2. Il linguaggio e la comunicazione: testi di
riferimento slides
Belelli,
G., Di Nuovo, S., Matarazzo O, (2006) (a
cura di) Psicologia Generale, Idelson-Gnocchi,
Napoli.
Cacciari,C. (2001), Psicologia del linguaggio, Il
Mulino, Bologna.
Canestrari, R. (1984), Psicologia generale e
dello sviluppo, Clueb, Bologna.
Di Giovanni, P (2007)
Zuczkowski, A. (1995) Strutture dell’esperienza
e strutture del linguaggio, CLUEB, Bologna.
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3. Sebbene…
IL LINGUAGGIO sia l’insieme dei fenomeni di
comunicazione e di espressione che si
manifestano sia nel mondo umano sia fuori di
esso (oltre al linguaggio verbale dell’uomo
esistono infatti linguaggi artificiali creati
dall’uomo stesso e linguaggi animali: cfr. la
danza delle api o i messaggi di pericolo lanciati
da un individuo di un gruppo animale agli altri
esemplari della stessa specie)
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4. Tuttavia…
Il linguaggio costituisce la capacità che più
di altre caratterizza la specie umana (il
linguaggio è tipicamente umano) anche in
virtù del fatto che si è concretamente e
storicamente manifestata nelle lingue.
L’italiano, il francese, l’inglese, tutte le
lingue del mondo, si chiamano lingue
storico-naturali
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5. Pensiero - linguaggio
1.
2.
3.
Relativamente al complesso rapporto tra lo sviluppo del
pensiero, da un lato, e l’acquisizione del linguaggio,
dall’altro, il dibattito, aperto su numerosi fronti, può essere
ricondotto sostanzialmente a tre posizioni:
da un lato la posizione di chi considera pensiero e
linguaggio come due facoltà – parzialmente- autonome;
dall’altro quanti, invece, sostengono che la struttura del
pensiero sia plasmata dalle strutture del linguaggio (a
far sviluppare la mente è stato il linguaggio);
da ultimo la posizioni di chi ritiene che sia il pensiero a
strutturare il nostro modo di parlare (il linguaggio è un
prodotto della mente)
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6. Prima posizione
Per Vygotskij (anni trenta):funzionamento pensiero è
indipendente e più complesso di quello del linguaggio.
Per lo psicologo russo tre relazioni pensiero/linguaggio:
a) Pensiero non verbalizzato: il linguaggio interiore
(trasformazione del linguaggio egocentrico dei bambini);
b) Il linguaggio esterno (con funzioni relazionali e
referenziali);
c) Il linguaggio non intellettuale, privo di pensiero
(ripetere una parte senza comprendere il significato).
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7. Seconda posizione
Linguaggio dà forma al pensiero
Ipotesi del relativismo e determinismo linguistico di
Sapir(linguista) e Whorf(antropologo)
La forma del linguaggio determina la struttura dei
processi di pensiero, modificando il modo in cui
percepiamo le cose e le ricordiamo(il sistema linguistico
dà forma alle idee)
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8. Relativismo
linguistico = le lingue segmentano il mondo e si
applicano agli oggetti diversamente;
Determinismo
linguistico = forma e caratteristiche del
linguaggio determinano il modo in cui pensiamo.
Dopo
l’incontro con Sapir, Whor fsi dedica allo studio della
lingua hopi(lontano parente dell’azteco). La lingua hopi
delinea un tipo di fisica diverso dal nostro imponendo ad essi
di osservare certi fenomeni e non altri e, quindi, di
denominarli e di classificarli in un certo modo, piuttosto, che
in altri possibili.
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9. “l’Hopi ha solo un nome per indicare tutto ciò che
vola…In realtà gli hopi chiamano un insetto, un
aereoplano e un aviatore tutti con lo stesso nome e non
trovano in questo nessuna difficoltà...”
(B. L.Whorf, Language, thought, and reality, Wiley,
New York, 1956)
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10. Ad
oggi non esistono prove a sufficienza per determinare se
differenze lessicali strutturino una stessa esperienza in
modo diverso
Secondo
Job e Rumiati(1988): il linguaggio non determina il
pensiero; a differenze linguistiche non corrispondono
sistematiche differenze percettivo-cognitive
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11. Secondo
Whorf gli hopi, non avendo parole e costruzioni
grammaticali per denotare esplicitamente il tempo, ne
avrebbero una concezione diversa rispetto a chi, come noi, ne
ha una tripartizione in passato, presente, futuro, marcata anche
linguisticamente(cfr. le voci verbali)
l’antropologo
Malotki smentisce questo fatto: gli hopi hanno
espressioni linguistiche per denotare porzioni di tempo e
impiegherebbero anche metafore sul tempo).
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12. Secondo Whorf gli individui segmentano e
categorizzano il reale in base alle strutture
linguistiche fornite loro dalle rispettive lingue
madri (esempio degli eschimesi e dei 21
diversi termini per designare il colore bianco
della neve)
Nostro pensiero e percezione della realtà
dipendono dalla lingua in uso nella nostra
cultura
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13. Terza posizione
Il
linguaggio è un prodotto della mente. I
processi di pensiero influenzano la
struttura del linguaggio
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14.
Sebbene non sia possibile dare soluzione al dilemma
pensiero/linguaggio
(né
filogeneticamente
né
ontogeneticamente) è indubbio che:
gli alti livelli di intenzionalità, di coscienza, di ragionamento,
di astrazione ecc. dell’uomo sono in qualche modo legati
al linguaggio;
(cfr. Di Giovanni 2007, pp. 158-159)
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15. Numerose
sono le discipline che si
occupano di linguaggio: linguistica, filosofia
del linguaggio, psicologia ecc.
Contributi
allo studio psicologico del
linguaggio anche da discipline diverse dalla
psicologia come, per l’appunto, la linguistica e
la filosofia del linguaggio
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16. La linguistica di N.Chomsky
Contributo
di Chomsky(1965/1970) non solo in
ambito linguistico ma anche in ambito
psicolinguistico.
Secondo l’Autore la Linguistica è una
disciplina empirica che si occupa dei giudizi che i
parlanti di una lingua danno sulla correttezza o
meno delle frasi della stessa.
Scopo della linguistica = spiegare quali sono
le regole che un parlante usa per formulare tali
giudizi
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17. Chomski contro
a)
La teoria comportamentista, secondo cui la
lingua madre è appresa per imitazione (S-R e
rinforzi): l’apprendimento del linguaggio basato
esclusivamente sull’esperienza (nessuna
competenza linguistica innata);
b)
Piaget, per il quale lo sviluppo del linguaggio
è costruttivo e procede parallelamente allo
sviluppo del pensiero
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18. Per Chomsky
Ambiente
+ esperienza insufficienti a spiegare la
ricchezza e la complessità dello sviluppo
linguistico
Esisterebbe, al contrario, una predisposizione
innata–patrimonio genetico comune alla specie
umana –ad acquisire qualsiasi lingua (Language
acquisition device, LAD):
“L’uomo apprende a parlare come l’uccello a
cantare e a nidificare”
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19. Innatismo
Non nel senso del
possesso di abilità
innate come se il
soggetto
nascesse
con una
qualche
forma di conoscenza
pregressa
Ma
nel
senso
dell’esistenza
di
vincoli biologici che
guidano lo sviluppo
linguistico
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20. Oggi ampiamente accettato che il linguaggio non venga
appreso solo sulla base dell’esperienza poiché:
1.
siamo in grado di produrre frasi mai udite prima;
2.
lo sviluppo linguistico avviene in un periodo relativamente
breve (come vedremo);
3.
lo sviluppo linguistico ha caratteristiche universali comuni
a tutte le lingue
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21. cfr gli ipercorrettismi comuni a tutte le
lingue: bambini non si limitano a ripetere ed
imitare, bensì acquisiscono regole di cui non
sono in grado di conoscere tutte le
eccezioni: Che facete?
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22. Un concetto cardine della teoria chomskiana la
differenza tra
Competenza
= insieme di conoscenze
linguistiche che P/A ideale deve possedere per
produrre e comprendere n. potenzialmente
infinito di frasi della sua lingua;
Esecuzione
= manifestazioni linguistiche reali
del soggetto. Esecuzione determinata da
competenza e da fattori extralinguistici
(percezione, attenzione ecc.)
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23. La sua linguistica è generativo
trasformazionale perché mira ad
individuare le regole attraverso cui:
a.
le frasi vengono generate;
b.
le frasi vengono trasformate da attive in
passive, interrogative, negative
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24. Aspetto creativo del linguaggio
Scopo di Chomsky = individuare le regole linguistiche che permettono
l’uso creativo della lingua, ossia la produzione e la comprensione di n.
potenzialmente infinito di frasi corrette mai prodotte e/o udite prime
La creatività di cui parla Chomsky è, dunque, una creatività governata da
regole
La ricorsività strutturale spiega la creatività della lingua, es.,la struttura:
soggetto + verbo tr.+ compl. (pur con contenuti diversi ) può essere
ripetuta:
Il ragazzo compra un biglietto perché la nonna prende il treno
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25. n. finito di regole +
n. finito di parole =
n. infinito di frasi
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26. Critiche a Chomsky
Modello
di grammatica astratto;
Non tiene conto degli aspetti contestuali
per focalizzarsi sugli aspetti sintattici del
linguaggio
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27. Psicolinguistica (1953)
Disciplina sperimentale che studia i processi che sottostanno alla
comprensione e produzione del linguaggio parlato e scritto.
Alcuni problemi fondamentali affrontati dalla psicolinguistica:
Acquisizione del linguaggio (I) ;
Comprensione del linguaggio (II);
Produzione del linguaggio (III);
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28. ACQUISIZIONE (lingua orale)
L’acquisizione
delle competenze linguistiche è
un processo continuo (di cambiamenti e
consolidamenti) sebbene numerosi studi si
siano focalizzati esclusivamente sullo sviluppo di
tali competenza nei primi anni di vita
Successione abbastanza regolare (sebbene
diversità individuali):
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29. Tappe sviluppo linguistico
1)
Competenze preverbali: neonati e
predilezione per la voce della mamma. 3-5
settimane piangono e riescono a mettere in
atto gesti per attirare la sua attenzione.
Intenzionalità comunicativa e
protoconversazioni
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30. Tappe sviluppo linguistico
2) Verso i 5 mesi balbettio (sembra servire per sviluppare il
controllo dei meccanismi del parlato; è universale e caratterizzato
dalla ripetizione di suoni composti da consonate e vocale)
3)Tra 4° e 6° mese compare la lallazione (lallazioni diverse a
seconda della lingua di appartenenza: apprendimento della tonalità)
4)Fine del 1°anno di vita: compaiono le prime parole olofrasi
(parole singole usate come frasi. Inizialmente le parole pronunciate
in presenza dell’oggetto al quale sono riferite. In breve tempo
impara ad utilizzare parole indipendentemente dalla presenza
dell’oggetto a cui si riferisce)
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31. Tappe sviluppo linguistico
5)18-24
mesi: linguaggio telegrafico :
combinazione di 2 o 3 parole: fuori mamma
andare; no piace; tutto io Lunghezza, complessità
e correttezza aumentano (aumento rapido e
consistente del vocabolario);
6) 3 anni e fenomeni di ipercorrettismi
7)4-5 anni: padrone di strutture sintattiche
complesse; enorme sviluppo semantico e
lessicale
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32. II.COMPRENSIONE (orale)
Capire
un discorso è complesso e richiede attivazione
di più capacità
Il cane rincorre il gatto
Per poter comprendere correttamente la frase occorre:
segmentare correttamente il continuum di suoni per
isolare le diverse parole;
attribuire un significato alle parole;
analizzare la struttura sintattica al cui interno
compaiono tali parole
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33. I 3 STADI DELLA COMPRENSIONE
PERCETTIVO
Riconoscere parole
SEMANTICO
Attribuire significato
alle parole
Analizzare la struttura
sintattica
SINTATTICO
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34. Stadio percettivo
Problema della segmentazione del continuum discorsivo
Problema della non invarianza : il suono delle
consonanti è spesso influenzato dalle vocali che le
seguono (ca-ce)
Uno dei modi in cui trattiamo i 2 problemi è l’uso delle
informazioni contestuali
(Pollacke Pickett, 1964, solo il 47% delle parole
riconosciute quando erano presentate da sole)
audioregistrate
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35. Tra le teorie percettive
Teoria della coorte (Marlsen-Wilsone Tyler,
1980): quando si ascolta la prima parte di una
parola, tutte le parole che l’A conosce e che
iniziano con quella sequenza di suoni si attivano
nella memoria (coorte dell’inizio della parola). In
seguito, le parole di questa coorte vengono
eliminate gradualmente. Ad un certo punto
rimane una sola parola possibile
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36. Stadio semantico
La
maggior parte delle parole ha un nucleo
centrale di significato; tuttavia gli aspetti precisi
del significato di una parola dipendono dal
contesto della frase.
Il significato preciso attribuito ad una
parola è spesso influenzato dal contesto e
dal co-testo (costituito dalla frase in cui la
parola è inserita)
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37. Esercizio n. 1
“è
caduto il caffè, prendi il mocio”
“è caduto il caffè, prendi la scopa”
“è caduto il caffè, riponilo sullo scaffale”
J. P. Gee, 2005.
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38. Esercizio n. 2 (T.Magro)
Si provi a pensare ai significati che può avere l’espressione:
“hai del miele a casa?”nei seguenti due contesti:
1.
Sto parlando al telefono con P che vuole invitarmi a
casa sua. Rispondo che sono ammalato e che ho una
tosse molto forte. Mi chiede se ho del miele.
2.
Sto parlano al telefono con un amico che mi dice di far
fatica a dormire perché lo disturba una forte tosse. Poi
mi chiede se ho del miele a casa
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39. Stadio sintattico
-
L’analisi sintattica prende in considerazione
l’ordine delle parole ed altre informazioni per
definire:
qual è l’oggetto,
qual è il soggetto;
qual è l’azione relativa al soggetto e all’oggetto;
la categoria grammaticale di appartenenza di ogni
parola(nome, verbo, aggettivo, avverbio)
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40. I P. forniscono segnali utili a comprendere la struttura sintattica: i
segnali prosodici che si basano su variazioni del tono, dell’accento,
della durata dell’eloquio:
Vecchi uomini e donne passeggiavano nel parco
frase ambigua. Se intende dire che le donne non sono vecchie,
allora le parole Vecchi uomini tenderanno ad avere una durata breve
e saranno seguite da una pausa, mentre la sillaba su cui cade
l’accento in donne sarà enfatizzata
(Belelli, G., Di Nuovo, S., Matarazzo O, 2006, pp. 269-270)
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41. Una vecchia porta
degli assi
Inizialmente naturale interpretare porta come
sostantivo, ma il resto della frase indica che si tratta di
un verbo.
Fraziere Rayner(1982): struttura sintattica iniziale no
influenzata dal significato della frase; tuttavia, le decisioni
sintattiche iniziali possono essere riviste in base a fattori
semantici
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42. Esercizio n. 3 (T.Magro)
Comprensione di un discorso affidata:
- alla struttura;
- alle conoscenze del contesto fisico-sociale e
culturale in cui si inserisce un discorso
- Si leggano le frasi seguenti e ci si soffermi a
riflettere su ciò che si sa e sulle aspettative
ricavabili dalle conoscenze via via acquisite:
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43. • Si accorse di essere in ansia mentre si preparava
per l’imminente esame.
• Non aveva mai preparato un esame prima di allora
e non era certo di averlo costruito in modo idoneo
alla valutazione della conoscenza degli studenti.
• Era un po’ infastidito dal fatto che il preside gli
avesse perfino chiesto di preparare l’esame.
• Non si dovrebbe affidare il compito di preparare
un esame ad un ricercatore, anche se i professori
sono in sciopero.
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44. È
evidente che la comprensione del discorso
sia di volta in volta influenzata dalle nuove
conoscenze e dal nuovo contesto che viene
ad essere rappresentato dalla situazione
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45. PRAGMATICA
Da quanto detto emerge dunque chiaramente
che le impostazioni sintattiche e semantiche
sono insufficienti per capire come avviene la
comprensione.
A rendere possibile la comprensione entrano in
gioco fattori pragmatici (legati cioè al contesto
d’uso di una lingua)
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46. Proprio
come per ogni gestalt (struttura,
forma) il tutto procede al di là della semplice
sommatoria delle singole parti che la
compongono, così accade anche per il
significato di una frase che non sarà costituito
dalla semplice somma dei significati delle
singole parole che la costituiscono: sei un
fulmine
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47. Che cos’è la pragmatica
C. Morris(1938) distingue all’interno della semiotica (teoria dei segni) :
1.la sintassi: studio delle relazioni formali tra segni (solo disponendo i fonemi
secondo un certo ordine ho una parola; solo disponendo le parole secondo
certi ordini genero frasi di senso compiuto);
2.la semantica: studio delle relazioni tra i segni e gli oggetti a cui si applicano.
La semantica si occupa, infatti, di considerare il rapporto tra le espressioni e le
realtà extralinguistiche a cui le prime si riferiscono (lo studio dei significati);
3.la pragmatica: studio “della lingua dal punto di vista di chi la usa e quindi in
rapporto all’agire del parlante” (M. Dardano, 1996, p. 65). Elemento
caratterizzante della pragmatica è lo studio della lingua all’interno dei contesti
specifici del suo darsi.
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48.
1.
2.
3.
Secondo Schank (1976) il cuore della comprensione è la
produzione di inferenze (cfr. le conversazioni tra amici);
Harley(1995) distingue tre tipi di inferenze:
inferenze logiche: dipendono solo dal significato delle parole
(la frase: il chirurgo è nubile consente di fare l’inferenza che
il chirurgo è una donna);
inferenze-ponte: usate per mettere in connessione
informazioni nuove con le precedenti (Per l’espressione: Era il
compleanno di Fred. Una canna da pesca fu il suo
regalo più bello si assume che la canna da pesca fosse un
regalo ricevuto per il compleanno);
inferenze elaborative: implicano aggiunte al testo tratte dalle
nostre conoscenze enciclopediche
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49. Si
legga e si cerchi di capire cosa sta succedendo
nella storia (Rumelharte Ortony, 1977)
rappresentata da queste tre frasi:
Giovanna udì il camioncino dei gelati che si
avvicinava;
Si ricordò degli spiccioli;
Corse in casa
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50. Per
inferenza si intende un processo deduttivo che, a
partire da certe premesse, consente di derivare
conseguenze logiche (cfr. il sillogismo aristotelico).
Diversamente dal contesto logico “le inferenze di cui si
parla in psicologia sono processi mentali all’opera nei più
svariati compiti cognitivi, come la percezione, la pianificazione
di azioni, o la comprensione. Simili ai ragionamenti logici, sono
tuttavia processi molto informali e spesso eclettici, che si
producono in modo spontaneo, automatico e in larga parte
inconscio. Le implicature griceiane, più che inferenze logiche
vere e proprie, possono essere viste come meccanismi di
formazione e conferma di ipotesi” (Bianchi, 2003, p. 102).
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52. O’Brien
et al.(1988)
“Tutto ciò che il rapinatore voleva era
rubare il denaro della donna. Ma quando
questa iniziò ad urlare, egli la assalì con
la sua arma nel tentativo di farla tacere.
Si guardò attorno per assicurarsi che
nessuno lo avesse visto. Gettò il coltello
nella siepe, le prese i soldi e scappò via”
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53. Dibattito sulla frequenza delle
inferenze
•
Teoria costruttivista: numerose inferenze
per raggiungere la comprensione degli eventi
descritti. Le persone traggono inferenze quando
servono ad incrementare la comprensione;
• Teoria minimalista : inferenze tratte solo
quando sono necessarie
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54. III. PRODUZIONE
Parlare = atto strumentale compiuto per avere
qualche effetto sull’ascoltatore.
Fasi:
1) Intenzione di P di comunicare;
2) Scelta;
3) Produzione delle espressioni giudicate adatte
ad esprimere le proprie intenzioni
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56. PIANIFICARE
- Pianificare il discorso (decidere, ad esempio, se
si vuole raccontare una storia o chiedere
perdono a qualcuno);
- Pianificare la frase (decidere: (a) il contenuto
proposizionale, ossia il significato; (b) il
contenuto illocutorio, la forza; (c) la struttura
tema-rema; noto-ignoto);
- Pianificare i costituenti (unità che sono meno di
una frase e più di una parola, ossia costituenti, i
sintagmi);
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57. SEGUIRE QUANTO è STATO
PIANIFICATO
-Articolazione
(meccanismi
che
aggiungono sequenzialità e ordine
temporale al programma articolatorio e
coordinano i movimenti dei nostri organi
vocali)
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58. La produzione del discorso
Nel linguaggio ordinario è possibile
distinguere tra ciò che:
1) si asserisce:ciò che si dice alla lettera
2) si indica o suggerisce: ciò che con
quello e al di là di quello che si dice si
vuole implicare, suggerire, dare ad
intendere.
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62. TEORIA dell’ IMPLICITO
Il concetto di implicatura conversazionale,
elaborato dall’Autore negli anni sessanta è quel
concetto che pone in essere, all’interno del
linguaggio ordinario, la distinzione tra:
A)ciò che viene asserito alla lettera
B)ciò che, invece, viene indicato o suggerito
ovvero, ciò che, per mezzo di quello che si dice e
al di là di quello, si vuole implicare
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63. Il concetto di implicatura conversazionale si lega, nella
teorizzazione di Grice, al:
1.
Principio di Cooperazione (i nostri scambi sono generalmente
esempi di comportamento cooperativo);
2.
Massime conversazionali:
- di Quantità;
- di Qualità;
- di Relazione;
- di Modo.
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64. Implicature conversazionali
Possiamo dire che un P che dice p ha implicato
conversazionalmente q posto che:
1.
2.
3.
stia osservando le massime o almeno il
Principio di cooperazione;
la supposizione che q sia necessaria;
pensi che A sia in grado di inferire o afferrare
intuitivamente che la supposizione in (2) sia
necessaria.
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65. L’implicatura conversazionale deve essere
argomentabile
«S ha detto che p; non c’è motivo di ritenere che S non
stia osservando le massime o almeno il Principio di
Cooperazione; S non potrebbe aver detto ciò che ha
detto a meno che non creda che q; S sa ( e sa che io so
che egli sa) che sono in grado di rendermi conto che è
necessario supporre che egli creda che q; S non ha fatto
nulla per impedirmi di credere che q; S intende farmi
credere, o almeno mi lascia libero di credere, che q; quindi
S ha implicato che q »”(Grice, 1989/1993, p. 66)
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66. Perché parliamo in modo implicito?
La risposta a questo interrogativo ritengo sia almeno di
duplice natura:
1)innanzitutto
perché, come Levinson (2000) sostiene,
la capacità di produrre e comprendere le implicature
linguistiche si pone in linea con la peculiare economia
del linguaggio, rappresentando la soluzione alla difficoltà
di tradurre i pensieri in fonemi;
2)secondariamente
perché il dire e il non dire permette
ai parlanti di rimanere ambigui ed avere la possibilità di
negare/cancellare le inferenze compiute dai propri
interlocutori.
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67. Uno dei modi maggiormente impiegati dagli
interlocutori
per
generare
implicature
conversazionali è proprio quello di sfruttare
(non rispettare/contravvenire) una o più
massime conversazionali (fermo restando,
però, il rispetto per il Principio di Cooperazione)
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68. Massima di quantità:
• Dà un contributo informativo quanto richiesto dallo
scambio in corso
• Non dare un contributo più informativo di quanto sia
richiesto dallo scambio in corso
(Non dire troppo né troppo poco)
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69. Massima di qualità:
• Non dire ciò che ritieni falso
• Non dire ciò per cui non hai prove adeguate
Massima di relazione:
• Sii pertinente
Massima di modo:
• Evita oscurità di espressioni
• Evita ambiguità
• Sii coinciso
• Sii ordinato nell’esposizione
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70. In sintesi
per
conversare in modo efficace, razionale e
cooperativo,
gli
interlocutori
di
una
conversazione dovrebbero, secondo Grice,
parlare sinceramente, con chiarezza e
pertinenza, fornendo una adeguata e sufficiente
quantità di informazioni.
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71. Alcuni esempi
Sfruttamento prima sottomassima di
quantità : Non dire meno di quanto
richiesto dallo scambio in corso:
Tautologie:«le donne sono donne»; «la
guerra è guerra»:
a livello di ciò che viene detto sono del tutto
prive di contenuto informativo; sono
informative a livello di ciò che viene implicato.
Ciò che il parlante implica dipende totalmente
dal contesto.
Psicologia della Comunicazione
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73. Alcuni esempi
Sfruttamento prima massima di qualità: Non dire ciò che ritieni
falso
Uso di espressioni ironiche:
(1)
1M: Quando distribuivano le tette [si vede che
era ],
2D
[sì io ero
assente] appunto.
(2)
9P: Pizza!
10A: Oh bravo, ci voleva proprio! C’ho ‘na fame!
11P: Poverina! Sei deperita!(tono ironico)
12A: Sì
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74. Alcuni esempi
Sfruttamento prima massima di qualità: Non
dire ciò che ritieni falso
Uso di espressioni metaforiche:
Sei un fulmine
Sei una volpe
Sono per Grice esempi di falsità
categoriale.
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75. Alcuni esempi
Sfruttamento seconda massima di qualità : Non
dire ciò per cui non hai prove adeguate
F: non passerò sicuramente
M: non gliela fai più a finilla
Sia F che M pronunciano enunciati di natura
chiaramente predittivi senza possedere, al momento
dell’enunciazione, alcuna prova a sostegno delle
rispettive credenze espresse
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76. Sfruttamento della massima di
relazione : sii pertinente
1S:Fa’, dove andiamo dopo?
2F:Do’voi anda’?
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77. Sfruttamento della massima di
modo : evita ambiguità di
espressione
(da conversazione telefonica)
1R:Che Elenora è arrabbiata?
2E:Ci vediamo verso le sette e mezzo.
3R:Eleonora sta ‘ncazzata!
4E:Eh!
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