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Gent.mo Sindaco di Gioia del Colle, Dott. Donato Lucilla,
mi perdoni se la disturbo nel pieno delle sue attività amministrative quotidiane e se le scrivo questa lettera
aperta non potendo, per ragioni di distanza geografica, confrontare con lei di persona.
Nonostante, appunto, sia da un po’ di anni lontano dalla mia terra d’origine, ricevo spesso dai miei ex-
concittadini lettere e richieste di informazioni. Ultimamente, in molti mi hanno scritto preoccupati in
merito all’annosa sperimentazione in corso presso l’Ansaldo Termosud di un impianto di combustione
senza fiamma di rifiuti.
Il motivo di maggior preoccupazione di molti gioiesi negli ultimi giorni non è tanto l’operato dell’oscuro
impianto ospitato sul territorio in sé, quanto il recente parere favorevole da lei rilasciato in merito al
procedimento di valutazione d’impatto ambientale (VIA) richiesto da Itea Spa (immagine sotto attinta
dall’archivio pubblico).
Conosco bene gli allarmismi e la sindrome NYMBI (dall’acronimo inglese Not In My Backyard, “non nel mio
giardino”) che può scatenarsi nei contesti locali (sebbene ricordi che anche i meno provinciali bolognesi
avessero dato, a suo tempo, il ben servito a DISMO & Co.), ma mi sembra che la sua lettera non possa
affatto rassicurare i cittadini che lei rappresenta.
Forse è nuovo alla lunga storia che riguarda questo impianto sul territorio gioiese, ma le posso assicurare
che è in scena ormai da anni una tragicomica rappresentazione di come scienza, tecnologia e burocrazia
non dovrebbero mai apparire su un palco che si rispetti, con simili costumi.
Non voglio dilungarmi in tediose esegesi togliendo tempo a quelle che dovrebbero essere le sue personali
letture informative al fine di tutelare la salute di chi rappresenta. Voglio solo sottolineare che il suo parere
favorevole “condizionato” alla non nocività di un impianto, che per sua natura è definito “sperimentale”
proprio perché non si conosce ancora il riscontro empirico della sua sperimentazione, è quantomeno un
ossimoro.
Come si può, da un punto di vista della responsabilità amministrativa, definire “non nocivo” un impianto
che tratta rifiuti (di ogni tipo, considerato che ha ricevuto autorizzazione anche per il trattamento di quelli
nucleari) e che già in passato ha emesso diossine in atmosfera (rilevate dalla stessa Arpa)?
Non so come possa sentirsi tranquillo nel comunicare il suo parere favorevole a una ricerca che si realizza
“nelle immediate vicinanze dell’abitato”, come lei scrive, e che va avanti ormai da molti anni sul territorio
gioiese, senza che se ne conoscano gli esiti. Come fa a condizionare il suo giudizio alla certezza che tale
impianto sia “escluso dalle attività produttive nocive di qualsiasi genere”? Se fosse certa la sua non
pericolosità per la salute e il suo corretto funzionamento per quale ragione, dopo quasi un decennio,
staremmo ancora qui a parlare di sperimentazione, invece di avere un impianto ormai collaudato, sicuro e
operativo? Assumersi la responsabilità di definire “non nocivo” un impianto che promette di “volatilizzare”
con combustione senza fiamma rifiuti di ogni tipo necessita di una tale sicurezza scientifica, tecnica e
burocratica (come appunto dicevo sopra) che non credo lei, come nessun altro in questa fase, possa avere.
Da ricercatore e professore universitario sarei ipocrita a oppormi al diritto di sperimentare, ma ritengo che
debba sempre essere rispettato un codice etico. In questo caso tale codice prevedrebbe che la popolazione
soggetta, direttamente o indirettamente, agli effetti di una sperimentazione in grado di alterare la qualità
dell'aria (e del suolo, non si sa infatti dove vengano smaltiti i residui vetrosi prodotti) venga informata in
tempo reale di ciò che accade sulla propria testa.
Pertanto, l’amministrazione locale dovrebbe assicurare alla cittadinanza la presenza di centraline di
monitoraggio della qualità dell’aria ben prima che una simile sperimentazione riparta (o prosegua). Inoltre,
sarebbe importante capire bene quali contaminanti queste centraline (che, da quanto mi dicono, sono state
da lei promesse in seguito all’incontro con Arpa Puglia) siano in grado di rilevare. Infatti, molte sostanze
come le nanopolveri (cioè le PM<2.5 e le PM<0.1 μm) che sono tra i principali inquinanti che il Dismo o
l’"Isotherm", come amano chiamarlo adesso, potrebbe produrre operando sino a raggiungere temperature
di 1400°C, non vengono rilevate dalla comuni centraline istallate dalle varie Arpa.
Solo per farle un esempio un po’ più tecnico, non mi è chiaro, nonostante i molti incontri anche con i
rappresentanti dell’azienda emiliana, come questo “fantascientifico” processo di combustione senza
fiamma possa davvero evitare la cosiddetta “reazione di Deacon”, che produce diossina in combustioni a
temperature di 300-400°C (ovvero quelle di attivazione e spegnimento del macchinario sperimentato, a
quanto mi risulta), ogni volta che nell’impianto vi è ossigeno, presenza di metalli come il rame e cloro
organico. Una condizione chimico-fisica che è pressoché onnipresente in tutti i trattamenti termici di rifiuti.
Si sente così sicuro da rassicurare la popolazione in merito alla non nocività di potenziali nanopolveri, scorie
vetrificate, diossine e possibili sperimentazioni su materiali contaminati da radioisotopi? Io davvero no,
eppure seguo da tempo la vicenda e ne studio da molto le basi scientifiche.
Dopo essere passati dal dichiarare di voler sperimentare su rifiuti radioattivi (come dicevano di voler fare
bruciando camici, guanti e oggetti contaminati delle centrali) per ritornare a proporre i rifiuti speciali e
tornare ora a quelli non pericolosi, bisogna che si chiarisca quali autorizzazioni ha davvero ricevuto Itea Spa
e perché riceva finanziamenti regionali. Ad esempio, quando è stata bandita la gara per l’assegnazione del
finanziamento, chi ha partecipato? E chi controlla su quale categoria di rifiuti sta sperimentando o
sperimenterà ancora Itea Spa?
Sindaco, dopo che il comune di Gioia del Colle ha visto avvicendarsi alla sua guida corrotti e collusi, credo
che la trasparenza e l’onestà nei confronti della res pubblica su cui si devono fondare le buone pratiche
della politica sia un’assoluta priorità per contraddistinguere la sua amministrazione.
Mi permetto di suggerirle che lei ha il dovere di fare chiarezza e di monitorare, prima che si autorizzi
qualunque sperimentazione, la qualità dell’aria della sua città (cosa che non si è mai fatta sino ad oggi e che
appare una esigenza inderogabile in una città con elevato tasso di carcinomi e linfomi, a prescindere
dall’impianto in merito) e solo dopo, rispettate determinate garanzie, valutare se rilasciare il suo via libera.
Un’autorizzazione a una sperimentazione che, a mio parere, resterebbe comunque basata su un principio
ideologico completamente sbagliato, ovvero che i rifiuti (tanto più quelli non pericolosi) vadano eliminati
(con o senza fiamma) e non riciclati. Pertanto, nonostante sia necessario garantire il diritto alla
sperimentazione, ma questo debba essere subordinato a un rigido vaglio bioetico, un simile impianto
rischia, comunque, di risultare inutile in una società che mira alla sostenibilità e non meritevole, pertanto,
di interesse o finanziamenti pubblici.
Mi auguro che questo mio parere personale possa essere utile a mantenere vivo il dibattito in merito e a
indirizzare al meglio le politiche della sua amministrazione.
Augurandole buon lavoro, porgo a lei e a tutti i miei cari ex-concittadini cordiali saluti,
Prof. Roberto Cazzolla Gatti, Ph.D.*
Professore associato in Ecologia e Biodiversità,
Tomsk State University, Russia
*Ovvero, più semplicemente, un cittadino del grande mondo preoccupato per la salute e l’ambiente di coloro che
vivono nella sua piccola, originaria e straordinaria terra.

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  • 1. Gent.mo Sindaco di Gioia del Colle, Dott. Donato Lucilla, mi perdoni se la disturbo nel pieno delle sue attività amministrative quotidiane e se le scrivo questa lettera aperta non potendo, per ragioni di distanza geografica, confrontare con lei di persona. Nonostante, appunto, sia da un po’ di anni lontano dalla mia terra d’origine, ricevo spesso dai miei ex- concittadini lettere e richieste di informazioni. Ultimamente, in molti mi hanno scritto preoccupati in merito all’annosa sperimentazione in corso presso l’Ansaldo Termosud di un impianto di combustione senza fiamma di rifiuti. Il motivo di maggior preoccupazione di molti gioiesi negli ultimi giorni non è tanto l’operato dell’oscuro impianto ospitato sul territorio in sé, quanto il recente parere favorevole da lei rilasciato in merito al procedimento di valutazione d’impatto ambientale (VIA) richiesto da Itea Spa (immagine sotto attinta dall’archivio pubblico). Conosco bene gli allarmismi e la sindrome NYMBI (dall’acronimo inglese Not In My Backyard, “non nel mio giardino”) che può scatenarsi nei contesti locali (sebbene ricordi che anche i meno provinciali bolognesi avessero dato, a suo tempo, il ben servito a DISMO & Co.), ma mi sembra che la sua lettera non possa affatto rassicurare i cittadini che lei rappresenta. Forse è nuovo alla lunga storia che riguarda questo impianto sul territorio gioiese, ma le posso assicurare che è in scena ormai da anni una tragicomica rappresentazione di come scienza, tecnologia e burocrazia non dovrebbero mai apparire su un palco che si rispetti, con simili costumi.
  • 2. Non voglio dilungarmi in tediose esegesi togliendo tempo a quelle che dovrebbero essere le sue personali letture informative al fine di tutelare la salute di chi rappresenta. Voglio solo sottolineare che il suo parere favorevole “condizionato” alla non nocività di un impianto, che per sua natura è definito “sperimentale” proprio perché non si conosce ancora il riscontro empirico della sua sperimentazione, è quantomeno un ossimoro. Come si può, da un punto di vista della responsabilità amministrativa, definire “non nocivo” un impianto che tratta rifiuti (di ogni tipo, considerato che ha ricevuto autorizzazione anche per il trattamento di quelli nucleari) e che già in passato ha emesso diossine in atmosfera (rilevate dalla stessa Arpa)? Non so come possa sentirsi tranquillo nel comunicare il suo parere favorevole a una ricerca che si realizza “nelle immediate vicinanze dell’abitato”, come lei scrive, e che va avanti ormai da molti anni sul territorio gioiese, senza che se ne conoscano gli esiti. Come fa a condizionare il suo giudizio alla certezza che tale impianto sia “escluso dalle attività produttive nocive di qualsiasi genere”? Se fosse certa la sua non pericolosità per la salute e il suo corretto funzionamento per quale ragione, dopo quasi un decennio, staremmo ancora qui a parlare di sperimentazione, invece di avere un impianto ormai collaudato, sicuro e operativo? Assumersi la responsabilità di definire “non nocivo” un impianto che promette di “volatilizzare” con combustione senza fiamma rifiuti di ogni tipo necessita di una tale sicurezza scientifica, tecnica e burocratica (come appunto dicevo sopra) che non credo lei, come nessun altro in questa fase, possa avere. Da ricercatore e professore universitario sarei ipocrita a oppormi al diritto di sperimentare, ma ritengo che debba sempre essere rispettato un codice etico. In questo caso tale codice prevedrebbe che la popolazione soggetta, direttamente o indirettamente, agli effetti di una sperimentazione in grado di alterare la qualità dell'aria (e del suolo, non si sa infatti dove vengano smaltiti i residui vetrosi prodotti) venga informata in tempo reale di ciò che accade sulla propria testa. Pertanto, l’amministrazione locale dovrebbe assicurare alla cittadinanza la presenza di centraline di monitoraggio della qualità dell’aria ben prima che una simile sperimentazione riparta (o prosegua). Inoltre, sarebbe importante capire bene quali contaminanti queste centraline (che, da quanto mi dicono, sono state da lei promesse in seguito all’incontro con Arpa Puglia) siano in grado di rilevare. Infatti, molte sostanze come le nanopolveri (cioè le PM<2.5 e le PM<0.1 μm) che sono tra i principali inquinanti che il Dismo o l’"Isotherm", come amano chiamarlo adesso, potrebbe produrre operando sino a raggiungere temperature di 1400°C, non vengono rilevate dalla comuni centraline istallate dalle varie Arpa. Solo per farle un esempio un po’ più tecnico, non mi è chiaro, nonostante i molti incontri anche con i rappresentanti dell’azienda emiliana, come questo “fantascientifico” processo di combustione senza fiamma possa davvero evitare la cosiddetta “reazione di Deacon”, che produce diossina in combustioni a temperature di 300-400°C (ovvero quelle di attivazione e spegnimento del macchinario sperimentato, a quanto mi risulta), ogni volta che nell’impianto vi è ossigeno, presenza di metalli come il rame e cloro organico. Una condizione chimico-fisica che è pressoché onnipresente in tutti i trattamenti termici di rifiuti. Si sente così sicuro da rassicurare la popolazione in merito alla non nocività di potenziali nanopolveri, scorie vetrificate, diossine e possibili sperimentazioni su materiali contaminati da radioisotopi? Io davvero no, eppure seguo da tempo la vicenda e ne studio da molto le basi scientifiche. Dopo essere passati dal dichiarare di voler sperimentare su rifiuti radioattivi (come dicevano di voler fare bruciando camici, guanti e oggetti contaminati delle centrali) per ritornare a proporre i rifiuti speciali e tornare ora a quelli non pericolosi, bisogna che si chiarisca quali autorizzazioni ha davvero ricevuto Itea Spa
  • 3. e perché riceva finanziamenti regionali. Ad esempio, quando è stata bandita la gara per l’assegnazione del finanziamento, chi ha partecipato? E chi controlla su quale categoria di rifiuti sta sperimentando o sperimenterà ancora Itea Spa? Sindaco, dopo che il comune di Gioia del Colle ha visto avvicendarsi alla sua guida corrotti e collusi, credo che la trasparenza e l’onestà nei confronti della res pubblica su cui si devono fondare le buone pratiche della politica sia un’assoluta priorità per contraddistinguere la sua amministrazione. Mi permetto di suggerirle che lei ha il dovere di fare chiarezza e di monitorare, prima che si autorizzi qualunque sperimentazione, la qualità dell’aria della sua città (cosa che non si è mai fatta sino ad oggi e che appare una esigenza inderogabile in una città con elevato tasso di carcinomi e linfomi, a prescindere dall’impianto in merito) e solo dopo, rispettate determinate garanzie, valutare se rilasciare il suo via libera. Un’autorizzazione a una sperimentazione che, a mio parere, resterebbe comunque basata su un principio ideologico completamente sbagliato, ovvero che i rifiuti (tanto più quelli non pericolosi) vadano eliminati (con o senza fiamma) e non riciclati. Pertanto, nonostante sia necessario garantire il diritto alla sperimentazione, ma questo debba essere subordinato a un rigido vaglio bioetico, un simile impianto rischia, comunque, di risultare inutile in una società che mira alla sostenibilità e non meritevole, pertanto, di interesse o finanziamenti pubblici. Mi auguro che questo mio parere personale possa essere utile a mantenere vivo il dibattito in merito e a indirizzare al meglio le politiche della sua amministrazione. Augurandole buon lavoro, porgo a lei e a tutti i miei cari ex-concittadini cordiali saluti, Prof. Roberto Cazzolla Gatti, Ph.D.* Professore associato in Ecologia e Biodiversità, Tomsk State University, Russia *Ovvero, più semplicemente, un cittadino del grande mondo preoccupato per la salute e l’ambiente di coloro che vivono nella sua piccola, originaria e straordinaria terra.