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                    THE ANCIENT MASK OF DEMOCRACY

    Esame della Spyral Dinamic Autorità-libertà nelle moderne democrazie
                  occidentali nel pensiero del XXI secolo
                           di Davide Polovineo



                                                         «Public reason is common sense,
                                                     in the best sense of common sense».
                                                                              (B. Dreben)



1 STATUS    QUAESTIONIS SULLA TEMATICA AUTORITÀ-LIBERTÀ



       Si può parlare legittimamente di una trasfigurazione della
consapevolezza della Spyral Dinamic Autorità-Libertà nel pensiero del
XXI secolo?
       Come un “fantasma godibile” esiste un tipo di essenza
metastorica nella forma in cui si manifesta l’autorità e la libertà che si
può rivelare non soltanto rimanendo all’interno delle coordinate di
studio di un pensiero filosofico - politico, sempre se è legittima una
tale nomenclatura, ma scomodando, altresì, anche altre prospettive di
studio che apparentemente possono essere considerate aliene alla
tematica ma che in fondo svelano lo “scheletro nell’armadio” della
tematica autorità e libertà ovvero che essa non può non essere
studiata se non all’interno della dinamica Cultura-Natura.
       Cosa significa ciò?
     Porre la problematica della validità della forma dell’autorità e
libertà nell’orizzonte Natura-Cultura conduce la ricerca nell’orizzonte
di una trasfigurazione della consapevolezza mitico - rituale della Spiral
Dinamic Autorità Libertà. Si comprende, già in prima battuta, che
l’assetto metodologico da un versante antropologico culturale è
inscrivibile nell’indagine della scuola girardiana senza tuttavia
tralasciare l’assetto d’indagine di Bruce Lincoln1, Costruzione e
corrosione dell’autorità, l’indagine del “Gruppo di Harvard”, e di C .J.
Friedrich2, Irving Kristol e Leo Strauss3, che restano punti fermi e


1
  B. LINCOLN, Authority. Construction and Corrosion, University of Chicago, Chicago
1994 (tr. it., Autorità. Costruzione e corrosione, Einaudi, Torino 2000). Cfr. sulla
tematica specifica, A. GRILLO, “Passi sulla via della pace. Libertà e autorità all’inizio del
XXI secolo, Savona 2007.
2
  C. J. FRIEDRICH, Authority, Reason and Discretion in Id., a cura di, Authority,
Cambridge University Press, Cambridge 1958.
3
  L. STRAUSS, Foi et philosophie politique: la correspondance Strauss-Voegelin, 1934-
1964, Vrin, Paris 2004.
2


validi.
      Similmente non è da tralasciare il richiamo tematico della Scuola
di Francoforte, degli psicologi sociali degli anni 1930-40che hanno
utilizzato i dati sperimentali per evidenziare la tendenza delle
democrazie liberali a seguire leader autoritari4.
      Da un punto di vista fenomenologico l’opera di Theodor
Eschenburg5, manuale di studio valido poiché affronta direttamente la
questione dell’autorità-libertà con un taglio specialistico, il saggio
What is Authority? di Hannah Arendt6, gli interventi raccolti per
“Nomos” da Pennock e Chapman7 a fine anni ’80 dello scorso secolo,
restano produzioni scientifiche di rilievo e imprescindibili.

      Sempre da un punto di vista fenomenologico i lavori che
affrontano l’autorità subordinatamente alla tematica più generale del
potere da Weber a Foucault – dalla teoria delle forme di legittimazione
della “Herrschaft” alla genealogia dei “regimi di verità” – rivelano
profili ben determinati (autorità dei governi, degli educatori, dei
genitori) e ambiti e variabili disciplinari (dalla storia giuridica alla
teoria politica, dai resoconti etnografici ai cultural studies) da cui è
difficile sottrarsi8.

      La corrente sociologica neoweberiana che tende a rileggere le
categorie di Weber9 al di fuori delle sue teorie sui tipi di
legittimazione10, apre la strada alla rilettura antropologico culturale
sul tema posta dalla scuola girardiana11 che accanto alla filosofia


4
   TH. ADORNO ET AL., La personalità autoritaria (1950), Edizioni di Comunità, Milano
1982, 4 voll.
5
   TH. ESCHENBURG, Uber Autorität, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1965 (tr. it. Id.,
Dell’autorità, Il Mulino, Bologna 1970).
6 H. ARENDT, What is Authority?, in Between Past and Future, Viking Press, New York

1961 (tr. it. Che cos’è l’autorità?, in Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 1999, pp.
130-192).
7 J.R. PENNOCK – J.W. CHAPMAN, a cura di, Authority revisited, in “Nomos” 29, 1987.
8
    W. BELARDI, “Auctor” e “Auctoritas”. Sopravvivenze del significato e del significante
nel tempo, in “Storia, Antropologia e Scienze del Linguaggio”, 10 (1995), pp. 128-
137;E. BENVENISTE, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Einaudi, Torino 1976,
vol. II, pp. 392-396; A. DEL NOCE, Autorità, in “Enciclopedia Italiana del Novecento”,
Istituto dell’ Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 1975, vol. I, pp. 416 e ss.; B. DE
JOUVENEL, La sovranità, Giuffré, Milano 1971; J. DERRIDA, Force of Law: the “Mystical
Foundation of Authority”, in D.G. Carlson, D. Cornell, M. Rosenfeld, (eds.),
Deconstruction and the Possibility of Justice, Routledge, London 1992, pp. 3-67.
9
  A. WEBER, Die Krise des modernen Staatsgedanke, DVA, Berlin-Leipzig 1925.
10
   Cfr. osservazione in B. Lincoln, 2000, pp. 3 ss.
11 in particolare per la presente tematica i testi in esame sono: R. GIRARD, La violence

et le sacré, Grasset, Paris 1972 (trad. it. La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 1980);
Idem, Des choses cachées depuis la fondation du monde, Grasset, Paris 1978 (trad.
it. Delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo, Adelphi, Milano 1983); Idem,
Le Bouc émissaire, Paris, Grasset 1982 (trad.it. Il capro espiatorio, Adelphi, Milano
1987); Idem, Dostoevskij dal doppio all'unità, SE, Milano 1987; Idem, L’antica via
3


politica, alla psicologia sociale, alla sociologia del potere (ovvero le tre
prospettive principali sul problema dell’autorità nello scorso secolo)
offre un ulteriore modello di indagine per studiare il tema autorità-
libertà poiché focalizza il tema del desiderio mimetico. In tal senso
Nicholas Charney è una voce autorevole sul tema da un punto di vista
prettamente metodologico12.




degli empi, Adelphi, Milano 1994

12 Cfr. per una presentazione metodologica dell’approccio girardiano al tema, N.
CHARNEY, Il capro espiatorio moderno. Comprendere il principio democratico
contemporaneo, Colloquium on Violence and Religion (COV&R), Saint Paul
University, Ottawa, Canada, 31 maggio – 4 giugno 2006. Rivista in rete Bibliosofia
(http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm).  Cfr. anche E.L. GANS, Originary
Democracy and the Critique of Pure Fairness, in AA.VV, The Democratic Experience
and Political Violence, a cura di D. Rapoport- L. Weinberg, Frank Cass edition,
London 2001, pp.308-324.
4


2    IL DESIDERIO MIMETICO ALL’ORIGINE DELLA SPYRAL DINAMIC AUTORITÀ E
LIBERTÀ


     L’ambito d’ indagine della scuola girardiana alimenta la tensione,
dei discorsi dello scorso secolo, riguardante il punto di avvio della
ricerca.
     Nasce il sospetto che il tema dell’autorità-libertà non possa essere
trattato partendo dal materiale concettuale ma dalle forme in cui
autorità e libertà si sono manifestate13.
     Di qui, l’enfasi prettamente antropologico - strutturalista sugli
elementi processuali e dinamici più che su quelli statici, che
conducono l’indagine alla genealogia della tensione tra autorità e
libertà.
     In maniera diretta si afferma che proprio l’aspetto delle forme in
cui si mostrano l’autorità e la libertà conducono l’indagine dal
versante fenomenologico, proprio della letteratura del novecento, a
quello genealogico.
     La Spiral Dynamic autorità-libertà conduce l’indagine alla
comprensione che l'evoluzione della forma autorità e libertà sia da
connettere con la comprensione girardiana del desiderio mimetico. La
sintesi di questa tesi è riconducibile all’indagine di Nicholas Charney:

                 “Se noi consideriamo il concetto astratto di controllo sul governo
                 come un oggetto di desiderio mimetico (espresso come atto di
                 potere), possiamo estrapolare che l'io percepisce un altro che
                 desidera potere sulla struttura di governo, il che suggerisce all'io la
                 desiderabilità di tale controllo. Di conseguenza l'io interiorizza il
                 desiderio dell'altro. Sembra che non vi sia alcuna distanza – fisica,
                 spirituale o simbolica – almeno dentro uno stato moderno, che sia
                 sufficiente per la mediazione esterna di un tale desiderio. Quindi la
                 rivalità mimetica deve essere mediata internamente, e questo mette
                 in moto una catena di eventi che vede l'io e l'altro diventare
                 reciprocamente antagonisti e di conseguenza inevitabilmente doppi.
                 Ricordiamoci che la natura intensificativa della duplicazione
                 mimetica causa il fatto che ognuna delle due parti accresce il
                 desiderio del suo antagonista aumentando la sua resistenza
                 all'appropriazione dell'oggetto (in questo caso il potere), e intanto
                 afferma il proprio diritto sminuendo le pretese degli altri14.

      Si comprende immediatamente che la lettura girardiana è da ri-
collegare alla prospettiva della fenomenologia di Hegel15 dove il filosofo


13 G. LAKOFF, La libertà di chi?, Codice Edizioni, Torino 2008.
14
   Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
15
    Per quanto riguarda le edizioni critiche sui testi in esame di Hegel cfr. Werke in
zwanzig Bände, herausgegeben von Eva Moldenhauer und Karl Markus Michel, 20
Bd.e, Suhrkamp,Frankfurt a.M. 1970 (1986); Gesammelte Werke, in Verbindung mit
der Deutschen Forschungsgemeinschaft-Hegel-Archiv Bochum, herausgegeben von
der Nordrhein-Westfälichen Akademie der Wissenschaften, 22 Bd.e, Felix Meiner
Verlag, Hamburg 1968; Jenenser Realphilosophie II: Philosophie des Geistes (1805-
5


delinea le coordinate della lotta della Vita e della Morte come origine
del desiderio:

                    “Some of Hegel’s thematic concepts- afferma Williams- are spirit
                    (Geist), freedom, master/slave, and ethical life (Sittlichkeit).
                    Recognition (Anerkennung) is an operative concept used by Hegel to
                    show and develop his thematic concepts. Thus in his
                    Phenomenology of Spirit, spirit originates in reciprocal recognition.
                    Master/slave represent only the particular shape of unequal
                    recognition and fail to exhaust the possibilities inherent in the
                    concept”16.

       L’ambito riflessivo hegeliano è la chiave di lettura della proposta
girardiana poiché svela le dinamiche celate dalla prospettiva del
desiderio come momento di ri-comprensione dell’origine, dell’
Anerkennung, tema affrontato da Hegel non solo nella Fenomenologia
ma soprattutto negli scritti sulla filosofia dello spirito di Jena dove si
delinea in prima istanza la logica del riconoscimento e del desiderio.

      Nella fenomenologia Hegel instaura l’analisi sulle forme pure
della conoscenza e più specificamente sulla “certezza sensibile” e
desiderio che in effetti è un sentimento che ci fa giudicare l’oggetto
secondo la finalità della rappresentazione (esperienza dell’indipendenza
dal suo oggetto):
                     "E l'autocoscienza quindi è certa di se stessa soltanto perché toglie
                     questa alterità che le si presenta come vita indipendente: essa è
                     concupiscenza o appetito. Certa della nullità di questo altro essa
                     pone per sé questa nullità come verità propria, annienta l'oggetto
                     indipendente e si dà con ciò la certezza di se stessa come certezza
                     vera, come tale certezza che le e' divenuta in guisa oggettiva. Ma in
                     questo      appagamento         l'autocoscienza    fa     esperienza
                     dell'indipendenza del suo oggetto. L'appetito e la certezza di se
                     stesso, raggiunta nell'appagamento dell'appetito stesso, sono
                     condizionati dall'oggetto; infatti l'appagamento sussiste mediante il
                     togliere questo Altro, e affinché il togliere ci sia, ci deve essere
                     anche questo Altro. L'autocoscienza, dunque, mediante il suo
                     rapporto negativo, non e' in grado di toglier l'oggetto; anzi non fa
                     che riprodurre l'oggetto nonché l'appetito. In effetto, qualcos'altro
                     dall'autocoscienza è l'essenza dell'appetito”17.

      La forma desiderio hegeliana sul piano fenomenologico sembra
possedere, come motiv, un'eccedenza d’essere e gli individui da
quest’abbondanza sono stimolati a gustare la forma, imitarla ed




06), in Jenaer Systementwürfe III, G. W., vol. VIII, hrsg. Von R.P. Horstmann, F.
Meiner, Hamburg 1976.
16
   R. R. WILLIAMS, Hegel’s Ethics of Recognition, UCP, Berkley/Los Angeles/London
1997, p.1n.
17
     F.HEGEL, Fenomenologia , cit. p. 150 del testo italiano.
6


abbandonare il senso dell’originalità dei loro propri desideri.
      Enfatizzare l'aspetto acquisitivo della forma nella identificazione
della forma ci permette di aprire una possibile lettura sulla forma
desiderio poiché la forma acquisitiva diviene facilmente instabile
proprio quando l’asseto speculativo (identificazione della forma) tenti
di comprenderla nelle concettualizzazioni che solitamente definiamo
certezza e ordine.
      Da ciò per Girard nasce la rivalità mimetica che l’ indagine di
Charney pone al centro del sistema libertà-autorità.

                 Come in qualsiasi rivalità mimetica- afferma Charney- questa
                 rivalità assoggetta gli antagonisti alla violenza sia della
                 differenziazione che dell'indifferenziazione: alla prima col trattare gli
                 altri antagonisti e i loro desideri come oggetti di cui ci si può e ci si
                 dovrebbe appropriare; alla seconda canalizzando i loro desideri
                 verso lo stesso fine, e facendo pressione su di loro forzandoli ad
                 assumere la stessa posizione come partiti politici. Quanto più a
                 lungo si consente a questa rivalità di sostenersi, tanto più questi
                 tipi di violenza si espandono, e insieme cresce la necessità di una
                 loro diffusione18.

       La violenza resta “lo scheletro nell’armadio” del pensiero sulla
forma di autorità e di libertà tanto che nella pagine hegeliane più
rilevanti sul desiderio-appetito si sente risuonare come unico atto
fenomenologico, l’ Anerkennung che conduce l’analisi della tensione tra
autorità e libertà sul piano della competizione per l’Essere in un
procedere dialettico19 che consiste, almeno in prima approssimazione,
nel mostrare che ogni desiderio-appetito è più complesso di quanto
appaia e che la sua complessità rende contraddittoria la sua
apparente semplicità20.
       Sono tra le pagine più famose di Hegel quelle che vengono
dedicate alla tematica della costituzione dell’autocoscienza, che è la
scoperta dell’altrui coscienza, e insieme, del nostro complesso
rapporto con essa. Da un lato si mostra che nessuno può essere “per-
sé” senza essere “per- altri” dall’altro, che ogni relazione
intersoggettiva “non può non essere” antagonista. La socialità-questa
la tesi di fondo di Hegel- è essenzialmente conflitto21.Secondo questa
tesi, il modello è definito come l’individuo di cui noi tentiamo di
imitare l’essere.
       Il modello di desiderio sembra possedere un'eccedenza d’essere
e gli individui da quest’abbondanza sono stimolati a desiderare il
modello, imitarlo ed abbandonare il senso dell’originalità dei loro
propri desideri.


18
   Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
19
    Ibidem, p. 82.
20
    Ibidem, p. 153.
21
    Ibidem, p. 159.
7



      Questa è la formulazione della definizione del desiderio come
desiderio d’essere l’altro. L’odio di sé, dei soggetti desideranti, così
come il loro odio del modello desiderato perché appetibile, tuttavia
conducono ad una variazione sulla mediazione hegeliana. Se la
mediazione interna è l’imitazione di desiderio fra gli esseri umani,
tuttavia esiste anche mediazione esterna, che è imitazione del
desiderio in quanto tale.
8



3 LA   TRASFIGURAZIONE DEL DESIDERIO MIMETICO: IL SUFFRAGIO ELETTORALE
NELLA SPYRAL DINAMIC AUTORITÀ-LIBERTÀ


       Di conseguenza, fruttuoso tentativo di afferrare la natura della
Spyral Dinamic Autorità Libertà, per la scuola girardiana il desiderio
diviene una struttura di scelta per evitare il collasso sociale e la
violenza. La funzione della mimesi, piuttosto che essere una proprietà
della soggettività e dell’essere che come tale diventa impossibile da
discutere se non a partire dal livello strutturale, è il luogo di
ricomposizione del rapporto Leader- Suddito, Master-slave, rapporto
sempre a rischio di estraniazione [Entfremdung] e perciò
costantemente impegnata in processi di identificazione di sé con sé
tramite riconoscimento dell’altro in e fuori di sé.
       È proprio la trasfigurazione del desiderio mimetico in struttura
di scelta che è da ricomprendere all’interno della Spyral Dinamamic
Autorità-Libertà che rende alcuni individui soggetti di riconoscimento
di autorità, e altri individui soggetti relazionali o meglio elettori 22
poiché l’individualità - forse meglio chiamata " interdividualità "- è
una funzione dei modelli imitativi che esistono nella sfera sociale, e
l'autonomia individuale è meglio riconosciuta come struttura di scelta
senza della quale non ha esistenza, alcuna formazione culturale se
non essendo ri-presentata come processo di sostituzione in cui la
scelta ri-orienta i relativi effetti come der Kampf um Anerkennung (o
lotta per la vita o la morte23):

                Per dirla semplicemente, la Spiral Dynamics- afferma Charney- ci
                dice che sembra che l'evoluzione del suffragio, che segnala un
                cambiamento nella visione del mondo predominante, sia emersa in
                modo tale da essere profondamente connessa con i cambiamenti
                delle nostre condizioni di vita fondamentali. Quindi si può
                affermare che le nostre principali preoccupazioni diventano
                incongruenti con le nostre metafore generali. Mettere in relazione
                questo con la nostra comprensione girardiana del desiderio
                mimetico ci serve per rispondere meglio alla questione
                dell'evoluzione del suffragio. Per esempio, se noi consideriamo il
                concetto astratto di controllo sul governo come un oggetto di
                desiderio mimetico (espresso come atto di voto), possiamo
                estrapolare che l'io percepisce un altro che desidera potere sulla
                struttura di governo, il che suggerisce all'io la desiderabilità di tale



22
   «L’animo dell’uomo e la natura sono il Proteo che continuamente si trasforma [Das
Gemüt des Menschen und die Natur sind der sich stets verwandelnde Proteus] ed è
una riflessione che viene molto naturale quella che le cose non sono in sé come si
presentano in modo immediato.» Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaften
im Grundrisse (1830), con le Aggiunte, in Werke in zwanzig Bände, herausgegeben
von Eva Moldenhauer und Karl Markus Michel,, Bd. VIII,Suhrkamp, Frankfurt a.M.,
1970 (1986), §28Z
23
   R. R. WILLIAMS, Hegel’s Ethics of Recognition, UCP, Berkley/Los Angeles/London
1997, p.1n.
9

                 controllo. Di conseguenza l'io interiorizza il desiderio dell'altro.
                 Sembra che non vi sia alcuna distanza – fisica, spirituale o
                 simbolica – almeno dentro uno stato moderno, che sia sufficiente
                 per la mediazione esterna di un tale desiderio. Quindi la rivalità
                 mimetica deve essere mediata internamente, e questo mette in
                 moto una catena di eventi che vede l'io e l'altro diventare
                 reciprocamente antagonisti e di conseguenza inevitabilmente doppi.
                 Ricordiamoci che la natura intensificativa della duplicazione
                 mimetica causa il fatto che ognuna delle due parti accresce il
                 desiderio del suo antagonista aumentando la sua resistenza
                 all'appropriazione dell'oggetto (in questo caso il diritto di voto), e
                 intanto afferma il proprio diritto sminuendo le pretese degli altri.
                 Così le parti divengono indistinguibili l'una dall'altra: ora la
                 questione diventa come si possa negare con qualche legittimità il
                 diritto di voto ad un antagonista mentre lo si conferisce all'altro, se
                 entrambe le parti sono completamente indistinguibili l'una
                 dall'altra. La conclusione logica di questo ragionamento è
                 l'annullamento di un eguale potere di voto ad entrambe le parti:
                 così il suffragio viene espanso a includere altri individui.
                 Naturalmente, questo caso si può dare solo nel caso della presenza
                 dello Stato come terza parte24.

       La fenomenologia del suffragio elettorale dello Stato moderno è
da inscrivere, pur sempre, all’interno della primordiale lotta dei
capofamiglia in un contesto sociale in cui – almeno virtualmente – sia
assente il mercato e la proprietà privata della terra.
      In tale momento individuiamo l’origine del suffragio elettorale
moderno poiché i soggetti che si confrontano per essere riconosciuti
(ognuno a scapito dell’altro), sono figure unicamente di desiderio-
appetito che appartengono a sistemi di produzione rusticamente
patriarcali.
      La lotta ingaggiata dal desiderio è finalizzata al riconoscimento
del possessore di terra in stabile proprietario: le modalità della lotta
hanno però come scopo l’eliminazione violenta dell’altro.
      Ora il principio mimetico di appropriazione ( come per il cibo) sta
alla base sia dell’Antico regime sia dello Stato moderno, in modo
mascherato. L’efficacia appropriativa e la mimesi di appropriazione
genera la necessità del suffragio poiché la funzione del desiderio come
forma di scelta tra gli appetibili (voglio qualcosa perché lo vuole l’altro)
potrebbe provocare un potenziale pericolo di sopravvivenza per la
stessa umanità che si trova minacciata da una possibile rivalità
violenta in cui ognuno è schierato contro ogni altro:


                 Come in qualsiasi rivalità mimetica- afferma Charney- questa
                 rivalità assoggetta gli antagonisti alla violenza sia della
                 differenziazione che dell'indifferenziazione: alla prima col trattare gli
                 altri antagonisti e i loro desideri come oggetti di cui ci si può e ci si
                 dovrebbe appropriare; alla seconda canalizzando i loro desideri



24 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione

in italiano del prof. Fabio Brotto.
10

                 verso lo stesso fine, e facendo pressione su di loro forzandoli ad
                 assumere la stessa posizione come partiti politici. Quanto più a
                 lungo si consente a questa rivalità di sostenersi, tanto più questi
                 tipi di violenza si espandono, e insieme cresce la necessità di una
                 loro diffusione […] Scegliendo invece una struttura di governo che
                 periodicamente converte la violenza di tutti contro tutti nella
                 violenza di tutti contro uno, in questo modo, "le elezioni facilitano la
                 partecipazione più o meno nel modo in cui si può dire che le chiuse
                 facilitano il flusso dell'acqua. Le elezioni dirigono il coinvolgimento
                 della massa in canali formali, rimuovendo così molti impedimenti
                 formali alla partecipazione, ma allo stesso tempo allontanandola da
                 sviluppi che potrebbero essere pericolosi per l'ordine politico
                 costituito". Questo tipo di conversione è possibile soltanto perché
                 anche alla più alta intensità mimetica vi sono individui che possono
                 essere differenziati gli uni dagli altri. Se noi comprendiamo che
                 "ciascun individuo ha la disponibilità di ognuno di questi v.meme,
                 le linee della tensione sociale vengono ridisegnate: non più basate
                 sul colore della pelle, la classe economica o l'influenza politica, ma
                 sul tipo di visione del mondo a partire da cui una persona o gruppo
                 di persone, clan, tribù, mercato, governo, sistema educativo o
                 nazione stanno operando"25.




25 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione

in italiano del prof. Fabio Brotto.
11



4    LA CRISI DEL OVERLAPPING CONSENSUS NELLA SPYRAL DINAMIC AUTORITÀ                -
LIBERTÀ


     In queste coordinate è da rileggere gli aspetti essenziali dell’idea
antropologica sul suffragio elettorale, che, con quella connessa di
overlapping consensus, costituisce il campo di critica - costruttiva-
girardiana al Liberalismo politico: l’overlapping consensus è da rileggere
nelle coordinate del sistema sacrificale e della teoria del capro
espiatorio.
      Se Rawls ri-chiama per la delineazione del suffragio elettorale «il
fatto del pluralismo», ovvero della divergenza, se non del conflitto, dei
sistemi di valori, per l’indagine girardiana la concezione politica
sarebbe residuale e non self-standing.
     La concezione politica, a cui cittadini di diverse dottrine
comprensive possono aderire e di fatto aderiscono, non deriva dalle
dottrine comprensive ma dalla Spiral Dinamic della logica del capro
espiatorio poiché i valori politici non sono valori autosufficienti, ma
strettamente connessi      al mascheramento della dinamica Servo-
Padrone nel potere coercitivo dello Stato moderno, e alla rinuncia di
una comunità politica intesa come una comunità della ragione
pubblica.
     In effetti già Rawls, in coordinate di studio differenti, aveva
individuato una aporia nella sua dottrina nella           definizione del
paradosso della ragione pubblica:
                        Come può essere ragionevole o razionale, quando sono in
                 gioco problemi basilari, che i cittadini facciano appello solo a una
                 concezione pubblica della giustizia e non a quella che considerano
                 l’intera verità?26.

      È una sottile affermazione che riconduce all’impossibilità di scelte
politiche in armonia con la ragione pubblica ma che smaschera il
sistema vittimario della maggioranza:

                         Quindi possiamo vedere che il meccanismo del capro
                 espiatorio moderno- afferma Charney-, o quello che possiamo
                 semplicemente dire principio di maggioranza, serve per regolare la
                 dissoluzione delle istituzioni esistenti e la generazione di nuove.
                 Sono queste nuove istituzioni che a loro volta daranno origine a
                 nuovi rituali e proibizioni che cercheranno di creare o mantenere
                 ordini culturali specifici (sistemi v.meme). Di conseguenza,
                 possiamo estrapolarne che i votanti non cercano di fare attivamente
                 di qualcuno un capro espiatorio. Essi cercano soltanto la
                 restaurazione (o la fondazione) di un ordine sociale che sia
                 congruente con la loro visione del mondo, rendendo la loro violenza
                 difficile da riconoscere e significativamente clandestina. Tuttavia,



26 J. RAWLS, Liberalismo politico, trad. it. a cura di S. Veca, Comunità, Milano 1994,
p. 186.
12

                 ad un'attenta considerazione diventa chiaro che l'atto di votare ha
                 implicazioni sia dirette che indirette. La conseguenza diretta del
                 voto è quella di privilegiare la visione del mondo del partito per cui
                 si è votato, mentre l'implicazione indiretta del voto è di privare i
                 restanti partiti e le loro visioni del mondo dello stesso privilegio.
                 Così mentre il voto potrebbe essere presentato come il grande
                 livellatore della disparità moderna, se si esamina la dualità della
                 sua natura si troverà che in realtà è vero l'opposto. Questo colpisce
                 ancor più se si pensa al processo di voto in sé, che ci rende ciechi
                 alle strutture mimetiche di violenza che lo guidano, allontanando la
                 nostra attenzione dalle strutture sottostanti e pervasive della
                 violenza mimetica e legittimando erroneamente una partecipazione
                 dei cittadini nella rivalità che spera di sopire, se non altro fino alla
                 prossima elezione in programma. Per questo ci possiamo riferire
                 alla violenza democratica come a violenza latente, dal momento che
                 la terminologia correttamente si riferisce alla violenza che è
                 presente, o almeno potenziale, ma non necessariamente evidente o
                 attiva; rendendo la violenza democratica sia presente che
                 accessibile nella mente inconscia ma minando la nostra capacità di
                 esprimerla o comprenderla coscientemente. Inoltre, la violenza
                 democratica è il risultato diretto della rivalità mimetica centrale (la
                 rivalità per l'appropriazione dell'autentico controllo sulle strutture
                 di governo): come tale possiamo vedere la centralità della violenza
                 latente     entro     la     democrazia     parlamentare      canadese
                 contemporanea27.



     In effetti per la scuola girardiana nella teoria dell’overlapping
consensus già Rawls aveva rifiutato una concezione oggettivistica
della verità tanto che Rawls stesso nel Un riesame dell’idea di ragione
pubblica deve sviluppare il tema della reciprocità, che era presente sin
dalla Teoria della giustizia e contenuto nell’idea di equa cooperazione
sociale e quindi nella categoria di fairness. Rawls presenta ciò come il
tratto fondamentale e anzi il criterio della ragione pubblica:

                        Il criterio di reciprocità richiede che, nel proporre certi termini
                 di cooperazione come i più ragionevoli, chi li difende pensi che
                 anche gli altri possano per buone ragioni accettarli, e farlo in
                 quanto cittadini liberi ed eguali, non assoggettati o manipolati da
                 alcuno, né sotto la pressione di una posizione politica o sociale
                 inferiore28.


      Questo criterio è un esempio molto chiaro del principio di
mascheramento del sistema vittimario: se, ad esempio, si vuole
togliere la libertà religiosa ad alcuni cittadini, non basta dargli un
motivo che essi possano capire , ma bisogna dargli un motivo che essi
possano condividere. Anche se la filosofia politica di Rawls analizza i
modi in cui la società democratica costituzionale può governare e di



27 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione

in italiano del prof. Fabio Brotto.
28 J. RAWLS, Saggi, a cura di S. Veca, Comunità, Milano 1994, cit., p. 282.
13


fatto governa il conflitto (in società che mediamente funzionano) è
significativo il fatto che lo stesso Rawls non può non tematizzare il
sistema vittimario:

                        Nella democrazia la violenza- afferma Charney- è decisamente
                 più clandestina di quella esposta dall'analisi girardiana
                 tradizionale. La natura clandestina della violenza latente è
                 inestricabilmente connessa con i modi in cui la violenza è posta in
                 atto, e quindi nascosta dal mito democratico, un mito che
                 erroneamente pone lo stato democratico come perfetta incarnazione
                 del governo moderno. Così, a dispetto della centralità della violenza
                 latente, la democrazia continua ad imporsi poiché il mythos della
                 democrazia è stato costruito in modo tale da attribuire valore ai
                 suoi principi essenziali celando nel contempo altri elementi
                 operazionali ai quali questo valore non si può attribuire affatto. Il
                 mito, tuttavia, non è nulla più che la reiterazione narrativa del
                 meccanismo del capro espiatorio dalla prospettiva dei suoi
                 beneficiari: o, secondo le parole di Girard, i miti scaturiscono " ...
                 da crisi sacrificali di cui sono la trasfigurazione retrospettiva, la
                 rilettura alla luce dell'ordine culturale sorto da tale crisi"29.




29 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione

in italiano del prof. Fabio Brotto.
14




5   IL PROCESSO DI MITIZZAZIONE E SACRALIZZAZIONE DELLA DEMOCRAZIA
MODERNA


      Quali le conseguenze di tale esito? In maniera evidente si
comprende che la sottolineatura viene posta sul tema del
condizionamento della scelta.
      Tema interessante quanto estremamente sottile. La posta in gioco
è molto alta e quando si verifica una tale situazione non si può non
scomodare chi ha tematizzato in maniera sottile la tematica.
      Il riferimento di partenza è la seconda appendice al Progetto di
pace perpetua in cui Kant propone due formule trascendentali del
diritto pubblico.
      La prima formula è – secondo lo stesso Kant – un principio
soltanto negativo, che ci dice che cosa non è giusto. La formula è la
seguente: «Tutte le azioni riguardanti il diritto di altri uomini, la cui
massima non si accordi con la pubblicità, sono ingiuste»30. La
pubblicità non va intesa come una condizione puramente empirica,
che fa fallire l’azione per ragioni pratiche, ma come una condizione sia
morale sia giuridica.
      La seconda formula, infatti, è affermativa: «Tutte le massime che
hanno bisogno della pubblicità (per non mancare il loro fine) si
accordano insieme con il diritto e la politica»31. La pubblicità verifica
l’accordo di una massima politica con il diritto pubblico.
      Possiamo dire che la pubblicità nel senso kantiano non è una
categoria di etica della comunicazione ma incorpora l’idea
rousseauiana di legittimità del potere: non c’è potere legittimo senza
pubblicità.
      Possiamo asserire come corollario che il sistema multipartitico
delle moderne democrazie ha il suo esercizio di controllo sulla scelta
del voto. La maniera in cui uno vota non è dipendente solo dal
processo di rivalità mimetica ma dalla comprensione individuale del
mondo pilotata dal sistema pubblicitario. Se apparentemente il
suffragio elettorale tende ad essere il desiderio di esercitare un
maggiore controllo su come il governo governa (più del concetto
astratto di voto) in effetti la visione individuale di come il governo
dovrebbe governare è pilotata dal governo stesso:

                        All'interno del sistema multipartitico canadese- afferma
                   Charney che pone una riflessione sullo stato politico del suo paese-
                   una volta soddisfatta, la rivalità mimetica tra individui intorno ad
                   un concetto astratto di esercizio del controllo sulle strutture di




30I. KANT, Scritti di storia, politica e diritto, trad. it. a cura di F. Gonnelli, Roma-Bari,

Laterza, 1995, cit. p. 199.
31 Ibidem, p. 203.
15

                 governo si sposta dalla indistinta azione del votare e comincia ad
                 abbracciare una parte maggiore della sostanza del voto. Il punto
                 diventa: una persona come dovrebbe votare? Tuttavia, la maniera
                 in cui uno vota non è dipendente solo dal processo di rivalità
                 mimetica: se lo fosse, noi dovremmo aspettarci di vedere una
                 completa mancanza di differenziazione tra i votanti e i loro voti.
                 Non è evidentemente il caso del Canada. Quello che modula il loro
                 voto è una comprensione individuale del mondo: il loro livello di
                 consapevolezza (vMEME system) produce i suoi frutti. Mentre il
                 desiderio di esercitare un maggiore controllo su come il governo
                 governa (più del concetto astratto di voto) può essere spiegato come
                 risultato della mimesi, la visione individuale di come il governo
                 dovrebbe governare riguarda piuttosto la coscienza di ciascuno.
                 Entro lo stile di governo basato sul sistema maggioritario
                 uninominale vigente in Canada, l'accrescimento del proprio
                 controllo sul sistema di governo al di là dell'atto di voto può essere
                 espresso solo come vittoria elettorale – o più precisamente come
                 allineamento del proprio voto col partito scelto per formare il
                 governo. Così la formazione del governo che sia più congruente con
                 la propria dinamica interna diventa un oggetto di desiderio
                 mimetico32.


      L’osservazione di Charney permette di avere un punto fermo nella
riflessione. Tuttavia nasce implicita un’altra questione. Una volta
smascherata la funzione della pubblicità cosa resta della dottrina
kantiana. A mio avviso, l’aspetto salvifico della pubblicità.
      Cosa significa ciò?
       Hannah Arendt, in una serie di lezioni del 1970, individuando la
natura sottile del problema aveva spostato l’assetto metodologico dalla
filosofia pratica all’estetica33. La Arendt cerca la filosofia politica di
Kant nella Critica del giudizio, ovvero di quella facoltà che – in quanto
giudizio estetico o gusto – coincide con il sensus communis:

                        Il Giudizio in generale è la facoltà di pensare- afferma Kant- il
                 particolare in quanto contenuto nell’universale. Se l’universale (la
                 regola, il principio, la legge) è dato, il Giudizio che sussume sotto
                 questo il particolare (anche se, come il Giudizio trascendentale,
                 indica a priori le condizioni indispensabili per la sussunzione a
                 quell’universale), è determinante.
                        Se invece è dato soltanto il particolare, ed il Giudizio deve
                 trovargli l’universale,allora esso è meramente riflettente.…le forme
                 nella natura sono tanto varie, e per così dire tanto numerose le
                 modificazioni dei concetti trascendentali universali della natura,
                 lasciate indeterminate da quelle leggi che l’intelletto puro fornisce a
                 priori, queste ultime infatti non riguardano che la possibilità di una
                 natura come oggetto dei sensi in generale, — da richiedere perciò
                 leggi che, in quanto empiriche, possono essere contingenti dal
                 punto di vista del nostro intelletto, ma che, per ricevere il nome di
                 leggi (come è richiesto anche dal concetto di una natura), debbono
                 venir considerate come necessarie a partire da un concetto (per



32 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione

in italiano del prof. Fabio Brotto.
33 H. ARENDT, Teoria del giudizio politico, Il Melangolo, Genova 1990, p. 62.
16

                  quanto a noi sconosciuto) dell’unità del molteplice. — Il Giudizio
                  riflettente, cui tocca risalire dal particolare della natura
                  all’universale, ha dunque bisogno d’un principio che non può
                  ricavare dall’esperienza, perché deve appunto fondare l’unità di
                  tutti i princìpi empirici sotto princìpi anch’essi empirici, ma più
                  elevati, e quindi la possibilità di una sistematica subordinazione di
                  tali princìpi gli uni agli altri. Un tale principio trascendentale, il
                  Giudizio riflettente può dunque darselo soltanto esso stesso come
                  legge, senza prenderlo dall’esterno (perché allora si trasformerebbe
                  in Giudizio determinante), né può prescriverlo alla natura, poiché
                  la riflessione sulle leggi della natura si adegua alla natura, mentre
                  quest’ultima non si adegua alle condizioni secondo le quali noi
                  aspiriamo a formarci di essa un concetto che, rispetto a tali
                  condizioni, è del tutto contingente. Ora questo principio non può
                  essere che il seguente: poiché le leggi universali della natura hanno
                  il loro fondamento nel nostro intelletto, che le prescrive alla natura
                  (benché solo secondo il concetto universale della natura in quanto
                  tale), le leggi empiriche particolari, relativamente a ciò che rimane
                  in esse non determinato dalle prime, devono venire considerate
                  secondo un’unità quale un intelletto (sebbene non il nostro)
                  avrebbe potuto stabilire a vantaggio della nostra facoltà
                  conoscitiva, per rendere possibile un sistema dell’esperienza
                  secondo leggi particolari della natura. Questo non nel senso di
                  dover ammettere la reale esistenza d’un tale intelletto (perché
                  questa idea funge da principio solo per il Giudizio riflettente, per
                  riflettere, non per determinare); in questo modo essa dà una legge
                  solo a se stessa, e non alla natura. Ora, poiché il concetto di un
                  oggetto, nella misura in cui contiene anche il principio della realtà
                  di questo oggetto, si dice scopo, mentre si dice finalità della forma
                  d’una cosa l’accordo di questa con quella costituzione delle cose
                  che è possibile solo mediante fini, il principio del Giudizio, rispetto
                  alla forma delle cose naturali sottoposte a leggi empiriche in
                  generale, è la finalità della natura nella varietà delle sue forme. In
                  altri termini, la natura viene rappresentata, mediante questo
                  concetto, come se un intelletto contenesse il fondamento unitario
                  della molteplicità delle sue leggi empiriche. La finalità della natura
                  è dunque un particolare concetto a priori, la cui origine va cercata
                  nel solo Giudizio riflettente34.



È proprio il giudizio riflettente, che tende a farci definire il suffragio
elettorale non solo nella sua finalità naturale ovvero come forma
appetitivo-desiderativa ma anche nella sua natura di sacralità e
quindi principio fondamentale di divinizzazione del sistema vittimario
delle democrazie moderne.         Porre una tale lettura del suffragio
significa spostare l’assetto del gioco politico sul piano del rapporto
Mito-Sacro: in tal senso il gioco politico è una performance che
trascende il valore semantico che tende a veicolare; è solo una ritualità
che ripetuta ciclicamente tende a differire la violenza. Esaminando la



34
   I. KANT, Kritik der Urteilskraft mit einer Einleitung und Bibliographie herausgegeben
von Heiner F. Klemme ; mit Sachanmerkungen von Piero Giordanetti, Hamburg 2001 (
Trad. it., Critica del Giudizio, a cura di A. Bosi, UTET, Torino 1993, cit. pp. 157-159).
Le pagine si riferiscono alla traduzione italiana.
17


struttura della democrazia parlamentare contemporanea possiamo
spiegare
                 la presenza di elezioni regolari-afferma Charney- come
                 adempimento del primo compito del sacro – impedire alla rivalità
                 mimetica di crescere fino al punto di un'imprevedibile violenza e di
                 un collasso sociale completo e irreparabile. Inoltre qualcuno
                 potrebbe sostenere che i termini prescritti per i governi eletti sono
                 l'evidenza del fatto che abbiamo trovato quello cui Girard si riferisce
                 come distanza ottimale dal sacro, dal momento che abbiamo
                 eliminato l'imprevedibilità della rivalità mediante la diffusione della
                 nostra violenza costruttiva assoggettando la nostra gente e le sue
                 visioni del mondo alle elezioni. Il processo assicura che l'ordine sarà
                 ristabilito dopo la dissoluzione della situazione presente. La
                 differenza principale essendo che la scheda segreta ha
                 evidentemente sostituito il sacrificio pubblico come atto calcolato di
                 violenza sanzionata che minimizza il rischio della violenza
                 reciproca35.


La riflessione di Charney potrebbe risultare un atto del “trapezismo del
pensiero” che gioca il concettuale senza rete di protezione. Ma se nelle
lingue occidentali è praticamente impossibile evitare ogni commistione
tra metalinguaggio e procedure nel linguaggio oggetto ovvero «parlare
delle figure senza produrne» 36, allora il fondamento della indagine
girardiana si può proporre come una sinestesia estetica della
performance politica e della Spyral Dinamic della forma Autorità-Libertà
all’interno del binomio Natura Cultura- Mito-Rito in cui si tenti di
individuare un modello di ricerca in cui la forma antropologica
“riflettendo” il modello filosofico conduce la tematizzazione Autorità-
Libertà in una sorta d’inversione epistemologica del suo dinamismo.
Questo comporta che il discorso filosofico parli col rigore di un
concetto che non dice più se stesso (cioè la soggettività intellettuale) ma
che si trovi riferito ad altro: all’origine sacrale della Forma Autorità-
Libertà. Il pensiero europeo e nord americano ha necessità, a mio
avviso, di un tale procedimento che non è solo un virtuosismo del
pensiero in chiave antropologica, ma una nuova via di analisi del
fenomeno.




35
   Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
36
    GRUPPO m, Retorica generale. Le figure della comunicazione, Bompiani, Milano
1980, Prefazione all’edizione italiana p. V.
18


6 VALUTAZIONI    SULLA PROPOSTA DI LETTURA


        Porre una conclusione, a questo punto, è davvero un compito
arduo poiché si può sempre parlare di "idee" contenute nella
tematizzazione di Autorità-Libertà, ma si deve rinunciare al
pregiudizio razionalistico secondo cui vi sarebbe stato in primo luogo
un concetto o credenza, che con un passo ulteriore avrebbe portato ad
un comportamento.
       Qui i termini in gioco non possono essere più dicotomici
(soggettività e oggettività), ma olistici e intersoggettivi ed emerge in
modo indubbiamente positivo la consapevolezza che l'indagine sulla
Spyral Dinamic Autorità-Libertà non può più rinunciare all'esigenza di
analisi nel quadro umano più vasto e completo che costantemente
esprime il binomio Natura-Cultura, per il quale il comportamento
politico è una rappresentazione simbolico - formale in realtà senza
valore semantico: è l’atto ripetitivo della forma che in sé possiede una
capacità salvifica come differimento della violenza; sarebbe, in effetti,
un rituale che dà la parvenza di creare significati ma che invece
rimanda alla forma primordiale della vita.
       In questo quadro, la ritualità politica come manifestazione della
Spyral Dinamic Autorità-Libertà è un pre-verbale del comportamento
umano, che appare anzitutto un'azione o un complesso di azioni di
carattere simbolico che - almeno ad una prima indagine - non è
dissociabile dal contesto mitico - rituale.
       Infatti se partiamo dalla necessità e dalla intenzione di dominare
il tema dell’Autorità-Libertà attraverso un giudizio, ci troveremo quasi
inevitabilmente in difficoltà proprio perché tale dimensione si presenta
in ultima analisi come inoggettivabile. Tutte le volte che tentiamo di
determinare un giudizio attraverso un'area di concetti definiti, il
fenomeno ricompare a livelli diversi. Questo probabilmente è l'indizio
di essere in presenza non di un “giudicabile” ma di un sentimento
ancestrale legato all’origine della vita.
       Pertanto non solo “leggiamo” la possibilità antropologica di
migliorare la nostra comprensione dei desideri che si trovano dietro le
motivazioni umane, non solo leggiamo la possibilità della
antropologica di offrire una spiegazione delle forme politico-rituali, ma
soprattutto comprendiamo che il mondo antropologico culturale offre
alla cultura politica una capacità di “gusto” comprensibile come
possibilità di risoluzione della violenza e apertura verso una
spiritualizzazione      fondamentale         e    appropriativa      delle
“Rappresentazioni archetipali” umane 37.
       In qualunque modo si presenti, il rituale politico riconduce



37
  D. POLOVINEO,L’estetica sacrificale di Eric Gans: dal paesaggio sacrificale cruento
alla origine delle forme estetiche, in “Studia Patavina” ANNO LV – N. 1 (2008), pp.
163-190.
19


l’uomo agli eventi naturali, cui la società ricorre per comprendere le
manifestazioni simboliche, e costituisce una rete in cui viene gestita la
cultura .


                                                      Davide Polovineo
                                        davide.polovineo@fastwebnet.it

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THE ANCIENT MASK OF DEMOCRACY Esame della Spyral Dinamic Autorità-libertà nelle moderne democrazie occidentali nel pensiero del XXI secolo di Davide Polovineo

  • 1. 1 THE ANCIENT MASK OF DEMOCRACY Esame della Spyral Dinamic Autorità-libertà nelle moderne democrazie occidentali nel pensiero del XXI secolo di Davide Polovineo «Public reason is common sense, in the best sense of common sense». (B. Dreben) 1 STATUS QUAESTIONIS SULLA TEMATICA AUTORITÀ-LIBERTÀ Si può parlare legittimamente di una trasfigurazione della consapevolezza della Spyral Dinamic Autorità-Libertà nel pensiero del XXI secolo? Come un “fantasma godibile” esiste un tipo di essenza metastorica nella forma in cui si manifesta l’autorità e la libertà che si può rivelare non soltanto rimanendo all’interno delle coordinate di studio di un pensiero filosofico - politico, sempre se è legittima una tale nomenclatura, ma scomodando, altresì, anche altre prospettive di studio che apparentemente possono essere considerate aliene alla tematica ma che in fondo svelano lo “scheletro nell’armadio” della tematica autorità e libertà ovvero che essa non può non essere studiata se non all’interno della dinamica Cultura-Natura. Cosa significa ciò? Porre la problematica della validità della forma dell’autorità e libertà nell’orizzonte Natura-Cultura conduce la ricerca nell’orizzonte di una trasfigurazione della consapevolezza mitico - rituale della Spiral Dinamic Autorità Libertà. Si comprende, già in prima battuta, che l’assetto metodologico da un versante antropologico culturale è inscrivibile nell’indagine della scuola girardiana senza tuttavia tralasciare l’assetto d’indagine di Bruce Lincoln1, Costruzione e corrosione dell’autorità, l’indagine del “Gruppo di Harvard”, e di C .J. Friedrich2, Irving Kristol e Leo Strauss3, che restano punti fermi e 1 B. LINCOLN, Authority. Construction and Corrosion, University of Chicago, Chicago 1994 (tr. it., Autorità. Costruzione e corrosione, Einaudi, Torino 2000). Cfr. sulla tematica specifica, A. GRILLO, “Passi sulla via della pace. Libertà e autorità all’inizio del XXI secolo, Savona 2007. 2 C. J. FRIEDRICH, Authority, Reason and Discretion in Id., a cura di, Authority, Cambridge University Press, Cambridge 1958. 3 L. STRAUSS, Foi et philosophie politique: la correspondance Strauss-Voegelin, 1934- 1964, Vrin, Paris 2004.
  • 2. 2 validi. Similmente non è da tralasciare il richiamo tematico della Scuola di Francoforte, degli psicologi sociali degli anni 1930-40che hanno utilizzato i dati sperimentali per evidenziare la tendenza delle democrazie liberali a seguire leader autoritari4. Da un punto di vista fenomenologico l’opera di Theodor Eschenburg5, manuale di studio valido poiché affronta direttamente la questione dell’autorità-libertà con un taglio specialistico, il saggio What is Authority? di Hannah Arendt6, gli interventi raccolti per “Nomos” da Pennock e Chapman7 a fine anni ’80 dello scorso secolo, restano produzioni scientifiche di rilievo e imprescindibili. Sempre da un punto di vista fenomenologico i lavori che affrontano l’autorità subordinatamente alla tematica più generale del potere da Weber a Foucault – dalla teoria delle forme di legittimazione della “Herrschaft” alla genealogia dei “regimi di verità” – rivelano profili ben determinati (autorità dei governi, degli educatori, dei genitori) e ambiti e variabili disciplinari (dalla storia giuridica alla teoria politica, dai resoconti etnografici ai cultural studies) da cui è difficile sottrarsi8. La corrente sociologica neoweberiana che tende a rileggere le categorie di Weber9 al di fuori delle sue teorie sui tipi di legittimazione10, apre la strada alla rilettura antropologico culturale sul tema posta dalla scuola girardiana11 che accanto alla filosofia 4 TH. ADORNO ET AL., La personalità autoritaria (1950), Edizioni di Comunità, Milano 1982, 4 voll. 5 TH. ESCHENBURG, Uber Autorität, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1965 (tr. it. Id., Dell’autorità, Il Mulino, Bologna 1970). 6 H. ARENDT, What is Authority?, in Between Past and Future, Viking Press, New York 1961 (tr. it. Che cos’è l’autorità?, in Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 1999, pp. 130-192). 7 J.R. PENNOCK – J.W. CHAPMAN, a cura di, Authority revisited, in “Nomos” 29, 1987. 8 W. BELARDI, “Auctor” e “Auctoritas”. Sopravvivenze del significato e del significante nel tempo, in “Storia, Antropologia e Scienze del Linguaggio”, 10 (1995), pp. 128- 137;E. BENVENISTE, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Einaudi, Torino 1976, vol. II, pp. 392-396; A. DEL NOCE, Autorità, in “Enciclopedia Italiana del Novecento”, Istituto dell’ Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 1975, vol. I, pp. 416 e ss.; B. DE JOUVENEL, La sovranità, Giuffré, Milano 1971; J. DERRIDA, Force of Law: the “Mystical Foundation of Authority”, in D.G. Carlson, D. Cornell, M. Rosenfeld, (eds.), Deconstruction and the Possibility of Justice, Routledge, London 1992, pp. 3-67. 9 A. WEBER, Die Krise des modernen Staatsgedanke, DVA, Berlin-Leipzig 1925. 10 Cfr. osservazione in B. Lincoln, 2000, pp. 3 ss. 11 in particolare per la presente tematica i testi in esame sono: R. GIRARD, La violence et le sacré, Grasset, Paris 1972 (trad. it. La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 1980); Idem, Des choses cachées depuis la fondation du monde, Grasset, Paris 1978 (trad. it. Delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo, Adelphi, Milano 1983); Idem, Le Bouc émissaire, Paris, Grasset 1982 (trad.it. Il capro espiatorio, Adelphi, Milano 1987); Idem, Dostoevskij dal doppio all'unità, SE, Milano 1987; Idem, L’antica via
  • 3. 3 politica, alla psicologia sociale, alla sociologia del potere (ovvero le tre prospettive principali sul problema dell’autorità nello scorso secolo) offre un ulteriore modello di indagine per studiare il tema autorità- libertà poiché focalizza il tema del desiderio mimetico. In tal senso Nicholas Charney è una voce autorevole sul tema da un punto di vista prettamente metodologico12. degli empi, Adelphi, Milano 1994 12 Cfr. per una presentazione metodologica dell’approccio girardiano al tema, N. CHARNEY, Il capro espiatorio moderno. Comprendere il principio democratico contemporaneo, Colloquium on Violence and Religion (COV&R), Saint Paul University, Ottawa, Canada, 31 maggio – 4 giugno 2006. Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Cfr. anche E.L. GANS, Originary Democracy and the Critique of Pure Fairness, in AA.VV, The Democratic Experience and Political Violence, a cura di D. Rapoport- L. Weinberg, Frank Cass edition, London 2001, pp.308-324.
  • 4. 4 2 IL DESIDERIO MIMETICO ALL’ORIGINE DELLA SPYRAL DINAMIC AUTORITÀ E LIBERTÀ L’ambito d’ indagine della scuola girardiana alimenta la tensione, dei discorsi dello scorso secolo, riguardante il punto di avvio della ricerca. Nasce il sospetto che il tema dell’autorità-libertà non possa essere trattato partendo dal materiale concettuale ma dalle forme in cui autorità e libertà si sono manifestate13. Di qui, l’enfasi prettamente antropologico - strutturalista sugli elementi processuali e dinamici più che su quelli statici, che conducono l’indagine alla genealogia della tensione tra autorità e libertà. In maniera diretta si afferma che proprio l’aspetto delle forme in cui si mostrano l’autorità e la libertà conducono l’indagine dal versante fenomenologico, proprio della letteratura del novecento, a quello genealogico. La Spiral Dynamic autorità-libertà conduce l’indagine alla comprensione che l'evoluzione della forma autorità e libertà sia da connettere con la comprensione girardiana del desiderio mimetico. La sintesi di questa tesi è riconducibile all’indagine di Nicholas Charney: “Se noi consideriamo il concetto astratto di controllo sul governo come un oggetto di desiderio mimetico (espresso come atto di potere), possiamo estrapolare che l'io percepisce un altro che desidera potere sulla struttura di governo, il che suggerisce all'io la desiderabilità di tale controllo. Di conseguenza l'io interiorizza il desiderio dell'altro. Sembra che non vi sia alcuna distanza – fisica, spirituale o simbolica – almeno dentro uno stato moderno, che sia sufficiente per la mediazione esterna di un tale desiderio. Quindi la rivalità mimetica deve essere mediata internamente, e questo mette in moto una catena di eventi che vede l'io e l'altro diventare reciprocamente antagonisti e di conseguenza inevitabilmente doppi. Ricordiamoci che la natura intensificativa della duplicazione mimetica causa il fatto che ognuna delle due parti accresce il desiderio del suo antagonista aumentando la sua resistenza all'appropriazione dell'oggetto (in questo caso il potere), e intanto afferma il proprio diritto sminuendo le pretese degli altri14. Si comprende immediatamente che la lettura girardiana è da ri- collegare alla prospettiva della fenomenologia di Hegel15 dove il filosofo 13 G. LAKOFF, La libertà di chi?, Codice Edizioni, Torino 2008. 14 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione in italiano del prof. Fabio Brotto. 15 Per quanto riguarda le edizioni critiche sui testi in esame di Hegel cfr. Werke in zwanzig Bände, herausgegeben von Eva Moldenhauer und Karl Markus Michel, 20 Bd.e, Suhrkamp,Frankfurt a.M. 1970 (1986); Gesammelte Werke, in Verbindung mit der Deutschen Forschungsgemeinschaft-Hegel-Archiv Bochum, herausgegeben von der Nordrhein-Westfälichen Akademie der Wissenschaften, 22 Bd.e, Felix Meiner Verlag, Hamburg 1968; Jenenser Realphilosophie II: Philosophie des Geistes (1805-
  • 5. 5 delinea le coordinate della lotta della Vita e della Morte come origine del desiderio: “Some of Hegel’s thematic concepts- afferma Williams- are spirit (Geist), freedom, master/slave, and ethical life (Sittlichkeit). Recognition (Anerkennung) is an operative concept used by Hegel to show and develop his thematic concepts. Thus in his Phenomenology of Spirit, spirit originates in reciprocal recognition. Master/slave represent only the particular shape of unequal recognition and fail to exhaust the possibilities inherent in the concept”16. L’ambito riflessivo hegeliano è la chiave di lettura della proposta girardiana poiché svela le dinamiche celate dalla prospettiva del desiderio come momento di ri-comprensione dell’origine, dell’ Anerkennung, tema affrontato da Hegel non solo nella Fenomenologia ma soprattutto negli scritti sulla filosofia dello spirito di Jena dove si delinea in prima istanza la logica del riconoscimento e del desiderio. Nella fenomenologia Hegel instaura l’analisi sulle forme pure della conoscenza e più specificamente sulla “certezza sensibile” e desiderio che in effetti è un sentimento che ci fa giudicare l’oggetto secondo la finalità della rappresentazione (esperienza dell’indipendenza dal suo oggetto): "E l'autocoscienza quindi è certa di se stessa soltanto perché toglie questa alterità che le si presenta come vita indipendente: essa è concupiscenza o appetito. Certa della nullità di questo altro essa pone per sé questa nullità come verità propria, annienta l'oggetto indipendente e si dà con ciò la certezza di se stessa come certezza vera, come tale certezza che le e' divenuta in guisa oggettiva. Ma in questo appagamento l'autocoscienza fa esperienza dell'indipendenza del suo oggetto. L'appetito e la certezza di se stesso, raggiunta nell'appagamento dell'appetito stesso, sono condizionati dall'oggetto; infatti l'appagamento sussiste mediante il togliere questo Altro, e affinché il togliere ci sia, ci deve essere anche questo Altro. L'autocoscienza, dunque, mediante il suo rapporto negativo, non e' in grado di toglier l'oggetto; anzi non fa che riprodurre l'oggetto nonché l'appetito. In effetto, qualcos'altro dall'autocoscienza è l'essenza dell'appetito”17. La forma desiderio hegeliana sul piano fenomenologico sembra possedere, come motiv, un'eccedenza d’essere e gli individui da quest’abbondanza sono stimolati a gustare la forma, imitarla ed 06), in Jenaer Systementwürfe III, G. W., vol. VIII, hrsg. Von R.P. Horstmann, F. Meiner, Hamburg 1976. 16 R. R. WILLIAMS, Hegel’s Ethics of Recognition, UCP, Berkley/Los Angeles/London 1997, p.1n. 17 F.HEGEL, Fenomenologia , cit. p. 150 del testo italiano.
  • 6. 6 abbandonare il senso dell’originalità dei loro propri desideri. Enfatizzare l'aspetto acquisitivo della forma nella identificazione della forma ci permette di aprire una possibile lettura sulla forma desiderio poiché la forma acquisitiva diviene facilmente instabile proprio quando l’asseto speculativo (identificazione della forma) tenti di comprenderla nelle concettualizzazioni che solitamente definiamo certezza e ordine. Da ciò per Girard nasce la rivalità mimetica che l’ indagine di Charney pone al centro del sistema libertà-autorità. Come in qualsiasi rivalità mimetica- afferma Charney- questa rivalità assoggetta gli antagonisti alla violenza sia della differenziazione che dell'indifferenziazione: alla prima col trattare gli altri antagonisti e i loro desideri come oggetti di cui ci si può e ci si dovrebbe appropriare; alla seconda canalizzando i loro desideri verso lo stesso fine, e facendo pressione su di loro forzandoli ad assumere la stessa posizione come partiti politici. Quanto più a lungo si consente a questa rivalità di sostenersi, tanto più questi tipi di violenza si espandono, e insieme cresce la necessità di una loro diffusione18. La violenza resta “lo scheletro nell’armadio” del pensiero sulla forma di autorità e di libertà tanto che nella pagine hegeliane più rilevanti sul desiderio-appetito si sente risuonare come unico atto fenomenologico, l’ Anerkennung che conduce l’analisi della tensione tra autorità e libertà sul piano della competizione per l’Essere in un procedere dialettico19 che consiste, almeno in prima approssimazione, nel mostrare che ogni desiderio-appetito è più complesso di quanto appaia e che la sua complessità rende contraddittoria la sua apparente semplicità20. Sono tra le pagine più famose di Hegel quelle che vengono dedicate alla tematica della costituzione dell’autocoscienza, che è la scoperta dell’altrui coscienza, e insieme, del nostro complesso rapporto con essa. Da un lato si mostra che nessuno può essere “per- sé” senza essere “per- altri” dall’altro, che ogni relazione intersoggettiva “non può non essere” antagonista. La socialità-questa la tesi di fondo di Hegel- è essenzialmente conflitto21.Secondo questa tesi, il modello è definito come l’individuo di cui noi tentiamo di imitare l’essere. Il modello di desiderio sembra possedere un'eccedenza d’essere e gli individui da quest’abbondanza sono stimolati a desiderare il modello, imitarlo ed abbandonare il senso dell’originalità dei loro propri desideri. 18 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione in italiano del prof. Fabio Brotto. 19 Ibidem, p. 82. 20 Ibidem, p. 153. 21 Ibidem, p. 159.
  • 7. 7 Questa è la formulazione della definizione del desiderio come desiderio d’essere l’altro. L’odio di sé, dei soggetti desideranti, così come il loro odio del modello desiderato perché appetibile, tuttavia conducono ad una variazione sulla mediazione hegeliana. Se la mediazione interna è l’imitazione di desiderio fra gli esseri umani, tuttavia esiste anche mediazione esterna, che è imitazione del desiderio in quanto tale.
  • 8. 8 3 LA TRASFIGURAZIONE DEL DESIDERIO MIMETICO: IL SUFFRAGIO ELETTORALE NELLA SPYRAL DINAMIC AUTORITÀ-LIBERTÀ Di conseguenza, fruttuoso tentativo di afferrare la natura della Spyral Dinamic Autorità Libertà, per la scuola girardiana il desiderio diviene una struttura di scelta per evitare il collasso sociale e la violenza. La funzione della mimesi, piuttosto che essere una proprietà della soggettività e dell’essere che come tale diventa impossibile da discutere se non a partire dal livello strutturale, è il luogo di ricomposizione del rapporto Leader- Suddito, Master-slave, rapporto sempre a rischio di estraniazione [Entfremdung] e perciò costantemente impegnata in processi di identificazione di sé con sé tramite riconoscimento dell’altro in e fuori di sé. È proprio la trasfigurazione del desiderio mimetico in struttura di scelta che è da ricomprendere all’interno della Spyral Dinamamic Autorità-Libertà che rende alcuni individui soggetti di riconoscimento di autorità, e altri individui soggetti relazionali o meglio elettori 22 poiché l’individualità - forse meglio chiamata " interdividualità "- è una funzione dei modelli imitativi che esistono nella sfera sociale, e l'autonomia individuale è meglio riconosciuta come struttura di scelta senza della quale non ha esistenza, alcuna formazione culturale se non essendo ri-presentata come processo di sostituzione in cui la scelta ri-orienta i relativi effetti come der Kampf um Anerkennung (o lotta per la vita o la morte23): Per dirla semplicemente, la Spiral Dynamics- afferma Charney- ci dice che sembra che l'evoluzione del suffragio, che segnala un cambiamento nella visione del mondo predominante, sia emersa in modo tale da essere profondamente connessa con i cambiamenti delle nostre condizioni di vita fondamentali. Quindi si può affermare che le nostre principali preoccupazioni diventano incongruenti con le nostre metafore generali. Mettere in relazione questo con la nostra comprensione girardiana del desiderio mimetico ci serve per rispondere meglio alla questione dell'evoluzione del suffragio. Per esempio, se noi consideriamo il concetto astratto di controllo sul governo come un oggetto di desiderio mimetico (espresso come atto di voto), possiamo estrapolare che l'io percepisce un altro che desidera potere sulla struttura di governo, il che suggerisce all'io la desiderabilità di tale 22 «L’animo dell’uomo e la natura sono il Proteo che continuamente si trasforma [Das Gemüt des Menschen und die Natur sind der sich stets verwandelnde Proteus] ed è una riflessione che viene molto naturale quella che le cose non sono in sé come si presentano in modo immediato.» Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse (1830), con le Aggiunte, in Werke in zwanzig Bände, herausgegeben von Eva Moldenhauer und Karl Markus Michel,, Bd. VIII,Suhrkamp, Frankfurt a.M., 1970 (1986), §28Z 23 R. R. WILLIAMS, Hegel’s Ethics of Recognition, UCP, Berkley/Los Angeles/London 1997, p.1n.
  • 9. 9 controllo. Di conseguenza l'io interiorizza il desiderio dell'altro. Sembra che non vi sia alcuna distanza – fisica, spirituale o simbolica – almeno dentro uno stato moderno, che sia sufficiente per la mediazione esterna di un tale desiderio. Quindi la rivalità mimetica deve essere mediata internamente, e questo mette in moto una catena di eventi che vede l'io e l'altro diventare reciprocamente antagonisti e di conseguenza inevitabilmente doppi. Ricordiamoci che la natura intensificativa della duplicazione mimetica causa il fatto che ognuna delle due parti accresce il desiderio del suo antagonista aumentando la sua resistenza all'appropriazione dell'oggetto (in questo caso il diritto di voto), e intanto afferma il proprio diritto sminuendo le pretese degli altri. Così le parti divengono indistinguibili l'una dall'altra: ora la questione diventa come si possa negare con qualche legittimità il diritto di voto ad un antagonista mentre lo si conferisce all'altro, se entrambe le parti sono completamente indistinguibili l'una dall'altra. La conclusione logica di questo ragionamento è l'annullamento di un eguale potere di voto ad entrambe le parti: così il suffragio viene espanso a includere altri individui. Naturalmente, questo caso si può dare solo nel caso della presenza dello Stato come terza parte24. La fenomenologia del suffragio elettorale dello Stato moderno è da inscrivere, pur sempre, all’interno della primordiale lotta dei capofamiglia in un contesto sociale in cui – almeno virtualmente – sia assente il mercato e la proprietà privata della terra. In tale momento individuiamo l’origine del suffragio elettorale moderno poiché i soggetti che si confrontano per essere riconosciuti (ognuno a scapito dell’altro), sono figure unicamente di desiderio- appetito che appartengono a sistemi di produzione rusticamente patriarcali. La lotta ingaggiata dal desiderio è finalizzata al riconoscimento del possessore di terra in stabile proprietario: le modalità della lotta hanno però come scopo l’eliminazione violenta dell’altro. Ora il principio mimetico di appropriazione ( come per il cibo) sta alla base sia dell’Antico regime sia dello Stato moderno, in modo mascherato. L’efficacia appropriativa e la mimesi di appropriazione genera la necessità del suffragio poiché la funzione del desiderio come forma di scelta tra gli appetibili (voglio qualcosa perché lo vuole l’altro) potrebbe provocare un potenziale pericolo di sopravvivenza per la stessa umanità che si trova minacciata da una possibile rivalità violenta in cui ognuno è schierato contro ogni altro: Come in qualsiasi rivalità mimetica- afferma Charney- questa rivalità assoggetta gli antagonisti alla violenza sia della differenziazione che dell'indifferenziazione: alla prima col trattare gli altri antagonisti e i loro desideri come oggetti di cui ci si può e ci si dovrebbe appropriare; alla seconda canalizzando i loro desideri 24 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione in italiano del prof. Fabio Brotto.
  • 10. 10 verso lo stesso fine, e facendo pressione su di loro forzandoli ad assumere la stessa posizione come partiti politici. Quanto più a lungo si consente a questa rivalità di sostenersi, tanto più questi tipi di violenza si espandono, e insieme cresce la necessità di una loro diffusione […] Scegliendo invece una struttura di governo che periodicamente converte la violenza di tutti contro tutti nella violenza di tutti contro uno, in questo modo, "le elezioni facilitano la partecipazione più o meno nel modo in cui si può dire che le chiuse facilitano il flusso dell'acqua. Le elezioni dirigono il coinvolgimento della massa in canali formali, rimuovendo così molti impedimenti formali alla partecipazione, ma allo stesso tempo allontanandola da sviluppi che potrebbero essere pericolosi per l'ordine politico costituito". Questo tipo di conversione è possibile soltanto perché anche alla più alta intensità mimetica vi sono individui che possono essere differenziati gli uni dagli altri. Se noi comprendiamo che "ciascun individuo ha la disponibilità di ognuno di questi v.meme, le linee della tensione sociale vengono ridisegnate: non più basate sul colore della pelle, la classe economica o l'influenza politica, ma sul tipo di visione del mondo a partire da cui una persona o gruppo di persone, clan, tribù, mercato, governo, sistema educativo o nazione stanno operando"25. 25 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione in italiano del prof. Fabio Brotto.
  • 11. 11 4 LA CRISI DEL OVERLAPPING CONSENSUS NELLA SPYRAL DINAMIC AUTORITÀ - LIBERTÀ In queste coordinate è da rileggere gli aspetti essenziali dell’idea antropologica sul suffragio elettorale, che, con quella connessa di overlapping consensus, costituisce il campo di critica - costruttiva- girardiana al Liberalismo politico: l’overlapping consensus è da rileggere nelle coordinate del sistema sacrificale e della teoria del capro espiatorio. Se Rawls ri-chiama per la delineazione del suffragio elettorale «il fatto del pluralismo», ovvero della divergenza, se non del conflitto, dei sistemi di valori, per l’indagine girardiana la concezione politica sarebbe residuale e non self-standing. La concezione politica, a cui cittadini di diverse dottrine comprensive possono aderire e di fatto aderiscono, non deriva dalle dottrine comprensive ma dalla Spiral Dinamic della logica del capro espiatorio poiché i valori politici non sono valori autosufficienti, ma strettamente connessi al mascheramento della dinamica Servo- Padrone nel potere coercitivo dello Stato moderno, e alla rinuncia di una comunità politica intesa come una comunità della ragione pubblica. In effetti già Rawls, in coordinate di studio differenti, aveva individuato una aporia nella sua dottrina nella definizione del paradosso della ragione pubblica: Come può essere ragionevole o razionale, quando sono in gioco problemi basilari, che i cittadini facciano appello solo a una concezione pubblica della giustizia e non a quella che considerano l’intera verità?26. È una sottile affermazione che riconduce all’impossibilità di scelte politiche in armonia con la ragione pubblica ma che smaschera il sistema vittimario della maggioranza: Quindi possiamo vedere che il meccanismo del capro espiatorio moderno- afferma Charney-, o quello che possiamo semplicemente dire principio di maggioranza, serve per regolare la dissoluzione delle istituzioni esistenti e la generazione di nuove. Sono queste nuove istituzioni che a loro volta daranno origine a nuovi rituali e proibizioni che cercheranno di creare o mantenere ordini culturali specifici (sistemi v.meme). Di conseguenza, possiamo estrapolarne che i votanti non cercano di fare attivamente di qualcuno un capro espiatorio. Essi cercano soltanto la restaurazione (o la fondazione) di un ordine sociale che sia congruente con la loro visione del mondo, rendendo la loro violenza difficile da riconoscere e significativamente clandestina. Tuttavia, 26 J. RAWLS, Liberalismo politico, trad. it. a cura di S. Veca, Comunità, Milano 1994, p. 186.
  • 12. 12 ad un'attenta considerazione diventa chiaro che l'atto di votare ha implicazioni sia dirette che indirette. La conseguenza diretta del voto è quella di privilegiare la visione del mondo del partito per cui si è votato, mentre l'implicazione indiretta del voto è di privare i restanti partiti e le loro visioni del mondo dello stesso privilegio. Così mentre il voto potrebbe essere presentato come il grande livellatore della disparità moderna, se si esamina la dualità della sua natura si troverà che in realtà è vero l'opposto. Questo colpisce ancor più se si pensa al processo di voto in sé, che ci rende ciechi alle strutture mimetiche di violenza che lo guidano, allontanando la nostra attenzione dalle strutture sottostanti e pervasive della violenza mimetica e legittimando erroneamente una partecipazione dei cittadini nella rivalità che spera di sopire, se non altro fino alla prossima elezione in programma. Per questo ci possiamo riferire alla violenza democratica come a violenza latente, dal momento che la terminologia correttamente si riferisce alla violenza che è presente, o almeno potenziale, ma non necessariamente evidente o attiva; rendendo la violenza democratica sia presente che accessibile nella mente inconscia ma minando la nostra capacità di esprimerla o comprenderla coscientemente. Inoltre, la violenza democratica è il risultato diretto della rivalità mimetica centrale (la rivalità per l'appropriazione dell'autentico controllo sulle strutture di governo): come tale possiamo vedere la centralità della violenza latente entro la democrazia parlamentare canadese contemporanea27. In effetti per la scuola girardiana nella teoria dell’overlapping consensus già Rawls aveva rifiutato una concezione oggettivistica della verità tanto che Rawls stesso nel Un riesame dell’idea di ragione pubblica deve sviluppare il tema della reciprocità, che era presente sin dalla Teoria della giustizia e contenuto nell’idea di equa cooperazione sociale e quindi nella categoria di fairness. Rawls presenta ciò come il tratto fondamentale e anzi il criterio della ragione pubblica: Il criterio di reciprocità richiede che, nel proporre certi termini di cooperazione come i più ragionevoli, chi li difende pensi che anche gli altri possano per buone ragioni accettarli, e farlo in quanto cittadini liberi ed eguali, non assoggettati o manipolati da alcuno, né sotto la pressione di una posizione politica o sociale inferiore28. Questo criterio è un esempio molto chiaro del principio di mascheramento del sistema vittimario: se, ad esempio, si vuole togliere la libertà religiosa ad alcuni cittadini, non basta dargli un motivo che essi possano capire , ma bisogna dargli un motivo che essi possano condividere. Anche se la filosofia politica di Rawls analizza i modi in cui la società democratica costituzionale può governare e di 27 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione in italiano del prof. Fabio Brotto. 28 J. RAWLS, Saggi, a cura di S. Veca, Comunità, Milano 1994, cit., p. 282.
  • 13. 13 fatto governa il conflitto (in società che mediamente funzionano) è significativo il fatto che lo stesso Rawls non può non tematizzare il sistema vittimario: Nella democrazia la violenza- afferma Charney- è decisamente più clandestina di quella esposta dall'analisi girardiana tradizionale. La natura clandestina della violenza latente è inestricabilmente connessa con i modi in cui la violenza è posta in atto, e quindi nascosta dal mito democratico, un mito che erroneamente pone lo stato democratico come perfetta incarnazione del governo moderno. Così, a dispetto della centralità della violenza latente, la democrazia continua ad imporsi poiché il mythos della democrazia è stato costruito in modo tale da attribuire valore ai suoi principi essenziali celando nel contempo altri elementi operazionali ai quali questo valore non si può attribuire affatto. Il mito, tuttavia, non è nulla più che la reiterazione narrativa del meccanismo del capro espiatorio dalla prospettiva dei suoi beneficiari: o, secondo le parole di Girard, i miti scaturiscono " ... da crisi sacrificali di cui sono la trasfigurazione retrospettiva, la rilettura alla luce dell'ordine culturale sorto da tale crisi"29. 29 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione in italiano del prof. Fabio Brotto.
  • 14. 14 5 IL PROCESSO DI MITIZZAZIONE E SACRALIZZAZIONE DELLA DEMOCRAZIA MODERNA Quali le conseguenze di tale esito? In maniera evidente si comprende che la sottolineatura viene posta sul tema del condizionamento della scelta. Tema interessante quanto estremamente sottile. La posta in gioco è molto alta e quando si verifica una tale situazione non si può non scomodare chi ha tematizzato in maniera sottile la tematica. Il riferimento di partenza è la seconda appendice al Progetto di pace perpetua in cui Kant propone due formule trascendentali del diritto pubblico. La prima formula è – secondo lo stesso Kant – un principio soltanto negativo, che ci dice che cosa non è giusto. La formula è la seguente: «Tutte le azioni riguardanti il diritto di altri uomini, la cui massima non si accordi con la pubblicità, sono ingiuste»30. La pubblicità non va intesa come una condizione puramente empirica, che fa fallire l’azione per ragioni pratiche, ma come una condizione sia morale sia giuridica. La seconda formula, infatti, è affermativa: «Tutte le massime che hanno bisogno della pubblicità (per non mancare il loro fine) si accordano insieme con il diritto e la politica»31. La pubblicità verifica l’accordo di una massima politica con il diritto pubblico. Possiamo dire che la pubblicità nel senso kantiano non è una categoria di etica della comunicazione ma incorpora l’idea rousseauiana di legittimità del potere: non c’è potere legittimo senza pubblicità. Possiamo asserire come corollario che il sistema multipartitico delle moderne democrazie ha il suo esercizio di controllo sulla scelta del voto. La maniera in cui uno vota non è dipendente solo dal processo di rivalità mimetica ma dalla comprensione individuale del mondo pilotata dal sistema pubblicitario. Se apparentemente il suffragio elettorale tende ad essere il desiderio di esercitare un maggiore controllo su come il governo governa (più del concetto astratto di voto) in effetti la visione individuale di come il governo dovrebbe governare è pilotata dal governo stesso: All'interno del sistema multipartitico canadese- afferma Charney che pone una riflessione sullo stato politico del suo paese- una volta soddisfatta, la rivalità mimetica tra individui intorno ad un concetto astratto di esercizio del controllo sulle strutture di 30I. KANT, Scritti di storia, politica e diritto, trad. it. a cura di F. Gonnelli, Roma-Bari, Laterza, 1995, cit. p. 199. 31 Ibidem, p. 203.
  • 15. 15 governo si sposta dalla indistinta azione del votare e comincia ad abbracciare una parte maggiore della sostanza del voto. Il punto diventa: una persona come dovrebbe votare? Tuttavia, la maniera in cui uno vota non è dipendente solo dal processo di rivalità mimetica: se lo fosse, noi dovremmo aspettarci di vedere una completa mancanza di differenziazione tra i votanti e i loro voti. Non è evidentemente il caso del Canada. Quello che modula il loro voto è una comprensione individuale del mondo: il loro livello di consapevolezza (vMEME system) produce i suoi frutti. Mentre il desiderio di esercitare un maggiore controllo su come il governo governa (più del concetto astratto di voto) può essere spiegato come risultato della mimesi, la visione individuale di come il governo dovrebbe governare riguarda piuttosto la coscienza di ciascuno. Entro lo stile di governo basato sul sistema maggioritario uninominale vigente in Canada, l'accrescimento del proprio controllo sul sistema di governo al di là dell'atto di voto può essere espresso solo come vittoria elettorale – o più precisamente come allineamento del proprio voto col partito scelto per formare il governo. Così la formazione del governo che sia più congruente con la propria dinamica interna diventa un oggetto di desiderio mimetico32. L’osservazione di Charney permette di avere un punto fermo nella riflessione. Tuttavia nasce implicita un’altra questione. Una volta smascherata la funzione della pubblicità cosa resta della dottrina kantiana. A mio avviso, l’aspetto salvifico della pubblicità. Cosa significa ciò? Hannah Arendt, in una serie di lezioni del 1970, individuando la natura sottile del problema aveva spostato l’assetto metodologico dalla filosofia pratica all’estetica33. La Arendt cerca la filosofia politica di Kant nella Critica del giudizio, ovvero di quella facoltà che – in quanto giudizio estetico o gusto – coincide con il sensus communis: Il Giudizio in generale è la facoltà di pensare- afferma Kant- il particolare in quanto contenuto nell’universale. Se l’universale (la regola, il principio, la legge) è dato, il Giudizio che sussume sotto questo il particolare (anche se, come il Giudizio trascendentale, indica a priori le condizioni indispensabili per la sussunzione a quell’universale), è determinante. Se invece è dato soltanto il particolare, ed il Giudizio deve trovargli l’universale,allora esso è meramente riflettente.…le forme nella natura sono tanto varie, e per così dire tanto numerose le modificazioni dei concetti trascendentali universali della natura, lasciate indeterminate da quelle leggi che l’intelletto puro fornisce a priori, queste ultime infatti non riguardano che la possibilità di una natura come oggetto dei sensi in generale, — da richiedere perciò leggi che, in quanto empiriche, possono essere contingenti dal punto di vista del nostro intelletto, ma che, per ricevere il nome di leggi (come è richiesto anche dal concetto di una natura), debbono venir considerate come necessarie a partire da un concetto (per 32 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione in italiano del prof. Fabio Brotto. 33 H. ARENDT, Teoria del giudizio politico, Il Melangolo, Genova 1990, p. 62.
  • 16. 16 quanto a noi sconosciuto) dell’unità del molteplice. — Il Giudizio riflettente, cui tocca risalire dal particolare della natura all’universale, ha dunque bisogno d’un principio che non può ricavare dall’esperienza, perché deve appunto fondare l’unità di tutti i princìpi empirici sotto princìpi anch’essi empirici, ma più elevati, e quindi la possibilità di una sistematica subordinazione di tali princìpi gli uni agli altri. Un tale principio trascendentale, il Giudizio riflettente può dunque darselo soltanto esso stesso come legge, senza prenderlo dall’esterno (perché allora si trasformerebbe in Giudizio determinante), né può prescriverlo alla natura, poiché la riflessione sulle leggi della natura si adegua alla natura, mentre quest’ultima non si adegua alle condizioni secondo le quali noi aspiriamo a formarci di essa un concetto che, rispetto a tali condizioni, è del tutto contingente. Ora questo principio non può essere che il seguente: poiché le leggi universali della natura hanno il loro fondamento nel nostro intelletto, che le prescrive alla natura (benché solo secondo il concetto universale della natura in quanto tale), le leggi empiriche particolari, relativamente a ciò che rimane in esse non determinato dalle prime, devono venire considerate secondo un’unità quale un intelletto (sebbene non il nostro) avrebbe potuto stabilire a vantaggio della nostra facoltà conoscitiva, per rendere possibile un sistema dell’esperienza secondo leggi particolari della natura. Questo non nel senso di dover ammettere la reale esistenza d’un tale intelletto (perché questa idea funge da principio solo per il Giudizio riflettente, per riflettere, non per determinare); in questo modo essa dà una legge solo a se stessa, e non alla natura. Ora, poiché il concetto di un oggetto, nella misura in cui contiene anche il principio della realtà di questo oggetto, si dice scopo, mentre si dice finalità della forma d’una cosa l’accordo di questa con quella costituzione delle cose che è possibile solo mediante fini, il principio del Giudizio, rispetto alla forma delle cose naturali sottoposte a leggi empiriche in generale, è la finalità della natura nella varietà delle sue forme. In altri termini, la natura viene rappresentata, mediante questo concetto, come se un intelletto contenesse il fondamento unitario della molteplicità delle sue leggi empiriche. La finalità della natura è dunque un particolare concetto a priori, la cui origine va cercata nel solo Giudizio riflettente34. È proprio il giudizio riflettente, che tende a farci definire il suffragio elettorale non solo nella sua finalità naturale ovvero come forma appetitivo-desiderativa ma anche nella sua natura di sacralità e quindi principio fondamentale di divinizzazione del sistema vittimario delle democrazie moderne. Porre una tale lettura del suffragio significa spostare l’assetto del gioco politico sul piano del rapporto Mito-Sacro: in tal senso il gioco politico è una performance che trascende il valore semantico che tende a veicolare; è solo una ritualità che ripetuta ciclicamente tende a differire la violenza. Esaminando la 34 I. KANT, Kritik der Urteilskraft mit einer Einleitung und Bibliographie herausgegeben von Heiner F. Klemme ; mit Sachanmerkungen von Piero Giordanetti, Hamburg 2001 ( Trad. it., Critica del Giudizio, a cura di A. Bosi, UTET, Torino 1993, cit. pp. 157-159). Le pagine si riferiscono alla traduzione italiana.
  • 17. 17 struttura della democrazia parlamentare contemporanea possiamo spiegare la presenza di elezioni regolari-afferma Charney- come adempimento del primo compito del sacro – impedire alla rivalità mimetica di crescere fino al punto di un'imprevedibile violenza e di un collasso sociale completo e irreparabile. Inoltre qualcuno potrebbe sostenere che i termini prescritti per i governi eletti sono l'evidenza del fatto che abbiamo trovato quello cui Girard si riferisce come distanza ottimale dal sacro, dal momento che abbiamo eliminato l'imprevedibilità della rivalità mediante la diffusione della nostra violenza costruttiva assoggettando la nostra gente e le sue visioni del mondo alle elezioni. Il processo assicura che l'ordine sarà ristabilito dopo la dissoluzione della situazione presente. La differenza principale essendo che la scheda segreta ha evidentemente sostituito il sacrificio pubblico come atto calcolato di violenza sanzionata che minimizza il rischio della violenza reciproca35. La riflessione di Charney potrebbe risultare un atto del “trapezismo del pensiero” che gioca il concettuale senza rete di protezione. Ma se nelle lingue occidentali è praticamente impossibile evitare ogni commistione tra metalinguaggio e procedure nel linguaggio oggetto ovvero «parlare delle figure senza produrne» 36, allora il fondamento della indagine girardiana si può proporre come una sinestesia estetica della performance politica e della Spyral Dinamic della forma Autorità-Libertà all’interno del binomio Natura Cultura- Mito-Rito in cui si tenti di individuare un modello di ricerca in cui la forma antropologica “riflettendo” il modello filosofico conduce la tematizzazione Autorità- Libertà in una sorta d’inversione epistemologica del suo dinamismo. Questo comporta che il discorso filosofico parli col rigore di un concetto che non dice più se stesso (cioè la soggettività intellettuale) ma che si trovi riferito ad altro: all’origine sacrale della Forma Autorità- Libertà. Il pensiero europeo e nord americano ha necessità, a mio avviso, di un tale procedimento che non è solo un virtuosismo del pensiero in chiave antropologica, ma una nuova via di analisi del fenomeno. 35 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione in italiano del prof. Fabio Brotto. 36 GRUPPO m, Retorica generale. Le figure della comunicazione, Bompiani, Milano 1980, Prefazione all’edizione italiana p. V.
  • 18. 18 6 VALUTAZIONI SULLA PROPOSTA DI LETTURA Porre una conclusione, a questo punto, è davvero un compito arduo poiché si può sempre parlare di "idee" contenute nella tematizzazione di Autorità-Libertà, ma si deve rinunciare al pregiudizio razionalistico secondo cui vi sarebbe stato in primo luogo un concetto o credenza, che con un passo ulteriore avrebbe portato ad un comportamento. Qui i termini in gioco non possono essere più dicotomici (soggettività e oggettività), ma olistici e intersoggettivi ed emerge in modo indubbiamente positivo la consapevolezza che l'indagine sulla Spyral Dinamic Autorità-Libertà non può più rinunciare all'esigenza di analisi nel quadro umano più vasto e completo che costantemente esprime il binomio Natura-Cultura, per il quale il comportamento politico è una rappresentazione simbolico - formale in realtà senza valore semantico: è l’atto ripetitivo della forma che in sé possiede una capacità salvifica come differimento della violenza; sarebbe, in effetti, un rituale che dà la parvenza di creare significati ma che invece rimanda alla forma primordiale della vita. In questo quadro, la ritualità politica come manifestazione della Spyral Dinamic Autorità-Libertà è un pre-verbale del comportamento umano, che appare anzitutto un'azione o un complesso di azioni di carattere simbolico che - almeno ad una prima indagine - non è dissociabile dal contesto mitico - rituale. Infatti se partiamo dalla necessità e dalla intenzione di dominare il tema dell’Autorità-Libertà attraverso un giudizio, ci troveremo quasi inevitabilmente in difficoltà proprio perché tale dimensione si presenta in ultima analisi come inoggettivabile. Tutte le volte che tentiamo di determinare un giudizio attraverso un'area di concetti definiti, il fenomeno ricompare a livelli diversi. Questo probabilmente è l'indizio di essere in presenza non di un “giudicabile” ma di un sentimento ancestrale legato all’origine della vita. Pertanto non solo “leggiamo” la possibilità antropologica di migliorare la nostra comprensione dei desideri che si trovano dietro le motivazioni umane, non solo leggiamo la possibilità della antropologica di offrire una spiegazione delle forme politico-rituali, ma soprattutto comprendiamo che il mondo antropologico culturale offre alla cultura politica una capacità di “gusto” comprensibile come possibilità di risoluzione della violenza e apertura verso una spiritualizzazione fondamentale e appropriativa delle “Rappresentazioni archetipali” umane 37. In qualunque modo si presenti, il rituale politico riconduce 37 D. POLOVINEO,L’estetica sacrificale di Eric Gans: dal paesaggio sacrificale cruento alla origine delle forme estetiche, in “Studia Patavina” ANNO LV – N. 1 (2008), pp. 163-190.
  • 19. 19 l’uomo agli eventi naturali, cui la società ricorre per comprendere le manifestazioni simboliche, e costituisce una rete in cui viene gestita la cultura . Davide Polovineo davide.polovineo@fastwebnet.it