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Il pensiero narrativo può essere considerato come un  modo di pensare al sociale , in quanto parla della vita sociale e si costruisce partendo dalle relazioni e modificandole attivamente.  Le interazioni sociali, infatti, contribuiscono nel formare il pensiero narrativo perché la vita sociale ha un ruolo importante nello sviluppo del pensiero, dell’intelligenza e della vita affettiva, ma anche, e soprattutto, perché le interazioni sociali possono essere considerate narrazioni.
Secondo  Barthes  (1977), la narrazione è presente  <<nel mito, la leggenda, la fiaba, il racconto, la novella, l'epica, la storia la tragedia, il dramma, la commedia, il mimo, la pittura, nei mosaici, nel cinema, nei fumetti, nelle notizie, nella conversazione, in tutti i luoghi e in tutte le società. Indipendentemente da una suddivisione in buona o cattiva letteratura, la narrazione è internazionale, transtorica, transculturale: essa è semplicemente lì, come la vita stessa>> .
Il pensiero narrativo viene impiegato prevalentemente nell’ambito del discorso e del ragionamento quotidiano e trova applicazione nel mondo sociale.  Il pensiero narrativo infatti cerca di dare un’interpretazione ai fatti umani creando una storia basata sull’intenzionalità degli attori e sul contesto.  Il contesto è costituito dalla situazione relazionale nella quale nascono o alla quale devono essere adattate le storie per essere rese credibili.
Il pensiero narrativo  si fonda quindi sulla  costruzione di storie
Non è facile dire in che cosa consiste una storia, in quanto la narrazione va al di là dei confini del pensiero e del linguaggio e si sovrappone alla vita stessa.  Lo psicologo e pedagogista  J. S. Bruner  ha cercato di elaborare una sintesi delle  proprietà principali delle narrazioni :
Sequenzialità :  nella narrazione gli eventi sono disposti in un processo temporale e hanno una durata che non è solo anticipativa, ma anche retroattiva. Il movimento temporale può comportare delle soste, come dei salti improvvisi in avanti o in dietro. Tutto questo implica comunque una durata temporale, e gli eventi non potrebbero essere descritti se non in questa dimensione. Particolarità e concretezza :  la narrazione tratta essenzialmente di avvenimenti e di questioni specifiche riguardanti le persone. Sono le persone a fungere da soggetti della trama narrativa, anche se esse sono inserite in famiglie o in gruppi sociali. In certi casi i soggetti sono rappresentati da animali, ma, come le favole di Fedro ci insegnano, le esperienze di questi animali sono metafore di quelle dell'uomo.
Intenzionalità:   questa caratteristica è connessa alla precedente e si riferisce al fatto che la narrazione riguarda eventi umani. I soggetti principali di questi eventi, le persone, compiono delle azioni, sono mossi da scopi e da ideali, possiedono delle opinioni, provano stati d'animo: insomma, nella narrazione essi vengono presi in esame nella loro caratteristica di possedere stati mentali. Opacità referenziale :  la rappresentazione ha valore, non in quanto si riferisce ad un evento o ad un oggetto definito e concretamente esistente, ma in quanto rappresentazione. Anche se la narrazione parla di persone specifiche, non è tanto in questione il problema della loro esistenza, quanto quello del loro essere &quot;personaggi&quot;, ed esse devono essere lette in quanto tali. Pertanto, in una narrazione non si può parlare in termini di verità o falsità, di realismo o di immaginario, ma solo di verosimiglianza. Questa risulta determinata non dalla sua referenzialità, ma dalla coerenza del racconto.
Composizione pentadica :  una narrazione ben formata è composta da cinque elementi:  attore ,  azione ,  scopo ,  scena ,  strumento  (Burke, 1945). Fino a che questi elementi sono in equilibrio tra loro, la narrazione procede in modo canonico. All'interno di una determinata scena l'attore compie delle azioni per raggiungere uno scopo servendosi di mezzi appropriati. Tuttavia qualcosa può frapporsi in questo percorso: il comportamento dell'attore diviene incomprensibile, lo strumento può non essere adeguato, lo scopo risulta fuori dalla portata, ostacoli di altra natura intervengono a determinare una situazione critica, ad imporre un cambiamento di rotta. La composizione pentadica riguarda dunque non solo i cinque elementi che la compongono, ma anche la loro organizzazione.
Violazione della canonicità :  nella narrazione c'è una fase di processualità &quot;normale&quot; nella quale le cose si svolgono secondo le attese. E' questa la dimensione canonica della narrazione. Ad un certo punto compare una rottura in questa normalità, avviene un imprevisto, un &quot;evento precipitante&quot; che crea una situazione di squilibrio facendo così deviare il corso delle azioni. La narrazione, quindi, affronta contemporaneamente la canonicità e l'eccezionalità. Appartenenza ad un genere :  sebbene particolare e concreta, la narrazione può essere inserita in un suo genere o tipo. Come in campo letterario ci sono diversi tipi di racconto, ad esempio la tragedia, la farsa, la commedia, così è possibile richiamarsi a generi analoghi per le narrazioni che costruiamo nella vita quotidiana.
Incertezza:   la narrazione si svolge secondo un livello di realtà incerto.  Il linguaggio è metaforico e &quot;congiuntivo&quot;.  Esso esprime la possibilità: non tanto ciò che si verifica, quanto ciò che potrebbe o dovrebbe accadere, ed in questo si distingue da una mera esposizione di fatti. Un buon racconto è caratterizzato da una certa dose di incertezza, è aperto a varianti di lettura, soggetto alle divagazioni degli stati intenzionali, in qualche modo indeterminato. Questa indeterminatezza rende più facile identificarsi con gli attori ed entrare dentro la trama narrativa. Svolgendosi su un piano a metà strada tra realtà e immaginazione, gli interlocutori possono contrarre i significati da attribuire alla narrazione.
Le procedure del pensiero narrativo   I processi narrativi, intesi come attribuzione del senso, vengono messi in atto a partire da un problema. Nella nostra cultura diamo per scontato che un individuo si comporti in un determinato modo, segua un certo copione, agisca in modo coerente in rapporto alle situazioni in cui si trova e quando si imbatte in una eccezione che viola l ‘ordinario, se ha la necessità di spiegarla, la persona inventa delle storie. Questo è appunto un problema che scatena il processo narrativo: si verifica un evento incongruente  rispetto alla situazione, così come essa viene percepita dal narratore. In alcuni casi, l’analisi della situazione è sufficiente a produrre coerenza, in altri invece il contesto deve essere ampliato tramite diversi procedimenti :  ricerca degli antecedenti ,  ragionamento analogico ,  logica quasi paradigmatica ,  articolazione tra azione ed intenzione ,  validazione .
La ricerca degli antecedenti Con la ricerca degli antecedenti si costruisce una  sequenza storico-causale , capace di spiegare l’incongruenza. Sapere “cosa c’era prima” costituisce un modo per trovare una ragione e quindi una spiegazione. Questo processo avviene grazie all’accumulazione narrativa : diverse storie si accumulano formando una storiografia personale che la persona compila nel corso della propria vita e comprende sia le nozioni storiche in senso lato (quelle che si desumano dai testi, dai giornali ecc), che le esperienze personali codificate come cronache ( ieri ho fatto, sono andato ecc..) o come romanzo storico (quando ero piccolo sognavo di diventare un eroe ecc..). Questo patrimonio storiografico integra la storia personale a quella della collettività e vieni impiegato per ricercare gli antecedenti.   In alcuni casi la ricerca degli antecedenti può orientarsi più nella scoperta delle ragioni che nell'individuazione delle cause.  E' questo il caso del  ragionamento analogico .
Il ragionamento analogico Il ragionamento analogico è una forma di pensiero quotidiano in grado di descrivere il modo in cui le persone prendono le decisioni, esprimono dei giudizi, compiono delle inferenze sugli avvenimenti. L'impiego del ragionamento analogico è uno dei principali procedimenti di cui si serve il pensiero narrativo per comprendere i fatti sociali. Dunque, quando un comportamento è incongruente rispetto alla situazione si cerca di attribuire un nuovo significato al rapporto comportamento-situazione in modo da renderlo coerente.
Logica quasi paradigmatica Quando non vengono trovate analogie o prototipi capaci di spiegare l'evento incongruente, il pensiero narrativo può fare ricorso a  presupposizioni  dotate di una maggiore astrattezza. Ciò significa che usa, in modo narrativo,  processi di tipo logico . Anche il ricorso a  copioni  è un procedimento utilizzato dal pensiero narrativo. Per esempio, il fatto che Mario sia vestito elegantemente, e che io sappia che egli si veste con giacca e cravatta quando deve andare a qualche incontro galante, costituisce un copione che mi permette di ipotizzare ciò che egli sta per fare. Quanto più un copione assume un significato di legge generale di condotta, tanto più il ragionamento analogico assomiglia a quello deduttivo.
Articolazione tra azione e intenzione Nelle storie c'è un livello delle azioni ed un livello delle intenzioni. Le azioni hanno un'organizzazione causale e ben definita: esse accadono oppure no. In certi casi, tuttavia, le azioni sono connesse tra di loro in modo incongruente, tale da non permettere un'analisi causale. Diviene allora necessario passare dal livello più oggettivo delle azioni a quello più soggettivo delle intenzioni. Con questo livello il soggetto analizza quale possa essere la percezione che un determinato attore sociale ha di una situazione. Egli deve prendere in esame il problema della coscienza e dell'intenzionalità. Nel fare ciò impegna una propria teoria della mente. Se narrare significa anche raccontare le intenzioni dei protagonisti, le loro idee ed emozioni, questo implica che il narratore disponga di una qualche forma di rappresentazione sulla mente dei personaggi del racconto. Attraverso questo strumento concettuale egli può costruire e arricchire le proprie narrazioni in modo da articolare il livello delle azioni con quello delle intenzioni elaborando sia rappresentazioni che metarappresentazioni sulla vita dei personaggi.
La validazione   Il pensiero narrativo ha le sue procedure di validazione. Esso produce delle storie che sono originate dal modo di costruire la realtà sociale e che devono essere messe alla prova nella stessa realtà sociale.  Queste procedure si basano sulla nozione di  persuadibilità . La storia deve persuadere chi la costruisce e chi l'ascolta. Ciò significa che una storia deve apparire verosimigliante in due sensi: deve possedere una sua coerenza interna tale da riuscire convincente per il narratore e deve essere credibile per l'uditorio. Se una storia non viene creduta deve essere corretta.

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pensiero narrativo

  • 1.  
  • 2. Il pensiero narrativo può essere considerato come un modo di pensare al sociale , in quanto parla della vita sociale e si costruisce partendo dalle relazioni e modificandole attivamente. Le interazioni sociali, infatti, contribuiscono nel formare il pensiero narrativo perché la vita sociale ha un ruolo importante nello sviluppo del pensiero, dell’intelligenza e della vita affettiva, ma anche, e soprattutto, perché le interazioni sociali possono essere considerate narrazioni.
  • 3. Secondo Barthes (1977), la narrazione è presente <<nel mito, la leggenda, la fiaba, il racconto, la novella, l'epica, la storia la tragedia, il dramma, la commedia, il mimo, la pittura, nei mosaici, nel cinema, nei fumetti, nelle notizie, nella conversazione, in tutti i luoghi e in tutte le società. Indipendentemente da una suddivisione in buona o cattiva letteratura, la narrazione è internazionale, transtorica, transculturale: essa è semplicemente lì, come la vita stessa>> .
  • 4. Il pensiero narrativo viene impiegato prevalentemente nell’ambito del discorso e del ragionamento quotidiano e trova applicazione nel mondo sociale. Il pensiero narrativo infatti cerca di dare un’interpretazione ai fatti umani creando una storia basata sull’intenzionalità degli attori e sul contesto. Il contesto è costituito dalla situazione relazionale nella quale nascono o alla quale devono essere adattate le storie per essere rese credibili.
  • 5. Il pensiero narrativo si fonda quindi sulla costruzione di storie
  • 6. Non è facile dire in che cosa consiste una storia, in quanto la narrazione va al di là dei confini del pensiero e del linguaggio e si sovrappone alla vita stessa. Lo psicologo e pedagogista J. S. Bruner ha cercato di elaborare una sintesi delle proprietà principali delle narrazioni :
  • 7. Sequenzialità : nella narrazione gli eventi sono disposti in un processo temporale e hanno una durata che non è solo anticipativa, ma anche retroattiva. Il movimento temporale può comportare delle soste, come dei salti improvvisi in avanti o in dietro. Tutto questo implica comunque una durata temporale, e gli eventi non potrebbero essere descritti se non in questa dimensione. Particolarità e concretezza : la narrazione tratta essenzialmente di avvenimenti e di questioni specifiche riguardanti le persone. Sono le persone a fungere da soggetti della trama narrativa, anche se esse sono inserite in famiglie o in gruppi sociali. In certi casi i soggetti sono rappresentati da animali, ma, come le favole di Fedro ci insegnano, le esperienze di questi animali sono metafore di quelle dell'uomo.
  • 8. Intenzionalità: questa caratteristica è connessa alla precedente e si riferisce al fatto che la narrazione riguarda eventi umani. I soggetti principali di questi eventi, le persone, compiono delle azioni, sono mossi da scopi e da ideali, possiedono delle opinioni, provano stati d'animo: insomma, nella narrazione essi vengono presi in esame nella loro caratteristica di possedere stati mentali. Opacità referenziale : la rappresentazione ha valore, non in quanto si riferisce ad un evento o ad un oggetto definito e concretamente esistente, ma in quanto rappresentazione. Anche se la narrazione parla di persone specifiche, non è tanto in questione il problema della loro esistenza, quanto quello del loro essere &quot;personaggi&quot;, ed esse devono essere lette in quanto tali. Pertanto, in una narrazione non si può parlare in termini di verità o falsità, di realismo o di immaginario, ma solo di verosimiglianza. Questa risulta determinata non dalla sua referenzialità, ma dalla coerenza del racconto.
  • 9. Composizione pentadica : una narrazione ben formata è composta da cinque elementi: attore , azione , scopo , scena , strumento (Burke, 1945). Fino a che questi elementi sono in equilibrio tra loro, la narrazione procede in modo canonico. All'interno di una determinata scena l'attore compie delle azioni per raggiungere uno scopo servendosi di mezzi appropriati. Tuttavia qualcosa può frapporsi in questo percorso: il comportamento dell'attore diviene incomprensibile, lo strumento può non essere adeguato, lo scopo risulta fuori dalla portata, ostacoli di altra natura intervengono a determinare una situazione critica, ad imporre un cambiamento di rotta. La composizione pentadica riguarda dunque non solo i cinque elementi che la compongono, ma anche la loro organizzazione.
  • 10. Violazione della canonicità : nella narrazione c'è una fase di processualità &quot;normale&quot; nella quale le cose si svolgono secondo le attese. E' questa la dimensione canonica della narrazione. Ad un certo punto compare una rottura in questa normalità, avviene un imprevisto, un &quot;evento precipitante&quot; che crea una situazione di squilibrio facendo così deviare il corso delle azioni. La narrazione, quindi, affronta contemporaneamente la canonicità e l'eccezionalità. Appartenenza ad un genere : sebbene particolare e concreta, la narrazione può essere inserita in un suo genere o tipo. Come in campo letterario ci sono diversi tipi di racconto, ad esempio la tragedia, la farsa, la commedia, così è possibile richiamarsi a generi analoghi per le narrazioni che costruiamo nella vita quotidiana.
  • 11. Incertezza: la narrazione si svolge secondo un livello di realtà incerto. Il linguaggio è metaforico e &quot;congiuntivo&quot;. Esso esprime la possibilità: non tanto ciò che si verifica, quanto ciò che potrebbe o dovrebbe accadere, ed in questo si distingue da una mera esposizione di fatti. Un buon racconto è caratterizzato da una certa dose di incertezza, è aperto a varianti di lettura, soggetto alle divagazioni degli stati intenzionali, in qualche modo indeterminato. Questa indeterminatezza rende più facile identificarsi con gli attori ed entrare dentro la trama narrativa. Svolgendosi su un piano a metà strada tra realtà e immaginazione, gli interlocutori possono contrarre i significati da attribuire alla narrazione.
  • 12. Le procedure del pensiero narrativo   I processi narrativi, intesi come attribuzione del senso, vengono messi in atto a partire da un problema. Nella nostra cultura diamo per scontato che un individuo si comporti in un determinato modo, segua un certo copione, agisca in modo coerente in rapporto alle situazioni in cui si trova e quando si imbatte in una eccezione che viola l ‘ordinario, se ha la necessità di spiegarla, la persona inventa delle storie. Questo è appunto un problema che scatena il processo narrativo: si verifica un evento incongruente rispetto alla situazione, così come essa viene percepita dal narratore. In alcuni casi, l’analisi della situazione è sufficiente a produrre coerenza, in altri invece il contesto deve essere ampliato tramite diversi procedimenti : ricerca degli antecedenti , ragionamento analogico , logica quasi paradigmatica , articolazione tra azione ed intenzione , validazione .
  • 13. La ricerca degli antecedenti Con la ricerca degli antecedenti si costruisce una sequenza storico-causale , capace di spiegare l’incongruenza. Sapere “cosa c’era prima” costituisce un modo per trovare una ragione e quindi una spiegazione. Questo processo avviene grazie all’accumulazione narrativa : diverse storie si accumulano formando una storiografia personale che la persona compila nel corso della propria vita e comprende sia le nozioni storiche in senso lato (quelle che si desumano dai testi, dai giornali ecc), che le esperienze personali codificate come cronache ( ieri ho fatto, sono andato ecc..) o come romanzo storico (quando ero piccolo sognavo di diventare un eroe ecc..). Questo patrimonio storiografico integra la storia personale a quella della collettività e vieni impiegato per ricercare gli antecedenti.   In alcuni casi la ricerca degli antecedenti può orientarsi più nella scoperta delle ragioni che nell'individuazione delle cause. E' questo il caso del ragionamento analogico .
  • 14. Il ragionamento analogico Il ragionamento analogico è una forma di pensiero quotidiano in grado di descrivere il modo in cui le persone prendono le decisioni, esprimono dei giudizi, compiono delle inferenze sugli avvenimenti. L'impiego del ragionamento analogico è uno dei principali procedimenti di cui si serve il pensiero narrativo per comprendere i fatti sociali. Dunque, quando un comportamento è incongruente rispetto alla situazione si cerca di attribuire un nuovo significato al rapporto comportamento-situazione in modo da renderlo coerente.
  • 15. Logica quasi paradigmatica Quando non vengono trovate analogie o prototipi capaci di spiegare l'evento incongruente, il pensiero narrativo può fare ricorso a presupposizioni dotate di una maggiore astrattezza. Ciò significa che usa, in modo narrativo, processi di tipo logico . Anche il ricorso a copioni è un procedimento utilizzato dal pensiero narrativo. Per esempio, il fatto che Mario sia vestito elegantemente, e che io sappia che egli si veste con giacca e cravatta quando deve andare a qualche incontro galante, costituisce un copione che mi permette di ipotizzare ciò che egli sta per fare. Quanto più un copione assume un significato di legge generale di condotta, tanto più il ragionamento analogico assomiglia a quello deduttivo.
  • 16. Articolazione tra azione e intenzione Nelle storie c'è un livello delle azioni ed un livello delle intenzioni. Le azioni hanno un'organizzazione causale e ben definita: esse accadono oppure no. In certi casi, tuttavia, le azioni sono connesse tra di loro in modo incongruente, tale da non permettere un'analisi causale. Diviene allora necessario passare dal livello più oggettivo delle azioni a quello più soggettivo delle intenzioni. Con questo livello il soggetto analizza quale possa essere la percezione che un determinato attore sociale ha di una situazione. Egli deve prendere in esame il problema della coscienza e dell'intenzionalità. Nel fare ciò impegna una propria teoria della mente. Se narrare significa anche raccontare le intenzioni dei protagonisti, le loro idee ed emozioni, questo implica che il narratore disponga di una qualche forma di rappresentazione sulla mente dei personaggi del racconto. Attraverso questo strumento concettuale egli può costruire e arricchire le proprie narrazioni in modo da articolare il livello delle azioni con quello delle intenzioni elaborando sia rappresentazioni che metarappresentazioni sulla vita dei personaggi.
  • 17. La validazione   Il pensiero narrativo ha le sue procedure di validazione. Esso produce delle storie che sono originate dal modo di costruire la realtà sociale e che devono essere messe alla prova nella stessa realtà sociale. Queste procedure si basano sulla nozione di persuadibilità . La storia deve persuadere chi la costruisce e chi l'ascolta. Ciò significa che una storia deve apparire verosimigliante in due sensi: deve possedere una sua coerenza interna tale da riuscire convincente per il narratore e deve essere credibile per l'uditorio. Se una storia non viene creduta deve essere corretta.