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LE RACCOLTE
     DEL COVILE




CARTAGL ORI A
Argomenti tipografici antibodoniani
                    #




   Numeri 539, 584, 600, 609, 613, 619, 633.



             Firenze
                  MARZo
                   MMXI

                www.ilcovile.it
                     f
☞ La cornice di copertina è ripresa da Speculum peregrinarum quaestionum, di Bartholomei Sibille, 1534.
INDICE




                                                                         N°    pag
   Siti freschi. Giò Fuga Type                                           539    1
   Tributo a Hermann Zapf. GIANGIORGIO FUGA                                     1
   La rima. sonetto XL di Edmund Spenser (traduzione di Rodolfo Caro-    584    1
   selli)
   Cartagloria. La foglia aldina; persistenza di un ornamento SERGIO           2
   CASTRUCCI
   Siti freschi. Le « Editions du Jobet » di J.André STEFANO BORSELLI    600   1
   Cartagloria. La ritirata delle vignette STEFANO BORSELLI                    2
   Cartagloria. Random Fonts & Random Layout STEFANO BORSELLI.           609   1
   testo versione inglese.                                                     5
   I Caratteri Fraktur e l’anima tedesca. STEFANO BORSELLI               613   1
   Caratteri per l’Avvento.                                              619   1
   Lettere al direttore.                                                       2
   Siti freschi. Typographie & Civilisation.                             633   1
   Cartagloria. Frederic Goudy, un maestro della tipografia americana.         1
   JEAN-CHRISTOPHE LOUBET DEL BAYLE
N° 539 Anno IX
RISORSE CONVIVIALI
RACCOLTE DA STEFANO BORSELLI                      1     Il Covile                                                                         2
                                                                                                                                                                 30 Agosto 2009
                                                                                                                                                             NEWSLETTER APERIODICA
                                                                                                                                                                  ESCE QUANDO DEVE

Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo Nicolás Gómez Dávila




                                                       Siti freschi (18)                                 bambino sulla riva del mare, co-

 G iò Fuga Type                                                                                          struendo le torri facendo gocciolare
                                                                                                         acqua e sabbia. Eh sì, era proprio un
                                                                                                         genio...”
 Come anticipato nel n° 532 ritorniamo su
 temi tipografici, lo facciamo segnalando il
 blog Giò Fuga Type1, curato da un altro2
 straordinario creatore di font italiano,
 Giangiorgio “Giò” Fuga e ricco di infor-
                                                                                                                                      d
 mazioni sull’arte. La menzione ci permette                                                          T ributo a Hermann Zapf
 anche di presentare il grandissimo Her-                                                                                                                     di GIANGIORGIO FUGA

 mann Zapf, “un tradizionalista” ed “un                                                                    Fonte: Giò Fuga Type blog, url: blog.giofugatype.com
 innovatore moderno allo stesso tempo”,
 che ci va venire in mente un suo noto con-                                                          […] Nato a Norimberga l'8 novembre 1918
 nazionale e la sua “ermeneutica della con-                                                          è sposato con la calligrafa e disegnatrice di
 tinuità”. Ma prima ancora una lettera su                                                            caratteri Gudrun Zapf-von Hesse, vive a
 Gaudì, questa volta dell’entusiasta Pier                                                            Darmstadt in Germania. Ha imparato la
 Luigi Tossani:                                                                                      calligrafia da autodidatta guardando i libri
                                                                                                     di Rudolf Kock e Edward Johnston. Zapf
       “Gaudì? Barcellona, senza di lui, sa-
                                                                                                     ha avuto una illustre carriera nella proget-
       rebbe una città come tante altre...
                                                                                                     tazione dei caratteri e degli artefatti tipo-
       noiosa, perfino. Casa Baillot, e la Pe-
       drera, con le belle terrazze e quei                                                           grafici che si estende per oltre cinquanta
       comignoli stupendamente folli... tut-                                                         anni rimanendo un tradizionalista ma riu-
       to, facciate (ricordo le linee curve...                                                       scendo ad essere un innovatore moderno al-
       più che liberty, forse un neo-ba-                                                             lo stesso tempo. Hermann Zapf, che è rico-
       rocco?) interni, decori, parla di sana                                                        nosciuto come uno dei leader mondiali del
       e funzionale esagerata creatività, ar-                                                        type designer e della tipografia, dopo aver
       monia e fantasia. Il parco Guell con                                                          progettato numerosi caratteri romani, greci
       dentro la casina bellissima, anche                                                            e arabi ha sofferto le ferite della lama a
       senza andare a rivedere le foto ricor-                                                        doppio taglio della venerazione, visto che i
       do le persianine graziosissime... tutti                                                       suoi caratteri, che includono i tipi Palatino
       luoghi dove sogno di abitare.                                                                 ed Optima, sono stati oltre che i più ammi-
       La Sagrada Familia? quando sono ar-                                                           rati anche i più imitati. L'esempio più noto
       rivato davanti, m'è mancato il fiato.                                                         è il Book Antiqua, distribuito con Microsoft
       L'idea è stupenda. Non è il castello                                                          Office che è considerato un vero proprio
       della strega... ma quello fatto dal                                                           plagio del suo Palatino. Proprio per questo,
                                                                                                     nel 1993 egli rassegnò le dimissioni dal-
                                                                                                     l'ATypI (Association Typographique In-
 1
     URL: http://blog.giofugatype.com/                                                               ternationale) per quello che considerava un
 2
      Vedi N° 531.                                                                                   atteggiamento ipocrita sulla copiatura non
     Questa Newsletter viene inviata di tanto in tanto alle circa 110 persone che si sono volontariamente iscritte e che il curatore ha liberamente accettate. Chi, per qualsiasi motivo, non
     volesse più riceverla non esiti a scrivere a il.covile@gmail.com: sarà prontamente cancellato dall’indirizzario. (“Let him depart; his passport shall be made, and crowns for convoy put
     into his purse.” ) I numeri arretrati sono disponibili a www. stefanoborselli. elios. net/news/index. html. Font utilizzati: per la testata i William Morris della P22 Type Foundry, per
     il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com.
1 Il Covile 2                                                                      N° 539

autorizzata da parte dei membri del-                  data sul principio dell’acquisito delle licen-
l'ATypI.                                              za dei disegni tipografici su una base di non
                                                      esclusività, in modo da creare un semplice
                     a                                rapporto d'affari senza restrizioni tra le
                                                      parti. Il rapporto con ITC continuò, con la
Oltre ai già citati Palatino e Optima, Zapf
                                                      progettazione dei ITC Zapf International
ha disegnato altri famosi caratteri tra i quali
                                                      nel 1976 e ITC Zapf Chancery nel 1978.
ricordo Melior, Virtuosa, Aldus e Kompakt,
                                                      […]Nel 1977 Zapf, Burns e Herb Lubalin
creati all'inizio della sua carriera. Questi
                                                      fondarono a New York una società denomi-
sono stati progettati principalmente per la
                                                      nata Design Processing International per
Linotype. Poiché suoi disegni sono stati, e
                                                      sviluppare software tipografici per compu-
sono tuttora, una componente essenziale di
                                                      ter. Dopo la morte di Lubalin nel 1981, la
ogni ben pianificata offerta tipografica, i
                                                      società divenne Zapf, Burns & Company.
concorrenti della Linotype hanno prodotto
                                                      Con la morte, nel 1991, di Burns, che era
dei cloni virtuali di caratteri tipografici di
                                                      stato responsabile della commercializza-
Zapf per i propri clienti. Dopo aver visto
                                                      zione, la società si sciolse in quanto Zapf
cosa accadeva in quel periodo, Zapf conclu-
                                                      non voleva gestire un’azienda americana
se che non era né intelligente né proficuo
                                                      dalla Germania e non voleva vivere a New
continuare una carriera di progettazione di
                                                      York. Iniziò, invece, a sviluppare, in col-
caratteri che poi gli altri plagiavano, per-
                                                      laborazione con una ditta tedesca di softwa-
tanto nella metà degli anni ‘60 smise la
                                                      re, un programma di typesetting chiamato
progettazione commerciale.
                                                      Hz-program, ma tale società fallì nella me-
                                                      tà degli anni ’90 e il progetto si fermò.


                                                      AMS-Euler
                                                      Un carattere tipografico che potrebbe supe-
                                                      rare la popolarità della sua prima terna di
                                                      Optima, Palatino e Melior si è sviluppato in
                                                      un progetto per sostenere ancora un altro
                                                      software. Nei primi anni ’90 Zapf sviluppa
                                                      un carattere tipografico “corsivo dritto”
                                                      chiamato AMS-Euler per l'American Ma-
                                                      thematical Society. Si è trattato di un pro-
    Ornamenti disegnati da Zapf per Zapfino           getto di collaborazione col professore Do-
                                                      nald Knuth, della Stanford University, e un
Passò più di un decennio prima che Zapf               giovane studente, David Siegel, che ha con-
progettasse un nuovo carattere tipografico,           vertito i disegni di Zapf in caratteri digitali
in occasione della fondazione della ITC               utilizzando il METAFONT. Questo caratte-
(International Typeface Corporation) nel              re cerca di emulare lo stile della calligrafia
1971 da parte di Aaron Burns, che convinse            di un matematico che scriva entità matema-
Zapf della propria filosofia aziendale fon-


                                                  2
30 Agosto 2009                                                                    1 Il Covile 2

tiche sulla lavagna, che è dritto, piuttosto            maggior parte delle lettere e una massiccia
che inclinato.                                          serie di swash e legature. Tuttavia il proces-
                                                        so di digitalizzazione e di implementazione
                                                        della font si rivelò proibitivo in termini di
                                                        tempo e tutto fu sospeso fino al 1997 quan-
                                                        do Zapf portò i suoi disegni e le prime digi-
                                                        talizzazioni di Siegel alla Linotype.




Zapfino
Nel 1992 Siegel scrisse a Zapf, spiegando la
sua idea di riprodurrere la grafia in un font.
Per rendere un font calligrafico quanto più
realistico possibile, spiegò, le lettere e le lo-
ro variabili alternative devono cambiare
contestualmente e variare anche con l'al-
                                                               Esempio d’uso di Zapfino: si notino
tezza dalla linea di base, come con la nor-
                                                             le varianti di forma della stessa lettera
male scrittura a mano. Tutto ciò sarebbe
stato realizzato con un nuovo software in               Hermann Zapf e la Linotype si misero
via di sviluppo. Zapf era incuriosito dall'i-           d’accordo sul produrre quattro alfabeti cal-
dea, ma aveva anche seri dubbi sul risultato.           ligrafici eliminando alcune lettere e sosti-
La risposta a quest'ultima preoccupazione               tuendole con delle nuove. Così nacque il
di Zapf è stata la prima digitalizzazione di            suo carattere calligrafico Zapfino, che divi-
un piccolo pezzo di calligrafia contenuto in            so in quattro font PostScript fu origina-
uno sketchbook che Zapf aveva conservato                riamente rilasciato nel 1998 e ridisegnato
mentre era militare. La stessa calligrafia era          nel 2003 per sfruttare le nuove potenzialità
stata il modello per il Virtuosa Script, che            offerte dal formato digitale dei font Open-
era stato punzonato e fuso in caratteri di              Type. Il carattere ha riscosso uno straor-
piombo nel 1948. Sapere che la proget-                  dinario successo in tutto il mondo. Anche se
tazione del Virtuosa era stata compromessa              il risultante font OpenType, Zapfino Extra,
a causa delle restrizioni che comportavano i            ha notevolmente più glifi, comprese molte
caratteri in metallo convinse Zapf che «[…]             legature e variabili della stessa lettera. Con
forse questo nuovo software potrebbe                    questa tecnologia è più semplice rendere più
consentire di effettuare in un font prati-              veritieri i caratteri calligrafici digitalizzati.
cabile la calligrafia […]» . Così progettò              Convertire il disegno originale in un font
centinaia di caratteri basati sulla calligrafia,        OpenType è stato un compito monumenta-
compresi molti modelli alternativi per la               le, ma il tour de force di Zapf, in collabora-


                                                    3
1Il Covile 2                                                                                N° 539

zione con la Linotype design sotto la dire-
zione di Akira Kobayashi, ci è riuscito. [...]
G I AN GI O R GI O F U GA — 8 novembre 2008



               m
I l [mio] GFT Venexiano                                             I vari tipi di legature: standard,
                                                                       a nodo di ponte, esselonga
      Fonte: http://blog.giofugatype.com/?page_id=756
                                                            Particolare di questo carattere è la presenza
Il GFT Venexiano (1996 - 2004) nasce dal-
                                                            nella versione Expert di molte legature e
lo studio approfondito di tipi storici della
                                                            nessi anche nel maiuscolo, oltre alla pre-
cultura rinascimentale veneziana, come i
                                                            senza del maiuscoletto e dei numeri saltel-
caratteri di Francesco Griffo e di Nicolas
                                                            lanti (old style). Nella nuova versione in
Jenson. Inoltre sono state studiate iscrizioni
                                                            formato OpenType denominata GFT Vene-
lapidarie del Rinascimento presenti nella
                                                            xiano Plus (2004-2008), oltre ad essere in-
città di Venezia e nel comprensorio laguna-
                                                            globate tutte le forme presenti nell'Expert,
re.
                                                            vi sono ulteriori legature e nessi tipografici,
                                                            abbreviazioni latine e tutte le accentazioni
                                                            utilizzabili in un alfabeto latino. Inoltre so-
                                                            no state inglobate le forme del GFT Vene-
                                                            xiano Square (2004). Il GFT Venexiano ri-
                                                            sulta pertanto indicato per tutti i lavori edi-
                                                            toriali, paraeditoriali e nell'immagine coor-
                                                            dinata.
                                                            G. F.


 Primi schizzi e prima digitalizzazione della let-
                     tera “S”

Le sue forme con “occhio medio grande”
favoriscono una migliore leggibilità anche
nei corpi piccoli senza però perdere in ele-
ganza. Ogni glifo è stato disegnato con sen-
so di naturalezza e non di squilibrio o forza-
tura tra i segni che lo compongono, e il rap-
porto delle lettere tra loro, anche tra tondo
                                                              Legature e nessi tipografici delle maiuscole.
e corsivo o maiuscoletto, è armonioso.




                                                        4
N° 584 Anno X
RIVISTA APERIODICA
DIRETTA DA STEFANO BORSELLI                d         Il Covilef
¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬
                                                                                                                                                                      19 aprile 2010
                                                                                                                                                                      RISORSE CONVIVIALI
                                                                                                                                                                         E VARIA UMANITÀ

Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo Nicolás Gómez Dávila




a        Questo numero                                                                             XXXXXXXXXXXXXXXXX
                                                                                                   Edmund Spenser (1552-99), grande poeta del Rina-
Due rubriche. La Rima si adatta al risveglio                                                       scimento inglese (che, si ricorda, ha la sua maggiore
primaverile con un sonetto amoroso di Rodolfo                                                      fioritura nella seconda metà del ‘500) è stato denomi-
Caroselli (da Edmund Spencer). Segue Carta-                                                        nato “the poets’poet”, “il poeta dei poeti” per la piace-
gloria, la rubrica di argomenti tipografici inau-                                                  volissima musicalità e la viva, affascinante bellezza
gurata nel n° 542 ma anticipata dai nn. 531, 532                                                   delle immagini. La sua fama poggia soprattutto sul
e 539: questa volta il conduttore è un nuovo                                                       poema allegorico incompiuto “The Faerie Queene”,
                                                                                                   di formale ispirazione ariostesca. Notevolissimi sono,
collaboratore, Sergio Castrucci, membro di una
                                                                                                   però, anche gli 88 sonetti di stile petrarchesco raccolti
importante famiglia di tipografi fiorentini, che                                                   nel ciclo degli “Amoretti” (1595), di cui presento qui
ci narra la storia della fogliolina che trovate                                                    un esempio, e che hanno per argomento l’amore per la
sempre a sinistra dei titoli di capitolo e che d'o-                                                futura moglie Elizabeth Boyle.
ra in poi saprete chiamare per nome. N                                                             Si noti che il sonetto inglese (o elisabettiano), affer-
                                                                                                   matosi ad opera del Surrey già nella prima metà del
ZZZZZZZZZZZZZZZZZ                                                                                  ‘500, differisce da quello petrarchesco (2 quartine se-

L a rima                                                             K
                                                                                                   guite da 2 terzine) in quanto composto da 3 quartine
                                                                                                   più un distico. Il verso è il pentametro giambico (dieci
zzzzzzzzzzzzzzzzz
                                                                                                   sillabe di cinque piedi con alternanza vocale non ac-
                                                                                                   centata/accentata) che assomiglia (nonostante la sua
Sonetto XL                                                                                         monotonia) all’endecasillabo italiano tronco. (R.C.)
      EDMUND SPENSER, traduzione di RODOLFO CAROSELLI


Guardatela graziosa e sorridente
    e ditemi chi mai la può eguagliare                                                             Mark when she smiles with amiable cheer,
    ché sotto i cigli suoi sì dolcemente                                                           And tell me whereto can ye liken it:
                                                                                                   When on each eyelid sweetly do appear
    ella infinite grazie sa celare.
                                                                                                   An hundred graces as in shade to sit.

Al mio modesto ingegno uguale appare                                                               Likest is seemeth in my simple wit
   al sole più brillante dell'estate:                                                              Unto the fair sunshine in summer day:
   passata la tempesta sa donare                                                                   That when a dreadful storm away is flit,
                                                                                                   Through the broad world doth spread his goodly ray:
   il suo bel raggio a voi dovunque siate:
                                                                                                   At sight whereof each bird that sits on spray,
per cui sul ramo ogni augel notate            And every beast that to his den was fled
  ed ogni bestia in tana rifugiata            Comes forth afresh out of their late dismay,
  che uscendo ancor, ché più non son turbate, And to the light lift up their drooping head.
  alzano al sol la testa reclinata.
                                                                                                   So my storm-beaten heart likewise is cheered,
                                                                                                   With that sunshine when cloudy looks are cleared.
Sì a me s'allieta il tempestato core
   rasserenati i guardi al mio splendore.


                 Il Covile è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n. 62 del 2001. Redazione: Stefano Borselli (direttore),
           Riccardo De Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro
           Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano Domi -
           nici. Copyright 2010 Stefano Borselli. Email: il.covile@gmail.com. Arretrati disponibili a www.ilcovile.it. Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter
                               Steffmann e i Morris Ornament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com.
d   Il Covilef                                                                                                   N° 584

ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ                                               to quindi ad un uso arbitrario o puramente or-
C artagloria                                  m                  namentale. Uno sfaccendato, insomma; gli
                                                                 specialisti lo chiamavano foglia aldina (inglese
zzzzzzzzzzzzzzzzzz
                                                                 Aldine leaf, tedesco Aldusblatt, francese feuille
La foglia aldina. Persistenza di un ornamento.
                                       DI SERGIO CASTRUCCI       aldine) ma era, sicuramente, un soggetto am-
                                                                 biguo.
                                                                    D’altra parte l’intera storia di questa foglia
                                                                 è ambigua, avvolta di dubbi e di interrogativi,
                                                                 a iniziare dal termine stesso di “foglia”; ma
                                                                 quale foglia? Di quale pianta? Parrebbe trat-
                                                                 tarsi di edera, parente dell’ “edera distin-
                                                                 guens”, segno inciso su antiche lapidi greche e
                                                                 romane con lo scopo, sembra, di evidenziare,
                                                                 separandolo, una parte del discorso; un po’
                                                                 come le attuali virgolette.



                   ITC Zapf Dingbats – 1978

Chi guardi anche solo in maniera distratta il
set di caratteri speciali contenuti nel font
ITC Zapf Dingbats sarà subito attratto da un
paio di quei circa duecento simpatici disegni-                       Epigrafia greca e romana: segni di interpunzione.
ni.
                                                                 Foglia d’edera, dunque, ma non quella ben
                                                                 nota a tre o cinque lobi che cresce sui rami
                                                                 sterili bensì l’altra, meno conosciuta, tondeg-

                 ITC Zapf Dingbats (particolare)

Ebbene, quei due non sono affatto disegnini e
definirli simpatici è quanto meno improprio:
si tratta di due Swarovski in mezzo a un muc-
chietto di cocci di bottiglia. Rappresentano in
realtà un unico oggetto in due diverse posture
e quando nel 1978, agli albori della grafica
digitale, apparve l’ITC Zapf Dingbats, anche
tra gli addetti ai lavori quasi nessuno capiva
con chiarezza il senso di quell’oggetto di
fronte al quale erano rimasti stupiti e un po’
turbati: mentre tutti gli altri simboli del set
avevano un utilizzo facilmente intuibile, que-
sto intruso era di oscuro significato e destina-                             Hedera helix (fonte Wikipedia)



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19 aprile 2010                                                                                       d Il Covilef

giante e appuntita dei rami fertili, i rami che
produrranno fiori insignificanti e frutti vele-
nosi. E proprio il duplice e insolito sviluppo
vegetativo di questa pianta suggerisce l’idea di
una sua doppia natura: “nata due volte” così
come la più ambigua e contraddittoria divini-
tà antica, Dioniso. Luce e oscurità, calore e
freddezza, ebbrezza vitale e soffio mortifero;
                                                                La celebre marca tipografica di Aldo Manuzio
a lui era sacra questa pianta come a lui era sa-
cro il serpente che per il suo incedere stri-            Vari anni trascorsero prima che dal ferro dei
sciante e subdolo fu da sempre assimilato al-            punzoni si passasse al piombo dei caratteri
l’edera.                                                 mobili e che la “foglia aldina” fosse usata nel-
   Ma dove la “foglia aldina” appare più am-             la comune stampa tipografica come riempitivo
bigua è nel secondo termine della sua defini-            di riga, come separatore di paragrafi o come,
zione, in quel riferimento ad Aldo Manuzio,              in gruppi multipli, segnale di inizio o fine del
come fosse stato lui ad usare per primo questo           testo. Un uso, quasi una moda, che si diffuse
ornamento. Stanley Morison nel 1923 su                   fra gli stampatori lungo tutto il corso del cin-
Fleuron, trattando di fiori ed arabeschi tipo-           quecento; poi, come tutte le mode, già dall’i-
grafici, presentava un elenco di ornamenti di            nizio del secolo successivo conobbe un rapido
stampa e di rilegatura presenti nei libri del            declino e sarebbe forse stata dimenticata se nel
XVI secolo; a proposito del primo di essi, ap-           1920 non fosse stata riscoperta e rivalutata in
punto la foglia aldina, ne segnalava la presen-          occasione dell’incisione dei nuovi caratteri
za sulla rilegatura di un libro pubblicato nel           Garamond. Da allora la foglia, “nata due vol-
1499 dal Manuzio. Trent’anni più tardi, an-              te” come il dio cui era sacra, grazie anche alle
cora il Morison, uno dei più autorevoli esperti          nuove tecnologie e al diffondersi dei mezzi di
del ‘900 sull’argomento, scrisse che la foglia           comunicazione, si andò sempre più afferman-
era conosciuta come “aldina” non già perché              do. Oggi chi lavora o si diverte col computer
il Manuzio l’avesse usata come carattere tipo-           ha la possibilità di scegliere fra un discreto
grafico ma perché sovente veniva impressa                numero di versioni anche se la migliore, alme-
sulle legature in pelle dei suoi libri. I legatori       no fra le moderne, ci sembra comunque la no-
dunque, e non i tipografi, furono i veri pio-            stra, quella del’ITC Zapf Dingbats, capola-
nieri del gusto delle decorazioni a motivo flo-          voro dell’allora sessantenne Hermann Zapf1.
reale: foglie, fiori, frutti oltre a vari ornamen-
ti arabescati e di fantasia. Incisi su punzoni,
furono chiamati “ferri aldini” o semplice-
mente “aldi” ma sono addirittura anteriori al
Manuzio e non furono certo una sua inven-
zione. Una forma di appropriazione indebita
anche se inconsapevole, quella del Manuzio,
una sorta di plagio “passivo”: prendersi un
merito che non si ha ma che non si è in condi-
zione di rifiutare. E di plagi, più o meno pas-
sivi, la storia dei caratteri è piena.
                                                         1 Su Hermann Zapf vedi Il Covile N° 539.



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d   Il Covilef                                                                                                   N° 584

Questo distinto signore tedesco nella sua lun-             rebbe troppo lontano. Qui si vuole solo osser-
ga vita ha disegnato oltre 60 set di caratteri,            vare come il destino dei calligrafi sia sempre
inizialmente destinati alla stampa tipo-lito-              un po’ lo stesso.
grafica tradizionale e quindi alla stampa e vi-               D’altronde caratteristica di ogni segno cal-
sualizzazione digitali. Tutti abbiamo sul no-              ligrafico è di essere immediatamente ricono-
stro computer qualcuno dei suoi font: uno per              scibile dal suo lettore e le differenze fra i vari
tutti, il “Book Antiqua” che Microsoft intro-              caratteri non possono che essere minime; quel
dusse nel pacchetto Office ricavandolo (co-                segno deve, in altri termini, avere un forte
piandolo?) dal suo bellissimo e famoso “Pala-              grado di “invarianza”. La foglia non fa ecce-
tino”, dedicato al calligrafo del quattrocento             zione; a riprova ne abbiamo messe in fila ben
Giambattista Palatino e da lui disegnato nel               tre: la prima, opera dello stampatore Chre-
1948. Zapf è il “type designer” più famoso e               stien Wechel, è del 1536, la seconda è quella
più copiato del novecento, il che ha costituito            di Jean de Tournes del 1553 e l’ultima è la fo-
per lui motivo di soddisfazione e insieme di               glia di Hermann Zapf del 1978. Ebbene, non
amarezza. A sua consolazione citiamo qui                   si può non rilevare, e con un pizzico di mali-
un’analoga vicenda occorsa quasi cinquecento               zia, che i tre esemplari si somigliano assai.
anni prima. Agli albori della stampa un certo
Felice Feliciano, poeta, alchimista e calligra-
fo (un perditempo, diremmo oggi) coniugò
l’estetica dei caratteri tipografici col rigore
della geometria le cui figure, secondo il pre-
cetto platonico, erano quelle ottenute con l’e-
sclusivo ausilio di compasso e squadra. L’idea
che i canoni estetici non potessero prescinde-             Della foglia, uno studioso dell’argomento,
re da quelli geometrici e ne fossero addirittura           Max Caflisch2, si è di recente preso la briga di
funzione fu l’idea portante degli artisti-scien-           catalogare le versioni più significative dal cin-
ziati del ‘400, dal Brunelleschi all’Alberti a             quecento ad oggi. Sono un po’ più di una
Piero della Francesca. Ebbene, quell’alfabeto              trentina, più o meno come le Variazioni
geometrico e dunque “dignissimo” finì, quasi               Goldberg. Le antiche, semplici, sontuose e
intatto, in un singolare libro che di quell’idea           barocche, grasse e magre, destrorse e sini-
costituiva la teorizzazione. Il libro era il De            strorse, erette, sedute, supine, e le contempo-
Divina Proportione e il suo autore, Luca Pa-               ranee, un po’ sofferenti, talora anoressiche,
cioli, si guardò bene dal nominare il vero                 tutte comunque fondamentalmente simili. In-
ideatore di quei caratteri. Nello stesso libro il          sieme alle loro lontane antenate incise su pie-
Pacioli commise per la verità un altro e ben               tra oltre duemila anni fa, a quelle usate dagli
più grave plagio ma questo discorso ci porte-              amanuensi medievali come frivolo segno di
                                                           interpunzione e a quelle impresse come deco-
                                                           razione sulle rilegature di pregio, le vediamo
                                                           nel corso dei secoli apparire e scomparire fa-
                                                           cendo salti talvolta lunghissimi ma ricompa-
                                                           rendo poi pressoché immutate.
                                                           2 Vedi: Max Caflish, “Pour une typologie de la feuille aldine” a
           Felice Feliciano, disegno della lettera D       cura di Jacques André, in Graphê N° 30, luglio 2005, p. 13-19.
                Fonte: Wikimedia Commons.                  URL: https://listes.irisa.fr/wws/d_read/typographie/JA/aldine.pdf



                                                       4
19 aprile 2010                                                                                            dIl Covilef

                                                          dell’uomo e che non ne generano la creazione
                                                          ma ne esaltano l’armonia radicandola in qual-
                                                          che modo nel tempo e nello spazio. Nell’epo-
                                                          ca in cui vige la dittatura del Risultato e si
                                                          guarda con sospetto a tutto ciò che a quello
                                                          non è funzionale, l’ “ornamento”, sacro in
                                                          ogni tempo, ha vita grama.
        Foglie aldine antiche (da Max Caflisch)           Eppure l’antica foglia d’edera è riuscita, come
                                                          un cavallo di Troia, a penetrare nella rocca
                                                          stessa della modernità, nel computer, portan-
Ed è la persistenza di quest’immagine che se
                                                          do con sé i più valenti della schiera degli Zapf
per un verso ci sorprende, per un altro ci ras-
                                                          Dingbats. Non sono entrati, gli eroi, con un
sicura. Ritrovarla è come quando, camminan-
                                                          semplice font, oggetto effimero legato a una
do su una grande strada di comunicazione,
                                                          moda o a una scelta; sono entrati usando
vediamo riaffiorare in lontananza una nuova
                                                          quell’ambizioso progetto illuministico di
pietra miliare: ogni volta quella pietra porta
                                                          standardizzazione che ha nome Unicode 3.
inciso un numero diverso a seconda della di-
                                                          Entro questa sorta di enciclopedia del segno
stanza percorsa ma per il resto è identica alla
                                                          si sta non per essere usati, ma per essere dei
passata e alla futura. Quelle pietre, quella pie-
                                                          modelli di riferimento, dei simboli di un sim-
tra ci ha accompagnato fin lì e ci accompa-
                                                          bolo; una foglia, una freccia, un cuore, così
gnerà ancora lungo il nostro percorso dando-
                                                          come ogni lettera, ogni numero, insomma
ci la sicurezza della continuità. Ecco, il signi-
                                                          ogni segno riceve un codice che resta tale in-
ficato della foglia, quello che nei Dingbats
                                                          dipendentemente dal suo aspetto e dal suo
del 1978 le sembrava mancare, è forse questo:
                                                          formato, dal calcolatore e dal software usato,
la continuità.
                                                          dalla destinazione e dalla provenienza. La fo-
                                                          glia aldina, aggrappata insieme agli altri
                                                          dingbats al blocco codici 2700-27BF4, reste-
                                                          rà dunque con noi se non per tutta l’eternità,
                                                          almeno per la durata dell’era informatica...



                                                                          Logo di Unicode Consortium
        Foglie aldine recenti (da Max Caflisch)                            per la validazione dei siti

Quando il presente supera il passato senza                Ma la gratificazione antropologica che ci dà
tuttavia rinnegarlo e ne riconosce assumendo-             la foglia è poca cosa rispetto a quella estetica.
li in sé i valori, allora, in questa conciliazione,       E allora, come si fa con le donne (o con gli
è pensabile un rapporto sano con la moderni-              uomini, a seconda) guardiamole tutte e sce-
tà, una protezione contro gli strappi avan-               gliamone una, meglio due. Quelle due guar-
guardistici. La foglia fa parte di quel “basso            diamole bene, magari in una versione ingran-
continuo”, come lo chiamava Jean Starobin-                dita, ingigantita, magari proprio le due dello
ski, di quell’apparato di antichi simboli, litur-
                                                          3 Vedi il documento ufficiale, del dicembre 2009. URL:
gie, rituali, che stanno sullo sfondo dell’opera           http://www.unicode.org/versions/Unicode5.2.0/
                                                          4 Utile: http://www.alanwood.net/unicode/dingbats.html.



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d   Il Covilef                                                                                            N° 584

Zapf Dingbats. Guardiamole bene ma, atten-                 quale, in una reserved edition di Adobe Flash,
zione, non troppo a lungo. Perché la foglia ha             muti vertiginosamente in un turbinio di ver-
poteri ipnotici, quasi magici, e potrebbe suc-             sioni e di varianti, in un tripudio di sfumature
cedere che pian piano da innocua foglia si tra-            e di colori; splendidamente inutile e inattuale.
sformi in animale, in due animali, l’adulto e il           SERGIO CASTRUCCI
cucciolo, due animaletti fantastici, deliziosa-
mente orribili, capaci di riaffiorare fra le vo-
lute di un incubo notturno. Gli anglosassoni,
originali come sempre e inclini alle allucina-
zioni, hanno chiamato il segno non “leaf ” ma
“heart”, cuore, e in effetti bisogna riconosce-
re che l’immagine, dotata di una certa sensua-
lità tattile, evoca veramente un minuscolo
cuore, un cuore per nulla romantico e che po-
tremmo, stringendolo fra pollice e indice,                 NOTIZIA: Sergio Castrucci è nato a Firenze dove ha
sentirlo sinistramente pulsare.                            studiato e lavorato presso la Ibm Italia. Attualmente
                                                           risiede ad Arezzo dove si occupa di informatica. Nel
                                                           1999 pubblica, presso l’editore Tallone, il volume Lu-
                                                           ca Pacioli da ’l Borgo San Sepolcro che riceve buona ac-
                                                           coglienza dalla critica (Enzo Siciliano, Carlo Carena)
                                                           e, con l’edizione ampliata del 2003, riceve il Premio
                                                           Capalbio. All’inizio del 2006 pubblica con le “Edi-
                                                           zioni della Meridiana” un racconto lungo dal titolo
                                                           Qualcosa sotto. È autore di testi teatrali e di racconti
                                                           presenti su varie riviste e antologie.



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                 La libreria Rondorf, Colonia.             Breve nota di botanica
                                                           Hedera helix L. L'edera comune. Il nome he-
E infine vi accorgerete che v’è in questo se-
                                                           lix deriva dal greco “elissein", cioè avvolgersi,
gno qualcosa di ineffabile la cui definizione
                                                           strisciare sinuosamente. Le ramificazioni la
non può essere lasciata a banali aggettivi;
                                                           portano a raggiungere anche i 30 metri in al-
qualcosa oscillante fra il sublime e il trasgres-
                                                           tezza, soprattutto su alberi con corteccia ru-
sivo e se è vero, come Karl Barth immaginava,
                                                           gosa che favorisce l'aderenza delle radici av-
che Lassù la liturgia celeste dell’Agnello vie-
                                                           ventizie. Le foglie dei rami sterili misurano da
ne scandita dalle note di Bach mentre nella
                                                           pochi fino a 10 centimetri; sono di colore ver-
loro intimità angeli e santi preferiscono ascol-
                                                           de chiaro le giovani e verde cupo le vecchie.
tare Mozart, ebbene, allora è possibile che le
                                                           La forma varia da cuoriforme, a margine qua-
pareti del paradiso siano affrescate da gran-
                                                           si intero, a lobata con lobi di differente forma.
diosi cicli giotteschi ma che nel privato delle
                                                           Le foglie dei rami fertili sono di forma ovale e
loro stanze gli stessi angeli e gli stessi santi, su
                                                           senza lobi. Persistono sui rami tre anni, rap-
grandi monitor extra-piatti si prendano dilet-
                                                           presentano un luogo di nidificazione per gli
to della vista di Lei, della “foglia aldina” la
                                                           uccelli, e sono apprezzate dalle pecore e dalle


                                                       6
19 aprile 2010                                                                                          dIl Covilef

capre. I fiori maturano in autunno e le bacche                                   II D.C.
maturano l'anno seguente la fioritura, verso
aprile e maggio: l'edera è una delle poche
piante con fioritura e fruttificazione che si ve-
rificano in due anni differenti. È specie rusti-
ca, può vivere qualche secolo e si dice che al-
cuni esemplari con il tronco di un metro di
diametro siano quasi millenari. In montagna
non si spinge oltre i 1.200 metri. Dell'edera
comune si conoscono un centinaio di varietà.
            Fonte: http://www.mieliditalia.it/f_edera.htm.       Stele a timpano iscritta di Ulpia Tertullia,
                                                                       Civici Musei di Reggio Emilia.


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Storia per immagini

                    II–I SEC. A.C.




  Apografo di iscrizione greca su plinto, con due hederae
      distinguentes, pubblicato da Georg Walther
                    (Gualtherus) 1624.
                                                                                   1536

                    I SECOLO A.C




    La pietra esumata da Maillard de Chambure col
     termine Alisija (=Alesia=Parigi?) che dal 1839
                 fa discutere gli storici.




                                                             7
d   Il Covilef                                                                                          N° 584


                           1561                                                            1933




                                                          Disegno e modello di
                                                          Frederic Goudy (sopra)
                                                           per l'edizione (lato)
                                                           del Fra Luca Pacioli
                                                            di Stanley Morison
                                                             New York, 1933.



                       XVII SEC.


                                                                       2003

                                                                                             The Aldine Leaf, di
                                                                                              Andre Chaves,
                                                                                             The Clinker Press.
                                                                                                   2003.
          Matrice della University Press di Oxford.
          Fonte: http://www.theoldschoolpress.com


                           1839



                                                                                   2008




                                                                Fraktur mon Amour, di Judith Schalansky,
                                                                   Princeton Architectural Press, 2008.




                                                      8
N° 600 ANNO X
RIVISTA APERIODICA
DIRETTA DA STEFANO BORSELLI                d          Il Covilef
¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬
                                                                                                                                                                10 SETTEMBRE 2010
                                                                                                                                                                        RISORSE CONVIVIALI
                                                                                                                                                                           E VARIA UMANITÀ


Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila




a         Questo numero.
È il n° 600. Celebriamo i due tondi zeri con un
numero dedicato al gusto rococò ed al suo tra-
monto. Si inizia con la segnalazione del sito di
Jacques André1 dal quale prende spunto Cartaglo-
ria, la rubrica di argomenti tipografici, che rac-
conta, in seconda pagina, della provvisoria Riti-
rata delle vignette di fronte al micidiale attacco
della macchina ideologica dell'89. N

ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ



 R isorse conviviali
zzzzzzzzzzzzzzzzzz
                                                                             Y
Le «Éditions du jobet» di Jacques André.
   “Sono lieto di annunciare che ho appena mes-
   so sul mio sito il Tomo I del Manuel typogra-
   phique di P. S. Fournier (1764) in formato                                                       detta opera di Pierre-Simon Fournier, maestro
   PDF, per schermo o per la stampa, in tre di-                                                     della tipografia rococò (l'immagine del fronte-
   verse modalità di presentazione. Ho cancella-                                                    spizio del primo volume della sua opera princi-
   to la versione precedente (novembre 2008)                                                        pale parla da sola), le Éditions du jobet offrono
   che copriva solo circa la metà del Tomo I.                                                       al pubblico dominio, in riedizioni curate con
   […]. Jacques ANDRÉ            8 luglio 2010”                                                     grande acribia da André medesimo, rari gioielli
                                                                                                    come Printers Ornaments applied to the composi-
                                                                                                    tion of decorative borders, panels and patterns, di
                                                                                                    Frederic Warde (1928), o Petits jeux avec des or-
                                                                                                    nements, di Max Caflisch (1965), ed anche utili-
                                                                                                    tà varie, come le Petites leçons de typographie,
                       Logo delle Éditions du jobet.2
                                                                                                    dello stesso André, definite come “Iniziazione
La comunicazione di Jacques André ci dà l'op-                                                       alle regole d'ortotipografia (impiego delle ma-
portunità di segnalare ai lettori il suo sito, pre-                                                 iuscole, del corsivo, ecc.) rivolte agli studenti in
ziosa risorsa per gli appassionati di storia della                                                  scienze, ma accessibili a tutti”. Utilissima anche
tipografia: le Éditions du jobet3. Insieme alla                                                     la pagina intitolata “Biblioteca Virtuale di Ti-
                                                                                                    pografia” con una ricchissima bibliografia stori-
1 Di solito raccogliamo nella rubrica Siti freschi queste segnala-                                  ca ed i link alle edizioni disponibili in rete.
zioni, ma questo è meglio collocato in Risorse conviviali, (l'ag-                                      Non possiamo concludere questa presenta-
gettivo è per noi così importante da comparire nella testata) che
forse inaugura.                                                                                     zione senza osservare che il programma origina-
2 Spiega Jacques André: “A proposito del logo: è costituito da                                      rio di Fournier prevedeva un manuale in quattro
due volute classiche del XVIII secolo e dalla ghianda attribuita                                    volumi, ma la morte lo fermò al secondo. Sarà
al Grandjon (1570, anche se è attestata come punzone dal 1478). ”
3 URL: http://Jacques-Andre.fr/ed/index.html.                                                       la prossima fatica di Jacques André?

            Il Covile è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n. 62 del 2001. Redazione: Stefano Borselli (direttore), Riccardo
            De Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Al -
            manacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano Dominici. Copyright
            2010 Stefano Borselli. Email: il.covile@gmail.com. Arretrati disponibili a www.ilcovile.it. Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris
               Ornament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com. Software: impaginazione OpenOffice.org, immagini GIMP.
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ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ                                                stesso creati) servirono ad esprimere, due se-

C artagloria                                 m
                                                                  coli fa, sia gli ultimi anni dell'Ancien Régime
                                                                  sia i primi di un'era nuova. Quello che la Ri-
zzzzzzzzzzzzzzzzzz                                                voluzione rinnegò della sua opera sono le
                                      DI STEFANO BORSELLI
                                                                  “vignette”, vale a dire lo straordinario assor-
La ritirata delle vignette.                                       timento decorativo (il cui iniziatore fu il suo
Quella dei Fournier è stata una dinastia di tipo-                 contemporaneo Luce5, stampatore del re).
grafi, la più importante della storia francese. Il                Queste vignette, componibili come dei carat-
padre del più celebre Pierre Simon, Jean Clau-                    teri tipografici in piombo, dovevano rimpiaz-
de, era anch'egli nel mestiere. Nel 1825, 60 an-                  zare le vecchie vignette incise su legno e le
ni dopo il Manuel di Pierre Simon un altro                        affascinanti piccole stampe su rame dei mae-
Fournier, Henri, stampa sempre a Parigi nella                     stri alla moda. Il gusto degli ornamenti (ro-
                                                                  cocò), cari alla Pompadour, cedette il posto,
sua tipografia in rue de la Seine, un Traité de la
                                                                  sotto Luigi XVI al gusto severo di un decoro
typographie, ma ormai i decori sono quasi di-
                                                                  sobrio ispirato dall'Antico. […]
menticati, il frontespizio è desolato.
                                                                    Pierre-Simon Fournier, detto il Giovane6
                                                                  (1712-1768) — del quale ci occupiamo qui
                                                                  — pubblica nel 1766 il suo Manuel typogra-
                                                                  phique nel quale cita i migliori maestri di
                                                                  scrittura del Rinascimento: i Palatino (Roma
                                                                  1545), i Cresci (Venezia 1575), i Francesco
                                                                  Luca (Madrid 1580) e le lettere incise da
                                                                  Theodore e Israël de Bry (Leipzig 1596).
                                                                  Egli conosce il celebre trattato di Geoffroy
                                                                  Tory, il Traité sur la fonderie, l'imprimerie et
                                                                  le langues anciennes di Gennesner (Leipzig
                                                                  1742) […].”




Per comprendere cos'era successo nel frattem-
po, facciamo ricorso ad un grande studioso del-
la materia, anch'egli (come tutti in questa sto-
ria, tranne le déesses) incisore e tipografo, Gé-
rard Blanchard (1927-1998). Dal suo saggio
“Le «Fournier»: caractère du bicentenaire”4 tra-
iamo due brevi ritratti: il secondo personaggio
lo chiameremo anche a testimoniare.                             5 Louis-René Luce, (Parigi, 1695-1774), incisore della Stampe-
                                                                ria Reale, pubblicò nel 1771 Essai d’une nouvelle typographie ornée
                                                                de vignettes, fleurons, trophées, filets, cadres et cartels, inventés, des-
    . Pierre Simon Fournier le jeune.                           sinés et exécutés par L. Luce, graveur du roi, pour son imprimerie
                                                                royale.
    “Sembra che in Francia si sia del tutto di-                 6 I soli studi, pubblicati in Francia, che permettono di compren-
    menticato Fournier, i cui caratteri (da lui                 dere le dinastie della famiglia Fournier sono in: Jeanne Veyrin-
                                                                Forrer, La lettre e le texte, trente années de recherches sur l'histoire
4 In: Communication et langages. N°82, 4° trimestre 1989. pp.   du livre, Edition de l'École normale supérieure de jeunes filles,
32-48. Disponibile a: http://www.persee.fr.                     1987, Paris. N.D.A.

d   Il Covilef                                                                                                                 N° 600
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                                                                       di quella che oggi chiameremmo la grande im-
   . Antoine François Momoro.                                          postura, porti una maschera: “légers, philo-
   “Antoine-François Momoro è nato a Besan-                            sophes aimables, nous voulons paroître philoso-
   çon nel 1756 e morto sulla ghigliottina nel                         phes profonds, réfléchis, misantropiques mêmes:
   1794, condannato da Robespierre con tutta                           nous nous refusons de rire quand nous en brûlons
   una carretta d'amici herbertisti.                                   d'envie; nous, etc. nous, etc. etc.”. Ecco com'è
     Stampatore e fonditore di caratteri come                          andata: la ghiaccia e funerea bellezza dei ca-
   professione, arriva a Parigi. Nel 1785 scrive il                    ratteri del celebrato asse Baskerville-Bodoni-
   suo Traité élémentaire [...]. Nel 1787 è accol-                     Didot è potuta diventare norma, facendo sfio-
   to nella corporazione dei librai e s'installa                       rire le pagine stampate, solo insieme all'avven-
   come stampatore-libraio in rue de la Harpe.
                                                                       to dell'homo ideologicus, dal “volto che giam-
   Ha sposato la figlia di Jean-François Four-
                                                                       mai non rise”.9 Ma lasciamo la parola a Mo-
   nier7 del quale aggiunge la fonderia di carat-
                                                                       moro, per concludere poi con un'immagine
   teri al suo fondo commerciale. […] La sua
                                                                       positiva, un lavoro del nostro William Morris
   ammirazione per Pierre-Simon Fournier è
                                                                       (1834 – 1896), sulla quale ritorneremo. (S. B.)
   senza limiti e nel suo Traité egli rinvia co-
   stantemente all'opera dell'illustre parente.
   […]                                                                   . La vignetta in tipografia.10
     Nel 1789 Momoro prende partito per la ri-
                                                                         “Ci sono delle vignette in caratteri tipografi-
   voluzione […] è membro del celebre club dei
                                                                         ci (font) e delle vignette in legno.
   Cordiglieri. Amico di Herbert, si separa da
                                                                           Le vignette in caratteri tipografici sono
   Danton e da Robespierre che considera trop-
                                                                         piccole incisioni ornamentali, montate dal
   po moderati. È inviato molte volte in missio-
                                                                         compositore seguendo la giustificazione del-
   ne nei dipartimenti francesi ed in Vandea per
                                                                         la sua opera e secondo il suo gusto, disposte
   sorvegliare le operazioni dei generali. Mem-
                                                                         in testa ad un volume o all'inizio di un nuovo
   bro influente del Consiglio municipale di Pa-
                                                                         capitolo. Queste possono essere di larghezze
   rigi, è lui che inventa il motto “Liberté, égali-
                                                                         diverse, diverse giustificazioni e diversi dise-
   té, fraternité”8 che fa incidere sui monumenti
                                                                         gni.
   di Parigi. Organizzatore di feste, fa imperso-
   nare a sua moglie Sofia, nata Fournier, la dea
   Ragione a Notre-Dame, secondo alcuni a
   Saint-André-des-Arts.”
Ci aspetteremmo allora di trovare nel manuale
del rivoluzionario antiaristocratico ed anticri-
stiano Momoro un pieno dispiegamento di                                    Le vignette in legno o le calcografie servo-
quella sensibilità ostile all'ornamento alla                             no allo stesso scopo di quelle in caratteri ti-
quale accennava Blanchard. Invece no, quan-                              pografici; ma sono più comunemente utiliz-
do Momoro lascia il berretto frigio per ritor-                           zate. Si collocano in testa ad un'opera o ad un
nare tipografo, rientra in se stesso e racconta                          nuovo argomento, alle diverse parti, divisio-
in tutta verità come il suo mondo, prigioniero                           ni, prefazioni, ecc.

7 Jean-François Fournier, figlio di Jean-Pierre detto il Maggio-       9 Sono versi di Giosuè Carducci su Giuseppe Mazzini. Ridevano
re, fu fonditore del re, a Parigi, nel 1786. È il fratello di Simon-   poco anche i giansenisti: il Covile proverà a mettere nel dovuto ri-
Pierre e di quel Fournier d'Auxerre protettore di Restif de La         salto il loro ruolo nella formazione del gusto dell'amor vacui.
Bretonne […] N.D.A.                                                    10 Voce “Vignette” dal Traité élémentaire de l’imprimerie, ou le
8 Pura casualità, ma nello scorso numero Richard Stallman inizia-      Manuel de l’imprimeur, di Antoine François Momoro, chez l’au-
va la sua conferenza con lo stesso slogan.                             teur, Paris, 1793, pp. 328-330.

10 settembre 2010                                                                                                              Anno X
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                                                                      necessità.
                                                                        Nelle opere, tuttavia, quando si mette una
                                                                      vignetta, nel farlo si devono seguire i seguenti
                                                                      principi.
                                                                        1°. Mettere sempre le vignette sulle pagine
                                                                      dispari, e quindi non metterle mai sulle pagi-
                                                                      ne pari se non è assolutamente necessario.
      Il gusto delle vignette sembra attualmente
                                                                        2°. Mai mettere spazio tra la vignette in le-
    passare e gli inglesi ci hanno trasmesso questa
                                                                      gno e la linea del titolo corrente, dove di so-
    avversione contro di esse, come ci hanno fat-
                                                                      lito si trova il numero o folio.
    to nascere il desiderio di imitarli in tutto:
                                                                        3°. Proporzionare lo spazio intorno ai fleu-
    leggeri, filosofi amabili, noi vogliamo sem-
                                                                      rons che si inseriscono, in modo che ve ne sia
    brare filosofi profondi, riflessivi, financo mi-
                                                                      un poco di più in basso che sopra.
    santropi: noi ci rifiutiamo di ridere anche
                                                                        4°. Quando si hanno calcografie da inserire
    quando ne bruciamo dalla voglia, noi, ecc.,
                                                                      dopo i fogli di stampa, lasciare lo spazio
    noi, ecc., ecc.
                                                                      bianco adatto a tale scopo.
                                                                        5°. Scegliere dei fleurons meno larghi della
                                                                      pagina in cui si dovranno porre, prenderli di
                                                                      un soggetto analogo alla materia del libro,
                                                                      piacevoli al colpo d'occhio, e scartare quelli
                                                                      cui il troppo uso ha cancellato le tracce, che
                                                                      diventano pastosi alla stampa.”




      Di conseguenza ritiriamo le vignette11, per
    non mettere proprio niente nella testata di un
    libro. Consultate le Oeuvres de Voltaire, stam-
    pate a Kelh, dalla Società tipografico-lette-
    raria, con i caratteri di Baskerville, nel 1780
    e negli anni successivi: non troverete una sola
    vignetta, non un cordon de vignette, non un
    filet, ad eccezione di quelli detti inglesi, che
    sono di questo tipo:
      In questo modo, noi diamo al pubblico sol-
    tanto il puro testo, e non larghe vignette o                           Non prævalebunt: la pagina ornata ritorna.
    grandi ornamenti moltiplicati spesso senza                             Poems Chosen Out of the Works of Samuel
                                                                            Taylor Coleridge, Kelmscott Press, 1896.

11 Nell'originale: “En conséquence nous retranchons les vignettes”.

d   Il Covilef                                                                                                      N° 600
A               DIRETTA DA
                             N°609
                RIVISTA APERIODICA

                STEFANO BORSELLI           d          Il Covilef B
¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬
                                                                                                                                                       ANNO X
                                                                                                                                                        RISORSE CONVIVIALI
                                                                                                                                                           E VARIA UMANITÀ
                                                                                                                                                             18 OTTOBRE 2010


Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila




a         Questo numero / This issue.                                                                  tradizione che ha permesso a volte ai dise-
                                                                                                       gnatori di caratteri di utilizzare (chiaramente
Un altro numero bilingue, dato il particolare tema                                                     con discrezione) varie larghezze della stessa
trattato. La versione in inglese è a pag. 5. / Another                                                 lettera (come alcuni font disegnati e tagliati
bilingual issue, given the particular subject. The Eng-                                                da Rudolf Koch). In terzo luogo, per consen-
lish version starts on page 5. N                                                                       tire ai disegnatori di caratteri di inventare
                                                                                                       nuovi segni (che nessuno osi chiamarli lette-
                                                                                                       re!) per quanto i progettisti e i tipografi di
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
                                                                                                       mentalità classica possano aborrire l'idea.”
 C artagloria                                                        m                              . LUC DEVROYE & MICHAEL
zzzzzzzzzzzzzzzzzz
Random Fonts & Random Layout.                                                                       MCDOUGAL.
                                                                                         ***
                                                     DI STEFANO BORSELLI                            Successivamente, nel 1995, apparve il lavoro di
                                                                                                    Luc Devroye e Michael McDougal Random
. JACQUES ANDRÉ & BRUNO BORGHI.                                                                     fonts for the simulation of handwriting 2. Nel sag-
Il primo pionieristico studio sull'argomento che                                                    gio si presentavano, con esempi concreti, due
qui trattiamo è del 1989: si tratta di un breve ar-                                                 metodi per ottenere una quasi impercettibile dif-
ticolo di Jacques André e Bruno Borghi dal ti-                                                      ferenza tra ogni istanza della stessa lettera.
tolo Dynamic fonts1. In esso venivano esplorate
le possibilità offerte dalla composizione tipo-
grafica computerizzata, che avrebbe permesso di
rendere gli esemplari di una stessa lettera in un
testo diversi ognuno dall'altro.
                                                                                                                        Figura 2. Tratta da Random fonts.

                                                                                                    Lo scopo, enunciato nel titolo e sostanzialmente
                                                                                                    raggiunto, era avvicinarsi quanto possibile alla
                    Figura 1. Tratta da Dynamic fonts.
                                                                                                    scrittura manuale, come esemplificato nel deli-
I due autori concludevano:                                                                          zioso, non solo tipograficamente, “menù to-
                                                                                                    scano” che gli autori proponevano a pag. 294.
   “Perché questi font [dinamici]? Primo, per
   riprodurre la complessità del mondo reale,
   che è non deterministica (come, ad esempio,                                                      . UN PRIMO BILANCIO.
   la simulazione dei caratteri scritti a mano).                                                    Vent'anni dopo dobbiamo purtroppo rilevare che
   In secondo luogo, per far rivivere la vecchia                                                    sulla via indicata poco si è avanzato, nonostante
                                                                                                    le metodologie e gli standard per la de finizione
*** Non avrei potuto scrivere questo articolo senza il sostegno                                     dei caratteri abbiano visto un notevole sviluppo3.
e i preziosi consigli di Massimiliano Dominici, che qui ringra-
zio insieme a Francesco Borselli per la traduzione.                                                 2 Electronic Publishing, Vol. 8(4), 281–294, dicembre 1995
1 In “Raster Imaging and Digital Typography” ( J. André e R.                                        3 Vedi lo standard OpenType, in particolare per la scrittura di
D. Hersch), Cambridge University Press, 1989, p. 198-204.                                           lingue non occidentali, ma anche per la gestione di legature,


       Il Covile è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Leg-               ge sull’Editoria n. 62 del 2001. ☞Redazione: Stefano Borselli (direttore), Ric-
       cardo De Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giu-                         seppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pa-
       gliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Se-                       rafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano
       Dominici. ☞ © 2010 Stefano Borselli. Questa rivista è licenziata sotto Creative                     Commons Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 2.5 Italia Li-
       cense. ☞Email: il.covile@gmail.com. ☞Arretrati disponibili a www.ilcovile.it.                     ☞Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris
       Ornament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini,             www.iginomarini.com. ☞Software: impaginazione OpenOffice, immagini GIMP.
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                                                                   uso di queste tecniche rispetto all'iniziale pro-
                                                                   posta André-Borghi, condizionando in qualche
                                                                   modo gli stessi successivi indirizzi di ricerca. In-
                                                                   fatti, secondo Devroye e McDougal:
                                                                     “Non c'è bisogno di font random nei testi or-
                                                                     dinari, ma crediamo che ci siano enormi pos-
                                                                     sibilità, come nelle lettere private, la pubbli-
                                                                     cità personalizzata, generatori automatici di
                                                                     lettere tipo, in matematica (testi in cui si vuo-
                                                                     le emulare la matematica alla lavagna), dida-
                                                                     scalie e fumetti di Tintin 5, le strisce in gene-
                                                                     re, menù dei ristoranti, generazione dei cam-
                                                                     pioni di prova per la scrittura di caratteri, si-
                                                                     stemi di riconoscimento, e tutte le applica-
                                                                     zioni che richiedono un contatto umano.”
                                                                   Diversamente noi siamo convinti che il campo di
      Figura 3. Tratta da Random fonts. “Italian menu”.            applicazione naturale di queste nuove possibilità
È vero infatti che questi nuovi standard hanno                     offerte dalla composizione al computer sia pro-
permesso, grazie a tecniche complesse e qualche                    prio la stampa ordinaria, in particolare libri e ri-
trucco, di rendere disponibili font con varianti,                  viste di qualità6, e che i caratteri da trattare con
ma più per il campo della grafica che per quello                   algoritmi random non siano bizzarrie “creative”
                                                                   o solo quelli, certo belli ed utili, di tipo script, ma
                                                                   tutti, dai classici con grazie (serif ) come Palati-
                                                                   no, Garamond, Times, ai sans serif come Helve-
                                                                   tica o Arial.

                                                                   . NUOVE             TEORIE SULLA BELLEZZA
                                                                   PERCEPITA.
                                                                   Esiste una teoria (per tutti si veda Twelve Lec-
                                                                   tures On Architecture — Algorithmic Sustainable
       Figura 4. Forme alternative dello stesso carattere          Design7 di Nikos A. Salìngaros) secondo la quale
          in Zapfino, il font script di Hermann Zapf,              c'è un fondamento biologico-evolutivo alla per-
         5. Varianti ornate (swash letters) per fine riga.         cezione della bellezza, che si è sviluppata nella
                                                                   contemplazione attiva della natura.
dell'editoria vera e propria4.                                        E in natura l'ordine e la simmetria sono ot-
                                                                   tenuti con forme che si ripetono8, ma mai per-
. A COSA SERVONO?                                                  5 Il professor Devroye, insegna Computer Science alla Mc-
A nostro avviso gli autori di Random fonts ri-                     Gill University di Montreal, Canada, ma è belga. Il professor
dussero eccessivamente la portata ed il possibile                  André insegna a Rennes: questa dei font random appare come
                                                                   una faccenda francofona...
                                                                   6 Possiamo già annunciare che Il Covile farà con piacere uso di
abbellimenti e forme alternative dello stesso carattere.           queste tecniche appena saranno disponibili.
4 Chi volesse notizie aggiornate sul tema randomized fonts e       7 Editore www.umbau-verlag.com. Si vedano in particolare le
sul relativo bagaglio di esperienze e risultati concreti, faccia   pagine 32 e 174-175. Il testo si segnala anche per la qualità e
riferimento all'apposita pagina del sito di Luc Devroye, ric-      l'originalità delle scelte tipografiche.
chissimo di informazioni sulla tipografia.                         8 Spesso la forma si mantiene anche alle scale superiori. Sono
URL: http://cg.scs.carleton.ca/~luc/randomizedfonts.html.          i frattali: alberi, foglie, paesaggi. Sempre di Nikos A. Salìnga-

d   Il Covilef                                                                                                           N° 609
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fettamente identiche: si pensi alle foglie di una                    ratteri non sono troppo piccoli, come nella mas-
margherita, a prima vista tutte uguali, ma in                        sima10 che segue, l'irregolarità del profilo è ben
realtà ognuna unica.                                                 visibile.




                                                                                    There     is hardly
                                                                                    anything in the
                    Figura 6. Margherita.
                                                                                    world that some
Per le stesse ragioni un ordine portato all'estre-
                                                                                    man cannot make
mo è percepito come disarmonico, perturbante,                                       a little worse and
alieno.                                                                             sell a little chea-
                                                                                    per, and the peo-
                                                                                    ple who consider
                                                                                    price only are this
                                                                                    man's lawful prey.
                                                                                          John Ruskin




                                                                        Figura 8. Carattere IM FELL DW Pica 16.5 punti.

                  Figura 7. Sedie pressofuse.                        . UNA BUONA BATTAGLIA.
Ecco spiegato perché i bibliofili sono così inna-                    Il nome di John Ruskin non è comparso a caso.
                                                                     Sì, come il grande pensatore inglese denunciava,
morati delle edizioni cinque-settecentesche, che
                                                                     lo sviluppo dell'industrializzazione, anche in ti-
ritengono insuperate. Non si tratta solo della
                                                                     pografia, si è definito come un processo di perdi-
preziosità della rilegatura o della qualità della
                                                                     ta di possibilità espressive e soprattutto di bellez-
carta: quelle edizioni primeggiano anche nella
                                                                     za. Ma la composizione al computer può/deve
lettura su schermo LCD. Oppure si consideri il
                                                                     consentire di invertire finalmente quel trend se-
fascino e il senso di pace e armonia dei chiostri
                                                                     colare? È stata questa la scommessa di Hermann
medievali, realizzati con colonne una diversa
dall'altra. Tornando alla tipografia, là dove si ri-                 Zapf11, unanimemente considerato il più grande
cerca il massimo di eleganza a volte si ricorre a                    disegnatore di caratteri del XX secolo, scom-
font volutamente imperfetti, come ad esempio i                       messa in linea con quella di William Morris e la
Fell types9, usati normalmente dal Covile. Se i ca-                  sua Kelmscott Press (1890), come con l'opera di
                                                                     Stanley Morison ed il gruppo della rivista The
ros si veda A Theory of Architecture, Umbau-Verlag, Solingen,        Fleuron (1923-1930).
Germania, 2006.
9 Superbamente resi in formato digitale da Igino Marini, vedi        10 “È difficile trovare al mondo qualcosa che un uomo non
Il Covile n° 531. I caratteri, creati da maestri olandesi, prendo-   possa rifare un po' peggio e far costare un po' meno, e la gente
no il nome da John Fell (1625–1686) che se ne approvvigionò          che bada solo al prezzo è preda legittima di costui.”
per la nascente Oxford University Press.                             11 Vedi Il Covile n° 39.

18 ottobre 2010                                                                                                           Anno X
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                                                                    XXXXXXXXXXXXXXXXXXX
                                                                    ADDENDA. ESEMPI DA UN GRANDE
                                                                    CLASSICO.




     Figura 9. Colonne di forma varia, simmetricamente
               distanziate. Da Twelve Lectures.


. AUSPICIO.
Se si assume che la bellezza richiede un ordi-
ne “naturale” e non meccanico, allora non ci
si può fermare al font, cioè alla definizione
del carattere, nel quale si dovrà introdurre
una aleatorietà sia di forma, assumendo negli
standard le tecniche di Devroye-McDougal o
simili, che di crenatura12 (kerning). È l'intera
impaginazione, il layout, che deve diventare
random: la proposta13 è di rendere disponibile
un quid di indeterminazione, una piccola dif-
ferenza, anche nella giustezza e nell'altezza                       Figura 10. Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili,
                                                                                Ed. Aldo Manuzio, Venezia 1499.
di ogni singola linea, così come nelle di-
mensioni di ogni singolo carattere e nella sua
collocazione verticale. E le stesse griglie sulle
quali i caratteri si dispongono non dovrebbe-                                  Figura 11. Ibidem. Ingrandimento
ro essere formate di matematiche rette paral-                                     delle prime esse minuscole.
lele, ma ricordare quelle tirate a mano o con
strumenti alla scala umana come riga e squa-
dra. Ciò avrebbe un'ulteriore conseguenza
positiva: farebbe aumentare sensibilmente i
margini operativi, i trucchi del mestiere che
consentono ai programmi tipografici la buo-
na giustificazione del paragrafo.
STEFANO BORSELLI

12 Cioè la distanza tra coppie di caratteri, che permette la loro
concatenazione ottica. Una chiara spiegazione della crenatura
a: http://www.giofugatype.com/lettering/lettcre.htm.
                                                                               Figura 12. Ibidem. L'allineamento
13 Queste osservazioni vogliono essere anche un messaggio in
bottiglia alla benemerita comunità di sviluppatori che produce                      verticale e orizzontale.
software tipografico libero e gratuito, nonché di grande quali-
tà, come Latex od OpenOffice. A quando una versione dove tra
le opzioni del paragrafo oltre a larghezza allineamento ecc,
vedremo anche “Attiva simulazione composizione manuale”,
magari con valore di variabilità assegnabile?                                    Figura 13. Ibidem. Swash letter.

d   Il Covilef                                                                                                      N° 609
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ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ


E nglish version                            m
zzzzzzzzzzzzzzzzzz

. JACQUES ANDRÉ AND BRUNO BORGHI.
   The first pioneering study on the topic we are                         Figure 2. Taken from Random Fonts.
dealing with is dated 1989: it is a short article by
Jacques André and Bruno Borghi named Dy-                       Their goal, clearly expressed in the title and
namic fonts14. In it were explored the chances                 substantially reached, was to get as close as pos-
offered by computerized typographical compu-                   sible to handwriting, as shown in the not just ty-
tation, a tool that would have made possible to                pographically lovely “tuscan menu” the authors
set the many exemplars of any single letter in a               proposed on page 294.
given text all different from one another..



           Figure 1. Taken from Dynamic Fonts.

   The two authors concluded
    “[...] Why such fonts? First to reproduce
  the complexity of the real world, which is
  non-deterministic (e.g. to simulate handwrit-
  ten characters). Secondly, to revive the old
  tradition which sometimes allowed typeset-
  ters to use various (clearly discrete) letter
  widths (e.g. some type designed and cut by
  Rudolf Koch). And thirdly, to allow charac-
  ter designers to invent new signs (one dares
  not call them letters!) however much classic-
  ally-minded designers and typographers dis-
  like the idea [...]”


. LUC DEVROYE                      AND        MICHAEL
MCDOUGAL.                                                         Figure 3. Taken from Random Fonts. “Italian menu”.

Later on, in 1995, Luc Devroye and Michael
McDougal released the work Random fonts for                    . A FIRST BALANCE.
the simulation of handwriting15. In this essay the             Twenty years have passed and sadly we have to
authors presented two methods of obtaining an                  admit that little has been done to proceed on this
almost imperceptible difference between any in-                path, although in the meantime the meth-
stance of the same letter.                                     odologies and standards for fonts' definition
                                                               have had a significant development16. As a mat-
14 In “Raster Imaging and Digital Typography” ( J. André e
R.D.Hersch, ed.), Cambridge University Press, 1989, pp. 198-
204.                                                           16 See the OpenType standard, especially for writing non-
15 Electronic Publishing, Vol. 8(4), pp. 281–294, December     Western languages, but also for the management of slurs, em-
1995.                                                          bellishments and alternative forms of the same character.

18 ottobre 2010                                                                                                  Anno X
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ter of fact, it stands true that these new standards             Instead, we believe that the natural field of ap-
made it possible, thanks both to complex tech-                   plication for the new possibilities offered by
niques and to a few tricks, to make fonts with                   computerized computation is actual publishing,
variations available, but more in graphic art than               particularly quality books and magazines 19, and
in actual publishing17.                                          that the fonts to be treated with random al-
                                                                 gorithms are not just either “creative” oddities
                                                                 or the useful and pretty script type ones, but their
                                                                 whole set, from the classical serif, like Palatino,
                                                                 Garamond, or Times, to the sans serif, like Hel-
                                                                 vetica or Arial.


                                                                 .   NEW           THEORIES           ON      PERCEIVED
                                                                 BEAUTY.

                                                                 A theory exists (see Lectures On Architecture —
     Figure 4-Alternative shapes of the same character in        Algorithmic Sustainable Design20, by Nikos A.
            Zapfino, Hermann Zapf 's script font.                Salìngaros) according to which there is a biolo-
            5. Swash letters for the end of the line.            gical-evolutionary basis to the perception of
                                                                 beauty, a basis which has developed through the
. WHAT DO WE NEED THEM FOR?                                      active contemplation of nature.
                                                                    And in nature order and symmetry are ob-
In our opinion the authors of Random fonts re-
                                                                 tained with shapes that repeat themselves21, but
duced excessively the extent and possible usage
                                                                 are never exactly the same: just think of the
of these techniques in respect to the original
                                                                 leaves of a daisy, at first sight all identical, but in
proposal by André-Borghi, in some way influen-
                                                                 fact each one unique.
cing the same subsequent address of research. In
fact, according to Devroye and McDougal:
    “[...] There is little need for random fonts in
    ordinary texts, but we believe that there are
    enormous possibilities such as in private mail,
    personalized advertisements, automatic form
    letter generators, mathematics texts in which
    one wants to emulate blackboard mathemat-
    ics, captions in Tintin18 and comic strips in
    general, restaurant menus, the generation of
    test samples for handwriting character re-
    cognition systems, and all applications re-
                                                                                       Figure 6. Daisy.
    quiring a human touch.”
                                                                 For the same reasons an order carried to the ex-
17 Who woud like to have updated news on randomized fonts        19 We can already announce that Il Covile will use these tech-
and the related baggage of experiences and concrete results,     niques with pleasure as soon as they'll be available.
refer to the appropriate page on the site of Luc Devroye, full   20 Published by www.umbau-verlag.com. See pages 32 and
of information on typography.                                    174-5. We also bring to your attention the quality and origin-
URL: http://cg.scs.carleton.ca/~luc/randomizedfonts.html.        ality of the typographical choices for this text.
18 Professor Devroye teaches Computer Science at McGill          21 Often the shape is maintained even at higher scales. These
University of Montreal, Canada, but is Belgian. Professor An-    are fractals: trees, leaves, landscapes. Again by Nikos A.Sa-
dré teaches in Rennes: The whole random fonts story looks        lingaros, see A Theory of Architecture, Umbau-Verlag, Solin-
like a francophone affair...                                     gen, Germany, 2006

d   Il Covilef                                                                                                       N° 609
Raccolta covile _1_cartagloria
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Raccolta covile _1_cartagloria

  • 1. LE RACCOLTE DEL COVILE CARTAGL ORI A Argomenti tipografici antibodoniani # Numeri 539, 584, 600, 609, 613, 619, 633. Firenze MARZo MMXI www.ilcovile.it f
  • 2. ☞ La cornice di copertina è ripresa da Speculum peregrinarum quaestionum, di Bartholomei Sibille, 1534.
  • 3. INDICE N° pag Siti freschi. Giò Fuga Type 539 1 Tributo a Hermann Zapf. GIANGIORGIO FUGA 1 La rima. sonetto XL di Edmund Spenser (traduzione di Rodolfo Caro- 584 1 selli) Cartagloria. La foglia aldina; persistenza di un ornamento SERGIO 2 CASTRUCCI Siti freschi. Le « Editions du Jobet » di J.André STEFANO BORSELLI 600 1 Cartagloria. La ritirata delle vignette STEFANO BORSELLI 2 Cartagloria. Random Fonts & Random Layout STEFANO BORSELLI. 609 1 testo versione inglese. 5 I Caratteri Fraktur e l’anima tedesca. STEFANO BORSELLI 613 1 Caratteri per l’Avvento. 619 1 Lettere al direttore. 2 Siti freschi. Typographie & Civilisation. 633 1 Cartagloria. Frederic Goudy, un maestro della tipografia americana. 1 JEAN-CHRISTOPHE LOUBET DEL BAYLE
  • 4.
  • 5. N° 539 Anno IX RISORSE CONVIVIALI RACCOLTE DA STEFANO BORSELLI 1 Il Covile 2 30 Agosto 2009 NEWSLETTER APERIODICA ESCE QUANDO DEVE Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo Nicolás Gómez Dávila Siti freschi (18) bambino sulla riva del mare, co- G iò Fuga Type struendo le torri facendo gocciolare acqua e sabbia. Eh sì, era proprio un genio...” Come anticipato nel n° 532 ritorniamo su temi tipografici, lo facciamo segnalando il blog Giò Fuga Type1, curato da un altro2 straordinario creatore di font italiano, Giangiorgio “Giò” Fuga e ricco di infor- d mazioni sull’arte. La menzione ci permette T ributo a Hermann Zapf anche di presentare il grandissimo Her- di GIANGIORGIO FUGA mann Zapf, “un tradizionalista” ed “un Fonte: Giò Fuga Type blog, url: blog.giofugatype.com innovatore moderno allo stesso tempo”, che ci va venire in mente un suo noto con- […] Nato a Norimberga l'8 novembre 1918 nazionale e la sua “ermeneutica della con- è sposato con la calligrafa e disegnatrice di tinuità”. Ma prima ancora una lettera su caratteri Gudrun Zapf-von Hesse, vive a Gaudì, questa volta dell’entusiasta Pier Darmstadt in Germania. Ha imparato la Luigi Tossani: calligrafia da autodidatta guardando i libri di Rudolf Kock e Edward Johnston. Zapf “Gaudì? Barcellona, senza di lui, sa- ha avuto una illustre carriera nella proget- rebbe una città come tante altre... tazione dei caratteri e degli artefatti tipo- noiosa, perfino. Casa Baillot, e la Pe- drera, con le belle terrazze e quei grafici che si estende per oltre cinquanta comignoli stupendamente folli... tut- anni rimanendo un tradizionalista ma riu- to, facciate (ricordo le linee curve... scendo ad essere un innovatore moderno al- più che liberty, forse un neo-ba- lo stesso tempo. Hermann Zapf, che è rico- rocco?) interni, decori, parla di sana nosciuto come uno dei leader mondiali del e funzionale esagerata creatività, ar- type designer e della tipografia, dopo aver monia e fantasia. Il parco Guell con progettato numerosi caratteri romani, greci dentro la casina bellissima, anche e arabi ha sofferto le ferite della lama a senza andare a rivedere le foto ricor- doppio taglio della venerazione, visto che i do le persianine graziosissime... tutti suoi caratteri, che includono i tipi Palatino luoghi dove sogno di abitare. ed Optima, sono stati oltre che i più ammi- La Sagrada Familia? quando sono ar- rati anche i più imitati. L'esempio più noto rivato davanti, m'è mancato il fiato. è il Book Antiqua, distribuito con Microsoft L'idea è stupenda. Non è il castello Office che è considerato un vero proprio della strega... ma quello fatto dal plagio del suo Palatino. Proprio per questo, nel 1993 egli rassegnò le dimissioni dal- l'ATypI (Association Typographique In- 1 URL: http://blog.giofugatype.com/ ternationale) per quello che considerava un 2 Vedi N° 531. atteggiamento ipocrita sulla copiatura non Questa Newsletter viene inviata di tanto in tanto alle circa 110 persone che si sono volontariamente iscritte e che il curatore ha liberamente accettate. Chi, per qualsiasi motivo, non volesse più riceverla non esiti a scrivere a il.covile@gmail.com: sarà prontamente cancellato dall’indirizzario. (“Let him depart; his passport shall be made, and crowns for convoy put into his purse.” ) I numeri arretrati sono disponibili a www. stefanoborselli. elios. net/news/index. html. Font utilizzati: per la testata i William Morris della P22 Type Foundry, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com.
  • 6. 1 Il Covile 2 N° 539 autorizzata da parte dei membri del- data sul principio dell’acquisito delle licen- l'ATypI. za dei disegni tipografici su una base di non esclusività, in modo da creare un semplice a rapporto d'affari senza restrizioni tra le parti. Il rapporto con ITC continuò, con la Oltre ai già citati Palatino e Optima, Zapf progettazione dei ITC Zapf International ha disegnato altri famosi caratteri tra i quali nel 1976 e ITC Zapf Chancery nel 1978. ricordo Melior, Virtuosa, Aldus e Kompakt, […]Nel 1977 Zapf, Burns e Herb Lubalin creati all'inizio della sua carriera. Questi fondarono a New York una società denomi- sono stati progettati principalmente per la nata Design Processing International per Linotype. Poiché suoi disegni sono stati, e sviluppare software tipografici per compu- sono tuttora, una componente essenziale di ter. Dopo la morte di Lubalin nel 1981, la ogni ben pianificata offerta tipografica, i società divenne Zapf, Burns & Company. concorrenti della Linotype hanno prodotto Con la morte, nel 1991, di Burns, che era dei cloni virtuali di caratteri tipografici di stato responsabile della commercializza- Zapf per i propri clienti. Dopo aver visto zione, la società si sciolse in quanto Zapf cosa accadeva in quel periodo, Zapf conclu- non voleva gestire un’azienda americana se che non era né intelligente né proficuo dalla Germania e non voleva vivere a New continuare una carriera di progettazione di York. Iniziò, invece, a sviluppare, in col- caratteri che poi gli altri plagiavano, per- laborazione con una ditta tedesca di softwa- tanto nella metà degli anni ‘60 smise la re, un programma di typesetting chiamato progettazione commerciale. Hz-program, ma tale società fallì nella me- tà degli anni ’90 e il progetto si fermò. AMS-Euler Un carattere tipografico che potrebbe supe- rare la popolarità della sua prima terna di Optima, Palatino e Melior si è sviluppato in un progetto per sostenere ancora un altro software. Nei primi anni ’90 Zapf sviluppa un carattere tipografico “corsivo dritto” chiamato AMS-Euler per l'American Ma- thematical Society. Si è trattato di un pro- Ornamenti disegnati da Zapf per Zapfino getto di collaborazione col professore Do- nald Knuth, della Stanford University, e un Passò più di un decennio prima che Zapf giovane studente, David Siegel, che ha con- progettasse un nuovo carattere tipografico, vertito i disegni di Zapf in caratteri digitali in occasione della fondazione della ITC utilizzando il METAFONT. Questo caratte- (International Typeface Corporation) nel re cerca di emulare lo stile della calligrafia 1971 da parte di Aaron Burns, che convinse di un matematico che scriva entità matema- Zapf della propria filosofia aziendale fon- 2
  • 7. 30 Agosto 2009 1 Il Covile 2 tiche sulla lavagna, che è dritto, piuttosto maggior parte delle lettere e una massiccia che inclinato. serie di swash e legature. Tuttavia il proces- so di digitalizzazione e di implementazione della font si rivelò proibitivo in termini di tempo e tutto fu sospeso fino al 1997 quan- do Zapf portò i suoi disegni e le prime digi- talizzazioni di Siegel alla Linotype. Zapfino Nel 1992 Siegel scrisse a Zapf, spiegando la sua idea di riprodurrere la grafia in un font. Per rendere un font calligrafico quanto più realistico possibile, spiegò, le lettere e le lo- ro variabili alternative devono cambiare contestualmente e variare anche con l'al- Esempio d’uso di Zapfino: si notino tezza dalla linea di base, come con la nor- le varianti di forma della stessa lettera male scrittura a mano. Tutto ciò sarebbe stato realizzato con un nuovo software in Hermann Zapf e la Linotype si misero via di sviluppo. Zapf era incuriosito dall'i- d’accordo sul produrre quattro alfabeti cal- dea, ma aveva anche seri dubbi sul risultato. ligrafici eliminando alcune lettere e sosti- La risposta a quest'ultima preoccupazione tuendole con delle nuove. Così nacque il di Zapf è stata la prima digitalizzazione di suo carattere calligrafico Zapfino, che divi- un piccolo pezzo di calligrafia contenuto in so in quattro font PostScript fu origina- uno sketchbook che Zapf aveva conservato riamente rilasciato nel 1998 e ridisegnato mentre era militare. La stessa calligrafia era nel 2003 per sfruttare le nuove potenzialità stata il modello per il Virtuosa Script, che offerte dal formato digitale dei font Open- era stato punzonato e fuso in caratteri di Type. Il carattere ha riscosso uno straor- piombo nel 1948. Sapere che la proget- dinario successo in tutto il mondo. Anche se tazione del Virtuosa era stata compromessa il risultante font OpenType, Zapfino Extra, a causa delle restrizioni che comportavano i ha notevolmente più glifi, comprese molte caratteri in metallo convinse Zapf che «[…] legature e variabili della stessa lettera. Con forse questo nuovo software potrebbe questa tecnologia è più semplice rendere più consentire di effettuare in un font prati- veritieri i caratteri calligrafici digitalizzati. cabile la calligrafia […]» . Così progettò Convertire il disegno originale in un font centinaia di caratteri basati sulla calligrafia, OpenType è stato un compito monumenta- compresi molti modelli alternativi per la le, ma il tour de force di Zapf, in collabora- 3
  • 8. 1Il Covile 2 N° 539 zione con la Linotype design sotto la dire- zione di Akira Kobayashi, ci è riuscito. [...] G I AN GI O R GI O F U GA — 8 novembre 2008 m I l [mio] GFT Venexiano I vari tipi di legature: standard, a nodo di ponte, esselonga Fonte: http://blog.giofugatype.com/?page_id=756 Particolare di questo carattere è la presenza Il GFT Venexiano (1996 - 2004) nasce dal- nella versione Expert di molte legature e lo studio approfondito di tipi storici della nessi anche nel maiuscolo, oltre alla pre- cultura rinascimentale veneziana, come i senza del maiuscoletto e dei numeri saltel- caratteri di Francesco Griffo e di Nicolas lanti (old style). Nella nuova versione in Jenson. Inoltre sono state studiate iscrizioni formato OpenType denominata GFT Vene- lapidarie del Rinascimento presenti nella xiano Plus (2004-2008), oltre ad essere in- città di Venezia e nel comprensorio laguna- globate tutte le forme presenti nell'Expert, re. vi sono ulteriori legature e nessi tipografici, abbreviazioni latine e tutte le accentazioni utilizzabili in un alfabeto latino. Inoltre so- no state inglobate le forme del GFT Vene- xiano Square (2004). Il GFT Venexiano ri- sulta pertanto indicato per tutti i lavori edi- toriali, paraeditoriali e nell'immagine coor- dinata. G. F. Primi schizzi e prima digitalizzazione della let- tera “S” Le sue forme con “occhio medio grande” favoriscono una migliore leggibilità anche nei corpi piccoli senza però perdere in ele- ganza. Ogni glifo è stato disegnato con sen- so di naturalezza e non di squilibrio o forza- tura tra i segni che lo compongono, e il rap- porto delle lettere tra loro, anche tra tondo Legature e nessi tipografici delle maiuscole. e corsivo o maiuscoletto, è armonioso. 4
  • 9. N° 584 Anno X RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI d Il Covilef ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬ 19 aprile 2010 RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANITÀ Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo Nicolás Gómez Dávila a Questo numero XXXXXXXXXXXXXXXXX Edmund Spenser (1552-99), grande poeta del Rina- Due rubriche. La Rima si adatta al risveglio scimento inglese (che, si ricorda, ha la sua maggiore primaverile con un sonetto amoroso di Rodolfo fioritura nella seconda metà del ‘500) è stato denomi- Caroselli (da Edmund Spencer). Segue Carta- nato “the poets’poet”, “il poeta dei poeti” per la piace- gloria, la rubrica di argomenti tipografici inau- volissima musicalità e la viva, affascinante bellezza gurata nel n° 542 ma anticipata dai nn. 531, 532 delle immagini. La sua fama poggia soprattutto sul e 539: questa volta il conduttore è un nuovo poema allegorico incompiuto “The Faerie Queene”, di formale ispirazione ariostesca. Notevolissimi sono, collaboratore, Sergio Castrucci, membro di una però, anche gli 88 sonetti di stile petrarchesco raccolti importante famiglia di tipografi fiorentini, che nel ciclo degli “Amoretti” (1595), di cui presento qui ci narra la storia della fogliolina che trovate un esempio, e che hanno per argomento l’amore per la sempre a sinistra dei titoli di capitolo e che d'o- futura moglie Elizabeth Boyle. ra in poi saprete chiamare per nome. N Si noti che il sonetto inglese (o elisabettiano), affer- matosi ad opera del Surrey già nella prima metà del ZZZZZZZZZZZZZZZZZ ‘500, differisce da quello petrarchesco (2 quartine se- L a rima K guite da 2 terzine) in quanto composto da 3 quartine più un distico. Il verso è il pentametro giambico (dieci zzzzzzzzzzzzzzzzz sillabe di cinque piedi con alternanza vocale non ac- centata/accentata) che assomiglia (nonostante la sua Sonetto XL monotonia) all’endecasillabo italiano tronco. (R.C.) EDMUND SPENSER, traduzione di RODOLFO CAROSELLI Guardatela graziosa e sorridente e ditemi chi mai la può eguagliare Mark when she smiles with amiable cheer, ché sotto i cigli suoi sì dolcemente And tell me whereto can ye liken it: When on each eyelid sweetly do appear ella infinite grazie sa celare. An hundred graces as in shade to sit. Al mio modesto ingegno uguale appare Likest is seemeth in my simple wit al sole più brillante dell'estate: Unto the fair sunshine in summer day: passata la tempesta sa donare That when a dreadful storm away is flit, Through the broad world doth spread his goodly ray: il suo bel raggio a voi dovunque siate: At sight whereof each bird that sits on spray, per cui sul ramo ogni augel notate And every beast that to his den was fled ed ogni bestia in tana rifugiata Comes forth afresh out of their late dismay, che uscendo ancor, ché più non son turbate, And to the light lift up their drooping head. alzano al sol la testa reclinata. So my storm-beaten heart likewise is cheered, With that sunshine when cloudy looks are cleared. Sì a me s'allieta il tempestato core rasserenati i guardi al mio splendore. Il Covile è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n. 62 del 2001. Redazione: Stefano Borselli (direttore), Riccardo De Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano Domi - nici. Copyright 2010 Stefano Borselli. Email: il.covile@gmail.com. Arretrati disponibili a www.ilcovile.it. Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris Ornament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com.
  • 10. d Il Covilef N° 584 ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ to quindi ad un uso arbitrario o puramente or- C artagloria m namentale. Uno sfaccendato, insomma; gli specialisti lo chiamavano foglia aldina (inglese zzzzzzzzzzzzzzzzzz Aldine leaf, tedesco Aldusblatt, francese feuille La foglia aldina. Persistenza di un ornamento. DI SERGIO CASTRUCCI aldine) ma era, sicuramente, un soggetto am- biguo. D’altra parte l’intera storia di questa foglia è ambigua, avvolta di dubbi e di interrogativi, a iniziare dal termine stesso di “foglia”; ma quale foglia? Di quale pianta? Parrebbe trat- tarsi di edera, parente dell’ “edera distin- guens”, segno inciso su antiche lapidi greche e romane con lo scopo, sembra, di evidenziare, separandolo, una parte del discorso; un po’ come le attuali virgolette. ITC Zapf Dingbats – 1978 Chi guardi anche solo in maniera distratta il set di caratteri speciali contenuti nel font ITC Zapf Dingbats sarà subito attratto da un paio di quei circa duecento simpatici disegni- Epigrafia greca e romana: segni di interpunzione. ni. Foglia d’edera, dunque, ma non quella ben nota a tre o cinque lobi che cresce sui rami sterili bensì l’altra, meno conosciuta, tondeg- ITC Zapf Dingbats (particolare) Ebbene, quei due non sono affatto disegnini e definirli simpatici è quanto meno improprio: si tratta di due Swarovski in mezzo a un muc- chietto di cocci di bottiglia. Rappresentano in realtà un unico oggetto in due diverse posture e quando nel 1978, agli albori della grafica digitale, apparve l’ITC Zapf Dingbats, anche tra gli addetti ai lavori quasi nessuno capiva con chiarezza il senso di quell’oggetto di fronte al quale erano rimasti stupiti e un po’ turbati: mentre tutti gli altri simboli del set avevano un utilizzo facilmente intuibile, que- sto intruso era di oscuro significato e destina- Hedera helix (fonte Wikipedia) 2
  • 11. 19 aprile 2010 d Il Covilef giante e appuntita dei rami fertili, i rami che produrranno fiori insignificanti e frutti vele- nosi. E proprio il duplice e insolito sviluppo vegetativo di questa pianta suggerisce l’idea di una sua doppia natura: “nata due volte” così come la più ambigua e contraddittoria divini- tà antica, Dioniso. Luce e oscurità, calore e freddezza, ebbrezza vitale e soffio mortifero; La celebre marca tipografica di Aldo Manuzio a lui era sacra questa pianta come a lui era sa- cro il serpente che per il suo incedere stri- Vari anni trascorsero prima che dal ferro dei sciante e subdolo fu da sempre assimilato al- punzoni si passasse al piombo dei caratteri l’edera. mobili e che la “foglia aldina” fosse usata nel- Ma dove la “foglia aldina” appare più am- la comune stampa tipografica come riempitivo bigua è nel secondo termine della sua defini- di riga, come separatore di paragrafi o come, zione, in quel riferimento ad Aldo Manuzio, in gruppi multipli, segnale di inizio o fine del come fosse stato lui ad usare per primo questo testo. Un uso, quasi una moda, che si diffuse ornamento. Stanley Morison nel 1923 su fra gli stampatori lungo tutto il corso del cin- Fleuron, trattando di fiori ed arabeschi tipo- quecento; poi, come tutte le mode, già dall’i- grafici, presentava un elenco di ornamenti di nizio del secolo successivo conobbe un rapido stampa e di rilegatura presenti nei libri del declino e sarebbe forse stata dimenticata se nel XVI secolo; a proposito del primo di essi, ap- 1920 non fosse stata riscoperta e rivalutata in punto la foglia aldina, ne segnalava la presen- occasione dell’incisione dei nuovi caratteri za sulla rilegatura di un libro pubblicato nel Garamond. Da allora la foglia, “nata due vol- 1499 dal Manuzio. Trent’anni più tardi, an- te” come il dio cui era sacra, grazie anche alle cora il Morison, uno dei più autorevoli esperti nuove tecnologie e al diffondersi dei mezzi di del ‘900 sull’argomento, scrisse che la foglia comunicazione, si andò sempre più afferman- era conosciuta come “aldina” non già perché do. Oggi chi lavora o si diverte col computer il Manuzio l’avesse usata come carattere tipo- ha la possibilità di scegliere fra un discreto grafico ma perché sovente veniva impressa numero di versioni anche se la migliore, alme- sulle legature in pelle dei suoi libri. I legatori no fra le moderne, ci sembra comunque la no- dunque, e non i tipografi, furono i veri pio- stra, quella del’ITC Zapf Dingbats, capola- nieri del gusto delle decorazioni a motivo flo- voro dell’allora sessantenne Hermann Zapf1. reale: foglie, fiori, frutti oltre a vari ornamen- ti arabescati e di fantasia. Incisi su punzoni, furono chiamati “ferri aldini” o semplice- mente “aldi” ma sono addirittura anteriori al Manuzio e non furono certo una sua inven- zione. Una forma di appropriazione indebita anche se inconsapevole, quella del Manuzio, una sorta di plagio “passivo”: prendersi un merito che non si ha ma che non si è in condi- zione di rifiutare. E di plagi, più o meno pas- sivi, la storia dei caratteri è piena. 1 Su Hermann Zapf vedi Il Covile N° 539. 3
  • 12. d Il Covilef N° 584 Questo distinto signore tedesco nella sua lun- rebbe troppo lontano. Qui si vuole solo osser- ga vita ha disegnato oltre 60 set di caratteri, vare come il destino dei calligrafi sia sempre inizialmente destinati alla stampa tipo-lito- un po’ lo stesso. grafica tradizionale e quindi alla stampa e vi- D’altronde caratteristica di ogni segno cal- sualizzazione digitali. Tutti abbiamo sul no- ligrafico è di essere immediatamente ricono- stro computer qualcuno dei suoi font: uno per scibile dal suo lettore e le differenze fra i vari tutti, il “Book Antiqua” che Microsoft intro- caratteri non possono che essere minime; quel dusse nel pacchetto Office ricavandolo (co- segno deve, in altri termini, avere un forte piandolo?) dal suo bellissimo e famoso “Pala- grado di “invarianza”. La foglia non fa ecce- tino”, dedicato al calligrafo del quattrocento zione; a riprova ne abbiamo messe in fila ben Giambattista Palatino e da lui disegnato nel tre: la prima, opera dello stampatore Chre- 1948. Zapf è il “type designer” più famoso e stien Wechel, è del 1536, la seconda è quella più copiato del novecento, il che ha costituito di Jean de Tournes del 1553 e l’ultima è la fo- per lui motivo di soddisfazione e insieme di glia di Hermann Zapf del 1978. Ebbene, non amarezza. A sua consolazione citiamo qui si può non rilevare, e con un pizzico di mali- un’analoga vicenda occorsa quasi cinquecento zia, che i tre esemplari si somigliano assai. anni prima. Agli albori della stampa un certo Felice Feliciano, poeta, alchimista e calligra- fo (un perditempo, diremmo oggi) coniugò l’estetica dei caratteri tipografici col rigore della geometria le cui figure, secondo il pre- cetto platonico, erano quelle ottenute con l’e- sclusivo ausilio di compasso e squadra. L’idea che i canoni estetici non potessero prescinde- Della foglia, uno studioso dell’argomento, re da quelli geometrici e ne fossero addirittura Max Caflisch2, si è di recente preso la briga di funzione fu l’idea portante degli artisti-scien- catalogare le versioni più significative dal cin- ziati del ‘400, dal Brunelleschi all’Alberti a quecento ad oggi. Sono un po’ più di una Piero della Francesca. Ebbene, quell’alfabeto trentina, più o meno come le Variazioni geometrico e dunque “dignissimo” finì, quasi Goldberg. Le antiche, semplici, sontuose e intatto, in un singolare libro che di quell’idea barocche, grasse e magre, destrorse e sini- costituiva la teorizzazione. Il libro era il De strorse, erette, sedute, supine, e le contempo- Divina Proportione e il suo autore, Luca Pa- ranee, un po’ sofferenti, talora anoressiche, cioli, si guardò bene dal nominare il vero tutte comunque fondamentalmente simili. In- ideatore di quei caratteri. Nello stesso libro il sieme alle loro lontane antenate incise su pie- Pacioli commise per la verità un altro e ben tra oltre duemila anni fa, a quelle usate dagli più grave plagio ma questo discorso ci porte- amanuensi medievali come frivolo segno di interpunzione e a quelle impresse come deco- razione sulle rilegature di pregio, le vediamo nel corso dei secoli apparire e scomparire fa- cendo salti talvolta lunghissimi ma ricompa- rendo poi pressoché immutate. 2 Vedi: Max Caflish, “Pour une typologie de la feuille aldine” a Felice Feliciano, disegno della lettera D cura di Jacques André, in Graphê N° 30, luglio 2005, p. 13-19. Fonte: Wikimedia Commons. URL: https://listes.irisa.fr/wws/d_read/typographie/JA/aldine.pdf 4
  • 13. 19 aprile 2010 dIl Covilef dell’uomo e che non ne generano la creazione ma ne esaltano l’armonia radicandola in qual- che modo nel tempo e nello spazio. Nell’epo- ca in cui vige la dittatura del Risultato e si guarda con sospetto a tutto ciò che a quello non è funzionale, l’ “ornamento”, sacro in ogni tempo, ha vita grama. Foglie aldine antiche (da Max Caflisch) Eppure l’antica foglia d’edera è riuscita, come un cavallo di Troia, a penetrare nella rocca stessa della modernità, nel computer, portan- Ed è la persistenza di quest’immagine che se do con sé i più valenti della schiera degli Zapf per un verso ci sorprende, per un altro ci ras- Dingbats. Non sono entrati, gli eroi, con un sicura. Ritrovarla è come quando, camminan- semplice font, oggetto effimero legato a una do su una grande strada di comunicazione, moda o a una scelta; sono entrati usando vediamo riaffiorare in lontananza una nuova quell’ambizioso progetto illuministico di pietra miliare: ogni volta quella pietra porta standardizzazione che ha nome Unicode 3. inciso un numero diverso a seconda della di- Entro questa sorta di enciclopedia del segno stanza percorsa ma per il resto è identica alla si sta non per essere usati, ma per essere dei passata e alla futura. Quelle pietre, quella pie- modelli di riferimento, dei simboli di un sim- tra ci ha accompagnato fin lì e ci accompa- bolo; una foglia, una freccia, un cuore, così gnerà ancora lungo il nostro percorso dando- come ogni lettera, ogni numero, insomma ci la sicurezza della continuità. Ecco, il signi- ogni segno riceve un codice che resta tale in- ficato della foglia, quello che nei Dingbats dipendentemente dal suo aspetto e dal suo del 1978 le sembrava mancare, è forse questo: formato, dal calcolatore e dal software usato, la continuità. dalla destinazione e dalla provenienza. La fo- glia aldina, aggrappata insieme agli altri dingbats al blocco codici 2700-27BF4, reste- rà dunque con noi se non per tutta l’eternità, almeno per la durata dell’era informatica... Logo di Unicode Consortium Foglie aldine recenti (da Max Caflisch) per la validazione dei siti Quando il presente supera il passato senza Ma la gratificazione antropologica che ci dà tuttavia rinnegarlo e ne riconosce assumendo- la foglia è poca cosa rispetto a quella estetica. li in sé i valori, allora, in questa conciliazione, E allora, come si fa con le donne (o con gli è pensabile un rapporto sano con la moderni- uomini, a seconda) guardiamole tutte e sce- tà, una protezione contro gli strappi avan- gliamone una, meglio due. Quelle due guar- guardistici. La foglia fa parte di quel “basso diamole bene, magari in una versione ingran- continuo”, come lo chiamava Jean Starobin- dita, ingigantita, magari proprio le due dello ski, di quell’apparato di antichi simboli, litur- 3 Vedi il documento ufficiale, del dicembre 2009. URL: gie, rituali, che stanno sullo sfondo dell’opera http://www.unicode.org/versions/Unicode5.2.0/ 4 Utile: http://www.alanwood.net/unicode/dingbats.html. 5
  • 14. d Il Covilef N° 584 Zapf Dingbats. Guardiamole bene ma, atten- quale, in una reserved edition di Adobe Flash, zione, non troppo a lungo. Perché la foglia ha muti vertiginosamente in un turbinio di ver- poteri ipnotici, quasi magici, e potrebbe suc- sioni e di varianti, in un tripudio di sfumature cedere che pian piano da innocua foglia si tra- e di colori; splendidamente inutile e inattuale. sformi in animale, in due animali, l’adulto e il SERGIO CASTRUCCI cucciolo, due animaletti fantastici, deliziosa- mente orribili, capaci di riaffiorare fra le vo- lute di un incubo notturno. Gli anglosassoni, originali come sempre e inclini alle allucina- zioni, hanno chiamato il segno non “leaf ” ma “heart”, cuore, e in effetti bisogna riconosce- re che l’immagine, dotata di una certa sensua- lità tattile, evoca veramente un minuscolo cuore, un cuore per nulla romantico e che po- tremmo, stringendolo fra pollice e indice, NOTIZIA: Sergio Castrucci è nato a Firenze dove ha sentirlo sinistramente pulsare. studiato e lavorato presso la Ibm Italia. Attualmente risiede ad Arezzo dove si occupa di informatica. Nel 1999 pubblica, presso l’editore Tallone, il volume Lu- ca Pacioli da ’l Borgo San Sepolcro che riceve buona ac- coglienza dalla critica (Enzo Siciliano, Carlo Carena) e, con l’edizione ampliata del 2003, riceve il Premio Capalbio. All’inizio del 2006 pubblica con le “Edi- zioni della Meridiana” un racconto lungo dal titolo Qualcosa sotto. È autore di testi teatrali e di racconti presenti su varie riviste e antologie. XXXXXXXXXXXXXXXXX La libreria Rondorf, Colonia. Breve nota di botanica Hedera helix L. L'edera comune. Il nome he- E infine vi accorgerete che v’è in questo se- lix deriva dal greco “elissein", cioè avvolgersi, gno qualcosa di ineffabile la cui definizione strisciare sinuosamente. Le ramificazioni la non può essere lasciata a banali aggettivi; portano a raggiungere anche i 30 metri in al- qualcosa oscillante fra il sublime e il trasgres- tezza, soprattutto su alberi con corteccia ru- sivo e se è vero, come Karl Barth immaginava, gosa che favorisce l'aderenza delle radici av- che Lassù la liturgia celeste dell’Agnello vie- ventizie. Le foglie dei rami sterili misurano da ne scandita dalle note di Bach mentre nella pochi fino a 10 centimetri; sono di colore ver- loro intimità angeli e santi preferiscono ascol- de chiaro le giovani e verde cupo le vecchie. tare Mozart, ebbene, allora è possibile che le La forma varia da cuoriforme, a margine qua- pareti del paradiso siano affrescate da gran- si intero, a lobata con lobi di differente forma. diosi cicli giotteschi ma che nel privato delle Le foglie dei rami fertili sono di forma ovale e loro stanze gli stessi angeli e gli stessi santi, su senza lobi. Persistono sui rami tre anni, rap- grandi monitor extra-piatti si prendano dilet- presentano un luogo di nidificazione per gli to della vista di Lei, della “foglia aldina” la uccelli, e sono apprezzate dalle pecore e dalle 6
  • 15. 19 aprile 2010 dIl Covilef capre. I fiori maturano in autunno e le bacche II D.C. maturano l'anno seguente la fioritura, verso aprile e maggio: l'edera è una delle poche piante con fioritura e fruttificazione che si ve- rificano in due anni differenti. È specie rusti- ca, può vivere qualche secolo e si dice che al- cuni esemplari con il tronco di un metro di diametro siano quasi millenari. In montagna non si spinge oltre i 1.200 metri. Dell'edera comune si conoscono un centinaio di varietà. Fonte: http://www.mieliditalia.it/f_edera.htm. Stele a timpano iscritta di Ulpia Tertullia, Civici Musei di Reggio Emilia. XXXXXXXXXXXXXXXXX 1531 Storia per immagini II–I SEC. A.C. Apografo di iscrizione greca su plinto, con due hederae distinguentes, pubblicato da Georg Walther (Gualtherus) 1624. 1536 I SECOLO A.C La pietra esumata da Maillard de Chambure col termine Alisija (=Alesia=Parigi?) che dal 1839 fa discutere gli storici. 7
  • 16. d Il Covilef N° 584 1561 1933 Disegno e modello di Frederic Goudy (sopra) per l'edizione (lato) del Fra Luca Pacioli di Stanley Morison New York, 1933. XVII SEC. 2003 The Aldine Leaf, di Andre Chaves, The Clinker Press. 2003. Matrice della University Press di Oxford. Fonte: http://www.theoldschoolpress.com 1839 2008 Fraktur mon Amour, di Judith Schalansky, Princeton Architectural Press, 2008. 8
  • 17. N° 600 ANNO X RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI d Il Covilef ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬ 10 SETTEMBRE 2010 RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANITÀ Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila a Questo numero. È il n° 600. Celebriamo i due tondi zeri con un numero dedicato al gusto rococò ed al suo tra- monto. Si inizia con la segnalazione del sito di Jacques André1 dal quale prende spunto Cartaglo- ria, la rubrica di argomenti tipografici, che rac- conta, in seconda pagina, della provvisoria Riti- rata delle vignette di fronte al micidiale attacco della macchina ideologica dell'89. N ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ R isorse conviviali zzzzzzzzzzzzzzzzzz Y Le «Éditions du jobet» di Jacques André. “Sono lieto di annunciare che ho appena mes- so sul mio sito il Tomo I del Manuel typogra- phique di P. S. Fournier (1764) in formato detta opera di Pierre-Simon Fournier, maestro PDF, per schermo o per la stampa, in tre di- della tipografia rococò (l'immagine del fronte- verse modalità di presentazione. Ho cancella- spizio del primo volume della sua opera princi- to la versione precedente (novembre 2008) pale parla da sola), le Éditions du jobet offrono che copriva solo circa la metà del Tomo I. al pubblico dominio, in riedizioni curate con […]. Jacques ANDRÉ 8 luglio 2010” grande acribia da André medesimo, rari gioielli come Printers Ornaments applied to the composi- tion of decorative borders, panels and patterns, di Frederic Warde (1928), o Petits jeux avec des or- nements, di Max Caflisch (1965), ed anche utili- tà varie, come le Petites leçons de typographie, Logo delle Éditions du jobet.2 dello stesso André, definite come “Iniziazione La comunicazione di Jacques André ci dà l'op- alle regole d'ortotipografia (impiego delle ma- portunità di segnalare ai lettori il suo sito, pre- iuscole, del corsivo, ecc.) rivolte agli studenti in ziosa risorsa per gli appassionati di storia della scienze, ma accessibili a tutti”. Utilissima anche tipografia: le Éditions du jobet3. Insieme alla la pagina intitolata “Biblioteca Virtuale di Ti- pografia” con una ricchissima bibliografia stori- 1 Di solito raccogliamo nella rubrica Siti freschi queste segnala- ca ed i link alle edizioni disponibili in rete. zioni, ma questo è meglio collocato in Risorse conviviali, (l'ag- Non possiamo concludere questa presenta- gettivo è per noi così importante da comparire nella testata) che forse inaugura. zione senza osservare che il programma origina- 2 Spiega Jacques André: “A proposito del logo: è costituito da rio di Fournier prevedeva un manuale in quattro due volute classiche del XVIII secolo e dalla ghianda attribuita volumi, ma la morte lo fermò al secondo. Sarà al Grandjon (1570, anche se è attestata come punzone dal 1478). ” 3 URL: http://Jacques-Andre.fr/ed/index.html. la prossima fatica di Jacques André? Il Covile è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n. 62 del 2001. Redazione: Stefano Borselli (direttore), Riccardo De Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Al - manacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano Dominici. Copyright 2010 Stefano Borselli. Email: il.covile@gmail.com. Arretrati disponibili a www.ilcovile.it. Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris Ornament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com. Software: impaginazione OpenOffice.org, immagini GIMP.
  • 18. |(2)| ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ stesso creati) servirono ad esprimere, due se- C artagloria m coli fa, sia gli ultimi anni dell'Ancien Régime sia i primi di un'era nuova. Quello che la Ri- zzzzzzzzzzzzzzzzzz voluzione rinnegò della sua opera sono le DI STEFANO BORSELLI “vignette”, vale a dire lo straordinario assor- La ritirata delle vignette. timento decorativo (il cui iniziatore fu il suo Quella dei Fournier è stata una dinastia di tipo- contemporaneo Luce5, stampatore del re). grafi, la più importante della storia francese. Il Queste vignette, componibili come dei carat- padre del più celebre Pierre Simon, Jean Clau- teri tipografici in piombo, dovevano rimpiaz- de, era anch'egli nel mestiere. Nel 1825, 60 an- zare le vecchie vignette incise su legno e le ni dopo il Manuel di Pierre Simon un altro affascinanti piccole stampe su rame dei mae- Fournier, Henri, stampa sempre a Parigi nella stri alla moda. Il gusto degli ornamenti (ro- cocò), cari alla Pompadour, cedette il posto, sua tipografia in rue de la Seine, un Traité de la sotto Luigi XVI al gusto severo di un decoro typographie, ma ormai i decori sono quasi di- sobrio ispirato dall'Antico. […] menticati, il frontespizio è desolato. Pierre-Simon Fournier, detto il Giovane6 (1712-1768) — del quale ci occupiamo qui — pubblica nel 1766 il suo Manuel typogra- phique nel quale cita i migliori maestri di scrittura del Rinascimento: i Palatino (Roma 1545), i Cresci (Venezia 1575), i Francesco Luca (Madrid 1580) e le lettere incise da Theodore e Israël de Bry (Leipzig 1596). Egli conosce il celebre trattato di Geoffroy Tory, il Traité sur la fonderie, l'imprimerie et le langues anciennes di Gennesner (Leipzig 1742) […].” Per comprendere cos'era successo nel frattem- po, facciamo ricorso ad un grande studioso del- la materia, anch'egli (come tutti in questa sto- ria, tranne le déesses) incisore e tipografo, Gé- rard Blanchard (1927-1998). Dal suo saggio “Le «Fournier»: caractère du bicentenaire”4 tra- iamo due brevi ritratti: il secondo personaggio lo chiameremo anche a testimoniare. 5 Louis-René Luce, (Parigi, 1695-1774), incisore della Stampe- ria Reale, pubblicò nel 1771 Essai d’une nouvelle typographie ornée de vignettes, fleurons, trophées, filets, cadres et cartels, inventés, des- . Pierre Simon Fournier le jeune. sinés et exécutés par L. Luce, graveur du roi, pour son imprimerie royale. “Sembra che in Francia si sia del tutto di- 6 I soli studi, pubblicati in Francia, che permettono di compren- menticato Fournier, i cui caratteri (da lui dere le dinastie della famiglia Fournier sono in: Jeanne Veyrin- Forrer, La lettre e le texte, trente années de recherches sur l'histoire 4 In: Communication et langages. N°82, 4° trimestre 1989. pp. du livre, Edition de l'École normale supérieure de jeunes filles, 32-48. Disponibile a: http://www.persee.fr. 1987, Paris. N.D.A. d Il Covilef N° 600
  • 19. |(3)| di quella che oggi chiameremmo la grande im- . Antoine François Momoro. postura, porti una maschera: “légers, philo- “Antoine-François Momoro è nato a Besan- sophes aimables, nous voulons paroître philoso- çon nel 1756 e morto sulla ghigliottina nel phes profonds, réfléchis, misantropiques mêmes: 1794, condannato da Robespierre con tutta nous nous refusons de rire quand nous en brûlons una carretta d'amici herbertisti. d'envie; nous, etc. nous, etc. etc.”. Ecco com'è Stampatore e fonditore di caratteri come andata: la ghiaccia e funerea bellezza dei ca- professione, arriva a Parigi. Nel 1785 scrive il ratteri del celebrato asse Baskerville-Bodoni- suo Traité élémentaire [...]. Nel 1787 è accol- Didot è potuta diventare norma, facendo sfio- to nella corporazione dei librai e s'installa rire le pagine stampate, solo insieme all'avven- come stampatore-libraio in rue de la Harpe. to dell'homo ideologicus, dal “volto che giam- Ha sposato la figlia di Jean-François Four- mai non rise”.9 Ma lasciamo la parola a Mo- nier7 del quale aggiunge la fonderia di carat- moro, per concludere poi con un'immagine teri al suo fondo commerciale. […] La sua positiva, un lavoro del nostro William Morris ammirazione per Pierre-Simon Fournier è (1834 – 1896), sulla quale ritorneremo. (S. B.) senza limiti e nel suo Traité egli rinvia co- stantemente all'opera dell'illustre parente. […] . La vignetta in tipografia.10 Nel 1789 Momoro prende partito per la ri- “Ci sono delle vignette in caratteri tipografi- voluzione […] è membro del celebre club dei ci (font) e delle vignette in legno. Cordiglieri. Amico di Herbert, si separa da Le vignette in caratteri tipografici sono Danton e da Robespierre che considera trop- piccole incisioni ornamentali, montate dal po moderati. È inviato molte volte in missio- compositore seguendo la giustificazione del- ne nei dipartimenti francesi ed in Vandea per la sua opera e secondo il suo gusto, disposte sorvegliare le operazioni dei generali. Mem- in testa ad un volume o all'inizio di un nuovo bro influente del Consiglio municipale di Pa- capitolo. Queste possono essere di larghezze rigi, è lui che inventa il motto “Liberté, égali- diverse, diverse giustificazioni e diversi dise- té, fraternité”8 che fa incidere sui monumenti gni. di Parigi. Organizzatore di feste, fa imperso- nare a sua moglie Sofia, nata Fournier, la dea Ragione a Notre-Dame, secondo alcuni a Saint-André-des-Arts.” Ci aspetteremmo allora di trovare nel manuale del rivoluzionario antiaristocratico ed anticri- stiano Momoro un pieno dispiegamento di Le vignette in legno o le calcografie servo- quella sensibilità ostile all'ornamento alla no allo stesso scopo di quelle in caratteri ti- quale accennava Blanchard. Invece no, quan- pografici; ma sono più comunemente utiliz- do Momoro lascia il berretto frigio per ritor- zate. Si collocano in testa ad un'opera o ad un nare tipografo, rientra in se stesso e racconta nuovo argomento, alle diverse parti, divisio- in tutta verità come il suo mondo, prigioniero ni, prefazioni, ecc. 7 Jean-François Fournier, figlio di Jean-Pierre detto il Maggio- 9 Sono versi di Giosuè Carducci su Giuseppe Mazzini. Ridevano re, fu fonditore del re, a Parigi, nel 1786. È il fratello di Simon- poco anche i giansenisti: il Covile proverà a mettere nel dovuto ri- Pierre e di quel Fournier d'Auxerre protettore di Restif de La salto il loro ruolo nella formazione del gusto dell'amor vacui. Bretonne […] N.D.A. 10 Voce “Vignette” dal Traité élémentaire de l’imprimerie, ou le 8 Pura casualità, ma nello scorso numero Richard Stallman inizia- Manuel de l’imprimeur, di Antoine François Momoro, chez l’au- va la sua conferenza con lo stesso slogan. teur, Paris, 1793, pp. 328-330. 10 settembre 2010 Anno X
  • 20. |(4)| necessità. Nelle opere, tuttavia, quando si mette una vignetta, nel farlo si devono seguire i seguenti principi. 1°. Mettere sempre le vignette sulle pagine dispari, e quindi non metterle mai sulle pagi- ne pari se non è assolutamente necessario. Il gusto delle vignette sembra attualmente 2°. Mai mettere spazio tra la vignette in le- passare e gli inglesi ci hanno trasmesso questa gno e la linea del titolo corrente, dove di so- avversione contro di esse, come ci hanno fat- lito si trova il numero o folio. to nascere il desiderio di imitarli in tutto: 3°. Proporzionare lo spazio intorno ai fleu- leggeri, filosofi amabili, noi vogliamo sem- rons che si inseriscono, in modo che ve ne sia brare filosofi profondi, riflessivi, financo mi- un poco di più in basso che sopra. santropi: noi ci rifiutiamo di ridere anche 4°. Quando si hanno calcografie da inserire quando ne bruciamo dalla voglia, noi, ecc., dopo i fogli di stampa, lasciare lo spazio noi, ecc., ecc. bianco adatto a tale scopo. 5°. Scegliere dei fleurons meno larghi della pagina in cui si dovranno porre, prenderli di un soggetto analogo alla materia del libro, piacevoli al colpo d'occhio, e scartare quelli cui il troppo uso ha cancellato le tracce, che diventano pastosi alla stampa.” Di conseguenza ritiriamo le vignette11, per non mettere proprio niente nella testata di un libro. Consultate le Oeuvres de Voltaire, stam- pate a Kelh, dalla Società tipografico-lette- raria, con i caratteri di Baskerville, nel 1780 e negli anni successivi: non troverete una sola vignetta, non un cordon de vignette, non un filet, ad eccezione di quelli detti inglesi, che sono di questo tipo: In questo modo, noi diamo al pubblico sol- tanto il puro testo, e non larghe vignette o Non prævalebunt: la pagina ornata ritorna. grandi ornamenti moltiplicati spesso senza Poems Chosen Out of the Works of Samuel Taylor Coleridge, Kelmscott Press, 1896. 11 Nell'originale: “En conséquence nous retranchons les vignettes”. d Il Covilef N° 600
  • 21. A DIRETTA DA N°609 RIVISTA APERIODICA STEFANO BORSELLI d Il Covilef B ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬ ANNO X RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANITÀ 18 OTTOBRE 2010 Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila a Questo numero / This issue. tradizione che ha permesso a volte ai dise- gnatori di caratteri di utilizzare (chiaramente Un altro numero bilingue, dato il particolare tema con discrezione) varie larghezze della stessa trattato. La versione in inglese è a pag. 5. / Another lettera (come alcuni font disegnati e tagliati bilingual issue, given the particular subject. The Eng- da Rudolf Koch). In terzo luogo, per consen- lish version starts on page 5. N tire ai disegnatori di caratteri di inventare nuovi segni (che nessuno osi chiamarli lette- re!) per quanto i progettisti e i tipografi di ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ mentalità classica possano aborrire l'idea.” C artagloria m . LUC DEVROYE & MICHAEL zzzzzzzzzzzzzzzzzz Random Fonts & Random Layout. MCDOUGAL. *** DI STEFANO BORSELLI Successivamente, nel 1995, apparve il lavoro di Luc Devroye e Michael McDougal Random . JACQUES ANDRÉ & BRUNO BORGHI. fonts for the simulation of handwriting 2. Nel sag- Il primo pionieristico studio sull'argomento che gio si presentavano, con esempi concreti, due qui trattiamo è del 1989: si tratta di un breve ar- metodi per ottenere una quasi impercettibile dif- ticolo di Jacques André e Bruno Borghi dal ti- ferenza tra ogni istanza della stessa lettera. tolo Dynamic fonts1. In esso venivano esplorate le possibilità offerte dalla composizione tipo- grafica computerizzata, che avrebbe permesso di rendere gli esemplari di una stessa lettera in un testo diversi ognuno dall'altro. Figura 2. Tratta da Random fonts. Lo scopo, enunciato nel titolo e sostanzialmente raggiunto, era avvicinarsi quanto possibile alla Figura 1. Tratta da Dynamic fonts. scrittura manuale, come esemplificato nel deli- I due autori concludevano: zioso, non solo tipograficamente, “menù to- scano” che gli autori proponevano a pag. 294. “Perché questi font [dinamici]? Primo, per riprodurre la complessità del mondo reale, che è non deterministica (come, ad esempio, . UN PRIMO BILANCIO. la simulazione dei caratteri scritti a mano). Vent'anni dopo dobbiamo purtroppo rilevare che In secondo luogo, per far rivivere la vecchia sulla via indicata poco si è avanzato, nonostante le metodologie e gli standard per la de finizione *** Non avrei potuto scrivere questo articolo senza il sostegno dei caratteri abbiano visto un notevole sviluppo3. e i preziosi consigli di Massimiliano Dominici, che qui ringra- zio insieme a Francesco Borselli per la traduzione. 2 Electronic Publishing, Vol. 8(4), 281–294, dicembre 1995 1 In “Raster Imaging and Digital Typography” ( J. André e R. 3 Vedi lo standard OpenType, in particolare per la scrittura di D. Hersch), Cambridge University Press, 1989, p. 198-204. lingue non occidentali, ma anche per la gestione di legature, Il Covile è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Leg- ge sull’Editoria n. 62 del 2001. ☞Redazione: Stefano Borselli (direttore), Ric- cardo De Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giu- seppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pa- gliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Se- rafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano Dominici. ☞ © 2010 Stefano Borselli. Questa rivista è licenziata sotto Creative Commons Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 2.5 Italia Li- cense. ☞Email: il.covile@gmail.com. ☞Arretrati disponibili a www.ilcovile.it. ☞Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris Ornament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com. ☞Software: impaginazione OpenOffice, immagini GIMP.
  • 22. |(2)| uso di queste tecniche rispetto all'iniziale pro- posta André-Borghi, condizionando in qualche modo gli stessi successivi indirizzi di ricerca. In- fatti, secondo Devroye e McDougal: “Non c'è bisogno di font random nei testi or- dinari, ma crediamo che ci siano enormi pos- sibilità, come nelle lettere private, la pubbli- cità personalizzata, generatori automatici di lettere tipo, in matematica (testi in cui si vuo- le emulare la matematica alla lavagna), dida- scalie e fumetti di Tintin 5, le strisce in gene- re, menù dei ristoranti, generazione dei cam- pioni di prova per la scrittura di caratteri, si- stemi di riconoscimento, e tutte le applica- zioni che richiedono un contatto umano.” Diversamente noi siamo convinti che il campo di Figura 3. Tratta da Random fonts. “Italian menu”. applicazione naturale di queste nuove possibilità È vero infatti che questi nuovi standard hanno offerte dalla composizione al computer sia pro- permesso, grazie a tecniche complesse e qualche prio la stampa ordinaria, in particolare libri e ri- trucco, di rendere disponibili font con varianti, viste di qualità6, e che i caratteri da trattare con ma più per il campo della grafica che per quello algoritmi random non siano bizzarrie “creative” o solo quelli, certo belli ed utili, di tipo script, ma tutti, dai classici con grazie (serif ) come Palati- no, Garamond, Times, ai sans serif come Helve- tica o Arial. . NUOVE TEORIE SULLA BELLEZZA PERCEPITA. Esiste una teoria (per tutti si veda Twelve Lec- tures On Architecture — Algorithmic Sustainable Figura 4. Forme alternative dello stesso carattere Design7 di Nikos A. Salìngaros) secondo la quale in Zapfino, il font script di Hermann Zapf, c'è un fondamento biologico-evolutivo alla per- 5. Varianti ornate (swash letters) per fine riga. cezione della bellezza, che si è sviluppata nella contemplazione attiva della natura. dell'editoria vera e propria4. E in natura l'ordine e la simmetria sono ot- tenuti con forme che si ripetono8, ma mai per- . A COSA SERVONO? 5 Il professor Devroye, insegna Computer Science alla Mc- A nostro avviso gli autori di Random fonts ri- Gill University di Montreal, Canada, ma è belga. Il professor dussero eccessivamente la portata ed il possibile André insegna a Rennes: questa dei font random appare come una faccenda francofona... 6 Possiamo già annunciare che Il Covile farà con piacere uso di abbellimenti e forme alternative dello stesso carattere. queste tecniche appena saranno disponibili. 4 Chi volesse notizie aggiornate sul tema randomized fonts e 7 Editore www.umbau-verlag.com. Si vedano in particolare le sul relativo bagaglio di esperienze e risultati concreti, faccia pagine 32 e 174-175. Il testo si segnala anche per la qualità e riferimento all'apposita pagina del sito di Luc Devroye, ric- l'originalità delle scelte tipografiche. chissimo di informazioni sulla tipografia. 8 Spesso la forma si mantiene anche alle scale superiori. Sono URL: http://cg.scs.carleton.ca/~luc/randomizedfonts.html. i frattali: alberi, foglie, paesaggi. Sempre di Nikos A. Salìnga- d Il Covilef N° 609
  • 23. |(3)| fettamente identiche: si pensi alle foglie di una ratteri non sono troppo piccoli, come nella mas- margherita, a prima vista tutte uguali, ma in sima10 che segue, l'irregolarità del profilo è ben realtà ognuna unica. visibile. There is hardly anything in the Figura 6. Margherita. world that some Per le stesse ragioni un ordine portato all'estre- man cannot make mo è percepito come disarmonico, perturbante, a little worse and alieno. sell a little chea- per, and the peo- ple who consider price only are this man's lawful prey. John Ruskin Figura 8. Carattere IM FELL DW Pica 16.5 punti. Figura 7. Sedie pressofuse. . UNA BUONA BATTAGLIA. Ecco spiegato perché i bibliofili sono così inna- Il nome di John Ruskin non è comparso a caso. Sì, come il grande pensatore inglese denunciava, morati delle edizioni cinque-settecentesche, che lo sviluppo dell'industrializzazione, anche in ti- ritengono insuperate. Non si tratta solo della pografia, si è definito come un processo di perdi- preziosità della rilegatura o della qualità della ta di possibilità espressive e soprattutto di bellez- carta: quelle edizioni primeggiano anche nella za. Ma la composizione al computer può/deve lettura su schermo LCD. Oppure si consideri il consentire di invertire finalmente quel trend se- fascino e il senso di pace e armonia dei chiostri colare? È stata questa la scommessa di Hermann medievali, realizzati con colonne una diversa dall'altra. Tornando alla tipografia, là dove si ri- Zapf11, unanimemente considerato il più grande cerca il massimo di eleganza a volte si ricorre a disegnatore di caratteri del XX secolo, scom- font volutamente imperfetti, come ad esempio i messa in linea con quella di William Morris e la Fell types9, usati normalmente dal Covile. Se i ca- sua Kelmscott Press (1890), come con l'opera di Stanley Morison ed il gruppo della rivista The ros si veda A Theory of Architecture, Umbau-Verlag, Solingen, Fleuron (1923-1930). Germania, 2006. 9 Superbamente resi in formato digitale da Igino Marini, vedi 10 “È difficile trovare al mondo qualcosa che un uomo non Il Covile n° 531. I caratteri, creati da maestri olandesi, prendo- possa rifare un po' peggio e far costare un po' meno, e la gente no il nome da John Fell (1625–1686) che se ne approvvigionò che bada solo al prezzo è preda legittima di costui.” per la nascente Oxford University Press. 11 Vedi Il Covile n° 39. 18 ottobre 2010 Anno X
  • 24. |(4)| XXXXXXXXXXXXXXXXXXX ADDENDA. ESEMPI DA UN GRANDE CLASSICO. Figura 9. Colonne di forma varia, simmetricamente distanziate. Da Twelve Lectures. . AUSPICIO. Se si assume che la bellezza richiede un ordi- ne “naturale” e non meccanico, allora non ci si può fermare al font, cioè alla definizione del carattere, nel quale si dovrà introdurre una aleatorietà sia di forma, assumendo negli standard le tecniche di Devroye-McDougal o simili, che di crenatura12 (kerning). È l'intera impaginazione, il layout, che deve diventare random: la proposta13 è di rendere disponibile un quid di indeterminazione, una piccola dif- ferenza, anche nella giustezza e nell'altezza Figura 10. Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, Ed. Aldo Manuzio, Venezia 1499. di ogni singola linea, così come nelle di- mensioni di ogni singolo carattere e nella sua collocazione verticale. E le stesse griglie sulle quali i caratteri si dispongono non dovrebbe- Figura 11. Ibidem. Ingrandimento ro essere formate di matematiche rette paral- delle prime esse minuscole. lele, ma ricordare quelle tirate a mano o con strumenti alla scala umana come riga e squa- dra. Ciò avrebbe un'ulteriore conseguenza positiva: farebbe aumentare sensibilmente i margini operativi, i trucchi del mestiere che consentono ai programmi tipografici la buo- na giustificazione del paragrafo. STEFANO BORSELLI 12 Cioè la distanza tra coppie di caratteri, che permette la loro concatenazione ottica. Una chiara spiegazione della crenatura a: http://www.giofugatype.com/lettering/lettcre.htm. Figura 12. Ibidem. L'allineamento 13 Queste osservazioni vogliono essere anche un messaggio in bottiglia alla benemerita comunità di sviluppatori che produce verticale e orizzontale. software tipografico libero e gratuito, nonché di grande quali- tà, come Latex od OpenOffice. A quando una versione dove tra le opzioni del paragrafo oltre a larghezza allineamento ecc, vedremo anche “Attiva simulazione composizione manuale”, magari con valore di variabilità assegnabile? Figura 13. Ibidem. Swash letter. d Il Covilef N° 609
  • 25. |(5)| ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ E nglish version m zzzzzzzzzzzzzzzzzz . JACQUES ANDRÉ AND BRUNO BORGHI. The first pioneering study on the topic we are Figure 2. Taken from Random Fonts. dealing with is dated 1989: it is a short article by Jacques André and Bruno Borghi named Dy- Their goal, clearly expressed in the title and namic fonts14. In it were explored the chances substantially reached, was to get as close as pos- offered by computerized typographical compu- sible to handwriting, as shown in the not just ty- tation, a tool that would have made possible to pographically lovely “tuscan menu” the authors set the many exemplars of any single letter in a proposed on page 294. given text all different from one another.. Figure 1. Taken from Dynamic Fonts. The two authors concluded “[...] Why such fonts? First to reproduce the complexity of the real world, which is non-deterministic (e.g. to simulate handwrit- ten characters). Secondly, to revive the old tradition which sometimes allowed typeset- ters to use various (clearly discrete) letter widths (e.g. some type designed and cut by Rudolf Koch). And thirdly, to allow charac- ter designers to invent new signs (one dares not call them letters!) however much classic- ally-minded designers and typographers dis- like the idea [...]” . LUC DEVROYE AND MICHAEL MCDOUGAL. Figure 3. Taken from Random Fonts. “Italian menu”. Later on, in 1995, Luc Devroye and Michael McDougal released the work Random fonts for . A FIRST BALANCE. the simulation of handwriting15. In this essay the Twenty years have passed and sadly we have to authors presented two methods of obtaining an admit that little has been done to proceed on this almost imperceptible difference between any in- path, although in the meantime the meth- stance of the same letter. odologies and standards for fonts' definition have had a significant development16. As a mat- 14 In “Raster Imaging and Digital Typography” ( J. André e R.D.Hersch, ed.), Cambridge University Press, 1989, pp. 198- 204. 16 See the OpenType standard, especially for writing non- 15 Electronic Publishing, Vol. 8(4), pp. 281–294, December Western languages, but also for the management of slurs, em- 1995. bellishments and alternative forms of the same character. 18 ottobre 2010 Anno X
  • 26. |(6)| ter of fact, it stands true that these new standards Instead, we believe that the natural field of ap- made it possible, thanks both to complex tech- plication for the new possibilities offered by niques and to a few tricks, to make fonts with computerized computation is actual publishing, variations available, but more in graphic art than particularly quality books and magazines 19, and in actual publishing17. that the fonts to be treated with random al- gorithms are not just either “creative” oddities or the useful and pretty script type ones, but their whole set, from the classical serif, like Palatino, Garamond, or Times, to the sans serif, like Hel- vetica or Arial. . NEW THEORIES ON PERCEIVED BEAUTY. A theory exists (see Lectures On Architecture — Figure 4-Alternative shapes of the same character in Algorithmic Sustainable Design20, by Nikos A. Zapfino, Hermann Zapf 's script font. Salìngaros) according to which there is a biolo- 5. Swash letters for the end of the line. gical-evolutionary basis to the perception of beauty, a basis which has developed through the . WHAT DO WE NEED THEM FOR? active contemplation of nature. And in nature order and symmetry are ob- In our opinion the authors of Random fonts re- tained with shapes that repeat themselves21, but duced excessively the extent and possible usage are never exactly the same: just think of the of these techniques in respect to the original leaves of a daisy, at first sight all identical, but in proposal by André-Borghi, in some way influen- fact each one unique. cing the same subsequent address of research. In fact, according to Devroye and McDougal: “[...] There is little need for random fonts in ordinary texts, but we believe that there are enormous possibilities such as in private mail, personalized advertisements, automatic form letter generators, mathematics texts in which one wants to emulate blackboard mathemat- ics, captions in Tintin18 and comic strips in general, restaurant menus, the generation of test samples for handwriting character re- cognition systems, and all applications re- Figure 6. Daisy. quiring a human touch.” For the same reasons an order carried to the ex- 17 Who woud like to have updated news on randomized fonts 19 We can already announce that Il Covile will use these tech- and the related baggage of experiences and concrete results, niques with pleasure as soon as they'll be available. refer to the appropriate page on the site of Luc Devroye, full 20 Published by www.umbau-verlag.com. See pages 32 and of information on typography. 174-5. We also bring to your attention the quality and origin- URL: http://cg.scs.carleton.ca/~luc/randomizedfonts.html. ality of the typographical choices for this text. 18 Professor Devroye teaches Computer Science at McGill 21 Often the shape is maintained even at higher scales. These University of Montreal, Canada, but is Belgian. Professor An- are fractals: trees, leaves, landscapes. Again by Nikos A.Sa- dré teaches in Rennes: The whole random fonts story looks lingaros, see A Theory of Architecture, Umbau-Verlag, Solin- like a francophone affair... gen, Germany, 2006 d Il Covilef N° 609