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Global Trends in Online Safety:
Creating a National Framework
GRUPPO TELECOM ITALIA
FOSI 2015
Roma, 16 settembre 2015
Roma
Giuseppe Recchi
2
Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
Intervista a Giuseppe Recchi, Presidente di Telecom
Italia, con Stephen Balkam, CEO di FOSI (Family
Online Safety Institute), in occasione dell’evento sul
tema «Global Trends in Online Safety: Creating a
National Framework».
Fonte:
Gruppo Telecom Italia
Link:
https://www.youtube.com/watch?v=3J-CRxO8DIs&index=2&list=PLtsqZbkrGcd1oULvr3I_0Xf3fwXQ3kUKB
Data:
16 settembre 2015
Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
Giuseppe Recchi
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Stephen Balkam: È con grande piacere che do il benvenuto su questo palcoscenico all’Ing. Recchi, grazie
per essere qui. Desidero ringraziarla da parte del Family Online Safety Institution per il supporto dato dalla
vostra società a questa iniziativa, ma anche per il suo coinvolgimento personale, per essere qui
fisicamente oggi. So che avete osservato questa conferenza attentamente e che siete entusiasti riguardo ai
suoi esiti. Abbiamo ascoltato degli ottimi professionisti qui oggi e vorrei menzionare il Ministro Giacomelli,
con cui stavo parlando poco fa e il quale sostiene: “La fibra da sola non può produrre magia. Abbiamo
bisogno di servizi ed istruzione”, all’interno del contesto di un piano nazionale per la diffusione della
banda larga. Può iniziare parlandoci degli incredibili investimenti che Telecom Italia sta operando
relativamente alla banda larga ad alta velocità e, inoltre, in relazione al progetto educativo?
Giuseppe Recchi: Grazie ancora per avermi invitato. Certo: credo sia stata un’occasione fantastica poter sentire il
Ministro Giacomelli esprimere apprezzamento per lo sforzo che stiamo compiendo e ringraziamo il Governo
italiano, perché tale sforzo si rivela molto più efficace in quanto operato all’interno di una partnership tra pubblico e
privato. C’è il bisogno di infrastrutture, soprattutto per ciò che riguarda la linea via cavo e quindi la banda larga per
le case e per gli uffici dove va incrementata. Stiamo lavorando in questo senso e per il miglioramento del livello di
banda larga sulle linee mobili che abbiamo attualmente, nonostante siano competitive con il resto d’Europa. Questo
si traduce in un piano di investimenti di 10miliardi di euro in 3 anni. Questo tipo di investimento non è mai stato così
grande né all’interno di Telecom Italia, né all’interno dell’intero comparto industriale italiano, soprattutto nel settore
delle infrastrutture. Per avere successo in tale settore bisogna avere il business plan giusto e la regolamentazione
legislativa che consenta di prevedere i rischi e di stimare l’ammontare di guadagno dell’investimento.
Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
Giuseppe Recchi
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Il capitale arriva di conseguenza. Il governo, e in particolare il Ministro Giacomelli, si sono rivelati dei grandi
sostenitori della creazione di questo piano strategico, che è davvero vasto considerando il fatto che è stato
creato intorno ad una domanda reale di rete Internet e di banda larga. Per la realizzazione di ogni tipo di
infrastruttura, sia finanziata da capitale privato che pubblico, ciò di cui si ha bisogno è un ritorno economico
e per ottenerlo è necessaria la domanda, perciò incoraggiare la domanda è l’ulteriore parte dell’impegno.
Per creare domanda c’è bisogno di una cultura digitale che possa rendere l’Italia in grado di riconoscere il
gap esistente nei confronti del resto d’Europa. Per fare un esempio solo il 20% degli Italiani ricorre all’e-
commerce, in confronto al 47% degli altri paesi europei, mentre l’utilizzo del computer si attesta a
solamente un terzo paragonato alla media europea. Siamo dunque meno digitali ed il motivo è che non è
mai stata introdotta una vera regolamentazione legislativa che stabilisse un programma nell’utilizzo della
tecnologia digitale. Il soggetto che maggiormente può implementare la domanda è la Pubblica
Amministrazione, perché essendo un servizio per i cittadini, se le sue funzioni fossero di matrice digitale,
allora saremmo tutti forzati ad usare tale tecnologia. Non è solo una questione di quanto traffico si produce,
bensì di portare ognuno di noi ad accogliere il digitale come stile di vita. E questo ha inizio all’interno della
scuola. Oggi l’imperativo per i ragazzi è saper destreggiarsi nel mondo digitale, così come ai miei tempi lo
era conoscere l’inglese, poiché si tratta del nuovo linguaggio che consente di aprire gli orizzonti e di non
perdere occasioni che vanno invece prese. In questo modo si penetra la cultura di tutto il Paese. Perciò nel
nostro impegno facciamo tutto ciò che è possibile per diffondere i vantaggi del digitale, ma anche i suoi
pericoli, perché se conosci lo strumento sai come usarlo e lo utilizzi in maniera sicura.
Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
Giuseppe Recchi
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SB: Ascoltare il Ministro dello Sviluppo Economico è stato davvero utile, ma so che anche il
Ministro all’Istruzione sarebbe dovuto intervenire oggi, impossibilitato da impegni concomitanti,
perciò chiedo a lei riguardo al progetto educativo di cui il Ministro Giacomelli ha accennato poco fa.
GR: La gran parte del programma è già stato illustrato da Marcella Logli in precedenza, ma per dirlo in una
parola, non si tratta solo di fornire gli strumenti, ma anche la capacità di imparare, perciò più gli strumenti
tecnologici vengono utilizzati dal sistema scolastico, più la domanda cresce. Diviene in tal modo
fondamentale istruire gli insegnanti, i quali per via della loro appartenenza generazionale non hanno la
stessa confidenza dei loro studenti con gli strumenti digitali. La pubblica amministrazione, come dicevo,
costituisce un obiettivo di digitalizzazione e stiamo intervenendo anche in questo campo, grazie ad una
iniziativa che ci è stata proposta, ovvero di fornire a circa 8.500 comuni italiani un esperto digitale, da noi
finanziato, che affiancasse il sindaco. Questa figura , infatti, non prevede all’interno delle proprie
competenze la conoscenza del digitale, però essendo stato eletto e conoscendo il comune, rappresenta la
figura ideale per la diffusione della cultura digitale. A tale progetto hanno aderito numerosi volontari, i quali
formano un esercito di esperti che contribuisce a portare questa conoscenza all’interno della società. Sono
iniziative allo stadio iniziale, ma che hanno potenziale di crescita molto rapido e i cui effetti diverranno
tangibili a breve.
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SB: La sua società è stata molto coinvolta con l’Expo di Milano e mi stavo chiedendo: cosa pensa
che si potrà trarre da questa esperienza? Mi pare di capire che vi sia anche il progetto di utilizzare il
sito – al termine della manifestazione – come base strategica per le startup: cosa spera si tragga
dall’Expo?
GR: Per noi l’Expo è stato un vero laboratorio sperimentale. L’afflusso di gente è incredibile e altrettanto la
complessità della logistica, per cui abbiamo fornito 3milioni di euro di sponsorizzazioni ed implementato la
rete, sia fissa che mobile, cosa che ci ha dato l’occasione di sperimentare cosa significa la gestione di una
grande quantità di dati. Grazie a questo ammontare di persone che partecipano utilizzando il proprio
smartphone abbiamo non solo di fornito la connettività, ma anche raccolto un’incredibile quantità di dati
sugli spostamenti e sulle scelte logistiche degli utenti, destinati ad essere trasferiti nella fase di data
analysis, utile per formare il più vasto concetto di smart city. Si può affermare, infatti, che quella dell’Expo
sia stata la prima vera esperienza, seppur piccola, di smart city italiana. Perciò dalla manifestazione
trarremo l’esperienza, la tecnologia, oltre a programmare di predisporre, come si diceva, il sito per le startup
impegnate nel progetto delle smart city in generale. In tema di startup, noi di Telecom Italia abbiamo fondato
una piattaforma di finanziamento denominata TIM #WCAP Accelerator, con la quale forniamo alle startup i
fondi e le strutture per far crescere i loro progetti. Da questa iniziativa è nata TIM Ventures, la quale
permette, in piccole dosi, di investire nelle realtà imprenditoriali nascenti. L’idea, quindi, non è quella di fare
soldi come investitori, bensì di essere l’investitore di riferimento in grado di comprendere la natura del
business e, perciò, di aiutare le startup a svilupparsi il prima possibile.
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SB: Da ciò che vedo l’enfasi viene posta sulla capacità di codificare, persino nelle classi di scuola.
La vostra speranza risiede nel fatto che, con l’espansione della banda larga e con un maggiore
utilizzo della tecnologia nell’istruzione, si crei una sorta di generazione nascente di imprenditori
futuri? In altre parole: arricchire i ragazzi di oggi per far sviluppare loro uno spirito imprenditoriale
nel futuro?
GR: Ha appena toccato il prossimo punto nello sviluppo delle nostre attività collaterali. Per noi non si tratta
semplicemente di intraprendere un investimento nelle idee altrui, è qualcosa di più profondo. Intendiamo
sviluppare la cultura della imprenditorialità nei nostri ragazzi. Per fare un esempio, ai miei tempi la scuola
puntava a far imparare e sviluppare competenze, affinché si riuscisse a trovare un impiego all’interno di
un’azienda, perché questo era il modello di istruzione. Nessuno mi ha mai insegnato come diventare
imprenditore e in Italia non si trova questo tipo di programma all’interno di nessuno dei livelli scolastici –
forse solo in alcuni specifici corsi di determinate università. L’imprenditorialità è un lascito che deve essere
accolto sin dalla giovane età, uno spirito che ha bisogno di essere sviluppato ed incoraggiato. Solo
prendendo confidenza con le diverse realtà si riesce a metterle in pratica. Cito un vasto movimento, di cui
molti saranno a conoscenza, chiamato “The Makers”, ovvero una comunità di persone che, al pari di ciò
che praticavano negli anni Sessanta, vale a dire implementare le proprie capacità imprenditoriali tramite
conoscenze meccaniche, sviluppano oggi allo stesso modo la tecnologia digitale. Questo tipo di approccio
favorisce la crescita di una classe di imprenditori che rappresenta, secondo la mia opinione, l’ingrediente
chiave per un mercato ed una società in crescita. Esiste un ulteriore punto per cui il digitale può rivelarsi di
grande utilità, ovvero la trasparenza.
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Come cittadini spesso avanziamo proteste nei confronti della pubblica amministrazione, poiché le attività e
la gestione economica risultano molto spesso non chiare. In tale senso la visibilità che si può ottenere
grazie alla tecnologia digitale può portare ad una maggiore trasparenza rendendoci consapevoli di ciò che
accade all’interno delle istituzioni. A discapito di qualunque tipo di soluzione, al fine di far funzionare meglio
determinate procedure, il modo più veloce è quello di renderle visibili. In questo modo ognuno ha visibilità
su questioni differenti, come la corruzione, la sicurezza e così via. Proprio queste sono le prossime tappe
che Marcella Logli ed io intendiamo intraprendere tra le iniziative di Corporate Shared Value, le quali
richiedono molto lavoro e denaro, ma i cui effetti e realizzazioni possono dimostrarsi davvero consistenti.
SB: Un esempio eccellente di trasparenza si trova in Spagna, dove, mi è stato raccontato, il sindaco
di un paese locale ha deciso di condurre tutte le procedure via Twitter, perciò per ogni problema il
cittadino può inviare un tweet al sindaco, il quale a sua volta spedisce un tweet ai propri
collaboratori, consentendo ad ognuno di avere una copia. Una sorta di scambio istantaneo tra
cittadini, sindaco ed il suo staff. Pensa che tale procedura sia realizzabile in Italia?
GR: Assolutamente sì, trovo che sia una soluzione fantastica che dovrebbe essere adottata da qualunque
sindaco. Se fossi sindaco credo che installerei addirittura una videocamera nel mio ufficio, affinché mi si
vedesse all’opera e venissero fugate molte polemiche e critiche che spesso si creano intorno all’effettiva
attività delle istituzioni. Proprio questo tipo di soluzioni, io credo, saranno sempre maggiormente utilizzate a
livello globale, al fine di migliorare l’efficienza del sistema.
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SB: La sua compagnia è molto attiva in America Latina, in quanto secondo provider di tecnologia
wireless in Brasile. Ha riscontrato differenze tra l’Italia e paesi quali Brasile ed Argentina?
GR: Ogni paese ha le proprie abitudini, usi e costumi. Il Brasile si posiziona come quarto tra i maggiori
mercati del mondo e lì Telecom Italia si attesta, come giustamente diceva lei, come secondo operatore,
perciò abbiamo una base di utenza di 70milioni di persone in quanto compagnia mobile, ma molto deve
essere ancora fatto. Vi sono degli strumenti che diverranno davvero globali, ad esempio il nuovo modello di
smartphone che Samsung intende realizzare, perciò la dimensione sarà davvero globale. Tale dimensione
provoca una spinta alla necessità di tecnologia, la quale si riflette a sua volta nella necessità di investimenti.
Il problema di Telecom Italia è la dimensione di tali investimenti, i quali devono essere condotti in maniera
oculata: bisogna fornire le giuste infrastrutture per le giuste necessità. Costruendo infrastrutture non
necessarie si corre il rischio di creare un danno irreparabile, con il pericolo di non riuscire a coprire i costi. Il
Brasile sta sviluppando solo ora il 4G, il che vuol dire che sono leggermente in ritardo in termini di
tecnologia. La più grande differenza a cui si assiste, in ogni caso, è quella tra Stati Uniti ed Europa. Ricordo
che circa quindici anni fa il livello tecnologico e di connettività degli Stati Uniti era leggermente inferiore
rispetto a quella dell’Europa, dove la tecnologia GSM funzionava davvero bene, mentre in America la linea
cadeva spesso con gli apparecchi ingombranti dell’epoca. Nell’arco degli ultimi quindici anni, però, sono
arrivati addirittura a superare i livelli europei: sono riusciti a capire di aver scelto il percorso sbagliato, così
hanno cambiato la propria tecnologia e liberalizzato il mercato. Il risultato è che oggi in Europa ci sono 116
compagnie telefoniche concorrenti fra di loro, mentre negli USA ce ne sono solo quattro.
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Giuseppe Recchi
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Il processo di investimento si sviluppa in tal senso. Il punto che sto cercando di raggiungere è: un’efficace
normativa legislativa ha un impatto reale sul Paese ed è ciò che il nostro Governo sta cercando di attuare
con il proprio piano di investimento, ovvero cercare di implementare la diffusione della banda ultra larga alla
velocità necessaria.
SB: In precedenza abbiamo toccato l’argomento del digital divide, ma cosa si può dire del divario
culturale e generazionale tra genitori e figli? Anche in Italia i figli sono ad uno stadio di conoscenza
digitale superiore rispetto ai genitori, che devono riuscire a stare al loro passo?
GR: Lo vedo in casa mia! Io da padre cerco di stare al passo dei miei figli in tal senso, perciò cerco di
passare il maggior tempo possibile in loro compagnia, cercando di imparare da loro. La velocità con cui
apprendono è impressionante, soprattutto perché imparano facendo: non hanno bisogno di spiegazioni. Da
adulti la mente è rinchiusa all’interno di schemi e abbiamo bisogno di passare tramite istruzioni per
imparare qualcosa di nuovo, mentre i ragazzi semplicemente saltano in questo mare e vi nuotano. Questo
ci pone di fronte alla necessità di soddisfare la necessità di rete per le famiglie intere, arrivare nelle loro
case e fornire sufficiente connettività per permettere ai vari componenti di utilizzare la rete per scopi
differenti nello stesso momento: per lavorare, per guardare la televisione in HD, mentre magari si gioca
online o si guarda un film, oppure ancora si fanno acquisti online tramite l’e-commerce.
Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
Giuseppe Recchi
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SB: Lei ha regole in casa sua su cosa i suoi figli possono o non possono fare online?
GR: Sì, le ho. La mia prima regola riguarda i videogames, a cui non si può giocare in settimana dopo cena,
ma solo nei weekend. Inoltre, avendo tutti i miei figli un telefono cellulare, uso quest’ultimo come moneta di
scambio affinché si comportino bene: al primo atteggiamento sbagliato il cellulare viene confiscato e devo
dire che funziona davvero.
SB: Da genitore, quale consiglio si sente di dare ai numerosi genitori che si chiedono come poter
esercitare controllo sulla tecnologia dei figli?
GR: Ne ho solamente uno, che risulta inoltre abbastanza difficile da far rispettare, ovvero stabilire una sorta
di negoziazione dove i genitori devono riuscire a restare sufficientemente forti: nel momento in cui consegni
ai figli uno strumento tecnologico di qualunque natura, lì stabilisci un equilibrio di potere basato sul
“prendere o lasciare”, vale a dire si pone la condivisione della password per usare il dispositivo come
condizione per poterlo tenere. Ciò non vuol dire intromettersi nel loro privato, ma semplicemente stabilire un
maggiore controllo con cui poter captare eventuali segnali, soprattutto in età molto giovane, oltre a stabilire
un forte rapporto di fiducia. Questo diviene di sicuro più difficile nel momento in cui diventano adolescenti.
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Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
Giuseppe Recchi
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SB: Si è parlato del nuovo atto costitutivo dei diritti relativo a Internet in corso qui in Italia, vogliamo
approfondire? Che cosa significa questo per l’Italia e quale impatto potrà avere non solo sul Paese,
ma anche sulla sua compagnia?
GR: Ritengo che sia dove la partnership tra pubblico e privato funzioni al meglio. Questo atto costitutivo è
stato proposto dal Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, e dovrebbe diventare presto
costituzionale. Trovo che si tratti di un’idea molto intelligente, in quanto arriva direttamente dal comparto
regolatore che stabilisce finalmente i diritti e i doveri dei cittadini: tra i diritti figura l’educazione e l’istruzione
all’uso della tecnologia in ogni sua forma, mentre tra i doveri vi sono quelli istituzionali di stabilire le norme e
quelli dei cittadini di rispettarle. Se ci soffermiamo a pensarci, ogni minuto si fanno 4,3milioni di ricerche su
Google, 2,5milioni di contatti su Facebook e 350.000 immagini sono scambiate attraverso Whatsapp. Con
queste dimensioni nelle interazioni i rischi diventano esponenziali, come il bullismo, le molestie sessuali ed
altri ancora. Perciò, ancora una volta, avere delle regole stabilite è di fondamentale importanza. La Polizia
Postale oggi in Italia è il reale tutore dell’ordine: per ogni problema che si riscontra ci si rivolge a loro, perciò
tale situazione ha la necessità di diventare governativa e non gestita privatamente.
13
SB: Dunque, siamo qui per osservare i trend globali, ma anche per supportare l’idea della creazione
di una strategia nazionale per la sicurezza online in Italia. Cosa pensa serva per il suo Paese al fine
di creare una tale strategia?
GR: Serve attuare i programmi e istituire una efficace comunicazione, perché tutto ciò che si fa è inutile se
non viene comunicato. Questo convegno infatti si è dimostrato molto importante, così come la presenza di
giornalisti che possano diffonderne il messaggio, perché c’è bisogno di informazione, dato che oggi tutto
questo sembra appartenere ad un’altra dimensione. Pensiamo alla minaccia dei malware e dei virus: se
dovessi chiedere alla gente comune quel è l’ultimo di cui si ricordano probabilmente nominerebbero il
Millennium Bug, ma la realtà è che siamo minacciati da un tipo diverso di virus ogni due giorni e questo va
contrastato. La gente, tuttavia, non ne è informata. La minaccia principale al giorno d’oggi riguarda la cyber-
security: ogni cosa può essere hackerata oggi, persino le auto senza autista automatiche: in tale ottica in
Telecom Italia abbiamo creato una squadra di “supereroi” che noi chiamiamo “cybermen”, ovvero 90 esperti
in grado di capire cosa accade nella dimensione digitale, valutarne i rischi e trovare una modalità di
risoluzione. Basandosi sulla loro competenza e sul nostro network – contiamo 30milioni di clienti nella
telefonia mobile e
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Giuseppe Recchi
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12milioni in quella fissa – stanno cercando un provvedimento che andrà in un secondo momento
consegnato allo Stato per essere messo a disposizione della popolazione, poiché più i rimedi si rendono
pubblici, maggiore sarà la loro efficacia.
SB: Quali sono le sue visioni e le sue speranze? Intendo nell’arco di 2 o 3 anni, in che direzione
prevede che andrà questo immenso investimento che Telecom Italia e il Governo stanno attuando
per portare la banda larga alla gente, nelle loro case e nelle scuole, in termini di sicurezza online?
Dove crede potrà arrivare la sua società e l’Italia nei prossimi 2 o 3 anni?
GR: Credo che saremo in cima. Come si evince dalla ricerca molti dei nostri ragazzi sono esposti a rischi
virtuali tramite l’uso dello smartphone. L’Italia risulta particolarmente esposta considerando l’alto tasso di
navigazione eseguita tramite i dispositivi mobili (in Italia la navigazione tramite dispositivi mobili ammonta al
20%, contro il 9% del resto d’Europa) e i ragazzi rischiano di risentirne. Questo è il principale motivo per cui
con Telecom Italia stiamo attuando questo piano di educazione digitale a partire proprio dalle scuole, in
modo da poter penetrare nelle fasce di età maggiormente a rischio, consentendo loro di essere, in futuro,
degli adulti molto più consapevoli di quelli che siamo noi oggi. Poiché imparano così in fretta, nell’arco di
soli cinque anni vedremo il mondo completamente cambiato.
SB: Mi trovo d’accordo con lei: la mia speranza è che i figli dei nostri figli staranno ancora meglio. I
nostri figli sapranno difendere molto meglio i ragazzi dai rischi online, parlando con loro, usando il
parental control e, si spera, rappresentando un ottimo modello digitale per i propri figli. Ci
auguriamo il meglio per le prossime generazioni, anche se, chissà dove arriverà la tecnologia nei
prossimi decenni.
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Giuseppe Recchi
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Giuseppe Recchi - Global trends in online safety, creating a national framework

  • 1. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework GRUPPO TELECOM ITALIA FOSI 2015 Roma, 16 settembre 2015 Roma Giuseppe Recchi
  • 2. 2 Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Intervista a Giuseppe Recchi, Presidente di Telecom Italia, con Stephen Balkam, CEO di FOSI (Family Online Safety Institute), in occasione dell’evento sul tema «Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework». Fonte: Gruppo Telecom Italia Link: https://www.youtube.com/watch?v=3J-CRxO8DIs&index=2&list=PLtsqZbkrGcd1oULvr3I_0Xf3fwXQ3kUKB Data: 16 settembre 2015 Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi
  • 3. 3 Stephen Balkam: È con grande piacere che do il benvenuto su questo palcoscenico all’Ing. Recchi, grazie per essere qui. Desidero ringraziarla da parte del Family Online Safety Institution per il supporto dato dalla vostra società a questa iniziativa, ma anche per il suo coinvolgimento personale, per essere qui fisicamente oggi. So che avete osservato questa conferenza attentamente e che siete entusiasti riguardo ai suoi esiti. Abbiamo ascoltato degli ottimi professionisti qui oggi e vorrei menzionare il Ministro Giacomelli, con cui stavo parlando poco fa e il quale sostiene: “La fibra da sola non può produrre magia. Abbiamo bisogno di servizi ed istruzione”, all’interno del contesto di un piano nazionale per la diffusione della banda larga. Può iniziare parlandoci degli incredibili investimenti che Telecom Italia sta operando relativamente alla banda larga ad alta velocità e, inoltre, in relazione al progetto educativo? Giuseppe Recchi: Grazie ancora per avermi invitato. Certo: credo sia stata un’occasione fantastica poter sentire il Ministro Giacomelli esprimere apprezzamento per lo sforzo che stiamo compiendo e ringraziamo il Governo italiano, perché tale sforzo si rivela molto più efficace in quanto operato all’interno di una partnership tra pubblico e privato. C’è il bisogno di infrastrutture, soprattutto per ciò che riguarda la linea via cavo e quindi la banda larga per le case e per gli uffici dove va incrementata. Stiamo lavorando in questo senso e per il miglioramento del livello di banda larga sulle linee mobili che abbiamo attualmente, nonostante siano competitive con il resto d’Europa. Questo si traduce in un piano di investimenti di 10miliardi di euro in 3 anni. Questo tipo di investimento non è mai stato così grande né all’interno di Telecom Italia, né all’interno dell’intero comparto industriale italiano, soprattutto nel settore delle infrastrutture. Per avere successo in tale settore bisogna avere il business plan giusto e la regolamentazione legislativa che consenta di prevedere i rischi e di stimare l’ammontare di guadagno dell’investimento. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 4. 4 Il capitale arriva di conseguenza. Il governo, e in particolare il Ministro Giacomelli, si sono rivelati dei grandi sostenitori della creazione di questo piano strategico, che è davvero vasto considerando il fatto che è stato creato intorno ad una domanda reale di rete Internet e di banda larga. Per la realizzazione di ogni tipo di infrastruttura, sia finanziata da capitale privato che pubblico, ciò di cui si ha bisogno è un ritorno economico e per ottenerlo è necessaria la domanda, perciò incoraggiare la domanda è l’ulteriore parte dell’impegno. Per creare domanda c’è bisogno di una cultura digitale che possa rendere l’Italia in grado di riconoscere il gap esistente nei confronti del resto d’Europa. Per fare un esempio solo il 20% degli Italiani ricorre all’e- commerce, in confronto al 47% degli altri paesi europei, mentre l’utilizzo del computer si attesta a solamente un terzo paragonato alla media europea. Siamo dunque meno digitali ed il motivo è che non è mai stata introdotta una vera regolamentazione legislativa che stabilisse un programma nell’utilizzo della tecnologia digitale. Il soggetto che maggiormente può implementare la domanda è la Pubblica Amministrazione, perché essendo un servizio per i cittadini, se le sue funzioni fossero di matrice digitale, allora saremmo tutti forzati ad usare tale tecnologia. Non è solo una questione di quanto traffico si produce, bensì di portare ognuno di noi ad accogliere il digitale come stile di vita. E questo ha inizio all’interno della scuola. Oggi l’imperativo per i ragazzi è saper destreggiarsi nel mondo digitale, così come ai miei tempi lo era conoscere l’inglese, poiché si tratta del nuovo linguaggio che consente di aprire gli orizzonti e di non perdere occasioni che vanno invece prese. In questo modo si penetra la cultura di tutto il Paese. Perciò nel nostro impegno facciamo tutto ciò che è possibile per diffondere i vantaggi del digitale, ma anche i suoi pericoli, perché se conosci lo strumento sai come usarlo e lo utilizzi in maniera sicura. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 5. 5 SB: Ascoltare il Ministro dello Sviluppo Economico è stato davvero utile, ma so che anche il Ministro all’Istruzione sarebbe dovuto intervenire oggi, impossibilitato da impegni concomitanti, perciò chiedo a lei riguardo al progetto educativo di cui il Ministro Giacomelli ha accennato poco fa. GR: La gran parte del programma è già stato illustrato da Marcella Logli in precedenza, ma per dirlo in una parola, non si tratta solo di fornire gli strumenti, ma anche la capacità di imparare, perciò più gli strumenti tecnologici vengono utilizzati dal sistema scolastico, più la domanda cresce. Diviene in tal modo fondamentale istruire gli insegnanti, i quali per via della loro appartenenza generazionale non hanno la stessa confidenza dei loro studenti con gli strumenti digitali. La pubblica amministrazione, come dicevo, costituisce un obiettivo di digitalizzazione e stiamo intervenendo anche in questo campo, grazie ad una iniziativa che ci è stata proposta, ovvero di fornire a circa 8.500 comuni italiani un esperto digitale, da noi finanziato, che affiancasse il sindaco. Questa figura , infatti, non prevede all’interno delle proprie competenze la conoscenza del digitale, però essendo stato eletto e conoscendo il comune, rappresenta la figura ideale per la diffusione della cultura digitale. A tale progetto hanno aderito numerosi volontari, i quali formano un esercito di esperti che contribuisce a portare questa conoscenza all’interno della società. Sono iniziative allo stadio iniziale, ma che hanno potenziale di crescita molto rapido e i cui effetti diverranno tangibili a breve. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 6. 6 SB: La sua società è stata molto coinvolta con l’Expo di Milano e mi stavo chiedendo: cosa pensa che si potrà trarre da questa esperienza? Mi pare di capire che vi sia anche il progetto di utilizzare il sito – al termine della manifestazione – come base strategica per le startup: cosa spera si tragga dall’Expo? GR: Per noi l’Expo è stato un vero laboratorio sperimentale. L’afflusso di gente è incredibile e altrettanto la complessità della logistica, per cui abbiamo fornito 3milioni di euro di sponsorizzazioni ed implementato la rete, sia fissa che mobile, cosa che ci ha dato l’occasione di sperimentare cosa significa la gestione di una grande quantità di dati. Grazie a questo ammontare di persone che partecipano utilizzando il proprio smartphone abbiamo non solo di fornito la connettività, ma anche raccolto un’incredibile quantità di dati sugli spostamenti e sulle scelte logistiche degli utenti, destinati ad essere trasferiti nella fase di data analysis, utile per formare il più vasto concetto di smart city. Si può affermare, infatti, che quella dell’Expo sia stata la prima vera esperienza, seppur piccola, di smart city italiana. Perciò dalla manifestazione trarremo l’esperienza, la tecnologia, oltre a programmare di predisporre, come si diceva, il sito per le startup impegnate nel progetto delle smart city in generale. In tema di startup, noi di Telecom Italia abbiamo fondato una piattaforma di finanziamento denominata TIM #WCAP Accelerator, con la quale forniamo alle startup i fondi e le strutture per far crescere i loro progetti. Da questa iniziativa è nata TIM Ventures, la quale permette, in piccole dosi, di investire nelle realtà imprenditoriali nascenti. L’idea, quindi, non è quella di fare soldi come investitori, bensì di essere l’investitore di riferimento in grado di comprendere la natura del business e, perciò, di aiutare le startup a svilupparsi il prima possibile. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 7. 7 SB: Da ciò che vedo l’enfasi viene posta sulla capacità di codificare, persino nelle classi di scuola. La vostra speranza risiede nel fatto che, con l’espansione della banda larga e con un maggiore utilizzo della tecnologia nell’istruzione, si crei una sorta di generazione nascente di imprenditori futuri? In altre parole: arricchire i ragazzi di oggi per far sviluppare loro uno spirito imprenditoriale nel futuro? GR: Ha appena toccato il prossimo punto nello sviluppo delle nostre attività collaterali. Per noi non si tratta semplicemente di intraprendere un investimento nelle idee altrui, è qualcosa di più profondo. Intendiamo sviluppare la cultura della imprenditorialità nei nostri ragazzi. Per fare un esempio, ai miei tempi la scuola puntava a far imparare e sviluppare competenze, affinché si riuscisse a trovare un impiego all’interno di un’azienda, perché questo era il modello di istruzione. Nessuno mi ha mai insegnato come diventare imprenditore e in Italia non si trova questo tipo di programma all’interno di nessuno dei livelli scolastici – forse solo in alcuni specifici corsi di determinate università. L’imprenditorialità è un lascito che deve essere accolto sin dalla giovane età, uno spirito che ha bisogno di essere sviluppato ed incoraggiato. Solo prendendo confidenza con le diverse realtà si riesce a metterle in pratica. Cito un vasto movimento, di cui molti saranno a conoscenza, chiamato “The Makers”, ovvero una comunità di persone che, al pari di ciò che praticavano negli anni Sessanta, vale a dire implementare le proprie capacità imprenditoriali tramite conoscenze meccaniche, sviluppano oggi allo stesso modo la tecnologia digitale. Questo tipo di approccio favorisce la crescita di una classe di imprenditori che rappresenta, secondo la mia opinione, l’ingrediente chiave per un mercato ed una società in crescita. Esiste un ulteriore punto per cui il digitale può rivelarsi di grande utilità, ovvero la trasparenza. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 8. 8 Come cittadini spesso avanziamo proteste nei confronti della pubblica amministrazione, poiché le attività e la gestione economica risultano molto spesso non chiare. In tale senso la visibilità che si può ottenere grazie alla tecnologia digitale può portare ad una maggiore trasparenza rendendoci consapevoli di ciò che accade all’interno delle istituzioni. A discapito di qualunque tipo di soluzione, al fine di far funzionare meglio determinate procedure, il modo più veloce è quello di renderle visibili. In questo modo ognuno ha visibilità su questioni differenti, come la corruzione, la sicurezza e così via. Proprio queste sono le prossime tappe che Marcella Logli ed io intendiamo intraprendere tra le iniziative di Corporate Shared Value, le quali richiedono molto lavoro e denaro, ma i cui effetti e realizzazioni possono dimostrarsi davvero consistenti. SB: Un esempio eccellente di trasparenza si trova in Spagna, dove, mi è stato raccontato, il sindaco di un paese locale ha deciso di condurre tutte le procedure via Twitter, perciò per ogni problema il cittadino può inviare un tweet al sindaco, il quale a sua volta spedisce un tweet ai propri collaboratori, consentendo ad ognuno di avere una copia. Una sorta di scambio istantaneo tra cittadini, sindaco ed il suo staff. Pensa che tale procedura sia realizzabile in Italia? GR: Assolutamente sì, trovo che sia una soluzione fantastica che dovrebbe essere adottata da qualunque sindaco. Se fossi sindaco credo che installerei addirittura una videocamera nel mio ufficio, affinché mi si vedesse all’opera e venissero fugate molte polemiche e critiche che spesso si creano intorno all’effettiva attività delle istituzioni. Proprio questo tipo di soluzioni, io credo, saranno sempre maggiormente utilizzate a livello globale, al fine di migliorare l’efficienza del sistema. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 9. 9 SB: La sua compagnia è molto attiva in America Latina, in quanto secondo provider di tecnologia wireless in Brasile. Ha riscontrato differenze tra l’Italia e paesi quali Brasile ed Argentina? GR: Ogni paese ha le proprie abitudini, usi e costumi. Il Brasile si posiziona come quarto tra i maggiori mercati del mondo e lì Telecom Italia si attesta, come giustamente diceva lei, come secondo operatore, perciò abbiamo una base di utenza di 70milioni di persone in quanto compagnia mobile, ma molto deve essere ancora fatto. Vi sono degli strumenti che diverranno davvero globali, ad esempio il nuovo modello di smartphone che Samsung intende realizzare, perciò la dimensione sarà davvero globale. Tale dimensione provoca una spinta alla necessità di tecnologia, la quale si riflette a sua volta nella necessità di investimenti. Il problema di Telecom Italia è la dimensione di tali investimenti, i quali devono essere condotti in maniera oculata: bisogna fornire le giuste infrastrutture per le giuste necessità. Costruendo infrastrutture non necessarie si corre il rischio di creare un danno irreparabile, con il pericolo di non riuscire a coprire i costi. Il Brasile sta sviluppando solo ora il 4G, il che vuol dire che sono leggermente in ritardo in termini di tecnologia. La più grande differenza a cui si assiste, in ogni caso, è quella tra Stati Uniti ed Europa. Ricordo che circa quindici anni fa il livello tecnologico e di connettività degli Stati Uniti era leggermente inferiore rispetto a quella dell’Europa, dove la tecnologia GSM funzionava davvero bene, mentre in America la linea cadeva spesso con gli apparecchi ingombranti dell’epoca. Nell’arco degli ultimi quindici anni, però, sono arrivati addirittura a superare i livelli europei: sono riusciti a capire di aver scelto il percorso sbagliato, così hanno cambiato la propria tecnologia e liberalizzato il mercato. Il risultato è che oggi in Europa ci sono 116 compagnie telefoniche concorrenti fra di loro, mentre negli USA ce ne sono solo quattro. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 10. 10 Il processo di investimento si sviluppa in tal senso. Il punto che sto cercando di raggiungere è: un’efficace normativa legislativa ha un impatto reale sul Paese ed è ciò che il nostro Governo sta cercando di attuare con il proprio piano di investimento, ovvero cercare di implementare la diffusione della banda ultra larga alla velocità necessaria. SB: In precedenza abbiamo toccato l’argomento del digital divide, ma cosa si può dire del divario culturale e generazionale tra genitori e figli? Anche in Italia i figli sono ad uno stadio di conoscenza digitale superiore rispetto ai genitori, che devono riuscire a stare al loro passo? GR: Lo vedo in casa mia! Io da padre cerco di stare al passo dei miei figli in tal senso, perciò cerco di passare il maggior tempo possibile in loro compagnia, cercando di imparare da loro. La velocità con cui apprendono è impressionante, soprattutto perché imparano facendo: non hanno bisogno di spiegazioni. Da adulti la mente è rinchiusa all’interno di schemi e abbiamo bisogno di passare tramite istruzioni per imparare qualcosa di nuovo, mentre i ragazzi semplicemente saltano in questo mare e vi nuotano. Questo ci pone di fronte alla necessità di soddisfare la necessità di rete per le famiglie intere, arrivare nelle loro case e fornire sufficiente connettività per permettere ai vari componenti di utilizzare la rete per scopi differenti nello stesso momento: per lavorare, per guardare la televisione in HD, mentre magari si gioca online o si guarda un film, oppure ancora si fanno acquisti online tramite l’e-commerce. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 11. 11 SB: Lei ha regole in casa sua su cosa i suoi figli possono o non possono fare online? GR: Sì, le ho. La mia prima regola riguarda i videogames, a cui non si può giocare in settimana dopo cena, ma solo nei weekend. Inoltre, avendo tutti i miei figli un telefono cellulare, uso quest’ultimo come moneta di scambio affinché si comportino bene: al primo atteggiamento sbagliato il cellulare viene confiscato e devo dire che funziona davvero. SB: Da genitore, quale consiglio si sente di dare ai numerosi genitori che si chiedono come poter esercitare controllo sulla tecnologia dei figli? GR: Ne ho solamente uno, che risulta inoltre abbastanza difficile da far rispettare, ovvero stabilire una sorta di negoziazione dove i genitori devono riuscire a restare sufficientemente forti: nel momento in cui consegni ai figli uno strumento tecnologico di qualunque natura, lì stabilisci un equilibrio di potere basato sul “prendere o lasciare”, vale a dire si pone la condivisione della password per usare il dispositivo come condizione per poterlo tenere. Ciò non vuol dire intromettersi nel loro privato, ma semplicemente stabilire un maggiore controllo con cui poter captare eventuali segnali, soprattutto in età molto giovane, oltre a stabilire un forte rapporto di fiducia. Questo diviene di sicuro più difficile nel momento in cui diventano adolescenti. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 12. 12 Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework SB: Si è parlato del nuovo atto costitutivo dei diritti relativo a Internet in corso qui in Italia, vogliamo approfondire? Che cosa significa questo per l’Italia e quale impatto potrà avere non solo sul Paese, ma anche sulla sua compagnia? GR: Ritengo che sia dove la partnership tra pubblico e privato funzioni al meglio. Questo atto costitutivo è stato proposto dal Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, e dovrebbe diventare presto costituzionale. Trovo che si tratti di un’idea molto intelligente, in quanto arriva direttamente dal comparto regolatore che stabilisce finalmente i diritti e i doveri dei cittadini: tra i diritti figura l’educazione e l’istruzione all’uso della tecnologia in ogni sua forma, mentre tra i doveri vi sono quelli istituzionali di stabilire le norme e quelli dei cittadini di rispettarle. Se ci soffermiamo a pensarci, ogni minuto si fanno 4,3milioni di ricerche su Google, 2,5milioni di contatti su Facebook e 350.000 immagini sono scambiate attraverso Whatsapp. Con queste dimensioni nelle interazioni i rischi diventano esponenziali, come il bullismo, le molestie sessuali ed altri ancora. Perciò, ancora una volta, avere delle regole stabilite è di fondamentale importanza. La Polizia Postale oggi in Italia è il reale tutore dell’ordine: per ogni problema che si riscontra ci si rivolge a loro, perciò tale situazione ha la necessità di diventare governativa e non gestita privatamente.
  • 13. 13 SB: Dunque, siamo qui per osservare i trend globali, ma anche per supportare l’idea della creazione di una strategia nazionale per la sicurezza online in Italia. Cosa pensa serva per il suo Paese al fine di creare una tale strategia? GR: Serve attuare i programmi e istituire una efficace comunicazione, perché tutto ciò che si fa è inutile se non viene comunicato. Questo convegno infatti si è dimostrato molto importante, così come la presenza di giornalisti che possano diffonderne il messaggio, perché c’è bisogno di informazione, dato che oggi tutto questo sembra appartenere ad un’altra dimensione. Pensiamo alla minaccia dei malware e dei virus: se dovessi chiedere alla gente comune quel è l’ultimo di cui si ricordano probabilmente nominerebbero il Millennium Bug, ma la realtà è che siamo minacciati da un tipo diverso di virus ogni due giorni e questo va contrastato. La gente, tuttavia, non ne è informata. La minaccia principale al giorno d’oggi riguarda la cyber- security: ogni cosa può essere hackerata oggi, persino le auto senza autista automatiche: in tale ottica in Telecom Italia abbiamo creato una squadra di “supereroi” che noi chiamiamo “cybermen”, ovvero 90 esperti in grado di capire cosa accade nella dimensione digitale, valutarne i rischi e trovare una modalità di risoluzione. Basandosi sulla loro competenza e sul nostro network – contiamo 30milioni di clienti nella telefonia mobile e Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework
  • 14. 14 12milioni in quella fissa – stanno cercando un provvedimento che andrà in un secondo momento consegnato allo Stato per essere messo a disposizione della popolazione, poiché più i rimedi si rendono pubblici, maggiore sarà la loro efficacia. SB: Quali sono le sue visioni e le sue speranze? Intendo nell’arco di 2 o 3 anni, in che direzione prevede che andrà questo immenso investimento che Telecom Italia e il Governo stanno attuando per portare la banda larga alla gente, nelle loro case e nelle scuole, in termini di sicurezza online? Dove crede potrà arrivare la sua società e l’Italia nei prossimi 2 o 3 anni? GR: Credo che saremo in cima. Come si evince dalla ricerca molti dei nostri ragazzi sono esposti a rischi virtuali tramite l’uso dello smartphone. L’Italia risulta particolarmente esposta considerando l’alto tasso di navigazione eseguita tramite i dispositivi mobili (in Italia la navigazione tramite dispositivi mobili ammonta al 20%, contro il 9% del resto d’Europa) e i ragazzi rischiano di risentirne. Questo è il principale motivo per cui con Telecom Italia stiamo attuando questo piano di educazione digitale a partire proprio dalle scuole, in modo da poter penetrare nelle fasce di età maggiormente a rischio, consentendo loro di essere, in futuro, degli adulti molto più consapevoli di quelli che siamo noi oggi. Poiché imparano così in fretta, nell’arco di soli cinque anni vedremo il mondo completamente cambiato. SB: Mi trovo d’accordo con lei: la mia speranza è che i figli dei nostri figli staranno ancora meglio. I nostri figli sapranno difendere molto meglio i ragazzi dai rischi online, parlando con loro, usando il parental control e, si spera, rappresentando un ottimo modello digitale per i propri figli. Ci auguriamo il meglio per le prossime generazioni, anche se, chissà dove arriverà la tecnologia nei prossimi decenni. Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework Giuseppe Recchi Global Trends in Online Safety: Creating a National Framework