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Le concessionarie
telefoniche
1925-1964
Indice
Voci
Le cinque concessionarie 1
STIPEL 1
TELVE 5
Timo - Telefoni Italia Medio Orientale 9
Teti (azienda) 12
Società Esercizi Telefonici 13
Le dorsali telefoniche 16
Azienda di Stato per i servizi telefonici 16
I servizi cable 18
Italcable 18
La capogruppo finanziaria 20
STET 20
Note
Fonti e autori delle voci 23
Fonti, licenze e autori delle immagini 24
Licenze della voce
Licenza 25
1
Le cinque concessionarie
STIPEL
STIPEL - Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda
Stato  Italia
Fondazione 10 giugno 1924 a Torino
Chiusura 1964
Sede principale Torino
STIPEL - Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda fu una società telefonica che operò tra il
1925 e il 1964 nelle province delle attuali regioni Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia.
Storia
Cartina concessionarie
Origini
Fondata a Torino il 10 giugno 1924 con il nome di STEP -
Società Telefonica Piemontese da un gruppo di imprenditori, nel
luglio 1925 si aggiudicò la concessione dell'esercizio telefonico
per la prima delle cinque zone in cui lo Stato aveva suddiviso il
territorio, corrispondente alle regioni di Valle d'Aosta, Piemonte
e Lombardia.
[1]
.
Non essendo in possesso delle risorse finanziarie necessarie
all’aumento di capitale minimo che il governo richiedeva, vale a
dire 50 milioni di lire, venne richiesto un aiuto alla società
finanziara Alta Italia per poter partecipare all'asta. Di fatto
controllata da SIP, questa non appena vinta la gara prese il pieno
controllo della società, cambiandone il nome in STIPEL ed
elevando il capitale sociale a 100 milioni di lire con un
contributo di 75 milioni di lire.
Il CdA di STIPEL si insediò ufficialmente a Milano il 1º luglio
1925; tra i consiglieri si trovava anche il presidente di FIAT,
Giovanni Agnelli
[2]
SIP
L’impronta di SIP nella nuova società, concessionaria della zona più popolosa, si vide con l'esclusione immediata
dell’Ing. Zangelmi e l’affidamento delle cariche di consigliere delegato e direttore generale a Gian Giacomo Ponti,
uomo di punta del gruppo SIP. Sembra che l’intenzione di SIP fosse seguire da vicino la neonata STIPEL nel settore
telefonico, di recente sviluppo. Scelta che fu resa ancor più evidente dalla rapidità con cui la neonata STIPEL
procedette all’assorbimento dei concessionari preesistenti sul territorio e all’acquisizione degli apparati ceduti dallo
stato. Quest'acquisizione poteva dirsi completata già nel 1926, ma permasero molti problemi dovuti alla loro
STIPEL 2
obsolescenza e alle diverse tecnologie utilizzate dai precedenti concessionari e dal gestore statale.
[3]
Acquisizione degli impianti e organizzazione interna
Chiosco STIPEL stazione Torino
STIPEL si trovò fin dall'inizio ad affrontare il
problema della consistente spesa per
l’indispensabile ammodernamento degli apparati
telefonici acquisiti, i quali non erano idonei a
fornire un servizio adeguato, risultando spesso
non compatibili con la tecnologia utilizzata
dall’azienda.
Un altro problema che STIPEL dovette ben
presto affrontare fu l’esigenza di coagulare le
diverse strutture organizzative, in particolare
quella delle strutture ex statali, in un unico
sistema simile a quello adottato da SIP.
[4]
Anche in questo caso (come già accennato in
precedenza parlando di Gian Giacomo Ponti),
STIPEL procedette abbastanza velocemente, ottenendo buoni risultati con strategie atte a creare affiatamento nel
gruppo o ricorrendo all’allontanamento di dirigenti ritenuti inamovibili.
Dal punto di vista tecnico si procedette subito alla bonifica e al raggruppamento delle piccole reti in un unico centro
principale, rendendo disponibili più collegamenti e migliorando di conseguenza il servizio. Seguì l’ampliamento dei
collegamenti nelle vecchie, obsolete, centrali telefoniche ex statali, sostituendo quelle inefficienti e creandone di
nuove, automatiche e semiautomatiche. Furono ampliati i servizi telefonici; si interrarono le vecchie linee aeree ed
infine si crearono nuovi impianti, se necessario, nei comuni non ancora raggiunti dalla rete telefonica. Radicali
furono le scelte anche dal punto di vista organizzativo della società, che venne divisa in tre reparti direttivi affiancati
da una segreteria generale: il primo tecnico, il secondo amministrativo ed il terzo commerciale.
[5]
Il territorio fu suddiviso in undici esercizi, alcuni dei quali ripartiti in zone più piccole, con una propria autonomia
operativa, ma comunque sotto stretto controllo della direzione generale.
Pubblicità STIPEL
Nei primi anni trenta, STIPEL promosse una campagna per
la diffusione degli apparecchi telefonici pubblici a gettone,
spesso accompagnati da iniziative per facilitarne l'uso - per
esempio, l'introduzione di tabelle segnaletiche luminose
poste sopra agli apparecchi.
[6]
La prima cabina telefonica in
strada fu poi installata proprio da STIPEL il 10 febbraio
1952, a Milano, in Piazza San Babila.
Indebitamento
Venne costituito un apposito ufficio immobiliare per
l’individuazione di immobili atti alle esigenze delle nuove
centrali, impianti e sedi di lavoro richiesti dalle nuove
tecnologie e dai progetti di futuri ampliamenti.
Grazie alle innovazioni tecniche introdotte, alla nuova struttura organizzativa, ed ai capitali ottenuti grazie alla Banca
Commerciale Italiana, in breve tempo STIPEL raggiunse traguardi importanti, portando il numero di utenti da
43.307 a 77.744 dal 1925 al 1928.
[7]
L'incremento dell'utenza fu reso possibile anche dalla realizzazione, da parte dei
tecnici STIPEL, del telefono duplex, il quale si diffonderà soprattutto negli anni seguenti.
STIPEL 3
Nonostante il notevole incremento degli abbonati, l’ambizioso piano di riammodernamento dell'azienda, gli onerosi
investimenti in campo elettrico di SIP, le operazioni finanziarie di Ponti e Panzarasa, le onerose partecipazioni in
società minori per ragioni di scambio con il regime, esposero la società a debiti ed obbligazioni. Un indebitamento
che diventò ingente per la società - con la seguente rivalutazione della lira, prima, e la crisi finanziaria del 1930, poi.
Epilogo
Prima cabina STIPEL
Nel 1930 IRI acquisì SIP. STIPEL fu quindi scorporata
dal gruppo elettrico, insieme a TELVE e a TIMO, ed
entrò in STET, la finanziaria del settore telefonico,
fondata nel 1933 da IRI.
A seguito del Decreto Legge del 17 novembre 1938 del
governo Mussolini, il cui articolo 13 vietava alle persone
ebree di lavorare alle dipendenze di enti pubblici, aziende
statali e parastatali, il 1º maggio 1939 furono licenziati 14
dipendenti STIPEL.
[8]
A guerra terminata, uno di questi
dipendenti ricorse alle vie legali per essere riassunto. Il
processo si concluse il 24 febbraio 1948, con una
sentenza della Cassazione che obbligò la società alla
riassunzione del lavoratore, tuttavia senza il diritto né
all'indennità di anzianità per il periodo di estromissione,
né al ritorno nella posizione specifica precedentemente
occupata.
[9]
Durante il secondo conflitto mondiale, in particolare l'8
settembre 1943, si costituì un gruppo di partigiani in STIPEL, il quale perse però nel giro di pochi mesi i propri capi
(arrestati o fucilati) - per riprendere vita un anno più tardi, a stretto contatto con i movimenti partigiani di Matteotti.
Il gruppo attivo a Milano si occupava soprattutto delle intercettazioni delle comunicazioni tra i comandi fascisti; il
gruppo piemontese, invece, si occupava principalmente di creare piccoli sabotaggi alle linee, per causare guasti.
Erano i tecnici più preparati ad eseguire queste azioni, sapendo anche come ripararli in seguito il più velocemente
possibile.
[10][11]
Nel 1964 STIPEL e le altre quattro concessionarie, TELVE, TIMO, TETI e SET, si fusero per essere incorporate
nella nuova SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico, cessando così di esistere.
Note
[1]
[1] Eugenio Occorsio. Reti: quali regole? La questione-base dello sviluppo italiano, p. 121. Baldini Castoldi Dalai Editore, 2007
[2] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/verbale%20Stipel%201925_0.pdf (primo verbale CdA STIPEL – 1925)
[3] Società | archiviostorico.telecomitalia.com (http://www.archiviostorico.telecomitalia.com/guida-all-archivio-storico/società)
[4] http://www.storiaindustria.it/repository/fonti_documenti/biblioteca/testi/Testo_SIP-Telecom_Storia.pdf (Chiara Ottaviano - p1-2)
[5] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/centrali%20urbane%201925-1963.pdf (incremento automatizzazione centrali
urbane 1925-1963, cinque concessionarie)
[6] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/pubblicità%20luminosa%20Stipel.pdf
[7] “Sincronizzando”, anno V, n12, 1926 , p581-584 (http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/
assemblea%20Stipel%201926.pdf)
[8] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/discriminazioni%20stipel%201938.pdf (verbale CdA 25 novembre 1928)
[9] Discriminazioni razziali e di genere | archiviostorico.telecomitalia.com (http://archiviostorico.telecomitalia.com/italia-al-telefono-oltre/
società-storia/grande-storia/seconda-guerra-mondiale/discriminazioni-razzia)
[10] http://www.archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/Carte%20del%20fondo%20Goi.pdf (trascrizioni manuali
intercettazioni telefoniche 23 febbraio-3 marzo 1945. Fondo Aldo Goi)
[11] http://www.museotorino.it/resources/pdf/books/546/files/assets/downloads/page0310.pdf
STIPEL 4
Bibliografia
• 1999 - Storia delle telecomunicazioni italiane e della Sip 1964-1994 / Renato Abeille; introduzione di Piero
Brezzi. Franco Angeli editore
• 1993 (2ª edizione) SIP: impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane / Bruno Bottiglieri. Franco
Angeli editore
• Antinori Albino: Le Telecomunicazioni Italiane 1861 -1961, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1963.
• Bianucci Piero: Il Telefono, la tua voce, Firenze, Vallecchi, 1978.
• Bottiglieri Bruno: SIP Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano, Franco Angeli, 1990.
• Brezzi Piero: L’industria elettronica e l’Italia: necessità di un piano nazionale dell’elettronica, Roma, Editori
Riuniti, 1978.
• Caligaris Giacomina: L'industria elettrica in Piemonte dalle origini alla prima guerra mondiale, Bologna, Il
Mulino, 1993.
• Carli Guido: Intervista sul capitalismo Italiano, Roma-Bari, Laterza, 1977.
• Castagnoli Adriana: La crisi economica degli anni trenta in Italia: il Caso della SIP, in «Rivista di Storia
Contemporanea» Luglio, 1976.
• Castagnoli Adriana: Il passaggio della SIP all' IRI in Storia dell'industria elettrica in Italia, Vol. 3**, Espansione
e oligopolio (1926-1945) (a cura di G. Galasso), Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 595-642.
• Castronovo Valerio: L’industria Italiana dall’800 ad oggi, Milano, Mondatori, 1980. Molteni Francesco: Le
concessioni Postali e di Telecomunicazioni, Milano, A. Giuffrè, 1960.
• Pavese Claudio: Il processo di elettrificazione tra ottocento e novecento, in Vincenzo Ferrone (a cura di Torino
energia), Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 2007.
• Zamagni Vera: Dalla periferia al Centro: la seconda rinascita economica dell’Italia, Bologna, Il Mulino, 1990.
Altri progetti
• Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri
file su STIPEL (http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Stipel?uselang=it)
• Questa voce è inclusa nel libro di Wikipedia Concessionarie telefoniche. formato epub (http://www.
wikilibri.it/concessionarietelefoniche.epub)
Portale Aziende Portale Economia
Portale Telefonia Portale Telematica
TELVE 5
TELVE
TELVE Società Telefonica delle Venezie
Stato  Italia
Fondazione 6 marzo 1923 a Venezia
Fondata da Uberto Cattaneo,
Cesare Calandri,
Giuseppe Lacchin,
Giuseppe Amadio,
Roberto Carsana,
Giuseppe Zanchi.
Chiusura 1964
Sede principale Venezia
TELVE fu un'azienda italiana fornitrice di servizi telefonici nel Triveneto. Fu costituita nel 1923, a Venezia, sotto il
nome di Società anonima telefonica veneta, da un gruppo di industriali di differenti società telefoniche. Nel 1924
modificò la sua ragione sociale in TELVE - Società Telefonica delle Venezie.
[1]
Storia
Premesse
Nel settembre 1923, in seguito alla profonda crisi istituzionale del settore telefonico e alle sempre più pressanti
propensioni privatistiche post-belliche, il governo Mussolini decise di affidare a più concessionarie private la
gestione della telefonia italiana.
Con il decreto Regio 24 del settembre 1923, il governo concedeva ad enti pubblici, a società o a privati l’esercizio
degli impianti telefonici, con un duplice scopo: da un lato sgravare lo stato dalle considerevoli spese di ricostruzione
post-bellica non ancora effettuate, e dall’altro realizzare una svolta nella gestione del servizio, conferendogli un
assetto più razionale ed efficace.
TELVE 6
Cartina concessionarie
Si decise, cosi, una suddivisione del territorio in cinque
grandi zone, comprendenti sia impianti urbani che
interurbani di minore importanza, da affidare ad
altrettante società private. Queste avrebbero dovuto
assorbire le concessionarie preesistenti, e creare una
sesta concessione per gli impianti interurbani
principali. Le cinque zone furono:
• 1ª zona: Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia;
STIPEL
• 2ª zona: le Tre Venezie (Venezia Tridentina,
Venezia Euganea e Venezia Giulia), corrispondenti
alle attuali regioni Veneto, Friuli-Venezia Giulia,
Trentino-Alto Adige e ai territori di Pola, Fiume e
Zara (ora suddivisi tra Slovenia e Croazia); TELVE
• 3ª zona: Emilia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise;
TIMO
• 4ª zona: Liguria, Toscana, Lazio (esclusi Cassino,
Formia, Frosinone e Latina), Sardegna; TETI
• 5ª zona: Lazio (Cassino, Formia, Frosinone e
Latina), Italia meridionale e Sicilia; SET
Per quanto riguarda la sesta zona, invece, il 14 giugno 1925 venne costituita l’ Azienda di stato per i servizi telefonici
(ASST), controllata direttamente dal Ministero delle Comunicazioni. Questa ebbe il compito di occuparsi degli
impianti e dei servizi a lunga distanza e di controllare l’operato delle cinque concessionarie di zona.
La gara d'appalto fu indetta il 19 settembre 1924. La "Società Telefonica delle Venezie" (TELVE), un consorzio di
società preesistenti rappresentante i maggiori industriali telefonici dell’area, si aggiudicò la seconda zona.
La TELVE partecipò alla gara in solitaria a causa dell’iniziale disinteresse da parte della SADE, compagnia elettrica
della zona, la quale, tuttavia, entrò in seguito nelle partecipazioni azionarie della società telefonica veneta, e alle
valutazioni negative dei grandi gruppi bancari.
Ben presto, al gruppo dirigente della TELVE fu evidente che gli investimenti da affrontare sarebbero stati superiori
alle capacità finanziarie della società, la quale, dopo una serie di fallimenti iniziali nel reperire le risorse necessarie,
ottenne un fido di 12 milioni di lire da un gruppo bancario svizzero.
Nascita della società ed attività
Il 5 ottobre 1924, presso lo studio del notaio Emilio Piamonte di Venezia, si riunirono diversi industriali aventi
interessi nel ramo telefonico:
• il conte Uberto Cattaneo, industriale e responsabile della Società telefonica Alto Veneto, con sede a Pordenone;
nonché presidente della Società anonima padovana per il telefono.
• Cesare Calandri, industriale che interveniva quale legale rappresentante e firmatario della Società in nome
collettivo "A. e C. Calandri", con sede a Treviso.
•
• Giuseppe Lacchin, presidente della Società Telefonica Alto Veneto;
•
• Giuseppe Amadio, anch'egli rappresentante della Società telefonica Alto Veneto;
•
• Roberto Carsana della Società anonima padovana per il telefono, che interveniva tanto in proprio che per delega e
in rappresentanza di
• Giuseppe Zanchi, banchiere di Bergamo.
Cattaneo fu il primo presidente della neonata società, Calandri, invece, ne ricoprì il ruolo di amministratore delegato.
TELVE 7
Questi esponenti dell'industria telefonica veneta erano, in quella sede, rappresentanti e portatori dell'intero capitale,
pari ad un milione di lire, della Società anonima Telefonica Veneta, con sede a Venezia e avente per oggetto
l'industria e l'esercizio di telefoni, telegrafi, applicazioni elettriche ed affini. Questa società si era costituita il 6 marzo
1923, con rogito del notaio Carlo Candiani di Venezia. Nell'ottobre 1924, essi decisero di costituirsi in assemblea
straordinaria e di dare un nuovo nome alla società: Società Telefonica delle Venezie, con sede a Venezia.
Il capitale sociale di un milione di lire fu così suddiviso:
• 100 000 lire erano intestate ad Uberto Cattaneo;
•
• 80 000 lire rispettivamente a Giuseppe Zanchi, Giuseppe Lacchin e Cesare Calandri;
•
• 20 000 lire a Roberto Carsana, Giuseppe Amadio, Giuseppe Benvenuti;
•
• 200 000 alla Società dell'alto Veneto, rappresentata da Antonio Tamai e Paolino lem;
•
• 200 000 ad Uberto Cattaneo per la Società padovana;
•
• 200 000 a Cesare Calandri, in rappresentanza della Società Calandri.
Nel novembre 1924, accanto agli originari consiglieri, ossia Cattaneo, Calandri, Lacchin, Amadio, Benvenuti e
Lucci, furono nominati Antonio Tamai, Paolino lem, Stefano De Stefani e Nino Tempini. Una volta trovati i
finanziamenti, uno dei primi problemi che dovette affrontare la società fu la ricerca di un partner tecnologico che
potesse contribuire alla realizzazione di nuovi impianti e di nuove centrali automatiche che l’impresa intendeva
installare sul territorio al fine di ammodernare l’inefficiente rete acquisita e ridurre gli investimenti futuri.
Questo partner avrebbe dovuto garantire, oltre all’innovazione tecnologica, la fornitura esclusiva dei materiali per
l’installazione e la manutenzione di reti e centrali automatiche sul territorio italiano. A condurre le trattative fu il
presidente della società, Cattaneo, che, dopo un primo fallimento nella trattativa con la statunitense “Telephone and
Telegraph” per l’utilizzo esclusivo dei moderni apparati “Strowger Automatic”, si rivolse a Siemens riuscendo ad
ottenere la tecnologia per la realizzazione di quelli, che all'epoca, erano i moderni impianti della società tedesca, ma
non il loro impiego esclusivo sul territorio italiano.
La società, tuttavia, non iniziò il suo percorso come pianificato inizialmente, e la perdita dell’esclusiva sugli impianti
della statunitense “Telephone and Telegraph” modificò i progetti di Cattaneo e Calandri. Inoltre, l’accordo con la
Siemens diede spazio, per via del consistente impegno economico che l’azienda avrebbe dovuto affrontare,
all’ingresso nella stessa della SADE, principale gruppo elettrico della zona. L’ingresso della SADE, in seguito, aprì
le porte alla SIP per l’acquisizione della società.
Telve Chiusino Udine 20120414
Struttura organizzativa
La struttura organizzativa della TELVE, grazie alle sue medie
dimensioni, era semplice ed esprimeva le radicate convinzioni dei
piccoli concessionari che l'avevano fondata.
Nella società i principali esercizi si equivalevano e tutti indistintamente
si affidavano direttamente agli uffici della direzione generale. Questo
garantiva una maggiore efficienza degli esercizi, i quali avevano un
canale diretto con la direzione generale, ma al tempo stesso
mantenevano maggiore autonomia operativa, il che spesso portava a
grandi differenze organizzative tra un esercizio e l’altro.
La TELVE si concentrò prevalentemente su tre centri importanti: Venezia, Trieste e Padova, dove venne installata la
nuova centrale automatica Siemens capace di 6 000 numeri, mentre nei centri minori si continuò ad utilizzare i
vecchi apparati a batteria centrale.
Altre zone ritenute di particolare importanza per TELVE furono quelle delle regioni montane del Cadore e del
Trentino, che comprendevano centri turistici bisognosi di un servizio telefonico efficiente.
TELVE 8
Nonostante i numerosi investimenti e le moderne tecnologie Siemens impiegate (come ad esempio i nuovi centralini
automatici per le zone montane) l’incremento del numero di abbonati non rispecchiò le aspettative aziendali, per cui,
dopo tre anni, la società si trovò nuovamente in difficoltà finanziarie. Tra le cause, il fattore territorio non fu
attentamente valutato al momento della gara d’appalto e in seguito influì negativamente sull’aumento del numero di
abbonati e sul conseguente sviluppo della società. La scarsa densità abitativa delle città e la predominanza di zone
rurali costrinsero l’impresa a consumare energie e risorse per l’implementazione delle singole linee, disincentivando
l’automatizzazione, non ritenuta conveniente per gli apparati periferici.
All’inizio del 1928, nonostante gli onerosi investimenti effettuati, la TELVE risultò sia la concessionaria meno
automatizzata sia quella con la più bassa crescita del numero di abbonati a partire dal 1925.
Difficoltà finanziarie ed acquisizione
Nel 1928, la scomparsa di Cattaneo e le difficoltà finanziarie in cui la società versava fin dall’inizio, facilitarono la
progressiva acquisizione della TELVE da parte della SIP - Società Idroelettrica Piemontese (SIP).
Essendo già, peraltro, in possesso di un proprio pacchetto azionario della TELVE, la SIP iniziò la scalata acquisendo
un consistente pacchetto azionario della SADE, ottenuto con la cessione delle azioni della SIET a quest'ultima.
Nonostante l'acquisizione ed il cambio dei vertici aziendali, i tentativi di uniformare la struttura organizzativa della
TELVE alla rodata struttura della società di Gian Giacomo Ponti (SIP) non ebbero successo, a causa dell’enorme
differenza operativa tra un esercizio e l'altro. La TELVE restò, cosi, ultima nello sviluppo rispetto alle altre aziende
telefoniche del gruppo SIP.
Il 21 ottobre 1933, la SIP, con le tre aziende al suo interno scorporate, Stipel, TELVE e TIMO, passò sotto il
controllo della STET (neo-finanziaria dell’IRI per il controllo delle società telefoniche). Nel 1964, la TELVE venne
fusa nella nuova SIP - Società Italiana per l’Esercizio Telefonico, cessando ufficialmente di esistere.
Note
[1] Chiara Ottaviano, Temi e questioni, in L’Italia al telefono. Società imprese tecnologie, a cura di Chiara Ottaviano, Cd Rom, Telecom Italia-
Progetto Italia, Archivio storico Telecom Italia, 2004
Bibliografia
• 1999 - Storia delle telecomunicazioni italiane e della Sip 1964-1994 / Renato Abeille; introduzione di Piero
Brezzi. Franco Angeli editore
• 1993 (2ª edizione) SIP: impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane / Bruno Bottiglieri. Franco
Angeli editore
• Antinori Albino: Le Telecomunicazioni Italiane 1861 -1961, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1963.
• Bianucci Piero: Il Telefono, la tua voce, Firenze, Vallecchi, 1978.
• Bottiglieri Bruno: SIP Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano, Franco Angeli, 1990.
• Brezzi Piero: L’industria elettronica e l’Italia: necessità di un piano nazionale dell’elettronica, Roma, Editori
Riuniti, 1978.
• Caligaris Giacomina: L'industria elettrica in Piemonte dalle origini alla prima guerra mondiale, Bologna, Il
Mulino, 1993.
• Carli Guido: Intervista sul capitalismo Italiano, Roma-Bari, Laterza, 1977.
• Castagnoli Adriana: La crisi economica degli anni trenta in Italia: il Caso della SIP, in «Rivista di Storia
Contemporanea» Luglio, 1976.
• Castagnoli Adriana: Il passaggio della SIP all' IRI in Storia dell'industria elettrica in Italia, Vol. 3**, Espansione
e oligopolio (1926-1945) (a cura di G. Galasso), Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 595-642.
• Castronovo Valerio: L’industria Italiana dall’800 ad oggi, Milano, Mondatori, 1980. Molteni Francesco: Le
concessioni Postali e di Telecomunicazioni, Milano, A. Giuffrè, 1960.
TELVE 9
• Pavese Claudio: Il processo di elettrificazione tra ottocento e novecento, in Vincenzo Ferrone (a cura di Torino
energia), Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 2007.
• Zamagni Vera: Dalla periferia al Centro: la seconda rinascita economica dell’Italia, Bologna, Il Mulino, 1990.
Altri progetti
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Portale Aziende Portale Telefonia Portale Telematica
Timo - Telefoni Italia Medio Orientale
Timo - Telefoni Italia Medio Orientale
Stato  Italia
Fondazione 20 dicembre 1923 a Roma
Chiusura 1964
Sede principale Bologna
Timo - Telefoni Italia Medio Orientale SA era una compagnia telefonica italiana.
Era stata fondata il 20 dicembre 1923 con il nome di Società Abruzzese e Molisana Telefoni SA dalla Cassa di
Risparmio di Rimini e della Società Adriatica Telefoni. Aveva sede a Roma. Nel 1926 viene acquisita da SIP. Nel
1933 passa sotto il controllo di IRI-STET. Nel 1964 viene fusa in SIP.
Gestiva la Rete Telefonica di Emilia-Romagna, Marche, Umbria (tranne il circondario di Orvieto, gestito dalla
Te.Ti), Abruzzo e Molise.
Timo - Telefoni Italia Medio Orientale 10
Storia
Nel settembre 1923 il primo governo Mussolini, considerata la profonda crisi istituzionale del settore telefonico e le
sempre più pressanti propensioni privatistiche post-belliche decise di affidare a più concessionarie private la gestione
della telefonia italiana.
La decisione di affidare a più concessionarie la gestione del sistema telefonico fu determinata dall’esigenza di
impedirne la concentrazione nelle mani di un unico centro di potere privato o del capitale straniero, dato che le
maggiori aziende costruttrici di impianti telefonici che operavano in Italia erano straniere oppure sotto il controllo di
capitale straniero.
Con il decreto Regio24 del 1923, il governo concedeva ad enti pubblici, a società o a privati l’esercizio degli impianti
telefonici con il duplice scopo di sgravare lo stato dalle considerevoli spese di ricostruzione post-bellica non ancora
portate a termine dallo stato, per un settore non più ritenuto di primaria importanza, e di realizzare una svolta nella
gestione del servizio, conferendogli un assetto più razionale ed efficace. La cessione degli impianti ai privati
prevedeva l'obbligo per i concessionari del pagamento di rate annuali, e di una quota di ammortamento degli
interessi sugli impianti di cui entravano in possesso. Vi era inoltre l’obbligo nei due quinquenni successivi di portare
avanti il riordinamento e lo sviluppo degli impianti con la minaccia di riscatto o di revoca della concessione in caso
di inadempienza.
Si decise una suddivisione del territorio in cinque grandi zone, comprendenti impianti urbani e interurbani di minore
importanza, da affidare ad altrettante società private che avrebbero dovuto assorbire le concessionarie preesistenti, e
la creazione di una sesta concessione per gli impianti interurbani principali.
Le cinque zone tuttavia, nonostante le intenzioni del governo, non erano equivalenti tra loro e mostravano evidenti
disequilibri sia nel numero di abbonati e di impianti preesistenti, sia soprattutto, nelle potenzialità di sviluppo.
Questa disomogeneità economica fu ancor più evidente nelle scelte iniziali della commissione tecnica incaricata dal
governo, che creò una zona comprendente il triangolo industriale (Piemonte, Lombardia e Liguria) dove si
concentravano oltre la metà di tutti gli impianti del territorio italiano. Scelte che presto furono riconsiderate dalla
commissione ministeriale che prese atto della concentrazione eccessiva d’impianti nella zona e decise lo spostamento
della Liguria dalla prima alla quarta zona.
La gara d’appalto fu indetta per il 19 settembre 1924 ed i territori offerti in concessione vennero ripartiti nel seguente
modo: prima zona Piemonte e Lombardia; seconda zona tre Venezie, Friuli, Zara; terza zona Emilia, Marche,
Umbria, Abruzzo, Molise; quarta zona Liguria, Toscana, Lazio, Sardegna; quinta zona Italia meridionale e Sicilia;
sesta zona linee interprovinciali e internazionali.
La TIMO si aggiudicò la terza zona, la più vasta delle cinque zone date in concessione, ma ultima per numero di
impianti e di abbonati. Si trattava di un’area con pochi centri urbani di grandi dimensioni e con una scarsa densità di
popolazione, ma con un gran numero di paesi sparsi, di piccola e media densità abitativa, che avevano la necessità di
un adeguato servizio interurbano. Queste capacità di sviluppo furono subito notate dal consigliere delegato Pietro
Palloni, presidente della Cassa di risparmio di Rimini, proprietario della “Società adriatica telefoni” e tra i principali
fautori della nascita della società. Purtroppo, nonostante i progetti iniziali, ci si rese subito conto che l’impresa non
sarebbe stata in grado di mantenere l’impegno di capitalizzazione assunto con il governo e nel 1926 fu ceduto l’intero
pacchetto azionario alla SIP che assunse il controllo della società.
Pur lasciando alla società una propria autonomia, la SIP inserì in posizioni chiave i suoi uomini e tentò di
uniformare, come vedremo in dettaglio, la struttura organizzativa TIMO al modello SIP.
A differenza di quanto fatto in STIPEL da Gian Giacomo Ponti, a causa soprattutto delle dimensioni della zona ed
alla particolare conformazione geografica del territorio, fu applicato un modello leggermente diverso per la struttura
organizzativa che prevedeva quattordici agenzie, che raggruppavano i vecchi uffici di zona concepiti prima
dell’acquisizione da parte della SIP, tutte facenti capo a quattro direzioni d’esercizio a loro volta dipendenti dalla
direzione generale. Era un modello organizzativo che nel 1928, dopo l’acquisizione della TELVE da parte della SIP,
Timo - Telefoni Italia Medio Orientale 11
sarebbe stato nuovamente rivisto in ottica STIPEL.
La direzione generale avrà dunque gran parte degli uffici sempre a Torino, accanto alle strutture della Stipel. Del
consiglio di amministrazione, costituitosi con il passaggio alla Sip, facevano parte il conte Gualtiero Isolani
(presidente), Gian Giacomo Ponti (consigliere delegato) e i consiglieri Giuseppe Besozzi, Giovanni Buitoni, Adolfo
Calzoni, Frank de Morsier, Mario Garbagni, Enrico Koelliker, Guglielmo Mengarini, Pietro Palloni, Rinaldo
Panzarasa, Salvatore Pugliese, Oreste Simonotti, Luigi Solari, Michele Pollone. Il direttore generale era Enrico
Dessalles, che sostituiva l'ing. Marchesi, nominato ispettore generale, e vicedirettore generale Mario Fano.
La TIMO soffriva al momento dell’acquisizione da parte della SIP di una eccessiva lentezza burocratica ed il
personale faticava ad adattarsi ai più alti ritmi lavorativi adottati in STIPEL.
Per cercare di eliminare questa lentezza burocratica e velocizzare i ritmi di lavoro del personale acquisito con la
società ci furono molti contrasti tra il nuovo gruppo dirigente e il personale che portarono all’allontanamento di molti
funzionari della TIMO definiti di scarso rendimento, non adattabili ai sistemi lavorativi SIP.
A differenza della STIPEL, dove il personale acquisito dalla STEP ed in parte dallo stato fu in breve tempo educato
ai ritmi lavorativi SIP, in TIMO non si sarebbe mai arrivati alla completa integrazione del personale preesistente al
modello SIP. Conscio di ciò il nuovo gruppo dirigente tentò dunque nuovi innesti di personale con un piano
formativo di lungo periodo e l’istituzione di un corso per allievi ingegneri da impiegare in futuro per funzioni di
esercizio e agenzia. Come le altre concessionarie vincitrici delle gare d’appalto, anche la TIMO ereditò dallo Stato e
dalle concessionarie preesistenti apparati fatiscenti o obsoleti che richiedevano manutenzione o addirittura la totale
sostituzione. Esattamente come la STIPEL, la TIMO affrontò il problema mettendo in atto un graduale
ammodernamento e l’ampliamento, dove possibile, degli impianti già installati nella zona di concessione con
considerevoli investimenti e con l’utilizzo di modernissime tecnologie.
Una delle prime priorità fu il rifacimento della rete urbana, progettata con scavi e canalizzazioni, per facilitare
eventuali futuri ampliamenti. Parallelamente si procedette all’implementazione del servizio nelle aree urbane non
ancora raggiunte con nuove centrali e reti installate a Reggio Emilia, Faenza, Pesaro, Terni, Sulmona, Rieti, Assisi,
Lanciano, L'Aquila, Pescara ed altri centri minori.
Furono svolti anche dei lavori di particolare importanza come la completa ristrutturazione, nel triennio dal 1925 al
1928, della rete di Bologna che prevedeva anche l’installazione di una nuova centrale automatica, inaugurata il 12
giugno 1928 dal Re Vittorio Emanuele III in persona, oppure il cavo di collegamento interurbano, per il
collegamento tra la città di Bologna e la città di Ancona, completato l’anno successivo.
Tutti questi investimenti, se da un lato accrescevano il numero di abbonati della società, dall’altro esponevano
quest’ultima finanziariamente.
Nel triennio dal 1925 al 1928 la società riuscì quasi a raddoppiare il numero degli abbonati nella zona di
concessione, ma ciononostante le entrate e l’eccessiva esposizione finanziaria portarono le obbligazioni contratte
quasi al doppio del capitale sociale di 50 milioni di lire.
Bibliografia
•
• 1999 - Storia delle telecomunicazioni italiane e della Sip 1964-1994 / Renato Abeille; introduzione di Piero
Brezzi. Franco Angeli editore
•
• 1993 (2ª edizione) SIP: impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane / Bruno Bottiglieri. Franco
Angeli editore
• Antinori Albino: Le Telecomunicazioni Italiane 1861 -1961, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1963.
•
• Bianucci Piero: Il Telefono, la tua voce, Firenze, Vallecchi, 1978.
•
• Bottiglieri Bruno: SIP Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano, Franco Angeli, 1990.
• Brezzi Piero: L’industria elettronica e l’Italia: necessità di un piano nazionale dell’elettronica, Roma, Editori
Riuniti, 1978.
Timo - Telefoni Italia Medio Orientale 12
•
• Caligaris Giacomina: L'industria elettrica in Piemonte dalle origini alla prima guerra mondiale, Bologna, Il
Mulino, 1993.
•
• Carli Guido: Intervista sul capitalismo Italiano, Roma-Bari, Laterza, 1977.
•
• Castagnoli Adriana: La crisi economica degli anni trenta in Italia: il Caso della SIP, in «Rivista di Storia
Contemporanea» Luglio, 1976.
•
• Castagnoli Adriana: Il passaggio della SIP all' IRI in Storia dell'industria elettrica in Italia, Vol. 3**, Espansione e
oligopolio (1926-1945) (a cura di G. Galasso), Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 595-642.
• Castronovo Valerio: L’industria Italiana dall’800 ad oggi, Milano, Mondatori, 1980. Molteni Francesco: Le
concessioni Postali e di Telecomunicazioni, Milano, A. Giuffrè, 1960.
•
• Pavese Claudio: Il processo di elettrificazione tra ottocento e novecento, in Vincenzo Ferrone (a cura di Torino
energia), Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 2007.
• Zamagni Vera: Dalla periferia al Centro: la seconda rinascita economica dell’Italia, Bologna, Il Mulino, 1990.
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[1]
Portale Aziende Portale Telefonia Portale Telematica
Note
[1] http://www.wikilibri.it/concessionarietelefoniche.epub
Teti (azienda)
1. RINVIA TETI
Società Esercizi Telefonici 13
Società Esercizi Telefonici
SET - Società Esercizi Telefonici
Stato  Italia
Fondazione 24 ottobre 1924 a Roma
Fondata da Ericsson italiana e imprenditori di Biella
Chiusura 29 ottobre 1964
Sede principale Roma, poi Napoli
Gruppo Ericsson
Note Incorporata nella SIP
La SET Società Esercizi Telefonici fu una società anonima costituita il 24 ottobre 1924 con sede a Roma, da un
gruppo di imprenditori di Biella e dalla Ericsson italiana, avente per oggetto sociale l’esercizio di compagnia
telefonica. In seguito sarà trasformata in S.p.A. e nel 1964 sarà fusa e incorporata nella SIP.
[1]
Storia
Origini
La Set, come le altre aziende analoghe (STIPEL, TELVE, TIMO e TETI), nacque in seguito ai provvedimenti
assunti dal governo, con Regio Decreto 399 dell’8 febbraio 1923, in materia di concessioni dell’esercizio del servizio
telefonico. Nel settembre 1924, con la suddivisione del territorio in cinque zone, fu indetta dallo Stato una gara per
l'assegnazione delle relative concessioni ai privati, per la gestione della rete.
[2]
Territorio operativo
Nel Luglio 1925, lo Stato affidò in gestione alla concessionaria Set la rete telefonica della quinta zona, che
comprendeva le regioni: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia e le provincie di Frosinone e di Latina. Fu
un territorio particolarmente vasto che comprendeva i futuri 44 Distretti telefonici:
• 4 distretti nel Lazio: (Cassino; Formia; Frosinone; Latina);
• 8 in Campania (Avellino, Sant'Angelo dei Lombardi, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno, Battipaglia, Vallo
della Lucania);
• 11 in Puglia (Bari, Andria, Brindisi, Foggia, Cerignola, Manfredonia, San Severo, Lecce, Gallipoli, Maglie,
Taranto);
• 6 in Basilicata (Matera, Potenza, Lagonegro, Melfi, Muro Lucano Sala Consilina)
• 15 in Sicilia (Agrigento, Alcamo / Castelvetrano, Caltagirone / Gela, Caltanissetta, Catania città, Catania
Provincia, Enna, Messina città, Messina provincia, Palermo città, Palermo provincia, Ragusa, Ribera / Sciacca,
Siracusa e Trapani).
Nel 1927, per vigilare da vicino sulla zona assegnata, la SET trasferì la sede a Napoli e programmò investimenti in
infrastrutture per lo sviluppo della rete e per la costruzione di nuove centrali. Per la fornitura di nuovi impianti, fu
favorita, dagli stretti rapporti che intratteneva con la società Ericsson italiana.
Società Esercizi Telefonici 14
La crisi economica
La crisi mondiale del 1929 coinvolge, di fatto, il 60 per cento del sistema telefonico Italiano. Nel momento in cui SIP
- Società Idroelettrica Piemontese (la quale controllava al contempo Stipel, Telve e Timo) fu coinvolta nel crollo
della Banca Commerciale Italiana, lo Stato italiano decise di intervenire con la fondazione di Iri (Istituto per la
Ricostruzione Industriale), al fine di rilevare le partecipazioni industriali delle banche in crisi.
[3]
La SET riuscì a rimanere fuori dalla crisi, ma nel 1930 subappaltò una parte della concessione del servizio telefonico
in parte alla Società Telefonica delle Puglie, nelle Provincie di Bari, Foggia, Taranto e Potenza (che comprende
l’intera Basilicata).
Per risolvere la grave situazione, il 21 ottobre 1933 a Torino venne fondata la Società Torinese Esercizi Telefonici
STET (poi: Società Finanziaria Telefonica), del settore delle telecomunicazioni dell'Iri, con il compito di controllare
e coordinare le tre società telefoniche in crisi. Ma in questo periodo anche la SET stava entrando nell'orbita
dell'IRI.
[4]
La guerra
L’ingresso dell’Italia in guerra provocò, a causa dei bombardamenti, numerosi danni alle infrastrutture e una
conseguente contrazione degli abbonamenti. Al fine di ostacolare le comunicazioni, infatti, gli alleati distrussero le
centrali telefoniche. La situazione si aggravò per opera dei tedeschi in ritirata dopo l'8 settembre 1943. Una volta
cessati gli eventi bellici, la Set sanò le ferite del conflitto: la rete richiese investimenti, mentre - durante le opere di
ricostruzione delle città - furono necessari lavori per lo spostamento dei cavi telefonici.
Nel 1950 la Set affidò alla società Seat la pubblicazione degli elenchi telefonici. La casa torinese aprì alcuni uffici,
tra cui uno a Napoli, che coordinava gli elenchi degli abbonati al telefono Set della quinta zona: Frosinone/Latina;
Napoli e provincia; Campania; Sicilia. La Casa editrice Giuseppe Laterza & figli stampò per molti anni a Bari
l'elenco (unico) di Puglia, Basilicata e Calabria.
Le partecipazioni statali
Dopo la guerra cominciarono i grandi progetti di costruzione delle reti autostradale e telefonica italiane. Furono
opere d’infrastruttura, realizzate grazie alla presenza dello Stato nell’economia. Le partecipazioni statali svolsero un
ruolo nell’ammodernamento dell’intero sistema, tanto che finalmente si raggiunse nel 1952 l’obiettivo per tutti i
Comuni Italiani di essere collegati alla rete telefonica.
SET fa parte del Gruppo svedese LM Ericcson attraverso la finanziaria Setemer che controlla anche la Fatme,
succursale italiana della Ericcson, e la società di impiantistica Sei (in seguito Sielte).
Allo scadere delle prime Concessioni dell’epoca fascista, si aprì un dibattito politico, che si concluse con il Decreto
legge del 6 giugno 1957 n. 374, il quale stabiliva di trasferire l´intero settore telefonico Italiano all’Iri. Fu proprio in
tale quadro che avvenne la cessione, da parte della società Setemer, del pacchetto di controllo della Set e
l'integrazione della concessionaria nella Stet. Le nuove Convenzioni furono firmate l´11 dicembre dello stesso anno:
definivano la ripartizione delle competenze del traffico e di impianti e collegamenti con la ASST, con decorrenza
primo gennaio 1958.
[5]
Società Esercizi Telefonici 15
La cessione della società
Con il primo Piano regolatore telefonico nazionale, si sviluppò l'organizzazione razionale della rete telefonica
italiana. La rete venne così suddivisa in compartimenti, distretti telefonici e aree locali, con relativo Piano di
numerazione.
[6]
Sul finire degli anni '50 venne avviato il processo di unificazione del sistema telefonico; nel dicembre 1957 SET
(con Teti) venne acquisita da IRI, la quale cedette successivamente i pacchetti di maggioranza al Gruppo STET. La
soluzione è collegata al riassetto del settore dell'energia elettrica, che coinvolse anche il comparto della telefonia.
Con la legge del 6 dicembre 1962 n. 1643 l´energia elettrica venne nazionalizzata con la creazione di Enel e
l´indennizzo delle società ex-elettriche. Tra queste era presente SIP - Società Idroelettrica Piemontese.
[7]
Il processo di unificazione del sistema telefonico Nazionale avvenne nel 1964, attraverso la fusione per
incorporazione delle cinque concessionarie tra cui SET in SIP - Società Idroelettrica Piemontese, con sede a Torino.
Il 29 ottobre venne stipulato l´atto di fusione in SIP, che assume la denominazione di SIP - Società Italiana per
l'Esercizio Telefonico, delle sue controllate elettriche e delle cinque Concessionarie. Al momento della nascita,
contò, sul territorio Nazionale 4.220.000 abbonati al telefono e 5.530.000 apparecchi telefonici in servizio; i Posti
telefonici pubblici sono 27.644.
[8]
La SET così cessa definitivamente la sua attività, esattamente dopo 40 anni di servizio.
Note
[1] http://www.archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/verbale%20SET%201925_0.pdf (primo verbale CdA SET 1925)
[2]
[2] Archivio storico Telecom Italia Torino
[3] Centro on Line - Storia e cultura dell’Industria. Il nord ovest dal 1850.
[4] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/primo%20bilancio%20Stet%201934_0.pdf (primo bilancio STET 1934)
[5]
[5] C. Mossotto "La Rete Telefonica Numerica Integrata".
[6] La ricostruzione e il boom (1946-1963) | archiviostorico.telecomitalia.com (http://www.archiviostorico.telecomitalia.com/
la-ricostruzione-e-il-boom-1946-1963) (piano regolatore 1957)
[7] http://luigi.bonavoglia.eu/retinumeriche/cap2.phtml.
[8]
[8] sito: www.storiaindustria.it
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16
Le dorsali telefoniche
Azienda di Stato per i servizi telefonici
Azienda di Stato per i servizi telefonici (ASST) era una azienda autonoma controllata dal Ministero delle Poste e
delle Telecomunicazioni che operava nel settore delle telecomunicazioni. È stata istituita con Regio decreto il 14
giugno 1925, con sede a Roma. A partire dal 1993 l'ASST si trasforma in Iritel, che si fonde l'anno successivo con la
SIP divenendo poi Telecom Italia.
Storia
Il Decreto Regio del 1923 prevedeva la suddivisione del territorio in cinque zone, e l’assegnazione di sei concessioni
telefoniche, l’ultima delle quali non assegnava alcun territorio, bensì la gestione delle dorsali interurbane. La gara per
l’assegnazione della sesta zona, come previsto dal governo fascista, che preferiva un controllo statale, andò deserta in
quanto non ritenuta conveniente dalle società telefoniche.
Assegnate le altre concessioni, si provvide nel 1926 all’assegnazione del servizio interurbano alla neonata “Azienda
di Stato per i Servizi Telefonici” (ASST) che, oltre alla gestione delle grandi dorsali interurbane, si sarebbe occupata
della costruzione di nuovi collegamenti tra capoluoghi di provincia o regione ed avrebbe assunto il ruolo di
controllore statale delle attività delle società concessionarie.
In realtà l'ASST iniziò la sua attività già nel 1925 con i lavori per la costruzione della rete telefonica interurbana in
cavi sotterranei, opera che migliorò sensibilmente il servizio interurbano in Italia, all'epoca composto ancora per
quasi la totalità da cavi aerei.
La prima opera dell’ASST riguardava il prolungamento dell’allora unico cavo sotterraneo esistente, Torino - Milano
– Genova che fu portato con un innesto verso Bologna, Firenze, Perugia, Roma e Napoli con diramazioni verso
Venezia e Trieste ed infine un prolungamento da Milano verso Chiasso.
Si passò successivamente alla stesura dei nuovi cavi sotterranei, collegando Milano con Venezia, Firenze con
Genova ed a sud Napoli con Bari e Perugia con Ancona. Buona parte delle opere di scavo vennero realizzate in
appalto per conto della ASST dalla Società Italiana Reti Telefoniche Interurbane, società dietro la quale vi erano gli
interessi della Siemens, della Face e della Pirelli.
Le opere realizzate dall’ASST migliorarono sensibilmente il servizio interurbano Italiano che già nel 1930 si pose
all’avanguardia in Europa.
Dal punto di vista organizzativo l’ASST, pur essendo un ente indipendente, aveva un’autonomia decisionale limitata
in quanto doveva sottostare al consiglio d’amministrazione delle Poste e Telegrafi, mentre il personale era composto
principalmente da dipendenti statali prevalentemente specializzati su linee interurbane.
Nonostante le importanti opere realizzate, l’Azienda di stato fu caratterizzata fin da principio da un’eccessiva
lentezza operativa, non tollerata dalle società concessionarie delle cinque zone che premevano per una veloce
realizzazione dei redditizi collegamenti tra capoluoghi di provincia reclamando la possibilità di ottenerne la
concessione nella propria zona.
Nel 1927, preso atto delle difficoltà incontrate nell’intervenire tempestivamente sulle opere di manutenzione e
ampliamento di gran parte dei collegamenti interurbani, l’ASST cominciò a cedere alle concessionarie di zona
affidando per mezzo d’accordi di differente natura l’appalto per gran parte delle linee urbane appartenenti al territorio
in concessione. La differente natura degli accordi e il non rispetto di molti di questi da parte dell’Azienda di stato
dette vita a molti contrasti tra quest’ultima e le cinque concessionarie.
Azienda di Stato per i servizi telefonici 17
Le attività
• Gestione e costruzione cavi telefonici (terrestri e sottomarini);
• Costruzione di ponti radio e di satelliti per telecomunicazioni tra l’Italia e l’Europa;
•
• Proprietà della rete telefonica nazionale;
• Gestione immobili e strutture di proprietà;
•
• Gestione comunicazioni urbane ed interurbane;
• Coordinamento delle 5 concessionarie telefoniche (Stipel, Telve, Timo, Teti e Set).
Numeri e curiosità
La rete telefonica della quale era proprietaria era pari a 452.782 km. Il traffico di comunicazione nazionale e
internazionale era di circa 12.200 milioni di conversazioni. Buona parte dei dipendenti ASST vennero impiegati da
Iritel prima e da Telecom poi.
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18
I servizi cable
Italcable
Italcable-Servizi cablografici, radiotelegrafici e radioelettrici SpA era un'azienda italiana che operava nel campo
dei servizi per la telecomunicazione.
Storicamente l'Italcable è stata fondata il 9 agosto del 1921 grazie all'intraprendenza di Giovanni Carosio con
l'apporto finanziario dei cittadini italiani emigrati in Argentina.
L'ingegner Carosio, si fece pertanto portavoce, nei confronti dell'allora Governo italiano, della realizzazione del
primo cavo sottomarino transatlantico tra l' Argentina e l' Italia.
Padiglione Italcable Fiera di Milano 1929
Il 12 settembre del 1921 nacque la prima
convenzione fra lo Stato italiano e la
neonata Compagnia Italiana dei cavi
Telegrafici Sottomarini che fu rappresentata
dallo stesso ingegner Carosio.
Nel 1941 l'azienda assunse il nome Italcable
in seguito alla fusione tra la Compagnia per
Cavi Telegrafici Sottomarini (Italcable) e la
Società Italo Radio.
Durante il Secondo Conflitto Mondiale tutti
i cavi sottomarini a nord dell'equatore
vennero tagliati o interrotti e quindi
l'Italcable svolse il servizio di
telecomunicazioni intercontinentali solo
attraverso i collegamenti radio.
L'Italia, al termine del II conflitto Mondiale,
con il trattato di pace, firmato al Palazzo del Lussemburgo nel 1947, poté ricostruire la propria rete di cavi
sottomarini transoceanica.
L'Italcable così poté ridare "voce" alle proprie stazioni di comunicazione intercontinentali riaprendo nuovi e vecchi
collegamenti con le altre nazioni.
In particolare ricordiamo le prestigiose figure dell'Ingegner Carlo Enrico Martinato e dell'ingegner Cesare Fantò che
contribuirono alla rinascita dei collegamenti tra l'Italia e l'altra sponda dell'atlantico.
Con l'avvento delle prime telecomunicazioni via satellite, l'Italcable e la RAI, diedero vita nel 1961 alla nascita della
Telespazio, di cui ne ricordiamo le storiche figure dell'Ingegner Piero Fanti e dell'ingegner Cesare Benigni.
Intanto l'Italcable era divenuta un'azienda controllata dalla STET che ne deteneva il 47,45% del capitale sociale. La
restante parte era detenuta dalla Banca d'Italia (2,75%) e da azionisti minori (49,80%).
Negli anni settanta l'Italcable realizzava in Italia la prima "città delle telecomunicazioni intercontinentali" ad Acilia,
una località situata a pochi chilometri da Roma.
Questi Centri Operativi Intercontinentali dell' Italcable (COA), vennero progettati dal noto studio dell'architetto Pier
Luigi Nervi, in quanto destinata a divenire il più grande ed importante centro di telecomunicazioni intercontinentali
presente in Italia.
Italcable 19
Negli anni seguenti questa città delle telecomunicazioni ha ospitato i più avanzati sistemi di commutazione
elettronica e d'informatica, divenendo anche un Centro di formazione professionale nel settore delle
telecomunicazioni intercontinentali, soprattutto per i paesi in via di sviluppo.
In virtù della Convenzione stipulata con il Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni, la Italcable offriva
servizi di telecomunicazioni ad uso pubblico, installando e gestendo i relativi impianti, con la maggior parte dei paesi
extraeuropei. Era inoltre competenza della società il servizio di telegrammi con gran parte dei paesi europei.
La Italcable aveva realizzato nel corso del 1993 un fatturato pari a circa 814 miliardi di lire.
Nel 1994 venne fusa in Telecom Italia SpA.
Realizzazione del cavo sottomarino transatlantico
Come si legge dal giornale "Il Piccolo" di San Paolo del Brasile del 01/02/1925 il rappresentante generale della
"Compagnia Italiana dei Cavi Telegrafici Sottomarini" per il Brasile era l'ing. Italo De Giuli.
Sullo stesso giornale del 20/10/1925 apparve il seguente articolo:
« "Il 16 corrente è stato iniziato sulla spiaggia di Rio De Janeiro lo sbarco dell'estremità del cavo che deve congiungere Rio
colla Stazione di Ferdinando di Noronha, e di là con quella di Anzio, presso Roma. Le operazioni furono alquanto
ostacolate dal mare grosso di questi giorni e potevano essere terminate solamente il 18. È stato così esaurito per il
momento il programma della posa dei cavi in acque brasiliane. Omissis..... La realizzazione della patriottica iniziativa
permette all'Italia di passare dall'ottavo posto al quarto nella graduatoria mondiale delle nazioni che possiedono reti
sottomarine venendo immediatamente dopo l'Inghilterra, gli Stati Uniti e la Francia. In occasione dell'avvenuto
allacciamento del cavo la Direzione Generale di Rio ha inviato al Comm. Carosio, Presidente Italcable Milano il seguente
telegramma: "Sbarcando Cavo congiungenteci Patria nome Consiglieri Azionisti Italcable invio devoto fervido
riconoscente saluto a Lei che auspicò e fortemente volle compimento grande impresa". A questo telegramma il Comm.
Carosio ha così risposto: " Comm. De Giuli-Rio: ringrazio Lei, Consiglieri Azionisti, gentile pensiero,occorre riunire tutte
nostre forze per ottenere rapidamente traffico cui abbiamo diritto ed organizzare servizio nel modo più perfetto". Al
telegramma inviatogli dall'ing. De Giuli , S.E. Mussolini ha così risposto: "Ringrazio gradito saluto che Ella volle inviarmi
anche a nome Consiglieri e Sottoscrittori Brasiliani per Cavo Sottomarino, nuova via di progresso e nuovo vincolo fra i due
paesi" (firmato Mussolini). »
Bibliografia
•
• AA.VV. L'economia italiana tra le due guerre IPSOA Roma 1984
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[1]
Portale Aziende Portale Telefonia Portale Telematica
20
La capogruppo finanziaria
STET
STET - Società Finanziaria Telefonica S.p.A.
Stato  Italia
Tipo azienda pubblica
Fondazione 1933 a Torino
Chiusura 1997, confluita in Telecom Italia
Sede principale Torino
Filiali •
• Telecom Italia
•
• Telespazio
•
• Italcable
•
• Iritel
•
• Italtel
•
• Sirti
•
• SGS Microelettronica
Settore telecomunicazioni
Prodotti gestione della rete telefonica
Fatturato 33 miliardi di lire (1994)
Dipendenti 133.000 (1994)
STET - Società Finanziaria Telefonica S.p.A. era una azienda italiana che operava nel settore delle
telecomunicazioni. Era la società finanziaria IRI per questo settore. Era un'impresa ad integrazione verticale, cioè
ricopriva al suo interno tutte le attività, dalla produzione dell'apparato alla comunicazione.
Storia
Stet è stata fondata il 21 ottobre 1933 dall' IRI con il nome di STET - Società Torinese per l'Esercizio Telefonico,
sede a Torino e Direzione Generale a Roma, con lo scopo di provvedere all'indirizzamento sia dal punto di vista
tecnico, sia da quello amministrativo-contabile, di tutte le concessionarie di Stato per il servizio telefonico in Italia e
per servizi pubblici di telecomunicazioni.
Inoltre aveva facoltà di assumere interessenze in altre aziende che erano attive nel settore della produzione di
apparecchiature telefoniche e in quello dell' impiantistica per la telecomunicazione.
Infatti nel 1933 SIP - Società Idroelettrica Piemontese, che controllava Stipel, Telve e Timo, fu coinvolta nel crollo
di Italgas e di Banca Commerciale Italiana e quindi dovette essere salvata da IRI, tramite STET
[1]
Nel 1964 tutte le società furono incorporate in SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico.
Raggiunse il suo apice negli anni 80 dove arriva a impiegare 136000 dipendenti e a fatturare 14400 miliardi di lire,
di cui 11000 dalle concessionarie, 3500 da impiantistica e attività manifatturiere e il restante da editoria e telematica.
Inoltre è un gigante che controlla azienda come Selenia, Sistel, Italtel e Stet International, tramite cui è attiva in
Grecia (Stet Hellas)
[2]
, Brasile (Brasil Telecom)
[3]
, Spagna (Retevision)
[4]
.
STET 21
Nel 1992, durante la politica delle privatizzazioni portata avanti dal primo Governo Amato, viene trasformata in
STET -Società Finanziaria Telefonica S.p.A. e vede ampliare il suo business all'editoria, alla pubblicità e
all'informatica. Nel 1993 fonda Stream, una delle più importanti pay TV digitali e satellitari italiane, alla cui guida
pone l'ex direttore generale Miro Allione.
Nel 1997 STET e Telecom Italia vengono fuse: la nuova società prenderà il nome di Telecom Italia S.p.A.
Attività
Come detto, STET era una società finanziaria dell'IRI per il settore delle telecomunicazioni che come caposettore,
controllava parecchie società impegnate in vari campi:
•
• servizi di telecomunicazioni
•
• Servizi telematici
•
• Impiantistica
•
• Servizi editoriali
•
• Attività manifatturiere elettroniche e di impiantistica
• Pubblicità.
Partecipazioni prima della liquidazione
• Ilte 76%
• Finsiel 74%
• Italtel 59%
• Telecom 59%
• TIM 57%
• Stet International 51%
• SCS Comunicazione Integrata 51%
• Telespazio 50%
• Sirti 49%
• Italcable 47,25%
•
• Iritel
• SIP 58%
•
• Stream (azienda)
• Optimes 51%
Dati economici e finanziari
Nel 1994, la STET aveva fatturato oltre 33 miliardi di lire.
Il capitale sociale della STET era detenuto per il 64% dall'IRI.
Il gruppo STET impiegava 133'000 persone.
Note
[1]
[1] [books.google.it/books?isbn=8864532439 Storia delle telecomunicazioni, V.. Cantoni, G. Falciasecca, G. Pelosi - 2011 - Firenze University
Press]
[2]
[2] [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/08/25/piu-capitale-per-la-stet-international.html repubblica.it
[3] corriere.it (http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/31/Brasile_gruppo_litiga_con_socio_co_0_0105316359.shtml)
[4] adnkronos.com (http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/04/29/Economia/
TELECOM-ACQUISISCE-ULTERIORE-7-DELLA-SPAGNOLA-RETEVISION_201400.php)
STET 22
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Fonti e autori delle voci 23
Fonti e autori delle voci
STIPEL  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=62546819  Autori: Abisys, Ancelli, Andre86, Antenor81, Archeologo, Balfabio, Caulfield, CristianCantoro, Gborgonovo, Kate Riddle,
Lingtft, M7, Midnight bird, Mizardellorsa, Moliva, Peter Benjamin, Pil56, Pracchia-78, Sailko, Stenxx1977, Triquetra, Vale14orla, Valepert, ZioNicco, 11 Modifiche anonime
TELVE  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=62549824  Autori: Abisys, Andre86, Archeologo, Balfabio, Caulfield, Dark, EmaR, Eumolpo, Frieda, Jalo, Kate Riddle, Midnight bird,
Mizardellorsa, Moliva, Moroboshi, No2, Peter Benjamin, Pil56, Pracchia-78, Shivanarayana, Stenxx1977, Triquetra, Valeria Sorrenti, 22 Modifiche anonime
Timo - Telefoni Italia Medio Orientale  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=62412830  Autori: Abisys, Andre86, Archeologo, AttoRenato, Balfabio, Caulfield, Discanto, EmaR,
Harlock81, Ico-Neko, Mizardellorsa, Peter Benjamin, Pil56, Pracchia-78, Stenxx1977, Wouterhagens, 5 Modifiche anonime
Teti (azienda)  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=58196630  Autori: Abisys, Andre86, Andrea839, Archeologo, Balfabio, Caulfield, Cenzin, Discanto, EmaR, Indeciso42, Kate
Riddle, Lord Possum, M7, Marko86, Mizardellorsa, Nicovitt, No2, Peter Benjamin, Pil56, Ripepette, Stenxx1977, Valeria Sorrenti, 14 Modifiche anonime
Società Esercizi Telefonici  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=61654085  Autori: A7N8X, Abisys, Adriano Silvestri, Andre86, Archeologo, Armando, AttoRenato, Balfabio,
Caulfield, EmaR, Frieda, Mizardellorsa, No2, Peter Benjamin, Phantomas, Pil56, Vale14orla, Valeria Sorrenti, 4 Modifiche anonime
Azienda di Stato per i servizi telefonici  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=61330864  Autori: Abisys, Balfabio, Mizardellorsa, Nicola Romani, No2, Phantomas, Rojelio,
Stenxx1977, ZioNicco, 14 Modifiche anonime
Italcable  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=61896913  Autori: Abisys, Allions, Archeologo, AttoRenato, Balfabio, Briskerly, Caulfield, Dunferr, EmaR, Guglielmo Carretti,
Harlock81, Ignisdelavega, Indeciso42, Jose Luis Cirelli, Laura martinato, Marcok, Mizardellorsa, Pil56, Rojelio, Sailko, Ticket 2010081310004741, Tirinto, 12 Modifiche anonime
STET  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=61976936  Autori: A7N8X, Abisys, Allions, Archeologo, Ary29, Balfabio, Caulfield, Dunferr, EmaR, Fire90, LucaG83, Mizardellorsa,
No2, Peter Benjamin, Pil56, 17 Modifiche anonime
Fonti, licenze e autori delle immagini 24
Fonti, licenze e autori delle immagini
File:Flag of Italy.svg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Italy.svg  Licenza: Public Domain  Autori: see below
File:Cartina concessionarie.jpg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Cartina_concessionarie.jpg  Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0  Autori: Telecom Italia
S.p.A
File:Chiosco STIPEL stazione Torino.jpeg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Chiosco_STIPEL_stazione_Torino.jpeg  Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike
3.0  Autori: Telecom Italia S.p.A
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File:Prima cabina STIPEL.jpeg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Prima_cabina_STIPEL.jpeg  Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0  Autori: Telecom
Italia S.p.A
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on the earlier PNG version, created by Reidab.
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Le concessionarie telefoniche

  • 1. PDF generato attraverso il toolkit opensource ''mwlib''. Per maggiori informazioni, vedi [[http://code.pediapress.com/ http://code.pediapress.com/]]. PDF generated at: Wed, 04 Dec 2013 01:50:14 UTC Le concessionarie telefoniche 1925-1964
  • 2. Indice Voci Le cinque concessionarie 1 STIPEL 1 TELVE 5 Timo - Telefoni Italia Medio Orientale 9 Teti (azienda) 12 Società Esercizi Telefonici 13 Le dorsali telefoniche 16 Azienda di Stato per i servizi telefonici 16 I servizi cable 18 Italcable 18 La capogruppo finanziaria 20 STET 20 Note Fonti e autori delle voci 23 Fonti, licenze e autori delle immagini 24 Licenze della voce Licenza 25
  • 3. 1 Le cinque concessionarie STIPEL STIPEL - Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda Stato  Italia Fondazione 10 giugno 1924 a Torino Chiusura 1964 Sede principale Torino STIPEL - Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda fu una società telefonica che operò tra il 1925 e il 1964 nelle province delle attuali regioni Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia. Storia Cartina concessionarie Origini Fondata a Torino il 10 giugno 1924 con il nome di STEP - Società Telefonica Piemontese da un gruppo di imprenditori, nel luglio 1925 si aggiudicò la concessione dell'esercizio telefonico per la prima delle cinque zone in cui lo Stato aveva suddiviso il territorio, corrispondente alle regioni di Valle d'Aosta, Piemonte e Lombardia. [1] . Non essendo in possesso delle risorse finanziarie necessarie all’aumento di capitale minimo che il governo richiedeva, vale a dire 50 milioni di lire, venne richiesto un aiuto alla società finanziara Alta Italia per poter partecipare all'asta. Di fatto controllata da SIP, questa non appena vinta la gara prese il pieno controllo della società, cambiandone il nome in STIPEL ed elevando il capitale sociale a 100 milioni di lire con un contributo di 75 milioni di lire. Il CdA di STIPEL si insediò ufficialmente a Milano il 1º luglio 1925; tra i consiglieri si trovava anche il presidente di FIAT, Giovanni Agnelli [2] SIP L’impronta di SIP nella nuova società, concessionaria della zona più popolosa, si vide con l'esclusione immediata dell’Ing. Zangelmi e l’affidamento delle cariche di consigliere delegato e direttore generale a Gian Giacomo Ponti, uomo di punta del gruppo SIP. Sembra che l’intenzione di SIP fosse seguire da vicino la neonata STIPEL nel settore telefonico, di recente sviluppo. Scelta che fu resa ancor più evidente dalla rapidità con cui la neonata STIPEL procedette all’assorbimento dei concessionari preesistenti sul territorio e all’acquisizione degli apparati ceduti dallo stato. Quest'acquisizione poteva dirsi completata già nel 1926, ma permasero molti problemi dovuti alla loro
  • 4. STIPEL 2 obsolescenza e alle diverse tecnologie utilizzate dai precedenti concessionari e dal gestore statale. [3] Acquisizione degli impianti e organizzazione interna Chiosco STIPEL stazione Torino STIPEL si trovò fin dall'inizio ad affrontare il problema della consistente spesa per l’indispensabile ammodernamento degli apparati telefonici acquisiti, i quali non erano idonei a fornire un servizio adeguato, risultando spesso non compatibili con la tecnologia utilizzata dall’azienda. Un altro problema che STIPEL dovette ben presto affrontare fu l’esigenza di coagulare le diverse strutture organizzative, in particolare quella delle strutture ex statali, in un unico sistema simile a quello adottato da SIP. [4] Anche in questo caso (come già accennato in precedenza parlando di Gian Giacomo Ponti), STIPEL procedette abbastanza velocemente, ottenendo buoni risultati con strategie atte a creare affiatamento nel gruppo o ricorrendo all’allontanamento di dirigenti ritenuti inamovibili. Dal punto di vista tecnico si procedette subito alla bonifica e al raggruppamento delle piccole reti in un unico centro principale, rendendo disponibili più collegamenti e migliorando di conseguenza il servizio. Seguì l’ampliamento dei collegamenti nelle vecchie, obsolete, centrali telefoniche ex statali, sostituendo quelle inefficienti e creandone di nuove, automatiche e semiautomatiche. Furono ampliati i servizi telefonici; si interrarono le vecchie linee aeree ed infine si crearono nuovi impianti, se necessario, nei comuni non ancora raggiunti dalla rete telefonica. Radicali furono le scelte anche dal punto di vista organizzativo della società, che venne divisa in tre reparti direttivi affiancati da una segreteria generale: il primo tecnico, il secondo amministrativo ed il terzo commerciale. [5] Il territorio fu suddiviso in undici esercizi, alcuni dei quali ripartiti in zone più piccole, con una propria autonomia operativa, ma comunque sotto stretto controllo della direzione generale. Pubblicità STIPEL Nei primi anni trenta, STIPEL promosse una campagna per la diffusione degli apparecchi telefonici pubblici a gettone, spesso accompagnati da iniziative per facilitarne l'uso - per esempio, l'introduzione di tabelle segnaletiche luminose poste sopra agli apparecchi. [6] La prima cabina telefonica in strada fu poi installata proprio da STIPEL il 10 febbraio 1952, a Milano, in Piazza San Babila. Indebitamento Venne costituito un apposito ufficio immobiliare per l’individuazione di immobili atti alle esigenze delle nuove centrali, impianti e sedi di lavoro richiesti dalle nuove tecnologie e dai progetti di futuri ampliamenti. Grazie alle innovazioni tecniche introdotte, alla nuova struttura organizzativa, ed ai capitali ottenuti grazie alla Banca Commerciale Italiana, in breve tempo STIPEL raggiunse traguardi importanti, portando il numero di utenti da 43.307 a 77.744 dal 1925 al 1928. [7] L'incremento dell'utenza fu reso possibile anche dalla realizzazione, da parte dei tecnici STIPEL, del telefono duplex, il quale si diffonderà soprattutto negli anni seguenti.
  • 5. STIPEL 3 Nonostante il notevole incremento degli abbonati, l’ambizioso piano di riammodernamento dell'azienda, gli onerosi investimenti in campo elettrico di SIP, le operazioni finanziarie di Ponti e Panzarasa, le onerose partecipazioni in società minori per ragioni di scambio con il regime, esposero la società a debiti ed obbligazioni. Un indebitamento che diventò ingente per la società - con la seguente rivalutazione della lira, prima, e la crisi finanziaria del 1930, poi. Epilogo Prima cabina STIPEL Nel 1930 IRI acquisì SIP. STIPEL fu quindi scorporata dal gruppo elettrico, insieme a TELVE e a TIMO, ed entrò in STET, la finanziaria del settore telefonico, fondata nel 1933 da IRI. A seguito del Decreto Legge del 17 novembre 1938 del governo Mussolini, il cui articolo 13 vietava alle persone ebree di lavorare alle dipendenze di enti pubblici, aziende statali e parastatali, il 1º maggio 1939 furono licenziati 14 dipendenti STIPEL. [8] A guerra terminata, uno di questi dipendenti ricorse alle vie legali per essere riassunto. Il processo si concluse il 24 febbraio 1948, con una sentenza della Cassazione che obbligò la società alla riassunzione del lavoratore, tuttavia senza il diritto né all'indennità di anzianità per il periodo di estromissione, né al ritorno nella posizione specifica precedentemente occupata. [9] Durante il secondo conflitto mondiale, in particolare l'8 settembre 1943, si costituì un gruppo di partigiani in STIPEL, il quale perse però nel giro di pochi mesi i propri capi (arrestati o fucilati) - per riprendere vita un anno più tardi, a stretto contatto con i movimenti partigiani di Matteotti. Il gruppo attivo a Milano si occupava soprattutto delle intercettazioni delle comunicazioni tra i comandi fascisti; il gruppo piemontese, invece, si occupava principalmente di creare piccoli sabotaggi alle linee, per causare guasti. Erano i tecnici più preparati ad eseguire queste azioni, sapendo anche come ripararli in seguito il più velocemente possibile. [10][11] Nel 1964 STIPEL e le altre quattro concessionarie, TELVE, TIMO, TETI e SET, si fusero per essere incorporate nella nuova SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico, cessando così di esistere. Note [1] [1] Eugenio Occorsio. Reti: quali regole? La questione-base dello sviluppo italiano, p. 121. Baldini Castoldi Dalai Editore, 2007 [2] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/verbale%20Stipel%201925_0.pdf (primo verbale CdA STIPEL – 1925) [3] Società | archiviostorico.telecomitalia.com (http://www.archiviostorico.telecomitalia.com/guida-all-archivio-storico/società) [4] http://www.storiaindustria.it/repository/fonti_documenti/biblioteca/testi/Testo_SIP-Telecom_Storia.pdf (Chiara Ottaviano - p1-2) [5] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/centrali%20urbane%201925-1963.pdf (incremento automatizzazione centrali urbane 1925-1963, cinque concessionarie) [6] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/pubblicità%20luminosa%20Stipel.pdf [7] “Sincronizzando”, anno V, n12, 1926 , p581-584 (http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/ assemblea%20Stipel%201926.pdf) [8] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/discriminazioni%20stipel%201938.pdf (verbale CdA 25 novembre 1928) [9] Discriminazioni razziali e di genere | archiviostorico.telecomitalia.com (http://archiviostorico.telecomitalia.com/italia-al-telefono-oltre/ società-storia/grande-storia/seconda-guerra-mondiale/discriminazioni-razzia) [10] http://www.archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/Carte%20del%20fondo%20Goi.pdf (trascrizioni manuali intercettazioni telefoniche 23 febbraio-3 marzo 1945. Fondo Aldo Goi) [11] http://www.museotorino.it/resources/pdf/books/546/files/assets/downloads/page0310.pdf
  • 6. STIPEL 4 Bibliografia • 1999 - Storia delle telecomunicazioni italiane e della Sip 1964-1994 / Renato Abeille; introduzione di Piero Brezzi. Franco Angeli editore • 1993 (2ª edizione) SIP: impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane / Bruno Bottiglieri. Franco Angeli editore • Antinori Albino: Le Telecomunicazioni Italiane 1861 -1961, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1963. • Bianucci Piero: Il Telefono, la tua voce, Firenze, Vallecchi, 1978. • Bottiglieri Bruno: SIP Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano, Franco Angeli, 1990. • Brezzi Piero: L’industria elettronica e l’Italia: necessità di un piano nazionale dell’elettronica, Roma, Editori Riuniti, 1978. • Caligaris Giacomina: L'industria elettrica in Piemonte dalle origini alla prima guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1993. • Carli Guido: Intervista sul capitalismo Italiano, Roma-Bari, Laterza, 1977. • Castagnoli Adriana: La crisi economica degli anni trenta in Italia: il Caso della SIP, in «Rivista di Storia Contemporanea» Luglio, 1976. • Castagnoli Adriana: Il passaggio della SIP all' IRI in Storia dell'industria elettrica in Italia, Vol. 3**, Espansione e oligopolio (1926-1945) (a cura di G. Galasso), Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 595-642. • Castronovo Valerio: L’industria Italiana dall’800 ad oggi, Milano, Mondatori, 1980. Molteni Francesco: Le concessioni Postali e di Telecomunicazioni, Milano, A. Giuffrè, 1960. • Pavese Claudio: Il processo di elettrificazione tra ottocento e novecento, in Vincenzo Ferrone (a cura di Torino energia), Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 2007. • Zamagni Vera: Dalla periferia al Centro: la seconda rinascita economica dell’Italia, Bologna, Il Mulino, 1990. Altri progetti • Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri file su STIPEL (http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Stipel?uselang=it) • Questa voce è inclusa nel libro di Wikipedia Concessionarie telefoniche. formato epub (http://www. wikilibri.it/concessionarietelefoniche.epub) Portale Aziende Portale Economia Portale Telefonia Portale Telematica
  • 7. TELVE 5 TELVE TELVE Società Telefonica delle Venezie Stato  Italia Fondazione 6 marzo 1923 a Venezia Fondata da Uberto Cattaneo, Cesare Calandri, Giuseppe Lacchin, Giuseppe Amadio, Roberto Carsana, Giuseppe Zanchi. Chiusura 1964 Sede principale Venezia TELVE fu un'azienda italiana fornitrice di servizi telefonici nel Triveneto. Fu costituita nel 1923, a Venezia, sotto il nome di Società anonima telefonica veneta, da un gruppo di industriali di differenti società telefoniche. Nel 1924 modificò la sua ragione sociale in TELVE - Società Telefonica delle Venezie. [1] Storia Premesse Nel settembre 1923, in seguito alla profonda crisi istituzionale del settore telefonico e alle sempre più pressanti propensioni privatistiche post-belliche, il governo Mussolini decise di affidare a più concessionarie private la gestione della telefonia italiana. Con il decreto Regio 24 del settembre 1923, il governo concedeva ad enti pubblici, a società o a privati l’esercizio degli impianti telefonici, con un duplice scopo: da un lato sgravare lo stato dalle considerevoli spese di ricostruzione post-bellica non ancora effettuate, e dall’altro realizzare una svolta nella gestione del servizio, conferendogli un assetto più razionale ed efficace.
  • 8. TELVE 6 Cartina concessionarie Si decise, cosi, una suddivisione del territorio in cinque grandi zone, comprendenti sia impianti urbani che interurbani di minore importanza, da affidare ad altrettante società private. Queste avrebbero dovuto assorbire le concessionarie preesistenti, e creare una sesta concessione per gli impianti interurbani principali. Le cinque zone furono: • 1ª zona: Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia; STIPEL • 2ª zona: le Tre Venezie (Venezia Tridentina, Venezia Euganea e Venezia Giulia), corrispondenti alle attuali regioni Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e ai territori di Pola, Fiume e Zara (ora suddivisi tra Slovenia e Croazia); TELVE • 3ª zona: Emilia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise; TIMO • 4ª zona: Liguria, Toscana, Lazio (esclusi Cassino, Formia, Frosinone e Latina), Sardegna; TETI • 5ª zona: Lazio (Cassino, Formia, Frosinone e Latina), Italia meridionale e Sicilia; SET Per quanto riguarda la sesta zona, invece, il 14 giugno 1925 venne costituita l’ Azienda di stato per i servizi telefonici (ASST), controllata direttamente dal Ministero delle Comunicazioni. Questa ebbe il compito di occuparsi degli impianti e dei servizi a lunga distanza e di controllare l’operato delle cinque concessionarie di zona. La gara d'appalto fu indetta il 19 settembre 1924. La "Società Telefonica delle Venezie" (TELVE), un consorzio di società preesistenti rappresentante i maggiori industriali telefonici dell’area, si aggiudicò la seconda zona. La TELVE partecipò alla gara in solitaria a causa dell’iniziale disinteresse da parte della SADE, compagnia elettrica della zona, la quale, tuttavia, entrò in seguito nelle partecipazioni azionarie della società telefonica veneta, e alle valutazioni negative dei grandi gruppi bancari. Ben presto, al gruppo dirigente della TELVE fu evidente che gli investimenti da affrontare sarebbero stati superiori alle capacità finanziarie della società, la quale, dopo una serie di fallimenti iniziali nel reperire le risorse necessarie, ottenne un fido di 12 milioni di lire da un gruppo bancario svizzero. Nascita della società ed attività Il 5 ottobre 1924, presso lo studio del notaio Emilio Piamonte di Venezia, si riunirono diversi industriali aventi interessi nel ramo telefonico: • il conte Uberto Cattaneo, industriale e responsabile della Società telefonica Alto Veneto, con sede a Pordenone; nonché presidente della Società anonima padovana per il telefono. • Cesare Calandri, industriale che interveniva quale legale rappresentante e firmatario della Società in nome collettivo "A. e C. Calandri", con sede a Treviso. • • Giuseppe Lacchin, presidente della Società Telefonica Alto Veneto; • • Giuseppe Amadio, anch'egli rappresentante della Società telefonica Alto Veneto; • • Roberto Carsana della Società anonima padovana per il telefono, che interveniva tanto in proprio che per delega e in rappresentanza di • Giuseppe Zanchi, banchiere di Bergamo. Cattaneo fu il primo presidente della neonata società, Calandri, invece, ne ricoprì il ruolo di amministratore delegato.
  • 9. TELVE 7 Questi esponenti dell'industria telefonica veneta erano, in quella sede, rappresentanti e portatori dell'intero capitale, pari ad un milione di lire, della Società anonima Telefonica Veneta, con sede a Venezia e avente per oggetto l'industria e l'esercizio di telefoni, telegrafi, applicazioni elettriche ed affini. Questa società si era costituita il 6 marzo 1923, con rogito del notaio Carlo Candiani di Venezia. Nell'ottobre 1924, essi decisero di costituirsi in assemblea straordinaria e di dare un nuovo nome alla società: Società Telefonica delle Venezie, con sede a Venezia. Il capitale sociale di un milione di lire fu così suddiviso: • 100 000 lire erano intestate ad Uberto Cattaneo; • • 80 000 lire rispettivamente a Giuseppe Zanchi, Giuseppe Lacchin e Cesare Calandri; • • 20 000 lire a Roberto Carsana, Giuseppe Amadio, Giuseppe Benvenuti; • • 200 000 alla Società dell'alto Veneto, rappresentata da Antonio Tamai e Paolino lem; • • 200 000 ad Uberto Cattaneo per la Società padovana; • • 200 000 a Cesare Calandri, in rappresentanza della Società Calandri. Nel novembre 1924, accanto agli originari consiglieri, ossia Cattaneo, Calandri, Lacchin, Amadio, Benvenuti e Lucci, furono nominati Antonio Tamai, Paolino lem, Stefano De Stefani e Nino Tempini. Una volta trovati i finanziamenti, uno dei primi problemi che dovette affrontare la società fu la ricerca di un partner tecnologico che potesse contribuire alla realizzazione di nuovi impianti e di nuove centrali automatiche che l’impresa intendeva installare sul territorio al fine di ammodernare l’inefficiente rete acquisita e ridurre gli investimenti futuri. Questo partner avrebbe dovuto garantire, oltre all’innovazione tecnologica, la fornitura esclusiva dei materiali per l’installazione e la manutenzione di reti e centrali automatiche sul territorio italiano. A condurre le trattative fu il presidente della società, Cattaneo, che, dopo un primo fallimento nella trattativa con la statunitense “Telephone and Telegraph” per l’utilizzo esclusivo dei moderni apparati “Strowger Automatic”, si rivolse a Siemens riuscendo ad ottenere la tecnologia per la realizzazione di quelli, che all'epoca, erano i moderni impianti della società tedesca, ma non il loro impiego esclusivo sul territorio italiano. La società, tuttavia, non iniziò il suo percorso come pianificato inizialmente, e la perdita dell’esclusiva sugli impianti della statunitense “Telephone and Telegraph” modificò i progetti di Cattaneo e Calandri. Inoltre, l’accordo con la Siemens diede spazio, per via del consistente impegno economico che l’azienda avrebbe dovuto affrontare, all’ingresso nella stessa della SADE, principale gruppo elettrico della zona. L’ingresso della SADE, in seguito, aprì le porte alla SIP per l’acquisizione della società. Telve Chiusino Udine 20120414 Struttura organizzativa La struttura organizzativa della TELVE, grazie alle sue medie dimensioni, era semplice ed esprimeva le radicate convinzioni dei piccoli concessionari che l'avevano fondata. Nella società i principali esercizi si equivalevano e tutti indistintamente si affidavano direttamente agli uffici della direzione generale. Questo garantiva una maggiore efficienza degli esercizi, i quali avevano un canale diretto con la direzione generale, ma al tempo stesso mantenevano maggiore autonomia operativa, il che spesso portava a grandi differenze organizzative tra un esercizio e l’altro. La TELVE si concentrò prevalentemente su tre centri importanti: Venezia, Trieste e Padova, dove venne installata la nuova centrale automatica Siemens capace di 6 000 numeri, mentre nei centri minori si continuò ad utilizzare i vecchi apparati a batteria centrale. Altre zone ritenute di particolare importanza per TELVE furono quelle delle regioni montane del Cadore e del Trentino, che comprendevano centri turistici bisognosi di un servizio telefonico efficiente.
  • 10. TELVE 8 Nonostante i numerosi investimenti e le moderne tecnologie Siemens impiegate (come ad esempio i nuovi centralini automatici per le zone montane) l’incremento del numero di abbonati non rispecchiò le aspettative aziendali, per cui, dopo tre anni, la società si trovò nuovamente in difficoltà finanziarie. Tra le cause, il fattore territorio non fu attentamente valutato al momento della gara d’appalto e in seguito influì negativamente sull’aumento del numero di abbonati e sul conseguente sviluppo della società. La scarsa densità abitativa delle città e la predominanza di zone rurali costrinsero l’impresa a consumare energie e risorse per l’implementazione delle singole linee, disincentivando l’automatizzazione, non ritenuta conveniente per gli apparati periferici. All’inizio del 1928, nonostante gli onerosi investimenti effettuati, la TELVE risultò sia la concessionaria meno automatizzata sia quella con la più bassa crescita del numero di abbonati a partire dal 1925. Difficoltà finanziarie ed acquisizione Nel 1928, la scomparsa di Cattaneo e le difficoltà finanziarie in cui la società versava fin dall’inizio, facilitarono la progressiva acquisizione della TELVE da parte della SIP - Società Idroelettrica Piemontese (SIP). Essendo già, peraltro, in possesso di un proprio pacchetto azionario della TELVE, la SIP iniziò la scalata acquisendo un consistente pacchetto azionario della SADE, ottenuto con la cessione delle azioni della SIET a quest'ultima. Nonostante l'acquisizione ed il cambio dei vertici aziendali, i tentativi di uniformare la struttura organizzativa della TELVE alla rodata struttura della società di Gian Giacomo Ponti (SIP) non ebbero successo, a causa dell’enorme differenza operativa tra un esercizio e l'altro. La TELVE restò, cosi, ultima nello sviluppo rispetto alle altre aziende telefoniche del gruppo SIP. Il 21 ottobre 1933, la SIP, con le tre aziende al suo interno scorporate, Stipel, TELVE e TIMO, passò sotto il controllo della STET (neo-finanziaria dell’IRI per il controllo delle società telefoniche). Nel 1964, la TELVE venne fusa nella nuova SIP - Società Italiana per l’Esercizio Telefonico, cessando ufficialmente di esistere. Note [1] Chiara Ottaviano, Temi e questioni, in L’Italia al telefono. Società imprese tecnologie, a cura di Chiara Ottaviano, Cd Rom, Telecom Italia- Progetto Italia, Archivio storico Telecom Italia, 2004 Bibliografia • 1999 - Storia delle telecomunicazioni italiane e della Sip 1964-1994 / Renato Abeille; introduzione di Piero Brezzi. Franco Angeli editore • 1993 (2ª edizione) SIP: impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane / Bruno Bottiglieri. Franco Angeli editore • Antinori Albino: Le Telecomunicazioni Italiane 1861 -1961, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1963. • Bianucci Piero: Il Telefono, la tua voce, Firenze, Vallecchi, 1978. • Bottiglieri Bruno: SIP Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano, Franco Angeli, 1990. • Brezzi Piero: L’industria elettronica e l’Italia: necessità di un piano nazionale dell’elettronica, Roma, Editori Riuniti, 1978. • Caligaris Giacomina: L'industria elettrica in Piemonte dalle origini alla prima guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1993. • Carli Guido: Intervista sul capitalismo Italiano, Roma-Bari, Laterza, 1977. • Castagnoli Adriana: La crisi economica degli anni trenta in Italia: il Caso della SIP, in «Rivista di Storia Contemporanea» Luglio, 1976. • Castagnoli Adriana: Il passaggio della SIP all' IRI in Storia dell'industria elettrica in Italia, Vol. 3**, Espansione e oligopolio (1926-1945) (a cura di G. Galasso), Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 595-642. • Castronovo Valerio: L’industria Italiana dall’800 ad oggi, Milano, Mondatori, 1980. Molteni Francesco: Le concessioni Postali e di Telecomunicazioni, Milano, A. Giuffrè, 1960.
  • 11. TELVE 9 • Pavese Claudio: Il processo di elettrificazione tra ottocento e novecento, in Vincenzo Ferrone (a cura di Torino energia), Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 2007. • Zamagni Vera: Dalla periferia al Centro: la seconda rinascita economica dell’Italia, Bologna, Il Mulino, 1990. Altri progetti • Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri file su TELVE (http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Telve_(company)?uselang=it) • Questa voce è inclusa nel libro di Wikipedia Concessionarie telefoniche. formato epub (http://www. wikilibri.it/concessionarietelefoniche.epub) Portale Aziende Portale Telefonia Portale Telematica Timo - Telefoni Italia Medio Orientale Timo - Telefoni Italia Medio Orientale Stato  Italia Fondazione 20 dicembre 1923 a Roma Chiusura 1964 Sede principale Bologna Timo - Telefoni Italia Medio Orientale SA era una compagnia telefonica italiana. Era stata fondata il 20 dicembre 1923 con il nome di Società Abruzzese e Molisana Telefoni SA dalla Cassa di Risparmio di Rimini e della Società Adriatica Telefoni. Aveva sede a Roma. Nel 1926 viene acquisita da SIP. Nel 1933 passa sotto il controllo di IRI-STET. Nel 1964 viene fusa in SIP. Gestiva la Rete Telefonica di Emilia-Romagna, Marche, Umbria (tranne il circondario di Orvieto, gestito dalla Te.Ti), Abruzzo e Molise.
  • 12. Timo - Telefoni Italia Medio Orientale 10 Storia Nel settembre 1923 il primo governo Mussolini, considerata la profonda crisi istituzionale del settore telefonico e le sempre più pressanti propensioni privatistiche post-belliche decise di affidare a più concessionarie private la gestione della telefonia italiana. La decisione di affidare a più concessionarie la gestione del sistema telefonico fu determinata dall’esigenza di impedirne la concentrazione nelle mani di un unico centro di potere privato o del capitale straniero, dato che le maggiori aziende costruttrici di impianti telefonici che operavano in Italia erano straniere oppure sotto il controllo di capitale straniero. Con il decreto Regio24 del 1923, il governo concedeva ad enti pubblici, a società o a privati l’esercizio degli impianti telefonici con il duplice scopo di sgravare lo stato dalle considerevoli spese di ricostruzione post-bellica non ancora portate a termine dallo stato, per un settore non più ritenuto di primaria importanza, e di realizzare una svolta nella gestione del servizio, conferendogli un assetto più razionale ed efficace. La cessione degli impianti ai privati prevedeva l'obbligo per i concessionari del pagamento di rate annuali, e di una quota di ammortamento degli interessi sugli impianti di cui entravano in possesso. Vi era inoltre l’obbligo nei due quinquenni successivi di portare avanti il riordinamento e lo sviluppo degli impianti con la minaccia di riscatto o di revoca della concessione in caso di inadempienza. Si decise una suddivisione del territorio in cinque grandi zone, comprendenti impianti urbani e interurbani di minore importanza, da affidare ad altrettante società private che avrebbero dovuto assorbire le concessionarie preesistenti, e la creazione di una sesta concessione per gli impianti interurbani principali. Le cinque zone tuttavia, nonostante le intenzioni del governo, non erano equivalenti tra loro e mostravano evidenti disequilibri sia nel numero di abbonati e di impianti preesistenti, sia soprattutto, nelle potenzialità di sviluppo. Questa disomogeneità economica fu ancor più evidente nelle scelte iniziali della commissione tecnica incaricata dal governo, che creò una zona comprendente il triangolo industriale (Piemonte, Lombardia e Liguria) dove si concentravano oltre la metà di tutti gli impianti del territorio italiano. Scelte che presto furono riconsiderate dalla commissione ministeriale che prese atto della concentrazione eccessiva d’impianti nella zona e decise lo spostamento della Liguria dalla prima alla quarta zona. La gara d’appalto fu indetta per il 19 settembre 1924 ed i territori offerti in concessione vennero ripartiti nel seguente modo: prima zona Piemonte e Lombardia; seconda zona tre Venezie, Friuli, Zara; terza zona Emilia, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise; quarta zona Liguria, Toscana, Lazio, Sardegna; quinta zona Italia meridionale e Sicilia; sesta zona linee interprovinciali e internazionali. La TIMO si aggiudicò la terza zona, la più vasta delle cinque zone date in concessione, ma ultima per numero di impianti e di abbonati. Si trattava di un’area con pochi centri urbani di grandi dimensioni e con una scarsa densità di popolazione, ma con un gran numero di paesi sparsi, di piccola e media densità abitativa, che avevano la necessità di un adeguato servizio interurbano. Queste capacità di sviluppo furono subito notate dal consigliere delegato Pietro Palloni, presidente della Cassa di risparmio di Rimini, proprietario della “Società adriatica telefoni” e tra i principali fautori della nascita della società. Purtroppo, nonostante i progetti iniziali, ci si rese subito conto che l’impresa non sarebbe stata in grado di mantenere l’impegno di capitalizzazione assunto con il governo e nel 1926 fu ceduto l’intero pacchetto azionario alla SIP che assunse il controllo della società. Pur lasciando alla società una propria autonomia, la SIP inserì in posizioni chiave i suoi uomini e tentò di uniformare, come vedremo in dettaglio, la struttura organizzativa TIMO al modello SIP. A differenza di quanto fatto in STIPEL da Gian Giacomo Ponti, a causa soprattutto delle dimensioni della zona ed alla particolare conformazione geografica del territorio, fu applicato un modello leggermente diverso per la struttura organizzativa che prevedeva quattordici agenzie, che raggruppavano i vecchi uffici di zona concepiti prima dell’acquisizione da parte della SIP, tutte facenti capo a quattro direzioni d’esercizio a loro volta dipendenti dalla direzione generale. Era un modello organizzativo che nel 1928, dopo l’acquisizione della TELVE da parte della SIP,
  • 13. Timo - Telefoni Italia Medio Orientale 11 sarebbe stato nuovamente rivisto in ottica STIPEL. La direzione generale avrà dunque gran parte degli uffici sempre a Torino, accanto alle strutture della Stipel. Del consiglio di amministrazione, costituitosi con il passaggio alla Sip, facevano parte il conte Gualtiero Isolani (presidente), Gian Giacomo Ponti (consigliere delegato) e i consiglieri Giuseppe Besozzi, Giovanni Buitoni, Adolfo Calzoni, Frank de Morsier, Mario Garbagni, Enrico Koelliker, Guglielmo Mengarini, Pietro Palloni, Rinaldo Panzarasa, Salvatore Pugliese, Oreste Simonotti, Luigi Solari, Michele Pollone. Il direttore generale era Enrico Dessalles, che sostituiva l'ing. Marchesi, nominato ispettore generale, e vicedirettore generale Mario Fano. La TIMO soffriva al momento dell’acquisizione da parte della SIP di una eccessiva lentezza burocratica ed il personale faticava ad adattarsi ai più alti ritmi lavorativi adottati in STIPEL. Per cercare di eliminare questa lentezza burocratica e velocizzare i ritmi di lavoro del personale acquisito con la società ci furono molti contrasti tra il nuovo gruppo dirigente e il personale che portarono all’allontanamento di molti funzionari della TIMO definiti di scarso rendimento, non adattabili ai sistemi lavorativi SIP. A differenza della STIPEL, dove il personale acquisito dalla STEP ed in parte dallo stato fu in breve tempo educato ai ritmi lavorativi SIP, in TIMO non si sarebbe mai arrivati alla completa integrazione del personale preesistente al modello SIP. Conscio di ciò il nuovo gruppo dirigente tentò dunque nuovi innesti di personale con un piano formativo di lungo periodo e l’istituzione di un corso per allievi ingegneri da impiegare in futuro per funzioni di esercizio e agenzia. Come le altre concessionarie vincitrici delle gare d’appalto, anche la TIMO ereditò dallo Stato e dalle concessionarie preesistenti apparati fatiscenti o obsoleti che richiedevano manutenzione o addirittura la totale sostituzione. Esattamente come la STIPEL, la TIMO affrontò il problema mettendo in atto un graduale ammodernamento e l’ampliamento, dove possibile, degli impianti già installati nella zona di concessione con considerevoli investimenti e con l’utilizzo di modernissime tecnologie. Una delle prime priorità fu il rifacimento della rete urbana, progettata con scavi e canalizzazioni, per facilitare eventuali futuri ampliamenti. Parallelamente si procedette all’implementazione del servizio nelle aree urbane non ancora raggiunte con nuove centrali e reti installate a Reggio Emilia, Faenza, Pesaro, Terni, Sulmona, Rieti, Assisi, Lanciano, L'Aquila, Pescara ed altri centri minori. Furono svolti anche dei lavori di particolare importanza come la completa ristrutturazione, nel triennio dal 1925 al 1928, della rete di Bologna che prevedeva anche l’installazione di una nuova centrale automatica, inaugurata il 12 giugno 1928 dal Re Vittorio Emanuele III in persona, oppure il cavo di collegamento interurbano, per il collegamento tra la città di Bologna e la città di Ancona, completato l’anno successivo. Tutti questi investimenti, se da un lato accrescevano il numero di abbonati della società, dall’altro esponevano quest’ultima finanziariamente. Nel triennio dal 1925 al 1928 la società riuscì quasi a raddoppiare il numero degli abbonati nella zona di concessione, ma ciononostante le entrate e l’eccessiva esposizione finanziaria portarono le obbligazioni contratte quasi al doppio del capitale sociale di 50 milioni di lire. Bibliografia • • 1999 - Storia delle telecomunicazioni italiane e della Sip 1964-1994 / Renato Abeille; introduzione di Piero Brezzi. Franco Angeli editore • • 1993 (2ª edizione) SIP: impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane / Bruno Bottiglieri. Franco Angeli editore • Antinori Albino: Le Telecomunicazioni Italiane 1861 -1961, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1963. • • Bianucci Piero: Il Telefono, la tua voce, Firenze, Vallecchi, 1978. • • Bottiglieri Bruno: SIP Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano, Franco Angeli, 1990. • Brezzi Piero: L’industria elettronica e l’Italia: necessità di un piano nazionale dell’elettronica, Roma, Editori Riuniti, 1978.
  • 14. Timo - Telefoni Italia Medio Orientale 12 • • Caligaris Giacomina: L'industria elettrica in Piemonte dalle origini alla prima guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1993. • • Carli Guido: Intervista sul capitalismo Italiano, Roma-Bari, Laterza, 1977. • • Castagnoli Adriana: La crisi economica degli anni trenta in Italia: il Caso della SIP, in «Rivista di Storia Contemporanea» Luglio, 1976. • • Castagnoli Adriana: Il passaggio della SIP all' IRI in Storia dell'industria elettrica in Italia, Vol. 3**, Espansione e oligopolio (1926-1945) (a cura di G. Galasso), Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 595-642. • Castronovo Valerio: L’industria Italiana dall’800 ad oggi, Milano, Mondatori, 1980. Molteni Francesco: Le concessioni Postali e di Telecomunicazioni, Milano, A. Giuffrè, 1960. • • Pavese Claudio: Il processo di elettrificazione tra ottocento e novecento, in Vincenzo Ferrone (a cura di Torino energia), Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 2007. • Zamagni Vera: Dalla periferia al Centro: la seconda rinascita economica dell’Italia, Bologna, Il Mulino, 1990. Altri progetti • Questa voce è inclusa nel libro di Wikipedia Concessionarie telefoniche.formato epub [1] Portale Aziende Portale Telefonia Portale Telematica Note [1] http://www.wikilibri.it/concessionarietelefoniche.epub Teti (azienda) 1. RINVIA TETI
  • 15. Società Esercizi Telefonici 13 Società Esercizi Telefonici SET - Società Esercizi Telefonici Stato  Italia Fondazione 24 ottobre 1924 a Roma Fondata da Ericsson italiana e imprenditori di Biella Chiusura 29 ottobre 1964 Sede principale Roma, poi Napoli Gruppo Ericsson Note Incorporata nella SIP La SET Società Esercizi Telefonici fu una società anonima costituita il 24 ottobre 1924 con sede a Roma, da un gruppo di imprenditori di Biella e dalla Ericsson italiana, avente per oggetto sociale l’esercizio di compagnia telefonica. In seguito sarà trasformata in S.p.A. e nel 1964 sarà fusa e incorporata nella SIP. [1] Storia Origini La Set, come le altre aziende analoghe (STIPEL, TELVE, TIMO e TETI), nacque in seguito ai provvedimenti assunti dal governo, con Regio Decreto 399 dell’8 febbraio 1923, in materia di concessioni dell’esercizio del servizio telefonico. Nel settembre 1924, con la suddivisione del territorio in cinque zone, fu indetta dallo Stato una gara per l'assegnazione delle relative concessioni ai privati, per la gestione della rete. [2] Territorio operativo Nel Luglio 1925, lo Stato affidò in gestione alla concessionaria Set la rete telefonica della quinta zona, che comprendeva le regioni: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia e le provincie di Frosinone e di Latina. Fu un territorio particolarmente vasto che comprendeva i futuri 44 Distretti telefonici: • 4 distretti nel Lazio: (Cassino; Formia; Frosinone; Latina); • 8 in Campania (Avellino, Sant'Angelo dei Lombardi, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno, Battipaglia, Vallo della Lucania); • 11 in Puglia (Bari, Andria, Brindisi, Foggia, Cerignola, Manfredonia, San Severo, Lecce, Gallipoli, Maglie, Taranto); • 6 in Basilicata (Matera, Potenza, Lagonegro, Melfi, Muro Lucano Sala Consilina) • 15 in Sicilia (Agrigento, Alcamo / Castelvetrano, Caltagirone / Gela, Caltanissetta, Catania città, Catania Provincia, Enna, Messina città, Messina provincia, Palermo città, Palermo provincia, Ragusa, Ribera / Sciacca, Siracusa e Trapani). Nel 1927, per vigilare da vicino sulla zona assegnata, la SET trasferì la sede a Napoli e programmò investimenti in infrastrutture per lo sviluppo della rete e per la costruzione di nuove centrali. Per la fornitura di nuovi impianti, fu favorita, dagli stretti rapporti che intratteneva con la società Ericsson italiana.
  • 16. Società Esercizi Telefonici 14 La crisi economica La crisi mondiale del 1929 coinvolge, di fatto, il 60 per cento del sistema telefonico Italiano. Nel momento in cui SIP - Società Idroelettrica Piemontese (la quale controllava al contempo Stipel, Telve e Timo) fu coinvolta nel crollo della Banca Commerciale Italiana, lo Stato italiano decise di intervenire con la fondazione di Iri (Istituto per la Ricostruzione Industriale), al fine di rilevare le partecipazioni industriali delle banche in crisi. [3] La SET riuscì a rimanere fuori dalla crisi, ma nel 1930 subappaltò una parte della concessione del servizio telefonico in parte alla Società Telefonica delle Puglie, nelle Provincie di Bari, Foggia, Taranto e Potenza (che comprende l’intera Basilicata). Per risolvere la grave situazione, il 21 ottobre 1933 a Torino venne fondata la Società Torinese Esercizi Telefonici STET (poi: Società Finanziaria Telefonica), del settore delle telecomunicazioni dell'Iri, con il compito di controllare e coordinare le tre società telefoniche in crisi. Ma in questo periodo anche la SET stava entrando nell'orbita dell'IRI. [4] La guerra L’ingresso dell’Italia in guerra provocò, a causa dei bombardamenti, numerosi danni alle infrastrutture e una conseguente contrazione degli abbonamenti. Al fine di ostacolare le comunicazioni, infatti, gli alleati distrussero le centrali telefoniche. La situazione si aggravò per opera dei tedeschi in ritirata dopo l'8 settembre 1943. Una volta cessati gli eventi bellici, la Set sanò le ferite del conflitto: la rete richiese investimenti, mentre - durante le opere di ricostruzione delle città - furono necessari lavori per lo spostamento dei cavi telefonici. Nel 1950 la Set affidò alla società Seat la pubblicazione degli elenchi telefonici. La casa torinese aprì alcuni uffici, tra cui uno a Napoli, che coordinava gli elenchi degli abbonati al telefono Set della quinta zona: Frosinone/Latina; Napoli e provincia; Campania; Sicilia. La Casa editrice Giuseppe Laterza & figli stampò per molti anni a Bari l'elenco (unico) di Puglia, Basilicata e Calabria. Le partecipazioni statali Dopo la guerra cominciarono i grandi progetti di costruzione delle reti autostradale e telefonica italiane. Furono opere d’infrastruttura, realizzate grazie alla presenza dello Stato nell’economia. Le partecipazioni statali svolsero un ruolo nell’ammodernamento dell’intero sistema, tanto che finalmente si raggiunse nel 1952 l’obiettivo per tutti i Comuni Italiani di essere collegati alla rete telefonica. SET fa parte del Gruppo svedese LM Ericcson attraverso la finanziaria Setemer che controlla anche la Fatme, succursale italiana della Ericcson, e la società di impiantistica Sei (in seguito Sielte). Allo scadere delle prime Concessioni dell’epoca fascista, si aprì un dibattito politico, che si concluse con il Decreto legge del 6 giugno 1957 n. 374, il quale stabiliva di trasferire l´intero settore telefonico Italiano all’Iri. Fu proprio in tale quadro che avvenne la cessione, da parte della società Setemer, del pacchetto di controllo della Set e l'integrazione della concessionaria nella Stet. Le nuove Convenzioni furono firmate l´11 dicembre dello stesso anno: definivano la ripartizione delle competenze del traffico e di impianti e collegamenti con la ASST, con decorrenza primo gennaio 1958. [5]
  • 17. Società Esercizi Telefonici 15 La cessione della società Con il primo Piano regolatore telefonico nazionale, si sviluppò l'organizzazione razionale della rete telefonica italiana. La rete venne così suddivisa in compartimenti, distretti telefonici e aree locali, con relativo Piano di numerazione. [6] Sul finire degli anni '50 venne avviato il processo di unificazione del sistema telefonico; nel dicembre 1957 SET (con Teti) venne acquisita da IRI, la quale cedette successivamente i pacchetti di maggioranza al Gruppo STET. La soluzione è collegata al riassetto del settore dell'energia elettrica, che coinvolse anche il comparto della telefonia. Con la legge del 6 dicembre 1962 n. 1643 l´energia elettrica venne nazionalizzata con la creazione di Enel e l´indennizzo delle società ex-elettriche. Tra queste era presente SIP - Società Idroelettrica Piemontese. [7] Il processo di unificazione del sistema telefonico Nazionale avvenne nel 1964, attraverso la fusione per incorporazione delle cinque concessionarie tra cui SET in SIP - Società Idroelettrica Piemontese, con sede a Torino. Il 29 ottobre venne stipulato l´atto di fusione in SIP, che assume la denominazione di SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico, delle sue controllate elettriche e delle cinque Concessionarie. Al momento della nascita, contò, sul territorio Nazionale 4.220.000 abbonati al telefono e 5.530.000 apparecchi telefonici in servizio; i Posti telefonici pubblici sono 27.644. [8] La SET così cessa definitivamente la sua attività, esattamente dopo 40 anni di servizio. Note [1] http://www.archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/verbale%20SET%201925_0.pdf (primo verbale CdA SET 1925) [2] [2] Archivio storico Telecom Italia Torino [3] Centro on Line - Storia e cultura dell’Industria. Il nord ovest dal 1850. [4] http://archiviostorico.telecomitalia.com/sites/default/files/primo%20bilancio%20Stet%201934_0.pdf (primo bilancio STET 1934) [5] [5] C. Mossotto "La Rete Telefonica Numerica Integrata". [6] La ricostruzione e il boom (1946-1963) | archiviostorico.telecomitalia.com (http://www.archiviostorico.telecomitalia.com/ la-ricostruzione-e-il-boom-1946-1963) (piano regolatore 1957) [7] http://luigi.bonavoglia.eu/retinumeriche/cap2.phtml. [8] [8] sito: www.storiaindustria.it Altri progetti • Questa voce è inclusa nel libro di Wikipedia Concessionarie telefoniche. formato epub (http://www. wikilibri.it/concessionarietelefoniche.epub) Portale Aziende Portale Telefonia Portale Telematica
  • 18. 16 Le dorsali telefoniche Azienda di Stato per i servizi telefonici Azienda di Stato per i servizi telefonici (ASST) era una azienda autonoma controllata dal Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni che operava nel settore delle telecomunicazioni. È stata istituita con Regio decreto il 14 giugno 1925, con sede a Roma. A partire dal 1993 l'ASST si trasforma in Iritel, che si fonde l'anno successivo con la SIP divenendo poi Telecom Italia. Storia Il Decreto Regio del 1923 prevedeva la suddivisione del territorio in cinque zone, e l’assegnazione di sei concessioni telefoniche, l’ultima delle quali non assegnava alcun territorio, bensì la gestione delle dorsali interurbane. La gara per l’assegnazione della sesta zona, come previsto dal governo fascista, che preferiva un controllo statale, andò deserta in quanto non ritenuta conveniente dalle società telefoniche. Assegnate le altre concessioni, si provvide nel 1926 all’assegnazione del servizio interurbano alla neonata “Azienda di Stato per i Servizi Telefonici” (ASST) che, oltre alla gestione delle grandi dorsali interurbane, si sarebbe occupata della costruzione di nuovi collegamenti tra capoluoghi di provincia o regione ed avrebbe assunto il ruolo di controllore statale delle attività delle società concessionarie. In realtà l'ASST iniziò la sua attività già nel 1925 con i lavori per la costruzione della rete telefonica interurbana in cavi sotterranei, opera che migliorò sensibilmente il servizio interurbano in Italia, all'epoca composto ancora per quasi la totalità da cavi aerei. La prima opera dell’ASST riguardava il prolungamento dell’allora unico cavo sotterraneo esistente, Torino - Milano – Genova che fu portato con un innesto verso Bologna, Firenze, Perugia, Roma e Napoli con diramazioni verso Venezia e Trieste ed infine un prolungamento da Milano verso Chiasso. Si passò successivamente alla stesura dei nuovi cavi sotterranei, collegando Milano con Venezia, Firenze con Genova ed a sud Napoli con Bari e Perugia con Ancona. Buona parte delle opere di scavo vennero realizzate in appalto per conto della ASST dalla Società Italiana Reti Telefoniche Interurbane, società dietro la quale vi erano gli interessi della Siemens, della Face e della Pirelli. Le opere realizzate dall’ASST migliorarono sensibilmente il servizio interurbano Italiano che già nel 1930 si pose all’avanguardia in Europa. Dal punto di vista organizzativo l’ASST, pur essendo un ente indipendente, aveva un’autonomia decisionale limitata in quanto doveva sottostare al consiglio d’amministrazione delle Poste e Telegrafi, mentre il personale era composto principalmente da dipendenti statali prevalentemente specializzati su linee interurbane. Nonostante le importanti opere realizzate, l’Azienda di stato fu caratterizzata fin da principio da un’eccessiva lentezza operativa, non tollerata dalle società concessionarie delle cinque zone che premevano per una veloce realizzazione dei redditizi collegamenti tra capoluoghi di provincia reclamando la possibilità di ottenerne la concessione nella propria zona. Nel 1927, preso atto delle difficoltà incontrate nell’intervenire tempestivamente sulle opere di manutenzione e ampliamento di gran parte dei collegamenti interurbani, l’ASST cominciò a cedere alle concessionarie di zona affidando per mezzo d’accordi di differente natura l’appalto per gran parte delle linee urbane appartenenti al territorio in concessione. La differente natura degli accordi e il non rispetto di molti di questi da parte dell’Azienda di stato dette vita a molti contrasti tra quest’ultima e le cinque concessionarie.
  • 19. Azienda di Stato per i servizi telefonici 17 Le attività • Gestione e costruzione cavi telefonici (terrestri e sottomarini); • Costruzione di ponti radio e di satelliti per telecomunicazioni tra l’Italia e l’Europa; • • Proprietà della rete telefonica nazionale; • Gestione immobili e strutture di proprietà; • • Gestione comunicazioni urbane ed interurbane; • Coordinamento delle 5 concessionarie telefoniche (Stipel, Telve, Timo, Teti e Set). Numeri e curiosità La rete telefonica della quale era proprietaria era pari a 452.782 km. Il traffico di comunicazione nazionale e internazionale era di circa 12.200 milioni di conversazioni. Buona parte dei dipendenti ASST vennero impiegati da Iritel prima e da Telecom poi. Altri progetti • Questa voce è inclusa nel libro di Wikipedia Concessionarie telefoniche. formato epub [1] Portale Telefonia Portale Telematica
  • 20. 18 I servizi cable Italcable Italcable-Servizi cablografici, radiotelegrafici e radioelettrici SpA era un'azienda italiana che operava nel campo dei servizi per la telecomunicazione. Storicamente l'Italcable è stata fondata il 9 agosto del 1921 grazie all'intraprendenza di Giovanni Carosio con l'apporto finanziario dei cittadini italiani emigrati in Argentina. L'ingegner Carosio, si fece pertanto portavoce, nei confronti dell'allora Governo italiano, della realizzazione del primo cavo sottomarino transatlantico tra l' Argentina e l' Italia. Padiglione Italcable Fiera di Milano 1929 Il 12 settembre del 1921 nacque la prima convenzione fra lo Stato italiano e la neonata Compagnia Italiana dei cavi Telegrafici Sottomarini che fu rappresentata dallo stesso ingegner Carosio. Nel 1941 l'azienda assunse il nome Italcable in seguito alla fusione tra la Compagnia per Cavi Telegrafici Sottomarini (Italcable) e la Società Italo Radio. Durante il Secondo Conflitto Mondiale tutti i cavi sottomarini a nord dell'equatore vennero tagliati o interrotti e quindi l'Italcable svolse il servizio di telecomunicazioni intercontinentali solo attraverso i collegamenti radio. L'Italia, al termine del II conflitto Mondiale, con il trattato di pace, firmato al Palazzo del Lussemburgo nel 1947, poté ricostruire la propria rete di cavi sottomarini transoceanica. L'Italcable così poté ridare "voce" alle proprie stazioni di comunicazione intercontinentali riaprendo nuovi e vecchi collegamenti con le altre nazioni. In particolare ricordiamo le prestigiose figure dell'Ingegner Carlo Enrico Martinato e dell'ingegner Cesare Fantò che contribuirono alla rinascita dei collegamenti tra l'Italia e l'altra sponda dell'atlantico. Con l'avvento delle prime telecomunicazioni via satellite, l'Italcable e la RAI, diedero vita nel 1961 alla nascita della Telespazio, di cui ne ricordiamo le storiche figure dell'Ingegner Piero Fanti e dell'ingegner Cesare Benigni. Intanto l'Italcable era divenuta un'azienda controllata dalla STET che ne deteneva il 47,45% del capitale sociale. La restante parte era detenuta dalla Banca d'Italia (2,75%) e da azionisti minori (49,80%). Negli anni settanta l'Italcable realizzava in Italia la prima "città delle telecomunicazioni intercontinentali" ad Acilia, una località situata a pochi chilometri da Roma. Questi Centri Operativi Intercontinentali dell' Italcable (COA), vennero progettati dal noto studio dell'architetto Pier Luigi Nervi, in quanto destinata a divenire il più grande ed importante centro di telecomunicazioni intercontinentali presente in Italia.
  • 21. Italcable 19 Negli anni seguenti questa città delle telecomunicazioni ha ospitato i più avanzati sistemi di commutazione elettronica e d'informatica, divenendo anche un Centro di formazione professionale nel settore delle telecomunicazioni intercontinentali, soprattutto per i paesi in via di sviluppo. In virtù della Convenzione stipulata con il Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni, la Italcable offriva servizi di telecomunicazioni ad uso pubblico, installando e gestendo i relativi impianti, con la maggior parte dei paesi extraeuropei. Era inoltre competenza della società il servizio di telegrammi con gran parte dei paesi europei. La Italcable aveva realizzato nel corso del 1993 un fatturato pari a circa 814 miliardi di lire. Nel 1994 venne fusa in Telecom Italia SpA. Realizzazione del cavo sottomarino transatlantico Come si legge dal giornale "Il Piccolo" di San Paolo del Brasile del 01/02/1925 il rappresentante generale della "Compagnia Italiana dei Cavi Telegrafici Sottomarini" per il Brasile era l'ing. Italo De Giuli. Sullo stesso giornale del 20/10/1925 apparve il seguente articolo: « "Il 16 corrente è stato iniziato sulla spiaggia di Rio De Janeiro lo sbarco dell'estremità del cavo che deve congiungere Rio colla Stazione di Ferdinando di Noronha, e di là con quella di Anzio, presso Roma. Le operazioni furono alquanto ostacolate dal mare grosso di questi giorni e potevano essere terminate solamente il 18. È stato così esaurito per il momento il programma della posa dei cavi in acque brasiliane. Omissis..... La realizzazione della patriottica iniziativa permette all'Italia di passare dall'ottavo posto al quarto nella graduatoria mondiale delle nazioni che possiedono reti sottomarine venendo immediatamente dopo l'Inghilterra, gli Stati Uniti e la Francia. In occasione dell'avvenuto allacciamento del cavo la Direzione Generale di Rio ha inviato al Comm. Carosio, Presidente Italcable Milano il seguente telegramma: "Sbarcando Cavo congiungenteci Patria nome Consiglieri Azionisti Italcable invio devoto fervido riconoscente saluto a Lei che auspicò e fortemente volle compimento grande impresa". A questo telegramma il Comm. Carosio ha così risposto: " Comm. De Giuli-Rio: ringrazio Lei, Consiglieri Azionisti, gentile pensiero,occorre riunire tutte nostre forze per ottenere rapidamente traffico cui abbiamo diritto ed organizzare servizio nel modo più perfetto". Al telegramma inviatogli dall'ing. De Giuli , S.E. Mussolini ha così risposto: "Ringrazio gradito saluto che Ella volle inviarmi anche a nome Consiglieri e Sottoscrittori Brasiliani per Cavo Sottomarino, nuova via di progresso e nuovo vincolo fra i due paesi" (firmato Mussolini). » Bibliografia • • AA.VV. L'economia italiana tra le due guerre IPSOA Roma 1984 Altri progetti • Questa voce è inclusa nel libro di Wikipedia Concessionarie telefoniche. formato epub [1] Portale Aziende Portale Telefonia Portale Telematica
  • 22. 20 La capogruppo finanziaria STET STET - Società Finanziaria Telefonica S.p.A. Stato  Italia Tipo azienda pubblica Fondazione 1933 a Torino Chiusura 1997, confluita in Telecom Italia Sede principale Torino Filiali • • Telecom Italia • • Telespazio • • Italcable • • Iritel • • Italtel • • Sirti • • SGS Microelettronica Settore telecomunicazioni Prodotti gestione della rete telefonica Fatturato 33 miliardi di lire (1994) Dipendenti 133.000 (1994) STET - Società Finanziaria Telefonica S.p.A. era una azienda italiana che operava nel settore delle telecomunicazioni. Era la società finanziaria IRI per questo settore. Era un'impresa ad integrazione verticale, cioè ricopriva al suo interno tutte le attività, dalla produzione dell'apparato alla comunicazione. Storia Stet è stata fondata il 21 ottobre 1933 dall' IRI con il nome di STET - Società Torinese per l'Esercizio Telefonico, sede a Torino e Direzione Generale a Roma, con lo scopo di provvedere all'indirizzamento sia dal punto di vista tecnico, sia da quello amministrativo-contabile, di tutte le concessionarie di Stato per il servizio telefonico in Italia e per servizi pubblici di telecomunicazioni. Inoltre aveva facoltà di assumere interessenze in altre aziende che erano attive nel settore della produzione di apparecchiature telefoniche e in quello dell' impiantistica per la telecomunicazione. Infatti nel 1933 SIP - Società Idroelettrica Piemontese, che controllava Stipel, Telve e Timo, fu coinvolta nel crollo di Italgas e di Banca Commerciale Italiana e quindi dovette essere salvata da IRI, tramite STET [1] Nel 1964 tutte le società furono incorporate in SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico. Raggiunse il suo apice negli anni 80 dove arriva a impiegare 136000 dipendenti e a fatturare 14400 miliardi di lire, di cui 11000 dalle concessionarie, 3500 da impiantistica e attività manifatturiere e il restante da editoria e telematica. Inoltre è un gigante che controlla azienda come Selenia, Sistel, Italtel e Stet International, tramite cui è attiva in Grecia (Stet Hellas) [2] , Brasile (Brasil Telecom) [3] , Spagna (Retevision) [4] .
  • 23. STET 21 Nel 1992, durante la politica delle privatizzazioni portata avanti dal primo Governo Amato, viene trasformata in STET -Società Finanziaria Telefonica S.p.A. e vede ampliare il suo business all'editoria, alla pubblicità e all'informatica. Nel 1993 fonda Stream, una delle più importanti pay TV digitali e satellitari italiane, alla cui guida pone l'ex direttore generale Miro Allione. Nel 1997 STET e Telecom Italia vengono fuse: la nuova società prenderà il nome di Telecom Italia S.p.A. Attività Come detto, STET era una società finanziaria dell'IRI per il settore delle telecomunicazioni che come caposettore, controllava parecchie società impegnate in vari campi: • • servizi di telecomunicazioni • • Servizi telematici • • Impiantistica • • Servizi editoriali • • Attività manifatturiere elettroniche e di impiantistica • Pubblicità. Partecipazioni prima della liquidazione • Ilte 76% • Finsiel 74% • Italtel 59% • Telecom 59% • TIM 57% • Stet International 51% • SCS Comunicazione Integrata 51% • Telespazio 50% • Sirti 49% • Italcable 47,25% • • Iritel • SIP 58% • • Stream (azienda) • Optimes 51% Dati economici e finanziari Nel 1994, la STET aveva fatturato oltre 33 miliardi di lire. Il capitale sociale della STET era detenuto per il 64% dall'IRI. Il gruppo STET impiegava 133'000 persone. Note [1] [1] [books.google.it/books?isbn=8864532439 Storia delle telecomunicazioni, V.. Cantoni, G. Falciasecca, G. Pelosi - 2011 - Firenze University Press] [2] [2] [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/08/25/piu-capitale-per-la-stet-international.html repubblica.it [3] corriere.it (http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/31/Brasile_gruppo_litiga_con_socio_co_0_0105316359.shtml) [4] adnkronos.com (http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/04/29/Economia/ TELECOM-ACQUISISCE-ULTERIORE-7-DELLA-SPAGNOLA-RETEVISION_201400.php)
  • 24. STET 22 Altri progetti • Questa voce è inclusa nel libro di Wikipedia Concessionarie telefoniche. formato epub (http://www. wikilibri.it/concessionarietelefoniche.epub) Portale Aziende Portale Economia Portale Telefonia Portale Telematica
  • 25. Fonti e autori delle voci 23 Fonti e autori delle voci STIPEL  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=62546819  Autori: Abisys, Ancelli, Andre86, Antenor81, Archeologo, Balfabio, Caulfield, CristianCantoro, Gborgonovo, Kate Riddle, Lingtft, M7, Midnight bird, Mizardellorsa, Moliva, Peter Benjamin, Pil56, Pracchia-78, Sailko, Stenxx1977, Triquetra, Vale14orla, Valepert, ZioNicco, 11 Modifiche anonime TELVE  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=62549824  Autori: Abisys, Andre86, Archeologo, Balfabio, Caulfield, Dark, EmaR, Eumolpo, Frieda, Jalo, Kate Riddle, Midnight bird, Mizardellorsa, Moliva, Moroboshi, No2, Peter Benjamin, Pil56, Pracchia-78, Shivanarayana, Stenxx1977, Triquetra, Valeria Sorrenti, 22 Modifiche anonime Timo - Telefoni Italia Medio Orientale  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=62412830  Autori: Abisys, Andre86, Archeologo, AttoRenato, Balfabio, Caulfield, Discanto, EmaR, Harlock81, Ico-Neko, Mizardellorsa, Peter Benjamin, Pil56, Pracchia-78, Stenxx1977, Wouterhagens, 5 Modifiche anonime Teti (azienda)  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=58196630  Autori: Abisys, Andre86, Andrea839, Archeologo, Balfabio, Caulfield, Cenzin, Discanto, EmaR, Indeciso42, Kate Riddle, Lord Possum, M7, Marko86, Mizardellorsa, Nicovitt, No2, Peter Benjamin, Pil56, Ripepette, Stenxx1977, Valeria Sorrenti, 14 Modifiche anonime Società Esercizi Telefonici  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=61654085  Autori: A7N8X, Abisys, Adriano Silvestri, Andre86, Archeologo, Armando, AttoRenato, Balfabio, Caulfield, EmaR, Frieda, Mizardellorsa, No2, Peter Benjamin, Phantomas, Pil56, Vale14orla, Valeria Sorrenti, 4 Modifiche anonime Azienda di Stato per i servizi telefonici  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=61330864  Autori: Abisys, Balfabio, Mizardellorsa, Nicola Romani, No2, Phantomas, Rojelio, Stenxx1977, ZioNicco, 14 Modifiche anonime Italcable  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=61896913  Autori: Abisys, Allions, Archeologo, AttoRenato, Balfabio, Briskerly, Caulfield, Dunferr, EmaR, Guglielmo Carretti, Harlock81, Ignisdelavega, Indeciso42, Jose Luis Cirelli, Laura martinato, Marcok, Mizardellorsa, Pil56, Rojelio, Sailko, Ticket 2010081310004741, Tirinto, 12 Modifiche anonime STET  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=61976936  Autori: A7N8X, Abisys, Allions, Archeologo, Ary29, Balfabio, Caulfield, Dunferr, EmaR, Fire90, LucaG83, Mizardellorsa, No2, Peter Benjamin, Pil56, 17 Modifiche anonime
  • 26. Fonti, licenze e autori delle immagini 24 Fonti, licenze e autori delle immagini File:Flag of Italy.svg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Italy.svg  Licenza: Public Domain  Autori: see below File:Cartina concessionarie.jpg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Cartina_concessionarie.jpg  Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0  Autori: Telecom Italia S.p.A File:Chiosco STIPEL stazione Torino.jpeg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Chiosco_STIPEL_stazione_Torino.jpeg  Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0  Autori: Telecom Italia S.p.A File:Pubblicità STIPEL.jpg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Pubblicità_STIPEL.jpg  Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0  Autori: Telecom Italia S.p.A File:Prima cabina STIPEL.jpeg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Prima_cabina_STIPEL.jpeg  Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0  Autori: Telecom Italia S.p.A File:Commons-logo.svg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Commons-logo.svg  Licenza: logo  Autori: SVG version was created by User:Grunt and cleaned up by 3247, based on the earlier PNG version, created by Reidab. File:Open book nae 02.svg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Open_book_nae_02.svg  Licenza: Public Domain  Autori: nae File:Factory.svg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Factory.svg  Licenza: Public Domain  Autori: Howard Cheng File:Nuvola apps kchart.svg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Nuvola_apps_kchart.svg  Licenza: GNU Lesser General Public License  Autori: en:David Vignoni, User:Stannered File:Exquisite-Modem.png  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Exquisite-Modem.png  Licenza: GNU General Public License  Autori: Closeapple, F l a n k e r, Infrogmation, Sasa Stefanovic, Simonxag, Sinigagl, TwoWings, WJBscribe, 1 Modifiche anonime File:Crystal 128 displayphone.png  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Crystal_128_displayphone.png  Licenza: GNU Lesser General Public License  Autori: Abu badali, Bitplane, Gdgourou, Joey-das-WBF, Loyna, Mindmatrix, Rocket000 File:Telve Chiusino Udine 20120414.JPG  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Telve_Chiusino_Udine_20120414.JPG  Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0  Autori: User:Moliva File:Tombino-TIMO.jpg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Tombino-TIMO.jpg  Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0  Autori: User:Alberto Gaffi File:Italcable1.jpg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Italcable1.jpg  Licenza: Public Domain  Autori: Indeciso42
  • 27. Licenza 25 Licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 //creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/