Raimondo Villano - L'associazionismo giovanile di categoria
Health Online 39 - Settembre/Ottobre 2020
1. SALUTE
La terapia antiacida
per la cura dei tumori
BENESSERE
Gli effetti della Pandemia
sugli Interventi Assistiti con Animali
L’italia non è un paese per sordi
LO SPECIALISTA RISPONDE...
L’importanza della prevenzione
nella lotta al tumore al seno
PARLIAMO DI...
Disabilità
il periodico di informazione sulla sanità integrativa
settembre
ottobre 2020
Anno VII
N°39
Tre giorni di
tra
confronti e dibattiti
ISTITUZIONI E IMPRESE
ITACA 20.20
2. SIMPLY AHEAD
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3. sommario
salute benessere
in evidenza-focus
parliamo di...
disabilità
lo specialista
risponde
in evidenza
pag. 18
pag. 06
pag. 12
pag. 26
pag. 36
pag. 50
pag. 30
pag. 44
pag. 05 - Editoriale
La terapia antiacida
per la cura dei tumori:
le neoplasie sono malattie,
non sentenze di morte.
L’intervista al dott. Stefano Fais
Qualità del servizio
mutualistico: l’intervista
all’Ing. Roberto Anzanello
Focus persone e territorio.
Intervista all’avv. Roberta
Mazzoneschi
La pandemia ferma anche
i PET. Qual è la situazione
degli IAA – Interventi
Assistiti con Animali?
Intervista alla dott.ssa
Clotilde Trinchero
“Sono nato con una sola
gamba e faccio il calciatore”.
Intervista ad Arturo Mariani
Tumore al seno: donne, non
sottovalutate l’importanza
della prevenzione.
Intervista alla dott.ssa
Claudia Bernardi
L’Italia non è un Paese
per sordi. Intervista alla
dott.ssa Sara Di Fazio
Speciale Itaca 20.20:
con la partnership
di Health Italia, tre
giorni di confronti e
dibattiti tra istituzioni
e imprese
5. E
DI
TO
RIA
LE
LA CORRETTA GESTIONE DEI TRE PILASTRI DEL SISTEMA SANITARIO ITALIANO
La pandemia determinata dal virus COVID 19, che sta modificando il nostro stile di vita, sta anche velocizzando
unaseriedicambiamentiincamposanitario,principalmentenellosviluppodimodalitàoperativecheconsentano
di gestire al meglio il diritto alla salute di tutti i cittadini.
Il problema è sicuramente mondiale, ma il nostro paese, che ha sviluppato da tempo un Sistema Sanitario
Nazionale articolato, potrebbe riuscire a rappresentare un modello virtuoso se i dettami politici ed organizzativi
riuscissero ad essere coerenti con questo sistema fondato su tre pilastri quali la sanità pubblica, la sanità
integrativa e la sanità privata.
La crisi pandemica in corso ha dimostrato, qualora ce ne fosse bisogno, che il diritto alla salute non può in alcun
modoessereesercitatosenoninpresenzadiunsistemasanitariopubblicouniversalechegarantiscaildirittoalla
salute di tutti i cittadini, principalmente delle fasce più deboli ed a rischio della popolazione.
La sanità pubblica deve essere sempre di più indirizzata a gestire crisi sanitarie come quella in corso ed a
garantire il livello emergenziale degli interventi sanitari praticabili tramite un’assistenza territoriale che sia in
grado di presidiare le situazioni critiche.
L’errorechecommetteehacommessochihagestitoegestiscel’indirizzopoliticoegestionaledellasanitàèstato
duplice: da un lato è stato errato pensare che la sanità pubblica potesse coprire tutta la popolazione per tutte le
problematiche sanitarie esistenti ed emergenti perché, in questo modo, si sono frazionate le risorse disponibili
su uno spettro interventistico ampissimo ed impossibile da gestire, dall’altro lato è stato ugualmente errato
considerareilricorsoaiprivatilasoluzioneottimaleperrisolvereiproblemiperché,conquestamodalità,sisono
delegate responsabilità comuni e sociali che un privato non può riuscire a gestire.
Sull’argomento è necessario essere oggettivi e determinati: la gestione della sanità non può essere realizzata in
funzione di ideologie politiche, di qualsiasi tipo siano, ma deve essere operata con lucidità organizzativa ed avendo
chiarol’obiettivocheèerimanelasalvaguardiadellasalutedeicittadini.
Daunlatoilpilastrodellasanitàpubblica,quindi,dovrebbeesseresemprepiùfocalizzatosullagestioneemergenziale
e sulla tutela delle fasce più deboli della popolazione, che è il compito principe di uno stato di diritto e non può in
alcun modo essere delegato, mentre il pilastro della sanità privata dovrebbe offrire soluzioni integrative a quanto
garantitodalsistemapubblico,cheèilcompitochepuòesseredelegatoall’imprenditoriaprivata.
In questo quadro strategico complessivo diventa quindi indispensabile il secondo pilastro, che è il trait d’union
tra il primo pilastro pubblico ed il terzo pilastro privato, che nel nostro paese già esiste ed è giuridicamente
e legislativamente legittimato, rappresentato dalla sanità integrativa, che può intervenire in sostituzione e
integrazionedellasanitàpubblica,difattosupportandola,echepuòmitigaregliaspettieconomicidell’intervento
privato, rendendolo più praticabile.
La sanità integrativa, garantita dagli Enti legittimati a gestirla quali Fondi Sanitari, Casse di Assistenza Sanitaria
e Società Generali di Mutuo Soccorso, rappresenta, quindi, un elemento imprescindibile nella corretta gestione
del Sistema Sanitario Nazionale.
Innanzitutto, poiché si fonda sul concetto della mutualità, la sanità integrativa rappresenta un diritto sociale
dellapopolazione,legittimandoneildirittodiassociarsipergarantirsisoluzionichediversamentenonsarebbero
operabili dal singolo cittadino.
In secondo luogo, poiché gli Enti di sanità integrativa sono gestiti con una modalità no profit, la sanità integrativa
consentedifocalizzaretuttelerisorsecomunimesseadisposizionedegliassociatisulleloroproblematichesanitarie.
Anche in questo caso è necessario comprendere che una gestione ibrida della sanità integrativa rappresenta
però solo una scorciatoia che non consente di cogliere tutte le soluzioni che un modello di mutualità pura offre.
AssicurareleprestazionidiunEntediSanitàIntegrativasignificatrasferiretuttelelimitazionieleproblematiche
di soggetti privati, quali le compagnie di assicurazione, ad un soggetto gestito secondo principi mutualistici.
Problematiche rappresentate dalle modalità di proposizione, che per un assicuratore sono storicamente basate
sul mercato della domanda, determinando un evidente stato di anti selezione del rischio condizionante, quindi,
livello e modalità delle prestazioni erogabili, mentre per un soggetto mutualistico si fondano sul principio
dell’offertache,persuastessagenesi,permettediesercitarel’ampliamentodellabaseassociativacomeelemento
principale ed utile a determinare il principio della “porta aperta”, garantendo condizioni migliori.
Limitazioni rappresentate anche dal sistema di gestione dei rimborsi, che per un assicuratore è fondato su
valutazioni di opportunità che determinano un alto livello di contenzioso, mentre per un ente mutualistico è
basato sui principi della correttezza reciproca e del diritto comune di tutti gli associati, con evidenze di litigiosità
molto limitate.
Diconseguenza,divieneindispensabileanchedeterminarecomegliEnticheesercitanoilsistemadellamutualità
pura possano essere l’unico modello corretto per gestire il secondo pilastro della sanità integrativa.
In conclusione il primo pilastro del sistema sanitario rappresentato dalla sanità pubblica, da un lato, ed il terzo
pilastro gestito dalla sanità privata, dall’altro, non sono due mondi che non possano comunicare, come spesso
succede, ma sono due mondi che devono collaborare, però per farlo hanno necessità di un “ponte” che integri
i concetti di profit e no profit in una logica sociale e questo “ponte” può essere rappresentato dalla sanità
integrativa gestita con i principi della mutualità pura.
Solo percorrendo questo modello strategico si potrà realizzare compiutamente e definitivamente il sistema
sanitario a tre pilastri già esistente, che proietterebbe il nostro paese a divenire un modello virtuoso nella gestione
dellasanità,nelcompletorispettodeivalorisociali,deiprincipidiuguaglianzaedeldirittocostituzionaleallasalute.
Milanese,homaturatoun’esperienza
ultraventennalenelsettoreassicurativo
efinanziario,occupandomi
siadeiprodottichedelmarketing
edellosviluppocommerciale,fino
alladirezionedicompagnieassicurative,
nazionaliedestere.Nel2005sviluppo
unprogettodiconsulenzaestrategia
aziendalechehaconsentito
dioperareconimaggioriplayer
delsettoreassicurativoperrealizzare
pianistrategicidisviluppocommerciale.
Dal2009mioccupodiSanitàIntegrativa,
assumendolacaricadiPresidenteANSI,
AssociazioneNazionaleSanitàIntegrativa
eWelfare,econtestualmentediHealth
HoldingGroup,importanterealtà
delsettore.Dal2016sonopresidente
diHealthItalia,unadellepiùgrandirealtà
nelpanoramadellaSanitàIntegrativa
ItalianaesocietàquotatainBorsa
sulmercatoAIMItalia.
a cura di
Roberto Anzanello
healthonline.it | 05
6. SALUTE
06 | Salute
L’intervista al dott. Stefano Fais, Dirigente di Ricerca
del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare
dell’Istituto Superiore di Sanità
LE NEOPLASIE SONO MALATTIE,
NON SENTENZE DI MORTE
La TERAPIA ANTIACIDA
per la cura dei tumori
8. 08 |
Dott. Stefano Fais
Dirigente di Ricerca
del Dipartimento di Oncologia
e Medicina Molecolare
dell’Istituto Superiore di Sanità
Salute
“I tumori sono delle malattie e come tali possono essere
curate, ma non necessariamente guarite. Non si tratta di
malattie localizzate, ma è l’intero organismo ad essere
colpito”. Con questa frase inizia la nostra intervista al dott.
StefanoFais,medicospecializzatoinmalattiedell’apparato
digerente, già Direttore del Reparto Farmaci Anti-Tumorali
e attualmente Dirigente di Ricerca del Dipartimento di
Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di
Sanità.
Mentre il mondo scientifico è concentrato sempre di
più nella ricerca di terapie innovative e personalizzate
per l’identificazione di un bersaglio molecolare, il dott.
Stefano Fais, dopo anni di studi e ricerche e come riporta
nel suo ultimo libro “La terapia antiacida per la cura dei
tumori”, sostiene che è il microambiente tumorale e non
la combinazione di geni ad agire direttamente contro
la malattia. “È il microambiente che seleziona il tumore
maligno. Un ambiente ostile, acido, con poco ossigeno e
scarsezza di sostanze nutrienti”.
Il suo è un approccio anticonvenzionale che rompe gli
schemi della ricerca medica…
“Mi hanno fatto diventare non-convenzionale, perché
quello che vedo intorno a me è mainstream, ed io non
ho mai accettato il mainstream tout court per paura di
perdere quello che ho o di essere criticato solo per il fatto
che propongo soluzioni diverse. Sì, lo dico forte, ci vuole
coraggio, ma la paura è il problema dell’umanità. Il mio
desiderio è quello di far star meglio la gente, di non farla
vivere con la paura di morire da un momento all’altro. Il
medico deve guardare negli occhi il paziente e aiutarlo al
meglio per curarsi da solo”.
Nel libro ci sono delle testimonianze di pazienti.
Il paziente deve essere considerato per la propria
personale vita vissuta e non solo per il suo stadio di
malattia…
“Sì assolutamente, perfino il nostro genoma viene
modificato da qualsiasi interazione con l’ambiente che ci
di Nicoletta Mele
9. healthonline.it | 09
circonda. Sono convinto che vi siano degli aspetti in comune, non solo fra i tumori, ma fra
tutte le malattie acute e croniche, che vanno comunque trattati. Fra questi c’è l’acidità, ma
anche l’accumulo di molecole ossidanti”.
Il libro è frutto di una lunga storia di attività clinica e di ricerca. “Quando sono arrivato
all’Istituto Superiore di Sanità volevo capire a che punto eravamo con le terapie
farmacologiche. Sono rimasto deluso. La sorpresa è stata trovarmi di fronte a un approccio
di cura aggressivo e sbagliato. Dal 2009, secondo uno studio condotto da ricercatori inglesi,
per la cura dei tumori non c’è un farmaco di nuova generazione che funzioni meglio delle
terapie standard come la chemio e la radio terapia”.
L’acidità presente nell’ambiente tumorale
non è solo l’argomento chiave del libro,
ma uno dei principali campi dell’attività
di ricerca del dott. Stefano Fais. “I nuovi
farmaci non funzionano perché i tumori
sono acidi. Hanno un pH medio di 6.5
rispetto a quello del sangue arterioso, che
è considerato un rifermento per nostro
organismo, che è di 7.4, e quindi alcalino”.
Le sue ricerche, insieme a quelle di pochi
altri nel mondo, hanno portato a definire
unparadigmacrucialeperlanostrasalute:
“i tumori sono acidi e noi siamo alcalini”.
“Nel libro scrivo che tale acidità seleziona
cellule che sanno vivere in un ambiente
così ostile e che per viverci contribuiscono
ulteriormente ad acidificare l’ambiente
tumorale”. Un libro che lo stesso
autore, nonostante il titolo, definisce
“tranquillizzante”. “Non è un manuale
di istruzioni, anche se il titolo farebbe
pensare a questo. È altresì un libro che
vuole portare un po’ di tranquillità e
magari anche un po’ di magia nelle case
di chi lo legge. E citando Murakami,
voglio evitare che un’ombra oscura faccia
ingresso nella vostra vita. Entrando più
nel merito una prima operazione, anche se
ormai molto difficile, dovrebbe essere un
intervento al livello sociale: togliersi dalla
testa che i tumori sono delle condanne
a morte con un passaggio attraverso
ogni tipo di sofferenza fisica e mentale.
I tumori sono in realtà delle malattie,
che come tutte le malattie conosciute
possono essere efficacemente curate,
non necessariamente guarite; anche se
alla guarigione ci si può arrivare, con
un percorso completamente diverso da
quello attualmente utilizzato. Con questo
però bisogna lasciare agli esseri umani
la libertà di scegliere il percorso che li
fa stare più tranquilli, anche attraverso
l’utilizzo dei protocolli standard”.
Quali sono le evidenze scientifiche del trattamento antiacido?
“Il primo a parlarne è stato Otto H. Warburg, premio Nobel nel 1931. Lui ha dimostrato la
differenza fondamentale fra una cellula normale e una tumorale: la prima ha bisogno di
ossigeno per svolgere i suoi processi metabolici, quella tumorale, che ci sia o no ossigeno,
fermenta gli zuccheri rilasciando acido lattico. Oggi il mio gruppo, come pochi altri nel
mondo, è riuscito a dimostrare che questo processo porta alla progressiva acidificazione
10. 10 | Salute
del microambiente tumorale, in quanto l’acido lattico rilascia Ioni Idrogeno (H+). L’acidità
viene poi mantenuta dall’attività delle pompe protoniche che liberano nell’ambiente
extracellulare gli H+. Quello che noi abbiamo fatto, per primi al mondo, è stato trattare
con Inibitori di Pompa Protonica (PPI) sia le cellule tumorali che i tumori, inducendo due
fenomeni: migliorare l’efficacia di tutti gli altri trattamenti e uccidere direttamente le cellule
tumorali, perché le pompe protoniche evitano l’acidificazione interna delle cellule”.
Non è d’accordo con la frase “guerra contro il tumore”, perché?
“Nel libro ne parlo molto. Il diritto alla vita e il diritto alla salute sono grandi conquiste, forse
le più importanti, dell’umanità. Ma si sa anche che entrambi i diritti non sono ugualmente
rispettati nel mondo: dove c’è una guerra non c’è il rispetto del diritto alla vita e neanche
il diritto alla salute. Quindi, se si parla di guerra ai tumori, automaticamente si fanno
scomparire nella mente della gente questi due diritti fondamentali, predisponendo ogni
singolo individuo ad ogni tipo di sofferenza perché, poi in fondo, lo scopo finale è salvarsi da
una morte quasi certa”.
Non solo cura dei tumori, ma anche screening di prevenzione per la diagnosi precoce. Il
ricorso agli esami di screening ha subito un crollo durante il periodo di lockdown a causa
della pandemia da Covid-19.
Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) sugli
effetti della pandemia sulla cura dei tumori, nei primi 5 mesi del 2020, in Italia, sono stati
eseguiti circa un milione e quattrocentomila esami di screening per la prevenzione dei
tumori in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Ritardi che si traducono in una netta
riduzione non solo delle nuove diagnosi di tumore della mammella (2.099 in meno) e del
colon-retto(611inmeno),maanchedellelesionichepossonoessereunaspiadiquest’ultima
neoplasia (quasi 4.000 adenomi del colon-retto non diagnosticati) o del cancro della cervice
uterina (circa 1.670 lesioni CIN 2 o più gravi non diagnosticate). Queste neoplasie non sono
scomparse, ma saranno individuate in fase più avanzata, con conseguenti minori probabilità
di guarigione e necessità di maggiori risorse per le cure.
Dott. Fais, cosa ne pensa?
“In generale, e questa è opinione condivisa da tutti, i malati non-Covid sono stati trascurati.
I numeri che questa discriminazione porterà saranno conosciuti appena sarà possibile.
Io credo che comunque il terrore diffuso intorno all’epidemia ha sicuramente influito
sull’andamento di tutte le malattie, perché la paura, di per sé, è già una malattia, dalla quale
gli esseri umani in genere non si sanno liberare facilmente. Se la paura si sovrappone ad una
malattia pre-esistente come i tumori, che è essa stessa fonte di paura, le cose si complicano
molto. Ma vedremo, per ora si possono fare solo supposizioni”.
10 | Salute
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In un momento storico nel quale il dibattito sulla gestione
della sanità è sempre più acceso, abbiamo intervistato
il Presidente dell’ANSI (Associazione Nazionale Sanità
Integrativa e Welfare), Ing. Roberto Anzanello, per fare il
punto della situazione sulla qualità dei servizi offerti dagli
Enti che gestiscono sistemi integrati di offerta nel campo
della sanità integrativa.
Ing. Anzanello, qual è lo stato di salute dei servizi offerti
dagli Enti di Sanità Integrativa?
Evidenziando che gli Enti di Sanità Integrativa sono i
Fondi Sanitari, le Casse di Assistenza Sanitaria e le Società
Generali di Mutuo Soccorso, dobbiamo preliminarmente
sottolineare come l’evoluzione della normativa, unitamente
agli importanti progressi tecnologici sviluppati negli ultimi
anni in campo sanitario ed alla costante evoluzione della
scienza medica, hanno sostanzialmente mutato il quadro
generale della proposta fornita agli associati da questi Enti.
Da un sistema di offerta tradizionale, derivante da una
consuetudine pluriennale fondata sul concetto malattia-
cura-rimborso delle prestazioni, osserviamo che si è
passati ad un modello evoluto basato sul concetto assistito-
benessere-servizi e focalizzato sulla centralità del socio.
Inoltre, abbiamo anche constatato che la grave Pandemia
determinata da Covid-19 tutt’ora in corso ha, di fatto,
accelerato questa importante transazione dei servizi
prestati dagli Enti di Sanità Integrativa.
Sicuramente possiamo oggi dire che lo stato di salute dei
servizi offerti si trova, mediamente, in una fase evolutiva
che ha la qualità del servizio come focus principale, con un
evidente riflesso positivo su tutto il sistema della sanità
integrativa.
della Redazione di Health Online
14. Ing. Roberto Anzanello
Presidente dell’ANSI -
Associazione Nazionale
Sanità Integrativa e Welfare
14 | Attualità
Lei ha citato il termine “mediamente” perché ci sono
situazioni differenti nell’ambito del sistema nazionale
di sanità integrativa?
Nel modello di offerta ci sono sempre state e ci sono
tutt’ora delle differenze sostanziali, considerando i target
di riferimento di ciascuna tipologia di Ente, peraltro definiti
dalle normative vigenti.
Alla base del modello c’è per tutti gli Enti il concetto della
mutualità, ma nelle declinazioni giuridiche le differenze
sono connaturate alla tipologia di Ente, dove i Fondi
Sanitari si rivolgono a comunità omogenee di individui
in termini di mercato del lavoro o di settore di attività, le
Casse di Assistenza sono maggiormente focalizzate su
tipologie aziendali assimilate, mentre le Società Generali
di Mutuo Soccorso si rivolgono a comunità omogenee ma
anche a singoli individui ed alle loro famiglie.
Tutto questo porta a offerte diverse, anche se la differenza
più importante la registriamo tra gli Enti che assicurano
con una Compagnia Assicurativa le loro prestazioni e gli
Enti che operano tramite una gestione diretta dei rischi
sanitari dei loro associati.
In quest’ultima diversità tipologica troviamo delle
importanti differenze in termini di qualità del servizio e di
prestazioni offerte.
In che termini?
Le nostre analisi evidenziano che gli Enti assicurati hanno
una minore predisposizione all’innovazione del servizio ed
alla gestione qualitativa delle pratiche di rimborso, mentre
gli Enti che operano in autogestione sono molto più attenti
alle dinamiche di rapporto con l’associato. Questo perché
gli Enti assicurati non possono prescindere da regole e
dinamiche proprie delle compagnie assicurative che gli
forniscono la copertura, mentre gli Enti in autogestione
possono determinare politiche gestionali ed operative in
funzione delle proprie valutazioni tecniche ed economiche.
Esistequindiunadifferenzasostanzialesianelleprestazioni
proposte, che da un lato devono essere conformi a quelle
assicurabili dalle compagnie assicurative, mentre dall’altro
possono essere realizzate in funzione delle reali necessità
15. healthonline.it | 15
SI È PASSATI AD UN MODELLO
EVOLUTO BASATO SUL CONCETTO
ASSISTITO-BENESSERE-SERVIZI E
FOCALIZZATO SULLA CENTRALITÀ
DEL SOCIO
degli associati, sia nella gestione del rapporto con l’associato che da una parte è condizionato
dal modello, che sconta difetti atavici, della gestione sinistri delle compagnie mentre
dall’altra è gestito in base ai principi della mutualità pura.
E tutto ciò in pratica cosa determina per gli associati?
Gli Enti di sanità integrativa assicurati sono soggetti ad un modello gestionale assicurativo
che impone regole fondate su logiche di opportunità economica, che in termini tecnici
viene definito come “mutualità spuria”, mentre gli Enti in auto gestone riferiscono ad un
modello fondato sul concetto della “mutualità pura”.
Tutto ciò comporta che sugli Enti assicurati si riverberano le difficoltà operative del modello
del settore assicurativo, basato su un mercato caratterizzato dalla domanda di prestazioni,
che portano ad una anti selezione tecnica e dalle difficoltà gestionali del sistema sinistri
delle compagnie che evidenzia una maggiore litigiosità ed un maggior livello di contenzioso,
sottolineato anche dal fatto che l’Istituto di controllo del settore assicurativo evidenzia da
16. tempounacriticitàintempiemodidiliquidazionedeisinistrimalattiadellecompagnie
assicurative.SugliEntiinautogestionequesto“rimbalzo”metodologicononc’èequindi
questi Enti operano una maggiore innovazione nel modello di offerta per rispondere
compiutamente alle attese dei loro associati e gestiscono la liquidazione dei rimborsi
esclusivamente in funzione della correttezza reciproca e della responsabilità comune,
che stanno alla base della mutualità; a tal proposito è sufficiente evidenziare come, in
funzione dei dati rilevati dal nostro monitoraggio dei servizi offerti dagli Enti iscritti alla
nostra associazione, risulta che gli associati che si sono erroneamente rivolti all’Ivass
dal 2015 per contestare un rimborso sono stati 31, pari allo 0,005% di una popolazione
di associati complessiva superiore alle 600 mila unità.
In questo contesto quale sarà il futuro della sanità integrativa nella visione di ANSI?
Come è desumibile dai nostri interventi nelle varie sedi istituzionali, dalle nostre
comunicazioni e dalle pubblicazioni sull’argomento, rappresentate principalmente
dai Quaderni ANSI che pubblichiamo costantemente dal 2012 e che sono scaricabili
dal nostro sito (www.sanitaintegrativa.org), siamo sempre stati consapevoli e siamo
tutt’ora convinti, in funzione delle nostre analisi economiche e sociali, che la sanità
integrativa sia l’unica soluzione per affiancare, integrare, supportare la sanità pubblica.
In questo contesto, la strada percorsa dal legislatore ci rafforza in questa convinzione,
principalmente rispetto al ruolo delle Società di Mutuo Soccorso in virtù del Decreto
Legge 179/2012 e, principalmente, del Decreto Legge 117/2017 del 3 luglio 2017 che
inserisce le Società di Mutuo Soccorso, a pieno titolo, tra gli Enti del terzo settore.
In ANSI siamo tutti fermamente convinti che la storia dell’umanità, le dinamiche sociali,
la tutela sanitaria degli individui sancita dalla Costituzione, evidenzino come la sanità
integrativa fondata sulla mutualità pura sia l’unico modello utilizzabile per affiancare la
sanità pubblica in un sistema sanitario equo, socialmente corretto e sostenibile.
16 | Attualità
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19. Con la parnership
di Health Italia,
Speciale
ITACA 20.20
TRE GIORNI DI
CONFRONTI E DIBATTITI
tra istituzioni e imprese
healthonline.it | 19
20. La terza edizione di “Itaca 20.20 - viaggio tra le idee - Oltre il Covid” si è svolta a Formello
l’ultimo weekend di settembre ed è stata un successo: oltre 1800 partecipanti, tre giorni
di diretta streaming, 7 workshop su temi di attualità e 60 relatori hanno dato vita ad uno
stimolante confronto tra voci diverse del mondo delle aziende e delle istituzioni.
Se nelle edizioni precedenti l’evento si era svolto nella splendida cornice di Palazzo Orsini,
sede del Comune, quest’anno, a causa dell’emergenza Coronavirus, è stata scelta una sede
più spaziosa e “en plein air”, a Largo Florio Rosetti, a pochi passi dal centro storico del
di Mariachiara Manopulo
20 | In evidenza
Il Sindaco Gian Filippo Santi, il Vice Pres. del Consiglio regionale del Lazio
Giuseppe Emanuele Cangemi e il Pres. dell’Associazione Itaca 2.0 Gianni Sammarco
consegnano dei souvenir dell’evento al Senatore Matteo Salvini, ospite del dibattito di apertura.
21. healthonline.it | 21
paese. Sfidando il maltempo che purtroppo non ha dato
tregua e nonostante le restrizioni imposte dalle norme
anti Covid, tante persone hanno affollato la tendostruttura
dell’“Officina delle Idee”, allestita per l’occasione.
Sul palco si sono succeduti interessanti dibattiti e
riflessioni per il presente e il futuro del Paese, con uno
sguardo alla ripartenza oltre il Covid.
Lamanifestazioneèstataorganizzatadall’AssociazioneItaca,
con il patrocinio del Comune di Formello e della Regione
Lazio, con il Vice Presidente del Consiglio Regionale sempre
presente e attivo a supporto dell’organizzazione, oltre ad
una folta schiera di collaboratori e volontari che hanno
contribuito per la buona riuscita dell’evento.
L’edizione si è aperta venerdì 25 settembre con
un’intervista di Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2,
al senatore Matteo Salvini ed è proseguita trattando
argomenti di primario interesse in questo momento
storico: il bullismo online, le nuove sfide per la sanità, i
problemi della scuola, la comunicazione e la cultura al
tempo della pandemia, il futuro del Servizio Pubblico
Radiotelevisivo, con l’intervento del Consigliere di
Amministrazione della RAI, Igor De Biasio.
A chiudere, il tavolo sull’economia e il lavoro, a cui
hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e delle
imprese e che ha visto al centro le misure messe in campo
a sostegno di famiglie e aziende colpite dall’emergenza
Coronavirus, le sfide del Recovery Fund, le azioni da
attuare nei prossimi mesi.
Non sono mancati infine momenti simbolici, come la Santa
Messa della domenica, e un evento di intrattenimento
musicale nella serata di sabato, condotto dal maestro
Marcello Cirillo.
Tutti i partecipanti ai tavoli sono stati omaggiati di
una stampa ricordo da parte del Comune di Formello,
consegnata dal Sindaco Gian Filippo Santi.
healthonline.it | 21
22. IL WORKSHOP SULLA SANITÀ – L’INTERVENTO
DEL VICE PRESIDENTE DI ANSI, LUCIANO DRAGONETTI
Di particolare importanza per il mondo della salute,
fra i workshop in programma, è stato il tavolo sulla
Sanità di sabato 26 settembre, con una rappresentanza
delle istituzioni regionali e alcuni illustri professori di
importanti istituti italiani: Giuseppe Simeone, Presidente
della Commissione Sanità, Politiche sociali, Integrazione
sociosanitaria, Welfare della Regione Lazio e i professori
Giulio Tarro (L. Docente di Virologia dell’Università di
Napoli), Aldo Morrone (Direttore scientifico dell’IFO
“San Gallicano” di Roma), Massimo Andreoni (Professore
Ordinario Malattie Infettive dell’Università degli Studi
di Roma “Tor Vergata”), Federico Perno (Responsabile
MicrobiologiaeVirologiadell’OspedalePediatricoBambino
Gesù) e Luciano Dragonetti (Vice Presidente di ANSI,
Associazione Nazionale Sanità Integrativa e Welfare).
In una sequenza di interventi estremamente interessanti,
hanno raccontato le loro esperienze in prima linea negli
ospedali; Luciano Dragonetti ha sottolineato infine il
prezioso sostegno delle Società di Mutuo Soccorso con
fondi speciali e assistenza a supporto dei soci, in parallelo
all’attività della sanità pubblica.
22 | In evidenza
Luciano Dragonetti
23. Il tavolo è stato moderato dal DG della nostra Fondazione Health Italia Onlus, Michela
Dominicis, a riprova dell’importanza, in un momento sociale così delicato, del contributo di
ogni settore, che sia pubblico, privato, associativo o solidale.
Dragonetti ha ribadito l’importanza delle
società di mutuo soccorso e della funzione
sociale che da sempre svolgono, sin da
quando sono nate nel 1800.
Oggi, questi enti hanno acquisito ancora
più forza, andando a riempire il vuoto
lasciato dal servizio pubblico. “ANSI
attualmente rappresenta oltre 600.000
assistiti: tra famiglie e aziende, enti e
associazioni, riusciamo ad esprimere un
valore significativo”, ha detto Dragonetti.
Da quando è iniziata la pandemia, le mutue
hanno avuto un ruolo molto importante,
non si sono risparmiate nel mettersi a
disposizione degli assistiti con aiuti di
diversa natura. “Ci sono piccole società
da duecento iscritti e società che invece
ne rappresentano oltre 400.000, e hanno
healthonline.it | 23
LE MUTUE SI SONO ATTIVATE
CONCRETAMENTE, IN ALCUNI CASI
DELIBERANDO AIUTI MOLTO IMPORTANTI,
INTERVENENDO CON UN CONTRIBUTO
ECONOMICO IMMEDIATO AI SOCI
24. dimostrato la capacità di andare oltre i
regolamenti, applicando fino in fondo
le finalità statutarie, puntando ad
essere vicine alle persone, vicine alle
comunità, costruendo quel tessuto di
welfare sociale spesso dimenticato”.
Le mutue si sono attivate concretamente,
alcune deliberando aiuti molto importanti,
intervenendo con un contributo
economico immediato ai soci. “Altre – ha
aggiunto – sono state protagoniste di
iniziative innovative, anche grazie all’aiuto
di partner, penso a Health Point, azienda
specializzata in telemedicina, che fornisce i
suoi servizi alle società di mutuo soccorso”.
Gli assistiti che avevano necessità hanno
così potuto continuare a tenere la loro
salute sotto controllo anche durante il
lockdown, direttamente a casa.
Il ruolo delle mutue è oggi “molto forte”,
la capacità di essere presenti e vicine alle
famiglie ogni giorno, con azioni e iniziative
quotidiane permettono di portare quel
contributo e quel collegamento tra i
servizi sanitari garantiti dallo Stato e i
servizi privati in modo serio, strutturato,
professionale.
Non solo: “in questi mesi, con la ripartenza,
le mutue più rappresentative all’interno
di ANSI si sono prodigate nel fare una
formazione all’interno delle aziende, ai
dipendenti, per fornire tutto il know-how
necessario in merito alla prevenzione”, ha
concluso Dragonetti.
24 | In evidenza
25. LA PARTECIPAZIONE DEL GRUPPO HEALTH ITALIA E DEI SUOI PARTNER
L’evento ha visto la partecipazione attiva del Gruppo Health Italia, con varie realtà e
partner presenti in appositi padiglioni. Health Point, azienda leader nei servizi di
medicina tradizionale e telemedicina, era presente con una Station dedicata ai servizi in
telemedicina e con una proposta di screening gratuiti offerti ai presenti grazie allo staff
dell’Health Point Medical Care, il centro polispecialistico e odontoiatrico che si trova
proprio a poca distanza, nella zona industriale di Formello.
Mutua MBA e Mutua Nazionale, partner di Health Italia per i servizi di sanità integrativa,
erano presenti con due punti informativi, e i rispettivi staff hanno illustrato alle persone
interessate tutte le proposte per tutelare la salute e la prevenzione.
Non poteva mancare, infine, Fondazione Health Italia Onlus con il suo progetto solidale
Banca delle Visite, che grazie alle donazioni di imprese e cittadini, offre visite mediche
a chi ne ha necessità ma non può permettersi di attendere i tempi del Servizio Sanitario
Nazionale, né di rivolgersi al privato.
healthonline.it | 25
26. IN EVIDENZA -
TERRITORIOe
Persone
Intervista all’avv. Roberta Mazzoneschi,
Presidente del Consiglio comunale di Formello,
Consigliere di Mutua Nazionale e membro
della Fondazione Health Italia Onlus
26 | In evidenza
27. FOCUS
healthonline.it | 27
Uno degli ingredienti fondamentali per
l’ottima riuscita di un evento, se non il
più importante, è spesso costituito dalle
persone. Sono le persone che fanno
accadere le cose e di fronte alle difficoltà
di questo momento storico, aver realizzato
ITACA 20.20, ad esempio, non è un
avvenimento scontato.
Al di là dei protagonisti che calcano la scena,
ci sono delle figure chiave che si muovono
dietro le quinte: coloro che immaginano,
pensano, programmano e seguono le varie
attività nei dettagli, a partire dallo sviluppo
dell’idea ancora in nuce, per seguirne poi lo
svolgimento e curarla fino alla sua completa
realizzazione.
Molto spesso queste persone vivono il
territorio e mettono a disposizione il loro
tempo, la loro passione e le competenze
personali per realizzare i progetti a
beneficio della collettività.
Una di queste figure chiave
nell’organizzazione dell’evento ITACA,
è stata l’Avv. Roberta Mazzoneschi,
Presidente del Consiglio Comunale di
Formello (RM), Consigliere di Mutua
Nazionale e membro della Fondazione
Health Italia Onlus.
Romana di origine e formellese di
adozione, Roberta Mazzoneschi da oltre
vent’anni vive intensamente il territorio,
dapprima come semplice abitante e
professionista esercitante l’attività di
Avvocato con il proprio studio, poi negli
ultimi dieci anni anche come membro
dello scenario politico locale, e infine
dal 2018 come Presidente del Consiglio
Comunale (figura, fra l’altro istituita per
la prima volta in assoluto).
L’abbiamo incontrata per chiederle
direttamente quali sono le opportunità
che offre un’esperienza di questo tipo.
di Michela Dominicis
Avv. Mazzoneschi, ci parli un po’ di lei.
Sono una persona poliedrica e amo la libertà. L’interesse verso le persone è qualcosa che mi
ha sempre spinto a scendere in profondità nelle varie situazioni, in questo la professione di
avvocato mi ha certamente aiutata.
Nel 2000 ho aperto il mio studio a Formello, e nell’affrontare ogni caso, ho sempre cercato
di immergermi nel vissuto della persona, capire l’impatto di un determinato fatto nella sua
vita e non considerarla semplicemente un “cliente”. Questo mi ha sempre aiutato a creare
rapporti di lealtà e di fiducia.
A quando risalgono i suoi primi contatti con le attività del territorio?
Vivere sul territorio di Formello mi ha aiutato ad entrare in relazione diretta con la realtà
ed in connessione con quelli che sono i vari strati del tessuto sociale. Sono molto curiosa
per natura quindi all’inizio, semplicemente, mi sono messa ad osservare, poi a parlare con le
persone notando infine che bisogni e necessità erano ricorrenti.
28. Avv. Roberta Mazzoneschi
Presidente del Consiglio
Comunale di Formello,
Consigliere di Mutua Nazionale
e menbro della Fondazione
Health Italia Onlus
Quando ha iniziato a pensare ad un ingresso nella ‘cosa pubblica’ del suo Comune?
Il tutto è partito un po’ per caso una decina di anni fa, quando ho iniziato ad interessarmi alle
problematiche locali, decidendo poi di iscrivermi ad una lista civica per le elezioni del 2012.
Abbiamo perso, ma da quel momento ho iniziato a vivere ancor di più le questioni locali
per fare esperienza. Gli anni trascorsi nell’opposizione sono stati preziosissimi, una vera
palestra sul campo, direi ‘propedeutica’ per acquisire maggior consapevolezza.
In quel periodo, ad esempio, sono entrata nella Commissione Mensa della scuola. Avendo
dei figli, ero perfettamente consapevole dell’importanza di quel servizio per le famiglie e
i loro bambini e così mi sono prestata alla causa con entusiasmo, senza pensare che da lì
sarebbe nata l’occasione per maggiore coinvolgimento anche nella sfera politica del Paese.
Ho iniziato ad approfondire meglio i legami con tante persone, abbiamo portato avanti
diverse attività a livello sociale. Un lavoro capillare a volte intangibile, ma importante per
creare rapporti di fiducia e raggiungere anche dei piccoli traguardi grazie alla collaborazione
di più persone.
Nelle elezioni del 2017, è arrivato infine il ‘coronamento’ di tanto lavoro sul campo, con
l’insediamento della nostra squadra, capitanata dal Sindaco Gian Filippo Santi, che, fra
l’altro, è un grande sostenitore dell’evento ITACA.
Quali sono i progetti di cui va più fiera?
Sicuramente il fatto di aver promosso il primo Bilancio
Partecipato del Comune, Formello è tra i pochi Comuni in Italia
ad averlo adottato. Questa iniziativa ha rappresentato anche un
momento per avvicinare la popolazione all’amministrazione
locale. Tra le iniziative istituite, il Bonus Natalità, un contributo
di € 100,00 per i bebè del 2018. Poi, mi sono fatta portavoce di
tre importanti progetti finanziati dal Bilancio Partecipato, che
possiamo ritenere di ‘welfare’: queste tre iniziative sono nate
proprio dalle segnalazioni raccolte sul territorio e riguardano
servizi dedicati alla famiglia, agli anziani e alle attività di
formazione.
Li vorrei descrivere brevemente perché ne vado davvero fiera:
• Il primo è stato un ciclo di 10 incontri sul bullismo
e cyberbullismo che ha visto per la prima volta il
coinvolgimento di un centinaio di genitori, oltre ai
professori, e di circa 300 alunni, e per questo è stato il
primo nel suo genere nella regione Lazio.
• Ilsecondohariguardatol’acquistoelaconsegnadi50dispositivi
salvavita destinati a persone anziane che vivono da sole.
• Il terzo, un corso di 100 ore sull’olivicoltura, tuttora in corso,
a cui peraltro stanno partecipando molti giovani, con lo scopo
di recuperare i terreni abbandonati e valorizzare una vera
perla in natura come l’olio, in termini di salute e benessere.
28 | In evidenza
29. Qual è il segreto per un’esperienza di successo a livello locale e quali sono gli ingredienti più
importanti per lei?
Innanzitutto il dialogo. Soprattutto a livello locale, è fondamentale superare le divergenze e i ‘colori’ di
appartenenza a favore del benessere della collettività. Un atteggiamento diverso sarebbe solo miope,
a mio parere.
Tra gli ingredienti fondamentali ne sottolineerei tre:
• La presenza: esserci sempre, ascoltare tutti e cercare poi di rappresentare le necessità della
maggior parte delle persone. Dai cittadini alle imprese: fortunatamente il Comune di Formello,
oltre ad essere una zona residenziale con un bel centro storico, vanta anche una presenza di
aziende direi sostanziale per il territorio, concentrata in quella che è conosciuta come ‘zona
Industriale’.
• Non denigrare: questo è fondamentale. Rispettare l’avversario e portare avanti le proprie idee
è possibile ed è un mio personale impegno. Metterci la faccia nel bene e nel male, puntando
prima di tutto alla correttezza nei comportamenti.
• Avere buone idee: le persone chiedono concretezza e sono interessate a progetti che possano
portare reali benefici per la gente.
A proposito di Progetti e Idee: da un paio
d’anni collabora attivamente con il gruppo
Health Italia SpA, che ha sede appunto a
Formello, ci racconta come è nata questa
collaborazione?
Sono fermamente convinta che la qualità della
vita delle persone passi per il loro benessere e
con piacere ho scoperto che il Gruppo Health
Italia, oltre a rappresentare una realtà rilevante
del nostro territorio, operante nel mondo della
salute e della sanità integrativa, aveva anche
dei progetti benefici a sostegno della salute dei
più deboli.
Da persona sempre pronta ad affrontare nuovi
stimoli, ho colto dunque una nuova sfida
professionale prendendo parte alle attività
della Fondazione Health Italia Onlus.
L’eventoITACA,acuihacontribuitoattivamente
con il coinvolgimento del nostro Gruppo, ha
rappresentato un buon punto di incontro di
valori comuni?
Ilmiointentoèsemprequellodidareuncontributo
concretoediffondereleiniziativecherappresentano
un reale valore comune: temi come il sostegno
sanitario alle persone in difficoltà, il principio del
Mutuo Soccorso ma anche le connessioni con il
mondo della telemedicina e della salute ‘digitale’
sono tutti ambiti di assoluto interesse sia per ciò
cherappresentaITACAcheperlavisiondelGruppo
Health Italia. In questo senso la presenza ad ITACA
si è rivelata un palcoscenico perfetto per Banca
delle Visite, Health Point e le Mutue partner di
Health Italia, essendo perfettamente in linea con i
temi toccati nelle tavole rotonde dell’evento.
Ringraziamo l’Avv. Mazzoneschi augurandole buon lavoro, in attesa di conoscere i nuovi progetti relativi
al Bilancio Partecipato 2020 del Comune di Formello.
healthonline.it | 29
30. 30 | Lo specialista risponde
TUMORE
AL SENO:donne,
non sottovalutate
Ne parliamo con la dott.ssa Claudia Bernardi,
radiologa senologa
l’importanza della PREVENZIONE
LO SPECIALISTA
31. RISPONDE
IN COLLABORAZIONE CON
healthonline.it | 31
La parola d’ordine è prevenzione, come strumento
necessario e indispensabile nella lotta contro le neoplasie.
Per il tumore alla mammella la prevenzione deve iniziare
sindaquandosiègiovaniperché,secondol’ultimorapporto
Aiom-Airtum, il cancro al seno è tra i cinque tumori più
frequenti ed è il più diffuso nel genere femminile.
Colpisce una donna su nove nell’arco della vita, con circa
53.000 nuove diagnosi in Italia solo nel 2019.
Quest’anno a causa degli effetti della pandemia da Covid-19
occorre una maggiore sensibilizzazione nei confronti
degli esami screening per la diagnosi precoce del tumore
mammario. “Nei primi 5 mesi del 2020 - spiega Paolo
Veronesi, direttore della Senologia Chirurgica dell’Ieo e
professore ordinario all’Università di Milano - in Italia ci
sono stati 400mila esami di screening in meno rispetto
allo stesso periodo dello scorso anno, con una conseguente
riduzione di circa 2.000 nuove diagnosi di tumore al seno.
Ma ovviamente il tumore non è scomparso allo scoppio
del Covid. Sarà individuato in fase più avanzata, con
conseguenti minori probabilità di guarigione e necessità di
maggiori risorse per le cure”.
A lanciare l’allarme l’Istituto europeo di oncologia (Ieo).
Secondo le previsioni, potremmo diagnosticare più casi di
cancro al seno e più tumori avanzati, probabilmente anche
inoperabili, con un inevitabile aumento della mortalità.
Tuttavia, secondo gli specialisti, siamo ancora in tempo per
invertire questa tendenza, ma solo “se le donne spezzano
la catena della paura del virus che le tiene lontane da
ambulatori e ospedali, per riprendere regolarmente visite
ed esami senologici”, dice l’Ieo.
Health Online ha intervistato la dott.ssa Claudia Bernardi,
medico chirurgo, specializzata in radiodiagnostica presso
l’Unità di Radiologia Senologica dell’Azienda Ospedaliera
Universitaria Sant’Andrea di Roma. La dottoressa Bernardi
fa inoltre parte del network Health Point.
di Alessia Elem
32. Dott.ssa Claudia Bernardi
Radiologa senologa
del network Health Point
La paura di contrarre l’infezione Sars-CoV2 è più forte
del rischio di ammalarsi di tumore al seno?
Sicuramente il Covid ha attivato una sensazione di paura
ed un’angoscia di morte più forte del resto ed ha obbligato
tutti a confrontarsi con il limite, a misurarsi con la propria
fragilità. È evidente che il virus ha concentrato su se stesso
le “energie” e la capacità di reazione del nostro SSN, che
si è trovato di fronte ad una sfida inedita ed alla necessità
di salvare vite, costringendoci a riorganizzare l’offerta
sanitaria e a sospendere tutto ciò che non era esattamente
urgente.
Lei presta servizio presso l’Unità di Radiologia
Senologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria
Sant’Andrea di Roma. Durante l’emergenza sanitaria
come avete garantito gli esami di screening e di follow-
up?
Nella nostra Unità operativa, essendo il nostro un centro
dedicato soprattutto alla diagnostica di II livello, abbiamo
continuato sempre ad effettuare diagnosi mediante
agoaspirati e biopsie. Le donne sintomatiche o quelle che
ne avevano necessità hanno comunque dato priorità alla
patologia mammaria; abbiamo invece noi stessi dilazionato
diqualchemeseicontrollidiroutineedifollow-uponcologici,
assicurandoci comunque di effettuarli e di non perderli.
Quali sono i fattori di rischio del tumore alla mammella?
Il rischio innanzitutto aumenta con l’età. Altri fattori di
rischio“nonmodificabili”sonolafamiliarità,l’ereditarietàdi
mutazioni genetiche, fattori riproduttivi (menarca precoce
e menopausa tardiva, nulliparità, mancato allattamento
al seno), una pregressa radioterapia (a livello toracico
e specialmente se prima dei 30 anni di età) e precedenti
displasie o neoplasie mammarie. La prevenzione
primaria deve intervenire invece sui fattori di rischio
“modificabili” quindi i fattori ormonali (incremento
del rischio nelle donne che assumono terapia ormonale
sostituiva durante la menopausa o nelle donne che
assumono contraccettivi ormonali), il fumo, l’obesità, la
sedentarietà, l’elevato consumo di alcool e la dieta ricca di
grassi animali e povera di fibre vegetali.
32 | Lo specialista risponde
33. Cosa si intende per prevenzione primaria e secondaria?
La prevenzione primaria consiste nel modificare quei comportamenti che possono essere
considerati fattori di rischio per l’insorgenza del tumore mammario. La prevenzione
secondaria si traduce nella diagnosi precoce tramite esami clinico-strumentali al fine di
ridurre la mortalità per tumore della mammella.
L’importanzadelladiagnosiprecoce.Perchénonbisognamaisottovalutaredisottoporsi
regolarmente allo screening mammografico?
Nonostante il tumore della mammella sia la neoplasia più frequente tra le donne, la
sopravvivenza anche a lungo termine è tra le più elevate in ambito senologico, essendo circa
dell’87% a 5 anni dalla diagnosi. E questo si spiega proprio grazie alla diagnosi precoce.
È dunque fondamentale l’esame mammografico di screening, in quanto nelle donne tra i
50 e i 70 anni è dimostrato che la mammografia biennale può ridurre la mortalità fino al
40% e nelle donne tra i 40 e i 50 anni sottoporsi ad una mammografia annuale può ridurre
la mortalità fino al 20%. Ritengo tuttavia necessario sottolineare l’importanza degli altri
esami clinici (autopalpazione e visita senologica) e strumentali (ecografia mammaria) che,
anche se non hanno evidenza di efficacia nello screening, sono comunque raccomandati
nella prevenzione clinica ed utilizzati in maniera esclusiva in giovane età ed a integrazione
dell’esame mammografico clinico annuale dopo i 40 anni.
healthonline.it | 33
34. A quanti anni e in che modo deve iniziare
la prevenzione?
La prevenzione del tumore al seno
deve cominciare con l’autopalpazione
(preferibilmente nella fase pre-ovulatoria)
econesameclinicoedecograficoannualeda
parte dello specialista a partire dai 20 anni
di età. Tra i 35 ed i 40 anni si suggerisce di
eseguire anche un esame mammografico,
che deve poi essere effettuato con cadenza
annuale nelle donne al di sopra dei 40
anni, sempre accompagnato da visita ed
esame ecografico. Diverso è chiaramente
il discorso nelle pazienti ad alto rischio, in
cui i controlli mammografici dovrebbero
iniziare all’età di 25 anni o 10 anni prima
dell’età di insorgenza del tumore nel
familiare più giovane ed accompagnati
dall’esameclinicoedall’esamedirisonanza
magnetica. Diciamo quindi che piuttosto
che esclusivamente sulla base di linee
guida e screening uguali per tutte, è bene
considerare la possibilità di suggerire tipo
di esame e sua frequenza sulla base delle
caratteristiche della singola paziente.
È vero che nelle donne giovani, con meno di 40 anni, è più difficile combattere il
tumore mammario?
Spesso in età giovanile si presentano forme di neoplasie più aggressive o in stadi avanzati
proprioperchéperquestafasciadietànonèprevistounprogrammadiscreeningeperchéla
donna stessa spesso sottovaluta il rischio. Questo non vuol dire però che necessariamente
queste pazienti abbiano sopravvivenza inferiore; se si seguono i trattamenti indicati nelle
linee guida si ottengono infatti nella maggior parte dei casi buoni risultati, sia a livello di
sopravvivenza sia per quanto riguarda il rischio di recidiva.
In occasione del mese della prevenzione per il tumore al seno, lo scorso ottobre, è tornato
il consueto appuntamento del Nastro Rosa, simbolo universale della lotta contro la
neoplasia. In tutto il mondo milioni di persone hanno scelto di indossare un nastro rosa
per ricordare l’importanza della prevenzione. Un gesto come dimostrazione di vicinanza
alle donne che stanno affrontando la malattia.
Dottoressa, quanto sono importanti le campagne dedicate alla sensibilizzazione nei
confronti della neoplasia?
Le campagne dedicate alla sensibilizzazione sono importantissime e anzi direi necessarie,
perché oltre un terzo dei tumori al seno potrebbe essere evitato con uno stile di vita
salutare e perché con la diagnosi precoce le percentuali di guarigione superano il 90%
dei casi. Il cancro al seno dunque non è una malattia curabile, ma guaribile promuovendo
la cultura della prevenzione e l’adozione di stili di vita sani, tutelando il diritto ad avere
cure di eccellenza per le donne affette, investendo nella ricerca, nella formazione e
nell’innovazione.
34 | Lo specialista risponde
35. In conclusione, possiamo dire che l’informazione è la prima forma di prevenzione?
Assolutamente sì. Quest’anno come non mai, proprio perché per fronteggiare il virus e le
sue conseguenze abbiamo registrato dei ritardi nella diagnosi ed una riduzione del numero
degli screening, abbiamo bisogno di campagne di informazione e di sensibilizzazione anche
per recuperare i controlli rinviati. La diffusione della cultura della prevenzione è l’arma più
efficace per sconfiggere il cancro. Papa Francesco ha affermato che “peggio di questa crisi c’è
solo il rischio di sprecarla”; non sprecarla significa trasformarla in opportunità.
36. 36 | Benessere
PET
La Pandemia
ferma
anche i
Qual è la situazione degli
IAA-Interventi Assistiti con Animali?
Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Clotilde Trinchero
BENESSERE
37. healthonline.it | 37
Cani e gatti sono i migliori amici dell’uomo, si sa: affettuosi,
coccoloni e giocherelloni, ci riempiono le giornate e ci
fanno compagnia. Ancora di più, durante il lockdown,
nei lunghi mesi passati chiusi in casa, sono stati fonte di
benessere e di allegria. Secondo una ricerca realizzata
dall’Università di York, pubblicata su Plos One, durante
l’emergenza della scorsa primavera, avere un animale
domestico ha migliorato la salute mentale delle persone, è
stato un vero e proprio toccasana per l’umore, per ridurre
lo stress e la solitudine. E, diciamocelo, ha rappresentato
anche una scusa per una breve passeggiata all’aria aperta.
Tant’è che spopolavano durante il lockdown nei social e nei
gruppi Whatsapp vignette e foto che per scherzo offrivano
“animali a noleggio” come lasciapassare per uscire di casa.
Uno scherzo, sì, ma che rende bene l’idea di quanto sia
importante il ruolo che gli amici a quattro zampe stanno
svolgendo in questo periodo complicato.
Gli animali, quindi, ci aiutano a stare bene. Ed è per questo
che negli ultimi anni gli Interventi Assistiti con Animali –
IAA (spesso chiamati erroneamente “pet therapy”) sono
sempre più diffusi in ambito terapeutico, riabilitativo,
educativo e ludico-ricreativo.
Sono state recentemente definite le Linee Guida
Nazionali con l’indicazione dei settori di intervento e una
regolamentazione specifica, fondamentali soprattutto
in funzione del coinvolgimento di utenti appartenenti a
categorie più deboli (malati, bambini, anziani, persone
con disabilità), e volte a tutelare sia il paziente/utente che
gli animali coinvolti. Operatori specifici si occupano del
benessere psicofisico degli animali coinvolti, seguendo una
formazione dedicata. Sono diverse le associazioni che si
occupano di IAA ma che, purtroppo, da quando è scoppiata
la pandemia, hanno dovuto fermare le loro attività, seppur
con una breve ripresa dopo il lockdown, regolamentata da
indicazioni operative deliberate dal ministero della Salute.
di Mariachiara Manopulo
38. 38 | Benessere
Tra queste c’è A.S.SE.A. ONLUS, un’associazione che si
avvale dei principi degli IAA per svolgere la sua attività in
ambito sanitario e socio-assistenziale. Lo scopo è quello di
ottenere e valorizzare i benefici fisici e psichici derivanti
dalla vicinanza di animali da compagnia in soggetti che
vivono forme di disagio.
Abbiamo incontrato la fondatrice e past-president, dott.
ssa Clotilde Trinchero, Direttore scientifico e docente
presso IUSTO Rebaudengo di Torino, PhD in Neuroanatomia
funzionale, IAA ed etologia, per saperne di più e chiederle
com’è la situazione in questo momento.
Dott.ssa quali sono i principali benefici degli IAA e a chi
si rivolgono in particolare le vostre attività?
I benefici degli IAA sono evidenti nello svolgimento di
progetti ludici – ricreativi, di educazione e di terapie vere
e proprie, che coinvolgono tutte le fasce di età dell’uomo:
dall’infanzia alla quinta età. Gli effetti sono dovuti alla
mediazione e alla relazione interspecifica che l’animale
riesce a creare; questa si traduce nella concretizzazione
di un equilibrio biochimico, fisiologico e psichico nuovo
nell’essere umano.
La nostra associazione, avvalendosi di persone abilitate
all’esercizio di questa nuova scienza e sostenuta da soci,
ha all’attivo progetti di Educazione e Terapie per bambini
neurodiversi o con sindromi congenite, di Attività ed
Educazioneinclassidelleelementariedellescuolesecondarie
di I grado con metodi che abbiamo elaborato e registrato, di
Interventi che affrontano il bullismo, di Attività di sostegno
ai bisogni educativi speciali, di programmi rivolti ad adulti
ed anziani in centri diurni e in RSA. Abbiamo anche svolto
un progetto pluriennale importante di Terapia Assistita
per persone affette da SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica)
e neuromiopatie presso l’ospedale La Colletta di Arenzano
(GE) per Cinica NeMO. I risultati ottenuti sono stati oggetto
di studio e valutazione scientifica e stiamo attendendo la
loro pubblicazione finale, dopo quelli dello studio pilota,
presentati a Boston nel 2017.
Perciòlenostreequipessioccupanoatuttotondodell’utenza
possibile grazie al lavoro essenziale, puntuale ed empatico
dei nostri colleghi animali, all’impegno dei loro coadiutori,
di medici e medici veterinari, psicologi e psicoterapeuti,
educatori, fisioterapisti, tutti qualificati all’esercizio.
Dott.ssa Clotilde Trinchero
Direttore scientifico e docente
presso IUSTO Rebaudengo
di Torino, PhD in Neuroanatomia
funzionale, IAA ed etologia
39. Cosa è successo con lo scoppio della
pandemia? Quanto ne hanno risentito
le vostre attività?
La pandemia di COVID-19 ha seriamente
influito sullo svolgimento delle attività
nostre e su tutto il settore degli IAA.
Con l’emergenza, per il divieto degli
spostamenti e la difficoltà di poter
programmare gli ingressi nelle strutture,
si è praticamente verificato un blocco
completo. Nel mese di giugno c’è stata
una ripresa che però in alcune regioni
italiane è stata interrotta proprio in
questi giorni. I disagi e il rammarico della
committenza e dell’utenza sono notevoli
ma non si può fare altrimenti. Stiamo
vivendo una fase critica per la salute della
comunità umana e il nostro apporto deve
essere di esercizio della responsabilità
individualenelnondiffonderel’infezione.
Il nostro lavorò sarà di sicuro ausilio
nel prossimo futuro, per sostenere le
conseguenze, soprattutto psicologiche,
dell’allontanamento sociale. I nostri
animali hanno sopportato pazientemente
lo stop del loro impegno, e sono pronti
a riprenderlo per aiutarci a vivere in un
mondo che inevitabilmente si presenterà
diverso.
Il risentimento perciò è stato importante
per tutti gli attori coinvolti, dai pazienti/
utenti, agli animali, agli operatori che
sono stati penalizzati anche sotto
l’aspetto finanziario. Da ricordare c’è
il fatto che il supporto economico alle
attività di IAA è privato, con contributi
di Fondazioni ed Enti. Le Terapie, pur
essendo per legge prescrivibili, sono per
la maggior parte a carico dei committenti.
healthonline.it | 39
A giugno, con la fine del lockdown, il ministero della Salute aveva diramato delle
“Indicazioni operative per l’erogazione in sicurezza degli Interventi Assistiti con gli
Animali nel contesto delle misure per il contrasto del Sars-CoV-2”. Cosa è cambiato con
quelle regole? Sono ancora valide, o con l’aumento dei contagi e gli ultimi Dpcm sono
state introdotte nuove restrizioni?
Le regole da applicare nell’esercizio degli IAA riflettono appieno le regole nazionali per
rendere minimo il rischio di diffusione di SARS-CoV-2, con in più la stretta vigilanza e
responsabilità del medico veterinario esperto in IAA riguardo la suscettibilità al virus
delle diverse specie animali e alla tipologia di interazione utente – animale.
Anche ora le regole sono attive ed attuali, solo che in molte zone dell’Italia si è ormai
verificato il blocco delle attività. Pur garantendo l’attuazione dei protocolli, il disagio
parte dal committente: con le scuole che effettuano la didattica a distanza, gli interventi
sono ovviamente interrotti; nelle scuole elementari tutti gli operatori educativi sono
sovraccarichi di impegni e responsabilità; nelle strutture di accoglienza e RSA non è
possibile l’ingresso; nelle zone arancioni e rosse gli spostamenti sono limitatissimi o
vietati. Dunque per noi, pur essendo valide le regole, e la nostra osservanza garantita, si
profila un fermo completo.
40. Voi lavorate molto con i più giovani e con l’inizio dell’anno scolastico avevate ricominciato a lavorare
nelle scuole. Avete riscontrato problemi o difficoltà particolari nei ragazzi? Quando sarebbe
importante in questo momento così difficile per loro poter contare su percorsi di questo tipo?
Posso dire che lei ha messo proprio il “dito nella piaga”? Come ho accennato prima, gli IAA sono, e
sottolineo sono, uno dei metodi più efficaci per essere di sollievo alle conseguenze dell’allontanamento
sociale che i nostri bambini e ragazzi hanno dovuto e devono nuovamente affrontare. Sono da tenere
in seria considerazione, per riportare alla realtà affettiva e prosociale un’intera generazione. In modo
ancora più evidente per i ragazzi con bisogni speciali.
Gli insegnanti hanno riscontrato, alla ripresa dell’anno scolastico, importanti cambiamenti nella capacità
relazionale e l’insorgenza di timori nuovi e difficoltà di concentrazione. Nella fascia di età dell’infanzia
l’interruzione della frequenza affrontato con la Didattica a Distanza, non ha avuto esiti “tamponanti”.
Anzi.Negliadolescentileripercussionisisonoavuteanchesulladifficoltàdisepararequellacheèlarealtà
sociale e comunitaria dalla realtà virtuale. La chiusura in se stessi, anche egocentrica, e la proiezione
della propria vita in un universo virtuale soggettivo e solitario, dove le informazioni sull’altro possono
essere anche sfalsate da inattendibili o contraddittori dati che i soggetti sui social danno di se stessi, sta
alterando di molto la capacità di socializzazione e compartecipazione. L’inclusione è stata altamente
compromessa. Fortissimi disagi sono stati riportati dei genitori di bambini BES. Nei ragazzi post
adolescenti l’atteggiamento di isolamento, anche se si ritrovano in gruppo, dove il telefonino sostituisce
lo scambio di esperienze ed opinioni, si è notevolmente accentuato. La capacità di concentrazione e la
voglia di conoscere che sono necessarie e insite per la costruzione di una personalità coscienziosa e
responsabile verso se stessi e gli altri è stata alterata.
ALLA RIPRESA DELL’ANNO
SCOLASTICO DOPO IL LOCKDOWN,
GLI INSEGNANTI HANNO
RISCONTRATO IMPORTANTI
CAMBIAMENTI NELLA CAPACITÀ
RELAZIONALE E L’INSORGENZA
DI TIMORI NUOVI E DIFFICOLTÀ
DI CONCENTRAZIONE
40 | Benessere
41. CongliinterventidiIAAsipuòriportareallaconsapevolezza
del nostro convivere nella e con la natura, riprendendo il
percorso evolutivo che è proprio della nostra specie, ne
parlo dal punto di vista filogenetico e culturale.
Le persone anziane sono quelle più colpite dal Covid-19,
e probabilmente quelle che vivono con maggiore ansia
questo periodo. L’isolamento poi, ha provocato effetti
negativi sulla salute, soprattutto a livello psicologico,
negando a molti anziani lo stimolo e il piacere delle
visite dei famigliari. Avete avuto la possibilità, almeno
per un periodo, di riattivare qualche progetto con questa
categoria?
Non posso parlare per una realtà nazionale. Purtroppo,
devo dire che nel nostro caso e per contatti con altre
associazioni, nella maggior parte dei progetti non è stato
possibile riprendere il lavoro nei Centri per anziani o
nelle RSA. Conosco una realtà in Piemonte dove c’è stata
una ripresa, altamente voluta dalla committenza, ed
estremamente attesa e vissuta dagli anziani che finalmente
ne stanno usufruendo. L’incontro con gli animali era già
un enorme sollievo prima, e possiamo solo immaginare
cosa sia ora riprendere il contatto con qualcuno che
puoi abbracciare, accarezzare senza riserve, per chi
non ha potuto per mesi, neppure vedere i propri cari
e li ha salutati da una finestra. Sono certa che non sia un
caso solitario e me lo auguro. Ciò che mi è stato riportato
è veramente emozionante. Gli incontri sono ripresi con
commozione vera da parte degli utenti ed anche da parte
degli operatori sanitari ed educativi. Gli anziani hanno
reso evidente quanto il calore di una amicizia sincera e
disinteressata, quella che ci donano gli animali, sia un
valore fondamentale.
L’associazione A.S.SE.A. propone anche dei corsi: vi siete
dovuti fermare o siete riusciti ad attivare modalità di
frequenza “a distanza”?
Noi abbiamo scelto di fermarci ed abbiamo ripreso dopo la
metà di settembre come da indicazioni nazionali. I nostri
corsi di formazione del binomio cane-proprietario - Corso
Partner di Mediazione - sono finalizzati alla comprensione
dei sensi dell’animale, del suo linguaggio e dei suoi bisogni,
healthonline.it | 41
42. alla educazione del cane agli IAA e a capire cosa sta facendo
e come si muove verso l’utente. Cose impossibili da fare
con una frequenza a distanza. Non ci sono logaritmi digitali
che possano anche solo simulare quello che è il conoscere,
comprendere e poi applicare ciò che si crea con una
relazione fisica con un animale, voluta dall’animale stesso.
Le attività dell’associazione per ovvi motivi non possono
svolgersi esclusivamente su base volontaria: cosa si può
fare per sostenervi?
Il nostro sostegno economico si avvale delle quote
associative, e del supporto di Fondazioni e donazioni. Tutto
è messo a disposizione per il compenso di chi fa attività,
per le spese di gestione delle sedi, le utenze e la copertura
assicurativa. Voce estremamente importante.
Speriamo tutti che questo momento buio passi presto,
il prima possibile. Cosa vi aspettate di trovare quando
la pandemia sarà finalmente alle spalle, e qual è il suo
augurio per il futuro?
Assolutamente tutto ciò passerà. La storia lo evidenzia e
lo dimostra. Tutte le generazioni hanno vissuto periodi
estremamente difficoltosi e bui. È in nostro potere la
facoltà di reagire. La scienza medica ci porterà i mezzi per
affrontare le condizioni critiche. Gli IAA ci aiuteranno a
capire le potenzialità psichiche e fisiche che abbiamo. La
mia speranza è che l’esperienza ci renda consapevoli della
bellezza della vita sul nostro pianeta, del senso che ha vivere
secondo i modelli di condivisione del quotidiano e quanto
il rispetto per la natura sia strettamente connesso con il
rispetto umano reciproco e lo sviluppo della nostra civiltà.
I nostri anziani ci hanno fatto vedere quanto sia possibile
affrontare le grandi avversità. Ci hanno fatto vedere
quanto la compagnia e la vicinanza con gli animali sia
importante fino a diventare centrale nella quotidianità.
Ancora una volta, impariamo da loro, facciamo frutto
dei valori fondamentali che ci fanno toccare con mano, e
portiamo la serenità cosciente ad essere il nostro sentire.
Gli animali ci danno la possibilità di capire questi valori e
prenderne consapevolezza. Ci apportano e guidano verso
la serenità. Dobbiamo essere noi tanto intelligenti da
rendercene conto; non siamo soli.
42 | Benessere
43.
44. 44 | Benessere
NON È
per sordi
L’Italia
un Paese
“Il lockdown ci ha mostrato quanto
sia essenziale la comunicazione”
Intervista all’interprete LIS, Sara Di Fazio
BENESSERE
45. healthonline.it | 45
Dal palco dell’Ariston di Sanremo, l’interprete LIS Mauro
Iandolo, figlio di genitori sordi, lo scorso febbraio ha
tradotto, nella Lingua dei Segni, la canzone delle Vibrazioni
in gara al Festival. Da Palazzo Chigi le ormai tradizionali
conferenze stampa del Presidente del Consiglio, Giuseppe
Conte, arrivano in tv con l’ausilio dell’interprete LIS.
Il 2020 per l’Italia è senza dubbio alcuno l’anno della
lingua dei segni, che ha finalmente abbattuto le barriere
della comunicazione accendendo i riflettori sulla cultura
dell’inclusione.Illockdownel’attualecontestoemergenziale
hanno garantito un’estensione della comunicazione a tutti:
il cambiamento ha influito anche nella comunità sorda, che
ha manifestato una grande presenza sui social e creatività
sia per i contenuti espressi, sia per l’uso delle tecnologie
visive. Tuttavia, nonostante questo atteso risultato,
la Lingua dei Segni nel nostro Paese non è ancora
riconosciuta ufficialmente. “È questo un primo step
ma c’è molto da migliorare per dirsi realmente inclusivi”.
A ribadirlo è Sara Di Fazio, pedagogista e Assistente alla
comunicazione nell’équipe di base dell’Associazione I-SPK,
Io Se Posso Komunico, che si occupa di abilitazione della
comunicazione in bambini e ragazzi con sindromi rare.
di Alessandro Notarnicola
46. 46 | Benessere
Dott. ssa Sara di Fazio
Pedagogista e Assistente
alla comunicazione nell’équipe
di base dell’Associazione I-SPK,
Io Se Posso Komunico
Dottoressa Di Fazio, un risultato che necessitava di una
crisi o che l’Italia avrebbe potuto raggiungere in tempi
non sospetti?
L’attuale contesto emergenziale e la conseguente necessità
di veicolare messaggi importanti a tutta la popolazione
hanno indotto il nostro Governo a incontrare il mondo dei
sordi, un mondo tanto piccolo quanto profondo, e ad avere
più attenzione nei suoi confronti. Sono però anni, se non
decenni, che la comunità sorda lotta per il riconoscimento
ufficiale della propria lingua e per i servizi che con
essa dovrebbero poi essere forniti, come per esempio
l’interpretariato almeno nelle più importanti strutture
pubbliche, penso a ospedali e tribunali. Si sarebbe
potuto raggiungere un tale livello di notorietà per la Lingua
dei Segni anni fa. Nessuno si sarebbe augurato di servirsi
di una tale situazione di emergenza per poter portare alla
luce il mondo dei sordi, la sua lingua e i problemi sociali.
In che modo la Lingua dei segni risente della presenza
sempre più assoluta della tecnologia nella nostra vita?
La Lingua dei Segni è la lingua della comunità sorda
segnante e perciò non risente o soffre della presenza
di una tecnologia che non può nel modo più assoluto
sostituirla ma solo supportarla. Oggi infatti è proprio
grazie alla tecnologia che le persone sorde sono in grado,
per esempio, di scaricare un’applicazione gratuitamente
sullo smartphone che gli dà la possibilità di intessere
un discorso orale scritto sul cellulare in pochi minuti. È
sempre grazie alla tecnologia che le persone sorde possono
videochiamare o inviare messaggi video senza grandi
difficoltà. Questa non potrà mai sostituire la necessità che
l’uomo ha di comunicare, che sia con la voce o con le mani,
ma potrà sicuramente sostenerlo ed aiutarlo.
Il linguaggio dei segni è universale?
È importante continuare a sottolineare che la Lingua dei
Segni è appunto una Lingua a tutti gli effetti e non un
linguaggio. Non esiste una Lingua dei Segni universale,
come spesso si ritiene. In ogni Paese troviamo comunità
di persone sorde che si servono di differenti segni per
47. healthonline.it | 47
comunicare, posso citarne qui alcune tra le più note: l’American sign language (ASL, in
America), la Langue des signes française (LSF, in Francia), il British sign language (BSL,
in Inghilterra) e la Lingua dei Segni italiana (LIS, in Italia). All’interno di queste lingue, è
possibile constatare come uno stesso significato venga espresso in modo diverso, oppure
come lo stesso segno possa assumere significati completamente differenti. Inoltre, come
accade per le lingue vocali, all’interno di una stessa nazione si possono anche ritrovare i
dialetti. In Italia, per esempio, è possibile che alcuni segni presentino variazioni da una città
all’altra, da Nord a Sud. Tutto ciò accade perché la lingua si basa sulla cultura di un popolo;
se per noi italiani il caffè si beve in tazzina piccola, il segno per “caffè” nella LIS sarà appunto
“tazzina di caffè che si beve”, mentre invece per gli americani il caffè è ancora quello che si
macina e si beve in tazza grande e da qui ne deriva il segno in ASL di “macinino da caffè”.
Non può inoltre esistere una Lingua dei Segni universale per lo stesso motivo per cui non
esiste una Lingua vocale universale. È impensabile pensare che tutti i rappresentanti dei
48. Paesi del mondo si riuniscano e decidano a tavolino una
lingua valida per tutti, e così, allo stesso modo, sarebbe
impensabile che i rappresentati di tutte le comunità sorde
del mondo si riuniscano per stabilire una Lingua dei Segni
universale. La Lingua è cultura, è usanza, è tradizione ed
ogni Paese. Ciascun popolo ha la propria.
Per quale ragione è fondamentale la componente faccia
a faccia?
Passando per il canale visivo-gestuale, la comunicazione
segnica ha racchiuso il 50% del significato del messaggio
che vuole mandare nel contatto oculare, nelle espressioni
facciali, nei movimenti delle labbra e nel movimento del
corpo;perciòancordipiùcheperlacomunicazioneverbale,
quella che passa attraverso i segni beneficia al massimo di
un contatto faccia a faccia.
La nostra società è realmente inclusiva in questo senso?
Purtroppo, l’Italia ha ancora molto su cui migliorare
per divenire un paese realmente inclusivo. Pensiamo
solamente al fatto che una persona sorda con una non
sviluppata capacità nella lingua vocale e una sordità
profonda debba andare in ospedale.
Non è pensabile che vada da sola poiché c’è il rischio
che non la capiscano e soprattutto che questa non
comprenda realmente la sua diagnosi, perciò sarebbe
ottimale che trovasse un servizio di interpretariato 24h
su 24h in ospedale, che ad oggi non esiste.
Se il sordo vuole evitare situazioni pericolose e di
disagio, dovrà rivolgersi a un interprete privato a
proprie spese. La stessa situazione potrebbe presentarsi
per esempio in Tribunale o in uno studio notarile.
Pensiamo ancora alla scuola. Ai bambini e ragazzi
sordi spettano in media dalle 10 alle 15h settimanali di
Assistenza alla Comunicazione, e le altre ore scolastiche?
Come comprendono le lezioni? Come interagiscono con i
compagni? Tutto ciò non è pensabile per un Paese che si
possa ritenere veramente inclusivo ed evidenzia ancora
le tantissime lacune che abbiamo e su cui si deve ancora
lavorare.
IN ITALIA CI SONO 5
MILIONI DI AUDIOLESI,
DICUI70MILASORDOMUTI
O SORDI PRELINGUALI
COME SI PREFERISCE
CHIAMARLI. INOLTRE,
È POSSIBILE STIMARE CHE
SOLO IL 10% DI QUESTI
SORDI HA GENITORI
SEGNANTI, MENTRE
IL 60% SI PUÒ DEFINIRE
MADRELINGUA LIS
48 | Benessere
49. healthonline.it | 49healthonline.it | 49
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50. PARLIAMO DI...
UNA SOLA GAMBA
50 | Parliamo di...disabilità
Sono nato con
e faccio il
calciatore
Arturo Mariani racconta la sua storia che inizia
con un SÌ ALLA VITA
51. disabilità
healthonline.it | 51
Una storia che inizia ancora prima che qualcuno potesse
raccontarla e segnata da un forte calcio alla disabilità.
Romano doc, determinato e sempre sorridente, Arturo
Mariani rappresenta quello schiaffo agli ostacoli che in
pochi conoscono, soprattutto quando si ha a che fare con la
disabilità fisica. Nato nel 1993, Mariani ha una sola gamba.
Se per molti questa potrebbe essere una criticità, per lui e
per i suoi genitori è sempre stata una opportunità tale da
entrare di diritto nel mondo dello sport. Sin da bambino
infatti ha praticato nuoto, taekwondo, body building, calcio,
dal 2012 fa parte della Nazionale Italiana di Calcio Amputati
del CSI, e nel 2014 ha partecipato ai mondiali di calcio
amputati in Messico. Insomma, una vita in movimento e
certamente presa con il piede giusto.
Arturo Mariani, un’infanzia particolare, con tutte le
difficoltà e i limiti, che oggi vale da esempio per molti
giovani. Qual è la tua storia?
A tre mesi di gravidanza i miei genitori vengono a sapere
che sarei nato senza la gamba destra, e che avrei potuto
sviluppare altre patologie. Questo è stato il primo momento
x della mia vita, perché davanti alla possibilità di abortire,
la scelta dei miei genitori è stata un sì alla vita. Questo sì,
ovviamente, non ha oscurato il problema, che affronto
quotidianamente, ma è stata la mia più grande forza, da
cui ho attinto energie per affrontare ogni aspetto della
vita. Crescendo, ho dovuto fare i conti con le difficoltà di
convivere con una protesi che avrebbe dovuto sostituire
la gamba mancante, permettendomi di camminare e
rendermi, almeno apparentemente, uguale a tutti gli altri, a
scapito di tutte le sofferenze fisiche che mi procurava.
di Alessandro Notarnicola
52. 52 | Parliamo di...Covid-19
In questo senso lo sport è stato decisivo...
Esattamente. Sin da bambino ho avuto la passione per il calcio, ho mosso i primi passi con un
pallone tra i piedi. Camminare con una protesi che ti blocca il bacino non è il massimo. Quasi
impossibileloècorreredietrounpallone.Manonostantetuttiidisagieidolorichequestaprotesi
mi procurava, non ho mai smesso di coltivare il mio sogno: diventare un calciatore. Nel corso
degli anni dell’adolescenza il confronto con i coetanei è stato quotidiano e non sono mancati i
pregiudizi. Sentirti giudicato per come sei e non per chi sei, è stata una delle motivazioni che a
18 anni mi ha portato a intraprendere delle scelte importanti, come quella di togliere la protesi
per utilizzare le stampelle, mostrandomi a tutti per come sono. Non è stato facile.
MIA MADRE MI RIPETEVA
SEMPRE “TU SEI IL PROBLEMA
E TU LA SOLUZIONE”,
QUESTO MI HA “ALLENATO”
A CREDERE NELLE MIE
CAPACITÀ, E SOPRATTUTTO
CHE AD OGNI PROBLEMA
C’È UNA SOLUZIONE
52 | Parliamo di...disabilità
53. Mettendo la protesi da parte cosa è cambiato?
Non avendo una gamba dovevo mettermi la protesi per
essere uguale agli altri e comunque non potevo fare
quello che tutti facevano. Ma con una sola gamba potevo
fare quello che nessuno avrebbe potuto con due gambe,
come giocare a calcio con le stampelle. Solo dopo questa
scelta, mi sono sentito veramente libero di essere me
stesso: ho cominciato a guardare tutto con occhi diversi
e da un’altra prospettiva.
La protesi che avevo tolto era soprattutto una mentale e
la mia esperienza di “diversità” poteva diventare, come è
stato, una grande opportunità. Sono diventato calciatore
della Nazionale Amputati, ho giocato un mondiale in
Messico e diversi Europei, ho scritto sei libri, raccontando
la mia storia e non solo, ho incontrato ragazzi in tutte le
scuole d’Italia di ogni ordine e grado, condividendo la
mia testimonianza.
Tu sei il problema e tu la soluzione. A quanto le sono
servite le parole di sua madre?
Sono convinto che la criticità in generale appartiene alla
natura umana. La mia criticità è avere una sola gamba
ma credo che tutti abbiamo delle criticità e quindi anche
delle abilità inespresse.
Ho sempre sognato di diventare un calciatore ma nessuno
pensava che lo potessi diventare. Mia madre sin da
quando ero bambino, davanti alle difficoltà quotidiane,
mi ripeteva: “Tu sei il problema e tu la soluzione”. Questo
per dirmi che, per quanto lei mi potesse supportare
nelle difficoltà da affrontare ogni giorno, trovare la
soluzione dipendeva soprattutto da me e da quanto io
mi impegnassi a farlo.
Questo mi ha allenato a credere nelle mie capacità, e
soprattutto che ad ogni problema c’è una soluzione,
e se i problemi sono tanti, significa che abbiamo a
disposizione più soluzioni. Sono convinto che tutti
possiamo superare i nostri limiti e trasformarli in
possibilità.
healthonline.it | 53
54. In un’intervista ha dichiarato:
“Dovevo condividere e parlare
con qualcuno, avevo bisogno di
raccontare le parti negative della
mia vita. Scrivere è stato un modo
per liberarmi”. Quali sono le parti
negative del tuo percorso?
Ho sempre avuto l’abitudine di
scrivere, di fare una sorta di diario
dei miei pensieri e di tutte quelle
difficoltà che hanno accompagnato la
mia crescita, era sentire un po’ meno
il peso che mi impediva di vivere
con leggerezza la mia adolescenza.
Nel periodo della scuola primaria ho
cominciato a prendere coscienza della
mia condizione quando, mettendomi
a confronto con i miei coetanei,
sentivo di essere discriminato. Per
esempio, quando si organizzavano
partite a calcio io non venivo
considerato non potendo correre
bene. Alzarsi la mattina per andare a
scuola e indossare la protesi, era una
preoccupazione che mi metteva più
ansia di un’interrogazione, rimanere
seduto per tanto tempo durante le
lezioni mi procurava dolori ovunque.
Almeno una volta all’anno, con la
crescita, dovevo adeguare la protesi
e affrontare tutto il periodo di
adattamento che questa richiedeva.
Ciò comportava intere giornate da
passare nell’officina ortopedica, per
cercare di renderla confortevole e
funzionale, ma questo, purtroppo
restava sempre un sogno.
A supporto di quelle lunghe ore in
“officina” avevo vicino sempre mia
madre. Lei cercava in ogni modo di
alleviare le mie sofferenze legate alla
protesi, era il mio tecnico personale,
si impegnava fino a notte fonda pur
di trovare la soluzione ai problemi
tecnici.
Con una sola gamba è possibile farcela. È un po’ questo il messaggio contenuto
nel suo ultimo libro “Con il piede giusto”…
Il mio ultimo libro è il risultato delle esperienze fatte in questi anni incontrando
migliaia e migliaia di persone con cui ho condiviso gioie e dolori della mia vita. Con
questo “diario” ho voluto offrire un vero e proprio percorso di crescita personale
con spunti, riflessioni, partendo proprio dalla mia storia e da tutte quelle difficoltà
che ho incontrato nella vita, dalla quale ne ho tratto insegnamenti e soluzioni
possibili, che tutti possono applicare...E se ci sono riuscito io con una gamba, non
ci sono dubbi che chiunque voglia raggiungere i propri obiettivi e realizzare i
propri sogni, possa farcela.
54 | Parliamo di...disabilità
55. ABBIAMO LA RISPOSTA PRONTA
Health Assistance fornisce le soluzioni più qualificate in ambito di salute integrativa, servizi sociali e
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dell’Assistenza Sanitaria Integrativa, dei servizi Socio Assistenziali e Socio Sanitari, nel comparto
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56. Hai già scaricato
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