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Il periodico di informazione sulla Sanità Integrativa
HEALTH
novembre/dicembre 2017 - N°22
in evidenza
tumore alla laringe: come effettuare la diagnosi precoce
e quali sono le tecniche chirurgiche impiegate nella cura
di questa patologia. ce lo spiega la dottoressa Lisa Licitra
innovazione
malattie rare
sanità pubblica
maternità
Utilizzare le cellule
staminali nella medicina
estetica e nella chirurgia
plastica
VIII Congresso sulle
Malattie Bollose
Autoimmuni
Il Rapporto PIT Salute
dice che è sempre più
lenta e sempre più cara
Diabete gestazionale:
di cosa si tratta?
2
finalmente sono nati gli
Effettuare prestazioni di sanità leggera non è mai stato così facile!
Benessere, assistenza e sostegno saranno presto a due passi da casa tua grazie
agli Health Point, le nuove strutture trasportabili progettate da Health Italia S.p.A.
In ogni Health Point potrai:
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Effettuare un videoconsulto con un medico specialista
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Health Online
periodico bimestrale di
informazione sulla Sanità
Integrativa
Anno 4°
novembre/dicembre 2017 - N°22
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Direttore editoriale
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n. 2/2016 - diffusione telematica
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HEALTH
Gli enti si sanità integrativa quali Fondi Sanitari, Società
Generali di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza
Sanitaria, hanno sempre avuto una loro precisa disciplina
giuridica da un punto di vista societario con specifiche
regole per quanto concerne gli aspetti sociali, economici,
fiscali, bilancistici e di controllo e sono sempre stati gli
unici organismi abilitati a gestire la sanità integrativa
come abbiamo sempre sostenuto dalle pagine di questo
periodico.
Spesso abbiamo letto di argomentazioni che
confutavano questa impostazione in virtù di norme
e leggi che regolamentavano altri settori economici
abilitati a fornire prestazioni sanitarie ed abbiamo spesso
argomentato da queste colonne che la sanità integrativa
discende direttamente dal diritto alla salute sancito
costituzionalmente per ogni cittadino e l’esercizio di
tale attività da parte degli enti giuridicamente abilitati
discende direttamente dal diritto all’associazionismo
sempre sancito dalla nostra costituzione.
Il percorso giuridico impostato dal legislatore ha sempre
confermato questa logica ed ha sempre sostenuto questi
diritti e nel 2017 abbiamo avuto una ulteriore importante
conferma di questo indirizzo principalmente per quanto
concerne le Società Generali di Mutuo Soccorso.
Infatti il Codice del Terzo Settore emanato con il D.lgs 3
Luglio 2017 ha inserito al Titolo 2, art. 4, punto 1 le Società
Generali di Mutuo Soccorso ufficialmente tra i soggetti
del Terzo Settore che perseguono finalità di interesse
generale secondo logiche di sussidiarietà ed abilitati a
fornire prestazioni sanitarie.
L’obiettivo del decreto legge è molto chiaro in quanto,
come cita testualmente l’art. 1 la normativa del terzo
settore è stata legiferata “al fine di sostenere l’autonoma
iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma
associata, a perseguire il bene comune, ad elevare i
livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione
sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione ed il
pieno sviluppo della persona, a valorizzare il potenziale
di crescita e di occupazione lavorativa, in attuazione
degli articoli 2, 3, 4, 9, 18 e 118, quarto comma, della
Costituzione”.
In conclusione, e lo scriviamo anche, consentiteci, con
soddisfazione, il terzo settore è una realtà ed è stato
stabilito con una legge apposita che si tratta di un settore
economico differente da altri settori economici, con i
propri diritti e doveri, i propri organi di controllo, i propri
modelli e le proprie attività e questo a valere anche per
le Società Generali di Mutuo Soccorso.
Anche se il fondamento giuridico era già chiaro
precedentemente, di fatto con questo decreto legge si
chiude definitivamente ogni possibilità di interpretazione
sul diritto delle Società Generali di Mutuo Soccorso
ad esercitare le attività di sanità integrativa secondo
modalità e sistemi propri che non possono in alcun modo
essere sottoposti a normative differenti.
Si chiude definitivamente la possibilità di comparare settori
economici diversi e di cercare di applicare normative
discendenti da altre logiche.
Si chiude definitivamente la polemica mirata, a volte per
interessi corporativi e di parte, di cercare di far rientrare
altre realtà economiche nel diritto di esercizio della sanità
integrativa od addirittura di cercare di applicare regole e
sistemi di controllo differenti agli enti di sanità integrativa
in generale ed alle Società Generali di Mutuo Soccorso in
particolare.
Trattiamo l’argomento da queste pagine perché siamo
di fronte alla conferma definitiva e senza appello di
diritti fondamentali per i cittadini del nostro paese che
consentono e consentiranno ancora di più di ottenere tre
importanti benefici:
• Il controllo della spesa sanitaria da parte dello stato;
• Il diritto alla salute di ciascun cittadino;
• Lo sviluppo armonico degli enti di sanità integrativa.
Naturalmente ora “la palla” passa agli enti di sanità
integrativa che dovranno sempre di più sviluppare la
propria capacità di fornire servizi di sanità integrativa
adeguati alle esigenze dei cittadini, che dovranno sempre
di più esercitare il valore della prossimità consentendo
maggiore facilità di accesso alle cure per ciascuno,
che dovranno sempre di più organizzare percorsi di
prevenzione finalizzati a mutare il paradigma da “soggetto
malato-cura” a “soggetto sano-prevenzione”.
Sicuramente per Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo
Soccorso e Casse di assistenza Sanitaria si tratterà di
applicare sistemi ancora più efficienti, di innovare con
modelli operativi ancora più moderni e di determinare
il successo definitivo della sanità integrativa e noi, dalle
pagine di Health On line, a tutto questo nell’interesse del
diritto alla salute di ogni cittadino cercheremo di dare
sempre il nostro attivo contributo.
A cura di Roberto Anzanello
editoriale
Terzo settore e società generali di mutuo soccorso
21
11
15
24
Agopuntura: un aiuto per ridurre il dolore e i
farmaci analgesici
Le cellule staminali sono
la vera clinica della bellezza…naturale!
Tumore alla laringe:
diagnosi e cura
in evidenza
18
Braccia meccaniche e telecamera assistono il
chirurgo in sala operatoria pediatrica
La sanità pubblica: sempre più lenta
e sempre più cara
08
Violenza sulle donne. Aumentano i
percorsi terapeutici per uomini violenti
27
L’incontinenza urinaria:
come si può prevenire?
31
Stop al disturbo da gioco d’azzardo!
Le strategie di intervento
28
VIII Congresso sulle
Malattie Bollose Autoimmuni
35
38
Diabete gestazionale:
di cosa si tratta?
Caso Ilva. L’acciaieria italiana che
preoccupa l’Europa
permettendo così una immediata diagnosi diff
riferimento.
Forte interesse della platea dei pazienti, con f
presentazione, è stato scaturito dalla presenta
Endocrinologa dell’Azienda Ospedaliera S. Ca
degli effetti collaterali degli steroidi. Diabete, i
principali co-morbilità che colpiscono gli amm
a terapie ad alti dosi di corticosteroidi prolung
Il pomeriggio è proseguito con la riunione dei
una eccezionale occasione di confronto e sca
difficoltà e le sofferenze che queste patologie
L’appuntamento è per il prossimo anno, con la
Filippo Lattuca
ANPPI – Vice presidente
L’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfig
L’ANPPI – Associazione Nazionale Pemfigo/P
come associazione di malati e loro familiari, c
le condizioni di vita degli ammalati di queste p
Health tips
Sapevi che...
L’assunzione di
zucchero, qualsiasi
esso sia, dovrebbe
essere idealmente
inferiore al 10%
della quantità
totale di energia
che assumiamo
attraverso i cibi durante
la giornata, e ancor
meglio a meno del
5% dell’energia totale
giornaliera,
ovvero circa
25 grammi/6
cucchiaini da
tè.
La vitamina E aiuta a curare l’acne,
è utile in caso di disturbi oculari,
rafforza le difese immunitarie,
previene il declino cognitivo
e combatte i problemi
cardiovascolari. Si trova negli
oli di semi (di girasole, di arachidi),
nella frutta secca, nei cereali, nel
latte e nei suoi derivati. Chi soffre
di ipertensione
dovrebbe fare
però attenzione a
non eccedere con
le dosi.
Per restituire morbidezza ai
capelli si può preparare un impacco
mescolando gel d’aloe puro,
ad azione intensamente idratante
e remineralizzante, e olio di semi
di lino, che lucida il fusto, e grazie
all’acido linoleico e all’acido alfa
linoleico ristruttura senza appesantire.
La fitboxe mixa attività
aerobica con arti marziali
ed è perfetta per tenersi in
forma e scolpire il fisico: in
una lezione di 40 minuti si
bruciano dalle 500 alle
600 calorie. Tirare calci e
pugni al sacco aiuta poi ad
allenare stress
e tensioni,
oltre ad
aumentare
l’autostima.
La barbabietola rossa è un alimento
ideale per reintegrare i sali minerali
persi nell’organismo: contiene potassio,
ferro, magnesio, fosforo e calcio. È
ricca di flavonoidi e antiossidanti
utili a contrastare i radicali liberi.
Il test del DNA fetale analizza il DNA del feto
presente nel sangue della mamma. Non è invasivo –
consiste in un prelievo di sangue - e consente
di valutare il rischio che il feto sia affetto da
alcune malattie date da anomalia cromosomica,
come la Sindrome di Down. Si può fare a partire dalla
decima settimana di gravidanza.
La papaya fermentata è un ottimo alleato
della pelle. Ha una forte azione antiossidante e gli
enzimi di cui è ricca contrastano la formazione
di brufoli e impurità, rafforzando la barriera
cutanea. Apporta anche tanti benefici in caso
di pelle sensibile e contrasta la comparsa di
eczema e psoriasi.
Grazie all’azione antibatterica e antivirale, l’olio essenziale di
limone è un aiuto naturale contro le irritazioni della gola e
la tosse. Si può versarne 2 gocce in un cucchiaino di miele,
da assumere 2 o 3 volte al giorno, oppure aggiungere 3 gocce a
una tisana calda. Contro tosse secca, catarro e bronchite sono
efficaci l’olio essenziale di timo, eucalipto, tea tree oil, issopo e
incenso, da utilizzare per suffumigi o un massaggio sul petto.
8
Violenza sulle donne.
Aumentano i percorsi
terapeutici per uomini violenti
a cura di
Alessandro Notarnicola
Adamo dove sei? Dove sei uomo? Questo richiamo biblico
più volte ripreso da Papa Francesco nei suoi accorati appelli
all’uomo dell’oggi, risulta essere quanto mai efficace se si
parla della violenza ordinaria che gli uomini riservano alle
proprie donne in casa, sotto lo sguardo impotente dei figli.
Il fenomeno, negli ultimi tempi, si è allargato a macchia
d’olio e, se in principio riguardava le classi sociali meno
abbienti, ora invece coinvolge l’intera società, per questa
ragione se ne parla caricandolo di un’accezione culturale
determinante e allarmante.
è “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata
sul genere che provochi un danno
o una sofferenza fisica, sessuale o
psicologica per le donne, incluse
le minacce, la coercizione o la
privazionearbitrariadellalibertà.Così
recita l’articolo 1 della dichiarazione
ONU sull’eliminazione della violenza
contro le donne.
Ma cos’è che spinge gli uomini a
essere prepotenti nei riguardi delle
donne che amano o che sostengono
diamare?Allaprotezionesisostituisce
una sberla, alla fiducia un clima di
paura e di sottomissione che nella
maggior parte dei casi induce le
donne vittime di violenza a mostrarsi
condiscendenti e sottomesse pur di
non subire ulteriormente del male. Acquisendo dei risvolti
sempre più allarmanti, il delicato tema è stato affrontato
partendo dalla parte accusata, cioè dagli uomini. In tutta
Italia, infatti, sono stati istituiti percorsi terapeutici per uomini
violenti. L’ultimo è stato aperto a Faenza. Si tratta di realtà
pensate e ideate congiuntamente da associazioni e dalle
istituzioni. Su tutto il territorio nazionale sarebbero oltre 25
i centri che offrono agli “uomini maltrattanti” percorsi di
recupero. Il dato è offerto dal sito di Redattore Sociale,
agenzia di documentazione e formazione sui temi sociali,
promossa dalla Comunità di Capodarco di Fermo, dal
1966.
Ogni anno i centri accolgono circa 300 uomini, di diversa
estrazione sociale, disposti a dare avvio a un percorso di
cambiamento. L’adesione a questo tipo di programmi
è del tutto volontaria e gli uomini possono rivolgersi di
propria iniziativa, anche se è davvero raro che lo facciano.
Spesso infatti il soggetto violento non solo non riconosce
di esserlo ma addebita ogni colpa alla compagna o
moglie accusate di essere libertine. In pochi casi, invece,
l’inizio del percorso avviene su invio di servizi sociali, forze
dell’ordine, avvocati o magistrati. Si parte da una semplice
accoglienza telefonica agli uomini che usano violenza o a
tutte le persone che hanno difficoltà a gestire una situazione
di maltrattamento e hanno bisogno di consulenza. Il primo
passo, fondamentale, è la telefonata. Il secondo round
dell’iter consiste nei colloqui iniziali con i maltrattanti
per cercare di capire insieme che percorso sia possibile
effettuare per interrompere la violenza. Il Centro offre
quindi una serie di consulenze e gruppi psicoeducativi per
aiutare e sostenere gli uomini nel loro
cambiamento. Per quanto riguarda
l’attività di formazione, essa è parte
integrante del lavoro di promozione
del cambiamento culturale con gli
operatori che aiutano a mettere in
discussione stereotipi e convinzioni
profonde e radicate sulla violenza.
Da gennaio 2017 ad oggi sono state
circa 26 mila le chiamate al 1522, il
numero del Dipartimento delle Pari
Opportunità di Palazzo Chigi, che
raccoglie le storie di aiuto delle
donne vittime di violenza. Di queste
4.227 sono arrivate da donne vittima
di violenza, 630 per denunciare
casi di stalking, 113 chiamate sono
arrivate in una situazione di estrema emergenza. Anche se
in un primo momento possono sembrare cifre considerevoli,
in verità esse rappresentano solo una goccia nell’oceano
essendo tantissime le donne che non denunciano o che
scelgono di restare nel silenzio avendo la speranza che
tutto possa cambiare. Un alibi decisivo per le vittime è
rappresentato proprio dalla presenza dei figli, nei casi in
cui essi ci sono. Tuttavia, non indifferente alle più è stata
la vicenda che ha coinvolto il produttore hollywoodiano
Weinstein e gli altri casi di molestie sui red carpet di tutto
il mondo, Italia compresa. Si è trattato di una pentola
scoperchiata all’improvviso e le donne, attrici, politiche e
anche le casalinghe (seppur in netta minoranza) hanno
iniziato a fare squadra. In molte si sono esposte con
coraggio, raccontando le loro esperienze negative, molto
intime, rendendosi anche attaccabili. Adesso l’uomo sa
che non è più superpotente e sa che potrebbe anche
essere denunciato.
9
tutta la tua salute,
ora, in un’app!
Nasce MyMBA, l’app dedicata ai soci di Mutua
MBA, attraverso cui è possibile accedere a tutti
i servizi legati alla tua posizione o sussidio
direttamente dal tuo smartphone o tablet.
11
L’eterna giovinezza è un’utopia, lo è stato anche per le
matrigne di Raperonzolo e Biancaneve - storiche, ma
sempre attuali produzioni di Walt Disney - e ormai ci siamo
anche rassegnati ad un “patto con il diavolo” come quello
che fa Dorian Gray nel romanzo di Oscar Wilde.
In età contemporanea, nel mondo dello showbiz ci sono
esempi di donne bellissime come Monica Bellucci, Pamela
Prati, Fiorella Mannoia, Milly Carlucci, Sharon Stone e Jane
Fonda, per citarne solo alcune, che senza malefici hanno
un aspetto giovane e curato tanto da essere riuscite a
sfidare, con eccellenti risultati, gli anni che passano. Sophia
Loren, 83 anni compiuti lo scorso settembre, è l’esempio
massimo che si può invecchiare mantenendo un aspetto
autentico.
Gli ultimi progressi della medicina estetica e della chirurgia
plastica sono un valido aiuto per rallentare, in modo
naturale, le lancette dell’orologio, permettendo così di
avere seno florido, un lato B invidiabile, una pelle dalla
texture liscia e luminosa priva di rughe, senza più ricorrere
all’intervento chirurgico e protesi da impiantare.
Secondo l’ultimo studio statistico realizzato dall’American
Society of Plastic Surgeons ASPS, nel 2016 l’acerrimo
nemico di tutti noi, il grasso, ha riscosso un gran successo
perché sempre più utilizzato nella chirurgia estetica: è
naturale e sicuro e nella stragrande maggioranza dei casi
disponibile. Lo dimostrano i numeri: lo scorso anno, infatti,
sono aumentati gli interventi di lipofilling al volto (+13%),
ma soprattutto ai glutei (+26%) e al seno (+72%). Qual è la
situazione nel nostro Paese? Secondo quanto riportato, in
una nota, del presidente della Società Italiana di Chirurgia
Plastica Ricostruttiva ed Estetica (SICPRE) Paolo Palombo,
“in Italia non disponiamo di dati statistici attendibili, ma
detto questo il ‘polso’ rilevato dalla società scientifica
che raccoglie l’80% dei chirurghi plastici italiani, tende
a confermare il primato della mastoplastica additiva,
l’aumento del seno con protesi”.
Gli studi scientifici sono andati oltre e c’è stato il debutto
in chirurgia plastica delle cellule staminali, meglio note
come mesenchimali, che essendo cellule multipotenti sono
a cura di
Nicoletta Mele Le cellule staminali sono
la vera clinica della
bellezza…naturale!
11
12
in grado di replicarsi in un numero di
tipi cellulari limitato al tessuto in cui
risiedono.
Per saperne di più, Health Online ha
intervistato i fratelli (gemelli n.d.r.)
dott. Roberto e Maurizio Viel, chirurghi
plastici di fama internazionale e
fondatori della London Centre for
Aesthetics Surgery di Dubai e Londra
(www.lcas.com).
“Il ringiovanimento della pelle - hanno
spiegato i Viel - comprese anche la
parte intima femminile e maschile,
aumentare il volume del seno e dei
glutei e rimodellare il corpo utilizzando le cellule staminali
espanse derivate dal proprio tessuto adiposo (ADSC), sono
realizzabili con una tecnica iniettiva sicura, naturale ed
efficace che permette di sfruttare sia l’azione volumizzante
del tessuto adiposo che quella rigenerante delle cellule
staminali staminali”.
Un connubio vincente che oggi ha portato al superamento
dei limiti del lipofilling, ovvero l’aumento di volume corporeo
ottenuto mediante il trasferimento del grasso da una parte
all’altra del corpo, ma con un riassorbimento “rapido” e
l’inevitabile perdita del risultato in pochi mesi.
La rivista scientifica The Lancet, ha pubblicato uno studio
clinico,condottodall’UniversitàdiCopenaghen,dov’èstato
confrontato, su un gruppo di volontari, l’impianto di grasso
non addizionato di cellule staminali precedentemente
espanse in coltura con quello arricchito di ADSC.
Dallo studio è emerso che è pari all’85% il volume ottenuto
con il grasso ma si perde in soli 4 mesi, mentre lo stesso
impianto eseguito con ADSC espanse in scaffold di tessuto
adiposo - sempre considerando lo stesso arco di tempo -
ha perso solo il 19% di volume.
Dott. Viel quindi, per ottenere dei risultati duraturi nel tempo,
non basta soltanto prelevare il grasso, che contiene una
quantità scarsa di cellule staminali, e iniettarlo nelle zone da
“volumizzare”. Per raggiungere gli obiettivi sono necessarie
decine o centinaia di milioni di cellule staminali del tessuto
adiposo che si possono ottenere solo dopo la coltura in
Laboratorio. Come avviene la procedura? E quali sono i
vantaggi?
“La tecnica avviene in due fasi: nella prima, si procede
raccogliendouncampione dicirca 10 ml(20-30 cc) digrasso
durante una comune liposuzione eseguita in condizione di
sedazione in anestesia locale. Il materiale verrà inviato a
una Cell factory, nel nostro caso a Dubai, presso Bioscience
Institute, dove le staminali mesenchimali verranno isolate,
poste in colture per 12 giorni e crioconservate a -196° per
un qualsiasi utilizzo futuro. Il giorno del reimpianto, si esegue
un secondo prelievo di adipociti che verranno impiantati
insieme alle staminali ottenute per
fornire un supporto iniziale alle cellule
espanse. Con il tempo, il grasso verrà
gradualmente assorbito e sostituito
da cellule adipose nuove, nate dalla
trasformazione delle staminali in
adipociti. Si potrà quindi modificare
ogni volume, sia nell’immediato
sia negli anni seguenti, grazie alla
crioconservazione delle staminali
nella Cell factory. In sostanza, per
diversi anni si avrà a disposizione
una giacenza di staminali. Questo
trattamento riduce i rischi legati
agli interventi chirurgici invasivi,
ricordiamo anche che si escludono complicazioni in quanto
la procedura viene eseguita in sedazione e anestesia locale
e non generale, e poi c’è una rapida ripresa alle attività
quotidiane”.
Unasortadi“bancadellabellezza”allaqualepoterattingere
nel tempo e a seconda delle esigenze. È utile anche nella
ricostruzione mammaria post-chirurgia oncologica?
“Sì, perché oggi la ricostruzione mammaria oncologica con
innesto di grasso arricchito con cellule staminali garantisce
una maggiore longevità del trapianto”.
Quali sono i risultati che si ottengono rispetto alle tecniche
tradizionali?
“In linea generale i risultati sono istantanei e duraturi in
quanto si ha una maggiore flessibilità nel plasmare i
tessuti, conferendo i contorni e le forme esattamente
come richiesto dal paziente. I risultati individuali possono
comunque variare a seconda di diversi fattori, inclusa
la quantità di tessuto adiposo disponibile e la quantità di
volume che si desidera aumentare”.
Il desiderio è però spesso accompagnato dal timore che
le aspettative possono non corrispondere alla realtà. Ci si
domanda quale sarà il “nuovo” aspetto dopo l’intervento.
Grazie a Crisalix, il software di realtà virtuale in 3D o 4D,
anche questo limite è stato superato. Potreste spiegare di
cosa si tratta? Quanto è utilizzato questo sistema?
“Grazie a quest’ultimo ritrovato, abbastanza utilizzato, è
possibile avere una visione ‘reale’ del risultato finale, è
come fare un viaggio nel futuro! È un sistema di simulazione
con innesto di grasso che viene utilizzato per il viso, ma
soprattutto per il seno. È sufficiente caricare 3 foto standard
della paziente e insieme al chirurgo si stabilisce il volume che
si desidera raggiungere, considerando tutti gli aspetti fisici.
La paziente avrà a disposizione un occhiale grazie al quale,
con l’utilizzo del pc o dello smartphone, potrà vedere in
tutte le prospettive il risultato come se già avesse eseguito
13
l’intervento. Una volta stabilita qual è la giusta misura con
la quale la paziente si sente a proprio agio, si procede con il
trattamento con estrema tranquillità. Basta collegarsi al sito
www.crisalix.com/it per vedere il video”.
Quali sono gli altri trattamenti che offrite e quali quelli più
gettonati?
“Oltreaiclassicibotox,filleredinterventidiaddominoplastica,
sta prendendo piede il ringiovanimento facciale con
utilizzo del proprio grasso. Tra gli interventi più comuni c’è
la liposuzione con sistema Vaser, ovvero l’utilizzo della forza
degli ultrasuoni che consente uno scioglimento del grasso
e quindi una maggiore facilità di estrazione dello stesso.
Rispetto alla metodica tradizionale è un sistema molto più
accurato, meno traumatico e aiuta anche a dare una
migliore retrazione cutanea.
Un altro trattamento molto popolare è il ringiovanimento del
volto con la tecnica del face lift
con cicatrice corta, noto con il
nome “vertical lift”. Si esegue in
anestesia locale con sedazione
attraverso due piccole incisioni,
per l’appunto verticali ed
invisibili, poste lungo la linea di
attaccatura dei capelli che
consentono di tirare i muscoli
e la cute del viso e del collo
verso l’alto. Il risultato, rispetto
al tradizionale lifting facciale,
è molto più naturale perché
anziché tirare la pelle e i tessuti
in direzione laterale, questo
trattamento va a riempire dove
è necessario. Il vertical lift è nato
proprio con l’intento di restituire forma e volume al volto
con una direttrice per “verticale” e non un aspetto “tirato”
che invece siamo abituati a vedere. Un trattamento che
oggi si sta diffondendo è quello del ringiovanimento e
miglioramento delle parti intime con lifting o infiltrazioni di
grasso e filler. Per gli uomini si tratta della peno plastica con
il trapianto di grasso nella zona intima, per le donne invece
il ringiovanimento vaginale che, oltre ad un fattore estetico,
aiuta a una migliore idratazione della stessa”.
Questa tecnica è un nuovo trend in crescita, come lo
dimostrano gli ultimi dati dell’American Society of Plastic
Surgeons ASPS secondo i quali, negli States, questi interventi
hanno infatti registrato lo scorso anno un aumento del 39%.
Da cosa dipende questo andamento? La domanda
crescente è la conferma che sono caduti determinati
tabù?
“Più che il superamento di alcuni tabù finalmente si è arrivati
a capire che oggi, con le nuove tecniche che si hanno a
disposizione, si possono effettuare trattamenti validi e sicuri
anche in quella parte del corpo che non veniva considerata
dal punto di vista estetico. La subspecialità della chirurgia
ginecologica-estetica sta aumentando sempre di più
perché non si tratta solo di un ringiovanimento, ma anche
un valido aiuto, con il laser e la radio frequenza, dopo la
meno pausa”.
Chirurgia estetica a 360 gradi. C’è chi è disposto a tutto
pur di somigliare ad una celebrità. È cronaca recente che
una ragazza di 22 anni, Sahar Tabar, di origini iraniane, si
sia sottoposta a 50 interventi di chirurgia estetica per
somigliare all’attrice Angelina Jolie. La giovane avrebbe
progressivamente modificato il suo corpo e perso 40 chili,
come ha dichiarato al sito belga Sud Info.
Cosa ne pensate? Vi è mai capitato di ricevere da parte di
pazienti richieste bizzarre? E quanti no avete detto?
“Quando un paziente arriva dal
chirurgo plastico con l’intento
di somigliare ad una celebrità,
si inizia con il piede sbagliato
perché non si ricorre alla
chirurgia plastica per diventare
simili a qualcuno altro. Il fine
è quello di ringiovanire e
migliorare il proprio aspetto e
non trasformarlo. Nella nostra
carriera abbiamo ricevuto delle
richieste bizzarre, ma abbiamo
preferito dire di no”.
In conclusione, quali sono i vostri
consigli a chi intende sottoporsi
a trattamenti di chirurgia plastica?
“Innanzitutto, fare una buona ricerca personale e
avere una consultazione aperta con lo specialista.
È importante ricevere dal chirurgo una completa
informazione: la conoscenza dei risultati, dei possibili rischi
e delle complicazioni perché sono interventi, più o meno
aggressivi, che richiedono un periodo di convalescenza
e di recupero. È altrettanto importante affidarsi a validi
professionisti e strutture ben consolidate. Stabilire inoltre
un buon feeling e fiducia nel chirurgo al quale si affida il
proprio aspetto”.
Come disse Marilyn Monroe, una delle donne più belle e
famose del XX secolo: “Io voglio invecchiare senza lifting
facciali. Io voglio avere il coraggio di essere leale al viso
che mi sono creata”. Se proprio non si ha il coraggio di
restare leali al proprio viso e corpo, viste anche le continue
tentazioni messe in campo dalle nuove metodiche della
ricerca scientifica, ricorriamo alla chirurgia plastica...ma
quella naturale!
14
La salute alla portata di tutti!
Health Point S.r.l. - Gruppo Health Italia S.p.A.
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L’Agopuntura era anticamente considerata dagli abitanti
della Cina un ottimo rimedio per ridurre il dolore, e si è diffusa
oggi anche in Occidente, dove la scienza ne riconosce il
valore per la terapia dei disturbi di tipo funzionale.
La ricerca del trattamento del dolore, insieme alla
diagnostica delle cause, è tutt’oggi una parte della
medicina.
Oggi le risposte quasi immediate al dolore sono la
chirurgia e gli analgesici, o gli antidolorifici, spesso a base
di oppiacei, ma se l’alternativa potesse essere una tecnica
come l’Agopuntura? Questa pratica antichissima è stata
oggetto di studio da parte di alcuni ricercatori bolognesi.
Lo studio dell’Università di Bologna sull’Agopuntura
pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica JAMA Surgery,
lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori
dell’Università di Bologna, in collaborazione con la Stanford
University.
Gli studiosi hanno analizzato gli effetti di agopuntura ed
elettroterapia in un periodo piuttosto lungo (25 anni),
arrivando alla conclusione che queste due terapie
“possono ridurre il consumo di analgesici a base di
oppiacei nei pazienti che si sottopongono a un intervento
particolarmente doloroso in fase postoperatoria”.
In particolare, si è parlato di interventi piuttosto invasivi,
come la protesi del ginocchio.
I ricercatori bolognesi, insieme a quelli californiani, hanno
selezionato 39 studi pubblicati tra il 1991 e il 2015 e
condotti su 2391 pazienti, analizzando gli effetti di cinque
tipi di trattamenti per la gestione del dolore non di tipo
farmacologico che comprendevano:
•	 Agopuntura
•	 Crioterapia
•	 Elettroterapia
•	 Riabilitazione preoperatoria
•	 Continuous Passive Motion (CPM)
a cura di
Silvia Terracciano Agopuntura: un aiuto
per ridurre il dolore e i
farmaci analgesici
15
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Fra questi 5 trattamenti hanno rilevato come
agopuntura ed elettroterapia “possono portare ad
una riduzione clinicamente rilevante del consumo di
farmaci analgesici oppiacei”.
I ricercatori hanno concluso quindi che i 2 trattamenti
possono essere dei buoni alleati in affiancamento
alle terapie farmacologiche, per arrivare a una loro
riduzione.
Inoltre in un’intervista pubblicata su La Stampa, il
dottor Piero Ettore Quirico, segretario della Federazione
Italiana della Società di Agopuntura FISA), ha indicato
che l’Agopuntura può essere utile per il trattamento di:
•	 Artrosi
•	 Sciatalgia
•	 Dolori cervicali
•	 Epicondiliti
•	 Cefalee (sia di tipo emicranico che intensivo)
•	 Nevralgie
•	 Nevralgie del trigemino
•	 Herpes zoster
•	 Problemi ginecologici (amenorrea, dismenorrea,
infertilità)
•	 Sindrome del colon irritabile
Come funzione l’Agopuntura
L’Agopuntura è chiamata Zhen Jiu: zhen significa ‘metallo
che morde’ e sta ad indicare proprio gli aghi di cui si avvale
questa tecnica, mentre jiu indica l’azione lenta operata
dal fuoco.
Il fuoco si rifà invece alle fonti di calore spesso utilizzate
dagli agopuntori, come coni o sigari di artemisia, per
trattare alcuni disturbi in punti specifici.
L’Agopuntura utilizza dei piccoli aghi che vengono posti
nella pelle, ad una profondità che varia da 3 a 10 millimetri,
per trattare i disturbi del paziente e alleviare il dolore.
Questi aghi vengono posti in punti specifici del corpo dove si
ha l’attivazione e la distribuzione dell’energia vitale tramite dei
canali, chiamati Meridiani nella Medicina Tradizionale Cinese.
L’Agopuntura ha un effetto equilibrante, raggiungendo il
sistema nervoso e tramite esso i centri che governano le
funzioni dell’organismo. Cerca di ripristinare la funzionalità
ottimale e combatte la malattia che la ostacola.
Può avere risultati utili su alcuni tipi di disturbi non fisici, come
ansia, depressione, insonnia, malattie psicosomatiche,
perché l’Agopuntura è una terapia che cura la persona nel
suo insieme.
16
17
SBM - Science of Biology in Medicine è una società di ricerca italiana all’avanguardia nello sviluppo scientifico e nella
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Braccia meccaniche e
telecamera assistono il chirurgo
in sala operatoria pediatrica
a cura di
Alessia Elem
Sanità d’eccellenza e all’avanguardia grazie all’utilizzo dei
robot chirurgici in sala operatoria.
L’evoluzione della tecnologia robotica e l’introduzione di
sistemi di nuova generazione hanno permesso, negli anni,
un progressivo incremento dell’attività chirurgia robotica
anche in campo pediatrico.
L’Ospedale Infantile di Alessandria, presidio dell’AON SS
Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, è tra i primi centri italiani
che recentemente ha eseguito due interventi chirurgici,
l’asportazione della milza a un bambino di 10 anni e la
rimozione del colon con la ricostruzione del retto a un altro
di 2 anni, avvalendosi della sofisticata apparecchiatura.
Qual è la differenza tra l’intervento eseguito con il
robot e quello tradizionale? Perché l’utilizzo di questa
apparecchiatura? Quali sono i vantaggi per il paziente?
Health online l’ha chiesto al dottor Alessio Pini Prato,
Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Pediatrica
dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare
Arrigo (ALESSANDRIA).
Che cos’è la chirurgia robotica? è una chirurgia minivasiva?
“I robot chirurgici si presentano come computer dotati
di braccia meccaniche e telecamera, che assistono il
chirurgo in particolare in caso di interventi di chirurgia
mini-invasiva (laparoscopia, toracoscopia, etc). Questi
interventi si eseguono normalmente praticando dei piccoli
forellini sulla pelle del paziente evitando così il tradizionale
taglio. In questi buchi si inseriscono dei tubi sottili, attraverso
i quali vengono fatti passare i vari strumenti ed una sottile
telecamera, che permette di vedere con ingrandimento ed
in 3D cosa si sta facendo, manovrati dal chirurgo assistito da
un aiuto che completa l’equipe operatoria”.
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è oggi lo strumento più avanzato che ha a
disposizione il chirurgo per potenziare le sue
capacità operative e in grado di rendere
l’intervento molto più efficace e preciso?
“Il robot rappresenta attualmente la massima
espressione tecnologica in ambito chirurgico.
Assistito da tutta una serie di devices che
possono arricchirne le caratteristiche
tecnologiche (sistemi di sutura, coagulazione,
manipolazione e dissezione), il robot consente
al chirurgo di eseguire procedure prima
impensabili con estrema precisione e
magnificazione del dettaglio”.
E quali sono i vantaggi per il paziente?
“I vantaggi per il paziente sono sostanzialmente i medesimi
che già erano stati ampiamente dimostrati per la chirurgia
mini-invasiva tradizionale (laparoscopia, toracoscopia etc)
e quindi ridotto traumatismo, minore stress postoperatorio,
miglior gestione del dolore, riduzione del rischio di aderenze
e problematiche di parete, miglior risultato estetico. Tuttavia
il reale beneficio, a mio avviso, è che il robot consente
al chirurgo di spingere le indicazioni della chirurgia mini-
invasiva anche a settori, tecniche chirurgiche e regioni
corporee prima unicamente
“aggredibili” con tecniche
convenzionali e con il noto
“taglio”. Quanto detto elimina
di fatto i limiti applicativi che fino
ad oggi aveva e continua ad
avere la chirurgia mini-invasiva
convenzionale, costituiti dalla
necessità di delicata dissezione,
zone corporee di dimensioni
estremamente ridotte, bisogno di
manipolazioni complesse, etc”.
I robot chirurgici hanno fatto il loro
ingresso anche in pediatria. Quali
sono le patologie pediatriche
dove è possibile intervenire con il robot piuttosto che con le
metodiche tradizionali? E perchè?
“Tutti gli interventi chirurgici eseguiti con l’approccio mini-
invasivo possono essere trattati con la robotica. Dati i costi
elevati di setting e manutenzione delle apparecchiature
robotiche, determinate procedure sono risultate essere
più adatte e “convenienti” sia per motivi clinici che per
ragioni “economiche”. L’utilizzo del robot ha infatti senso
nella misura in cui migliora la performance del chirurgo ed
assicura migliori risultati clinici mentre rappresenta un costo
insostenibile se non assicura tali risultati. Ad oggi la chirurgia
esofago-gastrica, delle vie biliari, del retto ultrabasso,
della prostata e del rene, ma anche la chirurgia splenica,
soprattutto se ricostruttiva e complessa
rappresentano le indicazioni principali per
tale nuova frontiera tecnologica”.
Di recente sono stati eseguiti presso l’azienda
ospedaliera di Alessandria dove lei è Direttore
della Struttura Complessa di Chirurgia
Pediatrica, due interventi su pazienti pediatrici.
Perché la scelta di utilizzare i robot e quali
sono stati i risultati?
“L’AON SS Antonio e Biagio e Cesare Arrigo
è stata fra le prime in Italia a dotarsi di tale
apparecchiatura grazie all’intuito del dott. Spinoglio, ex
primario della Chirurgia Generale dell’Azienda. Ad oggi
la robotica era stata unicamente utilizzata in chirurgia
generale, urologia, ginecologia e poche altre specialità
dell’adulto. L’opportunità di utilizzare il robot in capo
pediatrico è stata decisa e concordata al momento della
definizione dei piani strategici con la Direzione Generale
dell’Azienda Ospedaliera ed ha coinvolto tutti i membri
dell’equipe dell’Ospedale Infantile di Alessandria, dai
chirurghi, alle infermiere di sala operatoria, al personale tutto
che ha condiviso il processo di crescita e di acquisizione
delle competenze necessarie per affrontare questa nuova
tecnologia. La scelta delle procedure da eseguire è stata
basata sui dati di letteratura
e sull’esperienza di altri centri
opinion leader mondiali. In
particolare, la ricostruzione
del retto con l’approccio
endorettale descritto da
Soave nei lontani anni ‘60, che
richiede una manipolazione
ed una delicatezza non
compatibili con l’approccio
laparoscopico tradizionale,
risulta particolarmente agevole
con l’ausilio del robot. I piccoli
pazienti che abbiamo operato
hanno potuto godere dei
vantaggi della robotica, quali
appunto meno cicatrici e un miglior risultato estetico, se
pensiamo che siamo di fronte ad un organismo in crescita,
minor perdita di sangue, minore traumatismo e stress, minore
ospedalizzazione”.
Quali sono i progetti per il futuro?
“Non siamo i primi e non siamo i soli ad utilizzare la robotica
in campo pediatrico in Italia e nel mondo, ma vogliamo
essere i primi a farlo con un criterio innovativo, mirato
all’identificazione dei settori di reale beneficio clinico e di
sostenibilità sanitaria, e con progettualità non limitata a brevi
esperienze fini a se stesse ma con una proiezione temporale
di almeno un decennio”.
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cui si ispira una Società di Mutuo Soccorso, la solidarietà e la cooperazione, che riconoscono
nella sanità integrativa l’unica forma di assistenza concreta e sostenibile che opera senza
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ad affidarsi a Radio Radio, emittente radiofonica romana che sin dalla sua nascita si è
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Liste di attesa sempre più lunghe, pronto soccorso in
affanno, alti cosi dei ticket e dei farmaci: sono queste le
principali note dolenti del nostro
Servizio Sanitario Nazionale,
evidenziate dal Rapporto PIT Salute
“Sanità pubblica: prima scelta
ma a caro prezzo”, elaborato da
Cittadinanzattiva – Tribunale per i
diritti del malato, con il sostegno non
condizionato di Ipasvi, Fnomceo e
Fofi, e presentato a Roma lo scorso
12 dicembre.
Lo studio ha raccolto – nel 2016 -
25.000 segnalazioni provenienti da
tutta Italia: i dati emersi confermano
i problemi già ormai noti della sanità pubblica, e
dovrebbero indurre tutti – in particolare le istituzioni e chi
detiene il potere decisionale – ad una seria riflessione.
Accesso alle prestazioni sanitarie: liste di attesa e costi
dei ticket
Il problema più grave, che
rappresenta la prima voce oggetto
di segnalazione per il 2016, è
l’accesso alle prestazioni sanitarie:
troppa burocrazia, ritardi, alti costi;
liste di attesa sempre più lunghe e
ticket sempre più costosi.
I cittadini segnalano soprattutto
tempi lunghi per accedere proprio
alle visite specialistiche, in misura di
un valore che passa dal 34,3% del
2015 al 40,3% del 2016. Lunghi tempi
anche per gli interventi chirurgici e
per gli esami diagnostici. Un anno di attesa per una visita
odontoiatrica, 10 mesi per una visita oncologica. Sei mesi
per una visita oculistica, un anno per una colonscopia,
a cura di
Mariachiara Manopulo La sanità pubblica:
sempre più lenta e
sempre più cara
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un intervento di cataratta o di protesi al ginocchio. Non
va meglio a chi deve sottoporsi ad una mammografia:
l’attesa media è di 13 mesi.
Un’altra problematica segnalata da moltissimi cittadini
(oltre una segnalazione su tre, in aumento rispetto allo
scorso anno), è l’eccessivo costo dei ticket per gli esami
diagnostici e le visite specialistiche. La situazione quindi
non va certo migliorando, anzi: peggiora, in tutto il Paese.
Costi e reperibilità dei farmaci
Sui cittadini gravano anche i costi dei farmaci, anch’essi
in aumento dallo scorso anno: la spesa privata diventa
così insostenibile, soprattutto per i farmaci di fascia C
(non passati dal SSN, e quindi totalmente a carico dei
cittadini), per l’onere derivante dalla differenza di prezzo
fra brand e generico, e per l’aumento del ticket.
Particolarmente problematica risulta essere anche la
reperibilità dei farmaci. In particolare l’accesso ai farmaci
per l’Epatite C: questo per mancanza di informazioni,
per le limitazioni imposte dai criteri d’accesso stabiliti da
AIFA, per le difficoltà causate del numero ristretto dei
centri prescrittori ed erogatori sul territorio, e dai tempi
per l’erogazione dei nuovi farmaci.
Assistenza domiciliare e territoriale
Per gli italiani, l’assistenza sanitaria offerta a livello
territoriale è peggiorata rispetto al passato, con grandi
differenze tra una città e l’altra: sono stati segnalati infatti
moltissimi disagi nell’ottenere le prestazioni di assistenza
sanitaria e sociale sul territorio, quindi nelle strutture o al
domicilio.
Quasi un cittadino su tre, il 30,5%, evidenzia problemi
con l’assistenza primaria di base, soprattutto per rifiuto
prescrizioni da parte del medico, anche per effetto
del decreto appropriatezza, e per l’inadeguatezza
degli orari dello studio del medico di base. La carenza
di personale rappresenta una ulteriore criticità: per
il 16,6% degli intervistati ci sono problemi all’interno
delle strutture residenziali come Rsa e lungodegenze,
dovuti agli eccessivi costi della degenza, alla scarsa
assistenza medico-infermieristica, e alle lunghe liste di
attesa per l’accesso alle strutture. C’è chi (il 15%) ha
problemi con la riabilitazione, in particolare in regime
di degenza, valutato il più delle volte di scarsa qualità
- e in quasi un caso su quattro addirittura assente per
la carenza di strutture o posti letto. La riabilitazione a
domicilio a volte viene sospesa all’improvviso, altre non
si riesce nemmeno ad attivare. Il 14,3% delle segnalazioni
riguarda infine criticità nell’assistenza domiciliare: in un
caso su tre mancano le informazioni su come attivarla,
a volte c’è una burocrazia eccessiva che causa non
poche difficoltà, altre volte ancora il servizio non è
proprio previsto.
Invalidità ed handicap
Il riconoscimento di una situazione di invalidità risulta
nella maggior parte dei casi molto, molto lento. In un
caso su quattro si lamenta un esito dell’accertamento
inadeguato alle condizioni di salute, e sono lunghi
anche i tempi di erogazione dei benefici economici e
delle agevolazioni.
Per quanto riguarda la lentezza della burocrazia, il 52,6%
riscontra problemi nella presentazione della domanda,
il 18,5% attese troppo lunghe per la convocazione alla
prima visita (circa 7 mesi, in media). Il 14,8% lamenta tempi
lunghi per la convocazione alla visita di aggravamento,
il 10,4% per la ricezione del verbale definitivo (9 mesi), e
per l’erogazione dei benefici economici, 12 mesi.
Pronto soccorso in affanno
Molti cittadini segnalano problematiche nell’assistenza
ospedaliera e nella mobilità sanitaria; è soprattutto nelle
urgenze che emergono i problemi più grossi, lunghe
attese e procedure non trasparenti. È soprattutto l’area
della emergenza urgenza ad essere nel mirino delle
lamentele delle persone che segnalano anche lunghe
attese al Pronto soccorso.
I cittadini denunciano di vedersi spesso rifiutato il
ricovero (34,5%), o di ottenerlo in un reparto inadeguato
(21,4%). Segnalano anche la mancanza di servizi e
reparti, soprattutto in oncologia, neurologia e ortopedia.
Rispetto allo scorso anno, sono aumentate le segnalazioni
sulle dimissioni: per il 58,8% sono improprie, il 29,2% ha
difficoltà ad essere preso in carico dal territorio dopo la
dimissione, difficoltà che purtroppo riguardano anche i
malati nella fase finale della vita (11,8%).
Sappiamo bene che quello della mobilità sanitaria è
un fenomeno piuttosto diffuso nel nostro Paese: sono in
tanti costretti a spostarsi, in un’altra regione, o addirittura
all’estero, per ricevere cure adeguate. E anche qui ci
sono problemi con i tempi dei rimborsi (48,7%) e anche a
ricevere l’autorizzazione da parte della Asl di riferimento
(30,8%).
Scegliere
ITALIA
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Tumore alla laringe:
diagnosi e cura
a cura di
Nicoletta Mele
Il tumore della laringe interessa mediamente 6 nuovi casi
su 100.000 persone all’anno.
Il 95% dei tumori della laringe e dell’ipofaringe originano il
più delle volte per danni provocati dal fumo e dal consumo
eccessivo di alcol. Anche in questo caso, l’uso combinato
di tabacco e alcol moltiplica il rischio di sviluppare un
tumore.
Il restante 5% dei tumori origina dagli altri tessuti presenti
nei vari organi del distretto, per esempio ghiandole
(adenomi), tessuto muscolare o connettivale, sarcomi, o
da tessuto linfatico (linfomi).
Complessivamente, la sopravvivenza a cinque anni dalla
diagnosi è del 60% circa, oscilla tra il 90-95% nei pazienti
con tumori limitati, ed è del 19% nei pazienti con tumori
metastatici (fonte AIRC).
Sono fondamentali la diagnosi precoce e l’applicazione
delle più aggiornate modalità terapeutiche e riabilitative.
Qual è la diagnosi e quali sono le tecniche chirurgiche
impiegate nella cura di questa patologia?
Health Online l’ha chiesto alla dottoressa Lisa Licitra della
Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Nazionale dei Tumori – di
Milano.
Può spiegare brevemente ai nostri lettori quali sono le
funzioni della laringe?
“La laringe è un organo situato nel collo, tra la faringe e la
trachea, fa parte dell’apparato respiratorio ed è deputato
alla fonazione (emissione di suoni) e al passaggio dell’aria
inspirata ed espirata. È dotata di un dispositivo di chiusura
che non permette al cibo di passare nelle
vie aeree durante la deglutizione. Questo
dispositivo è l’epiglottide che, durante
la deglutizione, si abbassa a ricoprire
l’apertura della laringe chiudendola
temporaneamente e impedendo il
passaggio di cibo e saliva. La laringe
è suddivisa in tre porzioni (sovraglottica,
glottica e sottoglottica). Nella porzione
centrale, detta glottica, hanno sede le
corde vocali”.
Quali sono i campanelli d’allarme ai
quali bisogna fare attenzione?
“Tra i sintomi più frequenti vi è una
modificazione, un abbassamento del
tono della voce. Tale sintomo può prima
essere saltuario per poi anche prolungarsi nel tempo e
aggravarsi fino a perdere completamente la voce. Se il
tumore colpisce altre zone senza coinvolgere le corde
vocali, i sintomi possono essere diversi e si può avere una
sensazione di difficoltà nel deglutire bevande, cibi solidi o
la stessa saliva. Nei casi di tumori estesi oltre a difficoltà alla
deglutizionesipuòaveredolorechetipicamentecoinvolge
anche l’orecchio (otalgia). A volte il primo sintomo può
anche essere la comparsa di una tumefazione a livello del
collo, che rappresenta un linfonodo ingrandito”.
Come si diagnostica il tumore alla laringe e quali sono le
indicazioni terapeutiche generali?
“Tra le principali metodiche utilizzate per diagnosticare
il tumore alla laringe vi è la laringoscopia, una tecnica
che permette appunto di vedere la laringe con
diverse modalità. Esiste una metodica di base che è la
laringoscopia indiretta, ossia durante la visita clinica si
apprezza la laringe con uno specchietto e permette
anche di valutare la mobilità delle corde vocali.
In maniera diretta, invece, si può utilizzare un fibroscopio
che attraverso il naso permette di visualizzare la laringe
ed, eventualmente, di fare dei prelievi di tessuto.
Imprescindibile è anche la valutazione clinica del collo per
valutare che non ci siano dei linfonodi ingranditi. In caso
di dubbio si può procedere con una ecografia del collo.
Altri esami strumentali come la TC e, soprattutto, la RM
risultano utili a completamento diagnostico. Deve essere
eseguita anche una radiografia del torace, perché può
capitare che i tumori della laringe diano localizzazioni
secondarie (metastasi) a livello del
polmone.
Perquantoriguardalaterapia,ingenerale
si può dire che si cerca di proporre un
trattamento che miri alla preservazione
d’organo e alla conservazione della sua
funzione.
Per gli stadi iniziali con tumori piccoli
(cosiddetti T1 e T2) e confinati le scelte
sono radioterapia oppure chirurgia
conservativa (ad esempio una
laringectomia parziale).
Se invece il tumore è più avanzato,
ma ancora suscettibile di chirurgia
conservativa, si può ancora intervenire
preservando la funzionalità della laringe
o in modo non chirurgico con radio-
chemioterapia oppure con chirurgia
25
conservativa, seguita a completamento da radioterapia
e/o chemioterapia.
Se il tumore è esteso da un punto di vista chirurgico
si dovrebbe proporre una laringectomia totale o in
alternativa un trattamento
chemioterapico e radioterapico
concomitante”.
Quanto è importante la
prevenzione? Presso l’Istituto
Istituto Nazionale dei Tumori di
Milano (I.R.C.C.S), da qualche
anno avete messo in atto una
campagna di sensibilizzazione
sui tumori testa e collo. Ci può
spiegare di cosa si tratta?
“Ogni anno in Istituto si svolge la Settimana di Prevenzione
e Sensibilizzazione dei tumori Testa/collo, quest’anno
si è svolta a Settembre. Questa campagna fa parte
di un progetto europeo volto a sensibilizzare i pazienti
sulle varie tipologie di malattia, sul riconoscimento dei
sintomi precoci, in modo da incoraggiare a riferirsi ad
un medico il prima possibile.
Il nostro centro è anche coinvolto
nella gestione dei pazienti con
tumore testa e collo, assistendo
i pazienti con un percorso
riabilitativo avvalendosi anche
della collaborazione di AILAR”.
Quali sono i suoi consigli per una
prevenzione efficace?
“Per una prevenzione efficace
valgono i consigli che sono
validi per molte patologie
oncologiche, non fumare è sicuramente di primaria
importanza così come un’alimentazione corretta
evitando gli abusi”.
in evidenza
2626
27
Con il passare degli anni, la ghiandola maschile che si trova
tra l’uretra e la vescica tende ad ingrossarsi: questo può
comportare dei problemi, come l’aumento della necessità
di urinare durante la giornata. Superati i cinquant’anni, un
uomo su quattro soffre di questi disturbi e superati gli ottanta,
il problema diventa quasi fisiologico per la maggior parte
della popolazione maschile.
Quando si analizza la prostata di un individuo già a partire
dai trenta – quarant’anni, si può
individuareun’alterazionedefinita
iperplasia prostatica benigna,
cioè la presenza di un progressivo
aumento della zona centrale.
Queste alterazioni microscopiche
possono essere accompagnate
da un reale ingrossamento della
prostata. Quindi pressoché tutti gli
uomini superati i trent’anni hanno
un’iperplasia prostatica, ma non
tutti hanno un ingrossamento
reale della prostata. Con il
passare del tempo, l’aumento
della dimensione della zona di transizione può determinare
un adenomioma, con il progressivo schiacciamento del
condotto urinario e quindi la necessità di urinare più spesso.
L’incontinenza urinaria è l’incapacità di controllare e
trattenere l’urina: può manifestarsi con diverse gravità,
partendo da una perdita minima fino a una perdita
completa del volume urinario.
Queste perdite sono un problema igienico, oltre che causa
di disagio sociale, e possono compromettere in misura
rilevante la qualità della vita.
Le cause di questa disfunzione e malfunzionamento della
vescica sono dovute a diversi possibili fattori:
•	 Patologie o cause neurologiche congenite;
•	 Traumi ed infezioni urinarie: infatti i traumi diretti nella
zona possono portare a malfunzionamenti di essa, ed
allo stesso modo irritazioni della vescica provocano
contrazioni involontarie della stessa
•	 Vescica iperattiva: la sindrome della vescica iperattiva
si caratterizza per una urgenza di urinare spesso,
con un aumento della frequenza dello stimolo e con
incontinenza
•	 Interventi chirurgici: l’asportazione totale della
prostata, dovuta magari a un tumore, rende lo sfintere
incapace di svolgere la sua funzione di tenuta.
La sola presenza di un ingrossamento della prostata non
determina un’indicazione assoluta per il suo trattamento.
Deve essere curato solo quando provoca sintomi di
incontinenza urinaria. Il trattamento chirurgico è indicato
solo quando quello farmacologico non ha prodotto
benefici, o quando la vescica presenta un elevato
residuo dopo la minzione. La durata dell’intervento varia
a seconda delle dimensioni dell’adenoma affrontato, e
delle capacità endoscopiche dell’operatore.
I principali farmaci di prima linea
per l’ipertrofia prostatica sono:
1. gli alfa bloccanti non
uroselettivi e uroselettivi;
2. gli inibitori della 5 alfa
reduttasi.
La prevenzione svolge, come
sempre, un ruolo importante.
Ecco alcuni semplici consigli per
prevenire il disturbo:
•	 Avere una alimentazione sana: un equilibrio tra fibre,
proteine e glucidi previene l’obesità e la stipsi, per
cui diminuiscono le pressioni sulla vescica. Anche
un’adeguata idratazione può conferire un’ottimale
peristalsi intestinale.
•	 Svolgere regolarmente attività fisica.
•	 Eliminare il fumo.
•	 Mantenere una corretta funzione dell’intestino.
a cura di
Alessandro Viganò L’incontinenza urinaria:
come si può prevenire?
28
Si è svolto sabato 7 ottobre, presso l’Istituto Dermopatico
dell’Immacolata a Roma, l’VIII Congresso sulle Malattie
Bollose Autoimmuni, organizzato dall’ANPPI, Associazione
Italiana degli Ammalati di pemfigo e pemfigoide, e dai
medici e ricercatori dell’IDI impegnati nella ricerca e nella
cura per queste famiglie di malattie rare.
Pemfigo e Pemfigoide sono due gruppi di rare patologie
bollose autoimmuni che colpiscono la cute e le
mucose, caratterizzate dalla presenza di lesioni bollose
rispettivamente subepiteliali e intraepiteliali.
I pazienti affetti da queste malattie, gravemente
invalidanti e potenzialmente letali se non trattate
adeguatamente, richiedono ripetute ospedalizzazioni
e necessitano di terapie immunosoppressive ad elevati
dosaggi e prolungate nel tempo.
Sono inserite all’interno della lista
delle malattie rare ai sensi del D.M.
279/2001.
A seconda della tipologia di
pemfigo/pemfigoide, le bolle e
le vesciche possono interessare,
oltre la pelle, anche le mucose
oculari, del cavo orale, delle vie
respiratorie, gastrointestinali e
genitali; nei casi più gravi e nelle
fasi più avanzate della malattia
(che a volte si raggiungono nel
giro di pochi mesi o anche settimane), le lesioni bollose
e le altre manifestazioni multiformi che caratterizzano le
diverse tipologie di malattia, possono estendersi in tutto
il corpo.
Il Congresso
Il congresso si è aperto con il saluto della dott.sa
Gianna Zambruno e della dott.sa Annarita Panebianco,
rispettivamente direttore scientifico e direttore sanitario
dell’IDI IRCCS, che hanno riconfermato l’impegno
dell’Istituto sulla ricerca e sulla cura di queste patologie
gravemente invalidanti, e sottolineato ancora una volta
come le sinergie tra enti di ricerca e cura, e associazioni
pazienti siano di fondamentale importanza per il
progresso scientifico e il miglioramento della qualità di
vita dei pazienti; soprattutto nel caso di malattie rare
come queste.
Unico congresso specifico su questa tematica in Italia,
quest’anno si è fregiato della presenza del prof. Wataru
Nishie, dell’Università di Hokkaido in Giappone, che ha
fatto il punto sulle ricerche del suo team sul pemfigoide.
Spunti di sicuro interesse il nuovo test che offre, con
maggiore accuratezza, uno strumento di diagnosi del
pemfigoide, e le correlazioni individuate tra casi di esordio
della malattia - con specifiche caratteristiche cliniche - e
somministrazione di alcuni tipi di farmaci anti diabete.
Altrettanto interessanti le novità relative alle prossime,
promettenti sperimentazioni cliniche presentate dal
Dottor Biagio Didona, responsabile dell’Ambulatorio
delle malattie rare presso l’IDI IRCCS, tanto a breve
quanto a medio-lungo termine: dalla sperimentazione di
nuovi farmaci biologici per il pemfigo che si affiancano
al Rituximab, già utilizzato - per quanto ancora in forma
sperimentale - da diversi reparti di dermatologia in Italia
e nel mondo, fino ad arrivare a
più avveniristici progetti che si
basano sull’ingegnerizzazione
di linfociti T per attaccare
selettivamente i linfociti B diretti
verso gli antigeni del pemfigo.
Il dott. Di Zenzo, ricercatore
dell’IDI, già autore di prestigiose
pubblicazioni sulle malattie
bollose autoimmuni, ha invece
presentato lo stato dell’arte
della ricerca sui nuovi approcci
diagnostici che possono essere utilizzati per identificare
la malattia e monitorarne l’andamento. Ha suscitato
particolare intessere sull’audience di medici e pazienti la
descrizione di un nuovo test su microchip, messo a punto
dai ricercatori dell’Istituto che potrebbe consentire con un
solo saggio ed una sola goccia di sangue l’identificazione
di anticorpi circolanti rivolti verso molteplici antigeni
tipici delle diverse patologie, permettendo così una
immediata diagnosi differenziale rispetto ad una casistica
di riferimento.
Grande interesse della platea dei pazienti, con forte
interazione durante e dopo la presentazione, è scaturito
dalla presentazione della dott.ssa Francesca Rota,
Endocrinologa dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo –
Forlanini di Roma, sulla gestione degli effetti collaterali
degli steroidi. Diabete, ipertensione e osteoporosi la causa
delle principali co-morbilità che colpiscono gli ammalati
di malattie bollose autoimmuni, soggetti a terapie ad alti
dosi di corticosteroidi prolungate nel tempo.
Il pomeriggio è proseguito con la riunione dei soci ANPPI,
VIII Congresso sulle
Malattie Bollose Autoimmuni
a cura di
Filippo Lattuca
Vice presidente ANPPI
29
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che come di consueto, è stata una eccezionale occasione
di confronto e scambio di informazioni tra persone,
che le difficoltà e le sofferenze che queste patologie
comportano rendono “comunità”. L’appuntamento è
per il prossimo anno, con la IX edizione del congresso.
L’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy -
ANPPI
L’ANPPI – Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy,
è nata nell’Ottobre del 2009 come associazione di malati e
loro familiari, con lo scopo ultimo di contribuire a migliorare
le condizioni di vita degli ammalati di queste patologie rare;
i principali obiettivi dell’associazione sono i seguenti:
•	 la diffusione delle informazioni su queste patologie e
la sensibilizzazione della classe medica e paramedica
circa le possibilità diagnostiche e terapeutiche;
•	 il supporto agli ammalati ed ai loro familiari con la
condivisione di esperienze e lo scambio di informazioni
e riferimenti per la gestione della malattia;
•	 la raccolta di fondi per sostenere la ricerca;
•	 mantenere gli ammalati aggiornati sulle ricerche
e sulle sperimentazioni terapeutiche in atto presso
strutture italiane ed estere, tramite un contatto
continuo con medici e ricercatori.
L’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoi
L’ANPPI – Associazione Nazionale Pemfigo/Pem
come associazione di malati e loro familiari, con
le condizioni di vita degli ammalati di queste pat
L’ANPPI ha sede a Roma presso l’Istituto Dermopatico
dell’Immacolata, in via Monti di Creta 104, Roma.
30
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31
Marco ha una fidanzata e un sogno: lavorare in un
programma radiofonico. Aniello Apicello, direttore
dell’emittente privata “Fantasy”, gli affida un programma
del mattino, introducendolo non solo all’arte radiofonica
ma anche a quella del gioco d’azzardo. Marco ottiene
un contratto a Radio Deejay grazie a Claudio Cecchetto.
Lasciata Firenze, parte alla volta di Milano, dimenticando
amici e debiti. Nonostante i successi raccolti dietro al
microfono della più celebre radio nazionale, il giovane non
tarda nel mettersi nuovamente nei guai, giocando ai cavalli
e accumulando debiti. Spetterà alla famiglia, ai colleghi
e ad una cassiera di un’agenzia ippica riconsegnarli la
serenità. Marco, interpretato dall’attore Elio Germano, è il
protagonista del film “La mattina ha l’oro in bocca”, del
2008, diretto da Francesco Patierno e tratto dal romanzo
autobiografico di Marco Baldini, “il giocatore”, famoso
speaker toscano ed ex spalla di Fiorello, al quale il gioco
d’azzardo ha rovinato la vita tanto da fargli perdere il
lavoro e gli affetti.
È un film, uno dei tanti, che ha affrontato il gioco d’azzardo,
una dipendenza non chimica, che fa tante vittime nella vita
reale, tanto da essere addirittura considerata “l’eroina del
nuovo millennio”. Oltre a Marco Baldini sono caduti nella
trappola del gioco d’azzardo anche Mara Maionchi, nota
produttrice discografica, che in un’intervista ha dichiarato
di aver contrastato quello che era diventato un pericoloso
vizio con le maniere forti. Emilio Fede, storico giornalista, è
stato uno dei più famosi giocatori d’azzardo. Enzo Ghinazzi,
in arte Pupo, in un’intervista ha dichiarato che una volta
ha anche pensato al suicidio, aveva perso tutto quello
che aveva ed era succube degli strozzini. Insomma,
l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo
o fare scommesse in denaro si chiama disturbo del gioco
d’azzardo (DGA). È un comportamento compulsivo, con
serie conseguenze sia sulle relazioni sociali che sulla
propria salute. È quindi una patologia “sine substantia”
ed in letteratura è stata dimostrata la comorbilità con
altre patologie quali la depressione, l’ipomania, il disturbo
a cura di
Alessia Elem Stop al disturbo da gioco
d’azzardo! Le strategie
di intervento
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bipolare, l’impulsività, l’abuso di sostanze (alcol, tabacco,
sostanze psicoattive illegali), disturbi della personalità
(antisociale, narcisistico, istrionico, borderline), il deficit
dell’attenzione con iperattività, il disturbo da attacchi di
panico con o senza agorafobia e altri disturbi fisici associati
allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa, etc).
In Italia è purtroppo un fenomeno in espansione e
secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, e dallo
Studio IPSAD (IFC-CNR Pisa), condotto nel 2013-2014, è
risultato che circa 17 milioni di persone adulte (42,9% della
popolazione) hanno giocato almeno una volta somme di
denaro. Di questi, meno del 15% ha un comportamento
definibile “a basso rischio”, il 4%
“a rischio moderato” e l’1,6%
“problematico” (oltre 800.000
persone, prevalentemente di
sesso maschile - rapporto M/
F=9:1). Secondo la relazione
annuale al Parlamento
2015 (Dipartimento Politiche
Antidroga), il totale di pazienti
in carico ai Servizi per GAP
ammonta ad oltre 12.300
persone. (fonte: http://www.
salute.gov.it/).
Il disturbo da gioco d’azzardo non è solo un fenomeno
sociale, ma una vera e propria patologia da non
sottovalutare sin dai primi segni. È possibile prevenire la
malattia? Come riconoscerla? Quali sono le cure?
Health Online l’ha chiesto alla dottoressa Adriana Iozzi,
f.f. Direttore di UFC SerD Zona 1 Firenze, Psichiatra e
Psicoterapeuta; organizzatrice e coordinatrice insieme
alla dottoressa Antonella Manfredi, Direttore Area
Dipendenze, Azienda USL Toscana Centro, del Convegno
svoltosi recentemente a Firenze dal titolo “Il disturbo
da Gioco d’azzardo: dalle evidenze scientifiche alle
strategie d’intervento”. L’iniziativa è stata promossa dal
Dipartimento salute mentale e dipendenze dell’AUSL
Toscana centro e ha avuto come obiettivo quello di
illustrare i vari aspetti clinici, dalla prevenzione alla cura
del disturbo da gioco
d’azzardo.
I Servizi per le dipendenze
(SerD) dell’AUSL Toscana
Centro si occupano
da anni di questo
tipo di dipendenza
c o m p o r t a m e n t a l e
e garantiscono una
pronta accoglienza
delle richieste da parte
degli utenti e delle loro
famiglie.
Dottoressa Iozzi da cosa nasce questa iniziativa quali
sono stati i punti fondamentali dell’incontro? Quanto
sono importanti iniziative volte alla sensibilizzazione e
all’informazione?
“Questa iniziativa nasce dall’esigenza di informare e
sensibilizzare non solo gli Operatori dei SerD, ma tutta la
Comunità sui rischi correlati al gioco d’azzardo. Abbiamo
esaminato tutti gli aspetti clinici del Disturbo da Gioco
d’Azzardo(DGA): dagli interventi di prevenzione rivolti alla
Comunità con la Lezione Magistrale del Prof. Gioacchino
Lavanco (Università di Palermo) alla prevenzione mirata
agli adolescenti; a tale scopo
sono stati presentati i risultati
di un progetto nato dalla
collaborazione tra l’UF SERD C
di via Lorenzo il Magnifico, da
me diretto, e il Dipartimento
di NeuroFarba (prof.ssa
Caterina Primi). Sono state
presentate, dalla sottoscritta,
le Linee di Indirizzo sul Percorso
Diagnostico Terapeutico
Assistenziale(PDTA) che la
regione Toscana ha deliberato
il 6 settembre 2016. Tali Linee di Indirizzo sono state redatte
dal Gruppo Tecnico Regionale Gap, costituto da Operatori
dei SERD della Toscana e Operatori del Privato Sociale, che
ccordino personalmente. Il PDTA della Regione Toscana
è stato approvato ed incluso nel documento elaborato
dall’Osservatorio Nazionale sul GAP (Ministero della Salute)
il 25 settembre 2017.
Le relazioni successive hanno illustrato tutte le fasi del
percorso di cura rivolto al giocatore e ai familiari, nonché
i meccanismi neurobiologici che stanno alla base di tale
dipendenza comportamentale. Infine, sono stati trattati gli
aspetti giuridici e finanziari del DGA.
Come individuare quando si è di fronte ad una patologia?
“Quando iniziano ad esserci alcuni ‘campanelli di allarme’:
il giocatore trascorre gran parte del tempo a giocare,
aumenta sempre di più la quantità di denaro investito,
aumenta il suo coinvolgimento emotivo, mente ai familiari,
è ‘assente’ nei suoi ruoli, trascura gli affetti, il lavoro, inizia a
contrarre debiti”.
È un fenomeno in crescita? È vero che le fasi del ciclo di
vita dove più frequentemente emerge la dipendenza da
gioco d’azzardo sono l’adolescenza e l’età anziana?
È un fenomeno destinato ad aumentare perché l’offerta
è massiccia, per l’incremento di modalità di accesso al
gioco sia sul territorio, con una diffusione capillare dei punti
33
dove è possibile giocare, sia con
l’incremento di modalità di accesso
al gioco attraverso tecnologie quali
ad esempio cellulare, smartphone,
tablet e computer. La pubblicità è
incessante. Si può giocare nelle 24
ore ed in qualunque luogo. Ci sono
delle fasce più vulnerabili come
gli adolescenti e/o gli anziani ma il
gioco d’azzardo interessa tutte le
età.
Il Gratta e Vinci, le scommesse
sportive e i giochi d’azzardo online
sono quelli più “gettonati” tra i
giovani, mentre gli anziani invece,
preferiscono il gioco del bingo, le
lotterie e le slot machine. È così?
“Sì, forse il gioco del bingo non sembra essere così rilevante,
preoccupano molto di più le altre tipologie di gioco citate”.
Quanto influisce la varietà di tipologie dei giochi d’azzardo
facilmente reperibili e con vincite immediate?
“Sicuramente influisce la tipologia perché, ad esempio,
le basse vincite stimolano il giocatore a prolungare il
tempo dedicato al gioco, fino a alla perdita del controllo,
le caratteristiche delle New Slt e/o VLT, le luci, i suoni,
l’ambiente dove sono collocate. Infatti, le NewSlot
rappresentano il 27% della raccolta complessiva, le VLT il
24% (insieme oltre al 50%)”.
Il gioco ha la capacità di impossessarsi totalmente del
giocatore con conseguenze negative sulla vita reale. Quali
sono i rischi maggiori?
“Il DGA è una tipologia di dipendenza che ha il potere di
distruggere intere famiglie perché in questo caso la ‘droga’
è rappresentata dal denaro. Il giocatore patologico
non riesce a smettere di giocare nonostante i debiti che
contrae, anzi, è convinto di potersi rifare ‘rincorrendo
così le perdite’ (distorsioni cognitive). Oltre al patrimonio
familiare sono a rischio i rapporti affettivi, il posto di lavoro.
Quando arrivano al SERD, le famiglie sono distrutte da tutti
i punti di vista; non dimentichiamo i rischi di suicidio per i
gravi sensi di colpa vissuti dal giocatore”.
Quali sono i primi segnali da non sottovalutare? È possibile
prevenire la patologia?
Quando si nota un cambiamento delle abitudini della
persona: è irritabile, insonne, trascorre maggior tempo fuori
casa, si dimentica impegni importanti, è spesso in ritardo al
lavoro, aumenta le spese, sottrae denaro, contrae debiti.
È possibile prevenire la dipendenza ma, soprattutto, è
necessario sensibilizzare le persone che è possibile curarla,
che è necessario intervenire precocemente per ridurre i
gravi danni correlati. Sia il giocatore che i familiari possono
rivolgersi, in modo gratuito e riservato, ai SERD cioè ai Servizi
specialistici con personale adeguatamente formato sul
problema. Ai SERD possono rivolgersi anche i familiari senza
il giocatore, quando quest’ultimo ancora non riconosce di
avere un problema con il gioco”.
Quali sono le strategie di intervento?
“L’equipe di professionisti è multidisciplinare (medico,
psicologo, assistente sociale, educatore). Viene effettuata
inizialmente, dopo l’accoglienza, una valutazione delle
condizioni psicofisiche della persona, delle relazioni familiari
per capire quale programma terapeutico è più indicato.
Sono previste all’interno del SERD attività di gruppo ed
individuali. È possibile effettuare una consulenza legale
e/o finanziaria per la situazione debitoria presentata. È
indispensabile che la famiglia partecipi al programma
terapeutico. Ci sono poi interventi terapeutici specifici,
come quello sugli aspetti cognitivi disfunzionali presentati
dal giocatore e il tutoraggio economico, ovvero il controllo
delle spese, del flusso delle risorse economiche per poi
procedere ad un piano di risanamento debitorio”.
Alla luce di quanto detto, quali sono i suoi consigli?
“Quando c’è un sospetto che ci possa essere un familiare
con il problema del gioco d’azzardo, di rivolgersi quanto
prima ai nostri servizi, di non farsi dominare dal sentimento
di vergogna e/o di paura del giudizio.
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Il diabete gestazionale è un’alterazione del modo in cui
l’organismo utilizza il glucosio, lo zucchero del sangue che
fornisce energia alle cellule: si stima che ne soffra circa il 5%
delle donne in gravidanza.
Durantelagravidanzaèimportanteteneresottocontrolloilivellidi
glicemianelsangueesottoporsiadunesamespecificocheviene
prescritto dal medico curante – la Curva Glicemica - per stabilire
l’eventuale predisposizione e prevenire eventuali complicazioni.
In presenza di diabete gestazionale l’insulina non funziona
bene e il glucosio, invece di essere trasportato nelle cellule,
si accumula nel sangue, alterando il nutrimento al feto.
Le cellule dell’organismo materno non riescono ad assorbire il
glucosio, mentre quelle del feto rischiano di assimilarne troppo.
Conseguenze
Se il diabete gravidico non viene diagnosticato, o se viene
trascurato dalla gestante, le conseguenze possono essere
anche gravi sia per la mamma che per il bambino: la
mamma potrà avere disturbi probabili di pressione durante
l’attesa e può aumentare il rischio di aborto spontaneo o
prematuro.
Per il bambino, si potrà avere una crescita superiore alla
norma, con sviluppo eccessivo della parte addominale,
del cuore e del fegato, ipoglicemia dopo il parto. Inoltre il
piccolo potrebbe essere predisposto a sviluppare il diabete
di tipo II.
a cura di
Silvia Terracciano Diabete gestazionale:
di cosa si tratta?
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Fattori di rischio
I fattori di rischio importanti di cui tenere conto durante la
gravidanza sono:
•	 la familiarità;
•	 il sovrappeso prima del concepimento e un eccessivo
aumento durante i nove mesi;
•	 l’età superiore ai 35 anni;
•	 precedenti gravidanze con complicazioni o precedenti
aborti.
Èimportanteparlarecolmedicodieventualiproblematiche
precedenti personali di salute e comunicare se si hanno
avuto problemi di sovrappeso o disturbi di tipo alimentare
come la bulimia.
Una alimentazione specifica con correzioni di tipo dietetico
possono aiutare a mantenere i livelli di glucosio dentro
limiti accettabili ed evitare problematiche per mamma e
bambino.
Come prevenirlo
È possibile cercare di prevenire il diabete gestazionale
cercando di mangiare in maniera corretta sin dalla
scoperta della gravidanza; se possibile anche da prima, se
si sta programmando la ricerca del bebè.
Ogni prevenzione programmata è senz’altro di aiuto per la
salute della mamma e del bambino e un regime alimentare
corretto non può di certo fare male.
Si può prevenire la comparsa del diabete gestazionale
con alcune semplici regole.
•	 Aumentare il consumo di fibre, introducendo, se già
non lo si fa, cereali integrali e porzioni più abbondanti
di verdura.
•	 Ridurre l’assunzione di calorie, che fanno aumentare il
peso e di conseguenza il rischio di diabete, diminuendo
il consumo di grassi.
•	 Preferire l’assunzione di cibo in maniera frazionata
durante la giornata in 5 o 6 volte.
•	 Evitare digiuno prolungato.
•	 Consumare i pasti in orari regolari, senza saltarli e
senza variare le cadenze orarie, così facendo si aiuta
la digestione e si regola la presenza del glucosio nel
sangue.
•	 Evitare la cottura dei cibi grassi come le fritture.
•	 Utilizzare per i condimenti oli vegetali come olio extra
vergine di oliva o di riso a crudo ed evitare di utilizzare
il burro.
•	 Utilizzare latte e yogurt scremati invece di quelli interi.
•	 Limitare assunzione di grassi saturi eliminando i formaggi
molto grassi e i salumi, dalla carne preferibilmente
togliere il grasso.
Seguire una dieta varia senza eliminare del tutto i
carboidrati e gli zuccheri; al contrario di quello che si pensa
l’eliminazione completa non è salutare.
È importante evitare il consumo di alcuni cibi e bevande
come:
•	 dolci elaborati;
•	 bibite dolci e alcolici;
•	 miele o fruttosio in eccessive quantità;
•	 cioccolata al latte o con altre componenti;
•	 frutta sciroppata;
•	 eccesso di zucchero in caffè, tè o tisane;
•	 marmellate e confetture.
Accorgimenti in presenza di Diabete Gestazionale
Nel caso si sviluppasse il diabete gestazionale è importante
non farsi prendere dall’ansia e dallo stress ma seguire le
direttive del medico, una sana alimentazione e mettere in
pratica alcuni consigli utili come:
•	 rivolgersi a un nutrizionista specializzato;
•	 tenere un diario alimentare cosi da scrivere cosa si
mangia e l’orario;
•	 se possibile fare dell’esercizio fisico adeguato alla
gravidanza;
•	 controllare i valori della glicemia prima e dopo ogni
pasto, se ci sono alterazioni avvertire il medico;
•	 bere acqua;
•	 preferire cereali con un buon rapporto tra indice
glicemico e carico glicemico;
•	 fare largo uso di verdura, attenendosi alle regole
generali di una corretta gravidanza;
•	 tenere sotto controllo il peso;
•	 verranno fatte ecografie per il controllo del bambino
ogni 2 settimane circa, per controllare che non
cresca troppo di peso, misurando la circonferenza
addominale, inoltre verrà controllata la quantità di
liquido amniotico.
Ildiabetegestazionaleèunapatologialegatastrettamente
alla gravidanza: passati i 9 mesi, al termine della stessa
tutto dovrebbe tornare nella norma.
Vanno comunque fatti i controlli post parto, in quanto
una donna che ha avuto il diabete gestazionale è più
predisposta a sviluppare il diabete di tipo II.
L’allestimento museale è stato
progettato per offrire al visitatore un
quadro completo ed esaustivo sulla
storia delle società di mutuo soccorso.
Il percorso si apre con dei pannelli
informativi che raccontano, in una
sequenza cronologica, il fenomeno del
mutualismo e continua con delle grandi
teche espositive in cui è racchiusa
una notevole varietà di materiale
documentario, nonché un ragguardevole
insieme di medaglie, spille, distintivi ed
alcuni cimeli di notevole rarità, riconducibilli
ad oltre duecentro tra enti e società
di mutuo soccorso, con sedi in Italia e
all’estero.
All’interno del museo è presente
uno spazio multifunzionale nel
quale coesistono un archivio
storico, una biblioteca e un centro
studi. Inoltre, è stato riservato uno
spazio per ospitare ogni forma
d’arte: mostre, concerti di musica e
rappresentazioni teatrali.
Previa prenotazione, ogni
artista potrà esporre o esibirsi
gratuitamente all’interno dello
spazio dedicato.
Il Museo del Mutuo Soccorso, nato dalla volontà di valorizzare la storia delle società di mutuo
soccorso, si prefigge di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in
dotazione e di promuovere la conoscenza e la ricerca sul tema della mutualità. Visitando
il museo si ha la possibilità di conoscere da vicino le società di mutuo soccorso, le loro tradizioni
e l’importanza sociale che hanno ricoperto nelle varie vicende storiche del nostro Paese.
La struttura accoglie i visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono pensati percorsi e laboratori didattici tematici.
Sono, inoltre, previste aperture straordinarie nelle quali sarà possibile visitare le mostre in corso, assistere agli spettacoli e partecipare ad eventi e attività didattiche
Apertura:
Dal lunedì al venerdì previa prenotazione
11.00 - 13.00 | 15.00 - 18.00
Ultimo ingresso 17.30 (ingresso libero)
Info e prenotazioni:
+39 337 1590905
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www.museomutuosoccorso.it
Indirizzo:
Palasalute
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38
Caso Ilva. L’acciaieria
italiana che preoccupa
l’Europa
a cura di
Alessandro Notarnicola
L’esplosione nell’impianto di distribuzione del gas a
Baumgarten an der March, in Austria, avvenuta il 12
dicembre a una cinquantina di chilometri a nord-est di
Vienna, a molti ha ricordato il tragico incidente che il 23
gennaio 2016 colpì l’Ilva di Taranto con quattro operai
rimasti gravemente feriti. Chiaramente le dinamiche non
sono da paragonare, essendo due episodi che, se per un
verso si ravvicinano, per l’altro sono tra loro estranei per la
matrice. Tuttavia, il caso austriaco ha riacceso in Europa
i riflettori sulla grigia realtà dello stabilimento industriale
tarantino, che si occupa storicamente della trasformazione
di acciaio.
La più grande acciaieria d’Europa venne fondata nel
1961. Si tratta di un impianto
siderurgico a ciclo integrale,
dove avvengono tutti i
passaggi che dal minerale
di ferro creano l’acciaio. Il
fulcro della produzione sono
i cinque altoforni, impossibile
non vederli svettanti nel
cielo, dove viene prodotta
la ghisa. Ciascuno è alto più
di 40 metri e ha un diametro
tra 10 e i 15 metri: al
momento quattro altoforni
su cinque sono attivi.
L’ILVA di Taranto è parte
del Gruppo Riva, che
si configura come il decimo produttore mondiale di
acciaio. Nel 2011 l’Italia si posizionava all’11esimo posto
della classifica dei paesi che producono acciaio, con
28 milioni di tonnellate prodotte annualmente. L’ILVA
di Taranto produce da sola circa 9 milioni di tonnellate
l’anno e il Gruppo Riva nel suo complesso ne produce
più di 17. Ma come si rapporta alla salute degli operai e,
più in generale, alla salvaguardia dell’ambiente di cui si è
reso altissimo portavoce il presidente francese Emmanuel
Macron sulla base degli Accordi di Parigi siglati nel 2015?
Proprio Bruxelles ha puntato un faro sull’Italia: sale infatti la
preoccupazione per gli sviluppi del caso Ilva dopo il ricorso
al Tar della Regione Puglia, che contesta sia l’assegnazione
alla cordata ArcelorMittal/Marcegaglia sia, soprattutto, il
piano di risanamento ambientale.
A tal riguardo mercoledì 13 dicembre a Taranto, presso
la Sala Resta del centro congressi Subfor, si è tenuta una
tavola rotonda della Camera del lavoro dal titolo “Ilva:
una contrattazione per la tutela della salute, dell’ambiente,
del lavoro”. È stato un appuntamento importante poiché
ha permesso alle parti di confrontarsi con la cittadinanza e
le istituzioni territoriali su una partita strategica per il Paese,
ed è stata poi un’occasione per discutere delle proposte
da avanzare nel corso della trattativa al ministero dello
Sviluppo economico.
“Sono ormai 17 anni che lavoro in ILVA a Taranto con la
mansione di operaio manutentore elettrico. Un lavoro
che mi soddisfa e che mi permette di provvedere al
sostentamento della mia bambina di 3 anni. Mi ritenevo
fortunato fino all’inizio di questo anno quando, a gennaio,
l’azienda ha diffuso la notizia della presenza di circa 4000
tonnellate d’amianto al suo
interno. Una vera doccia
fredda! Mi sono chiesto:
“Come reagiremo a questa
nuovasituazione?”Abbiamo
lavorato per anni senza i
più elementari dispositivi di
prevenzione e protezione
come guanti e mascherine.
Siamo quindi tutti
potenzialmente a rischio?
C’era qualcuno che doveva
e/o poteva prevenire tutto
questo? Se affermativo
perché non è stato fatto?”.
Sono tutte domande che
adesso continuano a girarmi per la testa senza sapere se
avrò mai una risposta”. È il racconto di Pasquale Maggi,
pubblicato sul sito dell’Ona. L’altissimo livello di tossicità
delle emissioni dello stabilimento Ilva è stato ampiamente
dimostrato negli ultimi due decenni. A tal proposito, una
delle più recenti perizie mediche, ha stabilito che tra il 2004
e il 2010 le emissioni dì polveri sottili avrebbero causato nella
zona di Taranto una media di 83 morti l’anno, e di ben 648
ricoveri per cause cardiorespiratorie. A rischio non sono
solo gli operai, ma anche i residenti del quartiere Tamburi,
uno di quelli più vicini alla fabbrica, assieme al San Paolo.
Nel 2012 sono stati stanziati 110 milioni per la bonifica delle
zone avvelenate dall’Ilva: solo il 23 luglio 2015 sono poi stati
avviati i lavori di bonifica di una parte del rione Tamburi,
con l’avvio del progetto di riqualificazione ambientale “A
Tamburi battenti”, finanziato con 210.000 euro in tre anni
dalla Fondazione “Con il Sud” e 55.000 euro con i fondi
8xmille tramite la Caritas diocesana, con il coinvolgimento
di numerose associazioni locali.
39
supportare
favorire
promuovere
Costituita per iniziativa di Health Italia, Mutua MBA e Coopsalute, la Fondazione Basis è un ente no-profit
che svolge le proprie attività nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, nella promozione e nella gestione
di servizi culturali, educativi, sportivi e ricreativi allo scopo di fornire sostegno a soggetti deboli quali,
ad esempio, persone svantaggiate per malattia, disabilità fisica e/o psichica, indigenti, minori e persone
anziane non autosufficienti. Nello svolgimento delle proprie attività istituzionali, la Fondazione si propone di
sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche quali la difesa e la tutela della salute, incentivando il concorso e
la partecipazione di tutte le realtà che costituiscono espressione della società civile.
Fondazione Basis ha ottenuto risultati significativi, soprattutto grazie al contributo di molti donatori, che
rafforzano l’entusiasmo e la volontà nel proseguire per la strada intrapresa.
Se credi nella nostra missione e nell’importanza che la nostra Fondazione può rivestire in ambito sociale
effettua una donazione o diventa volontario inviandoci per email la tua candidatura!
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intestato a: Fondazione Basis
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40
Health Italia S.p.A. nasce dalla volontà di alcuni imprenditori fortemente convinti che la salute e il benessere
della persona siano diritti fondamentali da tutelare e promuovere.
è un player di riferimento nella promozione di soluzioni di sanità integrativa e sostitutiva, nell’erogazione di servizi
amministrativi, liquidativi, informatici e consulenziali a Fondi Sanitari, Casse di Assistenza Sanitaria e Società di
Mutuo Soccorso.
La creazione di un sistema in grado di fornire servizi a 360° in questo ambito, ha permesso a Health Italia di
diventare una delle più grandi realtà indipendenti operanti nel mercato italiano dell’assistenza sanitaria e,
integrando l’offerta di piani sanitari e servizi assistenziali con programmi di flexible benefit, di rivolgersi al mercato
con un approccio completo al welfare aziendale.
Health Italia S.p.A.
c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 | 00060| Formello (RM) | info@healthitalia.it | www.healthitalia.it
“La salute è la più grande
forza di un popolo civile”
Società quotata sul mercato AIM ITALIA e iscritta alla sezione speciale “PMI innovativa” del Registro delle Imprese

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  • 1. Il periodico di informazione sulla Sanità Integrativa HEALTH novembre/dicembre 2017 - N°22 in evidenza tumore alla laringe: come effettuare la diagnosi precoce e quali sono le tecniche chirurgiche impiegate nella cura di questa patologia. ce lo spiega la dottoressa Lisa Licitra innovazione malattie rare sanità pubblica maternità Utilizzare le cellule staminali nella medicina estetica e nella chirurgia plastica VIII Congresso sulle Malattie Bollose Autoimmuni Il Rapporto PIT Salute dice che è sempre più lenta e sempre più cara Diabete gestazionale: di cosa si tratta?
  • 2. 2 finalmente sono nati gli Effettuare prestazioni di sanità leggera non è mai stato così facile! Benessere, assistenza e sostegno saranno presto a due passi da casa tua grazie agli Health Point, le nuove strutture trasportabili progettate da Health Italia S.p.A. In ogni Health Point potrai: Effettuare visite con strumenti innovativi e device di ultima generazione Effettuare un videoconsulto con un medico specialista Richiedere servizi di assistenza domiciliare Incontrare un Promotore della Salute Per maggiori informazioni visita il sito: www.healthpoint.srl Health Point S.r.l. - Gruppo Health Italia S.p.A. c/o PalaSalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) - Tel. +39 06 90198054 - www.healthpoint.srl
  • 3. Health Online periodico bimestrale di informazione sulla Sanità Integrativa Anno 4° novembre/dicembre 2017 - N°22 Direttore responsabile Nicoletta Mele Direttore editoriale Ing. Roberto Anzanello Comitato di redazione Alessandro Brigato Mariachiara Manopulo Giulia Riganelli Direzione e Proprietà Health Italia Via di Santa Cornelia, 9 00060 - Formello (RM) info@healthonline.it Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale. Articoli, notizie e recensioni firmati o siglati esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di conseguenza esclusivamente la sua responsabilità diretta. iscritto presso il Registro Stampa del Tribunale di Tivoli n. 2/2016 - diffusione telematica n.3/2016 - diffusione cartacea 9 maggio 2016 ImPaginazione e grafica Giulia Riganelli immagini © Fotolia Tiratura 102.864 copie Visita anche il sito www.healthonline.it potrai scaricare la versione digitale di questo numero e di quelli precedenti! E se non vuoi perderti neanche una delle prossime uscite contattaci via email a info@healthonline.it e richiedi l’abbonamento gratuito alla rivista, sarà nostra premura inviarti via web ogni uscita! Per la tua pubblicità su Health Online contatta mkt@healthonline.it HEALTH
  • 4. Gli enti si sanità integrativa quali Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza Sanitaria, hanno sempre avuto una loro precisa disciplina giuridica da un punto di vista societario con specifiche regole per quanto concerne gli aspetti sociali, economici, fiscali, bilancistici e di controllo e sono sempre stati gli unici organismi abilitati a gestire la sanità integrativa come abbiamo sempre sostenuto dalle pagine di questo periodico. Spesso abbiamo letto di argomentazioni che confutavano questa impostazione in virtù di norme e leggi che regolamentavano altri settori economici abilitati a fornire prestazioni sanitarie ed abbiamo spesso argomentato da queste colonne che la sanità integrativa discende direttamente dal diritto alla salute sancito costituzionalmente per ogni cittadino e l’esercizio di tale attività da parte degli enti giuridicamente abilitati discende direttamente dal diritto all’associazionismo sempre sancito dalla nostra costituzione. Il percorso giuridico impostato dal legislatore ha sempre confermato questa logica ed ha sempre sostenuto questi diritti e nel 2017 abbiamo avuto una ulteriore importante conferma di questo indirizzo principalmente per quanto concerne le Società Generali di Mutuo Soccorso. Infatti il Codice del Terzo Settore emanato con il D.lgs 3 Luglio 2017 ha inserito al Titolo 2, art. 4, punto 1 le Società Generali di Mutuo Soccorso ufficialmente tra i soggetti del Terzo Settore che perseguono finalità di interesse generale secondo logiche di sussidiarietà ed abilitati a fornire prestazioni sanitarie. L’obiettivo del decreto legge è molto chiaro in quanto, come cita testualmente l’art. 1 la normativa del terzo settore è stata legiferata “al fine di sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione ed il pieno sviluppo della persona, a valorizzare il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa, in attuazione degli articoli 2, 3, 4, 9, 18 e 118, quarto comma, della Costituzione”. In conclusione, e lo scriviamo anche, consentiteci, con soddisfazione, il terzo settore è una realtà ed è stato stabilito con una legge apposita che si tratta di un settore economico differente da altri settori economici, con i propri diritti e doveri, i propri organi di controllo, i propri modelli e le proprie attività e questo a valere anche per le Società Generali di Mutuo Soccorso. Anche se il fondamento giuridico era già chiaro precedentemente, di fatto con questo decreto legge si chiude definitivamente ogni possibilità di interpretazione sul diritto delle Società Generali di Mutuo Soccorso ad esercitare le attività di sanità integrativa secondo modalità e sistemi propri che non possono in alcun modo essere sottoposti a normative differenti. Si chiude definitivamente la possibilità di comparare settori economici diversi e di cercare di applicare normative discendenti da altre logiche. Si chiude definitivamente la polemica mirata, a volte per interessi corporativi e di parte, di cercare di far rientrare altre realtà economiche nel diritto di esercizio della sanità integrativa od addirittura di cercare di applicare regole e sistemi di controllo differenti agli enti di sanità integrativa in generale ed alle Società Generali di Mutuo Soccorso in particolare. Trattiamo l’argomento da queste pagine perché siamo di fronte alla conferma definitiva e senza appello di diritti fondamentali per i cittadini del nostro paese che consentono e consentiranno ancora di più di ottenere tre importanti benefici: • Il controllo della spesa sanitaria da parte dello stato; • Il diritto alla salute di ciascun cittadino; • Lo sviluppo armonico degli enti di sanità integrativa. Naturalmente ora “la palla” passa agli enti di sanità integrativa che dovranno sempre di più sviluppare la propria capacità di fornire servizi di sanità integrativa adeguati alle esigenze dei cittadini, che dovranno sempre di più esercitare il valore della prossimità consentendo maggiore facilità di accesso alle cure per ciascuno, che dovranno sempre di più organizzare percorsi di prevenzione finalizzati a mutare il paradigma da “soggetto malato-cura” a “soggetto sano-prevenzione”. Sicuramente per Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di assistenza Sanitaria si tratterà di applicare sistemi ancora più efficienti, di innovare con modelli operativi ancora più moderni e di determinare il successo definitivo della sanità integrativa e noi, dalle pagine di Health On line, a tutto questo nell’interesse del diritto alla salute di ogni cittadino cercheremo di dare sempre il nostro attivo contributo. A cura di Roberto Anzanello editoriale Terzo settore e società generali di mutuo soccorso
  • 5. 21 11 15 24 Agopuntura: un aiuto per ridurre il dolore e i farmaci analgesici Le cellule staminali sono la vera clinica della bellezza…naturale! Tumore alla laringe: diagnosi e cura in evidenza 18 Braccia meccaniche e telecamera assistono il chirurgo in sala operatoria pediatrica La sanità pubblica: sempre più lenta e sempre più cara 08 Violenza sulle donne. Aumentano i percorsi terapeutici per uomini violenti 27 L’incontinenza urinaria: come si può prevenire?
  • 6. 31 Stop al disturbo da gioco d’azzardo! Le strategie di intervento 28 VIII Congresso sulle Malattie Bollose Autoimmuni 35 38 Diabete gestazionale: di cosa si tratta? Caso Ilva. L’acciaieria italiana che preoccupa l’Europa permettendo così una immediata diagnosi diff riferimento. Forte interesse della platea dei pazienti, con f presentazione, è stato scaturito dalla presenta Endocrinologa dell’Azienda Ospedaliera S. Ca degli effetti collaterali degli steroidi. Diabete, i principali co-morbilità che colpiscono gli amm a terapie ad alti dosi di corticosteroidi prolung Il pomeriggio è proseguito con la riunione dei una eccezionale occasione di confronto e sca difficoltà e le sofferenze che queste patologie L’appuntamento è per il prossimo anno, con la Filippo Lattuca ANPPI – Vice presidente L’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfig L’ANPPI – Associazione Nazionale Pemfigo/P come associazione di malati e loro familiari, c le condizioni di vita degli ammalati di queste p
  • 7. Health tips Sapevi che... L’assunzione di zucchero, qualsiasi esso sia, dovrebbe essere idealmente inferiore al 10% della quantità totale di energia che assumiamo attraverso i cibi durante la giornata, e ancor meglio a meno del 5% dell’energia totale giornaliera, ovvero circa 25 grammi/6 cucchiaini da tè. La vitamina E aiuta a curare l’acne, è utile in caso di disturbi oculari, rafforza le difese immunitarie, previene il declino cognitivo e combatte i problemi cardiovascolari. Si trova negli oli di semi (di girasole, di arachidi), nella frutta secca, nei cereali, nel latte e nei suoi derivati. Chi soffre di ipertensione dovrebbe fare però attenzione a non eccedere con le dosi. Per restituire morbidezza ai capelli si può preparare un impacco mescolando gel d’aloe puro, ad azione intensamente idratante e remineralizzante, e olio di semi di lino, che lucida il fusto, e grazie all’acido linoleico e all’acido alfa linoleico ristruttura senza appesantire. La fitboxe mixa attività aerobica con arti marziali ed è perfetta per tenersi in forma e scolpire il fisico: in una lezione di 40 minuti si bruciano dalle 500 alle 600 calorie. Tirare calci e pugni al sacco aiuta poi ad allenare stress e tensioni, oltre ad aumentare l’autostima. La barbabietola rossa è un alimento ideale per reintegrare i sali minerali persi nell’organismo: contiene potassio, ferro, magnesio, fosforo e calcio. È ricca di flavonoidi e antiossidanti utili a contrastare i radicali liberi. Il test del DNA fetale analizza il DNA del feto presente nel sangue della mamma. Non è invasivo – consiste in un prelievo di sangue - e consente di valutare il rischio che il feto sia affetto da alcune malattie date da anomalia cromosomica, come la Sindrome di Down. Si può fare a partire dalla decima settimana di gravidanza. La papaya fermentata è un ottimo alleato della pelle. Ha una forte azione antiossidante e gli enzimi di cui è ricca contrastano la formazione di brufoli e impurità, rafforzando la barriera cutanea. Apporta anche tanti benefici in caso di pelle sensibile e contrasta la comparsa di eczema e psoriasi. Grazie all’azione antibatterica e antivirale, l’olio essenziale di limone è un aiuto naturale contro le irritazioni della gola e la tosse. Si può versarne 2 gocce in un cucchiaino di miele, da assumere 2 o 3 volte al giorno, oppure aggiungere 3 gocce a una tisana calda. Contro tosse secca, catarro e bronchite sono efficaci l’olio essenziale di timo, eucalipto, tea tree oil, issopo e incenso, da utilizzare per suffumigi o un massaggio sul petto.
  • 8. 8 Violenza sulle donne. Aumentano i percorsi terapeutici per uomini violenti a cura di Alessandro Notarnicola Adamo dove sei? Dove sei uomo? Questo richiamo biblico più volte ripreso da Papa Francesco nei suoi accorati appelli all’uomo dell’oggi, risulta essere quanto mai efficace se si parla della violenza ordinaria che gli uomini riservano alle proprie donne in casa, sotto lo sguardo impotente dei figli. Il fenomeno, negli ultimi tempi, si è allargato a macchia d’olio e, se in principio riguardava le classi sociali meno abbienti, ora invece coinvolge l’intera società, per questa ragione se ne parla caricandolo di un’accezione culturale determinante e allarmante. è “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazionearbitrariadellalibertà.Così recita l’articolo 1 della dichiarazione ONU sull’eliminazione della violenza contro le donne. Ma cos’è che spinge gli uomini a essere prepotenti nei riguardi delle donne che amano o che sostengono diamare?Allaprotezionesisostituisce una sberla, alla fiducia un clima di paura e di sottomissione che nella maggior parte dei casi induce le donne vittime di violenza a mostrarsi condiscendenti e sottomesse pur di non subire ulteriormente del male. Acquisendo dei risvolti sempre più allarmanti, il delicato tema è stato affrontato partendo dalla parte accusata, cioè dagli uomini. In tutta Italia, infatti, sono stati istituiti percorsi terapeutici per uomini violenti. L’ultimo è stato aperto a Faenza. Si tratta di realtà pensate e ideate congiuntamente da associazioni e dalle istituzioni. Su tutto il territorio nazionale sarebbero oltre 25 i centri che offrono agli “uomini maltrattanti” percorsi di recupero. Il dato è offerto dal sito di Redattore Sociale, agenzia di documentazione e formazione sui temi sociali, promossa dalla Comunità di Capodarco di Fermo, dal 1966. Ogni anno i centri accolgono circa 300 uomini, di diversa estrazione sociale, disposti a dare avvio a un percorso di cambiamento. L’adesione a questo tipo di programmi è del tutto volontaria e gli uomini possono rivolgersi di propria iniziativa, anche se è davvero raro che lo facciano. Spesso infatti il soggetto violento non solo non riconosce di esserlo ma addebita ogni colpa alla compagna o moglie accusate di essere libertine. In pochi casi, invece, l’inizio del percorso avviene su invio di servizi sociali, forze dell’ordine, avvocati o magistrati. Si parte da una semplice accoglienza telefonica agli uomini che usano violenza o a tutte le persone che hanno difficoltà a gestire una situazione di maltrattamento e hanno bisogno di consulenza. Il primo passo, fondamentale, è la telefonata. Il secondo round dell’iter consiste nei colloqui iniziali con i maltrattanti per cercare di capire insieme che percorso sia possibile effettuare per interrompere la violenza. Il Centro offre quindi una serie di consulenze e gruppi psicoeducativi per aiutare e sostenere gli uomini nel loro cambiamento. Per quanto riguarda l’attività di formazione, essa è parte integrante del lavoro di promozione del cambiamento culturale con gli operatori che aiutano a mettere in discussione stereotipi e convinzioni profonde e radicate sulla violenza. Da gennaio 2017 ad oggi sono state circa 26 mila le chiamate al 1522, il numero del Dipartimento delle Pari Opportunità di Palazzo Chigi, che raccoglie le storie di aiuto delle donne vittime di violenza. Di queste 4.227 sono arrivate da donne vittima di violenza, 630 per denunciare casi di stalking, 113 chiamate sono arrivate in una situazione di estrema emergenza. Anche se in un primo momento possono sembrare cifre considerevoli, in verità esse rappresentano solo una goccia nell’oceano essendo tantissime le donne che non denunciano o che scelgono di restare nel silenzio avendo la speranza che tutto possa cambiare. Un alibi decisivo per le vittime è rappresentato proprio dalla presenza dei figli, nei casi in cui essi ci sono. Tuttavia, non indifferente alle più è stata la vicenda che ha coinvolto il produttore hollywoodiano Weinstein e gli altri casi di molestie sui red carpet di tutto il mondo, Italia compresa. Si è trattato di una pentola scoperchiata all’improvviso e le donne, attrici, politiche e anche le casalinghe (seppur in netta minoranza) hanno iniziato a fare squadra. In molte si sono esposte con coraggio, raccontando le loro esperienze negative, molto intime, rendendosi anche attaccabili. Adesso l’uomo sa che non è più superpotente e sa che potrebbe anche essere denunciato.
  • 9. 9
  • 10. tutta la tua salute, ora, in un’app! Nasce MyMBA, l’app dedicata ai soci di Mutua MBA, attraverso cui è possibile accedere a tutti i servizi legati alla tua posizione o sussidio direttamente dal tuo smartphone o tablet.
  • 11. 11 L’eterna giovinezza è un’utopia, lo è stato anche per le matrigne di Raperonzolo e Biancaneve - storiche, ma sempre attuali produzioni di Walt Disney - e ormai ci siamo anche rassegnati ad un “patto con il diavolo” come quello che fa Dorian Gray nel romanzo di Oscar Wilde. In età contemporanea, nel mondo dello showbiz ci sono esempi di donne bellissime come Monica Bellucci, Pamela Prati, Fiorella Mannoia, Milly Carlucci, Sharon Stone e Jane Fonda, per citarne solo alcune, che senza malefici hanno un aspetto giovane e curato tanto da essere riuscite a sfidare, con eccellenti risultati, gli anni che passano. Sophia Loren, 83 anni compiuti lo scorso settembre, è l’esempio massimo che si può invecchiare mantenendo un aspetto autentico. Gli ultimi progressi della medicina estetica e della chirurgia plastica sono un valido aiuto per rallentare, in modo naturale, le lancette dell’orologio, permettendo così di avere seno florido, un lato B invidiabile, una pelle dalla texture liscia e luminosa priva di rughe, senza più ricorrere all’intervento chirurgico e protesi da impiantare. Secondo l’ultimo studio statistico realizzato dall’American Society of Plastic Surgeons ASPS, nel 2016 l’acerrimo nemico di tutti noi, il grasso, ha riscosso un gran successo perché sempre più utilizzato nella chirurgia estetica: è naturale e sicuro e nella stragrande maggioranza dei casi disponibile. Lo dimostrano i numeri: lo scorso anno, infatti, sono aumentati gli interventi di lipofilling al volto (+13%), ma soprattutto ai glutei (+26%) e al seno (+72%). Qual è la situazione nel nostro Paese? Secondo quanto riportato, in una nota, del presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica (SICPRE) Paolo Palombo, “in Italia non disponiamo di dati statistici attendibili, ma detto questo il ‘polso’ rilevato dalla società scientifica che raccoglie l’80% dei chirurghi plastici italiani, tende a confermare il primato della mastoplastica additiva, l’aumento del seno con protesi”. Gli studi scientifici sono andati oltre e c’è stato il debutto in chirurgia plastica delle cellule staminali, meglio note come mesenchimali, che essendo cellule multipotenti sono a cura di Nicoletta Mele Le cellule staminali sono la vera clinica della bellezza…naturale! 11
  • 12. 12 in grado di replicarsi in un numero di tipi cellulari limitato al tessuto in cui risiedono. Per saperne di più, Health Online ha intervistato i fratelli (gemelli n.d.r.) dott. Roberto e Maurizio Viel, chirurghi plastici di fama internazionale e fondatori della London Centre for Aesthetics Surgery di Dubai e Londra (www.lcas.com). “Il ringiovanimento della pelle - hanno spiegato i Viel - comprese anche la parte intima femminile e maschile, aumentare il volume del seno e dei glutei e rimodellare il corpo utilizzando le cellule staminali espanse derivate dal proprio tessuto adiposo (ADSC), sono realizzabili con una tecnica iniettiva sicura, naturale ed efficace che permette di sfruttare sia l’azione volumizzante del tessuto adiposo che quella rigenerante delle cellule staminali staminali”. Un connubio vincente che oggi ha portato al superamento dei limiti del lipofilling, ovvero l’aumento di volume corporeo ottenuto mediante il trasferimento del grasso da una parte all’altra del corpo, ma con un riassorbimento “rapido” e l’inevitabile perdita del risultato in pochi mesi. La rivista scientifica The Lancet, ha pubblicato uno studio clinico,condottodall’UniversitàdiCopenaghen,dov’èstato confrontato, su un gruppo di volontari, l’impianto di grasso non addizionato di cellule staminali precedentemente espanse in coltura con quello arricchito di ADSC. Dallo studio è emerso che è pari all’85% il volume ottenuto con il grasso ma si perde in soli 4 mesi, mentre lo stesso impianto eseguito con ADSC espanse in scaffold di tessuto adiposo - sempre considerando lo stesso arco di tempo - ha perso solo il 19% di volume. Dott. Viel quindi, per ottenere dei risultati duraturi nel tempo, non basta soltanto prelevare il grasso, che contiene una quantità scarsa di cellule staminali, e iniettarlo nelle zone da “volumizzare”. Per raggiungere gli obiettivi sono necessarie decine o centinaia di milioni di cellule staminali del tessuto adiposo che si possono ottenere solo dopo la coltura in Laboratorio. Come avviene la procedura? E quali sono i vantaggi? “La tecnica avviene in due fasi: nella prima, si procede raccogliendouncampione dicirca 10 ml(20-30 cc) digrasso durante una comune liposuzione eseguita in condizione di sedazione in anestesia locale. Il materiale verrà inviato a una Cell factory, nel nostro caso a Dubai, presso Bioscience Institute, dove le staminali mesenchimali verranno isolate, poste in colture per 12 giorni e crioconservate a -196° per un qualsiasi utilizzo futuro. Il giorno del reimpianto, si esegue un secondo prelievo di adipociti che verranno impiantati insieme alle staminali ottenute per fornire un supporto iniziale alle cellule espanse. Con il tempo, il grasso verrà gradualmente assorbito e sostituito da cellule adipose nuove, nate dalla trasformazione delle staminali in adipociti. Si potrà quindi modificare ogni volume, sia nell’immediato sia negli anni seguenti, grazie alla crioconservazione delle staminali nella Cell factory. In sostanza, per diversi anni si avrà a disposizione una giacenza di staminali. Questo trattamento riduce i rischi legati agli interventi chirurgici invasivi, ricordiamo anche che si escludono complicazioni in quanto la procedura viene eseguita in sedazione e anestesia locale e non generale, e poi c’è una rapida ripresa alle attività quotidiane”. Unasortadi“bancadellabellezza”allaqualepoterattingere nel tempo e a seconda delle esigenze. È utile anche nella ricostruzione mammaria post-chirurgia oncologica? “Sì, perché oggi la ricostruzione mammaria oncologica con innesto di grasso arricchito con cellule staminali garantisce una maggiore longevità del trapianto”. Quali sono i risultati che si ottengono rispetto alle tecniche tradizionali? “In linea generale i risultati sono istantanei e duraturi in quanto si ha una maggiore flessibilità nel plasmare i tessuti, conferendo i contorni e le forme esattamente come richiesto dal paziente. I risultati individuali possono comunque variare a seconda di diversi fattori, inclusa la quantità di tessuto adiposo disponibile e la quantità di volume che si desidera aumentare”. Il desiderio è però spesso accompagnato dal timore che le aspettative possono non corrispondere alla realtà. Ci si domanda quale sarà il “nuovo” aspetto dopo l’intervento. Grazie a Crisalix, il software di realtà virtuale in 3D o 4D, anche questo limite è stato superato. Potreste spiegare di cosa si tratta? Quanto è utilizzato questo sistema? “Grazie a quest’ultimo ritrovato, abbastanza utilizzato, è possibile avere una visione ‘reale’ del risultato finale, è come fare un viaggio nel futuro! È un sistema di simulazione con innesto di grasso che viene utilizzato per il viso, ma soprattutto per il seno. È sufficiente caricare 3 foto standard della paziente e insieme al chirurgo si stabilisce il volume che si desidera raggiungere, considerando tutti gli aspetti fisici. La paziente avrà a disposizione un occhiale grazie al quale, con l’utilizzo del pc o dello smartphone, potrà vedere in tutte le prospettive il risultato come se già avesse eseguito
  • 13. 13 l’intervento. Una volta stabilita qual è la giusta misura con la quale la paziente si sente a proprio agio, si procede con il trattamento con estrema tranquillità. Basta collegarsi al sito www.crisalix.com/it per vedere il video”. Quali sono gli altri trattamenti che offrite e quali quelli più gettonati? “Oltreaiclassicibotox,filleredinterventidiaddominoplastica, sta prendendo piede il ringiovanimento facciale con utilizzo del proprio grasso. Tra gli interventi più comuni c’è la liposuzione con sistema Vaser, ovvero l’utilizzo della forza degli ultrasuoni che consente uno scioglimento del grasso e quindi una maggiore facilità di estrazione dello stesso. Rispetto alla metodica tradizionale è un sistema molto più accurato, meno traumatico e aiuta anche a dare una migliore retrazione cutanea. Un altro trattamento molto popolare è il ringiovanimento del volto con la tecnica del face lift con cicatrice corta, noto con il nome “vertical lift”. Si esegue in anestesia locale con sedazione attraverso due piccole incisioni, per l’appunto verticali ed invisibili, poste lungo la linea di attaccatura dei capelli che consentono di tirare i muscoli e la cute del viso e del collo verso l’alto. Il risultato, rispetto al tradizionale lifting facciale, è molto più naturale perché anziché tirare la pelle e i tessuti in direzione laterale, questo trattamento va a riempire dove è necessario. Il vertical lift è nato proprio con l’intento di restituire forma e volume al volto con una direttrice per “verticale” e non un aspetto “tirato” che invece siamo abituati a vedere. Un trattamento che oggi si sta diffondendo è quello del ringiovanimento e miglioramento delle parti intime con lifting o infiltrazioni di grasso e filler. Per gli uomini si tratta della peno plastica con il trapianto di grasso nella zona intima, per le donne invece il ringiovanimento vaginale che, oltre ad un fattore estetico, aiuta a una migliore idratazione della stessa”. Questa tecnica è un nuovo trend in crescita, come lo dimostrano gli ultimi dati dell’American Society of Plastic Surgeons ASPS secondo i quali, negli States, questi interventi hanno infatti registrato lo scorso anno un aumento del 39%. Da cosa dipende questo andamento? La domanda crescente è la conferma che sono caduti determinati tabù? “Più che il superamento di alcuni tabù finalmente si è arrivati a capire che oggi, con le nuove tecniche che si hanno a disposizione, si possono effettuare trattamenti validi e sicuri anche in quella parte del corpo che non veniva considerata dal punto di vista estetico. La subspecialità della chirurgia ginecologica-estetica sta aumentando sempre di più perché non si tratta solo di un ringiovanimento, ma anche un valido aiuto, con il laser e la radio frequenza, dopo la meno pausa”. Chirurgia estetica a 360 gradi. C’è chi è disposto a tutto pur di somigliare ad una celebrità. È cronaca recente che una ragazza di 22 anni, Sahar Tabar, di origini iraniane, si sia sottoposta a 50 interventi di chirurgia estetica per somigliare all’attrice Angelina Jolie. La giovane avrebbe progressivamente modificato il suo corpo e perso 40 chili, come ha dichiarato al sito belga Sud Info. Cosa ne pensate? Vi è mai capitato di ricevere da parte di pazienti richieste bizzarre? E quanti no avete detto? “Quando un paziente arriva dal chirurgo plastico con l’intento di somigliare ad una celebrità, si inizia con il piede sbagliato perché non si ricorre alla chirurgia plastica per diventare simili a qualcuno altro. Il fine è quello di ringiovanire e migliorare il proprio aspetto e non trasformarlo. Nella nostra carriera abbiamo ricevuto delle richieste bizzarre, ma abbiamo preferito dire di no”. In conclusione, quali sono i vostri consigli a chi intende sottoporsi a trattamenti di chirurgia plastica? “Innanzitutto, fare una buona ricerca personale e avere una consultazione aperta con lo specialista. È importante ricevere dal chirurgo una completa informazione: la conoscenza dei risultati, dei possibili rischi e delle complicazioni perché sono interventi, più o meno aggressivi, che richiedono un periodo di convalescenza e di recupero. È altrettanto importante affidarsi a validi professionisti e strutture ben consolidate. Stabilire inoltre un buon feeling e fiducia nel chirurgo al quale si affida il proprio aspetto”. Come disse Marilyn Monroe, una delle donne più belle e famose del XX secolo: “Io voglio invecchiare senza lifting facciali. Io voglio avere il coraggio di essere leale al viso che mi sono creata”. Se proprio non si ha il coraggio di restare leali al proprio viso e corpo, viste anche le continue tentazioni messe in campo dalle nuove metodiche della ricerca scientifica, ricorriamo alla chirurgia plastica...ma quella naturale!
  • 14. 14 La salute alla portata di tutti! Health Point S.r.l. - Gruppo Health Italia S.p.A. c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) - Tel. +39 06 90198054 www.healthpoint.srl Grazie alla collaborazione con Coopsalute S.C.p.A. hai la possibilità di effettuare un “videoconsulto” con un medico specialista. Inoltre, puoi usufruire di servizi di assistenza domiciliare come, ad esempio, diagnostica, assistenza infermieristica e socio sanitaria, consegna farmaci e referti. ASSISTENZA Puoi effettuare una consulenza gratuita con uno degli oltre 3000 Promotori della Salute di Health Italia S.p.A. per approfondire le tue conoscenze sul sistema della mutualità volontaria e sottoscrivere, se lo vorrai, un sussidio per te e per i tuoi cari! SOSTEGNO Puoi effettuare prestazioni di sanità leggera grazie a device di ultima generazione e dispositivi innovativi che consentono il monitoraggio di parametri finora controllati con test invasivi presso laboratori specializzati e in ospedale. BENESSERE Pensati per essere posizionati nei centri urbani e in luoghi pubblici altamente popolati come scuole, centri commerciali e piazze, gli Health Point rappresentano una soluzione efficace ad una crescente domanda di prestazioni di “sanità leggera”.
  • 15. 15 L’Agopuntura era anticamente considerata dagli abitanti della Cina un ottimo rimedio per ridurre il dolore, e si è diffusa oggi anche in Occidente, dove la scienza ne riconosce il valore per la terapia dei disturbi di tipo funzionale. La ricerca del trattamento del dolore, insieme alla diagnostica delle cause, è tutt’oggi una parte della medicina. Oggi le risposte quasi immediate al dolore sono la chirurgia e gli analgesici, o gli antidolorifici, spesso a base di oppiacei, ma se l’alternativa potesse essere una tecnica come l’Agopuntura? Questa pratica antichissima è stata oggetto di studio da parte di alcuni ricercatori bolognesi. Lo studio dell’Università di Bologna sull’Agopuntura pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica JAMA Surgery, lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna, in collaborazione con la Stanford University. Gli studiosi hanno analizzato gli effetti di agopuntura ed elettroterapia in un periodo piuttosto lungo (25 anni), arrivando alla conclusione che queste due terapie “possono ridurre il consumo di analgesici a base di oppiacei nei pazienti che si sottopongono a un intervento particolarmente doloroso in fase postoperatoria”. In particolare, si è parlato di interventi piuttosto invasivi, come la protesi del ginocchio. I ricercatori bolognesi, insieme a quelli californiani, hanno selezionato 39 studi pubblicati tra il 1991 e il 2015 e condotti su 2391 pazienti, analizzando gli effetti di cinque tipi di trattamenti per la gestione del dolore non di tipo farmacologico che comprendevano: • Agopuntura • Crioterapia • Elettroterapia • Riabilitazione preoperatoria • Continuous Passive Motion (CPM) a cura di Silvia Terracciano Agopuntura: un aiuto per ridurre il dolore e i farmaci analgesici 15
  • 16. 16 Fra questi 5 trattamenti hanno rilevato come agopuntura ed elettroterapia “possono portare ad una riduzione clinicamente rilevante del consumo di farmaci analgesici oppiacei”. I ricercatori hanno concluso quindi che i 2 trattamenti possono essere dei buoni alleati in affiancamento alle terapie farmacologiche, per arrivare a una loro riduzione. Inoltre in un’intervista pubblicata su La Stampa, il dottor Piero Ettore Quirico, segretario della Federazione Italiana della Società di Agopuntura FISA), ha indicato che l’Agopuntura può essere utile per il trattamento di: • Artrosi • Sciatalgia • Dolori cervicali • Epicondiliti • Cefalee (sia di tipo emicranico che intensivo) • Nevralgie • Nevralgie del trigemino • Herpes zoster • Problemi ginecologici (amenorrea, dismenorrea, infertilità) • Sindrome del colon irritabile Come funzione l’Agopuntura L’Agopuntura è chiamata Zhen Jiu: zhen significa ‘metallo che morde’ e sta ad indicare proprio gli aghi di cui si avvale questa tecnica, mentre jiu indica l’azione lenta operata dal fuoco. Il fuoco si rifà invece alle fonti di calore spesso utilizzate dagli agopuntori, come coni o sigari di artemisia, per trattare alcuni disturbi in punti specifici. L’Agopuntura utilizza dei piccoli aghi che vengono posti nella pelle, ad una profondità che varia da 3 a 10 millimetri, per trattare i disturbi del paziente e alleviare il dolore. Questi aghi vengono posti in punti specifici del corpo dove si ha l’attivazione e la distribuzione dell’energia vitale tramite dei canali, chiamati Meridiani nella Medicina Tradizionale Cinese. L’Agopuntura ha un effetto equilibrante, raggiungendo il sistema nervoso e tramite esso i centri che governano le funzioni dell’organismo. Cerca di ripristinare la funzionalità ottimale e combatte la malattia che la ostacola. Può avere risultati utili su alcuni tipi di disturbi non fisici, come ansia, depressione, insonnia, malattie psicosomatiche, perché l’Agopuntura è una terapia che cura la persona nel suo insieme. 16
  • 17. 17 SBM - Science of Biology in Medicine è una società di ricerca italiana all’avanguardia nello sviluppo scientifico e nella valorizzazione di integratori e dispositivi medici ispirati a principi di funzionamento presenti nell’organismo umano. Ogni prodotto SBM nasce da una rigorosa ricerca scientifica che ne prova l’efficacia ed è sviluppato con l’idea di trasmettere al consumatore il valore e l’originalità di questo approccio, in termini di cura della salute prima che della malattia. SBM propone prodotti a base di collagene che agiscono attivando e valorizzando le potenzialità interne del corpo umano. Il collagene è la proteina più abbondante dell’organismo, ma è anche la più soggetta a una continua perdita attraverso i capelli, le unghie le secrezioni e per altre vie. Il collagene è notificato alle Autorità sanitarie e introdotto nell’uso corrente come integratore alimentare e la sua proprietà caratterizzante è il sostegno al funzionamento fisiologico dell’organismo. Può essere ripristinato attraverso forme sistemiche e topiche, perciò SBM ha creato una linea di prodotti dedicata ad ogni esigenza! Bonartro oa® Combatte i disturbi del sistema osteoarticolare, preservandone il funzionamento fisiologico Cherasan cu® Fornisce all’organismo gli elementi nutritivi essenziali per ripristinare la salute della cute, delle unghie e dei capelli Gadirel® Corregge l’iperacidità gastrica, all’origine di bruciori, nausea e cattiva digestione Yttiogel® Esercita un effetto di barriera che protegge la pelle dagli attacchi esterni e difende la cute dagli agenti nocivi RespirelL® Coadiuvante nel trattamento delle riniti allergiche e, più in generale, per qualsiasi stato irritativo della mucosa nasale SBM - Science of Biology in Medicine via Domenico Tardini, 35 | 00167 - Roma | www.sbm-farmaconaturale.com SBM è una società del Gruppo Health Italia S.p.A.
  • 18. 18 Braccia meccaniche e telecamera assistono il chirurgo in sala operatoria pediatrica a cura di Alessia Elem Sanità d’eccellenza e all’avanguardia grazie all’utilizzo dei robot chirurgici in sala operatoria. L’evoluzione della tecnologia robotica e l’introduzione di sistemi di nuova generazione hanno permesso, negli anni, un progressivo incremento dell’attività chirurgia robotica anche in campo pediatrico. L’Ospedale Infantile di Alessandria, presidio dell’AON SS Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, è tra i primi centri italiani che recentemente ha eseguito due interventi chirurgici, l’asportazione della milza a un bambino di 10 anni e la rimozione del colon con la ricostruzione del retto a un altro di 2 anni, avvalendosi della sofisticata apparecchiatura. Qual è la differenza tra l’intervento eseguito con il robot e quello tradizionale? Perché l’utilizzo di questa apparecchiatura? Quali sono i vantaggi per il paziente? Health online l’ha chiesto al dottor Alessio Pini Prato, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo (ALESSANDRIA). Che cos’è la chirurgia robotica? è una chirurgia minivasiva? “I robot chirurgici si presentano come computer dotati di braccia meccaniche e telecamera, che assistono il chirurgo in particolare in caso di interventi di chirurgia mini-invasiva (laparoscopia, toracoscopia, etc). Questi interventi si eseguono normalmente praticando dei piccoli forellini sulla pelle del paziente evitando così il tradizionale taglio. In questi buchi si inseriscono dei tubi sottili, attraverso i quali vengono fatti passare i vari strumenti ed una sottile telecamera, che permette di vedere con ingrandimento ed in 3D cosa si sta facendo, manovrati dal chirurgo assistito da un aiuto che completa l’equipe operatoria”.
  • 19. 19 è oggi lo strumento più avanzato che ha a disposizione il chirurgo per potenziare le sue capacità operative e in grado di rendere l’intervento molto più efficace e preciso? “Il robot rappresenta attualmente la massima espressione tecnologica in ambito chirurgico. Assistito da tutta una serie di devices che possono arricchirne le caratteristiche tecnologiche (sistemi di sutura, coagulazione, manipolazione e dissezione), il robot consente al chirurgo di eseguire procedure prima impensabili con estrema precisione e magnificazione del dettaglio”. E quali sono i vantaggi per il paziente? “I vantaggi per il paziente sono sostanzialmente i medesimi che già erano stati ampiamente dimostrati per la chirurgia mini-invasiva tradizionale (laparoscopia, toracoscopia etc) e quindi ridotto traumatismo, minore stress postoperatorio, miglior gestione del dolore, riduzione del rischio di aderenze e problematiche di parete, miglior risultato estetico. Tuttavia il reale beneficio, a mio avviso, è che il robot consente al chirurgo di spingere le indicazioni della chirurgia mini- invasiva anche a settori, tecniche chirurgiche e regioni corporee prima unicamente “aggredibili” con tecniche convenzionali e con il noto “taglio”. Quanto detto elimina di fatto i limiti applicativi che fino ad oggi aveva e continua ad avere la chirurgia mini-invasiva convenzionale, costituiti dalla necessità di delicata dissezione, zone corporee di dimensioni estremamente ridotte, bisogno di manipolazioni complesse, etc”. I robot chirurgici hanno fatto il loro ingresso anche in pediatria. Quali sono le patologie pediatriche dove è possibile intervenire con il robot piuttosto che con le metodiche tradizionali? E perchè? “Tutti gli interventi chirurgici eseguiti con l’approccio mini- invasivo possono essere trattati con la robotica. Dati i costi elevati di setting e manutenzione delle apparecchiature robotiche, determinate procedure sono risultate essere più adatte e “convenienti” sia per motivi clinici che per ragioni “economiche”. L’utilizzo del robot ha infatti senso nella misura in cui migliora la performance del chirurgo ed assicura migliori risultati clinici mentre rappresenta un costo insostenibile se non assicura tali risultati. Ad oggi la chirurgia esofago-gastrica, delle vie biliari, del retto ultrabasso, della prostata e del rene, ma anche la chirurgia splenica, soprattutto se ricostruttiva e complessa rappresentano le indicazioni principali per tale nuova frontiera tecnologica”. Di recente sono stati eseguiti presso l’azienda ospedaliera di Alessandria dove lei è Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Pediatrica, due interventi su pazienti pediatrici. Perché la scelta di utilizzare i robot e quali sono stati i risultati? “L’AON SS Antonio e Biagio e Cesare Arrigo è stata fra le prime in Italia a dotarsi di tale apparecchiatura grazie all’intuito del dott. Spinoglio, ex primario della Chirurgia Generale dell’Azienda. Ad oggi la robotica era stata unicamente utilizzata in chirurgia generale, urologia, ginecologia e poche altre specialità dell’adulto. L’opportunità di utilizzare il robot in capo pediatrico è stata decisa e concordata al momento della definizione dei piani strategici con la Direzione Generale dell’Azienda Ospedaliera ed ha coinvolto tutti i membri dell’equipe dell’Ospedale Infantile di Alessandria, dai chirurghi, alle infermiere di sala operatoria, al personale tutto che ha condiviso il processo di crescita e di acquisizione delle competenze necessarie per affrontare questa nuova tecnologia. La scelta delle procedure da eseguire è stata basata sui dati di letteratura e sull’esperienza di altri centri opinion leader mondiali. In particolare, la ricostruzione del retto con l’approccio endorettale descritto da Soave nei lontani anni ‘60, che richiede una manipolazione ed una delicatezza non compatibili con l’approccio laparoscopico tradizionale, risulta particolarmente agevole con l’ausilio del robot. I piccoli pazienti che abbiamo operato hanno potuto godere dei vantaggi della robotica, quali appunto meno cicatrici e un miglior risultato estetico, se pensiamo che siamo di fronte ad un organismo in crescita, minor perdita di sangue, minore traumatismo e stress, minore ospedalizzazione”. Quali sono i progetti per il futuro? “Non siamo i primi e non siamo i soli ad utilizzare la robotica in campo pediatrico in Italia e nel mondo, ma vogliamo essere i primi a farlo con un criterio innovativo, mirato all’identificazione dei settori di reale beneficio clinico e di sostenibilità sanitaria, e con progettualità non limitata a brevi esperienze fini a se stesse ma con una proiezione temporale di almeno un decennio”.
  • 20. Presentano Diventa un associato e cambia adesso il tuo futuro, richiedi la consulenza di un promotore! www.garanziasalute.it garanziasalute@radioradio.it Il Fondo Garanzia Salute nasce nell’ottica di offrire un servizio in linea con i principi cardine cui si ispira una Società di Mutuo Soccorso, la solidarietà e la cooperazione, che riconoscono nella sanità integrativa l’unica forma di assistenza concreta e sostenibile che opera senza scopo di lucro. La volontà di diffondere il più possibile il principio di prevenzione ha spinto Mutua MBA ad affidarsi a Radio Radio, emittente radiofonica romana che sin dalla sua nascita si è caratterizzata come talk radio, ed elaborare per gli ascoltatori un’offerta di 9 sussidi: Pop, Rock, Techno e Dance dedicati agli under 65, Jazz, Classica, Blues, Country e Folk per gli over 65. La sanità d’eccellenza per le famiglie di Radio Radio!
  • 21. 21 Liste di attesa sempre più lunghe, pronto soccorso in affanno, alti cosi dei ticket e dei farmaci: sono queste le principali note dolenti del nostro Servizio Sanitario Nazionale, evidenziate dal Rapporto PIT Salute “Sanità pubblica: prima scelta ma a caro prezzo”, elaborato da Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno non condizionato di Ipasvi, Fnomceo e Fofi, e presentato a Roma lo scorso 12 dicembre. Lo studio ha raccolto – nel 2016 - 25.000 segnalazioni provenienti da tutta Italia: i dati emersi confermano i problemi già ormai noti della sanità pubblica, e dovrebbero indurre tutti – in particolare le istituzioni e chi detiene il potere decisionale – ad una seria riflessione. Accesso alle prestazioni sanitarie: liste di attesa e costi dei ticket Il problema più grave, che rappresenta la prima voce oggetto di segnalazione per il 2016, è l’accesso alle prestazioni sanitarie: troppa burocrazia, ritardi, alti costi; liste di attesa sempre più lunghe e ticket sempre più costosi. I cittadini segnalano soprattutto tempi lunghi per accedere proprio alle visite specialistiche, in misura di un valore che passa dal 34,3% del 2015 al 40,3% del 2016. Lunghi tempi anche per gli interventi chirurgici e per gli esami diagnostici. Un anno di attesa per una visita odontoiatrica, 10 mesi per una visita oncologica. Sei mesi per una visita oculistica, un anno per una colonscopia, a cura di Mariachiara Manopulo La sanità pubblica: sempre più lenta e sempre più cara 21
  • 22. 22 un intervento di cataratta o di protesi al ginocchio. Non va meglio a chi deve sottoporsi ad una mammografia: l’attesa media è di 13 mesi. Un’altra problematica segnalata da moltissimi cittadini (oltre una segnalazione su tre, in aumento rispetto allo scorso anno), è l’eccessivo costo dei ticket per gli esami diagnostici e le visite specialistiche. La situazione quindi non va certo migliorando, anzi: peggiora, in tutto il Paese. Costi e reperibilità dei farmaci Sui cittadini gravano anche i costi dei farmaci, anch’essi in aumento dallo scorso anno: la spesa privata diventa così insostenibile, soprattutto per i farmaci di fascia C (non passati dal SSN, e quindi totalmente a carico dei cittadini), per l’onere derivante dalla differenza di prezzo fra brand e generico, e per l’aumento del ticket. Particolarmente problematica risulta essere anche la reperibilità dei farmaci. In particolare l’accesso ai farmaci per l’Epatite C: questo per mancanza di informazioni, per le limitazioni imposte dai criteri d’accesso stabiliti da AIFA, per le difficoltà causate del numero ristretto dei centri prescrittori ed erogatori sul territorio, e dai tempi per l’erogazione dei nuovi farmaci. Assistenza domiciliare e territoriale Per gli italiani, l’assistenza sanitaria offerta a livello territoriale è peggiorata rispetto al passato, con grandi differenze tra una città e l’altra: sono stati segnalati infatti moltissimi disagi nell’ottenere le prestazioni di assistenza sanitaria e sociale sul territorio, quindi nelle strutture o al domicilio. Quasi un cittadino su tre, il 30,5%, evidenzia problemi con l’assistenza primaria di base, soprattutto per rifiuto prescrizioni da parte del medico, anche per effetto del decreto appropriatezza, e per l’inadeguatezza degli orari dello studio del medico di base. La carenza di personale rappresenta una ulteriore criticità: per il 16,6% degli intervistati ci sono problemi all’interno delle strutture residenziali come Rsa e lungodegenze, dovuti agli eccessivi costi della degenza, alla scarsa assistenza medico-infermieristica, e alle lunghe liste di attesa per l’accesso alle strutture. C’è chi (il 15%) ha problemi con la riabilitazione, in particolare in regime di degenza, valutato il più delle volte di scarsa qualità - e in quasi un caso su quattro addirittura assente per la carenza di strutture o posti letto. La riabilitazione a domicilio a volte viene sospesa all’improvviso, altre non si riesce nemmeno ad attivare. Il 14,3% delle segnalazioni riguarda infine criticità nell’assistenza domiciliare: in un caso su tre mancano le informazioni su come attivarla, a volte c’è una burocrazia eccessiva che causa non poche difficoltà, altre volte ancora il servizio non è proprio previsto. Invalidità ed handicap Il riconoscimento di una situazione di invalidità risulta nella maggior parte dei casi molto, molto lento. In un caso su quattro si lamenta un esito dell’accertamento inadeguato alle condizioni di salute, e sono lunghi anche i tempi di erogazione dei benefici economici e delle agevolazioni. Per quanto riguarda la lentezza della burocrazia, il 52,6% riscontra problemi nella presentazione della domanda, il 18,5% attese troppo lunghe per la convocazione alla prima visita (circa 7 mesi, in media). Il 14,8% lamenta tempi lunghi per la convocazione alla visita di aggravamento, il 10,4% per la ricezione del verbale definitivo (9 mesi), e per l’erogazione dei benefici economici, 12 mesi. Pronto soccorso in affanno Molti cittadini segnalano problematiche nell’assistenza ospedaliera e nella mobilità sanitaria; è soprattutto nelle urgenze che emergono i problemi più grossi, lunghe attese e procedure non trasparenti. È soprattutto l’area della emergenza urgenza ad essere nel mirino delle lamentele delle persone che segnalano anche lunghe attese al Pronto soccorso. I cittadini denunciano di vedersi spesso rifiutato il ricovero (34,5%), o di ottenerlo in un reparto inadeguato (21,4%). Segnalano anche la mancanza di servizi e reparti, soprattutto in oncologia, neurologia e ortopedia. Rispetto allo scorso anno, sono aumentate le segnalazioni sulle dimissioni: per il 58,8% sono improprie, il 29,2% ha difficoltà ad essere preso in carico dal territorio dopo la dimissione, difficoltà che purtroppo riguardano anche i malati nella fase finale della vita (11,8%). Sappiamo bene che quello della mobilità sanitaria è un fenomeno piuttosto diffuso nel nostro Paese: sono in tanti costretti a spostarsi, in un’altra regione, o addirittura all’estero, per ricevere cure adeguate. E anche qui ci sono problemi con i tempi dei rimborsi (48,7%) e anche a ricevere l’autorizzazione da parte della Asl di riferimento (30,8%).
  • 24. 24 Tumore alla laringe: diagnosi e cura a cura di Nicoletta Mele Il tumore della laringe interessa mediamente 6 nuovi casi su 100.000 persone all’anno. Il 95% dei tumori della laringe e dell’ipofaringe originano il più delle volte per danni provocati dal fumo e dal consumo eccessivo di alcol. Anche in questo caso, l’uso combinato di tabacco e alcol moltiplica il rischio di sviluppare un tumore. Il restante 5% dei tumori origina dagli altri tessuti presenti nei vari organi del distretto, per esempio ghiandole (adenomi), tessuto muscolare o connettivale, sarcomi, o da tessuto linfatico (linfomi). Complessivamente, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è del 60% circa, oscilla tra il 90-95% nei pazienti con tumori limitati, ed è del 19% nei pazienti con tumori metastatici (fonte AIRC). Sono fondamentali la diagnosi precoce e l’applicazione delle più aggiornate modalità terapeutiche e riabilitative. Qual è la diagnosi e quali sono le tecniche chirurgiche impiegate nella cura di questa patologia? Health Online l’ha chiesto alla dottoressa Lisa Licitra della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Nazionale dei Tumori – di Milano. Può spiegare brevemente ai nostri lettori quali sono le funzioni della laringe? “La laringe è un organo situato nel collo, tra la faringe e la trachea, fa parte dell’apparato respiratorio ed è deputato alla fonazione (emissione di suoni) e al passaggio dell’aria inspirata ed espirata. È dotata di un dispositivo di chiusura che non permette al cibo di passare nelle vie aeree durante la deglutizione. Questo dispositivo è l’epiglottide che, durante la deglutizione, si abbassa a ricoprire l’apertura della laringe chiudendola temporaneamente e impedendo il passaggio di cibo e saliva. La laringe è suddivisa in tre porzioni (sovraglottica, glottica e sottoglottica). Nella porzione centrale, detta glottica, hanno sede le corde vocali”. Quali sono i campanelli d’allarme ai quali bisogna fare attenzione? “Tra i sintomi più frequenti vi è una modificazione, un abbassamento del tono della voce. Tale sintomo può prima essere saltuario per poi anche prolungarsi nel tempo e aggravarsi fino a perdere completamente la voce. Se il tumore colpisce altre zone senza coinvolgere le corde vocali, i sintomi possono essere diversi e si può avere una sensazione di difficoltà nel deglutire bevande, cibi solidi o la stessa saliva. Nei casi di tumori estesi oltre a difficoltà alla deglutizionesipuòaveredolorechetipicamentecoinvolge anche l’orecchio (otalgia). A volte il primo sintomo può anche essere la comparsa di una tumefazione a livello del collo, che rappresenta un linfonodo ingrandito”. Come si diagnostica il tumore alla laringe e quali sono le indicazioni terapeutiche generali? “Tra le principali metodiche utilizzate per diagnosticare il tumore alla laringe vi è la laringoscopia, una tecnica che permette appunto di vedere la laringe con diverse modalità. Esiste una metodica di base che è la laringoscopia indiretta, ossia durante la visita clinica si apprezza la laringe con uno specchietto e permette anche di valutare la mobilità delle corde vocali. In maniera diretta, invece, si può utilizzare un fibroscopio che attraverso il naso permette di visualizzare la laringe ed, eventualmente, di fare dei prelievi di tessuto. Imprescindibile è anche la valutazione clinica del collo per valutare che non ci siano dei linfonodi ingranditi. In caso di dubbio si può procedere con una ecografia del collo. Altri esami strumentali come la TC e, soprattutto, la RM risultano utili a completamento diagnostico. Deve essere eseguita anche una radiografia del torace, perché può capitare che i tumori della laringe diano localizzazioni secondarie (metastasi) a livello del polmone. Perquantoriguardalaterapia,ingenerale si può dire che si cerca di proporre un trattamento che miri alla preservazione d’organo e alla conservazione della sua funzione. Per gli stadi iniziali con tumori piccoli (cosiddetti T1 e T2) e confinati le scelte sono radioterapia oppure chirurgia conservativa (ad esempio una laringectomia parziale). Se invece il tumore è più avanzato, ma ancora suscettibile di chirurgia conservativa, si può ancora intervenire preservando la funzionalità della laringe o in modo non chirurgico con radio- chemioterapia oppure con chirurgia
  • 25. 25 conservativa, seguita a completamento da radioterapia e/o chemioterapia. Se il tumore è esteso da un punto di vista chirurgico si dovrebbe proporre una laringectomia totale o in alternativa un trattamento chemioterapico e radioterapico concomitante”. Quanto è importante la prevenzione? Presso l’Istituto Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (I.R.C.C.S), da qualche anno avete messo in atto una campagna di sensibilizzazione sui tumori testa e collo. Ci può spiegare di cosa si tratta? “Ogni anno in Istituto si svolge la Settimana di Prevenzione e Sensibilizzazione dei tumori Testa/collo, quest’anno si è svolta a Settembre. Questa campagna fa parte di un progetto europeo volto a sensibilizzare i pazienti sulle varie tipologie di malattia, sul riconoscimento dei sintomi precoci, in modo da incoraggiare a riferirsi ad un medico il prima possibile. Il nostro centro è anche coinvolto nella gestione dei pazienti con tumore testa e collo, assistendo i pazienti con un percorso riabilitativo avvalendosi anche della collaborazione di AILAR”. Quali sono i suoi consigli per una prevenzione efficace? “Per una prevenzione efficace valgono i consigli che sono validi per molte patologie oncologiche, non fumare è sicuramente di primaria importanza così come un’alimentazione corretta evitando gli abusi”. in evidenza
  • 26. 2626
  • 27. 27 Con il passare degli anni, la ghiandola maschile che si trova tra l’uretra e la vescica tende ad ingrossarsi: questo può comportare dei problemi, come l’aumento della necessità di urinare durante la giornata. Superati i cinquant’anni, un uomo su quattro soffre di questi disturbi e superati gli ottanta, il problema diventa quasi fisiologico per la maggior parte della popolazione maschile. Quando si analizza la prostata di un individuo già a partire dai trenta – quarant’anni, si può individuareun’alterazionedefinita iperplasia prostatica benigna, cioè la presenza di un progressivo aumento della zona centrale. Queste alterazioni microscopiche possono essere accompagnate da un reale ingrossamento della prostata. Quindi pressoché tutti gli uomini superati i trent’anni hanno un’iperplasia prostatica, ma non tutti hanno un ingrossamento reale della prostata. Con il passare del tempo, l’aumento della dimensione della zona di transizione può determinare un adenomioma, con il progressivo schiacciamento del condotto urinario e quindi la necessità di urinare più spesso. L’incontinenza urinaria è l’incapacità di controllare e trattenere l’urina: può manifestarsi con diverse gravità, partendo da una perdita minima fino a una perdita completa del volume urinario. Queste perdite sono un problema igienico, oltre che causa di disagio sociale, e possono compromettere in misura rilevante la qualità della vita. Le cause di questa disfunzione e malfunzionamento della vescica sono dovute a diversi possibili fattori: • Patologie o cause neurologiche congenite; • Traumi ed infezioni urinarie: infatti i traumi diretti nella zona possono portare a malfunzionamenti di essa, ed allo stesso modo irritazioni della vescica provocano contrazioni involontarie della stessa • Vescica iperattiva: la sindrome della vescica iperattiva si caratterizza per una urgenza di urinare spesso, con un aumento della frequenza dello stimolo e con incontinenza • Interventi chirurgici: l’asportazione totale della prostata, dovuta magari a un tumore, rende lo sfintere incapace di svolgere la sua funzione di tenuta. La sola presenza di un ingrossamento della prostata non determina un’indicazione assoluta per il suo trattamento. Deve essere curato solo quando provoca sintomi di incontinenza urinaria. Il trattamento chirurgico è indicato solo quando quello farmacologico non ha prodotto benefici, o quando la vescica presenta un elevato residuo dopo la minzione. La durata dell’intervento varia a seconda delle dimensioni dell’adenoma affrontato, e delle capacità endoscopiche dell’operatore. I principali farmaci di prima linea per l’ipertrofia prostatica sono: 1. gli alfa bloccanti non uroselettivi e uroselettivi; 2. gli inibitori della 5 alfa reduttasi. La prevenzione svolge, come sempre, un ruolo importante. Ecco alcuni semplici consigli per prevenire il disturbo: • Avere una alimentazione sana: un equilibrio tra fibre, proteine e glucidi previene l’obesità e la stipsi, per cui diminuiscono le pressioni sulla vescica. Anche un’adeguata idratazione può conferire un’ottimale peristalsi intestinale. • Svolgere regolarmente attività fisica. • Eliminare il fumo. • Mantenere una corretta funzione dell’intestino. a cura di Alessandro Viganò L’incontinenza urinaria: come si può prevenire?
  • 28. 28 Si è svolto sabato 7 ottobre, presso l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata a Roma, l’VIII Congresso sulle Malattie Bollose Autoimmuni, organizzato dall’ANPPI, Associazione Italiana degli Ammalati di pemfigo e pemfigoide, e dai medici e ricercatori dell’IDI impegnati nella ricerca e nella cura per queste famiglie di malattie rare. Pemfigo e Pemfigoide sono due gruppi di rare patologie bollose autoimmuni che colpiscono la cute e le mucose, caratterizzate dalla presenza di lesioni bollose rispettivamente subepiteliali e intraepiteliali. I pazienti affetti da queste malattie, gravemente invalidanti e potenzialmente letali se non trattate adeguatamente, richiedono ripetute ospedalizzazioni e necessitano di terapie immunosoppressive ad elevati dosaggi e prolungate nel tempo. Sono inserite all’interno della lista delle malattie rare ai sensi del D.M. 279/2001. A seconda della tipologia di pemfigo/pemfigoide, le bolle e le vesciche possono interessare, oltre la pelle, anche le mucose oculari, del cavo orale, delle vie respiratorie, gastrointestinali e genitali; nei casi più gravi e nelle fasi più avanzate della malattia (che a volte si raggiungono nel giro di pochi mesi o anche settimane), le lesioni bollose e le altre manifestazioni multiformi che caratterizzano le diverse tipologie di malattia, possono estendersi in tutto il corpo. Il Congresso Il congresso si è aperto con il saluto della dott.sa Gianna Zambruno e della dott.sa Annarita Panebianco, rispettivamente direttore scientifico e direttore sanitario dell’IDI IRCCS, che hanno riconfermato l’impegno dell’Istituto sulla ricerca e sulla cura di queste patologie gravemente invalidanti, e sottolineato ancora una volta come le sinergie tra enti di ricerca e cura, e associazioni pazienti siano di fondamentale importanza per il progresso scientifico e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti; soprattutto nel caso di malattie rare come queste. Unico congresso specifico su questa tematica in Italia, quest’anno si è fregiato della presenza del prof. Wataru Nishie, dell’Università di Hokkaido in Giappone, che ha fatto il punto sulle ricerche del suo team sul pemfigoide. Spunti di sicuro interesse il nuovo test che offre, con maggiore accuratezza, uno strumento di diagnosi del pemfigoide, e le correlazioni individuate tra casi di esordio della malattia - con specifiche caratteristiche cliniche - e somministrazione di alcuni tipi di farmaci anti diabete. Altrettanto interessanti le novità relative alle prossime, promettenti sperimentazioni cliniche presentate dal Dottor Biagio Didona, responsabile dell’Ambulatorio delle malattie rare presso l’IDI IRCCS, tanto a breve quanto a medio-lungo termine: dalla sperimentazione di nuovi farmaci biologici per il pemfigo che si affiancano al Rituximab, già utilizzato - per quanto ancora in forma sperimentale - da diversi reparti di dermatologia in Italia e nel mondo, fino ad arrivare a più avveniristici progetti che si basano sull’ingegnerizzazione di linfociti T per attaccare selettivamente i linfociti B diretti verso gli antigeni del pemfigo. Il dott. Di Zenzo, ricercatore dell’IDI, già autore di prestigiose pubblicazioni sulle malattie bollose autoimmuni, ha invece presentato lo stato dell’arte della ricerca sui nuovi approcci diagnostici che possono essere utilizzati per identificare la malattia e monitorarne l’andamento. Ha suscitato particolare intessere sull’audience di medici e pazienti la descrizione di un nuovo test su microchip, messo a punto dai ricercatori dell’Istituto che potrebbe consentire con un solo saggio ed una sola goccia di sangue l’identificazione di anticorpi circolanti rivolti verso molteplici antigeni tipici delle diverse patologie, permettendo così una immediata diagnosi differenziale rispetto ad una casistica di riferimento. Grande interesse della platea dei pazienti, con forte interazione durante e dopo la presentazione, è scaturito dalla presentazione della dott.ssa Francesca Rota, Endocrinologa dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo – Forlanini di Roma, sulla gestione degli effetti collaterali degli steroidi. Diabete, ipertensione e osteoporosi la causa delle principali co-morbilità che colpiscono gli ammalati di malattie bollose autoimmuni, soggetti a terapie ad alti dosi di corticosteroidi prolungate nel tempo. Il pomeriggio è proseguito con la riunione dei soci ANPPI, VIII Congresso sulle Malattie Bollose Autoimmuni a cura di Filippo Lattuca Vice presidente ANPPI
  • 29. 29 KNOW YOUR HOME, Protect your health. Scopri gli inquinamenti nella tua casa con N1 N1 è il primo dispositivo specifico per il monitoraggio delle principali fonti di inquinamento indoor che con il tempo possono nuocere alla salute della famiglia. www.nuvap.comwww.healthitalia.it/check-up ITALIA che come di consueto, è stata una eccezionale occasione di confronto e scambio di informazioni tra persone, che le difficoltà e le sofferenze che queste patologie comportano rendono “comunità”. L’appuntamento è per il prossimo anno, con la IX edizione del congresso. L’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy - ANPPI L’ANPPI – Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy, è nata nell’Ottobre del 2009 come associazione di malati e loro familiari, con lo scopo ultimo di contribuire a migliorare le condizioni di vita degli ammalati di queste patologie rare; i principali obiettivi dell’associazione sono i seguenti: • la diffusione delle informazioni su queste patologie e la sensibilizzazione della classe medica e paramedica circa le possibilità diagnostiche e terapeutiche; • il supporto agli ammalati ed ai loro familiari con la condivisione di esperienze e lo scambio di informazioni e riferimenti per la gestione della malattia; • la raccolta di fondi per sostenere la ricerca; • mantenere gli ammalati aggiornati sulle ricerche e sulle sperimentazioni terapeutiche in atto presso strutture italiane ed estere, tramite un contatto continuo con medici e ricercatori. L’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoi L’ANPPI – Associazione Nazionale Pemfigo/Pem come associazione di malati e loro familiari, con le condizioni di vita degli ammalati di queste pat L’ANPPI ha sede a Roma presso l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, in via Monti di Creta 104, Roma.
  • 30. 30 Coopsalute il primo network italiano in forma cooperativa al servizio della salute e del benessere PuntodiincontrotralaDomandael’Offertadiprestazionineisettoridell’Assistenza SanitariaIntegrativa,deiserviziSocioAssistenzialieSocioSanitari,grazieaFamilydea si rivolge anche al comparto del Welfare e dei servizi ai privati! Coopsalute - Società Cooperativa per Azioni c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) - Italia | www.coopsalute.org | Facebook: Coopsalute Per i servizi sanitari e socio assistenziali, anche domiciliari: 800.511.311 Per le Strutture del Network o a coloro che intendano candidarsi al convenzionamento: Ufficio Convenzioni: 06.9019801 (Tasto 2) e-mail: network@coopsalute.com www.familydea.it
  • 31. 31 Marco ha una fidanzata e un sogno: lavorare in un programma radiofonico. Aniello Apicello, direttore dell’emittente privata “Fantasy”, gli affida un programma del mattino, introducendolo non solo all’arte radiofonica ma anche a quella del gioco d’azzardo. Marco ottiene un contratto a Radio Deejay grazie a Claudio Cecchetto. Lasciata Firenze, parte alla volta di Milano, dimenticando amici e debiti. Nonostante i successi raccolti dietro al microfono della più celebre radio nazionale, il giovane non tarda nel mettersi nuovamente nei guai, giocando ai cavalli e accumulando debiti. Spetterà alla famiglia, ai colleghi e ad una cassiera di un’agenzia ippica riconsegnarli la serenità. Marco, interpretato dall’attore Elio Germano, è il protagonista del film “La mattina ha l’oro in bocca”, del 2008, diretto da Francesco Patierno e tratto dal romanzo autobiografico di Marco Baldini, “il giocatore”, famoso speaker toscano ed ex spalla di Fiorello, al quale il gioco d’azzardo ha rovinato la vita tanto da fargli perdere il lavoro e gli affetti. È un film, uno dei tanti, che ha affrontato il gioco d’azzardo, una dipendenza non chimica, che fa tante vittime nella vita reale, tanto da essere addirittura considerata “l’eroina del nuovo millennio”. Oltre a Marco Baldini sono caduti nella trappola del gioco d’azzardo anche Mara Maionchi, nota produttrice discografica, che in un’intervista ha dichiarato di aver contrastato quello che era diventato un pericoloso vizio con le maniere forti. Emilio Fede, storico giornalista, è stato uno dei più famosi giocatori d’azzardo. Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, in un’intervista ha dichiarato che una volta ha anche pensato al suicidio, aveva perso tutto quello che aveva ed era succube degli strozzini. Insomma, l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse in denaro si chiama disturbo del gioco d’azzardo (DGA). È un comportamento compulsivo, con serie conseguenze sia sulle relazioni sociali che sulla propria salute. È quindi una patologia “sine substantia” ed in letteratura è stata dimostrata la comorbilità con altre patologie quali la depressione, l’ipomania, il disturbo a cura di Alessia Elem Stop al disturbo da gioco d’azzardo! Le strategie di intervento 31
  • 32. 32 bipolare, l’impulsività, l’abuso di sostanze (alcol, tabacco, sostanze psicoattive illegali), disturbi della personalità (antisociale, narcisistico, istrionico, borderline), il deficit dell’attenzione con iperattività, il disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia e altri disturbi fisici associati allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa, etc). In Italia è purtroppo un fenomeno in espansione e secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, e dallo Studio IPSAD (IFC-CNR Pisa), condotto nel 2013-2014, è risultato che circa 17 milioni di persone adulte (42,9% della popolazione) hanno giocato almeno una volta somme di denaro. Di questi, meno del 15% ha un comportamento definibile “a basso rischio”, il 4% “a rischio moderato” e l’1,6% “problematico” (oltre 800.000 persone, prevalentemente di sesso maschile - rapporto M/ F=9:1). Secondo la relazione annuale al Parlamento 2015 (Dipartimento Politiche Antidroga), il totale di pazienti in carico ai Servizi per GAP ammonta ad oltre 12.300 persone. (fonte: http://www. salute.gov.it/). Il disturbo da gioco d’azzardo non è solo un fenomeno sociale, ma una vera e propria patologia da non sottovalutare sin dai primi segni. È possibile prevenire la malattia? Come riconoscerla? Quali sono le cure? Health Online l’ha chiesto alla dottoressa Adriana Iozzi, f.f. Direttore di UFC SerD Zona 1 Firenze, Psichiatra e Psicoterapeuta; organizzatrice e coordinatrice insieme alla dottoressa Antonella Manfredi, Direttore Area Dipendenze, Azienda USL Toscana Centro, del Convegno svoltosi recentemente a Firenze dal titolo “Il disturbo da Gioco d’azzardo: dalle evidenze scientifiche alle strategie d’intervento”. L’iniziativa è stata promossa dal Dipartimento salute mentale e dipendenze dell’AUSL Toscana centro e ha avuto come obiettivo quello di illustrare i vari aspetti clinici, dalla prevenzione alla cura del disturbo da gioco d’azzardo. I Servizi per le dipendenze (SerD) dell’AUSL Toscana Centro si occupano da anni di questo tipo di dipendenza c o m p o r t a m e n t a l e e garantiscono una pronta accoglienza delle richieste da parte degli utenti e delle loro famiglie. Dottoressa Iozzi da cosa nasce questa iniziativa quali sono stati i punti fondamentali dell’incontro? Quanto sono importanti iniziative volte alla sensibilizzazione e all’informazione? “Questa iniziativa nasce dall’esigenza di informare e sensibilizzare non solo gli Operatori dei SerD, ma tutta la Comunità sui rischi correlati al gioco d’azzardo. Abbiamo esaminato tutti gli aspetti clinici del Disturbo da Gioco d’Azzardo(DGA): dagli interventi di prevenzione rivolti alla Comunità con la Lezione Magistrale del Prof. Gioacchino Lavanco (Università di Palermo) alla prevenzione mirata agli adolescenti; a tale scopo sono stati presentati i risultati di un progetto nato dalla collaborazione tra l’UF SERD C di via Lorenzo il Magnifico, da me diretto, e il Dipartimento di NeuroFarba (prof.ssa Caterina Primi). Sono state presentate, dalla sottoscritta, le Linee di Indirizzo sul Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale(PDTA) che la regione Toscana ha deliberato il 6 settembre 2016. Tali Linee di Indirizzo sono state redatte dal Gruppo Tecnico Regionale Gap, costituto da Operatori dei SERD della Toscana e Operatori del Privato Sociale, che ccordino personalmente. Il PDTA della Regione Toscana è stato approvato ed incluso nel documento elaborato dall’Osservatorio Nazionale sul GAP (Ministero della Salute) il 25 settembre 2017. Le relazioni successive hanno illustrato tutte le fasi del percorso di cura rivolto al giocatore e ai familiari, nonché i meccanismi neurobiologici che stanno alla base di tale dipendenza comportamentale. Infine, sono stati trattati gli aspetti giuridici e finanziari del DGA. Come individuare quando si è di fronte ad una patologia? “Quando iniziano ad esserci alcuni ‘campanelli di allarme’: il giocatore trascorre gran parte del tempo a giocare, aumenta sempre di più la quantità di denaro investito, aumenta il suo coinvolgimento emotivo, mente ai familiari, è ‘assente’ nei suoi ruoli, trascura gli affetti, il lavoro, inizia a contrarre debiti”. È un fenomeno in crescita? È vero che le fasi del ciclo di vita dove più frequentemente emerge la dipendenza da gioco d’azzardo sono l’adolescenza e l’età anziana? È un fenomeno destinato ad aumentare perché l’offerta è massiccia, per l’incremento di modalità di accesso al gioco sia sul territorio, con una diffusione capillare dei punti
  • 33. 33 dove è possibile giocare, sia con l’incremento di modalità di accesso al gioco attraverso tecnologie quali ad esempio cellulare, smartphone, tablet e computer. La pubblicità è incessante. Si può giocare nelle 24 ore ed in qualunque luogo. Ci sono delle fasce più vulnerabili come gli adolescenti e/o gli anziani ma il gioco d’azzardo interessa tutte le età. Il Gratta e Vinci, le scommesse sportive e i giochi d’azzardo online sono quelli più “gettonati” tra i giovani, mentre gli anziani invece, preferiscono il gioco del bingo, le lotterie e le slot machine. È così? “Sì, forse il gioco del bingo non sembra essere così rilevante, preoccupano molto di più le altre tipologie di gioco citate”. Quanto influisce la varietà di tipologie dei giochi d’azzardo facilmente reperibili e con vincite immediate? “Sicuramente influisce la tipologia perché, ad esempio, le basse vincite stimolano il giocatore a prolungare il tempo dedicato al gioco, fino a alla perdita del controllo, le caratteristiche delle New Slt e/o VLT, le luci, i suoni, l’ambiente dove sono collocate. Infatti, le NewSlot rappresentano il 27% della raccolta complessiva, le VLT il 24% (insieme oltre al 50%)”. Il gioco ha la capacità di impossessarsi totalmente del giocatore con conseguenze negative sulla vita reale. Quali sono i rischi maggiori? “Il DGA è una tipologia di dipendenza che ha il potere di distruggere intere famiglie perché in questo caso la ‘droga’ è rappresentata dal denaro. Il giocatore patologico non riesce a smettere di giocare nonostante i debiti che contrae, anzi, è convinto di potersi rifare ‘rincorrendo così le perdite’ (distorsioni cognitive). Oltre al patrimonio familiare sono a rischio i rapporti affettivi, il posto di lavoro. Quando arrivano al SERD, le famiglie sono distrutte da tutti i punti di vista; non dimentichiamo i rischi di suicidio per i gravi sensi di colpa vissuti dal giocatore”. Quali sono i primi segnali da non sottovalutare? È possibile prevenire la patologia? Quando si nota un cambiamento delle abitudini della persona: è irritabile, insonne, trascorre maggior tempo fuori casa, si dimentica impegni importanti, è spesso in ritardo al lavoro, aumenta le spese, sottrae denaro, contrae debiti. È possibile prevenire la dipendenza ma, soprattutto, è necessario sensibilizzare le persone che è possibile curarla, che è necessario intervenire precocemente per ridurre i gravi danni correlati. Sia il giocatore che i familiari possono rivolgersi, in modo gratuito e riservato, ai SERD cioè ai Servizi specialistici con personale adeguatamente formato sul problema. Ai SERD possono rivolgersi anche i familiari senza il giocatore, quando quest’ultimo ancora non riconosce di avere un problema con il gioco”. Quali sono le strategie di intervento? “L’equipe di professionisti è multidisciplinare (medico, psicologo, assistente sociale, educatore). Viene effettuata inizialmente, dopo l’accoglienza, una valutazione delle condizioni psicofisiche della persona, delle relazioni familiari per capire quale programma terapeutico è più indicato. Sono previste all’interno del SERD attività di gruppo ed individuali. È possibile effettuare una consulenza legale e/o finanziaria per la situazione debitoria presentata. È indispensabile che la famiglia partecipi al programma terapeutico. Ci sono poi interventi terapeutici specifici, come quello sugli aspetti cognitivi disfunzionali presentati dal giocatore e il tutoraggio economico, ovvero il controllo delle spese, del flusso delle risorse economiche per poi procedere ad un piano di risanamento debitorio”. Alla luce di quanto detto, quali sono i suoi consigli? “Quando c’è un sospetto che ci possa essere un familiare con il problema del gioco d’azzardo, di rivolgersi quanto prima ai nostri servizi, di non farsi dominare dal sentimento di vergogna e/o di paura del giudizio. Per contattarci: adriana.iozzi@uslcentro.toscana.it - tel. 055/6933430-6934406”.
  • 34. Nessuna distinzione per numero di componenti della famiglia Nessuna distinzione di età Sussidi per Single o Nucleo famigliare Detraibilità fiscale (Art. 15 TUIR) Nessuna disdetta all’associato Durata del rapporto associativo illimitata Soci e non “numeri” perché abbiamo scelto mba? rimborso interventi home test alta diagnostica assistenza rimborso ticket conservazione cellule staminali visite specialistichesussidi per tutti check up Mutua MBA è da sempre impegnata nell’assistenza sanitaria integrativa e rappresenta l’innovazione, il dinamismo e la qualità nella mutualità italiana ponendosi come “supplemento” alle carenze, ad oggi evidenti, del Servizio Sanitario Nazionale. Vanta un costante incremento del numero di Soci Promotori e propone numerose combinazioni assistenziali che offrono un’ampia gamma di prestazioni sanitarie a costi agevolati per oltre 350.000 assistiti, tra famiglie e nuclei. Mutua MBA c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) Tel. +39 06 90198060 - Fax +39 06 61568364 www.mbamutua.org
  • 35. 35 Il diabete gestazionale è un’alterazione del modo in cui l’organismo utilizza il glucosio, lo zucchero del sangue che fornisce energia alle cellule: si stima che ne soffra circa il 5% delle donne in gravidanza. Durantelagravidanzaèimportanteteneresottocontrolloilivellidi glicemianelsangueesottoporsiadunesamespecificocheviene prescritto dal medico curante – la Curva Glicemica - per stabilire l’eventuale predisposizione e prevenire eventuali complicazioni. In presenza di diabete gestazionale l’insulina non funziona bene e il glucosio, invece di essere trasportato nelle cellule, si accumula nel sangue, alterando il nutrimento al feto. Le cellule dell’organismo materno non riescono ad assorbire il glucosio, mentre quelle del feto rischiano di assimilarne troppo. Conseguenze Se il diabete gravidico non viene diagnosticato, o se viene trascurato dalla gestante, le conseguenze possono essere anche gravi sia per la mamma che per il bambino: la mamma potrà avere disturbi probabili di pressione durante l’attesa e può aumentare il rischio di aborto spontaneo o prematuro. Per il bambino, si potrà avere una crescita superiore alla norma, con sviluppo eccessivo della parte addominale, del cuore e del fegato, ipoglicemia dopo il parto. Inoltre il piccolo potrebbe essere predisposto a sviluppare il diabete di tipo II. a cura di Silvia Terracciano Diabete gestazionale: di cosa si tratta?
  • 36. 36 Fattori di rischio I fattori di rischio importanti di cui tenere conto durante la gravidanza sono: • la familiarità; • il sovrappeso prima del concepimento e un eccessivo aumento durante i nove mesi; • l’età superiore ai 35 anni; • precedenti gravidanze con complicazioni o precedenti aborti. Èimportanteparlarecolmedicodieventualiproblematiche precedenti personali di salute e comunicare se si hanno avuto problemi di sovrappeso o disturbi di tipo alimentare come la bulimia. Una alimentazione specifica con correzioni di tipo dietetico possono aiutare a mantenere i livelli di glucosio dentro limiti accettabili ed evitare problematiche per mamma e bambino. Come prevenirlo È possibile cercare di prevenire il diabete gestazionale cercando di mangiare in maniera corretta sin dalla scoperta della gravidanza; se possibile anche da prima, se si sta programmando la ricerca del bebè. Ogni prevenzione programmata è senz’altro di aiuto per la salute della mamma e del bambino e un regime alimentare corretto non può di certo fare male. Si può prevenire la comparsa del diabete gestazionale con alcune semplici regole. • Aumentare il consumo di fibre, introducendo, se già non lo si fa, cereali integrali e porzioni più abbondanti di verdura. • Ridurre l’assunzione di calorie, che fanno aumentare il peso e di conseguenza il rischio di diabete, diminuendo il consumo di grassi. • Preferire l’assunzione di cibo in maniera frazionata durante la giornata in 5 o 6 volte. • Evitare digiuno prolungato. • Consumare i pasti in orari regolari, senza saltarli e senza variare le cadenze orarie, così facendo si aiuta la digestione e si regola la presenza del glucosio nel sangue. • Evitare la cottura dei cibi grassi come le fritture. • Utilizzare per i condimenti oli vegetali come olio extra vergine di oliva o di riso a crudo ed evitare di utilizzare il burro. • Utilizzare latte e yogurt scremati invece di quelli interi. • Limitare assunzione di grassi saturi eliminando i formaggi molto grassi e i salumi, dalla carne preferibilmente togliere il grasso. Seguire una dieta varia senza eliminare del tutto i carboidrati e gli zuccheri; al contrario di quello che si pensa l’eliminazione completa non è salutare. È importante evitare il consumo di alcuni cibi e bevande come: • dolci elaborati; • bibite dolci e alcolici; • miele o fruttosio in eccessive quantità; • cioccolata al latte o con altre componenti; • frutta sciroppata; • eccesso di zucchero in caffè, tè o tisane; • marmellate e confetture. Accorgimenti in presenza di Diabete Gestazionale Nel caso si sviluppasse il diabete gestazionale è importante non farsi prendere dall’ansia e dallo stress ma seguire le direttive del medico, una sana alimentazione e mettere in pratica alcuni consigli utili come: • rivolgersi a un nutrizionista specializzato; • tenere un diario alimentare cosi da scrivere cosa si mangia e l’orario; • se possibile fare dell’esercizio fisico adeguato alla gravidanza; • controllare i valori della glicemia prima e dopo ogni pasto, se ci sono alterazioni avvertire il medico; • bere acqua; • preferire cereali con un buon rapporto tra indice glicemico e carico glicemico; • fare largo uso di verdura, attenendosi alle regole generali di una corretta gravidanza; • tenere sotto controllo il peso; • verranno fatte ecografie per il controllo del bambino ogni 2 settimane circa, per controllare che non cresca troppo di peso, misurando la circonferenza addominale, inoltre verrà controllata la quantità di liquido amniotico. Ildiabetegestazionaleèunapatologialegatastrettamente alla gravidanza: passati i 9 mesi, al termine della stessa tutto dovrebbe tornare nella norma. Vanno comunque fatti i controlli post parto, in quanto una donna che ha avuto il diabete gestazionale è più predisposta a sviluppare il diabete di tipo II.
  • 37. L’allestimento museale è stato progettato per offrire al visitatore un quadro completo ed esaustivo sulla storia delle società di mutuo soccorso. Il percorso si apre con dei pannelli informativi che raccontano, in una sequenza cronologica, il fenomeno del mutualismo e continua con delle grandi teche espositive in cui è racchiusa una notevole varietà di materiale documentario, nonché un ragguardevole insieme di medaglie, spille, distintivi ed alcuni cimeli di notevole rarità, riconducibilli ad oltre duecentro tra enti e società di mutuo soccorso, con sedi in Italia e all’estero. All’interno del museo è presente uno spazio multifunzionale nel quale coesistono un archivio storico, una biblioteca e un centro studi. Inoltre, è stato riservato uno spazio per ospitare ogni forma d’arte: mostre, concerti di musica e rappresentazioni teatrali. Previa prenotazione, ogni artista potrà esporre o esibirsi gratuitamente all’interno dello spazio dedicato. Il Museo del Mutuo Soccorso, nato dalla volontà di valorizzare la storia delle società di mutuo soccorso, si prefigge di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in dotazione e di promuovere la conoscenza e la ricerca sul tema della mutualità. Visitando il museo si ha la possibilità di conoscere da vicino le società di mutuo soccorso, le loro tradizioni e l’importanza sociale che hanno ricoperto nelle varie vicende storiche del nostro Paese. La struttura accoglie i visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono pensati percorsi e laboratori didattici tematici. Sono, inoltre, previste aperture straordinarie nelle quali sarà possibile visitare le mostre in corso, assistere agli spettacoli e partecipare ad eventi e attività didattiche Apertura: Dal lunedì al venerdì previa prenotazione 11.00 - 13.00 | 15.00 - 18.00 Ultimo ingresso 17.30 (ingresso libero) Info e prenotazioni: +39 337 1590905 info@museomutuosoccorso.it www.museomutuosoccorso.it Indirizzo: Palasalute via di Santa Cornelia, 9 00060 - Formello (RM)
  • 38. 38 Caso Ilva. L’acciaieria italiana che preoccupa l’Europa a cura di Alessandro Notarnicola L’esplosione nell’impianto di distribuzione del gas a Baumgarten an der March, in Austria, avvenuta il 12 dicembre a una cinquantina di chilometri a nord-est di Vienna, a molti ha ricordato il tragico incidente che il 23 gennaio 2016 colpì l’Ilva di Taranto con quattro operai rimasti gravemente feriti. Chiaramente le dinamiche non sono da paragonare, essendo due episodi che, se per un verso si ravvicinano, per l’altro sono tra loro estranei per la matrice. Tuttavia, il caso austriaco ha riacceso in Europa i riflettori sulla grigia realtà dello stabilimento industriale tarantino, che si occupa storicamente della trasformazione di acciaio. La più grande acciaieria d’Europa venne fondata nel 1961. Si tratta di un impianto siderurgico a ciclo integrale, dove avvengono tutti i passaggi che dal minerale di ferro creano l’acciaio. Il fulcro della produzione sono i cinque altoforni, impossibile non vederli svettanti nel cielo, dove viene prodotta la ghisa. Ciascuno è alto più di 40 metri e ha un diametro tra 10 e i 15 metri: al momento quattro altoforni su cinque sono attivi. L’ILVA di Taranto è parte del Gruppo Riva, che si configura come il decimo produttore mondiale di acciaio. Nel 2011 l’Italia si posizionava all’11esimo posto della classifica dei paesi che producono acciaio, con 28 milioni di tonnellate prodotte annualmente. L’ILVA di Taranto produce da sola circa 9 milioni di tonnellate l’anno e il Gruppo Riva nel suo complesso ne produce più di 17. Ma come si rapporta alla salute degli operai e, più in generale, alla salvaguardia dell’ambiente di cui si è reso altissimo portavoce il presidente francese Emmanuel Macron sulla base degli Accordi di Parigi siglati nel 2015? Proprio Bruxelles ha puntato un faro sull’Italia: sale infatti la preoccupazione per gli sviluppi del caso Ilva dopo il ricorso al Tar della Regione Puglia, che contesta sia l’assegnazione alla cordata ArcelorMittal/Marcegaglia sia, soprattutto, il piano di risanamento ambientale. A tal riguardo mercoledì 13 dicembre a Taranto, presso la Sala Resta del centro congressi Subfor, si è tenuta una tavola rotonda della Camera del lavoro dal titolo “Ilva: una contrattazione per la tutela della salute, dell’ambiente, del lavoro”. È stato un appuntamento importante poiché ha permesso alle parti di confrontarsi con la cittadinanza e le istituzioni territoriali su una partita strategica per il Paese, ed è stata poi un’occasione per discutere delle proposte da avanzare nel corso della trattativa al ministero dello Sviluppo economico. “Sono ormai 17 anni che lavoro in ILVA a Taranto con la mansione di operaio manutentore elettrico. Un lavoro che mi soddisfa e che mi permette di provvedere al sostentamento della mia bambina di 3 anni. Mi ritenevo fortunato fino all’inizio di questo anno quando, a gennaio, l’azienda ha diffuso la notizia della presenza di circa 4000 tonnellate d’amianto al suo interno. Una vera doccia fredda! Mi sono chiesto: “Come reagiremo a questa nuovasituazione?”Abbiamo lavorato per anni senza i più elementari dispositivi di prevenzione e protezione come guanti e mascherine. Siamo quindi tutti potenzialmente a rischio? C’era qualcuno che doveva e/o poteva prevenire tutto questo? Se affermativo perché non è stato fatto?”. Sono tutte domande che adesso continuano a girarmi per la testa senza sapere se avrò mai una risposta”. È il racconto di Pasquale Maggi, pubblicato sul sito dell’Ona. L’altissimo livello di tossicità delle emissioni dello stabilimento Ilva è stato ampiamente dimostrato negli ultimi due decenni. A tal proposito, una delle più recenti perizie mediche, ha stabilito che tra il 2004 e il 2010 le emissioni dì polveri sottili avrebbero causato nella zona di Taranto una media di 83 morti l’anno, e di ben 648 ricoveri per cause cardiorespiratorie. A rischio non sono solo gli operai, ma anche i residenti del quartiere Tamburi, uno di quelli più vicini alla fabbrica, assieme al San Paolo. Nel 2012 sono stati stanziati 110 milioni per la bonifica delle zone avvelenate dall’Ilva: solo il 23 luglio 2015 sono poi stati avviati i lavori di bonifica di una parte del rione Tamburi, con l’avvio del progetto di riqualificazione ambientale “A Tamburi battenti”, finanziato con 210.000 euro in tre anni dalla Fondazione “Con il Sud” e 55.000 euro con i fondi 8xmille tramite la Caritas diocesana, con il coinvolgimento di numerose associazioni locali.
  • 39. 39 supportare favorire promuovere Costituita per iniziativa di Health Italia, Mutua MBA e Coopsalute, la Fondazione Basis è un ente no-profit che svolge le proprie attività nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, nella promozione e nella gestione di servizi culturali, educativi, sportivi e ricreativi allo scopo di fornire sostegno a soggetti deboli quali, ad esempio, persone svantaggiate per malattia, disabilità fisica e/o psichica, indigenti, minori e persone anziane non autosufficienti. Nello svolgimento delle proprie attività istituzionali, la Fondazione si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche quali la difesa e la tutela della salute, incentivando il concorso e la partecipazione di tutte le realtà che costituiscono espressione della società civile. Fondazione Basis ha ottenuto risultati significativi, soprattutto grazie al contributo di molti donatori, che rafforzano l’entusiasmo e la volontà nel proseguire per la strada intrapresa. Se credi nella nostra missione e nell’importanza che la nostra Fondazione può rivestire in ambito sociale effettua una donazione o diventa volontario inviandoci per email la tua candidatura! Effettua un bonifico bancario IBAN: IT 14 U 03359 01600 100000140646 intestato a: Fondazione Basis Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) Effettua un assegno bancario non trasferibile intestato a: Fondazione Basis ed inviato mezzo posta a: Fondazione Basis Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) Fondazione Basis | c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 | 00060 | Formello (RM) | www.fondazionebasis.org | info@fondazionebasis.org
  • 40. 40 Health Italia S.p.A. nasce dalla volontà di alcuni imprenditori fortemente convinti che la salute e il benessere della persona siano diritti fondamentali da tutelare e promuovere. è un player di riferimento nella promozione di soluzioni di sanità integrativa e sostitutiva, nell’erogazione di servizi amministrativi, liquidativi, informatici e consulenziali a Fondi Sanitari, Casse di Assistenza Sanitaria e Società di Mutuo Soccorso. La creazione di un sistema in grado di fornire servizi a 360° in questo ambito, ha permesso a Health Italia di diventare una delle più grandi realtà indipendenti operanti nel mercato italiano dell’assistenza sanitaria e, integrando l’offerta di piani sanitari e servizi assistenziali con programmi di flexible benefit, di rivolgersi al mercato con un approccio completo al welfare aziendale. Health Italia S.p.A. c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 | 00060| Formello (RM) | info@healthitalia.it | www.healthitalia.it “La salute è la più grande forza di un popolo civile” Società quotata sul mercato AIM ITALIA e iscritta alla sezione speciale “PMI innovativa” del Registro delle Imprese