THE ANCIENT MASK OF DEMOCRACY Esame della Spyral Dinamic Autorità-libertà nelle moderne democrazie occidentali nel pensiero del XXI secolo di Davide Polovineo
Come un “fantasma godibile” esiste un tipo di essenza metastorica nella forma in cui si manifesta l’autorità e la libertà che si può rivelare non soltanto rimanendo all’interno delle coordinate di studio di un pensiero filosofico - politico, sempre se è legittima una tale nomenclatura, ma scomodando, altresì, anche altre prospettive di studio che apparentemente possono essere considerate aliene alla tematica ma che in fondo svelano lo “scheletro nell’armadio” della tematica autorità e libertà ovvero che essa non può non essere studiata se non all’interno della dinamica Cultura-Natura.
Similar a THE ANCIENT MASK OF DEMOCRACY Esame della Spyral Dinamic Autorità-libertà nelle moderne democrazie occidentali nel pensiero del XXI secolo di Davide Polovineo
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THE ANCIENT MASK OF DEMOCRACY Esame della Spyral Dinamic Autorità-libertà nelle moderne democrazie occidentali nel pensiero del XXI secolo di Davide Polovineo
1. 1
THE ANCIENT MASK OF DEMOCRACY
Esame della Spyral Dinamic Autorità-libertà nelle moderne democrazie
occidentali nel pensiero del XXI secolo
di Davide Polovineo
«Public reason is common sense,
in the best sense of common sense».
(B. Dreben)
1 STATUS QUAESTIONIS SULLA TEMATICA AUTORITÀ-LIBERTÀ
Si può parlare legittimamente di una trasfigurazione della
consapevolezza della Spyral Dinamic Autorità-Libertà nel pensiero del
XXI secolo?
Come un “fantasma godibile” esiste un tipo di essenza
metastorica nella forma in cui si manifesta l’autorità e la libertà che si
può rivelare non soltanto rimanendo all’interno delle coordinate di
studio di un pensiero filosofico - politico, sempre se è legittima una
tale nomenclatura, ma scomodando, altresì, anche altre prospettive di
studio che apparentemente possono essere considerate aliene alla
tematica ma che in fondo svelano lo “scheletro nell’armadio” della
tematica autorità e libertà ovvero che essa non può non essere
studiata se non all’interno della dinamica Cultura-Natura.
Cosa significa ciò?
Porre la problematica della validità della forma dell’autorità e
libertà nell’orizzonte Natura-Cultura conduce la ricerca nell’orizzonte
di una trasfigurazione della consapevolezza mitico - rituale della Spiral
Dinamic Autorità Libertà. Si comprende, già in prima battuta, che
l’assetto metodologico da un versante antropologico culturale è
inscrivibile nell’indagine della scuola girardiana senza tuttavia
tralasciare l’assetto d’indagine di Bruce Lincoln1, Costruzione e
corrosione dell’autorità, l’indagine del “Gruppo di Harvard”, e di C .J.
Friedrich2, Irving Kristol e Leo Strauss3, che restano punti fermi e
1
B. LINCOLN, Authority. Construction and Corrosion, University of Chicago, Chicago
1994 (tr. it., Autorità. Costruzione e corrosione, Einaudi, Torino 2000). Cfr. sulla
tematica specifica, A. GRILLO, “Passi sulla via della pace. Libertà e autorità all’inizio del
XXI secolo, Savona 2007.
2
C. J. FRIEDRICH, Authority, Reason and Discretion in Id., a cura di, Authority,
Cambridge University Press, Cambridge 1958.
3
L. STRAUSS, Foi et philosophie politique: la correspondance Strauss-Voegelin, 1934-
1964, Vrin, Paris 2004.
2. 2
validi.
Similmente non è da tralasciare il richiamo tematico della Scuola
di Francoforte, degli psicologi sociali degli anni 1930-40che hanno
utilizzato i dati sperimentali per evidenziare la tendenza delle
democrazie liberali a seguire leader autoritari4.
Da un punto di vista fenomenologico l’opera di Theodor
Eschenburg5, manuale di studio valido poiché affronta direttamente la
questione dell’autorità-libertà con un taglio specialistico, il saggio
What is Authority? di Hannah Arendt6, gli interventi raccolti per
“Nomos” da Pennock e Chapman7 a fine anni ’80 dello scorso secolo,
restano produzioni scientifiche di rilievo e imprescindibili.
Sempre da un punto di vista fenomenologico i lavori che
affrontano l’autorità subordinatamente alla tematica più generale del
potere da Weber a Foucault – dalla teoria delle forme di legittimazione
della “Herrschaft” alla genealogia dei “regimi di verità” – rivelano
profili ben determinati (autorità dei governi, degli educatori, dei
genitori) e ambiti e variabili disciplinari (dalla storia giuridica alla
teoria politica, dai resoconti etnografici ai cultural studies) da cui è
difficile sottrarsi8.
La corrente sociologica neoweberiana che tende a rileggere le
categorie di Weber9 al di fuori delle sue teorie sui tipi di
legittimazione10, apre la strada alla rilettura antropologico culturale
sul tema posta dalla scuola girardiana11 che accanto alla filosofia
4
TH. ADORNO ET AL., La personalità autoritaria (1950), Edizioni di Comunità, Milano
1982, 4 voll.
5
TH. ESCHENBURG, Uber Autorität, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1965 (tr. it. Id.,
Dell’autorità, Il Mulino, Bologna 1970).
6 H. ARENDT, What is Authority?, in Between Past and Future, Viking Press, New York
1961 (tr. it. Che cos’è l’autorità?, in Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 1999, pp.
130-192).
7 J.R. PENNOCK – J.W. CHAPMAN, a cura di, Authority revisited, in “Nomos” 29, 1987.
8
W. BELARDI, “Auctor” e “Auctoritas”. Sopravvivenze del significato e del significante
nel tempo, in “Storia, Antropologia e Scienze del Linguaggio”, 10 (1995), pp. 128-
137;E. BENVENISTE, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Einaudi, Torino 1976,
vol. II, pp. 392-396; A. DEL NOCE, Autorità, in “Enciclopedia Italiana del Novecento”,
Istituto dell’ Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 1975, vol. I, pp. 416 e ss.; B. DE
JOUVENEL, La sovranità, Giuffré, Milano 1971; J. DERRIDA, Force of Law: the “Mystical
Foundation of Authority”, in D.G. Carlson, D. Cornell, M. Rosenfeld, (eds.),
Deconstruction and the Possibility of Justice, Routledge, London 1992, pp. 3-67.
9
A. WEBER, Die Krise des modernen Staatsgedanke, DVA, Berlin-Leipzig 1925.
10
Cfr. osservazione in B. Lincoln, 2000, pp. 3 ss.
11 in particolare per la presente tematica i testi in esame sono: R. GIRARD, La violence
et le sacré, Grasset, Paris 1972 (trad. it. La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 1980);
Idem, Des choses cachées depuis la fondation du monde, Grasset, Paris 1978 (trad.
it. Delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo, Adelphi, Milano 1983); Idem,
Le Bouc émissaire, Paris, Grasset 1982 (trad.it. Il capro espiatorio, Adelphi, Milano
1987); Idem, Dostoevskij dal doppio all'unità, SE, Milano 1987; Idem, L’antica via
3. 3
politica, alla psicologia sociale, alla sociologia del potere (ovvero le tre
prospettive principali sul problema dell’autorità nello scorso secolo)
offre un ulteriore modello di indagine per studiare il tema autorità-
libertà poiché focalizza il tema del desiderio mimetico. In tal senso
Nicholas Charney è una voce autorevole sul tema da un punto di vista
prettamente metodologico12.
degli empi, Adelphi, Milano 1994
12 Cfr. per una presentazione metodologica dell’approccio girardiano al tema, N.
CHARNEY, Il capro espiatorio moderno. Comprendere il principio democratico
contemporaneo, Colloquium on Violence and Religion (COV&R), Saint Paul
University, Ottawa, Canada, 31 maggio – 4 giugno 2006. Rivista in rete Bibliosofia
(http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Cfr. anche E.L. GANS, Originary
Democracy and the Critique of Pure Fairness, in AA.VV, The Democratic Experience
and Political Violence, a cura di D. Rapoport- L. Weinberg, Frank Cass edition,
London 2001, pp.308-324.
4. 4
2 IL DESIDERIO MIMETICO ALL’ORIGINE DELLA SPYRAL DINAMIC AUTORITÀ E
LIBERTÀ
L’ambito d’ indagine della scuola girardiana alimenta la tensione,
dei discorsi dello scorso secolo, riguardante il punto di avvio della
ricerca.
Nasce il sospetto che il tema dell’autorità-libertà non possa essere
trattato partendo dal materiale concettuale ma dalle forme in cui
autorità e libertà si sono manifestate13.
Di qui, l’enfasi prettamente antropologico - strutturalista sugli
elementi processuali e dinamici più che su quelli statici, che
conducono l’indagine alla genealogia della tensione tra autorità e
libertà.
In maniera diretta si afferma che proprio l’aspetto delle forme in
cui si mostrano l’autorità e la libertà conducono l’indagine dal
versante fenomenologico, proprio della letteratura del novecento, a
quello genealogico.
La Spiral Dynamic autorità-libertà conduce l’indagine alla
comprensione che l'evoluzione della forma autorità e libertà sia da
connettere con la comprensione girardiana del desiderio mimetico. La
sintesi di questa tesi è riconducibile all’indagine di Nicholas Charney:
“Se noi consideriamo il concetto astratto di controllo sul governo
come un oggetto di desiderio mimetico (espresso come atto di
potere), possiamo estrapolare che l'io percepisce un altro che
desidera potere sulla struttura di governo, il che suggerisce all'io la
desiderabilità di tale controllo. Di conseguenza l'io interiorizza il
desiderio dell'altro. Sembra che non vi sia alcuna distanza – fisica,
spirituale o simbolica – almeno dentro uno stato moderno, che sia
sufficiente per la mediazione esterna di un tale desiderio. Quindi la
rivalità mimetica deve essere mediata internamente, e questo mette
in moto una catena di eventi che vede l'io e l'altro diventare
reciprocamente antagonisti e di conseguenza inevitabilmente doppi.
Ricordiamoci che la natura intensificativa della duplicazione
mimetica causa il fatto che ognuna delle due parti accresce il
desiderio del suo antagonista aumentando la sua resistenza
all'appropriazione dell'oggetto (in questo caso il potere), e intanto
afferma il proprio diritto sminuendo le pretese degli altri14.
Si comprende immediatamente che la lettura girardiana è da ri-
collegare alla prospettiva della fenomenologia di Hegel15 dove il filosofo
13 G. LAKOFF, La libertà di chi?, Codice Edizioni, Torino 2008.
14
Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
15
Per quanto riguarda le edizioni critiche sui testi in esame di Hegel cfr. Werke in
zwanzig Bände, herausgegeben von Eva Moldenhauer und Karl Markus Michel, 20
Bd.e, Suhrkamp,Frankfurt a.M. 1970 (1986); Gesammelte Werke, in Verbindung mit
der Deutschen Forschungsgemeinschaft-Hegel-Archiv Bochum, herausgegeben von
der Nordrhein-Westfälichen Akademie der Wissenschaften, 22 Bd.e, Felix Meiner
Verlag, Hamburg 1968; Jenenser Realphilosophie II: Philosophie des Geistes (1805-
5. 5
delinea le coordinate della lotta della Vita e della Morte come origine
del desiderio:
“Some of Hegel’s thematic concepts- afferma Williams- are spirit
(Geist), freedom, master/slave, and ethical life (Sittlichkeit).
Recognition (Anerkennung) is an operative concept used by Hegel to
show and develop his thematic concepts. Thus in his
Phenomenology of Spirit, spirit originates in reciprocal recognition.
Master/slave represent only the particular shape of unequal
recognition and fail to exhaust the possibilities inherent in the
concept”16.
L’ambito riflessivo hegeliano è la chiave di lettura della proposta
girardiana poiché svela le dinamiche celate dalla prospettiva del
desiderio come momento di ri-comprensione dell’origine, dell’
Anerkennung, tema affrontato da Hegel non solo nella Fenomenologia
ma soprattutto negli scritti sulla filosofia dello spirito di Jena dove si
delinea in prima istanza la logica del riconoscimento e del desiderio.
Nella fenomenologia Hegel instaura l’analisi sulle forme pure
della conoscenza e più specificamente sulla “certezza sensibile” e
desiderio che in effetti è un sentimento che ci fa giudicare l’oggetto
secondo la finalità della rappresentazione (esperienza dell’indipendenza
dal suo oggetto):
"E l'autocoscienza quindi è certa di se stessa soltanto perché toglie
questa alterità che le si presenta come vita indipendente: essa è
concupiscenza o appetito. Certa della nullità di questo altro essa
pone per sé questa nullità come verità propria, annienta l'oggetto
indipendente e si dà con ciò la certezza di se stessa come certezza
vera, come tale certezza che le e' divenuta in guisa oggettiva. Ma in
questo appagamento l'autocoscienza fa esperienza
dell'indipendenza del suo oggetto. L'appetito e la certezza di se
stesso, raggiunta nell'appagamento dell'appetito stesso, sono
condizionati dall'oggetto; infatti l'appagamento sussiste mediante il
togliere questo Altro, e affinché il togliere ci sia, ci deve essere
anche questo Altro. L'autocoscienza, dunque, mediante il suo
rapporto negativo, non e' in grado di toglier l'oggetto; anzi non fa
che riprodurre l'oggetto nonché l'appetito. In effetto, qualcos'altro
dall'autocoscienza è l'essenza dell'appetito”17.
La forma desiderio hegeliana sul piano fenomenologico sembra
possedere, come motiv, un'eccedenza d’essere e gli individui da
quest’abbondanza sono stimolati a gustare la forma, imitarla ed
06), in Jenaer Systementwürfe III, G. W., vol. VIII, hrsg. Von R.P. Horstmann, F.
Meiner, Hamburg 1976.
16
R. R. WILLIAMS, Hegel’s Ethics of Recognition, UCP, Berkley/Los Angeles/London
1997, p.1n.
17
F.HEGEL, Fenomenologia , cit. p. 150 del testo italiano.
6. 6
abbandonare il senso dell’originalità dei loro propri desideri.
Enfatizzare l'aspetto acquisitivo della forma nella identificazione
della forma ci permette di aprire una possibile lettura sulla forma
desiderio poiché la forma acquisitiva diviene facilmente instabile
proprio quando l’asseto speculativo (identificazione della forma) tenti
di comprenderla nelle concettualizzazioni che solitamente definiamo
certezza e ordine.
Da ciò per Girard nasce la rivalità mimetica che l’ indagine di
Charney pone al centro del sistema libertà-autorità.
Come in qualsiasi rivalità mimetica- afferma Charney- questa
rivalità assoggetta gli antagonisti alla violenza sia della
differenziazione che dell'indifferenziazione: alla prima col trattare gli
altri antagonisti e i loro desideri come oggetti di cui ci si può e ci si
dovrebbe appropriare; alla seconda canalizzando i loro desideri
verso lo stesso fine, e facendo pressione su di loro forzandoli ad
assumere la stessa posizione come partiti politici. Quanto più a
lungo si consente a questa rivalità di sostenersi, tanto più questi
tipi di violenza si espandono, e insieme cresce la necessità di una
loro diffusione18.
La violenza resta “lo scheletro nell’armadio” del pensiero sulla
forma di autorità e di libertà tanto che nella pagine hegeliane più
rilevanti sul desiderio-appetito si sente risuonare come unico atto
fenomenologico, l’ Anerkennung che conduce l’analisi della tensione tra
autorità e libertà sul piano della competizione per l’Essere in un
procedere dialettico19 che consiste, almeno in prima approssimazione,
nel mostrare che ogni desiderio-appetito è più complesso di quanto
appaia e che la sua complessità rende contraddittoria la sua
apparente semplicità20.
Sono tra le pagine più famose di Hegel quelle che vengono
dedicate alla tematica della costituzione dell’autocoscienza, che è la
scoperta dell’altrui coscienza, e insieme, del nostro complesso
rapporto con essa. Da un lato si mostra che nessuno può essere “per-
sé” senza essere “per- altri” dall’altro, che ogni relazione
intersoggettiva “non può non essere” antagonista. La socialità-questa
la tesi di fondo di Hegel- è essenzialmente conflitto21.Secondo questa
tesi, il modello è definito come l’individuo di cui noi tentiamo di
imitare l’essere.
Il modello di desiderio sembra possedere un'eccedenza d’essere
e gli individui da quest’abbondanza sono stimolati a desiderare il
modello, imitarlo ed abbandonare il senso dell’originalità dei loro
propri desideri.
18
Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
19
Ibidem, p. 82.
20
Ibidem, p. 153.
21
Ibidem, p. 159.
7. 7
Questa è la formulazione della definizione del desiderio come
desiderio d’essere l’altro. L’odio di sé, dei soggetti desideranti, così
come il loro odio del modello desiderato perché appetibile, tuttavia
conducono ad una variazione sulla mediazione hegeliana. Se la
mediazione interna è l’imitazione di desiderio fra gli esseri umani,
tuttavia esiste anche mediazione esterna, che è imitazione del
desiderio in quanto tale.
8. 8
3 LA TRASFIGURAZIONE DEL DESIDERIO MIMETICO: IL SUFFRAGIO ELETTORALE
NELLA SPYRAL DINAMIC AUTORITÀ-LIBERTÀ
Di conseguenza, fruttuoso tentativo di afferrare la natura della
Spyral Dinamic Autorità Libertà, per la scuola girardiana il desiderio
diviene una struttura di scelta per evitare il collasso sociale e la
violenza. La funzione della mimesi, piuttosto che essere una proprietà
della soggettività e dell’essere che come tale diventa impossibile da
discutere se non a partire dal livello strutturale, è il luogo di
ricomposizione del rapporto Leader- Suddito, Master-slave, rapporto
sempre a rischio di estraniazione [Entfremdung] e perciò
costantemente impegnata in processi di identificazione di sé con sé
tramite riconoscimento dell’altro in e fuori di sé.
È proprio la trasfigurazione del desiderio mimetico in struttura
di scelta che è da ricomprendere all’interno della Spyral Dinamamic
Autorità-Libertà che rende alcuni individui soggetti di riconoscimento
di autorità, e altri individui soggetti relazionali o meglio elettori 22
poiché l’individualità - forse meglio chiamata " interdividualità "- è
una funzione dei modelli imitativi che esistono nella sfera sociale, e
l'autonomia individuale è meglio riconosciuta come struttura di scelta
senza della quale non ha esistenza, alcuna formazione culturale se
non essendo ri-presentata come processo di sostituzione in cui la
scelta ri-orienta i relativi effetti come der Kampf um Anerkennung (o
lotta per la vita o la morte23):
Per dirla semplicemente, la Spiral Dynamics- afferma Charney- ci
dice che sembra che l'evoluzione del suffragio, che segnala un
cambiamento nella visione del mondo predominante, sia emersa in
modo tale da essere profondamente connessa con i cambiamenti
delle nostre condizioni di vita fondamentali. Quindi si può
affermare che le nostre principali preoccupazioni diventano
incongruenti con le nostre metafore generali. Mettere in relazione
questo con la nostra comprensione girardiana del desiderio
mimetico ci serve per rispondere meglio alla questione
dell'evoluzione del suffragio. Per esempio, se noi consideriamo il
concetto astratto di controllo sul governo come un oggetto di
desiderio mimetico (espresso come atto di voto), possiamo
estrapolare che l'io percepisce un altro che desidera potere sulla
struttura di governo, il che suggerisce all'io la desiderabilità di tale
22
«L’animo dell’uomo e la natura sono il Proteo che continuamente si trasforma [Das
Gemüt des Menschen und die Natur sind der sich stets verwandelnde Proteus] ed è
una riflessione che viene molto naturale quella che le cose non sono in sé come si
presentano in modo immediato.» Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaften
im Grundrisse (1830), con le Aggiunte, in Werke in zwanzig Bände, herausgegeben
von Eva Moldenhauer und Karl Markus Michel,, Bd. VIII,Suhrkamp, Frankfurt a.M.,
1970 (1986), §28Z
23
R. R. WILLIAMS, Hegel’s Ethics of Recognition, UCP, Berkley/Los Angeles/London
1997, p.1n.
9. 9
controllo. Di conseguenza l'io interiorizza il desiderio dell'altro.
Sembra che non vi sia alcuna distanza – fisica, spirituale o
simbolica – almeno dentro uno stato moderno, che sia sufficiente
per la mediazione esterna di un tale desiderio. Quindi la rivalità
mimetica deve essere mediata internamente, e questo mette in
moto una catena di eventi che vede l'io e l'altro diventare
reciprocamente antagonisti e di conseguenza inevitabilmente doppi.
Ricordiamoci che la natura intensificativa della duplicazione
mimetica causa il fatto che ognuna delle due parti accresce il
desiderio del suo antagonista aumentando la sua resistenza
all'appropriazione dell'oggetto (in questo caso il diritto di voto), e
intanto afferma il proprio diritto sminuendo le pretese degli altri.
Così le parti divengono indistinguibili l'una dall'altra: ora la
questione diventa come si possa negare con qualche legittimità il
diritto di voto ad un antagonista mentre lo si conferisce all'altro, se
entrambe le parti sono completamente indistinguibili l'una
dall'altra. La conclusione logica di questo ragionamento è
l'annullamento di un eguale potere di voto ad entrambe le parti:
così il suffragio viene espanso a includere altri individui.
Naturalmente, questo caso si può dare solo nel caso della presenza
dello Stato come terza parte24.
La fenomenologia del suffragio elettorale dello Stato moderno è
da inscrivere, pur sempre, all’interno della primordiale lotta dei
capofamiglia in un contesto sociale in cui – almeno virtualmente – sia
assente il mercato e la proprietà privata della terra.
In tale momento individuiamo l’origine del suffragio elettorale
moderno poiché i soggetti che si confrontano per essere riconosciuti
(ognuno a scapito dell’altro), sono figure unicamente di desiderio-
appetito che appartengono a sistemi di produzione rusticamente
patriarcali.
La lotta ingaggiata dal desiderio è finalizzata al riconoscimento
del possessore di terra in stabile proprietario: le modalità della lotta
hanno però come scopo l’eliminazione violenta dell’altro.
Ora il principio mimetico di appropriazione ( come per il cibo) sta
alla base sia dell’Antico regime sia dello Stato moderno, in modo
mascherato. L’efficacia appropriativa e la mimesi di appropriazione
genera la necessità del suffragio poiché la funzione del desiderio come
forma di scelta tra gli appetibili (voglio qualcosa perché lo vuole l’altro)
potrebbe provocare un potenziale pericolo di sopravvivenza per la
stessa umanità che si trova minacciata da una possibile rivalità
violenta in cui ognuno è schierato contro ogni altro:
Come in qualsiasi rivalità mimetica- afferma Charney- questa
rivalità assoggetta gli antagonisti alla violenza sia della
differenziazione che dell'indifferenziazione: alla prima col trattare gli
altri antagonisti e i loro desideri come oggetti di cui ci si può e ci si
dovrebbe appropriare; alla seconda canalizzando i loro desideri
24 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
10. 10
verso lo stesso fine, e facendo pressione su di loro forzandoli ad
assumere la stessa posizione come partiti politici. Quanto più a
lungo si consente a questa rivalità di sostenersi, tanto più questi
tipi di violenza si espandono, e insieme cresce la necessità di una
loro diffusione […] Scegliendo invece una struttura di governo che
periodicamente converte la violenza di tutti contro tutti nella
violenza di tutti contro uno, in questo modo, "le elezioni facilitano la
partecipazione più o meno nel modo in cui si può dire che le chiuse
facilitano il flusso dell'acqua. Le elezioni dirigono il coinvolgimento
della massa in canali formali, rimuovendo così molti impedimenti
formali alla partecipazione, ma allo stesso tempo allontanandola da
sviluppi che potrebbero essere pericolosi per l'ordine politico
costituito". Questo tipo di conversione è possibile soltanto perché
anche alla più alta intensità mimetica vi sono individui che possono
essere differenziati gli uni dagli altri. Se noi comprendiamo che
"ciascun individuo ha la disponibilità di ognuno di questi v.meme,
le linee della tensione sociale vengono ridisegnate: non più basate
sul colore della pelle, la classe economica o l'influenza politica, ma
sul tipo di visione del mondo a partire da cui una persona o gruppo
di persone, clan, tribù, mercato, governo, sistema educativo o
nazione stanno operando"25.
25 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
11. 11
4 LA CRISI DEL OVERLAPPING CONSENSUS NELLA SPYRAL DINAMIC AUTORITÀ -
LIBERTÀ
In queste coordinate è da rileggere gli aspetti essenziali dell’idea
antropologica sul suffragio elettorale, che, con quella connessa di
overlapping consensus, costituisce il campo di critica - costruttiva-
girardiana al Liberalismo politico: l’overlapping consensus è da rileggere
nelle coordinate del sistema sacrificale e della teoria del capro
espiatorio.
Se Rawls ri-chiama per la delineazione del suffragio elettorale «il
fatto del pluralismo», ovvero della divergenza, se non del conflitto, dei
sistemi di valori, per l’indagine girardiana la concezione politica
sarebbe residuale e non self-standing.
La concezione politica, a cui cittadini di diverse dottrine
comprensive possono aderire e di fatto aderiscono, non deriva dalle
dottrine comprensive ma dalla Spiral Dinamic della logica del capro
espiatorio poiché i valori politici non sono valori autosufficienti, ma
strettamente connessi al mascheramento della dinamica Servo-
Padrone nel potere coercitivo dello Stato moderno, e alla rinuncia di
una comunità politica intesa come una comunità della ragione
pubblica.
In effetti già Rawls, in coordinate di studio differenti, aveva
individuato una aporia nella sua dottrina nella definizione del
paradosso della ragione pubblica:
Come può essere ragionevole o razionale, quando sono in
gioco problemi basilari, che i cittadini facciano appello solo a una
concezione pubblica della giustizia e non a quella che considerano
l’intera verità?26.
È una sottile affermazione che riconduce all’impossibilità di scelte
politiche in armonia con la ragione pubblica ma che smaschera il
sistema vittimario della maggioranza:
Quindi possiamo vedere che il meccanismo del capro
espiatorio moderno- afferma Charney-, o quello che possiamo
semplicemente dire principio di maggioranza, serve per regolare la
dissoluzione delle istituzioni esistenti e la generazione di nuove.
Sono queste nuove istituzioni che a loro volta daranno origine a
nuovi rituali e proibizioni che cercheranno di creare o mantenere
ordini culturali specifici (sistemi v.meme). Di conseguenza,
possiamo estrapolarne che i votanti non cercano di fare attivamente
di qualcuno un capro espiatorio. Essi cercano soltanto la
restaurazione (o la fondazione) di un ordine sociale che sia
congruente con la loro visione del mondo, rendendo la loro violenza
difficile da riconoscere e significativamente clandestina. Tuttavia,
26 J. RAWLS, Liberalismo politico, trad. it. a cura di S. Veca, Comunità, Milano 1994,
p. 186.
12. 12
ad un'attenta considerazione diventa chiaro che l'atto di votare ha
implicazioni sia dirette che indirette. La conseguenza diretta del
voto è quella di privilegiare la visione del mondo del partito per cui
si è votato, mentre l'implicazione indiretta del voto è di privare i
restanti partiti e le loro visioni del mondo dello stesso privilegio.
Così mentre il voto potrebbe essere presentato come il grande
livellatore della disparità moderna, se si esamina la dualità della
sua natura si troverà che in realtà è vero l'opposto. Questo colpisce
ancor più se si pensa al processo di voto in sé, che ci rende ciechi
alle strutture mimetiche di violenza che lo guidano, allontanando la
nostra attenzione dalle strutture sottostanti e pervasive della
violenza mimetica e legittimando erroneamente una partecipazione
dei cittadini nella rivalità che spera di sopire, se non altro fino alla
prossima elezione in programma. Per questo ci possiamo riferire
alla violenza democratica come a violenza latente, dal momento che
la terminologia correttamente si riferisce alla violenza che è
presente, o almeno potenziale, ma non necessariamente evidente o
attiva; rendendo la violenza democratica sia presente che
accessibile nella mente inconscia ma minando la nostra capacità di
esprimerla o comprenderla coscientemente. Inoltre, la violenza
democratica è il risultato diretto della rivalità mimetica centrale (la
rivalità per l'appropriazione dell'autentico controllo sulle strutture
di governo): come tale possiamo vedere la centralità della violenza
latente entro la democrazia parlamentare canadese
contemporanea27.
In effetti per la scuola girardiana nella teoria dell’overlapping
consensus già Rawls aveva rifiutato una concezione oggettivistica
della verità tanto che Rawls stesso nel Un riesame dell’idea di ragione
pubblica deve sviluppare il tema della reciprocità, che era presente sin
dalla Teoria della giustizia e contenuto nell’idea di equa cooperazione
sociale e quindi nella categoria di fairness. Rawls presenta ciò come il
tratto fondamentale e anzi il criterio della ragione pubblica:
Il criterio di reciprocità richiede che, nel proporre certi termini
di cooperazione come i più ragionevoli, chi li difende pensi che
anche gli altri possano per buone ragioni accettarli, e farlo in
quanto cittadini liberi ed eguali, non assoggettati o manipolati da
alcuno, né sotto la pressione di una posizione politica o sociale
inferiore28.
Questo criterio è un esempio molto chiaro del principio di
mascheramento del sistema vittimario: se, ad esempio, si vuole
togliere la libertà religiosa ad alcuni cittadini, non basta dargli un
motivo che essi possano capire , ma bisogna dargli un motivo che essi
possano condividere. Anche se la filosofia politica di Rawls analizza i
modi in cui la società democratica costituzionale può governare e di
27 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
28 J. RAWLS, Saggi, a cura di S. Veca, Comunità, Milano 1994, cit., p. 282.
13. 13
fatto governa il conflitto (in società che mediamente funzionano) è
significativo il fatto che lo stesso Rawls non può non tematizzare il
sistema vittimario:
Nella democrazia la violenza- afferma Charney- è decisamente
più clandestina di quella esposta dall'analisi girardiana
tradizionale. La natura clandestina della violenza latente è
inestricabilmente connessa con i modi in cui la violenza è posta in
atto, e quindi nascosta dal mito democratico, un mito che
erroneamente pone lo stato democratico come perfetta incarnazione
del governo moderno. Così, a dispetto della centralità della violenza
latente, la democrazia continua ad imporsi poiché il mythos della
democrazia è stato costruito in modo tale da attribuire valore ai
suoi principi essenziali celando nel contempo altri elementi
operazionali ai quali questo valore non si può attribuire affatto. Il
mito, tuttavia, non è nulla più che la reiterazione narrativa del
meccanismo del capro espiatorio dalla prospettiva dei suoi
beneficiari: o, secondo le parole di Girard, i miti scaturiscono " ...
da crisi sacrificali di cui sono la trasfigurazione retrospettiva, la
rilettura alla luce dell'ordine culturale sorto da tale crisi"29.
29 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
14. 14
5 IL PROCESSO DI MITIZZAZIONE E SACRALIZZAZIONE DELLA DEMOCRAZIA
MODERNA
Quali le conseguenze di tale esito? In maniera evidente si
comprende che la sottolineatura viene posta sul tema del
condizionamento della scelta.
Tema interessante quanto estremamente sottile. La posta in gioco
è molto alta e quando si verifica una tale situazione non si può non
scomodare chi ha tematizzato in maniera sottile la tematica.
Il riferimento di partenza è la seconda appendice al Progetto di
pace perpetua in cui Kant propone due formule trascendentali del
diritto pubblico.
La prima formula è – secondo lo stesso Kant – un principio
soltanto negativo, che ci dice che cosa non è giusto. La formula è la
seguente: «Tutte le azioni riguardanti il diritto di altri uomini, la cui
massima non si accordi con la pubblicità, sono ingiuste»30. La
pubblicità non va intesa come una condizione puramente empirica,
che fa fallire l’azione per ragioni pratiche, ma come una condizione sia
morale sia giuridica.
La seconda formula, infatti, è affermativa: «Tutte le massime che
hanno bisogno della pubblicità (per non mancare il loro fine) si
accordano insieme con il diritto e la politica»31. La pubblicità verifica
l’accordo di una massima politica con il diritto pubblico.
Possiamo dire che la pubblicità nel senso kantiano non è una
categoria di etica della comunicazione ma incorpora l’idea
rousseauiana di legittimità del potere: non c’è potere legittimo senza
pubblicità.
Possiamo asserire come corollario che il sistema multipartitico
delle moderne democrazie ha il suo esercizio di controllo sulla scelta
del voto. La maniera in cui uno vota non è dipendente solo dal
processo di rivalità mimetica ma dalla comprensione individuale del
mondo pilotata dal sistema pubblicitario. Se apparentemente il
suffragio elettorale tende ad essere il desiderio di esercitare un
maggiore controllo su come il governo governa (più del concetto
astratto di voto) in effetti la visione individuale di come il governo
dovrebbe governare è pilotata dal governo stesso:
All'interno del sistema multipartitico canadese- afferma
Charney che pone una riflessione sullo stato politico del suo paese-
una volta soddisfatta, la rivalità mimetica tra individui intorno ad
un concetto astratto di esercizio del controllo sulle strutture di
30I. KANT, Scritti di storia, politica e diritto, trad. it. a cura di F. Gonnelli, Roma-Bari,
Laterza, 1995, cit. p. 199.
31 Ibidem, p. 203.
15. 15
governo si sposta dalla indistinta azione del votare e comincia ad
abbracciare una parte maggiore della sostanza del voto. Il punto
diventa: una persona come dovrebbe votare? Tuttavia, la maniera
in cui uno vota non è dipendente solo dal processo di rivalità
mimetica: se lo fosse, noi dovremmo aspettarci di vedere una
completa mancanza di differenziazione tra i votanti e i loro voti.
Non è evidentemente il caso del Canada. Quello che modula il loro
voto è una comprensione individuale del mondo: il loro livello di
consapevolezza (vMEME system) produce i suoi frutti. Mentre il
desiderio di esercitare un maggiore controllo su come il governo
governa (più del concetto astratto di voto) può essere spiegato come
risultato della mimesi, la visione individuale di come il governo
dovrebbe governare riguarda piuttosto la coscienza di ciascuno.
Entro lo stile di governo basato sul sistema maggioritario
uninominale vigente in Canada, l'accrescimento del proprio
controllo sul sistema di governo al di là dell'atto di voto può essere
espresso solo come vittoria elettorale – o più precisamente come
allineamento del proprio voto col partito scelto per formare il
governo. Così la formazione del governo che sia più congruente con
la propria dinamica interna diventa un oggetto di desiderio
mimetico32.
L’osservazione di Charney permette di avere un punto fermo nella
riflessione. Tuttavia nasce implicita un’altra questione. Una volta
smascherata la funzione della pubblicità cosa resta della dottrina
kantiana. A mio avviso, l’aspetto salvifico della pubblicità.
Cosa significa ciò?
Hannah Arendt, in una serie di lezioni del 1970, individuando la
natura sottile del problema aveva spostato l’assetto metodologico dalla
filosofia pratica all’estetica33. La Arendt cerca la filosofia politica di
Kant nella Critica del giudizio, ovvero di quella facoltà che – in quanto
giudizio estetico o gusto – coincide con il sensus communis:
Il Giudizio in generale è la facoltà di pensare- afferma Kant- il
particolare in quanto contenuto nell’universale. Se l’universale (la
regola, il principio, la legge) è dato, il Giudizio che sussume sotto
questo il particolare (anche se, come il Giudizio trascendentale,
indica a priori le condizioni indispensabili per la sussunzione a
quell’universale), è determinante.
Se invece è dato soltanto il particolare, ed il Giudizio deve
trovargli l’universale,allora esso è meramente riflettente.…le forme
nella natura sono tanto varie, e per così dire tanto numerose le
modificazioni dei concetti trascendentali universali della natura,
lasciate indeterminate da quelle leggi che l’intelletto puro fornisce a
priori, queste ultime infatti non riguardano che la possibilità di una
natura come oggetto dei sensi in generale, — da richiedere perciò
leggi che, in quanto empiriche, possono essere contingenti dal
punto di vista del nostro intelletto, ma che, per ricevere il nome di
leggi (come è richiesto anche dal concetto di una natura), debbono
venir considerate come necessarie a partire da un concetto (per
32 Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
33 H. ARENDT, Teoria del giudizio politico, Il Melangolo, Genova 1990, p. 62.
16. 16
quanto a noi sconosciuto) dell’unità del molteplice. — Il Giudizio
riflettente, cui tocca risalire dal particolare della natura
all’universale, ha dunque bisogno d’un principio che non può
ricavare dall’esperienza, perché deve appunto fondare l’unità di
tutti i princìpi empirici sotto princìpi anch’essi empirici, ma più
elevati, e quindi la possibilità di una sistematica subordinazione di
tali princìpi gli uni agli altri. Un tale principio trascendentale, il
Giudizio riflettente può dunque darselo soltanto esso stesso come
legge, senza prenderlo dall’esterno (perché allora si trasformerebbe
in Giudizio determinante), né può prescriverlo alla natura, poiché
la riflessione sulle leggi della natura si adegua alla natura, mentre
quest’ultima non si adegua alle condizioni secondo le quali noi
aspiriamo a formarci di essa un concetto che, rispetto a tali
condizioni, è del tutto contingente. Ora questo principio non può
essere che il seguente: poiché le leggi universali della natura hanno
il loro fondamento nel nostro intelletto, che le prescrive alla natura
(benché solo secondo il concetto universale della natura in quanto
tale), le leggi empiriche particolari, relativamente a ciò che rimane
in esse non determinato dalle prime, devono venire considerate
secondo un’unità quale un intelletto (sebbene non il nostro)
avrebbe potuto stabilire a vantaggio della nostra facoltà
conoscitiva, per rendere possibile un sistema dell’esperienza
secondo leggi particolari della natura. Questo non nel senso di
dover ammettere la reale esistenza d’un tale intelletto (perché
questa idea funge da principio solo per il Giudizio riflettente, per
riflettere, non per determinare); in questo modo essa dà una legge
solo a se stessa, e non alla natura. Ora, poiché il concetto di un
oggetto, nella misura in cui contiene anche il principio della realtà
di questo oggetto, si dice scopo, mentre si dice finalità della forma
d’una cosa l’accordo di questa con quella costituzione delle cose
che è possibile solo mediante fini, il principio del Giudizio, rispetto
alla forma delle cose naturali sottoposte a leggi empiriche in
generale, è la finalità della natura nella varietà delle sue forme. In
altri termini, la natura viene rappresentata, mediante questo
concetto, come se un intelletto contenesse il fondamento unitario
della molteplicità delle sue leggi empiriche. La finalità della natura
è dunque un particolare concetto a priori, la cui origine va cercata
nel solo Giudizio riflettente34.
È proprio il giudizio riflettente, che tende a farci definire il suffragio
elettorale non solo nella sua finalità naturale ovvero come forma
appetitivo-desiderativa ma anche nella sua natura di sacralità e
quindi principio fondamentale di divinizzazione del sistema vittimario
delle democrazie moderne. Porre una tale lettura del suffragio
significa spostare l’assetto del gioco politico sul piano del rapporto
Mito-Sacro: in tal senso il gioco politico è una performance che
trascende il valore semantico che tende a veicolare; è solo una ritualità
che ripetuta ciclicamente tende a differire la violenza. Esaminando la
34
I. KANT, Kritik der Urteilskraft mit einer Einleitung und Bibliographie herausgegeben
von Heiner F. Klemme ; mit Sachanmerkungen von Piero Giordanetti, Hamburg 2001 (
Trad. it., Critica del Giudizio, a cura di A. Bosi, UTET, Torino 1993, cit. pp. 157-159).
Le pagine si riferiscono alla traduzione italiana.
17. 17
struttura della democrazia parlamentare contemporanea possiamo
spiegare
la presenza di elezioni regolari-afferma Charney- come
adempimento del primo compito del sacro – impedire alla rivalità
mimetica di crescere fino al punto di un'imprevedibile violenza e di
un collasso sociale completo e irreparabile. Inoltre qualcuno
potrebbe sostenere che i termini prescritti per i governi eletti sono
l'evidenza del fatto che abbiamo trovato quello cui Girard si riferisce
come distanza ottimale dal sacro, dal momento che abbiamo
eliminato l'imprevedibilità della rivalità mediante la diffusione della
nostra violenza costruttiva assoggettando la nostra gente e le sue
visioni del mondo alle elezioni. Il processo assicura che l'ordine sarà
ristabilito dopo la dissoluzione della situazione presente. La
differenza principale essendo che la scheda segreta ha
evidentemente sostituito il sacrificio pubblico come atto calcolato di
violenza sanzionata che minimizza il rischio della violenza
reciproca35.
La riflessione di Charney potrebbe risultare un atto del “trapezismo del
pensiero” che gioca il concettuale senza rete di protezione. Ma se nelle
lingue occidentali è praticamente impossibile evitare ogni commistione
tra metalinguaggio e procedure nel linguaggio oggetto ovvero «parlare
delle figure senza produrne» 36, allora il fondamento della indagine
girardiana si può proporre come una sinestesia estetica della
performance politica e della Spyral Dinamic della forma Autorità-Libertà
all’interno del binomio Natura Cultura- Mito-Rito in cui si tenti di
individuare un modello di ricerca in cui la forma antropologica
“riflettendo” il modello filosofico conduce la tematizzazione Autorità-
Libertà in una sorta d’inversione epistemologica del suo dinamismo.
Questo comporta che il discorso filosofico parli col rigore di un
concetto che non dice più se stesso (cioè la soggettività intellettuale) ma
che si trovi riferito ad altro: all’origine sacrale della Forma Autorità-
Libertà. Il pensiero europeo e nord americano ha necessità, a mio
avviso, di un tale procedimento che non è solo un virtuosismo del
pensiero in chiave antropologica, ma una nuova via di analisi del
fenomeno.
35
Rivista in rete Bibliosofia (http://www.bibliosofia.net/files/capro.htm). Traduzione
in italiano del prof. Fabio Brotto.
36
GRUPPO m, Retorica generale. Le figure della comunicazione, Bompiani, Milano
1980, Prefazione all’edizione italiana p. V.
18. 18
6 VALUTAZIONI SULLA PROPOSTA DI LETTURA
Porre una conclusione, a questo punto, è davvero un compito
arduo poiché si può sempre parlare di "idee" contenute nella
tematizzazione di Autorità-Libertà, ma si deve rinunciare al
pregiudizio razionalistico secondo cui vi sarebbe stato in primo luogo
un concetto o credenza, che con un passo ulteriore avrebbe portato ad
un comportamento.
Qui i termini in gioco non possono essere più dicotomici
(soggettività e oggettività), ma olistici e intersoggettivi ed emerge in
modo indubbiamente positivo la consapevolezza che l'indagine sulla
Spyral Dinamic Autorità-Libertà non può più rinunciare all'esigenza di
analisi nel quadro umano più vasto e completo che costantemente
esprime il binomio Natura-Cultura, per il quale il comportamento
politico è una rappresentazione simbolico - formale in realtà senza
valore semantico: è l’atto ripetitivo della forma che in sé possiede una
capacità salvifica come differimento della violenza; sarebbe, in effetti,
un rituale che dà la parvenza di creare significati ma che invece
rimanda alla forma primordiale della vita.
In questo quadro, la ritualità politica come manifestazione della
Spyral Dinamic Autorità-Libertà è un pre-verbale del comportamento
umano, che appare anzitutto un'azione o un complesso di azioni di
carattere simbolico che - almeno ad una prima indagine - non è
dissociabile dal contesto mitico - rituale.
Infatti se partiamo dalla necessità e dalla intenzione di dominare
il tema dell’Autorità-Libertà attraverso un giudizio, ci troveremo quasi
inevitabilmente in difficoltà proprio perché tale dimensione si presenta
in ultima analisi come inoggettivabile. Tutte le volte che tentiamo di
determinare un giudizio attraverso un'area di concetti definiti, il
fenomeno ricompare a livelli diversi. Questo probabilmente è l'indizio
di essere in presenza non di un “giudicabile” ma di un sentimento
ancestrale legato all’origine della vita.
Pertanto non solo “leggiamo” la possibilità antropologica di
migliorare la nostra comprensione dei desideri che si trovano dietro le
motivazioni umane, non solo leggiamo la possibilità della
antropologica di offrire una spiegazione delle forme politico-rituali, ma
soprattutto comprendiamo che il mondo antropologico culturale offre
alla cultura politica una capacità di “gusto” comprensibile come
possibilità di risoluzione della violenza e apertura verso una
spiritualizzazione fondamentale e appropriativa delle
“Rappresentazioni archetipali” umane 37.
In qualunque modo si presenti, il rituale politico riconduce
37
D. POLOVINEO,L’estetica sacrificale di Eric Gans: dal paesaggio sacrificale cruento
alla origine delle forme estetiche, in “Studia Patavina” ANNO LV – N. 1 (2008), pp.
163-190.
19. 19
l’uomo agli eventi naturali, cui la società ricorre per comprendere le
manifestazioni simboliche, e costituisce una rete in cui viene gestita la
cultura .
Davide Polovineo
davide.polovineo@fastwebnet.it