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LO SVILUPPO DEL
LINGUAGGIO II
FASE PRELINGUISTICA
I primi suoni
0-1 mese

2-6 mesi

Suoni di
natura
vegetativa
Vocalizzazioni

• Pianto (di fame, dolore, irritazione)
• Sbadigli, ruttini, gorgoglii
Le vocalizzazioni del bambino si
inseriscono tra i turni verbali del
genitore (proto-conversazioni)

6-7 mesi

Lallazione
canonica

Il bambino produce sequenze CV,
spesso ripetute due o più volte (ma,
da); compare la prosodia; si riduce
l’ampiezza fonetica

10-12 mesi

Lallazione
variata

Il bambino produce sequenze
sillabiche complesse (bada, dadu);
compaiono i primi suoni simili a parole
Gesti comunicativi
9-12 mesi
(sguardo rivolto all’interlocutore)

Performativi
o deittici

Esprimono un’intenzione comunicativa e si
riferiscono ad un oggetto-evento che si può
individuare osservando il contesto
(es.: stendere il braccio con la mano aperta e il
palmo in su o in giù; aprire e chiudere ritmicamente
il palmo della mano; indicare)

Chiedere l’intervento o
l’aiuto dell’adulto
Utilizzati
per:

RICHIESTA

Attirare l’attenzione e
condividere con l’adulto
l’interesse per un evento
esterno

DICHIARAZIONE
COMUNICAZIONE SOCIALE INTENZIONALE

Sequenza mezzo-scopo
A

B

BAMBINO usa ADULTO
(= mezzo)

BAMBINO usa OGGETTO
(= mezzo)

Ipotesi 1
OGGETTO
(=scopo)

ADULTO
(=scopo)

λ

λ

Intenzione
comunicativa
richiestiva

Intenzione
comunicativa
dichiarativa

Ipotesi 2

λ

λ

λ

λ

Aspettativa
Attribuzione
di agentività

Intenzione
comunicativa

Attribuzione
di stati interni

Risultato atteso

λ

Cambiamento
nell’ambiente
esterno

λ

Cambiamento
nello stato
interno del
destinatario
Gesti
comunicativi
11-12 mesi

Referenziali o
rappresentativi

Relazione tra
repertorio
gestuale e
vocale nello
sviluppo

Esprimono un’intenzione comunicativa
e rappresentano un referente specifico; il
loro significato non varia sulla base del
contesto. Sono appresi per imitazione.
(es.: agitare le mani per significare “uccello”;
aprire e chiudere la mano per “ciao”; scuotere la
testa per “no”)
Periodo in cui il
bambino usa gesti
referenziali

Periodo in cui il
vocabolario raggiunge le
50 parole

Comparsa delle
prime parole

Diminuzione dell’uso di
gesti referenziali
Le prime
parole
Età di comparsa: tra 11 e 13 mesi
Inizialmente: USO NON REFERENZIALE = Usate in contesti
specifici e ritualizzati
Persone familiari
Si
riferiscono
a

Oggetti familiari
Azioni che il bambino compie abitualmente

Successivamente: USO REFERENZIALE = Usate in una
varietà di situazioni e contesti
Fasi dello sviluppo
lessicale

Fase I

12-16
mesi
circa

L’ampiezza del vocabolario si attesta
in media sulle 50 parole

Fase II

17-24
mesi
circa

Maggiore rapidità nell’acquisire nuove
parole
Può assumere la forma di:
ESPLOSIONE DEL VOCABOLARIO

Il ritmo di espansione è di 5 o più parole (fino anche a 40) per
settimana. Alla fine del periodo il vocabolario si attesta
mediamente sulle 300 parole, ma può raggiungere anche 600
parole. Il passaggio ha luogo in quanto il bambino capisce che
tutte le cose hanno un nome e che c’è un nome per ogni cosa
(parole = simboli)
SIGNIFICATO

Il significato riflette la categorizzazione della realtà che
il bambino padroneggia in un dato momento del suo
sviluppo.
Tale categorizzazione è diversa da quella dell’adulto:
Errori tipici del bambino nelle prime fasi dello
sviluppo lessicale

Errore di
sovraestensione

Il bambino chiama “cane”
qualsiasi animale a quattro
zampe

Errore di
sottoestensione

Il bambino chiama “bambola”
esclusivamente la sua bambola
preferita

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sovrapposizione

Il bambino usa “aprire” per
riferirsi non soltanto all’azione di
aprire una porta, ma anche
all’azione di accendere la luce
Diverse teorie sulla costruzione del significato delle
prime parole (CATEGORIZZAZIONE)
Clark
1973

Il bambino costruisce il significato delle parole
sulla base delle somiglianze percettive tra gli
oggetti o eventi (es. la palla ha forma sferica)

Nelson
1974

Il bambino categorizza all’inizio le somiglianze
funzionali, cioè l’uso degli oggetti e le loro
proprietà dinamiche (es. la palla rotola).
Ipotesi del NUCLEO FUNZIONALE

Barrett
1989

Il bambino segue strade diverse nell’acquisire il
significato delle parole: alcune parole vengono
apprese in modo contestualizzato e altre in
modo decontestualizzato
LIVELLI DI CATEGORIZZAZIONE

SOVRAORDINATO
BASE
SUBORDINATO
SINTASSI...
Le prime combinazioni a 20 mesi
- correlano con l’ampiezza del vocabolario
- riflettono la conoscenza innata del linguaggio (es.
ipercorrettismi: romputo)
Brown e Frasen (1964) hanno raggruppato in due classi le
parole che compaiono nei medesimi contesti:

Classe
perno

Piccolo numero di parole che ricorrono frequentemente
e sempre in posizione iniziale della frase

Classe
aperta

Tutte le altre parole del vocabolario, che sono più
numerose ma ricorrono meno frequentemente e non
hanno una posizione fissa

Critiche:
• Scarse conferme della presenza delle classi perno e aperta
al di fuori dell’inglese
• E’ descritta la struttura sintattica ma viene trascurata la
dimensione semantica
no sapone sporco

Rifiutando una vecchia saponetta

no tasca

Maneggiando un vestito senza tasche

no camion

Riferendosi ad un’automobile

il NO presenta significati diversi
1. serve ad esprimere rifiuto
2. descrive qualcosa che non esiste
3. esprime una negazione
Stadi nello sviluppo sintattico dei bambini italiani
Antonucci e Parisi (1973) hanno applicato un’analisi
semantica alla produzione linguistica dei bambini che
imparano l’italiano, individuando 2 stadi di sviluppo:

I

I bambini producono espressioni di 2 o più parole che
contengono la struttura nucleare della frase, cioè un
predicato verbale con i suoi argomenti e l’intenzione con
cui si pronuncia la frase (2 anni)

II

La struttura nucleare minima si amplia e include
strutture facoltative, come gli avverbi e le frasi inserite
(3-4 anni)
Esempi del primo stadio nello sviluppo sintattico
dei bambini italiani
a) tata dà

Claudia dà una bambola a Francesco

b) dà mamma

Claudia vuole una palla dalla mamma

c) mamma iacca

Claudia chiede dell’acqua alla madre

d) dà a nonna bototto

La nonna dà un biscotto a Claudia

e) Acesco a dai a palla

Francesco dà la palla a Claudia

Claudia utilizza sempre lo stesso predicato “dare” ma non è
capace di verbalizzare contemporaneamente i 3 argomenti
del predicato (chi dà, chi riceve e l’oggetto che viene
scambiato).
Esempi del secondo stadio nello sviluppo sintattico
(analisi semantica)

a) Paola occi ene

Paola oggi viene

b) Io pulisco co tetto

Io pulisco con questo

c) Devo pendee libbi

Devo prendere i libri

Gli avverbi occi e co tetto forniscono informazione aggiuntiva
rispetto ai verbi “venire” e “pulire” rispettivamente. Le frasi
inserite compaiono inizialmente come frasi implicite, con il
verbo all’infinito. Verso i 3 anni le frasi inserite diventano
esplicite (es. hai visto che ha detto).
La lunghezza media dell’enunciato (LME)
Valuta la progressiva crescita della complessità
morfosintattica nelle produzioni verbali infantili nei primi tre
anni di vita

Brown
1973

LME

Presupposto: la complessità della
frase può essere valutata in base
al numero degli elementi che la
compongono

Lingua inglese

Lingua italiana

Si calcola il numero di
morfemi per ogni enunciato

Si calcola il numero di parole
per ogni enunciato (LMEp)
Lo sviluppo
morfosintattico
si completa verso i 10 anni
3 anni
Morfologia
verbale

in produzione

7 anni
in comprensione

Morfologia
nominale

Morfologia
pronominale

Accordo tra soggetto e verbo
es.: il cane inseguono i gatti
Prima compaiono le forme
singolari dei verbi, poi quelle
plurali

3 anni

Forme del genere (m/f) e del
numero (singolare/plurale)
relative ai nomi

3-4 anni

Pronomi personali
Prima compaiono i pronomi
soggetto e oggetto I e II
persona sing. (io/tu, me/te)
Differenze individuali nel ritmo di
sviluppo del linguaggio
Media

Minimo

Massimo

Età di comparsa delle prime
parole
Ampiezza del vocabolario
a 20 mesi
Comprensione di parole a
8 -10 mesi
Comprensione di parole a
17 - 18 mesi

13
mesi
50
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30
parole

8
mesi
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parole

nessuna

200

215

22

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Età di comparsa delle prime
frasi

20
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mesi
Differenze individuali nello stile di
sviluppo del linguaggio

Referenziale
Katherine
Nelson
Stile di
acquisizione del
linguaggio
Espressivo

Vocabolario composto in
maggioranza da nomi
Sviluppo lessicale più rapido
Vocabolario composto in
maggioranza da pronomi,
nomi propri e formule per
regolare l’interazione
sociale
Sviluppo sintattico più rapido

Riflettono stili cognitivi differenti:
Differenze individuali nello sviluppo della semantica
STILE referenziale
• Alta proporzione di nomi
nelle prime 50 parole
• Utilizzo di parole singole nel
primo linguaggio
• Imita nomi di oggetti
• Maggiore varietà lessicale
• Utilizzo di elementi dotati di
significato
• Elevato uso di aggettivi
• Uso decontestualizzato di
nomi
• Rapida crescita del
vocabolario

STILE espressivo
• Bassa proporzione di nomi
nelle prime 50 parole
• Utilizzo di formule nel primo
linguaggio
• Imita in modo non selettivo
• Minore varietà lessicale
• Utilizzo di suoni senza
significato
• Scarso uso di aggettivi
• Uso contestualizzato di nomi
• Lenta crescita del vocabolario
Differenze individuali nello sviluppo della pragmatica
STILE referenziale

STILE espressivo

• Orientamento verso gli
oggetti
• Uso prevalente di
intenzione dichiarativa
• Scarsa varietà di atti
linguistici
• Approccio riflessivo alla
soluzione di problemi

• Orientamento verso le
persone
• Uso prevalente di
intenzione richiestiva
• Alta varietà di atti linguistici
• Approccio impulsivo alla
soluzione di problemi
Altre differenze individuali nello sviluppo linguistico
STILE referenziale

STILE espressivo
FONOLOGIA

• Buona articolazione e
intelligibilità
• Orientamento verso la parola
• Pronuncia costante nell’uso
della stessa parola

• Scarsa articolazione e
intelligibilità
• Orientamento verso
l’intonazione
• Pronuncia variabile nell’uso
della stessa parola

VARIABILI DEMOGRAFICHE
• Genere femminile
• Primogenito
• Livello socio-economico alto

• Genere maschile
• Secondogenito
• Livello socio-economico basso
Competenza pragmatica
Le prime conversazioni si basano sull’intonazione della
voce e sul ricorso ad alcune formule fatte (es.
conversazione telefonica: Pronto? Chi è? Ciao!)
A 4 anni il bambino sa già adattare il proprio stile
conversazionale in funzione dell’interlocutore (es. età).
Mentre al nido, prevalgono tra le prime espressioni le
forme imperative (Dammi il pongo!) e le indicazioni di
possesso (E’ mio!), durante la scuola materna si
registrano forme più cortesi (Me lo dai ancora un po’?).
Con l’aumentare dell’età si ampliano i temi di
conversazione ed includono anche eventi passati e
futuri.
Egocentrismo piagetiano
Dagli anni ’70 è emerso che i bambini sono più
consapevoli delle caratteristiche e dei bisogni
dell’interlocutore di quanto pensava Piaget. Es. il
bambino aumenta i particolari di una descrizione se
l’interlocutore ha gli occhi coperti rispetto al caso in cui
egli può guardare.
Per parlare e comprendere in modo efficace sono
richieste abilità percettive, cognitive e linguistiche
complesse. A volte i compiti superano le capacità del
bambino; a volte egli si rende conto dell’ambiguità (in
produzione o comprensione) ma non della fonte
dell’ambiguità o del modo per superarla.
La consapevolezza
metalinguistica
Capacità di trattare le forme del linguaggio come oggetto di
analisi, considerarle per se stesse piuttosto che come veicolo
di intenzioni e significati
Verbi che si riferiscono a
stati mentali

Credere, pensare,
immaginare, dubitare

Verbi che si riferiscono
ad atti linguistici

Pregare, maledire,
promettere, ordinare

Termini con cui ci si
riferisce a parti o unità
del codice linguistico

Parole, frasi, sillabe,
lettere
Giocare con i suoni e le parole nei primi anni
di vita
Studio di
Ruth Weir
(1962)

Audioregistrazione dei soliloqui prodotti dal figlio
di 2 anni e mezzo quando veniva lasciato nella
propria stanza prima di addormentarsi

ESEMPIO
1) Quale colore
2) Quale colore la coperta
3) Quale colore la scopa
4) Quale colore il vetro

Il bambino utilizza il linguaggio
anche in assenza di stimoli
comunicativi
• Gioca con i suoni e con le parole
• Si esercita con le forme
linguistiche che sta imparando
(trascurando i contenuti)
L’alfabetizzazione facilita la padronanza
di un metalinguaggio più elaborato in quanto
a scuola il bambino impara a trattare il
linguaggio come oggetto di analisi.
La consapevolezza metalinguistica
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  • 2. FASE PRELINGUISTICA I primi suoni 0-1 mese 2-6 mesi Suoni di natura vegetativa Vocalizzazioni • Pianto (di fame, dolore, irritazione) • Sbadigli, ruttini, gorgoglii Le vocalizzazioni del bambino si inseriscono tra i turni verbali del genitore (proto-conversazioni) 6-7 mesi Lallazione canonica Il bambino produce sequenze CV, spesso ripetute due o più volte (ma, da); compare la prosodia; si riduce l’ampiezza fonetica 10-12 mesi Lallazione variata Il bambino produce sequenze sillabiche complesse (bada, dadu); compaiono i primi suoni simili a parole
  • 3. Gesti comunicativi 9-12 mesi (sguardo rivolto all’interlocutore) Performativi o deittici Esprimono un’intenzione comunicativa e si riferiscono ad un oggetto-evento che si può individuare osservando il contesto (es.: stendere il braccio con la mano aperta e il palmo in su o in giù; aprire e chiudere ritmicamente il palmo della mano; indicare) Chiedere l’intervento o l’aiuto dell’adulto Utilizzati per: RICHIESTA Attirare l’attenzione e condividere con l’adulto l’interesse per un evento esterno DICHIARAZIONE
  • 4. COMUNICAZIONE SOCIALE INTENZIONALE Sequenza mezzo-scopo A B BAMBINO usa ADULTO (= mezzo) BAMBINO usa OGGETTO (= mezzo) Ipotesi 1 OGGETTO (=scopo) ADULTO (=scopo) λ λ Intenzione comunicativa richiestiva Intenzione comunicativa dichiarativa Ipotesi 2 λ λ λ λ Aspettativa Attribuzione di agentività Intenzione comunicativa Attribuzione di stati interni Risultato atteso λ Cambiamento nell’ambiente esterno λ Cambiamento nello stato interno del destinatario
  • 5. Gesti comunicativi 11-12 mesi Referenziali o rappresentativi Relazione tra repertorio gestuale e vocale nello sviluppo Esprimono un’intenzione comunicativa e rappresentano un referente specifico; il loro significato non varia sulla base del contesto. Sono appresi per imitazione. (es.: agitare le mani per significare “uccello”; aprire e chiudere la mano per “ciao”; scuotere la testa per “no”) Periodo in cui il bambino usa gesti referenziali Periodo in cui il vocabolario raggiunge le 50 parole Comparsa delle prime parole Diminuzione dell’uso di gesti referenziali
  • 6. Le prime parole Età di comparsa: tra 11 e 13 mesi Inizialmente: USO NON REFERENZIALE = Usate in contesti specifici e ritualizzati Persone familiari Si riferiscono a Oggetti familiari Azioni che il bambino compie abitualmente Successivamente: USO REFERENZIALE = Usate in una varietà di situazioni e contesti
  • 7. Fasi dello sviluppo lessicale Fase I 12-16 mesi circa L’ampiezza del vocabolario si attesta in media sulle 50 parole Fase II 17-24 mesi circa Maggiore rapidità nell’acquisire nuove parole Può assumere la forma di: ESPLOSIONE DEL VOCABOLARIO Il ritmo di espansione è di 5 o più parole (fino anche a 40) per settimana. Alla fine del periodo il vocabolario si attesta mediamente sulle 300 parole, ma può raggiungere anche 600 parole. Il passaggio ha luogo in quanto il bambino capisce che tutte le cose hanno un nome e che c’è un nome per ogni cosa (parole = simboli)
  • 8. SIGNIFICATO Il significato riflette la categorizzazione della realtà che il bambino padroneggia in un dato momento del suo sviluppo. Tale categorizzazione è diversa da quella dell’adulto:
  • 9. Errori tipici del bambino nelle prime fasi dello sviluppo lessicale Errore di sovraestensione Il bambino chiama “cane” qualsiasi animale a quattro zampe Errore di sottoestensione Il bambino chiama “bambola” esclusivamente la sua bambola preferita Errore di sovrapposizione Il bambino usa “aprire” per riferirsi non soltanto all’azione di aprire una porta, ma anche all’azione di accendere la luce
  • 10. Diverse teorie sulla costruzione del significato delle prime parole (CATEGORIZZAZIONE) Clark 1973 Il bambino costruisce il significato delle parole sulla base delle somiglianze percettive tra gli oggetti o eventi (es. la palla ha forma sferica) Nelson 1974 Il bambino categorizza all’inizio le somiglianze funzionali, cioè l’uso degli oggetti e le loro proprietà dinamiche (es. la palla rotola). Ipotesi del NUCLEO FUNZIONALE Barrett 1989 Il bambino segue strade diverse nell’acquisire il significato delle parole: alcune parole vengono apprese in modo contestualizzato e altre in modo decontestualizzato
  • 12. SINTASSI... Le prime combinazioni a 20 mesi - correlano con l’ampiezza del vocabolario - riflettono la conoscenza innata del linguaggio (es. ipercorrettismi: romputo)
  • 13. Brown e Frasen (1964) hanno raggruppato in due classi le parole che compaiono nei medesimi contesti: Classe perno Piccolo numero di parole che ricorrono frequentemente e sempre in posizione iniziale della frase Classe aperta Tutte le altre parole del vocabolario, che sono più numerose ma ricorrono meno frequentemente e non hanno una posizione fissa Critiche: • Scarse conferme della presenza delle classi perno e aperta al di fuori dell’inglese • E’ descritta la struttura sintattica ma viene trascurata la dimensione semantica
  • 14. no sapone sporco Rifiutando una vecchia saponetta no tasca Maneggiando un vestito senza tasche no camion Riferendosi ad un’automobile il NO presenta significati diversi 1. serve ad esprimere rifiuto 2. descrive qualcosa che non esiste 3. esprime una negazione
  • 15. Stadi nello sviluppo sintattico dei bambini italiani Antonucci e Parisi (1973) hanno applicato un’analisi semantica alla produzione linguistica dei bambini che imparano l’italiano, individuando 2 stadi di sviluppo: I I bambini producono espressioni di 2 o più parole che contengono la struttura nucleare della frase, cioè un predicato verbale con i suoi argomenti e l’intenzione con cui si pronuncia la frase (2 anni) II La struttura nucleare minima si amplia e include strutture facoltative, come gli avverbi e le frasi inserite (3-4 anni)
  • 16. Esempi del primo stadio nello sviluppo sintattico dei bambini italiani a) tata dà Claudia dà una bambola a Francesco b) dà mamma Claudia vuole una palla dalla mamma c) mamma iacca Claudia chiede dell’acqua alla madre d) dà a nonna bototto La nonna dà un biscotto a Claudia e) Acesco a dai a palla Francesco dà la palla a Claudia Claudia utilizza sempre lo stesso predicato “dare” ma non è capace di verbalizzare contemporaneamente i 3 argomenti del predicato (chi dà, chi riceve e l’oggetto che viene scambiato).
  • 17. Esempi del secondo stadio nello sviluppo sintattico (analisi semantica) a) Paola occi ene Paola oggi viene b) Io pulisco co tetto Io pulisco con questo c) Devo pendee libbi Devo prendere i libri Gli avverbi occi e co tetto forniscono informazione aggiuntiva rispetto ai verbi “venire” e “pulire” rispettivamente. Le frasi inserite compaiono inizialmente come frasi implicite, con il verbo all’infinito. Verso i 3 anni le frasi inserite diventano esplicite (es. hai visto che ha detto).
  • 18. La lunghezza media dell’enunciato (LME) Valuta la progressiva crescita della complessità morfosintattica nelle produzioni verbali infantili nei primi tre anni di vita Brown 1973 LME Presupposto: la complessità della frase può essere valutata in base al numero degli elementi che la compongono Lingua inglese Lingua italiana Si calcola il numero di morfemi per ogni enunciato Si calcola il numero di parole per ogni enunciato (LMEp)
  • 19. Lo sviluppo morfosintattico si completa verso i 10 anni 3 anni Morfologia verbale in produzione 7 anni in comprensione Morfologia nominale Morfologia pronominale Accordo tra soggetto e verbo es.: il cane inseguono i gatti Prima compaiono le forme singolari dei verbi, poi quelle plurali 3 anni Forme del genere (m/f) e del numero (singolare/plurale) relative ai nomi 3-4 anni Pronomi personali Prima compaiono i pronomi soggetto e oggetto I e II persona sing. (io/tu, me/te)
  • 20. Differenze individuali nel ritmo di sviluppo del linguaggio Media Minimo Massimo Età di comparsa delle prime parole Ampiezza del vocabolario a 20 mesi Comprensione di parole a 8 -10 mesi Comprensione di parole a 17 - 18 mesi 13 mesi 50 parole 30 parole 8 mesi 22 parole 18 mesi 628 parole nessuna 200 215 22 398 Età di comparsa delle prime frasi 20 mesi 14 mesi 24 mesi
  • 21. Differenze individuali nello stile di sviluppo del linguaggio Referenziale Katherine Nelson Stile di acquisizione del linguaggio Espressivo Vocabolario composto in maggioranza da nomi Sviluppo lessicale più rapido Vocabolario composto in maggioranza da pronomi, nomi propri e formule per regolare l’interazione sociale Sviluppo sintattico più rapido Riflettono stili cognitivi differenti:
  • 22. Differenze individuali nello sviluppo della semantica STILE referenziale • Alta proporzione di nomi nelle prime 50 parole • Utilizzo di parole singole nel primo linguaggio • Imita nomi di oggetti • Maggiore varietà lessicale • Utilizzo di elementi dotati di significato • Elevato uso di aggettivi • Uso decontestualizzato di nomi • Rapida crescita del vocabolario STILE espressivo • Bassa proporzione di nomi nelle prime 50 parole • Utilizzo di formule nel primo linguaggio • Imita in modo non selettivo • Minore varietà lessicale • Utilizzo di suoni senza significato • Scarso uso di aggettivi • Uso contestualizzato di nomi • Lenta crescita del vocabolario
  • 23. Differenze individuali nello sviluppo della pragmatica STILE referenziale STILE espressivo • Orientamento verso gli oggetti • Uso prevalente di intenzione dichiarativa • Scarsa varietà di atti linguistici • Approccio riflessivo alla soluzione di problemi • Orientamento verso le persone • Uso prevalente di intenzione richiestiva • Alta varietà di atti linguistici • Approccio impulsivo alla soluzione di problemi
  • 24. Altre differenze individuali nello sviluppo linguistico STILE referenziale STILE espressivo FONOLOGIA • Buona articolazione e intelligibilità • Orientamento verso la parola • Pronuncia costante nell’uso della stessa parola • Scarsa articolazione e intelligibilità • Orientamento verso l’intonazione • Pronuncia variabile nell’uso della stessa parola VARIABILI DEMOGRAFICHE • Genere femminile • Primogenito • Livello socio-economico alto • Genere maschile • Secondogenito • Livello socio-economico basso
  • 25. Competenza pragmatica Le prime conversazioni si basano sull’intonazione della voce e sul ricorso ad alcune formule fatte (es. conversazione telefonica: Pronto? Chi è? Ciao!) A 4 anni il bambino sa già adattare il proprio stile conversazionale in funzione dell’interlocutore (es. età). Mentre al nido, prevalgono tra le prime espressioni le forme imperative (Dammi il pongo!) e le indicazioni di possesso (E’ mio!), durante la scuola materna si registrano forme più cortesi (Me lo dai ancora un po’?). Con l’aumentare dell’età si ampliano i temi di conversazione ed includono anche eventi passati e futuri.
  • 26. Egocentrismo piagetiano Dagli anni ’70 è emerso che i bambini sono più consapevoli delle caratteristiche e dei bisogni dell’interlocutore di quanto pensava Piaget. Es. il bambino aumenta i particolari di una descrizione se l’interlocutore ha gli occhi coperti rispetto al caso in cui egli può guardare. Per parlare e comprendere in modo efficace sono richieste abilità percettive, cognitive e linguistiche complesse. A volte i compiti superano le capacità del bambino; a volte egli si rende conto dell’ambiguità (in produzione o comprensione) ma non della fonte dell’ambiguità o del modo per superarla.
  • 27. La consapevolezza metalinguistica Capacità di trattare le forme del linguaggio come oggetto di analisi, considerarle per se stesse piuttosto che come veicolo di intenzioni e significati Verbi che si riferiscono a stati mentali Credere, pensare, immaginare, dubitare Verbi che si riferiscono ad atti linguistici Pregare, maledire, promettere, ordinare Termini con cui ci si riferisce a parti o unità del codice linguistico Parole, frasi, sillabe, lettere
  • 28. Giocare con i suoni e le parole nei primi anni di vita Studio di Ruth Weir (1962) Audioregistrazione dei soliloqui prodotti dal figlio di 2 anni e mezzo quando veniva lasciato nella propria stanza prima di addormentarsi ESEMPIO 1) Quale colore 2) Quale colore la coperta 3) Quale colore la scopa 4) Quale colore il vetro Il bambino utilizza il linguaggio anche in assenza di stimoli comunicativi • Gioca con i suoni e con le parole • Si esercita con le forme linguistiche che sta imparando (trascurando i contenuti)
  • 29. L’alfabetizzazione facilita la padronanza di un metalinguaggio più elaborato in quanto a scuola il bambino impara a trattare il linguaggio come oggetto di analisi. La consapevolezza metalinguistica inoltre facilita l’apprendimento della lettura.

Notas del editor

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