citato le Scritture e attraverso queste ha dimostrato la sua opera.
Matteo 5:18; Luca 18:31-33; 24:27,44; Luca 24:44-48

CONFERMA APOSTOLICA. Gli apostoli hanno fatto uso delle Scritture dell’Antico Testamento e le stesse
epistole venivano considerate ispirate come le altre Scritture. Romani 3:2; 2 Timoteo 3:16;
1 Tessalonicesi 2:13; 2 Pietro 1:21; 1 Pietro 3:20,21; 2 Pietro 3:15,16


PROFEZIE ADEMPIUTE.

AVVENIMENTO                    PROFEZIA                                ADEMPIMENTO
Nascita di Gesù                Michea 5:1 (710 a.C.)                   Matteo 2:1
Venduto per 30 sicli           Zaccaria 11:12 (487 a.C.)               Matteo 26:15
Mani e piedi forati            Salmo 22:16 (1060 a.C.)                 Giovanni 20:27
Israele deportato per 70 anni  Isaia 45:13          (700 a.C.);        2 Cr 36:2o,23; Esdra 1:1-4
                               Geremia 29:10 (600 a.C.)
Ritorno in Palestina, stato di Ezechiele 36:24 (V secolo a.C.)         1948 viene proclamato lo Stato
Israele                                                                ebraico


CONFERMA DELL’ESPERIENZA. Il cambiamento operato nella vita dei credenti dalla Parola di Dio.

Dio ha ispirato le Scritture, le ha preservate da manomissioni servendosi di uomini affinché giungesse
a noi senza errori. Dio stesso ha vegliato su tutto il processo di formazione della Sua Parola nei secoli.


Il canone delle Scritture


Canone dell’Antico Testamento

La storia del canone biblico è molto affascinante. Dobbiamo percorrere brevemente gli eventi del
popolo ebraico dopo il ritorno dall’esilio, 539 a.C.

Il ritorno nella giudea fu certamente sconvolgente per tutti i reduci. Neemia fu turbato alla notizia dei
propri connazionali che vivevano nella penuria e nello sconforto. Neemia 1:1-4




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Un paese da ricostruire, un popolo da unificare, un fondamento spirituale da ristabilire. Il popolo di
Israele sembrava non avere una meta, una guida specifica. Dio suscita sempre uomini disposti a
risvegliare il rimanente del popolo con una vera consacrazione. Personaggi come Zorobabele, profeti
carismatici come Aggeo, Zaccaria e Malachia, sapranno rianimare il desiderio nei giudei di ritornare a
Dio e alla fede dei padri. Il punto centrale, oltre alla ricostruzione del Tempio, era la Legge. Bisognava
non perdere il fondamento dell’ebraismo: l’insegnamento della Torah.

Si diffondono le sinagoghe, luoghi di culto in cui pregare e ascoltare i rabbini nella spiegazione della
Parola di Dio.

Nel II secolo a.C. dopo l’espansione dell’impero greco – macedone di Alessandro Magno, un altro
pericolo per la fede e la cultura ebraica si fa avanti: un cero Antioco Epifane, re di Siria. Cercherà di
distruggere la Legge degli ebrei obbligandoli ad aderire alla cultura dei greci. Nascerà un’aspra ma
coraggiosa battaglia contro l’indipendenza. La famiglia di Giuda soprannominato il Maccabeo
(martello) con indicibile coraggio e sprezzo del pericolo si batteranno per la libertà. Il tiranno perderà la
sua battaglia.

In quel periodo storico gli scritti dei giudei (l’Antico Testamento) verranno tradotti in lingua greca.
Il regno greco – macedone di Alessandro Magno, dopo la sua morte, fu diviso e il regno d’Egitto lo
prese Tolomeo Filadelfo. A lui spettò anche il dominio sulla Palestina. Ad Alessandria d’Egitto il re
Tolomeo disponeva di una grande biblioteca, conteneva circa 200.000 libri. Il suo incaricato alla
biblioteca, Demetrio di Falero, gli disse che ben presto avrebbe incrementato il numero dei libri fino a
circa 500.000, aggiungendo che tra i giudei vi erano libri degni di studio. Bisognava farli tradurre in
lingua greca. Il consiglio piacque al re Tolomeo che fu magnanimo verso gli ebrei. Scrisse al Sommo
Sacerdote Eleazaro chiedendogli di inviare ad Alessandria rabbini che potessero tradurre gli scritti sacri
nella sua lingua. (Giuseppe Flavio – Antichità Giudaiche)

70 anziani, rabbini, si presero cura della traduzione: nacque la nota versione dei LXX, detta anche
Septuaginta.

Con l’ingresso di Roma sullo scenario del medio oriente, gli ebrei si ritrovano sotto un nuovo
usurpatore. Nel 70 d.C. l’imperatore Vespasiano affiderà al figlio Tito la conquista della Giudea, ormai
ribelle al conquistatore. Siamo nella prima guerra giudaica, sanguinosa, dolorosa per il popolo ebraico.
Il conflitto si svolgeva sia all’interno della città, dove i ribelli, la fazione dei zeloti, uccidevano i propri
connazionali che avrebbero voluto arrendersi all’imperatore, mentre fuori l’assedio dei romani si faceva
sempre più pressante. Dopo una lunga e ammirevole resistenza, i giudei non riuscirono ad evitare il
peggio. I romani fatta una breccia nelle mura conquistarono la santa città, distrussero il tempio
massacrando tutti gli abitanti. Gesù aveva predetto con lacrime questo evento.

Qui di seguito un passaggio dell’opera di Giuseppe Flavio Guerra Giudaica:

La città era in preda a un profondo silenzio e a una notte piena di morte, ma anche a qualche cosa di
peggio, i banditi. Scassinando le case, diventate ora dei sepolcri, essi spogliavano i morti e, strappate le
vesti dai corpi, se ne uscivano sghignazzando; provavano la punte delle spade si cadaveri, e talvolta
trafissero anche dei disgraziati che erano caduti stremati ma non erano ancora morti; non si curavano
invece di quelli che li supplicavano di dar loro il colpo di grazia, e li lasciavano morire di fame. Chiunque
spirava teneva gli occhi fissi verso il tempio distogliendoli dai banditi che si lasciava dietro di sé. Costoro
dapprima disposero che i cadaveri venissero sepolti a spese pubbliche, non sopportandone il fetore; poi,
quando quelli diventarono troppo numerosi, li fecero scaraventare dall’alto delle mura nei burroni.
Quando nei suoi giri d’ispezione Tito vide i burroni ricolmi di cadaveri, e un denso liquame fluire sotto i
corpi putrefatti, ebbe parole di commiserazione, e levando le mani al cielo chiamò Dio a testimone che
tutto quello non era opera sua. Tale era la situazione della città. (Guerra Giudaica capitolo V, 12, 515-519)



                                                                                                             11
Forse ora comprendiamo meglio il pianto di Gesù verso i “suoi pulcini” che non ha voluto ripararsi sotto
l’ombra delle Sue ali, perché non hanno conosciuto il tempo in cui sono stati visitati dal Messia.
Luca 13:34,35; 19:41-44

Gerusalemme era ridotta in cumulo di rovine ancora una volta, sembrava che non doveva più risorgere
dalle ceneri. La fede dei giudei fu minacciata di sparire. Si doveva ricorrere ai ripari, era necessario non
perdere la vera ricchezza del popolo di Abraamo e Mosè, ciò che dava un’identità alla propria storia e
una speranza per il proprio futuro: la Parola di Dio.

Nel 90 d.C. i rabbini riuniti ad Iamnia (vicino all’attuale Giaffa, Tel Aviv) sotto la guida del rabbino
Jochanan ben Zakkai (la maggiore autorità rabbinica del momento), stabilirono il canone dell’Antico
Testamento per preservare le Scritture in un momento così difficile per il popolo ebreo. Ormai il Tempio
e la città erano distrutte, ma le Scritture erano la loro unica sopravvivenza, ecco perché la necessità di
un canone.

Decisero di raccogliere tutti i libri ispirati. Infatti fino a quel momento le Sacre Scritture ebraiche non
erano ancora definite. Erano stati stabiliti dopo l’era di Malachia, dai rabbini, i libri profeti ma non c’era
ancora una raccolta definitiva. Formarono il canone ebraico, escludendone dieci libri, perché ritenuti
apocrifi (sconosciuti). Questi dieci libri apocrifi furono scritti in Egitto all’epoca di Tolomeo (200 a.C.) e
saranno inseriti nella Bibbia cattolica romana dal concilio di Trento (1545 – 1563).

Schema del canone dell’Antico Testamento secondo il criterio ebraico


                            NEBIIM (Profeti)                             KETHUBIM (Scritti)
TORA' (Legge)                                               Poetici;
                       Anteriori           Posteriori                          Rotoli             Storici
                                                           Sapienzali
   Genesi                Giosuè              Isaia           Salmi        Cantico dei C.         Daniele
    Esodo                 Giudici          Geremia          Proverbi          Ruth                Esdra
   Levitico          I e Il Samuele        Ezechiele                      Lamentazioni           Nehemia
   Numeri                                                    Giobbe        Ecclesiaste
                        I e II Re      Profeti Minori                                         I e II Cronache
Deuteronomio                                                                  Ester

Secondo il criterio dei LXX adottato poi dalle Chiese Evangeliche:

PENTATEUCO (5)        LIBRI STORICI (12)     LIBRI POETICI (5)     PROFETI               PROFETI MINORI
                                                                   MAGGIORI (5)          (12)
Genesi                Giosuè                 Giobbe                Isaia                 Osea
Esodo                 Giudici                Salmi                 Geremia               Gioele
Levitico              Rut                    Proverbi              Lamentazioni          Amos
Numeri                1 e 2 Samuele          Ecclesiaste           Ezechiele             Abdia
Deuteronomio          1 e 2 Re               Cantico dei cantici   Daniele               Giona
                      1 e 2 Cronache                                                     Michea
                      Esdra                                                              Naum
                      Neemia                                                             Abacuc
                      Ester                                                              Sofonia
                                                                                         Aggeo
                                                                                         Zaccaria
                                                                                         Malachia

I libri dell’Antico Testamento sono 39.

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La parola 'canone' è una traslitterazione del greco κανὡν (kanon), letteralmente 'canna', 'bastone
diritto'. Il termine indicava lo strumento di misura per la lunghezza (solitamente appunto un bastone
diritto), donde il significato traslato di regola, prescrizione, forma, modello.

Quando parliamo di libri canonici ci riferiamo a quelli che, rispettando le regole dell’ispirazione, sono
stati ritenuti da tutti Ispirati da Dio e quindi ne riconosciamo il valore perfetto come regola di fede e
condotta.
I libri che compongono l’Antico Testamento li abbiamo ereditati dagli ebrei ai quali Dio affidò le Sacre
Scritture. Romani 3:1,2
I libri Deuterocanonici sono quelli introdotti nel canone cattolico, come detto in precedenza, definiti
Apocrifi, che significa: di significato sconosciuto, oscuro, nascosto.

La Chiese Evangeliche non hanno riconosciuto in questi libri l’ispirazione di Dio, esattamente come gli
ebrei che non li hanno introdotti nel loro canone, per le seguenti ragioni:

⇒ né Cristo, né gli apostoli del Nuovo Testamento hanno fatto riferimento a questi libri;

⇒ i primi padri della Chiesa non li considerarono ispirati, lo stesso Agostino (V secolo d.C.) scrisse che il
    libro di Giuditta non si trovava nel canone ebraico;

⇒ non fanno parte del canone ebraico;

⇒ Girolamo, noto traduttore della Vulgata, li inserì precisando la loro utilità solo dal punto di vista
    letterario, ma non dottrinale;

⇒ furono aggiunti dopo al canone dell’Antico Testamento che era già stato completato, come
  abbiamo visto prima;

⇒ alcune espressioni sono in contraddizione con le altre Scritture: opere meritorie salvano dalla
    morte; le elemosine espiano il peccato; Dio ascolta le preghiere per i morti; la Chiesa Cattolica
    appoggia la sua dottrina sul purgatorio proprio da II Maccabei 12:38-46; cfr Tobia 4:10; 12:9; Giuditta
    9:10,13; Sapienza 11:17; Siracide 3:30; Baruc 3:4

⇒ contengono errori cronologici e geografici. I Maccabei 6:1-16; II Maccabei 1:10-17; 9:1-17


Il N. T. accenna ad una divisione dell'Antico in "Legge e Profeti" (Matteo 11:13; Matteo 22:40; Atti 13:15
ecc.), la quale espressione era certamente un modo popolare di designare l'intero libro. Altrove
troviamo: "la Legge i Profeti ed i Salmi" (Luca 24:44).

Gli Israeliti dividevano le loro Sacre Scritture in:

LA LEGGE, cioè i cinque libri di Mosè, detti anche il Pentateuco;

I PROFETI, divisi in "Profeti anteriori", vale a dire Giosuè, Giudici, I e II Samuele, I e II Re, ed in "Profeti
posteriori", i quali a loro volta si suddividono in "Profeti maggiori" cioè Isaia, Geremia ed Ezechiele, ed
in "Profeti minori" in numero di dodici;

SCRITTI SACRI od Agiografi, i quali comprendono i Salmi, i Proverbi, Giobbe, il Cantico dei Cantici, Ruth,
le Lamentazioni, l'Ecclesiaste, Ester, Daniele, Esdra, Nehemia, I e II Cronache. Questo è l'ordine in cui i
libri son posti nelle Bibbie ebraiche.




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Argomentazioni, scrittori, date

Da GENESI a DEUTERONOMIO (Pentateuco) scrittore: Mosè

Dalla creazione fino alla vigilia della conquista di Canaan.
Periodo. 2500 anni circa

Da GIOSUE’ a ESTER (Libri storici) scrittore: Giosuè, Samuele, Geremia e altri

Dalla conquista di Canaan, la Terra Promessa, fino al ritorno dall’esilio dei giudei durato 70 anni.
Periodo. 1100 anni circa

Da Giobbe a Cantico dei cantici (Libri poetici) scrittore: Mosè, Davide, Asaf, Esdra, Salomone e altri

Dalla cultura patriarcale (Giobbe, contemporaneo di Abraamo, 2000 a.C.) ai Salmi, da Mosè a Esdra, dal
1500 a.C. al 400 a.C. circa; agli scritti di Salomone, Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei cantici, 900 a.C.
Periodo. 1600 anni circa

Da ISAIA a MALACHIA (libri profetici) scrittore: i profeti

Dal profeta Isaia 700 a.C. fino all’ultimo profeta Malachia 400 a.C. circa
Periodo. 300 anni circa

Canone del Nuovo Testamento

Intorno al 220 d.C. la Chiesa completò il canone, cioè la raccolta degli scritti sacri, il Nuovo Testamento e
l’Antico Testamento. Per quest’ultimo fu accettato per intero il canone degli Ebrei.
Con il diffondersi della fede cristiana era necessario che l’insegnamento di Gesù dato per mezzo degli
Apostoli rimanesse invariato. Le lettere degli apostoli e i vangeli circolavano nelle chiese (Colossesi
4:16) ed erano la fonte principale di ammaestramento e disciplina. Tuttavia bisognava raggrupparli
insieme, fare in modo che si avessero l’elenco degli Scritti ispirati come le altre Scritture. 2 Pietro 3:15,16
Dopo un lungo e difficile lavoro, la Chiesa fissò il suo credo, definì le sue radici, il fondamento della sua
fede. Lo Spirito Santo aveva guidato questa grande opera di valore, insostituibile. È come se la Chiesa
avesse detto: “qui sta la nostra fede”. (dal libro del fr. Volto di Gennaro: Breve storia del cristianesimo)

Suddivisione dei libri del Nuovo Testamento.

LIBRI STORICI        EPISTOLE DI            EPISTOLA      66     EPISTOLE               APOCALISSE       91/95
                     PAOLO                  AGLI                 UNIVERSALI
                                            EBREI
Matteo       60/70   Romani        58                            Giacomo       61/62
Marco        65/68   1 Corinzi     54/58                         1 Pietro      63/65
Luca         60/70   2 Corinzi     58                            2 Pietro      66/67
Giovanni     90      Galati        48/57                         1 Giovanni    90
Atti         60/70   Efesini       63                            2 Giovanni    90
                     Filippesi     63                            3 Giovanni    90
                     Colossesi     63                            Giuda         66
                     1 Tessalon    51/53
                     2 Tessalon    51/53
                     1 Timoteo     63
                     2 Timoteo     67
                     Tito          65
                     Filemone      62/63

                                                                                                            14
Anche la formazione del canone del Nuovo Testamento derivò da un processo storico spirituale molto
travagliato. Verso la fine del I secolo tutti gli apostoli avevano terminato la propria corsa cristiana,
tranne l’apostolo Giovanni che in tarda età, tra il 90 e il 95 d.C., scrisse il libro dell’Apocalisse.

Dall’analisi dei primi capitoli comprendiamo lo stato spirituale della Chiesa. Pare che il fervore dei primi
anni si fosse affievolito. È una Chiesa che aveva dimenticato il primo amore, una Chiesa tiepida, che
tollerava il peccato.

Tuttavia c’era anche una parte della Chiesa che era fedele, come Smirne e Filadelfia.

Pare che la potenza dello Spirito Santo con i suoi carismi non fosse presente come al tempo degli
apostoli Pietro e Paolo. Non significa che mancava, ma che non era così presente come qualche anno
prima. Insomma, la Chiesa stava lentamente cambiando, anche le cariche dei vescovi – pastori non
venivano più secondo la scelta dello Spirito Santo, ma attraverso altri criteri, per successione apostolica
e ciò significava che il formalismo si faceva strada nel tessuto ecclesiastico.

Le difficoltà riguardavano anche le dispute teologiche, in particolare contro lo gnosticismo che
affermava che Cristo non era vero uomo, quindi la sua sofferenza era apparente e non vera; oppure le
idee pericolose di un certo Marcione che verso la fine del II secolo stabilì un suo canone nel quale non
reputava ispirati i libri dell’Antico Testamento, mentre solo gli scritti di Paolo erano ispirati, gli altri no.

Tutto questo destò immediatamente l’attenzione della Chiesa di quel tempo. I padri della Chiesa
(vescovi autorevoli e conoscitori delle Scritture) capirono che bisognava fare un lavoro difficile ma
necessario. Riunire tutti i libri che circolavano nelle Chiese e fare un elenco di quelli da ritenere ispirati,
per preservare la fede cristiana, la dottrina e la condotta. Si basavano su vari criteri: dovevano essere
scritti degli apostoli, essendo loro quelli del fondamento, in quanto testimoni oculari del Cristo risorto e
tra questi anche Paolo; dovevano essere corretti dal punto di vista storico, geografico; non dovevano
presentare insegnamenti in contrasto con le Scritture dell’Antico Testamento…

Fu così che si arrivò, come detto in precedenza, alla formazione del canone del Nuovo Testamento, per
ovviare alle falsità di Marcione, al lassismo a cui si stava andando incontro all’interno della classe
pastorale e per contrastare la cultura greca che tendeva a trasformare la fede cristiana in una filosofia.

Ci furono uomini guidati dallo Spirito Santo come Montano (montanisti) veri è propri pentecostali del
momento che affermarono che è lo Spirito Santo che scegli i suoi ministri e dona il ministero ed è
necessario per la Chiesa il rinnovamento dello Spirito Santo.

I fatti narrati avvennero all’interno di uno scenario dove non mancarono le persecuzioni per i cristiani
dai giudei e dai romani, ma come per un paradosso, aiutarono la Chiesa a non perdere l’unità e l’amore
per l’Evangelo.

Argomentazione in sintesi del Nuovo Testamento

Vangeli: realizzazione di Cristo
Atti degli Apostoli: il ministero della Chiesa ripiena di Spirito Santo
Epistole di Paolo: dottrina cristiana
Epistola agli Ebrei: difesa della fede cristiana (apologia)
Epistole Universali: esortazioni alla chiesa dispersa fuori dai confini di Israele (diaspora)
Apocalisse: la chiesa glorificata nel Regno dei Dio; ultimi avvenimenti per la salvezza di Israele; giudizio
finale e nuovi cieli e nuova terra.




                                                                                                             15
Le lingue delle Scritture; Scribi, Masoreti, Sinagoga; Filologia;


“Nei tempi passati Dio parlò molte volte e in molti modi” (Eb 1:1, PdS). Questa “parola” di Dio fu messa
man mano per iscritto. Oggi la possediamo con il nome di Bibbia. Non fu prodotta tutta insieme ad
opera di una sola persona, “ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio” (2Pt 1:21). Circa quaranta
persone, nell’arco di quattromila anni all’incirca, fecero registrazioni accurate. Fu scritta quindi da
uomini? La risposta è sì. Come mai allora possiamo dire che è parola di Dio? “Sappiate una cosa: gli
antichi profeti non parlavano mai di loro iniziativa, ma furono uomini guidati dallo Spirito Santo, e
parlarono in nome di Dio” (2Pt 1:20,21). Ciò può suscitare perplessità nella mente di un incredulo, ma le
persone che hanno la fede fanno la stessa esperienza di quei tessalonicesi cui Paolo scrisse: “Voi
l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera
efficacemente in voi che credete” (1Ts 2:13).

Quando s’iniziò a scrivere la Bibbia? Sembrerebbe con Mosè (Es 17:14;34:27; Gs 8:31; Dn 9:13; Lc
24:27,44.), circa 3500 anni fa circa.

Gli antichi ebrei, depositari dei testi biblici, preservarono sempre con la massima cura i rotoli originali
della Sacra Scrittura. Ne facevano anche numerose copie. Coloro che copiavano le Scritture (i copisti)
erano chiamati scribi (in ebraico ‫ – ספרים‬soferìm; da ‫ – ספר‬sofèr, “libro”). I sacerdoti tenevano in
custodia gli scritti sacri. Ogni re d’Israele era obbligato ad averne una copia: “Quando salirà al trono,
farà copiare per sé, su un libro questa legge custodita dai sacerdoti leviti” (Dt 17:18). La trascrizione era
molto minuziosa, ad opera di scribi che erano altamente qualificati. Di uno di questi scribi, Esdra, si dice
che “era uno scriba esperto”. - (Esd 7:6).

La filologia (dal greco φιλολογία (filologhìa), composto da φίλος (filos, "amante/amico" e λόγος (logos,
"parola/discorso"; quindi: l’"amore per lo studio delle parole"), è la disciplina che studia i testi letterari
con lo scopo di ricostruirli nella loro forma originaria attraverso l'analisi critica e comparativa delle fonti
che li testimoniano. La critica testuale ha invece lo scopo di pervenire, mediante varie metodologie
d’indagine, ad una interpretazione che sia la più corretta possibile del testo.
Dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 della nostra èra e la conseguente dispersione dei giudei, la
lingua ebraica andò via via sparendo. Dopo pochi secoli erano veramente pochi quelli che ancora
riuscivano a leggere l’ebraico. Sorsero allora i masoreti. Costoro (‫ ,בעלי המסורה‬baalèy hamasoràh,
“maestri della tradizione”) erano scribi eruditi e che tra il 7° e 9° secolo della nostra èra studiarono e
sistematizzarono la Bibbia ebraica (Tanàch). Per evitare errori contavano addirittura le lettere. Questa
loro meticolosità ci garantisce l’accuratezza del testo. Essendo ormai l’ebraico una lingua morta, i
masoreti idearono un sistema di vocalizzazione, essendo l’alfabeto ebraico solo consonantico (le vocali
non venivano scritte ma aggiunte a voce durante la lettura). I masoreti avevano talmente rispetto per il
testo biblico che escogitarono un modo per aggiungere le vocali e gli accenti senza toccare
minimamente le consonanti: punti e trattini vennero messi sopra, sotto e dentro le consonanti.
Quando i masoreti ritenevano che il testo fosse stato alterato oppure non ricopiato bene da precedenti
scribi, non si permisero di modificare il testo, ma annotarono le loro osservazioni a margine. Nel testo
masoretico attuale abbiamo quindi annotazioni su forme o combinazioni inusuali e perfino la frequenza
con cui ricorrevano all’interno di un singolo libro o dell’intera Bibbia. Altre loro annotazioni erano
d’aiuto ai copisti per eseguire controlli incrociati. Un sistema di codici abbreviati, da loro stessi ideato,
rendeva tali note molto concise. Perfino una piccola concordanza trovò posto in cima e a piè di pagina.
I masoreti erano molto meticolosi. Lo scriba doveva usare come modello una copia dovutamente
riconosciuta come autentica. Non era consentito scrivere memoria. Lo scriba doveva verificare ogni
lettera prima di scriverla. “Un’idea della cura con cui assolvevano i loro compiti è data dalla regola
rabbinica secondo la quale tutti i nuovi manoscritti dovevano essere riletti da correttori e le copie
difettose immediatamente scartate”.-


                                                                                                            16
Nel 1947 si ebbe la prova di quanto erano stati accurati i masoreti. Fino ad allora i più antichi manoscritti
ebraici completi disponibili risalivano al 10° secolo della nostra èra. Nel 1947 furono rinvenuti, in alcune
caverne nei pressi del Mar Morto, diversi frammenti di manoscritti antichissimi, fra cui parti dei libri
delle Scritture Ebraiche (tra cui il libro completo di Isaia). Diversi frammenti erano anteriori al tempo di
Gesù. Furono quindi raffrontati con i manoscritti ebraici esistenti per verificare l’accuratezza della
trasmissione del testo. Fu sorprendente l’uniformità fra questi testi ritrovati e quelli della Bibbia
masoretica oggi in nostro possesso. “Molte delle differenze tra il testo contenuto nel rotolo [di Isaia]
del monastero di S. Marco e quello masoretico possono essere interpretate quali errori di trascrizione;
a parte questo, si osserva nel complesso una notevole concordanza tra il primo e i manoscritti
medioevali; che un testo di tanto più antico concordi con altri più recenti, costituisce una prova di più
dell’accuratezza della versione tradizionale . . .È perciò motivo di meraviglia il constatare quanto poche
siano state le alterazioni apportate al testo in un periodo di circa mille anni”. (Millar Burrows,
professore).

I masoreti diedero un grande contributo alla critica testuale.

La Bibbia nelle sue lingue originali (ebraico, aramaico e greco) è la Parola di Dio.

Gesù e gli Apostoli parlavano in Ebraico e in Aramaico: le lingue dei Patriarchi e dei Profeti.

Si dice che a volte “il traduttore” può diventare un “traditore” della Parola: si traduce infatti a volte non
conoscendo bene le lingue originali nella loro struttura e nelle sue regole, ma facendo traduzioni da
altre traduzioni, come successe nel Medio Evo, quando si traduceva a spanne nelle lingue neolatine
correnti la Bibbia non dall’originale, ma dalla traduzione “Vulgata” latina del monaco Girolamo, facendo
appunto “una traduzione di una traduzione” e allontanandosi così dai testi e dai significati originari.
Solo nel periodo umanistico-rinascimentale (1400-1500) nacque l’esigenza di una traduzione fedele ai
testi originali. Fu quello il tempo della Riforma Protestante, che dette origine a un nuovo amore per la
Parola di Dio; questo amore si chiamò: “Filologia”, cioè amore della parola e per la parola, per quello
che significava in sé e per sé quando veniva scritta. Nasceva così la prospettiva storica e il rispetto
dell’autore o scrittore antico studiato. Si evitava con l’”abbraccio filologico” rispettoso, quell’”abbraccio
barbarico” proprio del Medio Evo, quando si faceva dire nella traduzione quello che lo Scrittore non
intendeva affatto dire, ma quello che gli si voleva far dire per difendere ideologicamente le proprie tesi,
manipolando in questo modo la Parola di Dio.
La Filologia ci fa scoprire i significati spirituali originari e autentici della Parola di Dio come fu scritta
allora con tutte le sue sfumature e le sue particolarità di significato ignote alla cultura moderna,
rispettando la cultura e il pensiero dell’autore ispirato.

Il “greco biblico” del Nuovo Testamento non è il “greco classico” di Omero e dei Filosofi, ma un greco
parlato dal popolo, detto “koinè diàlektos” o “lingua comune”, basata sul dialetto attico, che con le
conquiste di Alessandro Magno si diffuse (a partire dal IV sec. a. C.) in tutto l’arco del Mediterraneo
ellenizzato. Questa lingua era parlata, usata e compresa dal popolo in tutto il mondo civilizzato di allora
tanto ad Atene come a Roma e a Gerusalemme.
Col tempo la “koinè diàlektos” eliminò tutti dialetti e le parlate locali, affermandosi come lingua
letteraria.

Il Nuovo Testamento fu scritto in questa lingua e, perciò, poteva essere accessibile e comprensibile a
tutti gli abitanti dell’Impero romano. “Pilato fece un’iscrizione e la pose sulla croce. V’era scritto: Gesù il
Nazareno, il Re dei Giudei. L’iscrizione era in ebraico, in latino e in GRECO” (Gv.19:19-20): questo per
proclamare a tutto il mondo di allora, che parlava queste lingue, la regalità di Gesù.




                                                                                                            17
Versi d’oro in originale


ALFA è la prima lettera dell’alfabeto greco, come una prua che apre (A) e OMEGA è l’ultima come una
poppa (Ὦ) che chiude; IOTA è la più piccola. Quando Gesù disse : “Io sono l’Alfa e l’Omega” è come se
avesse detto: “Io sono la A e la Z” e infatti aggiunge: “Il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine” (Apc.22:13)
La Bibbia termina con questo messaggio personale di Gesù Cristo,come se affermasse: Io sono l’intero
alfabeto della Bibbia, della storia e della tua vita, che non potrai mai decifrare e decodificare senza di
Me, che sono l’intera Parola di Dio. Giovanni 1:14

Quando il termine “Kyrios” (Signore) è preceduto dall’articolo (ò Kyrios), si riferisce sempre a Gesù;
mentre “Kyrios” senza l’articolo si riferisce a Dio (Signore), alla Divinità in generale ed è la traduzione
dell’ebraico “Adòn” (Signore), termine apposto al tetragramma impronunciabile del nome divino:
J H W H (Es.3:14).
Fil.2:11: “Ogni lingua confessi che Gesù è Signore (Kyrios è senza articolo)” cioè “Dio”.
1 Cor.12:3: “Nessuno può dire Gesù è Signore (senza articolo: cioè Dio) se non per lo Spirito (in greco: “kai
oudèis dùnatai eipèin Kyrion Iesoùn”).

Ancora in merito all’uso dell’articolo in greco:

    •   “è Charis” (con l’articolo) è la Grazia: l’amore gratuito e immeritato di Dio verso l’uomo l’opera
        gratuita della salvezza da parte di Dio, cioè quello che Dio ha fatto per l’uomo (Ef.2:7)
    •   “Charis”(senza articolo) esprime la gratuità della salvezza, cioè il modo di essere salvati senza le
        opere della Legge, gratis
    •   “ò Nomos” (con l’articolo) è sempre la Legge mosaica (la Torah)
    •   “Nomos” (senza articolo) è la legge naturale (Rom.6:14).

Gv.15:5 “Chi dimora (menon:participio presente) in Me ed Io in lui, porta (fèrei: indicativo presente) molto
frutto”, significa: chi continua a dimorare in Me ed Io in lui, continua a portare molto frutto

1 Gv 3:6 “Chi dimora (mènon: participio presente) in Lui,non pecca (amartànei. indicativo presente), chi
pecca (amartànon: participio presente) non l’ha conosciuto”, significa: chi continua a dimorare in Lui, non
continua a peccare, chi continua a peccare, non l’ha conosciuto

1 Gv.3:9 “Chi è nato da Dio non commette (poièi) peccato, perché il seme di Dio dimora (mènei) in lui e non
può (dùnatai) peccare…”: tutti e tre questi verbi sono all’indicativo presente e perciò significano: chi è
nato da Dio non continua a commettere peccato, perché il seme di Dio continua a dimorare in lui e non
può continuare a peccare. Il peccato per il credente non è più un vizio o una cattiva abitudine, ma solo
un’eccezione dato che “ se diciamo di essere senza peccato,inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.
Se però confessiamo i nostri peccati Egli è fedele e giusto da perdonarci…se qualcuno ha peccato,
abbiamo un avvocato presso il Padre:Gesù Cristo” (1 Gv.1:9; 2:1).

Gv.9:29 dice:”Noi sappiamo che Dio ha parlato (lelàleken) a Mosè”. “Lelàleken” in greco è tempo
perfetto ed indica un’azione compiuta nel passato, ma che perdura ancora al presente, e, perciò
significa che Dio non solo ha parlato a Mosè, ma parla ancora oggi a noi.

Ebr.1:1 “Dio (ò Theòs) avendo parlato (lalèsas=participio aoristo) ai padri per mezzo dei
profeti…”:significa che il Padre parlò una volta per sempre ai padri per mezzo dei profeti; “…alla fine di
questi giorni parlò (elàlesen=indicativo aoristo) a noi nel Figlio”: significa che Gesù è l’ultima e l’unica
definitiva parola di Dio e da parte di Dio e non ce ne saranno altre.

L’amore “filèo” (da cui deriva il termine “filìa) è l’amore tra gli amici ed è quello che ci fa maturare


                                                                                                              18
L’amore “agapào” (da cui deriva il termine “agàpe) è l’amore di Dio, quello infinito, quello che ama
disinteressatamente, eroicamente, fino al sacrificio di sé, quello che ci perfeziona e ci salva. Si ricordi
come in Gv.21 15 Gesù chiede a Pietro per due volte: “Mi ami (agapàs) tu?”. Pietro risponde con “Filèo”.
Allora Gesù la terza volta abbassa la pretesa della sua richiesta e gli chiederà : “Filèis me?”. Pietro
risponderà sempre con “Ti amo di un amore di amicizia e non di un amore agape, perché non sono
stato capace di dare la mia vita per te, come invece avevo detto nel cenacolo l’ultima sera. Il N.T.
utilizza questi ultimi due verbi: “filèo” e “agapào”.

Ricorda sempre che la natura ti forma, la cultura ti informa, il mondo ti deforma, Cristo ti trasforma.

Anche il verbo “vedere” si esprime in vari modi, assumendo diversi significati: ad esempio in Gv. 20:1-10
dove si parla della corsa al sepolcro, vengono usati per i tre protagonisti tre verbi diversi col significato
di “vedere”:

“Blèpo” è il vedere di Maria Maddalena = visione sensitiva, emotiva, superficiale, tanto che pensa di
vedere un ortolano (Gv.20:1)
“Theorèo” è il vedere di Pietro= visione razionale sul sepolcro vuoto e sui pannilini lasciati giacenti (in
greco: kèimena= afflosciati su se stessi, come se il corpo del Signore fosse sgusciato fuori) (Gv.20:6)
“Orào” è il vedere di Giovanni= visione amorosa e di fede nel Signore risorto (Gv.20:8: “vide e
credette“).

La parola “servo” assume vari significati nel greco biblico:
    • “doùlos” è il servo-schiavo, legato, incatenato
    • “diàkonos” è il servo che amministra
    • “thèrapon” è il servo assistente e curante
    • “oikètes” è il servo domestico
    • “mìsthios” è il servo ad ore.

Paolo si definisce sempre come “doùlos Christoù Iesoù” (schiavo di Gesù Cristo): Rom.1:1.


Versioni delle Scritture

Quanti manoscritti originali o autografi abbiamo della Bibbia? Per quanto ne sappiamo, nessuno.
Questo potrebbe sorprendere i semplici, che forse non sanno molto di manoscritti antichi. Oggi
abbiamo migliaia di manoscritti di varie parti della Bibbia. Con “manoscritto biblico” intendiamo una
copia scritta a mano (completa o parziale) della Bibbia. I manoscritti biblici sono per lo più in forma di
rotoli e di codici. Cosa fosse il rotolo è di facile comprensione. Il codice era invece costituito da una serie
di fogli piegati, poi riuniti e legati insieme sulla piegatura; questi fogli erano scritti su entrambe le facce
e inseriti in una copertina. Assomigliavano dunque ai nostri attuali libri.

La stampa a caratteri mobili (in argilla) fu inventata, a quanto pare, in Cina intorno all’anno 1000. Si
hanno notizie storiche di stampe effettuate con caratteri mobili in legno in Corea, dove all’inizio del
1200 si passò ai caratteri mobili in metallo. Tale tecnica di stampa giunse poi in Europa, tanto che il
tedesco J. Gänsfleish (più conosciuto come Gutemberg), nel 1440, inventò una rivoluzionaria pressa per
la stampa. La sua prima edizione stampata fu la Bibbia.

Prima dell’utilizzo della stampa a caratteri mobili gli scritti originali della Bibbia (e le loro copie) erano
scritti a mano (da qui il nome di “manoscritti”).

Il catalogo antico più famoso per la storia della formazione del canone delle Scritture Greche è
indubbiamente il Frammento Muratoriano. Tale frammento fu scoperto da Ludovico Antonio Muratori

                                                                                                            19
nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. Lui stesso lo pubblicò nel 1740. Fa parte di un codice manoscritto
di 76 fogli di pergamena di 27x17cm ciascuno. Il frammento è lacunoso: manca sia l'inizio sia la fine del
testo. Il Frammento Muratoriano è in latino e risale all’ultima parte del 2° secolo (gli studiosi datano il
Frammento Muratoriano tra il 170 e il 200).
Questo documento attesta l’esistenza dei quattro vangeli e presenta una collezione canonica di 13
lettere di Paolo; in esso manca la parte iniziale, ma dato che il frammento definisce Luca come il terzo
Vangelo si desume che Matteo e Marco erano stati già menzionati.

Manoscritti pre-cristiani:

Il papiro di Nash: fino al 1947 era il manoscritto più antico e più famoso dell' A. T. Scoperto nel 1902, fu
acquistato dall'inglese W. L. Nash da un antiquario egiziano che disse di averlo trovato nei dintorni di
Fajum, in Egitto. Datato da alcuni al I sec. a. C. e da altri al I/Il sec. d. C., contiene soltanto alcuni
frammenti del A. T. (Esodo 20:1-17; Deuteronomio 6:4-9).

Manoscritti di Qumran: Questi importantissimi manoscritti furono ritrovati quasi casualmente nello
Wadi Qumran, che scorre ad occidente del Mar Morto, circa 15 Km a sud di Gerico. Un beduino
quindicenne mentre si arrampicava lungo le pareti scoscese scorse una fessura nella parete rocciosa; vi
gettò dentro una pietra e sentì il rumore di qualcosa che andava in frantumi; si infilò nell'apertura e si
ritrovò all'interno di una vasta grotta. Invece del tesoro che sperava di scoprire, si trovò davanti delle
anfore di terracotta di circa 60 cm di altezza, dentro le quali erano custoditi dei rotoli di cuoio. Dopo
complesse vicende, questi rotoli passarono dalle mani del pastorello a quelle di esperti archeologi che si
resero subito conto di trovarsi davanti a manoscritti di epoca pre-cristiana. Questo avveniva nel 1947.
Esaminate tutte le grotte della riva occidentale del Mar Morto, vennero ritrovati altri rotoli e migliaia di
frammenti. Nella località dove vennero ritrovati questi rotoli, sorgeva, a partire dal II sec. a. C., una
comunità religiosa giudaica; ad essa si deve l'esecuzione e la conservazione di questi manoscritti. Di
tutto l'abbondante materiale ritrovato non tutto è stato finora analizzato e pubblicato. Il pezzo più
noto è senz'altro il primo rotolo di Isaia, che fu trovato nella prima grotta di Qumran. In seguito venne
alla luce anche un "secondo rotolo di Isaia". Il primo rotolo consta di 7 strisce di cuoio accuratamente
lavorate e cucite insieme con filo; raggiunge la lunghezza di m. 7,34 e la larghezza di cm. 26. E’ di
proprietà dell'Università Ebraica di Gerusalemme. Contiene in 54 colonne, il testo completo del profeta
Isaia. Dopo ripetute analisi di carattere archeologico, paleografico, storico e fisico-chimico, si è giunti
alla conclusione che il rotolo sia stato scritto intorno al 100 a. C.

ESSENI. Non ci sono molte notizie documentate su questa setta. Comparsa intorno al II secolo a.C. e
scomparsa con la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. Pare che fossero una comunità ascetica, cioè,
separati dal mondo per vivere piamente e in ubbidienza alla Legge. Si costruivano case e mantenevano
con il proprio lavoro la comunità. Solo pochi si sposavano, molti desideravano evitare delle
contaminazioni, seppur non giudicassero il matrimonio cosa spregevole. Probabilmente nelle rovine di
Qumran, dove furono scoperti i rotoli del mar morto, rinvenuti all’interno di caverne in giare
contenenti, appunto, molti scritti biblici, viveva una comunità di esseni che preservarono tali scritti. Il
noto storico Giuseppe Flavio (Gerusalemme 37 d.C. – Roma 100 d.C. circa) li descrive come una setta che
viveva in comunità caratterizzata da amore reciproco e che godeva fama di particolare santità.
Dividevano le proprie ricchezza mettendo tutto in comune affinché non ci fosse nessuno privo del
necessario. Recitavano molte preghiere, lavoravano ed erano devoti a Dio. (Guerra Giudaica, II / 119-161)

Altri manoscritti ebraici: scoperti nel corso del sec. XIX, risalgono ad epoche molto più tardive: fra il
500 e il 1000 d. C.

Manoscritti greci e post-cristiani. Codice Vaticano: Questo è uno dei manoscritti più importanti; è un
magnifico Codice. E’ chiamato "Vaticano" perché è conservato a Roma nella biblioteca vaticana, sin dal
1481. Comprende l’A. T. a partire da Genesi 46:28 (versione greca dei LXX), e il N. T. fino ad Ebrei 9:14. E'
stato datato intorno al IV sec. d. C. composto da 759 fogli di pergamena (617 fogli A. T. e 142 N. T.); ogni

                                                                                                          20
foglio ha le dimensioni di cm. 27,5 x 27,5 e contiene 3 colonne di 42 righe ciascuna. Probabilmente ha
avuto origine ad Alessandria d'Egitto.

Altri codici e versioni:

Codice Sinaitico; Codice Alessandrino; Codice di Efrem; La Versione del LXX; versione di Aquila; versione
di Simmaco; versione di Teodozione; l’Esapla di Origene; versione Latina Antica (VETUS); versione
Vulgata di Girolamo; versione Italiana Dugentista; la Bibbia del Malermi; la versione del Brucioli (sec. XV
– Evangelica); la versione di Giovanni Diodati del sec. XVII; la versione Riveduta (1906-1924) ; la versione
di Giovanni Luzzi (1921-1931); la Bibbia Concordata; la Nuova Diodati (1990); la Nuova Riveduta (1994).




                                                         BIBLIOGRAFIA
Dispense Scuola Biblica Milano; SIB Lombardia; Cristo in tutte le Scritture; Commentario Esegetico Matthew Henry; Dizionario
Biblico Renè Pache; Biblista (sito); Evangelico.it; note del fr. Pino Scalabrino; Breve Storia del Cristianesimo di Volto di
Gennaro; Una Storia di Israele di Volto di Gennaro; Testo Greco; Dizionario Greco Classico




                                                                                                                        21

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Bibliologia

  • 1. LE SACRE SCRITTURE Bibliologia Esdra si era dedicato con tutto il cuore allo studio e alla pratica della Legge del Signore
  • 2. LE SACRE SCRITTURE Bibliologia Schema dello studio Obiettivo della materia e verso chiave; La necessita delle Scritture; Il titolo delle Scritture; Il valore delle Scritture; L’ispirazione delle Scritture; Il canone delle Scritture; Le lingue delle Scritture; Scribi, Masoreti, Sinagoga; Filologia; Versi d’oro in originale; Le versioni delle Scritture. Obiettivo della materia La bibliologia appartiene a quel ramo della dottrina cristiana che si prefigge di analizzare quanto elencato nello schema. Analizza la formazione della Bibbia e stimola l’approfondimento delle Scritture scoprendone l’utilità nella conversione, nella formazione e nella testimonianza del credente. L’intera Bibbia è stata scritta nell’arco di 1600 anni da 40 scrittori in tre continenti, Asia, Africa, Europa e in tre lingue: ebraico, aramaico, greco Koinè diàlektos. Vedremo nel dettaglio le lingue della Bibbia in seguito. Stimolare lo studio Gesù prendeva atto dell’impegno dei giudei studiosi delle Scritture ed esorta anche noi ad essere pronti ad approfondire la ricerca di Dio nella Sua Parola, perché essa ci parla di Cristo, ci comunica la consolazione delle Scritture (Romani 15:4) e ci ammaestra in ogni ambito della vita: personale, famigliare, lavorativa, ecclesiastica. Giovanni 5:39,49 Quando Gesù lesse pubblicamente un brano del profeta Isaia nella sinagoga di Nazareth (Luca 4:16 segg), per arrivare al capitolo 61 doveva svolgere il rotolo da destra verso sinistra (lungo poco più di 7 metri) e riavvolgerlo poi nello stesso senso, dato che l’ebraico si legge da destra verso sinistra. Il passo che Gesù lesse non era previsto fra le letture dei profeti. Dato che anticamente non esistevano suddivisioni in capitoli e in versetti, sulle quali potersi orientare, non era poi così facile trovare il passo desiderato. Per trovare il testo Gesù doveva conoscere bene la Bibbia ebraica. (Dal libro “Il fascino di Qumran”) Esdra fu un uomo dedicato allo studio, alla pratica e all’insegnamento delle Scritture. Esdra 7:10 Il suo esempio dovrebbe motivarci ad esaminare con più cura la Bibbia e impegnarci con maggiore zelo nell’applicazione dei Suoi insegnamenti a noi stessi. In questo modo saremo da Dio qualificati per insegnare ad altri la volontà di Dio, tramite l’esempio e la spiegazione delle Scritture. Mediante la Parola di Dio conosciamo Dio, impariamo ad essere guidati dallo Spirito Santo e riceviamo potenza con l’esperienza del battesimo nello Spirito Santo per essere Testimoni della Parola fatta carne, Cristo il Salvatore. 2
  • 3. La necessità delle Scritture Dio ha parlato di se all’uomo utilizzando diversi linguaggi: la creazione; Romani 1:19-21 gli eventi; Giobbe 5:8-13,17,18 la coscienza. Romani 2:14,15 Al tempo dei patriarchi (Abraamo, Giobbe) gli insegnamenti si tramandavano da padre a figlio oralmente. “La scrittura è il miglior modo per conservare la conoscenza”. (Matthew Henry) L’uomo ha bisogno di una rivelazione scritta dei pensieri di Dio e questa la può trovare solo nella Parola di Dio, la Sacra Bibbia. Il linguaggio della parole è il mezzo più efficace e completo per comunicare con gli altri. Gesù non ha mai scritto nulla, ma altri hanno scritto di lui: i testimoni oculari della sua morte e della sua resurrezione. Giovanni 20:30,31; 1 Giovanni 1:1-4 L’evoluzione della scrittura La scrittura cuneiforme è un tipo di antica scrittura che si eseguiva con uno stilo, imprimendo sull'argilla particolari segni composti da brevi incisioni a forma piramidale e appuntita, che possono ricordare dei chiodini o dei cunei. Da cui appunto la definizione di scrittura cuneiforme. Si tratta di una delle prime forme di scrittura documentate nel Vicino Oriente, direttamente derivata dalla evoluzione e stilizzazione di una precedente fase di scrittura fondamentalmente figurativa, a base di pittogrammi (esempio: geroglifici egizi, disegni che rappresentavano ciò che si vedeva), creata a quanto sembra dai Sumeri, primi abitanti storicamente documentati dell'antica Mesopotamia (oggi Iraq), fin dalla fine del IV millennio a.C. Al tempo di Mosè esisteva la scrittura consonantica, più avanzata rispetto a quella cuneiforme. Esodo 34:27; 17:14 Strumenti di scrittura Anticamente si scriveva in: papiri; pergamene; PAPIRO In seguito, con la scoperta del papiro, si facilitò la stesura di documenti scritti rispetto all’uso della pietra o dell’argilla. Il papiro è una pianta acquatica molto diffusa nell’antico Egitto, dal gambo di essa, tagliato ed essiccato, si ricavavano fogli che si piegavano a “rotolo”. Geremia 36:23,25; Ebrei 10:7 Rotolo – volumen 3
  • 4. Gli scritti del Primo Testamento vennero affidati a dei ‘volumi’, cioè a dei rotoli, in cui il materiale scrittorio viene arrotolato su un bastoncino, il capitolum. Concretamente, si usavano dei singoli fogli incollati in successione, fino a formare una lunga striscia che si avvolgeva appunto attorno al bastoncino. Ecco la ragione del termine latino volumen (ciò che è avvolto). Un rotolo di papiro A. Foglio B. Protocollo C. Fogli verticali D. Fogli orizzontali di pergamena E. Giunture F. Bastoncini di forma rotonda G. Capitolum Di fatto, per ragioni di comodità nel maneggiare il volume, si preferiva avere rotoli non troppo lunghi, sicché il normale rotolo letterario greco raramente superava i dieci metri. Si capisce così anche la ragione per cui le opere letterarie antiche di considerevole ampiezza venivano divise in libri, e questi, a loro volta, in capitoli. Bisogna poi notare che il rotolo presentava una scrittura in colonne, per lo più riservata al solo interno perché non si rovinasse durante lo svolgimento e il riavvolgimento del rotolo. PERGAMENE Al papiro si affianca la pergamena, ricavata dalla pelle di animali trattata, che tende progressivamente a soppiantarlo, specie nelle zone in cui era difficile procurarsi il papiro. La ragione del successo della pergamena sta però nel fatto che essa è materiale molto più resistente e duraturo, particolarmente adatto ad accogliere la scrittura su entrambe le facciate, mentre il papiro, sul lato presentante la direzione verticale delle fibre presenta una superficie meno soddisfacente per i bisogni della scrittura. D’altra parte la pergamena ha i suoi svantaggi: l’alto costo, il fatto che i bordi dei fogli tendano a raggrinzirsi e a diventare rugosi e, per quanto riguarda la lettura – come già osservava Galeno ( medico nato nella città di Pergamo all’inizi del II secolo) – la superficie lucida della pergamena affatica molto di più la vista, rispetto al papiro. Affianco una pelle di pecora da cui si ricava una pergamena. La pergamena fatta con pelle di vitello si chiamava “vello”. Le pergamene prendevano il loro nome della città di Pergamo, in Asia minore, attuale Turchia, nella quale per prima furono prodotte. Forniva anche la possibilità di essere raschiata per riutilizzarla dando vita a quelli che oggi conosciamo come palinsesti (raschiati per scrivere nuovamente). L’apostolo Paolo fa riferimento alle pergamene e Gesù stesso ne ha fatto uso. 2 Timoteo 4:13; Luca 4:17,2 CODICE (codex) Codex significa libro in latino. È un libro con pagine come lo abbiamo oggi. Il rotolo di papiro o di pergamena presentava difficoltà per la sua lettura qualora i documenti riportati fossero stati particolarmente lunghi. Nel primo secolo non era ancora in uso, ma all’inizi del primo secolo d.C. si cominciò a scrivere su fogli relegati a libro, appunto, i codici (codex). 4
  • 5. Titolo delle Scritture La parola “Bibbia” deriva dal greco τὰ βιβλία (ta biblìa), che è il plurale di βιβλίον (biblìon), “libretto”. Ta biblìa (τὰ βιβλία) significa quindi “i libretti”. Bìblos era anche il nome greco della città fenicia di Ghebal (Salmo 83:7; Ezechiele 27:9; Giosuè 13:5), famosa per la produzione di carta di papiro (pianta dal cui interno si ricavava una specie di carta). Con il termine Biblos si indicava la corteccia del papiro da cui, come detto, si otteneva la superficie sulla quale scrivere. Quindi lo scritto prese il nome dalla pianta stessa, Biblos, che assunse il significato di libro. “Bibbia” è quindi una raccolta di “libretti”. Perché questo plurale? Per il fatto che la Bibbia non era all’origine un libro unico. Sebbene oggi la Bibbia costituisca un libro unico, in realtà essa è composta da più libri (libretti, appunto): 66, per l’esattezza. Il nome greco ta biblìa (i libretti) era già in uso nel 2° secolo della nostra èra. Ne troviamo anche traccia nella stessa Sacra Scrittura: “Io, Daniele, meditando sui libri” (Daniele 9:2). Questo passo è reso così nella traduzione greca: ἐν ταῖς βίβλοις (en tàis bìblois, “nei libri”; LXX). Nel 1° secolo della nostra èra Paolo scriveva a Timoteo: “Quando verrai porta . . . i libri, specialmente le pergamene” (2Timoteo 4:13); nel testo greco originale: τὰ βιβλία (ta biblìa, “i libretti”). Sebbene spesso siano tradotte con “rotolo/i”, le parole βιβλίον (biblìon, “libretto”) e βίβλος (bìblos, “libro”) compaiono più di 40 volte nelle Scritture Greche. La parola greca τὰ βιβλία (ta biblìa), che è un plurale, fu poi usata in latino come singolare: bìblia. Da questa parola latina (traslitterata dal greco) deriva parola italiana “Bibbia”. Si deduce, quindi, che dal termine greco “i libri” e da quello latino “il libro”, la natura del testo Sacro che vogliamo approfondire e che abbiamo tra le mani: contiene molti libri ma forma un unico libro, la Parola di Dio. Un famoso esponente del cristianesimo antico, autore della famosa traduzione il lingua latina della Scritture “la Vulgata” (IV d.C.) definì la Bibbia: la biblioteca di Dio. La prima parola del Nuovo Testamento è biblos o libro. Matteo 1:1 Il valore delle Scritture La Bibbia si presenta come il Libro di Dio ed è espressamente vietato manometterlo con della aggiunte o eliminandone alcune parti. Apocalisse 22:18,19 cfr Deuteronomio 12:32 Il valore della Scrittura è immenso. Salmo 119:89; Matteo 5:18; 24:35; Isaia 40:8 La Parola di Dio è la nostra regola perfetta di fede e di condotta. È al di sopra della Chiesa, delle nazioni, della sapienza umana. La Bibbia è maestra di vita, è la verità, è saggezza divina, è la via che ci rivela il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Un solo Dio. Giovanni 17:17 cfr Salmo 119:93,142,160; Salmo 19:7-11; Matteo 11:25-27 5
  • 6. È la Parola che converte il cuore dell’uomo; Ebrei 4:12,13; 1 Pietro 1:23; Ezechiele 11:19; 36:26; Giovanni 3:3 è la Parola che guarisce e libera dai legami spirituali; Matteo 8:8,16; Giovanni 8:31,32 è la Parola che ci santifica; Efesini 5:26 è la Parola che ci fa amici di Cristo; Giovanni 15:7,10,14 è la Parola che ci abilità con l’autorità di Cristo per agire nel Suo Nome, perché la potenza non è in noi, è nella Parola di Dio, nel messaggio che proclamiamo: L’Evangelo è potenza di Dio per chi crede. Romani 1:16 Gesù ha vinto la tentazione nel deserto perché rimase saldo in ciò che è scritto vivendolo appieno. Matteo 4:1-11 Beati, secondo le Scritture, sono coloro che possiedono una “Bibbia” e la meditano giorno e notte e si impegnano a metterla in pratica. Salmo 1:2; Giosuè 1:8; Matteo 7:24,25; Luca 11:28; Giacomo 1:21-25; Isaia 55:11 La Parola di Dio deve diffondersi e il nostro compito principale è questo. La Chiesa “ primitiva” ha lottato per questo scopo. Quando la Parola “cresce e si afferma potentemente” aspettiamoci un grande risveglio. Il nostro ministero (quello della Chiesa) è divulgare la Parola ed aiutare materialmente gli emarginati, gli ultimi, affinché la Parola annunziata sia creduta a motivo dell’amore mostrato dai loro messaggeri. Atti 2:41; 4:4,31; 6:2,4; 6:7; 8:4; 10:44; 12:24; 13:49; 19:20; Giacomo 1:27 cfr Proverbi 11:25; 1 Corinzi 16:1-4; 2 Corinzi 8:1-5 La Bibbia è competente in tutte le materie, attuale, non ha bisogno di aggiornarsi, è moderna e allo stesso tempo antica. In essa troviamo argomenti soddisfacenti per la famiglia, il matrimonio, l’educazione, i rapporti lavorativi, con lo Stato, nella Chiesa, con se stessi… La Bibbia deve avere un posto di preminenza nella vita della Chiesa di Gesù e nel culto cristiano. La Parola di Dio è in armonia con la scienza La Bibbia pur non presentandosi come un trattato scientifico è in armonia con la scienza moderna, elenchiamo alcuni esempi: Il mondo religioso antico non accettava l’intuizione di Galileo Galilei (1564 – 1642), anzi la osteggiava perseguitandolo. La Parola di Dio affermava questa verità: la terra è un globo e questo già nel 700 a.C., come aveva compreso Galileo. Isaia 40:22 Le istruzioni divine che riguardavano il comportamento da tenere in caso di lebbra, testimoniano di quanto la Bibbia sia in anticipo sulla scienza riguardo all’esistenza dei microrganismi. Ignaz Selmmelweis, giovane dottore, direttore di una delle sale di maternità del più famoso ospedale austriaco del XIX secolo, per le sue intuizioni intorno al contagio attraverso i microrganismi, istituì il lavaggio delle mani. Per questo fu allontanato dall’ospedale. Solo molto tempo dopo si arrivò a rendere obbligatoria la sterilizzazione. La Bibbia la indicava come necessaria secoli prima. Levitico 11:32; 14:8,9; 15:5-10; 16:4,26; 17:15,16; 22:6; Numeri 19:7 Le norme igienico sanitarie della Bibbia sono in anticipo di secoli rispetto alla scienza. Nel Pentateuco si intuisce l’idea della necessità di una rete fognaria che garantiva la vita senza infezioni mortali (colera, tifo, dissenteria…) dovute alla sporcizia. Tutto ciò 3500 anni prima della sua attuazione da parte degli uomini. Deuteronomio 23:12-13 Il collegamento tra lo stato di salute della mente e quello del corpo, sono un anticipazione delle malattie psicosomatiche. Proverbi 14:30; 17:22 6
  • 7. La circoncisione fatta l’ottavo giorno è testimonianza della “peculiare conoscenza medica” di Dio. L’ottavo giorno di vita è l’unico nel quale il fattore di coagulazione del sangue, che dipende da una vitamina denominata “K” e dalla protrombina è ad un livello tale da garantire una guarigione rapida e priva di conseguenze. Genesi 17:10-12 La Parola di Dio è in armonia con la storia, i fatti che la Bibbia racconta sono in sintonia con gli studi storici e non sono frutti di miti o invenzioni umane, come l’archeologia ha sempre dimostrato. La Parola è la Costituzione più importante sulla quale le civiltà democratiche si ispirano. Il codice morale di Dio è perfetto tale che nessuno uomo può asserire che sia sbagliato. L’ispirazione delle Scritture La Bibbia stessa di definisce come “ispirata” da Dio: …ogni Scrittura è ispirata da Dio. 2 Timoteo 3:16 Nel testo greco leggiamo “thepneustos” “ispirato da Dio, soffio di Dio”, a significare che tutte le Scritture del testo biblico sono opera del soffio di Dio, dell’intervento soprannaturale di Dio, di quel soffio divino tramite il quale Adamo divenne anima vivente e i discepoli ricevettero lo Spirito Santo e la nuova nascita. Genesi 2:7 cfr Giovanni 20:22 La Bibbia è ispirata, mentre gli scrittori usati da Dio sono stati “sospinti”: …non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo… 2 Pietro 1:21 Il termine nel testo greco “upò” significa “sotto”, ad indicare la sottomissione allo Spirito Santo degli scrittori biblici. Essi, sotto l’influenza, la guida, dello Spirito Santo, si sono precipitati, subito, hanno parlato da parte di Dio. Questa differenza è fondamentale, in quanto non è lo scrittore ispirato, ma la Scrittura è ispirata. Noi non ci rivolgiamo all’uomo usato da Dio, ma alla Sua divina Parola. Non è l’uomo che ne determina l’esatta interpretazione, perché è fallibile, mentre la Scrittura è infallibile. La regola d’oro dell’ispirazione delle Scritture ci dice che LA BIBBIA SI SPIEGA CON LA BIBBIA. In Matteo 22:43 leggiamo “Come mai dunque Davide, ispirato dallo Spirito, lo chiama Signore..”. Il termine “ispirato” nel testo greco leggiamo “en pneumati”, vale a dire “sotto l’ispirazione o nell’ispirazione”, cioè, sotto l’influenza del soffio di Dio. La Bibbia è la rivelazione di Dio e non né attendiamo un’altra. Con umile attitudine ci accostiamo alla Parola di Dio per ricevere “illuminazione” su ciò che è “già stato rivelato”. È corretto dire: il Signore mi ha illuminato, ovvero, fatto comprendere e mi ha parlato tramite la Bibbia, piuttosto che dire il Signore mi ha rivelato, quasi ad intendere che la rivelazione non è solo nella Bibbia. Giovanni 16:12-15 cfr Luca 24:45 Dunque, lo Spirito Santo ha rivelato la sana dottrina biblica agli apostoli, in particolare agli scrittori del Nuovo Testamento. Non esiste un altro Vangelo leggiamo in Galati. Lo stesso Spirito che ha sospinto gli apostoli è lo stesso che apre a noi la mente per farci intendere (illuminazione) ciò che è scritto e che ci guida nella conoscenza della verità già annunciata duemila anni fa. 7
  • 8. Come Dio ha sospinto lo scrittore? METODO MECCANICO. Secondo questo concetto Dio ha spogliato gli scrittori della loro personalità dettandogli meccanicamente le Sue Parole. METODO DINAMICO. Secondo quest’altro concetto Dio non ha privato gli scrittori della loro personalità, ma l’influenza dello Spirito Santo li ha guidati a scrivere ciò che Dio stesso ha voluto. Si è servito delle loro circostanze, dell’ambiente in cui hanno vissuto, del contesto storico. Certamente entrambi i metodi sono stati adottati dal Signore precisando, però, che nel metodo meccanico lo scrittore non ha rinunciato alla sua personalità, ha sempre disposto delle proprie facoltà cognitive, ma, tramite visioni ha scritto sotto dettatura ciò che ha udito e visto. Nel metodo dinamico, per intenderci, facciamo l’esempio del Salmo 22, uno dei salmi messianici più autorevoli. Lo scrittore del Salmo 22, Davide, descrive, in comunione con Dio e sotto la guida dello Spirito Santo, la sua condizione: sembrerebbe un uomo che soffre molto e ingiustamente. Probabilmente parte del Salmo indica la difficoltà del salmista, tuttavia Davide, sospinto dallo Spirito Santo, profetizzò le sofferenze del Messia, come fece Isaia circa tre secoli avanti. Molte espressioni del Salmo 22 non possono attribuirsi a Davide, come ad esempio la divisione della tunica, la mani e i piedi forati, il cuore che si scioglie come cera… Sta parlando di un altro! Secondo l’apostolo Pietro lo Spirito di Cristo era nei profeti: “Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata. Essi cercavano di sapere l’epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era in loro, quando anticipatamente testimoniavano delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle”. 1 Pietro 1:10,11 Davide fu re, ma anche profeta. Sebbene non esercitò il ministero del profeta come lo fecero altri, Samuele, Gat, Natan, attraverso i suoi salmi lo Spirito Santo lo guidò per profetizzare la venuta del futuro Messia e del Suo ministero. Atti 2:29,30 Pietro ci spiega come Davide annunziò la resurrezione di Cristo e non la sua. Salmo 16:8-11 cfr Atti 2:29-31 Nel Salmo 22 notiamo con quale precisione lo Spirito Santo ci ha parlato della sofferenza del Figlio di Dio. Il grido “Dio mio perché mi hai abbandonato” e ancora “spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica” confrontate con le testimonianze dei Vangeli sorprendentemente mostrano la perfezione dell’ispirazione biblica. Salmo 22:1,18 cfr Matteo 27:46; Matteo 27:35 “Io sono come acqua che si sparge, e tutte le mie ossa sono slogate; il mio cuore è come la cera, si scoglie in mezzo alle mie viscere” (Salmo 22:14). Non conosciamo tra le esperienze di Davide alcune in cui le sue ossa si sono slogate, uscite dalla loro sede…oppure il suo cuore che si sciolse come la cera… Quest’ultima espressione, secondo il dott. Hodgkin (Cristo in tutte le Scritture. ADI MEDIA), ci fa comprendere la causa del decesso del Nostro Signore: gli si spezzò il cuore per l’oltraggio. Salmo 69:20 Morì di quel che comunemente viene chiamato “crepacuore”. Più volte nel Salmo 69 si parla degli oltraggi, degli insulti e del disonore che Gesù ha dovuto sopportare per colpa d’altri. Ma l’essersi caricato dei nostri peccati e il conseguente abbandono da parte del Padre gli spezzarono il cuore. 8
  • 9. Tutto avvenne con assoluta precisione, perché il Libro Sacro che meditiamo è la Santa Ispirata Parola di Dio. Vedi anche Salmo 110:1 cfr Matteo 22:43 Nel caso di Isaia 53 il profeta, sotto la guida di Dio, considera le sofferenze del servo dell’Eterno, di Colui che tutti avevano reputato battuto e rifiutato da Dio, mentre erano i nostri peccati quelli di cui si era caricato. Non parla di se stesso, sebbene anche Isaia affrontò le persecuzioni. La tradizione ebraica ci dice che il profeta del VII secolo a.C. dopo un lungo ministero, circa 60 anni, fu segato vivo dal re Manasse, uomo crudele e senza scrupoli, figlio di Ezechia. Isaia 53:4,5,7,8 Tuttavia, Isaia non parlava di se, ma di un altro, il futuro Messia. Il Nuovo Testamento è chiaro in merito. Atti 8:34,35 In altre circostanze Dio ha dettato le sue parole, come nel caso di Giovanni nell’isola di Patmos, dove fu rapito e descrisse ciò che vide e udì, senza essere privato, come detto, della sua personalità. Fu lo stesso per Geremia, Abacuc e altri. Apocalisse 1:9-11; Geremia 30:2; Abacuc 2:2 Inoltre, il testo Sacro di cui abbiamo detto essere “ispirato” lo è secondo due principali criteri: ispirazione plenaria; ispirazione verbale. ISPIRAZIONE PLENARIA. Significa che tutta la Bibbia è ispirata, ogni sua parte. La Bibbia, infatti, non contiene la Parola di Dio, ma è la Parola di Dio. Non ci sono parti di essa da ritenere non ispirate, Gesù stesso disse che neanche uno iota della Legge passerà, la lettera più piccola dell’alfabeto Greco, o un apice, che era un segno sulle lettere ebraiche o una consonante di cui a volte si faceva a meno. Matteo 5:18 ISPIRAZIONE VERBALE. Significa che tutte le parole sono ispirate, ogni singola parola delle Scritture. Anche le forzature grammaticali volute sono ispirate da Dio affinché Dio potesse rivelare se stesso. Infatti la Bibbia ci dice: …e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. 1 Corinzi 2:13 Alcuni esempi: ⇒ In Gen.1:1 leggiamo: “Bereshìt baràh Elohìm…” = “In principio creò Dio…”. “Elohìm” è il plurale di “Elohà” (Dio) e significa “Dei”, ma il verbo “creò (baràh) non è concordato al plurale, ma espresso al singolare: “In principio Dei creò…”. In questo modo la Parola di Dio esprime l’azione comune e trinitaria della creazione, come anche quando dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Gen.1:26) e “E JHWH disse:…Orsù scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua” (Gen.11:7). ⇒ Il Dio della Rivelazione biblica è dunque un plurale che è singolare e un singolare che è plurale, come anche in Isaia 6:8: “Chi Io manderò e chi andrà per Noi?”. Il nostro Dio è un “Io” che è un “Noi” ed è un “Noi” che è un “Io”. ⇒ L’unità e la pluralità di Dio è anche espressa nello “Shemàh Ishraèl” (Deut.6:4): “Ascolta, Israele: JHWH, il nostro Dio (Elohènu) è Uno” (Ekàd); ora la parola “Ekàd” significa “unità” del composto o unità composita e non “unicità”, “uno solo”, “unico” (che in ebraico è “Elef “= unico). Lo stesso termine “Ekàd” viene applicato all’unione coniugale tra Adamo ed Eva: “E i due saranno per carne (levasàr) uno (ekàd)” (Gen.2:24). Gesù quando dice: “Io e il Padre siamo Uno”(Gv.10:30), Egli pensa a quell’ “Ekàd”, a quell’unità di unione, di comunione e d’amore e non all’ uno (unico) come unicità. ⇒ In Giovanni 8:58 leggiamo: “…prima che Abraamo fosse nato, io sono”. La forzatura è evidente e voluta, è la grammatica che si deve adeguare alla rivelazione e non il contrario. Gesù dichiarò ai 9
  • 10. giudei la sua preesistenza, Lui è l’Io Sono, Colui che è, il Nome di Dio che Mosè udì dal pruno ardente sul monte Oreb, la montagna di Dio (Esodo 3:3,13). Il testo greco pertanto ci dice che Gesù parlando di se si definì Egò eimì, Io Sono, associandosi al Dio Unico e Trino. Gli scrittori furono circa 40, molti di loro hanno vissuto in epoche diverse senza mai conoscersi. Ricoprirono anche ruoli differenti: un legislatore, un guerriero, un re, un sacerdote, uno scriba, un governatore, un mandriano, un profeta, un pescatore, un ex fariseo, un dottore… Alcune prove dell’ispirazione delle Scritture CONFERMA NEL LIBRO STESSO. La Bibbia afferma di essere Parola di Dio. Per oltre 2660 volte sono ripetute frasi come queste: “Così dice il Signore…La Parola dell’Eterno mi fu rivolta dicendo…”. Esodo 24:12; Giosuè 1:1; Isaia 34:16; Atti 1:16; Matteo 1:22; 2:15; 19:3-6 CONFERMA DI CRISTO. Gesù ha citato le Scritture e attraverso queste ha dimostrato la sua opera. Matteo 5:18; Luca 18:31-33; 24:27,44; Luca 24:44-48 CONFERMA APOSTOLICA. Gli apostoli hanno fatto uso delle Scritture dell’Antico Testamento e le stesse epistole venivano considerate ispirate come le altre Scritture. Romani 3:2; 2 Timoteo 3:16; 1 Tessalonicesi 2:13; 2 Pietro 1:21; 1 Pietro 3:20,21; 2 Pietro 3:15,16 PROFEZIE ADEMPIUTE. AVVENIMENTO PROFEZIA ADEMPIMENTO Nascita di Gesù Michea 5:1 (710 a.C.) Matteo 2:1 Venduto per 30 sicli Zaccaria 11:12 (487 a.C.) Matteo 26:15 Mani e piedi forati Salmo 22:16 (1060 a.C.) Giovanni 20:27 Israele deportato per 70 anni Isaia 45:13 (700 a.C.); 2 Cr 36:2o,23; Esdra 1:1-4 Geremia 29:10 (600 a.C.) Ritorno in Palestina, stato di Ezechiele 36:24 (V secolo a.C.) 1948 viene proclamato lo Stato Israele ebraico CONFERMA DELL’ESPERIENZA. Il cambiamento operato nella vita dei credenti dalla Parola di Dio. Dio ha ispirato le Scritture, le ha preservate da manomissioni servendosi di uomini affinché giungesse a noi senza errori. Dio stesso ha vegliato su tutto il processo di formazione della Sua Parola nei secoli. Il canone delle Scritture Canone dell’Antico Testamento La storia del canone biblico è molto affascinante. Dobbiamo percorrere brevemente gli eventi del popolo ebraico dopo il ritorno dall’esilio, 539 a.C. Il ritorno nella giudea fu certamente sconvolgente per tutti i reduci. Neemia fu turbato alla notizia dei propri connazionali che vivevano nella penuria e nello sconforto. Neemia 1:1-4 10
  • 11. Un paese da ricostruire, un popolo da unificare, un fondamento spirituale da ristabilire. Il popolo di Israele sembrava non avere una meta, una guida specifica. Dio suscita sempre uomini disposti a risvegliare il rimanente del popolo con una vera consacrazione. Personaggi come Zorobabele, profeti carismatici come Aggeo, Zaccaria e Malachia, sapranno rianimare il desiderio nei giudei di ritornare a Dio e alla fede dei padri. Il punto centrale, oltre alla ricostruzione del Tempio, era la Legge. Bisognava non perdere il fondamento dell’ebraismo: l’insegnamento della Torah. Si diffondono le sinagoghe, luoghi di culto in cui pregare e ascoltare i rabbini nella spiegazione della Parola di Dio. Nel II secolo a.C. dopo l’espansione dell’impero greco – macedone di Alessandro Magno, un altro pericolo per la fede e la cultura ebraica si fa avanti: un cero Antioco Epifane, re di Siria. Cercherà di distruggere la Legge degli ebrei obbligandoli ad aderire alla cultura dei greci. Nascerà un’aspra ma coraggiosa battaglia contro l’indipendenza. La famiglia di Giuda soprannominato il Maccabeo (martello) con indicibile coraggio e sprezzo del pericolo si batteranno per la libertà. Il tiranno perderà la sua battaglia. In quel periodo storico gli scritti dei giudei (l’Antico Testamento) verranno tradotti in lingua greca. Il regno greco – macedone di Alessandro Magno, dopo la sua morte, fu diviso e il regno d’Egitto lo prese Tolomeo Filadelfo. A lui spettò anche il dominio sulla Palestina. Ad Alessandria d’Egitto il re Tolomeo disponeva di una grande biblioteca, conteneva circa 200.000 libri. Il suo incaricato alla biblioteca, Demetrio di Falero, gli disse che ben presto avrebbe incrementato il numero dei libri fino a circa 500.000, aggiungendo che tra i giudei vi erano libri degni di studio. Bisognava farli tradurre in lingua greca. Il consiglio piacque al re Tolomeo che fu magnanimo verso gli ebrei. Scrisse al Sommo Sacerdote Eleazaro chiedendogli di inviare ad Alessandria rabbini che potessero tradurre gli scritti sacri nella sua lingua. (Giuseppe Flavio – Antichità Giudaiche) 70 anziani, rabbini, si presero cura della traduzione: nacque la nota versione dei LXX, detta anche Septuaginta. Con l’ingresso di Roma sullo scenario del medio oriente, gli ebrei si ritrovano sotto un nuovo usurpatore. Nel 70 d.C. l’imperatore Vespasiano affiderà al figlio Tito la conquista della Giudea, ormai ribelle al conquistatore. Siamo nella prima guerra giudaica, sanguinosa, dolorosa per il popolo ebraico. Il conflitto si svolgeva sia all’interno della città, dove i ribelli, la fazione dei zeloti, uccidevano i propri connazionali che avrebbero voluto arrendersi all’imperatore, mentre fuori l’assedio dei romani si faceva sempre più pressante. Dopo una lunga e ammirevole resistenza, i giudei non riuscirono ad evitare il peggio. I romani fatta una breccia nelle mura conquistarono la santa città, distrussero il tempio massacrando tutti gli abitanti. Gesù aveva predetto con lacrime questo evento. Qui di seguito un passaggio dell’opera di Giuseppe Flavio Guerra Giudaica: La città era in preda a un profondo silenzio e a una notte piena di morte, ma anche a qualche cosa di peggio, i banditi. Scassinando le case, diventate ora dei sepolcri, essi spogliavano i morti e, strappate le vesti dai corpi, se ne uscivano sghignazzando; provavano la punte delle spade si cadaveri, e talvolta trafissero anche dei disgraziati che erano caduti stremati ma non erano ancora morti; non si curavano invece di quelli che li supplicavano di dar loro il colpo di grazia, e li lasciavano morire di fame. Chiunque spirava teneva gli occhi fissi verso il tempio distogliendoli dai banditi che si lasciava dietro di sé. Costoro dapprima disposero che i cadaveri venissero sepolti a spese pubbliche, non sopportandone il fetore; poi, quando quelli diventarono troppo numerosi, li fecero scaraventare dall’alto delle mura nei burroni. Quando nei suoi giri d’ispezione Tito vide i burroni ricolmi di cadaveri, e un denso liquame fluire sotto i corpi putrefatti, ebbe parole di commiserazione, e levando le mani al cielo chiamò Dio a testimone che tutto quello non era opera sua. Tale era la situazione della città. (Guerra Giudaica capitolo V, 12, 515-519) 11
  • 12. Forse ora comprendiamo meglio il pianto di Gesù verso i “suoi pulcini” che non ha voluto ripararsi sotto l’ombra delle Sue ali, perché non hanno conosciuto il tempo in cui sono stati visitati dal Messia. Luca 13:34,35; 19:41-44 Gerusalemme era ridotta in cumulo di rovine ancora una volta, sembrava che non doveva più risorgere dalle ceneri. La fede dei giudei fu minacciata di sparire. Si doveva ricorrere ai ripari, era necessario non perdere la vera ricchezza del popolo di Abraamo e Mosè, ciò che dava un’identità alla propria storia e una speranza per il proprio futuro: la Parola di Dio. Nel 90 d.C. i rabbini riuniti ad Iamnia (vicino all’attuale Giaffa, Tel Aviv) sotto la guida del rabbino Jochanan ben Zakkai (la maggiore autorità rabbinica del momento), stabilirono il canone dell’Antico Testamento per preservare le Scritture in un momento così difficile per il popolo ebreo. Ormai il Tempio e la città erano distrutte, ma le Scritture erano la loro unica sopravvivenza, ecco perché la necessità di un canone. Decisero di raccogliere tutti i libri ispirati. Infatti fino a quel momento le Sacre Scritture ebraiche non erano ancora definite. Erano stati stabiliti dopo l’era di Malachia, dai rabbini, i libri profeti ma non c’era ancora una raccolta definitiva. Formarono il canone ebraico, escludendone dieci libri, perché ritenuti apocrifi (sconosciuti). Questi dieci libri apocrifi furono scritti in Egitto all’epoca di Tolomeo (200 a.C.) e saranno inseriti nella Bibbia cattolica romana dal concilio di Trento (1545 – 1563). Schema del canone dell’Antico Testamento secondo il criterio ebraico NEBIIM (Profeti) KETHUBIM (Scritti) TORA' (Legge) Poetici; Anteriori Posteriori Rotoli Storici Sapienzali Genesi Giosuè Isaia Salmi Cantico dei C. Daniele Esodo Giudici Geremia Proverbi Ruth Esdra Levitico I e Il Samuele Ezechiele Lamentazioni Nehemia Numeri Giobbe Ecclesiaste I e II Re Profeti Minori I e II Cronache Deuteronomio Ester Secondo il criterio dei LXX adottato poi dalle Chiese Evangeliche: PENTATEUCO (5) LIBRI STORICI (12) LIBRI POETICI (5) PROFETI PROFETI MINORI MAGGIORI (5) (12) Genesi Giosuè Giobbe Isaia Osea Esodo Giudici Salmi Geremia Gioele Levitico Rut Proverbi Lamentazioni Amos Numeri 1 e 2 Samuele Ecclesiaste Ezechiele Abdia Deuteronomio 1 e 2 Re Cantico dei cantici Daniele Giona 1 e 2 Cronache Michea Esdra Naum Neemia Abacuc Ester Sofonia Aggeo Zaccaria Malachia I libri dell’Antico Testamento sono 39. 12
  • 13. La parola 'canone' è una traslitterazione del greco κανὡν (kanon), letteralmente 'canna', 'bastone diritto'. Il termine indicava lo strumento di misura per la lunghezza (solitamente appunto un bastone diritto), donde il significato traslato di regola, prescrizione, forma, modello. Quando parliamo di libri canonici ci riferiamo a quelli che, rispettando le regole dell’ispirazione, sono stati ritenuti da tutti Ispirati da Dio e quindi ne riconosciamo il valore perfetto come regola di fede e condotta. I libri che compongono l’Antico Testamento li abbiamo ereditati dagli ebrei ai quali Dio affidò le Sacre Scritture. Romani 3:1,2 I libri Deuterocanonici sono quelli introdotti nel canone cattolico, come detto in precedenza, definiti Apocrifi, che significa: di significato sconosciuto, oscuro, nascosto. La Chiese Evangeliche non hanno riconosciuto in questi libri l’ispirazione di Dio, esattamente come gli ebrei che non li hanno introdotti nel loro canone, per le seguenti ragioni: ⇒ né Cristo, né gli apostoli del Nuovo Testamento hanno fatto riferimento a questi libri; ⇒ i primi padri della Chiesa non li considerarono ispirati, lo stesso Agostino (V secolo d.C.) scrisse che il libro di Giuditta non si trovava nel canone ebraico; ⇒ non fanno parte del canone ebraico; ⇒ Girolamo, noto traduttore della Vulgata, li inserì precisando la loro utilità solo dal punto di vista letterario, ma non dottrinale; ⇒ furono aggiunti dopo al canone dell’Antico Testamento che era già stato completato, come abbiamo visto prima; ⇒ alcune espressioni sono in contraddizione con le altre Scritture: opere meritorie salvano dalla morte; le elemosine espiano il peccato; Dio ascolta le preghiere per i morti; la Chiesa Cattolica appoggia la sua dottrina sul purgatorio proprio da II Maccabei 12:38-46; cfr Tobia 4:10; 12:9; Giuditta 9:10,13; Sapienza 11:17; Siracide 3:30; Baruc 3:4 ⇒ contengono errori cronologici e geografici. I Maccabei 6:1-16; II Maccabei 1:10-17; 9:1-17 Il N. T. accenna ad una divisione dell'Antico in "Legge e Profeti" (Matteo 11:13; Matteo 22:40; Atti 13:15 ecc.), la quale espressione era certamente un modo popolare di designare l'intero libro. Altrove troviamo: "la Legge i Profeti ed i Salmi" (Luca 24:44). Gli Israeliti dividevano le loro Sacre Scritture in: LA LEGGE, cioè i cinque libri di Mosè, detti anche il Pentateuco; I PROFETI, divisi in "Profeti anteriori", vale a dire Giosuè, Giudici, I e II Samuele, I e II Re, ed in "Profeti posteriori", i quali a loro volta si suddividono in "Profeti maggiori" cioè Isaia, Geremia ed Ezechiele, ed in "Profeti minori" in numero di dodici; SCRITTI SACRI od Agiografi, i quali comprendono i Salmi, i Proverbi, Giobbe, il Cantico dei Cantici, Ruth, le Lamentazioni, l'Ecclesiaste, Ester, Daniele, Esdra, Nehemia, I e II Cronache. Questo è l'ordine in cui i libri son posti nelle Bibbie ebraiche. 13
  • 14. Argomentazioni, scrittori, date Da GENESI a DEUTERONOMIO (Pentateuco) scrittore: Mosè Dalla creazione fino alla vigilia della conquista di Canaan. Periodo. 2500 anni circa Da GIOSUE’ a ESTER (Libri storici) scrittore: Giosuè, Samuele, Geremia e altri Dalla conquista di Canaan, la Terra Promessa, fino al ritorno dall’esilio dei giudei durato 70 anni. Periodo. 1100 anni circa Da Giobbe a Cantico dei cantici (Libri poetici) scrittore: Mosè, Davide, Asaf, Esdra, Salomone e altri Dalla cultura patriarcale (Giobbe, contemporaneo di Abraamo, 2000 a.C.) ai Salmi, da Mosè a Esdra, dal 1500 a.C. al 400 a.C. circa; agli scritti di Salomone, Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei cantici, 900 a.C. Periodo. 1600 anni circa Da ISAIA a MALACHIA (libri profetici) scrittore: i profeti Dal profeta Isaia 700 a.C. fino all’ultimo profeta Malachia 400 a.C. circa Periodo. 300 anni circa Canone del Nuovo Testamento Intorno al 220 d.C. la Chiesa completò il canone, cioè la raccolta degli scritti sacri, il Nuovo Testamento e l’Antico Testamento. Per quest’ultimo fu accettato per intero il canone degli Ebrei. Con il diffondersi della fede cristiana era necessario che l’insegnamento di Gesù dato per mezzo degli Apostoli rimanesse invariato. Le lettere degli apostoli e i vangeli circolavano nelle chiese (Colossesi 4:16) ed erano la fonte principale di ammaestramento e disciplina. Tuttavia bisognava raggrupparli insieme, fare in modo che si avessero l’elenco degli Scritti ispirati come le altre Scritture. 2 Pietro 3:15,16 Dopo un lungo e difficile lavoro, la Chiesa fissò il suo credo, definì le sue radici, il fondamento della sua fede. Lo Spirito Santo aveva guidato questa grande opera di valore, insostituibile. È come se la Chiesa avesse detto: “qui sta la nostra fede”. (dal libro del fr. Volto di Gennaro: Breve storia del cristianesimo) Suddivisione dei libri del Nuovo Testamento. LIBRI STORICI EPISTOLE DI EPISTOLA 66 EPISTOLE APOCALISSE 91/95 PAOLO AGLI UNIVERSALI EBREI Matteo 60/70 Romani 58 Giacomo 61/62 Marco 65/68 1 Corinzi 54/58 1 Pietro 63/65 Luca 60/70 2 Corinzi 58 2 Pietro 66/67 Giovanni 90 Galati 48/57 1 Giovanni 90 Atti 60/70 Efesini 63 2 Giovanni 90 Filippesi 63 3 Giovanni 90 Colossesi 63 Giuda 66 1 Tessalon 51/53 2 Tessalon 51/53 1 Timoteo 63 2 Timoteo 67 Tito 65 Filemone 62/63 14
  • 15. Anche la formazione del canone del Nuovo Testamento derivò da un processo storico spirituale molto travagliato. Verso la fine del I secolo tutti gli apostoli avevano terminato la propria corsa cristiana, tranne l’apostolo Giovanni che in tarda età, tra il 90 e il 95 d.C., scrisse il libro dell’Apocalisse. Dall’analisi dei primi capitoli comprendiamo lo stato spirituale della Chiesa. Pare che il fervore dei primi anni si fosse affievolito. È una Chiesa che aveva dimenticato il primo amore, una Chiesa tiepida, che tollerava il peccato. Tuttavia c’era anche una parte della Chiesa che era fedele, come Smirne e Filadelfia. Pare che la potenza dello Spirito Santo con i suoi carismi non fosse presente come al tempo degli apostoli Pietro e Paolo. Non significa che mancava, ma che non era così presente come qualche anno prima. Insomma, la Chiesa stava lentamente cambiando, anche le cariche dei vescovi – pastori non venivano più secondo la scelta dello Spirito Santo, ma attraverso altri criteri, per successione apostolica e ciò significava che il formalismo si faceva strada nel tessuto ecclesiastico. Le difficoltà riguardavano anche le dispute teologiche, in particolare contro lo gnosticismo che affermava che Cristo non era vero uomo, quindi la sua sofferenza era apparente e non vera; oppure le idee pericolose di un certo Marcione che verso la fine del II secolo stabilì un suo canone nel quale non reputava ispirati i libri dell’Antico Testamento, mentre solo gli scritti di Paolo erano ispirati, gli altri no. Tutto questo destò immediatamente l’attenzione della Chiesa di quel tempo. I padri della Chiesa (vescovi autorevoli e conoscitori delle Scritture) capirono che bisognava fare un lavoro difficile ma necessario. Riunire tutti i libri che circolavano nelle Chiese e fare un elenco di quelli da ritenere ispirati, per preservare la fede cristiana, la dottrina e la condotta. Si basavano su vari criteri: dovevano essere scritti degli apostoli, essendo loro quelli del fondamento, in quanto testimoni oculari del Cristo risorto e tra questi anche Paolo; dovevano essere corretti dal punto di vista storico, geografico; non dovevano presentare insegnamenti in contrasto con le Scritture dell’Antico Testamento… Fu così che si arrivò, come detto in precedenza, alla formazione del canone del Nuovo Testamento, per ovviare alle falsità di Marcione, al lassismo a cui si stava andando incontro all’interno della classe pastorale e per contrastare la cultura greca che tendeva a trasformare la fede cristiana in una filosofia. Ci furono uomini guidati dallo Spirito Santo come Montano (montanisti) veri è propri pentecostali del momento che affermarono che è lo Spirito Santo che scegli i suoi ministri e dona il ministero ed è necessario per la Chiesa il rinnovamento dello Spirito Santo. I fatti narrati avvennero all’interno di uno scenario dove non mancarono le persecuzioni per i cristiani dai giudei e dai romani, ma come per un paradosso, aiutarono la Chiesa a non perdere l’unità e l’amore per l’Evangelo. Argomentazione in sintesi del Nuovo Testamento Vangeli: realizzazione di Cristo Atti degli Apostoli: il ministero della Chiesa ripiena di Spirito Santo Epistole di Paolo: dottrina cristiana Epistola agli Ebrei: difesa della fede cristiana (apologia) Epistole Universali: esortazioni alla chiesa dispersa fuori dai confini di Israele (diaspora) Apocalisse: la chiesa glorificata nel Regno dei Dio; ultimi avvenimenti per la salvezza di Israele; giudizio finale e nuovi cieli e nuova terra. 15
  • 16. Le lingue delle Scritture; Scribi, Masoreti, Sinagoga; Filologia; “Nei tempi passati Dio parlò molte volte e in molti modi” (Eb 1:1, PdS). Questa “parola” di Dio fu messa man mano per iscritto. Oggi la possediamo con il nome di Bibbia. Non fu prodotta tutta insieme ad opera di una sola persona, “ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio” (2Pt 1:21). Circa quaranta persone, nell’arco di quattromila anni all’incirca, fecero registrazioni accurate. Fu scritta quindi da uomini? La risposta è sì. Come mai allora possiamo dire che è parola di Dio? “Sappiate una cosa: gli antichi profeti non parlavano mai di loro iniziativa, ma furono uomini guidati dallo Spirito Santo, e parlarono in nome di Dio” (2Pt 1:20,21). Ciò può suscitare perplessità nella mente di un incredulo, ma le persone che hanno la fede fanno la stessa esperienza di quei tessalonicesi cui Paolo scrisse: “Voi l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete” (1Ts 2:13). Quando s’iniziò a scrivere la Bibbia? Sembrerebbe con Mosè (Es 17:14;34:27; Gs 8:31; Dn 9:13; Lc 24:27,44.), circa 3500 anni fa circa. Gli antichi ebrei, depositari dei testi biblici, preservarono sempre con la massima cura i rotoli originali della Sacra Scrittura. Ne facevano anche numerose copie. Coloro che copiavano le Scritture (i copisti) erano chiamati scribi (in ebraico ‫ – ספרים‬soferìm; da ‫ – ספר‬sofèr, “libro”). I sacerdoti tenevano in custodia gli scritti sacri. Ogni re d’Israele era obbligato ad averne una copia: “Quando salirà al trono, farà copiare per sé, su un libro questa legge custodita dai sacerdoti leviti” (Dt 17:18). La trascrizione era molto minuziosa, ad opera di scribi che erano altamente qualificati. Di uno di questi scribi, Esdra, si dice che “era uno scriba esperto”. - (Esd 7:6). La filologia (dal greco φιλολογία (filologhìa), composto da φίλος (filos, "amante/amico" e λόγος (logos, "parola/discorso"; quindi: l’"amore per lo studio delle parole"), è la disciplina che studia i testi letterari con lo scopo di ricostruirli nella loro forma originaria attraverso l'analisi critica e comparativa delle fonti che li testimoniano. La critica testuale ha invece lo scopo di pervenire, mediante varie metodologie d’indagine, ad una interpretazione che sia la più corretta possibile del testo. Dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 della nostra èra e la conseguente dispersione dei giudei, la lingua ebraica andò via via sparendo. Dopo pochi secoli erano veramente pochi quelli che ancora riuscivano a leggere l’ebraico. Sorsero allora i masoreti. Costoro (‫ ,בעלי המסורה‬baalèy hamasoràh, “maestri della tradizione”) erano scribi eruditi e che tra il 7° e 9° secolo della nostra èra studiarono e sistematizzarono la Bibbia ebraica (Tanàch). Per evitare errori contavano addirittura le lettere. Questa loro meticolosità ci garantisce l’accuratezza del testo. Essendo ormai l’ebraico una lingua morta, i masoreti idearono un sistema di vocalizzazione, essendo l’alfabeto ebraico solo consonantico (le vocali non venivano scritte ma aggiunte a voce durante la lettura). I masoreti avevano talmente rispetto per il testo biblico che escogitarono un modo per aggiungere le vocali e gli accenti senza toccare minimamente le consonanti: punti e trattini vennero messi sopra, sotto e dentro le consonanti. Quando i masoreti ritenevano che il testo fosse stato alterato oppure non ricopiato bene da precedenti scribi, non si permisero di modificare il testo, ma annotarono le loro osservazioni a margine. Nel testo masoretico attuale abbiamo quindi annotazioni su forme o combinazioni inusuali e perfino la frequenza con cui ricorrevano all’interno di un singolo libro o dell’intera Bibbia. Altre loro annotazioni erano d’aiuto ai copisti per eseguire controlli incrociati. Un sistema di codici abbreviati, da loro stessi ideato, rendeva tali note molto concise. Perfino una piccola concordanza trovò posto in cima e a piè di pagina. I masoreti erano molto meticolosi. Lo scriba doveva usare come modello una copia dovutamente riconosciuta come autentica. Non era consentito scrivere memoria. Lo scriba doveva verificare ogni lettera prima di scriverla. “Un’idea della cura con cui assolvevano i loro compiti è data dalla regola rabbinica secondo la quale tutti i nuovi manoscritti dovevano essere riletti da correttori e le copie difettose immediatamente scartate”.- 16
  • 17. Nel 1947 si ebbe la prova di quanto erano stati accurati i masoreti. Fino ad allora i più antichi manoscritti ebraici completi disponibili risalivano al 10° secolo della nostra èra. Nel 1947 furono rinvenuti, in alcune caverne nei pressi del Mar Morto, diversi frammenti di manoscritti antichissimi, fra cui parti dei libri delle Scritture Ebraiche (tra cui il libro completo di Isaia). Diversi frammenti erano anteriori al tempo di Gesù. Furono quindi raffrontati con i manoscritti ebraici esistenti per verificare l’accuratezza della trasmissione del testo. Fu sorprendente l’uniformità fra questi testi ritrovati e quelli della Bibbia masoretica oggi in nostro possesso. “Molte delle differenze tra il testo contenuto nel rotolo [di Isaia] del monastero di S. Marco e quello masoretico possono essere interpretate quali errori di trascrizione; a parte questo, si osserva nel complesso una notevole concordanza tra il primo e i manoscritti medioevali; che un testo di tanto più antico concordi con altri più recenti, costituisce una prova di più dell’accuratezza della versione tradizionale . . .È perciò motivo di meraviglia il constatare quanto poche siano state le alterazioni apportate al testo in un periodo di circa mille anni”. (Millar Burrows, professore). I masoreti diedero un grande contributo alla critica testuale. La Bibbia nelle sue lingue originali (ebraico, aramaico e greco) è la Parola di Dio. Gesù e gli Apostoli parlavano in Ebraico e in Aramaico: le lingue dei Patriarchi e dei Profeti. Si dice che a volte “il traduttore” può diventare un “traditore” della Parola: si traduce infatti a volte non conoscendo bene le lingue originali nella loro struttura e nelle sue regole, ma facendo traduzioni da altre traduzioni, come successe nel Medio Evo, quando si traduceva a spanne nelle lingue neolatine correnti la Bibbia non dall’originale, ma dalla traduzione “Vulgata” latina del monaco Girolamo, facendo appunto “una traduzione di una traduzione” e allontanandosi così dai testi e dai significati originari. Solo nel periodo umanistico-rinascimentale (1400-1500) nacque l’esigenza di una traduzione fedele ai testi originali. Fu quello il tempo della Riforma Protestante, che dette origine a un nuovo amore per la Parola di Dio; questo amore si chiamò: “Filologia”, cioè amore della parola e per la parola, per quello che significava in sé e per sé quando veniva scritta. Nasceva così la prospettiva storica e il rispetto dell’autore o scrittore antico studiato. Si evitava con l’”abbraccio filologico” rispettoso, quell’”abbraccio barbarico” proprio del Medio Evo, quando si faceva dire nella traduzione quello che lo Scrittore non intendeva affatto dire, ma quello che gli si voleva far dire per difendere ideologicamente le proprie tesi, manipolando in questo modo la Parola di Dio. La Filologia ci fa scoprire i significati spirituali originari e autentici della Parola di Dio come fu scritta allora con tutte le sue sfumature e le sue particolarità di significato ignote alla cultura moderna, rispettando la cultura e il pensiero dell’autore ispirato. Il “greco biblico” del Nuovo Testamento non è il “greco classico” di Omero e dei Filosofi, ma un greco parlato dal popolo, detto “koinè diàlektos” o “lingua comune”, basata sul dialetto attico, che con le conquiste di Alessandro Magno si diffuse (a partire dal IV sec. a. C.) in tutto l’arco del Mediterraneo ellenizzato. Questa lingua era parlata, usata e compresa dal popolo in tutto il mondo civilizzato di allora tanto ad Atene come a Roma e a Gerusalemme. Col tempo la “koinè diàlektos” eliminò tutti dialetti e le parlate locali, affermandosi come lingua letteraria. Il Nuovo Testamento fu scritto in questa lingua e, perciò, poteva essere accessibile e comprensibile a tutti gli abitanti dell’Impero romano. “Pilato fece un’iscrizione e la pose sulla croce. V’era scritto: Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei. L’iscrizione era in ebraico, in latino e in GRECO” (Gv.19:19-20): questo per proclamare a tutto il mondo di allora, che parlava queste lingue, la regalità di Gesù. 17
  • 18. Versi d’oro in originale ALFA è la prima lettera dell’alfabeto greco, come una prua che apre (A) e OMEGA è l’ultima come una poppa (Ὦ) che chiude; IOTA è la più piccola. Quando Gesù disse : “Io sono l’Alfa e l’Omega” è come se avesse detto: “Io sono la A e la Z” e infatti aggiunge: “Il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine” (Apc.22:13) La Bibbia termina con questo messaggio personale di Gesù Cristo,come se affermasse: Io sono l’intero alfabeto della Bibbia, della storia e della tua vita, che non potrai mai decifrare e decodificare senza di Me, che sono l’intera Parola di Dio. Giovanni 1:14 Quando il termine “Kyrios” (Signore) è preceduto dall’articolo (ò Kyrios), si riferisce sempre a Gesù; mentre “Kyrios” senza l’articolo si riferisce a Dio (Signore), alla Divinità in generale ed è la traduzione dell’ebraico “Adòn” (Signore), termine apposto al tetragramma impronunciabile del nome divino: J H W H (Es.3:14). Fil.2:11: “Ogni lingua confessi che Gesù è Signore (Kyrios è senza articolo)” cioè “Dio”. 1 Cor.12:3: “Nessuno può dire Gesù è Signore (senza articolo: cioè Dio) se non per lo Spirito (in greco: “kai oudèis dùnatai eipèin Kyrion Iesoùn”). Ancora in merito all’uso dell’articolo in greco: • “è Charis” (con l’articolo) è la Grazia: l’amore gratuito e immeritato di Dio verso l’uomo l’opera gratuita della salvezza da parte di Dio, cioè quello che Dio ha fatto per l’uomo (Ef.2:7) • “Charis”(senza articolo) esprime la gratuità della salvezza, cioè il modo di essere salvati senza le opere della Legge, gratis • “ò Nomos” (con l’articolo) è sempre la Legge mosaica (la Torah) • “Nomos” (senza articolo) è la legge naturale (Rom.6:14). Gv.15:5 “Chi dimora (menon:participio presente) in Me ed Io in lui, porta (fèrei: indicativo presente) molto frutto”, significa: chi continua a dimorare in Me ed Io in lui, continua a portare molto frutto 1 Gv 3:6 “Chi dimora (mènon: participio presente) in Lui,non pecca (amartànei. indicativo presente), chi pecca (amartànon: participio presente) non l’ha conosciuto”, significa: chi continua a dimorare in Lui, non continua a peccare, chi continua a peccare, non l’ha conosciuto 1 Gv.3:9 “Chi è nato da Dio non commette (poièi) peccato, perché il seme di Dio dimora (mènei) in lui e non può (dùnatai) peccare…”: tutti e tre questi verbi sono all’indicativo presente e perciò significano: chi è nato da Dio non continua a commettere peccato, perché il seme di Dio continua a dimorare in lui e non può continuare a peccare. Il peccato per il credente non è più un vizio o una cattiva abitudine, ma solo un’eccezione dato che “ se diciamo di essere senza peccato,inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se però confessiamo i nostri peccati Egli è fedele e giusto da perdonarci…se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre:Gesù Cristo” (1 Gv.1:9; 2:1). Gv.9:29 dice:”Noi sappiamo che Dio ha parlato (lelàleken) a Mosè”. “Lelàleken” in greco è tempo perfetto ed indica un’azione compiuta nel passato, ma che perdura ancora al presente, e, perciò significa che Dio non solo ha parlato a Mosè, ma parla ancora oggi a noi. Ebr.1:1 “Dio (ò Theòs) avendo parlato (lalèsas=participio aoristo) ai padri per mezzo dei profeti…”:significa che il Padre parlò una volta per sempre ai padri per mezzo dei profeti; “…alla fine di questi giorni parlò (elàlesen=indicativo aoristo) a noi nel Figlio”: significa che Gesù è l’ultima e l’unica definitiva parola di Dio e da parte di Dio e non ce ne saranno altre. L’amore “filèo” (da cui deriva il termine “filìa) è l’amore tra gli amici ed è quello che ci fa maturare 18
  • 19. L’amore “agapào” (da cui deriva il termine “agàpe) è l’amore di Dio, quello infinito, quello che ama disinteressatamente, eroicamente, fino al sacrificio di sé, quello che ci perfeziona e ci salva. Si ricordi come in Gv.21 15 Gesù chiede a Pietro per due volte: “Mi ami (agapàs) tu?”. Pietro risponde con “Filèo”. Allora Gesù la terza volta abbassa la pretesa della sua richiesta e gli chiederà : “Filèis me?”. Pietro risponderà sempre con “Ti amo di un amore di amicizia e non di un amore agape, perché non sono stato capace di dare la mia vita per te, come invece avevo detto nel cenacolo l’ultima sera. Il N.T. utilizza questi ultimi due verbi: “filèo” e “agapào”. Ricorda sempre che la natura ti forma, la cultura ti informa, il mondo ti deforma, Cristo ti trasforma. Anche il verbo “vedere” si esprime in vari modi, assumendo diversi significati: ad esempio in Gv. 20:1-10 dove si parla della corsa al sepolcro, vengono usati per i tre protagonisti tre verbi diversi col significato di “vedere”: “Blèpo” è il vedere di Maria Maddalena = visione sensitiva, emotiva, superficiale, tanto che pensa di vedere un ortolano (Gv.20:1) “Theorèo” è il vedere di Pietro= visione razionale sul sepolcro vuoto e sui pannilini lasciati giacenti (in greco: kèimena= afflosciati su se stessi, come se il corpo del Signore fosse sgusciato fuori) (Gv.20:6) “Orào” è il vedere di Giovanni= visione amorosa e di fede nel Signore risorto (Gv.20:8: “vide e credette“). La parola “servo” assume vari significati nel greco biblico: • “doùlos” è il servo-schiavo, legato, incatenato • “diàkonos” è il servo che amministra • “thèrapon” è il servo assistente e curante • “oikètes” è il servo domestico • “mìsthios” è il servo ad ore. Paolo si definisce sempre come “doùlos Christoù Iesoù” (schiavo di Gesù Cristo): Rom.1:1. Versioni delle Scritture Quanti manoscritti originali o autografi abbiamo della Bibbia? Per quanto ne sappiamo, nessuno. Questo potrebbe sorprendere i semplici, che forse non sanno molto di manoscritti antichi. Oggi abbiamo migliaia di manoscritti di varie parti della Bibbia. Con “manoscritto biblico” intendiamo una copia scritta a mano (completa o parziale) della Bibbia. I manoscritti biblici sono per lo più in forma di rotoli e di codici. Cosa fosse il rotolo è di facile comprensione. Il codice era invece costituito da una serie di fogli piegati, poi riuniti e legati insieme sulla piegatura; questi fogli erano scritti su entrambe le facce e inseriti in una copertina. Assomigliavano dunque ai nostri attuali libri. La stampa a caratteri mobili (in argilla) fu inventata, a quanto pare, in Cina intorno all’anno 1000. Si hanno notizie storiche di stampe effettuate con caratteri mobili in legno in Corea, dove all’inizio del 1200 si passò ai caratteri mobili in metallo. Tale tecnica di stampa giunse poi in Europa, tanto che il tedesco J. Gänsfleish (più conosciuto come Gutemberg), nel 1440, inventò una rivoluzionaria pressa per la stampa. La sua prima edizione stampata fu la Bibbia. Prima dell’utilizzo della stampa a caratteri mobili gli scritti originali della Bibbia (e le loro copie) erano scritti a mano (da qui il nome di “manoscritti”). Il catalogo antico più famoso per la storia della formazione del canone delle Scritture Greche è indubbiamente il Frammento Muratoriano. Tale frammento fu scoperto da Ludovico Antonio Muratori 19
  • 20. nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. Lui stesso lo pubblicò nel 1740. Fa parte di un codice manoscritto di 76 fogli di pergamena di 27x17cm ciascuno. Il frammento è lacunoso: manca sia l'inizio sia la fine del testo. Il Frammento Muratoriano è in latino e risale all’ultima parte del 2° secolo (gli studiosi datano il Frammento Muratoriano tra il 170 e il 200). Questo documento attesta l’esistenza dei quattro vangeli e presenta una collezione canonica di 13 lettere di Paolo; in esso manca la parte iniziale, ma dato che il frammento definisce Luca come il terzo Vangelo si desume che Matteo e Marco erano stati già menzionati. Manoscritti pre-cristiani: Il papiro di Nash: fino al 1947 era il manoscritto più antico e più famoso dell' A. T. Scoperto nel 1902, fu acquistato dall'inglese W. L. Nash da un antiquario egiziano che disse di averlo trovato nei dintorni di Fajum, in Egitto. Datato da alcuni al I sec. a. C. e da altri al I/Il sec. d. C., contiene soltanto alcuni frammenti del A. T. (Esodo 20:1-17; Deuteronomio 6:4-9). Manoscritti di Qumran: Questi importantissimi manoscritti furono ritrovati quasi casualmente nello Wadi Qumran, che scorre ad occidente del Mar Morto, circa 15 Km a sud di Gerico. Un beduino quindicenne mentre si arrampicava lungo le pareti scoscese scorse una fessura nella parete rocciosa; vi gettò dentro una pietra e sentì il rumore di qualcosa che andava in frantumi; si infilò nell'apertura e si ritrovò all'interno di una vasta grotta. Invece del tesoro che sperava di scoprire, si trovò davanti delle anfore di terracotta di circa 60 cm di altezza, dentro le quali erano custoditi dei rotoli di cuoio. Dopo complesse vicende, questi rotoli passarono dalle mani del pastorello a quelle di esperti archeologi che si resero subito conto di trovarsi davanti a manoscritti di epoca pre-cristiana. Questo avveniva nel 1947. Esaminate tutte le grotte della riva occidentale del Mar Morto, vennero ritrovati altri rotoli e migliaia di frammenti. Nella località dove vennero ritrovati questi rotoli, sorgeva, a partire dal II sec. a. C., una comunità religiosa giudaica; ad essa si deve l'esecuzione e la conservazione di questi manoscritti. Di tutto l'abbondante materiale ritrovato non tutto è stato finora analizzato e pubblicato. Il pezzo più noto è senz'altro il primo rotolo di Isaia, che fu trovato nella prima grotta di Qumran. In seguito venne alla luce anche un "secondo rotolo di Isaia". Il primo rotolo consta di 7 strisce di cuoio accuratamente lavorate e cucite insieme con filo; raggiunge la lunghezza di m. 7,34 e la larghezza di cm. 26. E’ di proprietà dell'Università Ebraica di Gerusalemme. Contiene in 54 colonne, il testo completo del profeta Isaia. Dopo ripetute analisi di carattere archeologico, paleografico, storico e fisico-chimico, si è giunti alla conclusione che il rotolo sia stato scritto intorno al 100 a. C. ESSENI. Non ci sono molte notizie documentate su questa setta. Comparsa intorno al II secolo a.C. e scomparsa con la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. Pare che fossero una comunità ascetica, cioè, separati dal mondo per vivere piamente e in ubbidienza alla Legge. Si costruivano case e mantenevano con il proprio lavoro la comunità. Solo pochi si sposavano, molti desideravano evitare delle contaminazioni, seppur non giudicassero il matrimonio cosa spregevole. Probabilmente nelle rovine di Qumran, dove furono scoperti i rotoli del mar morto, rinvenuti all’interno di caverne in giare contenenti, appunto, molti scritti biblici, viveva una comunità di esseni che preservarono tali scritti. Il noto storico Giuseppe Flavio (Gerusalemme 37 d.C. – Roma 100 d.C. circa) li descrive come una setta che viveva in comunità caratterizzata da amore reciproco e che godeva fama di particolare santità. Dividevano le proprie ricchezza mettendo tutto in comune affinché non ci fosse nessuno privo del necessario. Recitavano molte preghiere, lavoravano ed erano devoti a Dio. (Guerra Giudaica, II / 119-161) Altri manoscritti ebraici: scoperti nel corso del sec. XIX, risalgono ad epoche molto più tardive: fra il 500 e il 1000 d. C. Manoscritti greci e post-cristiani. Codice Vaticano: Questo è uno dei manoscritti più importanti; è un magnifico Codice. E’ chiamato "Vaticano" perché è conservato a Roma nella biblioteca vaticana, sin dal 1481. Comprende l’A. T. a partire da Genesi 46:28 (versione greca dei LXX), e il N. T. fino ad Ebrei 9:14. E' stato datato intorno al IV sec. d. C. composto da 759 fogli di pergamena (617 fogli A. T. e 142 N. T.); ogni 20
  • 21. foglio ha le dimensioni di cm. 27,5 x 27,5 e contiene 3 colonne di 42 righe ciascuna. Probabilmente ha avuto origine ad Alessandria d'Egitto. Altri codici e versioni: Codice Sinaitico; Codice Alessandrino; Codice di Efrem; La Versione del LXX; versione di Aquila; versione di Simmaco; versione di Teodozione; l’Esapla di Origene; versione Latina Antica (VETUS); versione Vulgata di Girolamo; versione Italiana Dugentista; la Bibbia del Malermi; la versione del Brucioli (sec. XV – Evangelica); la versione di Giovanni Diodati del sec. XVII; la versione Riveduta (1906-1924) ; la versione di Giovanni Luzzi (1921-1931); la Bibbia Concordata; la Nuova Diodati (1990); la Nuova Riveduta (1994). BIBLIOGRAFIA Dispense Scuola Biblica Milano; SIB Lombardia; Cristo in tutte le Scritture; Commentario Esegetico Matthew Henry; Dizionario Biblico Renè Pache; Biblista (sito); Evangelico.it; note del fr. Pino Scalabrino; Breve Storia del Cristianesimo di Volto di Gennaro; Una Storia di Israele di Volto di Gennaro; Testo Greco; Dizionario Greco Classico 21