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STORIE
Ciclofficina
migranti
Anno 4 - Numero 1 - Gennaio-Febbraio 2014
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003
(convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
inchiesta
INTERVISTA
Il libraio
ciclista
LA RIVISTA
DELLA FIAB
am b i e n t e | mo v im e n to | c u lt u r a
t
HI-TECH
Nuove
trasmissioni
t
t
Stile bici
Dalla Fiat
al Biciplan
TORINO
t
Benvenuta
Bicitalia
DOSSIER
t
sommario
amici della
bicicletta
4
La bicicletta sta cambiando le città e il nostro stile di
vita? Una domanda a cui, da qualche tempo, stanno
cercando di rispondere sociologi, psicologi, tuttologi
e sondaggisti. Ma c’è un mondo, apparentemente
estraneo a quello dei ciclisti urbani, che ha già dato
una risposta affermativa: quello della moda che da
sempre è un termometro particolare ma attendibile
per misurare tendenze e fenomeni in atto nella
società. Quando grandi e popolari marchi, insieme a
piccole griffe del lusso,
dedicano agli accessori
e all’abbigliamento
del ciclista una parte
delle loro collezioni,
significa che la
bicicletta è diventata
parte integrante della
vita cittadina e della
sua cultura collettiva.
E noi di BC, che
alla bici vogliamo
guardare nelle sue
cento diverse - e
qualche volta perfino
contrastanti sfumature - proprio allo
stile di chi pedala abbiamo dedicato l’inchiesta di
questo numero, convinti come siamo che per parlare
di cultura della bicicletta sia anche necessario tenere
sotto controllo come essa cambi il nostro modo di
presentarci, di raccontarci, di riempire di colore le
città.
Colore che viene anche da quella Massa Marmocchi
che, una volta al mese - scortata da mamme, papà,
fratelli maggiori e volontari - a Milano, Roma,
Napoli, Bologna, solo per citare alcune città, ha
cominciato a mobilitarsi per affermare il diritto
anche dei più piccoli di arrivare a scuola in bicicletta,
sicuri e tra tanti compagni. Manifestazioni che
hanno subito solleticato la curiosità di giornali e tv,
portando alla ribalta nazionale una pratica di realtà
più fortunate - come Reggio Emilia - dove da una
decina d’anni la Fiab è a fianco delle amministrazioni
comunali nell’organizzare i Bicibus che, con scorta
di vigili e volontari, ‘trasportano’ ragazzini e
ragazzine, casco e pettorina ad alta visibilità, verso le
campanelle di inizio lezione.
Beato il mondo che non ha bisogno di eroi, scriveva
Bertolt Brecht. Fortunato il mondo, potremmo
parafrasare, dove andare in bici a scuola non farà più
notizia.
UnmondoacoloriDIRETTORE RESPONSABILE
COORDINAMENTO REDAZIONALE
MARKETING E PUBBLICITÀ
ASSISTENZA CLIENTI
PROPRIETÀ
		 EDITORE
HANNO PEDALATO CON NOI
Simona Ballatore. Giornalista pendolare, parte tutti i giorni
dal suo paesello in provincia di Como a caccia di storie, zaino e
reflex in spalla, sempre di corsa, spesso in bici, convivendo con
problemini di equilibrio. A volte brontola, ma pedala.
Francesco Baroncini. Studi classici, panni ampiamente sciac-
quati in Arno. Una colonna portante - anche per il fisico non pro-
prio da scalatore - di BC. I pochi errori di grammatica, le virgole
al posto giusto, le consecutio rispettate sono anche merito suo.
Walter Bernardi. Docente universitario per professione, filoso-
fo e cicloturista per passione, pedala con disinvoltura tra i pen-
sieri di Platone come sui tornanti del Mortirolo, cercando sem-
pre di mettere in mezzo alle ruote della vita un po’ di filosofia.
Paola Di Marcantonio. Giornalista, 32 anni, osservatrice, con-
vinta sostenitrice del multitasking, da un lustro è web editor
per Marie Claire. Si ricorda di tutte le bici che le hanno rubato
(perché ovviamente erano tutte bellissime).
Alessandro Di Stefano. Studente di Scienze Politiche entrato
in punta di piedi in redazione. La sua passione per la bici nasce
quando inizia a desiderarne una sul Cammino di Santiago. Cicli-
sta urbano perché gliel’hanno detto.
Alice Dutto. Conserva nel sottoscala la sua prima bici, una Gra-
ziella bianca della nonna.Trent’anni giusti, vive a Milano da dieci,
ma è ligure di sangue. Giornalista per caso, ambientalista per
vocazione si occupa di ecologia e mobilità sostenibile.
Paola Formica. Illustratrice. A cinque anni il debutto con una
mucca di pongo. Da allora disegna, colora, crea e sperimenta per
grandi e bambini. Insegna alla scuola del Fumetto di Milano, su
BC dà colore a quello che le foto non possono raccontare.
Marta Marini. 22 anni, milanese. Studentessa di filosofia part-
time, nonché fotografa quando si ricorda di scendere dal mondo
platonico delle idee. I suoi obiettivi? Un 55-200mm, e diventare
insegnante. Sua la copertina di questo mese.
Matteo Scarabelli. Milanese di nascita, ciclista di adozione, ha
viaggiato in bici a Berlino, San Pietroburgo, Damasco. In sella,
pensadiaverscrittoefotografatolecosemiglioridellasuavita.
Per questo vorrebbe riuscire a pedalare anche nella sua città.
Federico Vozza. Nasce, cresce, vive e adora la suaTorino.Tortu-
ra il velocipede viaggiando continuamente con le ruote sgonfie.
Quando non è in sella cammina veloce come una bicicletta. L’in-
quinamento atmosferico è il suo peggior nemico.
STORIE
Ciclofficina
migranti
Anno 4 - Numero 1 - Gennaio-Febbraio 2014Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003(convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
iNchiestA
INTERVISTA
Il libraio
ciclista
Amicidellabicicletta
LA RIVISTA
DELLA FIAB
A M b I e n t e | M O v I M e n tO | c u Lt u r A
t
HI-TECH
Nuove
trasmissioni
t
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stile bici
Dalla Fiat
al Biciplan
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t
Benvenuta
Bicitalia
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Giancarlo Marini ○ marini@rivistabc.com	
Michele Bernelli ○ bernelli@rivistabc.com
Cristian Savian ○ savian@rivistabc.com
DanteBernamonti○bernamonti@rivistabc.com
AlessandroRavano○ravano@rivistabc.com
Fiab onlus
via Borsieri 4
20159 Milano
Vistosistampi srl
Via Leopardi 14 , 20123 Milano
redazione@rivistabc.com
Bimestrale Anno 4 N.1 Gennaio-Febbraio 2014
Aut.Trib. Milano n. 80 del 10/2/2011 - Iscrizione R.O.C. N° 21009 del 18 aprile 2011
Redazione: Vistosistampi, via Algardi 13, 20148 Milano - www.rivistabc.com
Grafica: Loredana Cattabriga e Davide Lopopolo per
Stampa: Reggiani spa, 21020 Brezzo di Bedero (Va)
Abbonamento annuo non soci Fiab 24 euro - abbonamenti@rivistabc.com
Immagini: Marta Marini (cover); Jeremy Hughes (12 sin., 13 destra, 16-17); Joyce Preira Giacoman-
tonio (17 basso); Maurizio Zocca (18, 20-21 alto); Simona Ballatore (26-27); Livio Senigalliesi (28-29);
Provincia Siena (38); Provincia Ferrara (41, box BI2);Tortoioli/Regione Umbria (BI 8, alto); Emanuele
Venezia (BI 10 box); Simonetta Bettio (BI 14 alto); Irene Zamboni (BI 17 box); Gionata Galloni (62-63),
Paola Formica (disegno 70-71). Grazie a Claudio Pedroni per le altre immagini delle schede-dossier.
Soggetti da copertina
UngrazieaCamillaBusattiche
sièprestatacomemodelladella
domenica,eaRecicli
(www.recicli.com),BC
pointmilanesecheha
messoadisposizioneuna
dellefissedellacasa.
5
BC AMPIO RAGGIO
62 Società
Terra futura
di Alice Dutto
66 Nuovi Mondi
Notizie e idee per la sostenibilità
68 DiversaMente
Cultura e dintorni
70 Il racconto
L’ultima fuga
di Claudio Negri
72 In bici con Socrate
Vallibona, il ciclismo
incrocia la storia
diWalter Bernardi
74 Scatto finale
6 28
Vivere BC
6 News Italia Mondo
12 Inchiesta
Stile libero
di Paola Di Marcantonio
18 L’intervista
Nei secoli fedeli
di Giancarlo Marini
	 22 Sotto esame
	 La conversione diTorino
	 di FedericoVozza
24 Hi-tech
Catena No-Oil
di Matteo Scarabelli
26 Storie
Elementare, bici! 			
di Simona Ballatore
28 Storie
La bici dopo la tempesta
di Michele Bernelli
30 Vetrina
Belli di notte
di Matteo Scarabelli
72
35
62
68
12
26
VIAGGIARE BC
32 News turismo, territorio
35 Dossier
Bicitalia
a cura di Simona Ballatore
e Michele Bernelli
52 Itinerari
Untuffoinmountainbike			
diMicheleBernelli
SPAZIO FIAB
54 Dalle associazioni
Cronache, agenda, iniziative
dalle associazioni aderenti alla
Federazione Italiana Amici
della Bicicletta
22
52
news
6
vivere
la bici
Bike -sharing, i sette Oscar mondiali
Barcellona,Lione,CittàdelMessico,Montreal,NewYork,ParigieRiodeJaneiro:sonole
settecittàdoveilbike-sharingèmegliopenetratonellarealtàcittadina.Sonoirisultati
diunaricercacondottadall’Institutefortransportationanddevelopmentpolicy(Itdp)
diNewYorkchemessosottoosservazione400 città in cinque continenti chehanno
adottatoilsistemadellabicicondivisa.
LostudioèinclusonellaprimaguidaThe
bike-shareplanningguide,editadall’Itdp,
checontieneimiglioriesempidiquesto
serviziocherisolveinparticolareil
problemadell’ultimomiglioperchiarrivain
cittàintrenoocongliautobus.
Adesempioi22milamembridiWashington,
èscrittonelrapporto,hannoridottodi4,4
milioniall’annoilnumerodimigliapercorse
conl’automobile,connotevolivantaggi
sull’ambienteesullasalutepubblicae
individuale.
A Nantes chi pedala
guadagna due volte
Guadagnare pedalando. L’ultima
idea è dell’ingegnere francese
Sébastien Bourbousson che ha
pensato a una forma di pubblicità in
movimento proponendo a chi utilizza
quotidianamente la bicicletta di
viaggiare con annunci sul telaio e sulle
ruote in cambio di circa 200 euro al
mese. Écovélo, società che ha deciso di
commercializzare l’intuizione, metterà
in circolazione 500 biciclette per il
lancio ufficiale, previsto per settembre
a Nantes. I ciclisti urbani possono
già prenotarsi tramite il sito internet
www.my-ecovelo.fr. Le biciclette
saranno dotate di Gps per verificare
gli spostamenti: sono state previste
tre zone di remunerazione, più le aree
saranno frequentate più il ciclista sarà
pagato. Bourbousson ha curato anche
l’aspetto sociale, offrendo il compito di
equipaggiare e distribuire le biciclette
a una comunità di sostegno a soggetti
deboli.
Svegliati e SALTA IN SELLA!
Ilbuongiornosivededallabicicletta.AdirloèTillRoenneberg,
professoredicronobiologiaall’UniversitàLudwig-Maximiliansa
MonacodiBaviera.L’usocontinuodiunveicolochiusononfacilitail
sonno.Eccoperchéabbandonare l’automobileperandareallavoro
inbicirenderebbemenostanchiestressati.
Roennebergparlaanchedelsocialjetlag: iritmicircadiani
cheregolanoilrapportotrailsonnoelavegliavengonospesso
scombussolatidaattivitàprotrattefinoatardanotte.Ildifficile
èquindigarantireoraridilavoropersonalizzatichesiadattinoal
cronotipodiciascuno.Nelfrattempoperòsipuòsalireinsella.
In Australia NASCE IL PARTITO-BICICLETTA
La bicicletta vuole entrare in Parlamento. In Australia si sta lavorando per
presentare alle elezioni del Nuovo Galles del Sud una lista direttamente ispirata
alle rivendicazioni dei ciclisti quotidiani.
L’Australia è il secondo Paese motorizzato al mondo, immediatamente dopo gli
Stati Uniti, e i temi della mobilità sostenibile e ciclistica sono in fondo all’agenda
dei programmi degli amministratori pubblici. L’Australian Cycling Party conta già, a
pochi mesi dal suo lancio, quasi tremila membri e l’interesse da parte di numerose
associazioni del mondo ambientalista sta crescendo: tutto ciò rende i promotori
molto fiduciosi sull’esito
delle urne.
Già a settembre, in
occasione delle politiche, era
stata lanciata una campagna
Vote4Cycling attraverso
la quale migliaia di elettori
hanno promesso il loro
voto solo a quei candidati
che si fossero dimostrati
realmente interessati ai temi
della mobilità ciclistica.
7
La bici che ti trasporta, ovunque vai
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25 APRILE, IL DISARMO
CORRE ANCHE IN BICI
«Nessuna invasione è mai stata fatta
in bicicletta», per dirla con Didier
Tronchet. In compenso le due ruote
hanno spesso lavorato silenziose nei
movimenti di resistenza e liberazione.
Premessa logica all’adesione data
da Fiab all’iniziativa ‘Arena di Pace e
Disarmo 2014’ che vedrà convergere
il 25 aprile – anniversario della
Liberazione - migliaia di cittadini nella
piazza di Verona a dar voce ad una
nuova campagna per la nonviolenza
e la riconversione civile delle spese
militari.
L’associazione Fiab-Amici della
bicicletta di Verona sta organizzando
diversi gruppi che raggiungeranno in
bici l’Arena muovendo da vari comuni
della provincia, ma sono in cantiere
anche carovane più impegnative che
partiranno dal centro Italia passando
anche dalle zone terremotate
dell’Emilia.
La giornata, presentata in gennaio a
Roma dal missionario comboniano
Alex Zanotelli (nella foto), coinvolge
una galassia di associazioni laiche
e religiose e ha avuto l’adesione di
una serie di personalità della società
civile. Per seguirne l’agenda: http://
arenapacedisarmo.org
SkyCycle,tre metri sopra iltraffico
PisteciclabilinelcielodiLondrapersfuggirealtraffico.L’ideaèvenutaall’archistar
NormanFosterche,conilprogettoSkyCycle,prevedelacostruzionedi221kmdi
percorsisopraelevatilungolelineeferroviariedellacittà.I primi 6 km incantiere
correrannodaStratfordallaLiverpoolStreetStationeavrannouncostodicirca220
milionidisterline.SkyCycle
abbatterebbeitempidi
percorrenzae,afrontedioltre
200puntidiingresso,ciascuno
deidiecipercorsiospiterebbe
12milaciclistiall’ora.Rimane
loscetticismoperalcuni
precedenticomelaCalifornia
Cycleway,daPasadenaaLos
Angeles,chenonèmaistata
ultimata.Allostudiodifattibilità
orailcompitoditrovareifondi
necessari.
news
8
vivere
la bici
A Berlino un condominio
a misura di ciclista
Fahrradloft, letteralmente ricovero per la bicicletta. Nasce a Berlino un
condominio totalmente ecosostenibile pensato per chi ha fatto della bici il suo
mezzo di trasporto principale in città. Caratteristica principale è un ascensore
che conduce direttamente all’appartamento e a un ampio terrazzo che nello
stesso tempo è luogo per il tempo libero e per posteggiare le due ruote che, in
questo modo, sono sempre sotto controllo. L’ispirazione è venuta dai Carloft,
edifici in fase di costruzione in altre città della Germania, dove però sono le
macchine ad avere il privilegio di essere trasportate sull’uscio di casa.
I lavori stanno per iniziare e saranno terminati per l’estate dell’anno prossimo:
intanto le 37 famiglie che hanno acquistato un appartamento, tutte votate
a uno stile di vita diverso, hanno stilato un protocollo di comportamenti da
rispettare nel campo del risparmio energetico e della sostenibilità in generale.
IL PONTE GIOIELLO
DI Eindhoven
Erano così tanti che finivano per fare
da tappo alla circolazione su una delle
arterie più trafficate di Eindhoven,
soprattutto alle rotonde, all’entrata
delle quali si creavano lunghe file
di auto. Così l’amministrazione ha
deciso di risolvere il problema con
un ponte riservato alle biciclette che
ha immediatamente conquistato
l’attenzione di architetti e urbanisti.
Tutto costruito intorno a un pilone
centrale, bilanciato da contrappesi
fissati all’anello bianco più interno,
inaugurato a giugno, il ponte viene
utilizzato mediamente da 5mila
ciclisti al giorno, che ne hanno fatto
una delle ciclabili più frequentate di
tutta l’Olanda.
come Pedala l’America Latina
L’America Latina si muove sempre più su due ruote. A
dirlo è Biciciudades 2013, uno studio dell’Inter-American
Development Bank. Il report mostra che nella seconda
regione più urbanizzata al mondo la mobilità dolce
interessa tra lo 0,4 e il 10% della popolazione. Prima della
classe è Cochabamba in Bolivia con il 10%. Seguono altre
città tra i 100mila e i 2 milioni di abitanti. Tra le capitali,
Città del Messico e Santiago con il 5%, rincorse da Buenos
Aires e Bogotà col 2%: qui 450mila spostamenti quotidiani
avvengono sui 376 km di piste ciclabili e oltre un milione
di cittadini, in media, utilizzano di domenica i 126 km di
percorsi cicloturistici intorno alla capitale. Delle 18 città
medio-grandi e delle sei metropoli prese in considerazione
dal report, quasi tutte sono dotate di piste ciclabili, ad
eccezione di Asunciòn e Manizales. Il problema maggiore
resta però l’assenza di una codice stradale a tutela dei
ciclisti, presente solamente a Bogotá, Buenos Aires, Mexico
City, Asunción, La Paz e Montevideo.
9
Olanda: una bici non benvenuta
In Olanda c’è un’e-bike che sta scatenando polemiche.
Forse perché la nuova Bluelabel Cruiser, realizzata in
Germania, solo una bici non è. Può viaggiare a 50 km/h
costanti per oltre 2 ore ed è libera, per legge, di circolare
sulle piste ciclabili. Insorge contro questa quotidiana
invasione di campo l’associazione dei ciclisti Fietsersbond
che fa già pressione sul parlamento e sul governo.
Sfruttando la sua natura ibrida, questa due ruote non è
disciplinata dalla legge olandese che impone a tutti i mezzi
in grado di superare i 25 km/h limiti precisi: utilizzo del
casco, targa e assicurazione. La Bluelabel Cruiser costa
quasi 3mila euro ed è stata acquistata da molti olandesi.
Biciclette contro autobus.
Londra studia come evitarlo
Sistemiradarearadiofrequenzapercontrastaremortie
infortunichecoinvolgonoiciclisti. Transport for London,ente
responsabiledeltrasportopubblico,haincaricatotreaziende
ditestaredeidispositivi,dainstallaresui7500autobusurbani
permetterliincondizionedievitarelecollisioniconiciclisti.La
FusionProcessingdiBristolhapropostoun dispositivo radar
cheavverteilconducenteconunmessaggiosonoro(“bicicletta
asinistra”,peresempio),ingradodirilevarefinoal97%dei
ciclisti.LaSafetyShields
Systemhastudiatodei
softwarecollegatia
sensori o videocamere:
incasodirischio,l’autista
riceveunfortebipche
glidàunmargineditre
secondiperfrenare.
Convincedimenoilterzo
sistemadiCycleAlert:
tessere Oyster daposizionaresubiciecamionchesiparlino
avicenda.Secondomoltiesperti,infatti,comporterebbe
un’erratasensazionedisicurezza.
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Tutta in legno e da montare:
è la due ruote modello Ikea
Si chiama Sandwichbike,
sta in una valigia e si
monta in mezz’ora. È una
bicicletta tutta in legno che
da gennaio è in commercio
pronta ad affrontare,
oltre che le insidie del
traffico, anche quelle del
mercato. Il suo ideatore, il
designer olandese Basten
Leijh ha dichiarato di
essersi ispirato ai mobili
Ikea e, in effetti, nel kit di
montaggio si trova tutto:
dai pedali al manubrio,
dalle viti più piccole
alla catena, oltre agli
attrezzi necessari.Telaio
e forcella sono costituiti
da pannelli di compensato
di faggio assemblati
con cilindri in alluminio
fresati. Smontata, la
Sandwichbike misura 94
x 70 x 24 cm e su strada,
175 x 62 x 95. Può essere
ordinata sul sito
www.sandwichbikes.com
news
10
vivere
la bici
L’uomo che pedala?
Intelligente e desiderabile
I ciclisti sono intelligenti, generosi e desiderabili. A dirlo
è un ‘ImplicitTest Association’ condotto da scienziati
dell’associazione Mindlab e commissionato dalla British
Heart Foundation. Obiettivo dello studio era penetrare
nel subconscio di un campione
rappresentativo della popolazione
britannica e capirne l’approccio alle varie
attività sportive. I risultati parlano da
sé: chi pedala è ritenuto del 15% più
intelligente della media. Il 23% degli
intervistati preferisce frequentare
un ciclista piuttosto che altri sportivi.
Infine l’80% ammette che rimarrebbe
colpito se il proprio partner avesse
completato la London to Brighton ride,
una manifestazione di beneficienza, di
circa 90km, che impegna ogni anno oltre
un migliaio di ciclisti.
Gara di cargo a ritmo di samba
Da Copenaghen a Rio: in Brasile si organizza, a maggio,
la storica gara di bici cargo nata nella capitale danese
nel 1942. Tutto è iniziato con Kristian Skjerring, un
ministro del culto che voleva dare visibilità ai cosiddetti
swajere, lavoratori in bicicletta che oscillavano nel
traffico per il carico trasportato. Ogni anno la gara
incoronava il ‘Re di Copenaghen’, un titolo che, più che un
montepremi in denaro, garantiva un anno di fama e gloria.
La competizione è stata poi abolita nel 1960 travolta
dall’aumento di automobili e furgoni nelle strade. Ripresa
nel 2009 in Danimarca, la Svajerløb ora si prepara a
sbarcare a Copacabana, dove circolano, con una situazione
simile a quella europea di allora, undicimila biciclette
cargo. Nel caso ottenesse i risultati di partecipazione
sperati, non si esclude che la gara possa riproporsi in altri
paesi sudamericani.
a Bangkok si studia
la bici che mangia lo smog
Una bicicletta per eliminare lo smog. È il progetto innovativo
a cui stanno lavorando alcuni giovani designer di Bangkok.
Lo studio di architettura Lightfog ha infatti concepito
una bici fotosintetica capace di purificare l’aria mentre
si muove. Il telaio è progettato per generare ossigeno
attraverso un sistema di fotosintesi che avvia una reazione
tra l’acqua e l’energia elettrica fornita da una batteria agli
ioni di litio; una membrana nel mezzo del manubrio filtra
l’aria trattenendo il
particolato. Inoltre il
telaio sfrutta l’energia
fornita da una fuel
cell a idrogeno per
produrre ossigeno
a partire da piccolo
serbatoio contenente
acqua. Più ecologica
di così...
Viaggidiqualità
in bicicletta
VIAGGI 2014
Valencia: natura e arte
Salento verde-azzurro
Puglia e Matera
Sardegna: bici e barca
Albania in primavera
Albania, bici e mare
Dalle Dolomiti aVenezia
Dresda – Berlino
Parigi – Londra
Alsazia, Friburgo e Basilea
Borgogna: vigneti e abbazie
WEEKEND 2014
Anello dei Colli Euganei
L’Eroica: percorso mitico
Aquileia e Laguna di Grado
Ravenna e le Pinete
Andar perVilleVenete
LagunadiVenezia:bici&canoa
TourParigi–Londra.Cergy:AxeMajeur
BC_02_2014.indd 1 18/01/14 12:55
11
Niente bici al ministro inglese:
troppo cara, il governo dice no
Una biciclettainvecedell’autoblu:l’hachiestailministro
inglese NormanBaker,chetuttosisarebbeaspettatotranne
che un rifiutomotivatodalfattochesitrattavadiunonere
supplementaresuicontribuenti,vistochequestaspesanon
era previstainbilancio.
«Ridicolo-hadettol’esponente
liberal-democraticoin
precedenzasottosegretarioai
trasporti-hofattonotareche
un mezzoadueruoteèmolto
più veloce,economicoemeno
inquinantemamihannorisposto
che, mentrel’autoègiàpagata,
una biciclettasarebbeun
costo aggiuntivo.Certo,potrei
comprarmeladasolomaèuna
questionediprincipio».
Così dalministerodegliInterni,
che ogniannospendecirca
150mila euro in auto blu,è
arrivatoilnoepocoimporta
che esistaunregolamento
ministerialeinbasealqualegli
spostamentidevonoessere
il più economicoedefficiente
possibile.
Pratica, capiente, dal design accattivante. E anche
comoda da aprire e chiudere con l’innovativo sistema
che garantisce sicurezza, precisione e rapidità. La
borsa Lifestyle di Norco, marchio tedesco leader nel
mondo delle borse da bicicletta, distribuito in Italia da
Konig (www.konig-bike.com), ha recentemente ricevuto
il Reddot Design Award 2013, uno dei più importanti
e qualificati riconoscimenti nel mondo del design.
Leggera e resistente grazie alla qualità del suo nylon,
disponibile in due versioni, da 7,5 e da 13 litri è dotata di
una custodia interna imbottita per
proteggere il computer o il tablet.
Le numerose tasche
interne ed esterne ne
fanno un contenitore
elegante e flessibile
sia per recarsi al
lavoro, sia per
qualche gita o
escursione
durante
il tempo
libero.
NORCO, LA BORSA è STILE
inchiesta
12
vivere
la bici
1956, Giro d’Italia. Uno scat-
to immortala un ciclista che
sfreccia via, davanti a una
schiera di modelle che osservano, ve-
stite di tutto punto con tailleur dai
colori sgargianti. È una fotografia di
moda dell’artista Ugo Mulas a evocare
la bicicletta a un già cittadino e frivolo
fashion system. Di lì a poco: il boom
economico.
Indietro di un buon mezzo secolo. Il
diciannovesimo secolo volge al ter-
mine e la scrittrice e giornalista di
moda dell’autorevole rivista letteraria
Natura ed Arte Mara Antelling scrive:
«Per questo genere di sport che si è in-
trodotto negli usi, vediamo il costume
tailleur diffondersi di più, e qualcuna
arriva anche ad accettare per le gite in
bicicletta, la gonna-calzone che pure
è di una goffaggine spaventosa». Ed è
ancora lei, nel suo scritto Il secolo XIX
nella vita e nella cultura dei popoli a so-
stenere che sia stata proprio la biciclet-
ta, questa «specie di libertà di cui le
donne si inebriano», a promuovere la
moda del tailleur. La scrittrice non ap-
prezza il ciclismo come sport perché la
donna non ha pienamente conquistato
una sua indipendenza sociale e perciò
«inaugurare l’emancipazione femmini-
le indossando abiti virili» per lei non è
una buona idea.
Finalmente al 2014. La passerella è
lunga. Da Consuelo Castiglioni che
per Marni ha creato una collezione di
BC
borse tecniche di lusso, a tracolla e de-
dicate alle cicliste urbane (vista la sua
passione per la bicicletta) a Levi’s che
con la collezione Commuter ha voluto
omaggiare i ciclisti urbani moderni
con capi di abbigliamento funzionali
Comodo, creativo,
colorato. L’abbigliamento
del ciclista urbano fa
tendenza e influenza
sempre più il mondo
della moda. Grandi
marchi e firme del lusso
presentano nei loro
cataloghi borse, giacconi,
accessori rivolti a chi usa
la bici. Perché pedalare
«esprime bellezza».
di Paola Di Marcantonio
Stile
LIBERO
andareinbici
èunattopolitico
edivertente.
faRLO con CLASSE
è ancorameglio
13
ed eleganti. Fino a Stella McCartney,
figlia di Paul, stilista di punta, che pro-
pone una moda comoda e sostenibile in
linea con chi va in bicicletta cercando
il suo stile.
EVOLUZIONE URBAN
Tutto fa pensare che moda e bici sia un
binomio in costante evoluzione, stili-
stica e non. Maria Luisa Frisa, diret-
tore del Corso di laurea in Design della
moda e Arti multimediali all’Univer-
sità Iuav di Venezia, spiega: «Dietro
al boom della bicicletta in tutte le sue
declinazioni di uso c’è sicuramente
quella coscienza ecologica e salutista
che è diventata parte importante del
nostro stile di vita. Muoversi in città
in bicicletta vuol dire non inquinare,
fare ginnastica e fare tendenza».
In effetti, che sia ‘posare’ come nello
scatto di moda artistico degli Anni ‘50
di Ugo Mulas o ‘fare un gesto politi-
co’ per migliorare la condizione delle
donne come quello in epoca Vittoria-
na sviscerato da Mara Antelling l’evo-
luzione del binomio moda e bici tratta
pur sempre di un’evoluzione stilistica
che parte dall’osservazione e interpre-
tazione dei segnali che si avvertono in
strada per arrivare a operazioni di mar-
keting strategico. Oggi più che mai, in
tempi di crisi, la bicicletta è tornata e
l’automatismo per le imprese di moda
è «di verificare come questa tendenza
sia vissuta da certi gruppi che influen-
zano la massa. Per riportare tutto alle
logiche dei marchi», spiega Joice Preira
Giacomantonio, professionista che si
occupa di tenere sotto osservazione le
tendenze nella moda e negli stili di vita
- in termine tecnico è una Trend Rese-
archer e Cool Hunter - attiva nel blog
Italian Cycle Chic (italiancyclechic.
com). «Più in generale l’abbigliamento
casual e sportivo ha influenzato e in-
fluenza la moda. Nello stesso tempo
c’è da dire che la moda è riuscita a dare
all’abbigliamento sport nuove possibi-
lità di definizione. Un dare e avere di
reciproca soddisfazione – precisa anco-
ra Maria Luisa Frisa – anche se non è
in realtà così innovativo il concetto di
‘andare in bicicletta vestiti non da bici-
cletta’. Io che sono una vecchia signora
vi assicuro che non è una novità!».
COMUNITA’ CHIC
Eppure il movimento Cycle Chic è
nato a Copenaghen solo nel 2007 gra-
zie a Mikael Colville-Andersen, fon-
datore di Copenhagenize Consulting,
un’agenzia di consulenza che promuo-
ve l’utilizzo della bicicletta attraverso
campagne di comunicazione e video.
Mikael apre dapprima un blog che fi-
nisce col trasformarsi in un network,
Cycle Chic, che raccoglie online (e ora
in un libro) il maggior numero di testi-
monianze visive di chi pedala con stile.
Joice Preira Giacomantonio ci spiega
come si sia avvicinata al movimento
In apertura,collezione H&M alla prova.
Nelle altre immagini, la varietà di stili
urban, in cui si colloca anche la recente
moda del bike polo.
inchiesta
14
vivere
la bici
partendo dalle ricerche di tendenze
socioculturali che svolge per il suo la-
voro. «Mi colpivano molto le persone
eleganti in bicicletta e ho iniziato a
fare delle foto in giro per le strade. Ho
messo le foto su Flickr, nel gruppo di
Colville-Andersen - il Cycle Chic origi-
nal - e nel 2010 non appena il fotografo
Luca Violetto ha aperto il blog Italian
Cycle Chic ho iniziato a collaborare».
Joice appartiene al sottobosco di cicli-
sti urbani che vivono la bicicletta come
uno stile, non solo di vita ma anche di
estetica.
Tra i dieci comandamenti del movi-
mento Cycle Chic si legge: ‘scegliere
l’eleganza sulla velocità, una bici che
rifletta la propria personalità e la re-
sponsabilità di rendere il panorama
urbano esteticamente più piacevole’.
Un decalogo per l’urban biker che
tiene insieme responsabilità etiche e
precetti estetici. Eppure sono in molti
a pensare, come Maria Luisa Frisa, che
il panorama urbano non debba «esse-
re reso più piacevole. La città è bella
nella sua complessità e nelle sue con-
traddizioni. Non carichiamo i ciclisti
di responsabilità! Trovo insopporta-
bili e ridicoli tutti quegli accessori da
bicicletta come i cestini. Propongo al
massimo di prendere ispirazione dal-
la austerità della ruota di bicicletta di
Marcel Duchamp».
Il suo è un modo ironico per porsi una
domanda utile: ‘Fino a che punto sono
i nuovi movimenti di ciclisti a influen-
zare le mode? O è la moda che detta le
tendenze?’
«Secondo me è proprio il contrario -
precisa Joice Preira Giacomantonio
- sono le tendenze comportamentali,
culturali e di consumo che originano la
moda. I trend partono dalle avanguar-
Maria Luisa Frida, docente universitaria
alla Iuav diVenezia e storica della moda
e delle sue tendenze. Sopra Joyce Preira
Giacomantonio ciclista urbana e blogger
di Cycle Chic.
PERIBLOGGER
DICYCLE CHIC
BICICLETTEECICLISTI
DEVONORENDERE
PIùPIACEVOLI
IpanoramIURBANI
15
Lo stilista:
«Comodi alla meta»
Cinque tasche come cinque porte aperte sul mondo.
Per avere tutto a portata di mano. Così da sfrecciare
via leggeri e comodi. Questo il punto di partenza di
DeWallen (dewallenindustry.com), una collezione
di denim (ma non solo) rigorosamente dedicata ai
ciclisti urbani, dove ogni jeans è comodo perché
si adagia su ogni genere di forma. L’idea è di Filippo Morandotti e Niccolò
Marco Romano, due ragazzi milanesi (nella foto in alto) che hanno scelto la
strada di realizzare prodotti pratici e di qualità valorizzando creatività e mano
d’opera italiana. L’ispirazione, a partire dal nome, viene da uno dei quartieri più
cosmopoliti di Amsterdam: un luogo dove esprimere se stessi pare essere più
semplice che in Italia. Soprattutto se pedalando.
Perché avete deciso di cavalcare il binomio bici+moda?
«Recuperare la praticità della bici in contesti così moderni è sinonimo di
un’evoluzione. In più le esigenze attuali dell’individuo che vuole essere pratico e
alla moda si coniugano perfettamente in questo filone».
Che ragione date al boom degli urban biker?
«È un fenomeno che si sta diffondendo nelle grandi città in parallelo
all’esigenza di potersi muovere rapidamente, comodamente e a impatto zero.
Moda e tendenze vanno di pari passo alla storia e si influenzano a vicenda».
Aleggia la crisi, quindi, dietro tutto questo?
«Sicuramente la crisi ci spinge a sfruttare al meglio gli strumenti che abbiamo,
bici compresa. Ma penso che sia più importante sostenere che l’utilizzo della
bici è un ritorno alle origini. Un modo per non inquinare e riscoprire un contatto
con la natura».
Sono i nuovi movimenti di ciclisti che influenzano le mode?
«La moda è in continuo divenire e si lascia influenzare e contaminare da
tutto ciò che la circonda. I trend nascono dalla visione ad ampio spettro del
contemporaneo, dal recupero delle cose belle e dall’apprendimento della
storia e dell’arte. La moda è infatti una forma di arte e si lascia contaminare da
tutto...».
Prendere Amsterdam come spunto: perché?
«L’Olanda per noi è fonte di ricerca e ispirazione ma noi siamo rimasti in
Italia, siamo italiani e crediamo che possa migliorare la situazione.Vogliamo
crescere insieme al nostro Paese».
L’idea è nata perché siete ciclisti urbani?
«Il primo obiettivo era di creare abiti comodi, alla moda e di alta qualità. Poi
siamo entrambi appassionati
di bici ed è anche per questo
che i nostri jeans hanno
dettagli utili, ma anche
glamour, per tutti gli amanti
dell’ urban biking».
Tre accessori che non
dovrebbero mai mancare a
un ciclista urbano?
«Il lucchetto per proteggere
la propria bici, uno
smartphone per trovare
le strade e una buona
compagnia musicale di
sottofondo».
die che innovano, i cosiddetti first adop-
ters. È proprio questo il punto. Oggi
in Italia ci sono movimenti di ciclisti
per tutti i gusti, dalla galassia Fiab
alla Critical Mass, da Salvaiciclisti, ai
Tweed Ride con dresscode vintage, da-
gli sportivi a noi Cycle Chic... Ma allo
stesso tempo, il boom della bici urbana
inchiesta
16
vivere
la bici
BC
è molto più che una moda. Numerosi
indicatori confermano che il numero
di italiani che fanno uso abituale della
bici in città è più che triplicato nelle
ultimi dieci anni. Il ciclismo urbano è
una vera macrotendenza. E lo stile si
adegua di conseguenza».
SEGNALI DI MODA
Il principio è assodato: moda e bici-
cletta stanno trovando diversi punti
di congiunzione. Prova ne sono col-
lezioni come quella che H&M ha re-
alizzato in collaborazione con Brick
Lane Bikes di East London, creata
coniugando la funzionalità dell’abbi-
gliamento da ciclismo con il meglio
dello street style cittadino.Undici capi
disegnati da H&M e poi testati e ap-
provati da Brick Lane Bikes, nome di
spicco tra gli specialisti mondiali delle
biciclette customizzate. O come altri
progetti paralleli importanti come
quello del marchio SUN68 e la sua
collaborazione con il team di Bike
Polo Milano e Il Bicycle Film Festival
di cui il brand è stato sponsor a set-
tembre o quello di Louis Vuitton che
si è dato al ciclismo con una bicicletta
pensata per chi gioca a polo e Gucci e
la collaborazione con Bianchi. Fino ad
arrivare all’esempio lampante di Scott
Schuman, fondatore e guru dello street
style che ha dedicato una parte del suo
Telai griffati
Belle e impossibili. Assomigliano a diamanti rari e introvabili per ricercatezza,
originalità e stock. Sono le biciclette griffate, realizzate dai marchi di moda in
edizione limitata e spesso frutto di sodalizi con storiche aziende ben note nel
mondo del ciclismo.Tutti vogliono firmare una bici: come le Bianchi by Gucci,
due modelli proposti a 14.000 dollari, entrambe con l’iconico nastro verde-
rosso- verde e pensate per essere versatili. Non a caso Frida Giannini, la
designer che le ha pensate, ha assicurato che si tratta di una bicicletta «adatta
sia alle strade di città sia ai percorsi di campagna». Altro esempio sono le
biciclette numerate e decorate con l’iconica stampa leopardo, emblema
del marchio Dolce&Gabbana (nella foto): hanno una speciale verniciatura
realizzata a mano che rende ogni esemplare un pezzo unico. Come uniche sono
le biciclette realizzate da Clet Abraham, artista francese che in occasione
della sua personale ospitata nel negozio milanese di Alviero Martini qualche
tempo fa ha giocato con le parole nell’opera “Bici.clet” creando un grande
cartello di pista ciclabile rivisitato con l’iconica mappa geografica del
marchio e una bicicletta molto accessoriata, rifinita nei dettagli, comoda
ed elegante. O Louis Vuitton che si è ispirato al bike polo, sport di origini
irlandesi nato alla fine dell’800 per la creazione della sua bicicletta realizzata
per scendere in campo, in uno stile rètro, a scatto fisso e ricca di componenti
esclusivi aggiuntivi per un costo da 8.000 euro in su. Più economiche (2.500
euro) le biciclette Lacoste by Look: 200 pezzi leggeri e resistenti, con sella
e manopole Brooks, leggere e pulite grazie alla trasmissione integrata nel
mozzo a cinghia. Se invece volete essere alla moda senza strafare rifornitevi
da Tokyobike, una piccola società indipendente (tokyobike.it) che produce
biciclette, fondata nel 2002 in
un tranquillo sobborgo diTokyo,
Yanaka. Si basano sul concetto
di ‘Bike Slow’, ovvero di biciclette
progettate per essere agili e facili
da guidare con un’attenzione
particolare al comfort rispetto
alla velocità. Per godersi sempre il
viaggio, con stile.
IL CICLISMOURBANO
èDIVENTATO
UNAVERA
MACROTENDENZA.
Eil suoSTILE
loracconta
17
Lo stile casual e colorato dei giovani
ciclisti urbani ha stimolato anche
la produzione di nuovi capi comodi
e al tempo stesso eleganti.
blog su The Sartorialist (thesartoriali-
st.com) a ciclisti originali immortalati
per strada in compagnia dell’imman-
cabile bicicletta. «Schuman fotografa
nelle città del mondo e si è reso conto
velocemente che le persone in bici
(specie quelle della moda) potevano
essere iconografia interessante per
tutti quelli che visitano il suo blog»,
spiega Maria Luisa Frisa. Secondo Joi-
ce Preira Giacomantonio «nelle sue
foto c’è emozione e anche umanità al
di là degli abiti. La bici oggi è ormai
una questione di moda. Il fatto che lui
si occupi anche di Cycle Chic arricchi-
sce il movimento incentivando sempre
più persone ad aderire e consolidando
la consapevolezza che andare in bici
rappresenta oggi un motus symbol».
OLTRE L’EDONISMO
Cosa non dovrebbe mai mancare a un
urban biker? «Una buona dose di senso
del ridicolo» scherza Maria Luisa Frisa.
L’essenziale è scritto nel libro da poco
uscito (in Italia da De Agostini) Cycle
Chic del fondatore Mikael Colville-An-
dersen: «pedalare è un gesto che espri-
me bellezza, la via più virtuosa per ri-
appropriarsi di città ultra-congestiona-
te». Forse basta questa consapevolezza,
continua Frisa, perché «riappropriarsi
della città non è il gesto edonistico di
alcuni che credono che andare in bici-
cletta e costruire piste ciclabili con i
finanziamenti europei possa risolvere
tutti i problemi. Ma la consapevolez-
za di cosa voglia dire oggi immaginare
il futuro della città. Molto semplice-
mente c’è la necessità di trovare nuove
fette di mercato sfruttando appunto le
mappe dei nuovi atteggiamenti: il sen-
timento ecologico, il desiderio salutista
ma anche il neo francescanesimo da
salotto». Non sappiamo come andrà a
finire ma abbiamo capito che da gene-
razioni andare in bicicletta è un atto
politico, e anche divertente. E che con
stile è ancora meglio. O
l’intervista
18
vivere
la bici
Bici e libro sono due oggetti
antichi, intramontabili,
affondano le radici nei ricordi
d’infanzia, non si lasciano
travolgere dalla frenesia
quotidiana. Per Alberto Galla,
presidente dell’Associazione
italiana librai e ciclista
urbano doc, entrambi
chiedono un ritmo slow e una
scelta di vita: mai fermarsi
alla copertina.
di Giancarlo Marini
ll’appuntamento, davanti alla sua libreria
nel centro di Vicenza, aperta dal bisnon-
no nel 1880, Alberto Galla arriva pun-
tualissimo. E naturalmente in bicicletta.
Anzi, puntuale proprio perché in biciclet-
ta. Per lui, presidente da due anni dell’Ali,
l’Associazione italiani librai, pedalare in
città è prima di tutto una scelta di como-
dità, di convenienza. «L’ho riscoperta a trent’anni, quando sono
tornato a vivere in città. Ho ricominciato con un’elettrica. Era
di un artigiano geniale che si occupava di tutt’altro, di legno e
di mobili, ma che aveva avuto questa intuizione che poi ha la-
sciato per strada. Un pioniere. Mi ricordo che era pesantissima,
con due borse laterali enormi che contenevano le batterie. Oggi
credo di essere il prototipo del ciclista urbano: abito a dieci mi-
nuti di strada, uso regolarmente la bicicletta per andare e venire,
per accompagnare a scuola mia figlia più piccola, anche lei in
bici, per spostarmi in città. Ne tengo anche una, diciamo così,
di servizio in libreria, nel caso, per qualche motivo, quel giorno
sia stato costretto a uscire di casa in macchina».
A
NEI SECOLI
fedeli»
«
Cinque storie da grandi penne
Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo,
(Transeuropa). Amore, scuola, amicizia, musica: la
vita,in bicicletta, di un tardo adolescente bolognese. Un
esordio diventato un caso letterario.
Raymond Carver, Biciclette, muscoli, sigarette in Vuoi
star zitta, per favore? (Garzanti). Un litigio da bambini
per una bicicletta scatena la rabbia degli adulti, che alle
parole sostituiscono i pugni. L’altra America.
Jerome K. Jerome, Tre uomini a zonzo, (Bur).
Destinazione Foresta Nera e un’avventura che comincia
prima di partire tra preparativi, revisione del veicolo,
organizzazione del bagaglio.
Achille Campanile, Battista al Giro d’Italia, intermezzo
giornalistico in Opere, romanzi e scritti stravaganti
1932-1974, (Bompiani). Dalla fantasia di un grande
umorista, inviato al Giro d’Italia, nel 1932, il personaggio
di Battista, il cameriere gregario.
Goffredo Parise, Il prete bello, (Mondadori). La
campagna veneta, una donna innamorata del parroco, un
ragazzo con la sua bici a fare da messaggero d’amore.
19
Bici ripresa vuol dire anche bici abbandonata…
«Come tantissimi altri ragazzi, appena ho potuto, l’ho tradita
per un motorino. Era un Ciao, avevo 14 anni, quell’età in cui
ci si incomincia a intristire. Aver abbandonato la bicicletta di
sicuro non c’entra, è il passaggio naturale dall’infanzia all’ado-
lescenza, dalla spensieratezza ai primi ostacoli che la vita ti
mette di fronte. Comunque è una coincidenza che qualche
pensiero lo fa nascere…».
Che ricordi ha della sua infanzia da ciclista?
«Passavo tutta l’estate in campagna, appena fuori Vicenza e la
bicicletta per noi bambini era tutto: l’indipendenza conqui-
stata, la voglia di stare in gruppo, l’adrenalina a mille quan-
do si vinceva la paura e ci si gettava a capofitto per qualche
discesa, con il regolare contorno di capitomboli e ginocchia
sbucciate. Erano biciclette senza cambio quelle con cui gira-
vamo, spesso ereditate dai fratelli maggiori. Ma c’era anche chi
poteva sfoggiare una Roma sport, la prima bicicletta da cross,
con le sospensioni e la sella lunga. Morivamo tutti di invidia,
io per primo. Mi sono rifatto poco dopo però, quando per
il compleanno mi è arrivata una Graziella. L’invidiato sono
diventato io».
Adesso la bicicletta per lei è solo comodità e praticità. Un
po’ poco…
«Ma no, ovvio, non volevo filosofeggiare troppo. Della bici
mi affascina il ritmo slow della vita che rappresenta, la possi-
bilità di non farsi travolgere dalle infinite urgenze cui siamo
quotidianamente costretti. È la scelta di riprendersi il tempo.
Mi piace molto quella frase di Einstein ‘La vita è come la bi-
cicletta. Per stare in equilibrio devi muoverti’. È una ricetta
contro tutti gli immobilismi, le pigrizie, la tendenza a lasciare
le cose come stanno. L’ho ripetuto spesso a mia figlia più pic-
cola quando non riusciva a stare in sella, ma spero se lo ricordi
anche più avanti».
ILCICLISTA-LETTORE
CONILLIBRO
HAUNRAPPORTO
MOLTOFISICO:
COMEQUELLO
CONLASUABICI
l’intervista
20
vivere
la bici
A proposito di negozi, la sua libreria è nel centro di Vicenza,
in un’area pedonale. Dalla sua esperienza le zone a traffico
limitato fanno bene o male ai commercianti?
«Faccio parte del consiglio confederale di Confcommercio e
questo è uno degli argomenti sempre caldi, ogni volta che un
sindaco decide di chiudere alle auto una parte della città. Cer-
La bici contro il logorio della vita moderna, insomma. Anche
in libreria? Che lettore è il ciclista?
«Anzitutto è un lettore, e già questo non è poco… Un letto-
re analogico, direi, più che digitale, ancora legato alla carta.
In fondo ci sono molte somiglianze tra libro e bicicletta:
sono oggetti antichi, che sono rimasti sostanzialmente
uguali a se stessi, sono perfetti e hanno in comune l’ele-
mento della facile accessibilità. Si impara a leggere più o
meno alla stessa età in cui si comincia ad andare in bici-
cletta. Il lettore ciclista è uno che non ha fretta, sceglie con
calma, si fa consigliare, ha in mente un titolo, ma si guarda
anche in giro. In libreria, insomma, non entra come al caf-
fè, dove vale la regola della velocità di servizio e di consu-
mo. Io davanti a una bicicletta da acquistare mi comporto
in fondo nello stesso modo».
Senza fretta e senza un modello già deciso, per dirla con altre
parole?
«Esatto, non sono un cliente da grande distribuzione, da anni
vado in un negozio di un piccolo artigiano appena fuori città.
Acquistare una bicicletta per me ha un qualcosa di rituale.
Non ho grandi conoscenze tecniche, quindi mi faccio consi-
gliare e nello stesso tempo mi affido alle sensazioni: la tocco,
mi allontano, torno a toccarla. Mi deve conquistare, un po’
come quando un lettore si lascia sedurre dalla copertina di
un libro: prima di passare alla cassa se lo rigira tra le mani,
lo sfoglia, lo soppesa, sente il profumo delle pagine e dell’in-
chiostro».
NONCAPISCOLEBATTAGLIE
CONTROLEISOLEPEDONALI.
ESSERE lontani dal traffico
fabeneancheal commercio
21
te battaglie di retroguardia che ogni tanto vengono intraprese
– per fortuna sempre di meno – non le capisco proprio. Vivere
in una città più pulita, meno caotica fa bene a tutti, anche a
chi gestisce degli esercizi commerciali e ci sono studi e ricer-
che che lo confermano. È una questione di abitudine, di cam-
bio di mentalità. Si deve provare a rivedere i nostri ritmi di
vita, l’auto è in qualche modo anche figlia della nostra fretta,
dei tempi sempre più contati. Non sono un fondamentalista e
capisco che se uno deve fare la spesa una volta alla settimana
per tutta la famiglia non può rinunciare all’automobile. Ma
c’è anche l’alternativa di comprare poco per volta ogni giorno,
nel negozio vicino a casa, con un cestino e due borse sulla
bicicletta: è tutto tempo ritrovato e, in uno spazio senza traf-
fico, senza macchine posteggiate ovunque, viene più voglia di
riprendersi la città, e i quartieri. Certo i miei colleghi mi dico-
no che è facile parlare, la spesa fatta da me sta in una tasca…».
La bicicletta libera la città, va bene. Ma libera anche la testa?
Lei, come arriva in libreria dopo aver pedalato. C’è chi dice
che in bici lavora, mette a fuoco gli impegni della giornata.
«Non sono io, quando sono in sella stacco completamente da
tutti i problemi e le grane. Faccio veramente tabula rasa. Ma
capisco bene cosa vuol dire. Mio padre racconta che nel ‘44
per raggiungere l’Università a Venezia treni non ce ne erano,
così usava la bicicletta. Erano una quarantina di chilometri
e con un suo compagno pedalando preparava gli esami. Io
preferisco guardarmi intorno. Noi italiani siamo abituati
troppo bene, viviamo in città straordinarie e le conosciamo
pochissimo. Per raggiungere la libreria, da dove abito, devo
fare Contrà Porti, una strada bellissima, un palazzo palladiano
via l’altro. Ogni volta scopro un particolare nuovo, portali,
campate, decorazioni, con le stagioni assumono dei contorni
diversi. E in bicicletta riesco ad accorgermene».
Ciclista cittadino fino in fondo. E le vacanze?
«La bicicletta la usiamo in casa e adesso che le mie figlie sono
un po’ cresciute, un pensiero alla ciclo vacanza con mia mo-
glie cominciamo a farlo sul serio».
E in borsa quale libro?
«Se ti abbraccio non aver paura, di Fulvio Ervas. Si parla di una
moto è vero, ma si avvicina molto alla mia idea del viaggio:
il rapporto con se stesso, con gli altri, con il territorio che si
attraversa. E se è riuscito così bene con la moto…» 	 O
abitiamo incittàbellissime
elabiciciaiuta a riscoprirle.
strade epalazziogni volta
regalano qualcosadinuovo
Da sinistra,
shopping in isola
pedonale a Milano,
Alberto Galla
nella sua libreria,
l’antica Contrà
Porti a Vicenza
chiusa al traffico.
sotto esame
22
vivere
la bici
DaMeccadeimotori a
laboratoriodiciclabilità.
ConunBikePride ormai
patrimoniodella città
eunambiziosoBiciplan
maturatonelconfronto
conleassociazioni locali.
di Federico Vozza
D
a Capitale dell’auto a città a
misura di pedoni e biciclette.
Il passo più importante Tori-
no l’ha già fatto: è cambiata la men-
talità dei torinesi. In tantissimi negli
ultimi anni si sono accorti di vivere in
una città con le caratteristiche giuste
per pedalare. Lo testimoniano i nume-
ri del bike-sharing che, inaugurato nel
2010, conta oggi circa 20mila abbonati
e picchi di 9mila prelievi giornalieri.
Ma la dimostrazione ancor più eviden-
te che la città della Fiat sta cambiando
i suoi connotati è il successo crescente
della parata annuale dell’orgoglio a due
ruote: il Bike Pride, nel giro di quattro
anni, è passato dalle 3mila presenze
alle quasi 30mila dell’ultima edizio-
ne. Una comunità di ciclisti urbani
sempre più nutrita ed esigente, con la
quale l’amministrazione comunale ha
iniziato a confrontarsi. Proprio a par-
tire dall’agognato Biciplan approvato
lo scorso ottobre dopo una gestazione
durata due anni. Il piano, cui le asso-
ciazioni cittadine hanno contribuito
in modo importante, prevede la rea-
lizzazione entro il 2020 di una rete
ciclabile primaria e una secondaria. La
prima, composta da dieci ‘direttrici’
e quattro ‘circolari’, metterà in colle-
gamento i diversi quartieri attraverso
i grandi corsi urbani e anche alcuni
comuni della cintura con il capoluogo.
della bici: dalla segnaletica a nuove ra-
strelliere, da campagne specifiche per
il contrasto dei furti alla promozione
di itinerari turistici in bici. Per far sì
che il Biciplan non rimanga un libro
dei sogni servono ovviamente ingenti
risorse e va proprio in questa direzione
l’impegno strappato dalle associazioni
in fase di approvazione del piano: ogni
anno verrà destinato alla sua attuazio-
ne il 15% delle entrate provenienti dal-
le sanzioni per violazione del Codice
della strada e comunque una cifra non
inferiore a due milioni di euro l’anno.
Una vittoria per le migliaia di ciclisti
che avevano lanciato la proposta pro-
prio in occasione dell’ultimo Bike Pride.
La Torino che pedala non si limita in
ogni caso ad aspettare l’attuazione del
piano e sollecita l’amministrazione a
La rete secondaria, invece, si sviluppa
all’interno dei quartieri risponden-
do all’esigenza di distribuzione e di
collegamento tra le diverse direttrici.
Una volta realizzate, la città avrà in
dotazione 310 km di piste a fronte de-
gli attuali 175 km. Ma il Biciplan non
si limita all’infrastruttura e mette in
cantiere per i prossimi sette anni una
varietà di azioni per promuovere l’uso
La conversione di
TORINO
Qui a sinistra il sindaco diTorino
Piero Fassino in una stazione
del bike-sharing che conta ormai
20mila abbonati. In alto a destra
una manifestazione ciclistica
in piazza San Carlo.
23
Il verdetto della Fiab
Molteruotehannogiratodaquel‘biciassedio’diPalazzoMadamadel1989,
quandoisocidiBici&DintornisiritrovaronoinbiciclettanelcuorediTorinoin
piazzaCastelloperchiederemaggiorattenzioneallamobilitàciclabile.
Dai32kmdiciclabilidel1990sièpassatiai61del2003,finoagliattuali175,
attraversovaristrumentiurbanisticichehannodatooriginealneonatoBiciplan
del2013,fruttoanchediunaproficuacollaborazionediFiabconitecnicidel
Comune,rallentatasolodal2005al2008quandoèstatosospesol’Ufficio
biciclette.Unavoltaripristinato,construtturapiùfunzionale,hapresonuovo
spuntolapressionesuicentridecisionaliconl’ingressoaitavolidirealtà
ambientalisteedellenuoveassociazioniFiab,Pedaliamo Insieme eBike Pride.
Lanotevoleestensionedellepistenonnascondeperòqualcheaspetto
dicriticità:lacontinuità,lasicurezzaelamanutenzioneinmoltitrattimancanoelarealizzazionedelleciclabili,perilmancato
coinvolgimentodelleassociazioni,qualchevoltanoncorrispondeairealibisognidichilabicilausaconregolarità.
Inultimasintesilacollaborazioneconleistituzionihaportato,maggiormentenegliultimianni,buonirisultatieciattendiamoanchein
futurocolBiciplan,veroassonellamanicaperlamobilitàciclabile,fattienonsolodisegni,sulqualesarànostracuravigilare.
CoordinamentoTorinoCiclabile-Fiab
fare fin da subito passi avanti sul fronte
della sicurezza stradale. É ancora nella
memoria collettiva la tragica scompar-
sa di Gianmatteo Gerlando, giovane
ciclista torinese investito da un’auto
nel luglio 2012 mentre attraversava
la strada su una pista ciclabile. La sua
morte destò le coscienze dei torinesi
anche se purtroppo negli ultimi mesi si
sono verificati altri decessi sulle strade
cittadine. Oltre ad un maggior impe-
gno sul fronte della repressione delle
infrazioni, le associazioni chiedono
che Torino diventi presto una città a
30 km/h. Come avvenuto a Mirafiori
Nord - il caso vuole proprio a pochi
passi dalla Fiat - dove, grazie alla rea-
lizzazione di una zona 30, gli incidenti
stradali hanno avuto una drastica ri-
duzione e si sono risparmiati in appena
due anni 500mila euro in costi sanitari.
Per portare il numero di ciclisti abitua-
li dal 3 al 15% entro il 2020, come pre-
visto dal Biciplan torinese e dalla Carta
di Bruxelles, si passa necessariamente
anche da qui.
«Il problema - ammettono i comita-
ti - è che ci sono molti interventi che
finiscono per essere scollegati tra loro.
Eppure i miglioramenti, a cominciare
dal potenziamento delle piste, sono
evidenti». Manca però una lista per in-
dividuare le priorità. E tra le principali
iniziative da intraprendere ci sarebbe
quella relativa alle rastrelliere. Troppo
poche, alcune vecchie ormai di 15 anni.
Le location ideali per legare le bici re-
stano così i pali della luce, i segnali
stradali, gli alberi. Numerosi cittadini
che viaggiano in treno, di fatto, si sono
auto assegnati il proprio spazio per la
bici in un cortiletto vicino alla stazio-
ne, quasi una rastrelliera ad personam.
Di postazioni del bike-sharing, invece,
attualmente in città ce ne sono sette.
Per farsi un’idea di quale sia il rapporto
tra cittadini, mezzi a motore e biciclet-
te, a settembre è stata realizzata un’ in-
dagine sul campo. Molto artigianale,
ma particolarmente efficace: contare i
passaggi dei mezzi in un determinato
incrocio in una determinata fascia ora-
ria. In un’ora sono passate circa 2mila
auto (una ogni 2 secondi), ma anche ol-
tre 100 biciclette (due al minuto). O
P
er ora è ancora una scelta naïf,
un vezzo meccanico che si con-
cedono in pochi, soprattutto
gli amanti delle novità e delle solu-
zioni innovative. Tra qualche anno,
però, potrebbe diventare uno stan-
dard della bicicletta, specialmente
nella sua veste urbana. Protagonista
di questa rivoluzione è la cinghia in
poliuretano (di solito rinforzata con
fibra di carbonio) che può sostituire la
vecchia catena. A guardarla da vicino
non è molto diversa da quella che c’è
sotto il cofano delle automobili, quasi
liscia all’esterno, con denti modellati
per incastrarsi nelle apposite pulegge
nella parte interna. La prima appari-
zione a bordo di una bicicletta risale a
oltre trent’anni fa, quando l’ultra pie-
ghevole Picnica utilizzò una cinghia
di Bridgestone, derivata da un mo-
dello motociclistico. Oggi i modelli
che hanno adottato questa soluzione
si contano sulle dita di una mano. O
quasi. C’è la Tilt, pieghevole di BTwin,
la OldTown, e-bike dell’italianissima
Wayel, e la Alfine 11, city bike di
Bmc, che tra i grandi marchi è quello
che ha puntato più decisamente sulla
cinghia.
In termini di prestazioni il confronto
con la catena tradizionale sembra im-
pari perché la dispersione di energia
della cinghia è nettamente superiore:
secondo alcuni studi americani, in
termini di efficienza, il gap tra i due
sistemi è superiore al 30%. La questio-
ne, comunque, è ancora controversa
perché per diversi esperti lo scarto
sarebbe molto più contenuto.
In ogni caso, a favore della cinghia,
ci sono vantaggi indiscutibili. Primo
fra tutti la praticità visto che, al con-
trario della catena, non ha bisogno di
alcuna manutenzione. Quindi, oltre
a risparmiare tempo e denaro per la
lubrificazione, non si corre neppure il
rischio di sporcarsi i pantaloni mentre
si pedala. La cinghia offre altri indi-
scutibili vantaggi: è più leggera della
catena tradizionale (alcuni modelli
sono al di sotto dei 100 grammi) e,
soprattutto, molto più silenziosa.
Inoltre, grazie ai rinforzi in car-
bonio (o kevlar), può sostenere
carichi superiori, rivelandosi più
resistente. Forse però l’aspetto più
interessante in ambito urbano è che,
nonostante la manutenzione-zero di
questa soluzione, la cinghia può van-
tare una vita molto più lunga della ca-
tena: nonostante non ci siano ancora
dati attendibili, visti i numeri piutto-
sto limitati, la durata media oscille-
rebbe tra i 10 e i 14 mila chilometri.
Messa in questo modo, sarebbe lecito
aspettarsi una vera e propria invasio-
ne di biciclette con questo genere di
trasmissione. Ma un cambiamento
così radicale richiede tempi medio-
24
vivere
la bici
hi-tech
Promette vita lunga
e manutenzione zero.
La cinghia in poliuretano
è, oltre che anti-grasso,
più leggera e resistente.
Ma rende meno,
soprattutto con il freddo.
di Matteo Scarabelli
NO OIL
Catena
25
lunghi. Anche perché ci sono diver-
si problemi ancora da risolvere. Per
esempio: dato che la cinghia è un
pezzo unico, al contrario della catena
che è fatta da tante maglie attaccate
l’una all’altra, per sostituirla è ne-
cessario ‘aprire’ il telaio, a meno che
questo non sia stato disegnato specifi-
camente per questa soluzione (oppure
non abbia un carro posteriore molto
alto, come nel caso di alcuni modelli
pieghevoli, così da non ostacolare la
rimozione della cinghia). Basta que-
sto, probabilmente, per scoraggiare
i primi entusiasmi. Ma c’è dell’altro.
Oltre alla sostituzione della corona e
del pignone posteriore con le apposite
pulegge, le biciclette “cinghiate” non
possono usare il classico cambio con
il deragliatore. Quindi l’unica alter-
nativa al rapporto unico è il cambio
interno al mozzo posteriore. Soluzio-
ne di grande praticità ed efficienza,
basti pensare che si può usare anche
a ruote ferme, ma senz’altro non a
basso costo. E un altro fattore nega-
tivo riguarda la difficoltà di mettere
correttamente in tensione la cinghia,
operazione che tra l’altro richiede
un movimento centrale eccentrico
oppure i forcellini scorrevoli. Infine
il freddo: con temperature prossime
allo zero la cinghia perde molta del-
la sua flessibilità, diventando molto
meno efficiente. In casi estremi addi-
rittura inutilizzabile. O
Alternativa cardano
Tra le alternative possibili alla
tradizionale trasmissione a catena c’è
anche il cardano. Una soluzione che,
da quando è stata introdotta per la
prima volta, all’inizio del Novecento,
fa sporadicamente capolino in campo
ciclistico. Il cardano è composto
da due accoppiamenti di corone ipoidi, una si trova all’altezza del movimento
centrale, l’altro nel mozzo della ruota posteriore, collegate da un albero di
trasmissione. Tutte queste componenti, che hanno il vantaggio di trovarsi a
un’altezza superiore rispetto alla catena o alla cinghia, sono chiuse all’interno
di un guscio che le protegge da polvere, acqua e fango. Per questa ragione il
cardano non ha bisogno di manutenzione e risolve pure il problema dello sporco.
Gli svantaggi sono il peso e l’efficienza, inferiore anche a quella della cinghia.
Caratteristiche particolari che, se da una parte hanno impedito al cardano di far
breccia nel mercato della bicicletta, dall’altra rappresentano la soluzione ideale
in certe situazioni. Un esempio: il BikeMi, servizio di bike sharing milanese
(nella foto). In questo caso, infatti, l’affidabilità, la resistenza e il basso livello di
manutenzione richiesta contano molto di più della performance.
Tra i grandi marchi, Bmc è quello che ha
puntato più decisamente sul poliuretano.
Ma l’innovazione ha toccato anche
pieghevoli (a sinistra,Tilt di BTwin)
ed e-bike (in basso, OldTown diWayel).
26
Una critical mass
di genitori e bambini
che pedala verso scuola.
Un’esperienza nata
dal basso a Roma
e Milano diventa
contagiosa abitudine.
di Simona Ballatore
L
aura ha dato il là: un post, scrit-
to sulla pagina Facebook della
Critical Mass, un invito a noz-
ze. Poi tutto è stato spontaneo, conta-
gioso. La 'Massa Marmocchi', com’è
stata battezzata in quel di Milano, cre-
sce. Laura Farinella, tre figli, sorride.
Ogni giorno accompagna il più piccolo
alle scuole elementari Italo Calvino,
periferia milanese: pioggia o sereno, il
suo mezzo preferito resta la bicicletta.
Per arrivarci dovrebbe percorrere - le
basterebbero sette minuti - un viale
trafficatissimo. Un’impresa. «Quasi
impossibile – conferma – quello che
pesa veramente è la preoccupazione.
Ho studiato vie alternative, passan-
do da dietro, scendendo e salendo dai
marciapiedi, anche se so che non si po-
trebbe». Ma con i bambini come si fa
se le piste ciclabili scarseggiano? Dopo
piccole e grandi battaglie quotidiane,
all’alba di un giorno di settembre ha
avuto un’idea, ha preso in mano il com-
puter e ha scritto un messaggio: «Mio
figlio grande, 19 anni, frequenta i ra-
gazzi della Critical Mass il giovedì sera
– racconta - Mi è venuto in mente di
chiedere loro di aiutarci, una volta ogni
tanto a percorrere il viale in maniera
sicura e festosa con i bambini. Non ave-
vo idea di quel che sarebbe successo».
storie
vivere
la bici
Ovvero che quella 'volta ogni tanto' si
trasformasse in un appuntamento fis-
so, a cadenza settimanale, e che dalla
prima volta – il 2 ottobre – altre scuole
scendessero in campo, in centro come
in periferia, inventando percorsi, for-
mule, unendosi ad altri istituti.
E così, un’esperienza già collaudata
nei piccoli paesi e in altre città (come
a Reggio Emilia dove il BiciBus coor-
dinato dal Comune di Reggio Emilia
in collaborazione con l'associazione
'Tuttinbici–Fiab' ha appena compiuto
dieci anni di età) ha conquistato le me-
Elementare,
BICI!
23
tropoli: dove le amministrazioni loca-
li sono più latitanti, ci si organizza dal
basso, ci si autogestisce, scendono in
campo i volontari, i genitori, cercando
di sensibilizzare i 'piani alti'. A Roma il
primo corteo scolastico è stato organiz-
zato in settembre, in concomitanza con
la Settimana Europea della Mobilità.
Milano ha rilanciato nelle settimane
successive. Il 29 novembre, per la pri-
ma volta, il 'Bike to school day' si è fat-
to nazionale, estendendosi a Bologna,
dove la 'Massa Marmocchi' è Cinnical
Mass (da cinno, che significa bambino
in dialetto), a Caserta, a Napoli, a Me-
stre. Nella Capitale hanno aderito oltre
trenta scuole, conquistando il patroci-
nio del Campidoglio, anche se l’evento
è stato organizzato, gestito e coordina-
to interamente da genitori, volontari e
bambini.
SCORTA MILITANTE
L’unione fa la forza, così la 'critical
school' si riappropria delle strade, fa-
cendo meno caso a quei clacson che
fremono per imporsi. «È un’occasione
per stare insieme ma anche una riven-
dicazione sull’utilizzo degli spazi – ri-
badisce Laura - e i volontari che ci scor-
tano sono molto bravi, hanno tecniche
rodate, ci sentiamo sicuri: i bimbi sono
sempre avanti, noi dietro». Una para-
ta di campanelli e musica. «Andiamo
avanti così – ribadisce il gruppo com-
patto - Ci piacerebbe coinvolgere tanti
genitori, speriamo che man mano pren-
dano coraggio. Ci vuole costanza, non
importa il freddo, abbiamo pedalato
anche sotto l’acquazzone».
Studi recenti hanno dimostrato che
al momento d’ingresso e di uscita da
scuola si registrano valori altissimi di
smog: molti accompagnano i bimbi in
macchina, alcuni si fermano davanti al
portone senza spegnere il motore.
«Fa molto più male del freddo, i miei
figli non si ammalano mai» parola di
mamma ciclomunita.
Nelle immagini, tutte scattate a Milano,
centro e periferia conquistati allo stesso
modo nei giorni del bike to school. Qui sopra
e in basso a sinistra due istantanee nei pressi
della centralissima scuola Sant'Orsola. Qui
a fianco, genitori e bambini nella periferica
viale Monza, con il supporto dei ragazzi della
Critical Mass (in posa nella foto in basso).
Spostandoci nel cuore delle città non
c’è il traffico dei viali di periferia ma
gli ostacoli non mancano: «Dobbiamo
fare i conti con le rotaie, con le mac-
chine parcheggiate, con il porfido e
soprattutto con chi presta poco atten-
zione alle bici – sottolineano le milane-
si Chiara Calaldi e Alessia Di Gian-
camillo, figli al seguito – ma grazie a
queste iniziative possiamo spostarci
divertendoci, i bimbi solo felici. È un
ottimo mezzo di locomozione la bici-
cletta, non inquina e non potremmo
farne a meno».
La bandiera è una sola: tutti in bici a
scuola, in tutta sicurezza; per garan-
tirla sono scesi in strada anche ciclisti
urbani volontari. «Da piccolo andavo
a scuola in bici, per me era il quotidia-
no, nulla di straordinario. Lo facevo
da solo, percorrevo cinque chilometri.
Mi piacerebbe che questa possibilità ci
fosse anche per i ragazzi delle nostre
città» racconta Rudy Reyngout, di ori-
gine belga, mentre segue gli alunni con
la sua Officina Ciclante. 	 O
28
Hamara, Sory, Justus.
Tre odissee, un lieto fine
chiamato Ciclofficina
Mondo. Accade a Brescia,
dove una onlus abbina
accoglienza e avviamento
al lavoro.
di Michele Bernelli
L
e mani di Hamara si muovono
agili, sicure, tra morsetti e pi-
gnoni. Hanno iniziato bambine
a riparare biciclette, nell’officina del
padre a Bamako, Mali, hanno ripreso
a 23 anni nella Ciclofficina Mondo,
inaugurata lo scorso novembre a Bre-
scia. In mezzo una vita d’avventura,
la Libia di Gheddafi come riparo agli
scontri etnici del suo Paese, la fuga pre-
cipitosa allo scoppio della guerra civile,
lo sbarco a Lampedusa, il sospirato sta-
tus di rifugiato politico.
L’apprendistato
La vita di Hamara incrocia a Brescia
quella di Adl Zavidovici, una onlus
nata sull’onda delle emergenze uma-
nitarie in Bosnia, e che dal 1996 si
occupa di cooperazione, accoglienza,
formazione al lavoro per migranti. E
che per loro vede uno sbocco possibile
anche in una ciclofficina. «A Brescia
mancava – racconta Elio Rudelli, nella
sede dell’onlus – e così abbiamo attiva-
to un corso di 35 ore di manutenzione
della bicicletta e di educazione strada-
le. L'hanno frequentato una ventina di
storie
vivere
la bici
migranti al termine abbiamo scelto le
due persone più adatte e motivate».
Viene dal Mali anche il secondo, Sory.
È di Segou, la vecchia capitale dell’im-
pero Bambara, 200 km a nord-est di
Bamako. Anche lui imbarcato in fret-
ta e furia – su un altro barcone - per
Lampedusa, diventa ‘rifugiato’ come
Hamara, e come lui frequenta il cor-
so di Brescia. Nel suo Paese faceva il
carpentiere, di metalli è già pratico, di
biciclette lo diventa.
Hamara e Sory, una volta selezionati,
affrontano un tirocinio di sei mesi in
azienda (Ruotalibera, di Gussago), per
imparare i segreti del mestiere. Gli fan-
no qualche lezione anche i dirigenti
della Fiab di Brescia. Visitano l’Expo-
bici di Padova, frequentano seminari
sulla gestione del negozio.
Con la supervisione di Adl Zavidovici
formano la cooperativa Gekake (in
lingua bambara significa “tutti uniti”)
coinvolgendo come terzo socio Justus,
32 anni, da Nairobi: in Kenya faceva il
contabile, in Italia ha iniziato racco-
gliendo pomodori e olive, poi ha prefe-
rito il commercio, tra spiagge, piazze,
mercati, ogni stagione il suo assorti-
mento. E a novembre, su la saracinesca
– affaccia su una vietta tranquilla, in
centro, 500 m da Piazza della Loggia –
e la nuova avventura ha avvio.
Vita di negozio
«Qui in negozio tutti facciamo un po’
tutto» racconta Hamara; ma quando ci
distrae il suono del campanello della
La bici dopo la
TEMPESTA
29
porta è Justus che si stacca dal bancone
dove stiamo chiacchierando, si prende
carico della cliente appena entrata, la
accompagna tra le bici esposte, la tenta
digitando veloce, su una vistosa calco-
latrice, prezzi e sconti. Sory e Hamara,
da buoni meccanici, ci parlano a strap-
pi senza smettere il lavoro di fino sulle
bici in riparazione.
Un po’ alla volta si scioglie il clima, con
la confidenza si apre il libro dei sogni.
C’è la speranza di Hamara di tornare
in sella a correre come faceva in Mali,
e prima di lui suo padre; c’è quella di
Justus di fare l’ambulante su un cargo-
trike, «proprio uno come questi», e in-
dica la foto in copertina di BC.
Justus è tornato al banco, la signora
tornerà, forse, domani. Nulla di fatto
per ora. «In tanti – si lamenta - voglio-
no una bici, ma un po’ bruttina, e che
costi poco. Così, dicono, non ce la fare-
mo rubare». Nei primi mesi di attività,
per una bici nuova se ne vendono dieci
rigenerate in ciclofficina.
«È presto per valutare la redditività
dell’impresa – riflette Elio Rudelli –
ma di sicuro abbiamo colmato un vuo-
to, offrendo un servizio che gli altri
Nelle immagini, realizzate dal fotoreporter
Livio Senigalliesi, Sory (a sinistra, t-shirt
arancione) e Hamara al lavoro in ciclofficina.
due negozi del centro non hanno». La
clientela è varia, come le bici in mo-
stra, c’è anche la fissa della casa vicino
all’elettrica di marca. Nel tempo breve
della nostra permanenza si succedono
una donna di Sri Lanka che non si dà
pace per il cattivo funzionamento della
sua e-bike, e un giovane di brescianis-
sima cadenza per una messa a punto di
una bici da corsa d’alta gamma.
Uscendo incrocio un’altra clente. Con
sé ha solo un verbale, la bici, danneg-
giata in un incidente stradale, è in
custodia al comando dei vigili urbani;
chiede ai ragazzi di andarla a ritirare,
verbale alla mano, per valutare i danni
e fare un preventivo per l’assicurazio-
ne. Un attimo di logica titubanza (loro
son pur sempre migranti, i vigili forze
dell’ordine…), poi si fanno spiegare la
strada, escono in coppia. «Dopo vi rag-
giungo anch’io» li rassicura Elio…
La panchina dei migranti
Per tutto il tempo, in un angolo del
negozio, si sono scambiati posto e
chiacchere, su una panchina, altri mi-
granti. I gestori, tra intervista e lavoro,
sembravano non curarsi di loro. Ma
brevi parole, di quando in quando, la-
sciavano capire che c’è alle spalle una
storia comune che si è fatta fratellanza.
È vero, le ciclofficine sono sempre luo-
ghi dove la socialità dilata il tempo, chi
ha fretta si accomodi pure all’uscita. In
questo caso però c’è dell’altro: c’è che
Ciclofficina Mondo è diventato una
sorta di casa del popolo per la vasta co-
munità dei migranti a Brescia. Ripara
e rimette a lustro biciclette, e intanto
riscalda cuori e accorcia distanze. O
30
vivere
la bici
vetrina
di Matteo Scarabelli
BELLI
DI NOTTE
Casco con luce integrata. Le luci
della bicicletta hanno la batteria scarica?
È sempre meglio avere una soluzione
di emergenza: una buona idea è questo
Foldable Premium, casco che, oltre a
“chiudersi” a fisarmonica per occupare
meno spazio nello zaino o in borsa, ha
una luce di posizione rossa sulla parte
posteriore (149 €). CARRERA
Luci alternative.
Ventiquattro led per ogni
ruota, ma se ne accendono
soltanto otto alla volta:
bianchi nella ruota
anteriore e rossi in quella
posteriore, per un totale di
circa 600 lumen. Uno dei
sistemi di illuminazione
più originale ed efficaci in
circolazione. Non passerete
inosservati (170 €).
RevoLights
Energy Bike Music Box.
Lettore mp3 (con radio fm)
trasformabile in un piccolo
fanale anteriore. Fissaggio
semplice e sicuro, il lettore/
fanale si rimuove facilmente
dal manubrio per la ricarica
(con presa usb) o per evitarne
il furto. Lontano dal traffico, i
3 watt di potenza garantiscono
un buona ascolto. Si acquista
on-line (26 €).
www.oneclick.it
Borse fluo. È uno zaino
ma può diventare una borsa
a tracolla (basta cambiare
l’attacco degli spallacci), in
entrambi i casi è visibile a
100 metri di distanza. Ha
una doppia tasca all’interno
ed è disponibile anche con
la grafica del limite 30
kh/h che è mission e segno
distintivo del marchio (36€).
Zona30
e
e
e
P
oco traffico e strade silenziose, ma anche visibilità limitata e automobili più
(che mai) veloci e pericolose. Pedalare di notte, o al mattino molto presto, ha
un fascino speciale. A patto, ovviamente, di farlo in condizioni di massima si-
curezza. Il che non significa soltanto essere visibili: la sicurezza by night comprende
anche un lucchetto affidabile, un abbigliamento comodo e funzionale e gli accessori
giusti per pedalare con la massima attenzione e con le mani ben salde sul manubrio.
Ecco il kit di BC dedicato a chi non rinuncia alla bicicletta neppure quando è buio.
e
31
Antifurto con chiave A led
integrato. Chi lascia la bicicletta in
strada nelle ore notturne ha bisogno di un
lucchetto affidabile. Come questo Abus
Granit XPlus 540 che può vantare quattro
brevetti, tra cui la chiusura indipendente
su entrambi i lati e un cilindro con 1,2
milioni di combinazioni. Il led sulla chiave
è una gran comodità quando si usa il
lucchetto al buio (120 €). Abus
Telaio fluo.
Di giorno si “caricano”,
di notte si “illuminano”.
Sono gli originali telai
di Trubbiani che, grazie
a un sistema innovativo
di verniciatura, al buio
diventano luminescenti.
Ideali per stupire gli amici
di pedale (da 650 €).
Trubbiani
Giacca con dettagli
fluo. Impermeabile e
antivento, con le cuciture
nastrate all’interno per
il massimo della tenuta.
Sulla tasca posteriore di
questo Traveller Jacket c’è
una fodera su misura per
inserire il led (compresso
nella confezione). Ha
delle prese d’aria nella
zona sottomanica
mentre i polsini si
possono regolare con la
chiusura in velcro (140€).
Northwave
Portabottiglie. Cena a casa
di amici? Questo porta bottiglia
è perfetto per trasportare un
buon vino in tutta sicurezza. Tra
l’altro la posizione è ideale per
non incidere sulla guidabilità
della bicicletta. Si adatta a
qualsiasi tipo di telaio e non
sfigura neppure sui modelli più
chic (20 €).
BICYCLE WINE RACK
e
e
Pneumatici con bande
laterali catarifrangenti.
Copertura quattro stagioni, ideale
anche per l’utilizzo invernale. Sui
lati di questa Protek Star Grip
c’è una banda luminescente che
aumenta la visibilità laterale della
bicicletta, spesso trascurata (alzi la
mano chi sostituisce i catadiottri su
ruote e pedali!) ma prevista anche
dal Codice della strada (35 €) .
Michelin
e
e
e
news turismo
32
viaggiare
Proposta tour
Dolomiti-Venezia, ottovolante nella storia
Sul filo delle acque, dal Lago di Misurina alla laguna, tra fiumi carichi di passato
e ferrovie dismesse, in un paesaggio intarsiato di paesaggi e centri d’arte.
PROGRAMMA
Durata: 8 giorni, 7 notti, 7 giorni in bicicletta - da sabato 13 a sabato 22 giugno
Sviluppo percorso: Ritrovo aVenezia-Mestre, transfer per il lago di Misurina;
percorso su sviluppa su piste ciclabili e su strade secondarie a basso traffico.
Alcuni brevi tratti su strade a traffico medio, due brevissimi tratti su strade
trafficate, perlopiù pianeggiante con alcune lievi salite. Il fondo è in parte
asfaltato e in parte di buon sterrato con un breve tratto di sterrato faticoso.
Tappe: Lago di Misurina -Termine di Cadore - Belluno (76 km), Belluno - Lago
Corlo (64 km), Lago Corlo - Asolo (50 km), Asolo-Treviso (60 km),Treviso - Lio
Maggiore (66 km), Lido diVenezia - Pellestrina –Venezia (60 km).
Info: tel. 045 8346104 - www.simonettabiketours.it
econsentedipedalareconcalma,
ammirandoipanoramiprimaarcignidella
valleserrata,poipiùlarghilungoilPiave
finoaTerminediCadore.
Almarginesuperioredell’Antica
RepubblicadiVenezia,Feltreconlasua
nobiltàcittadinaprecedeilpassaggio
perlaValsugana, lungo il corso del fiume
Brenta.Siamodallepartidellamemoria
irredentista,diglorieesofferenze
belliche,delfamoso‘pontediBassano’,
bellissimoconletravaturedilegnoscuro
ecaricodimemorie(quièancoraper
tuttiil‘pontedeglialpini’);maalleporte
diBassanodelGrappac’èancheilnitore
rinascimentalediVillaAngarano,una
dellesplendidevillepalladiane.Divilla
invilla(dopoAsolosfilanoVillaCorner
dellaReginaeVillaEmo)sitraguarda
Treviso,cittàmurata,segnatadacanali
altrettantosuggestivi.
Nonc’èfretta,inbici;ealloraanche
selametadaquièVeneziacisipuò
concedereundetourchesfruttailcorso
tranquillodelSileperraggiungerela
Laguna,procederelungoilsuocontorno,
sulunghissimelinguediterrasospese
sull’acquafinoaLioMaggioreeLio
Piccolo,distrattidallemoltitudinidi
fenicotterirosa.
Lasciatalalagunaelebarene,losbarco
sulLidodiVenezia.Quilaterrafinisce
ecominciailmareaperto,nonquello
addomesticatodellalaguna.ÈlaVenezia
double-face,dalLidoinaristocratico
liberty,aMalamocco,ilnucleopiù
anticodiVeneziarivoltoversoilmare
conlecasevenezianedelCinquecento
daicoloripastelloeconlefinestrea
bifora,finoaPellestrina,conlecasedei
pescatoridaicolorisgargianti,leretida
pescaalsoleeipescherecciormeggiati.
Alvialemeravigliedellanatura,
cattedralidirocciascolpitenelcielo. Al
traguardolaciviltàdell’uomo,geometrie
earchitetturediunacittàsospesa
sull’acqua.Inmezzo,traleDolomitie
Venezia,unitinerariochescendedanord
asudsvelandounaantologiadibellezze
delVenetosulfilodiduefiumichehanno
fattolastoriadellaregione,ilPiavee
ilBrenta,ediunsuggestivofiumedi
risorgiva,ilSile. Lacorrentedell’acquaè
unacompagnafedeledipedalatesicuree
gradevoli;gliinnestitraunfiumeel’altro,
ledigressionicheintarsianol’itinerario,
sonoilvestitotailormaderealizzatoda
Simonetta BikeTours,chelopropone
(vedibox)comeantipastodellaprossima
estate.
IlcorridoiocheraccordaDolomitie
Veneziaèconnotatodaambientimolto
diversitraloro,edegualmentevario,
sulpercorso,èilsegnodell’uomo:ville
veneteeedificidipregioarricchiscono
ilpaesaggiopresidiatodatantebelle
cittadinericchediarteedistoria.
Ilprimospecchiod’acqua,cheaccogliea
nord,èquellodolceesaturodellelucidi
montagnadellagodiMisurina;a1754m,
cisispecchianolevettedelleDolomiti,in
un’ariararefattacheliberailrespiro.
Sivolteggiaperbrevitornantisino
aintercettarelabellaciclopista
chesegue il tragitto della vecchia
ferroviaDobbiaco-Cortina-Calalzo,
orariconvertitaaciclabile,traboschi,
vecchicaselliferroviari,nelloscenario
dellesplendideDolomiticadorine,fino
all’aristocraticaCortinad’Ampezzo.
Allaciclopistasisostituiscepoila
pedalatasuun’altrastradacuiiltempo
haridatogiustizia:lavecchiastatale
51diAlemagna,storicoraccordotrala
pianuravenetaeipaesigermanofoni,è
stataabbandonatadaltrafficoamotore
In alto,Villa Angarano; a sinistra, la laguna
veneta e le Dolomiti sul lago di Misurina.
33
Untourattraversoundistillatodelle
eccellenzeolandesi,tulipani,formaggio,
mulini,inquelriposantepaesaggio
agrestecontesoneisecoliallaforza
delmare.A fine aprile,quandole
fiorituresonoallorosplendore,un
tourdiqueiluoghinonpuòprescindere
ZEPPELIN
Bici più barca, vista tulipani
VAL D’AOSTA
E-bikes solari
verso il Paradiso
Uno strumento di facile consultazione
e con informazioni aggiornate per
percorrere in sella alla bicicletta uno
degli itinerari ciclabili più affascinanti
d’Italia. È lo scopo del roadbook sulla
Ciclovia adriatica pugliese redatto
dalla Regione Puglia in collaborazione
con la Federazione Italiana Amici della
Bicicletta per promuovere il cicloturismo
anche come strumento di valorizzazione
economica del territorio. «Con questa
pubblicazione – ha dichiarato l’assessore
regionale alla Mobilità Giovanni Giannini – vogliamo sensibilizzare Istituzioni ed
enti locali a valorizzare l’utilizzo della bicicletta realizzando quelle necessarie
infrastrutture ciclabili che possano costituire un ulteriore passo verso il
processo di costruzione della rete ciclabile pugliese».
Cento pagine, in italiano e in inglese, il volume fotografa la situazione della
percorribilità in bicicletta della Ciclovia Adriatica nel tratto pugliese. In pratica
individua il miglior percorso stradale per attraversare la Puglia da Nord a Sud,
lungo l’Adriatica per lo più su strade a bassa intensità di traffico e toccando
centri come Brindisi e Bari che sono terminali rispettivamente del percorso
europeo Eurovelo n. 5 Ciclovia Romea-francigena (Londra-Roma-Brindisi) e
di quello nazionale n. 10 BicItalia Ciclovia dei Borboni (Napoli-Bari). Oltre alle
descrizioni dei percorsi, con indicazioni tappa per tappa, il road-book offre
ai cicloturisti di tutto il mondo una cartografia semplice.Tra le informazioni
veicolate ci sono lo stato della pavimentazione delle strade, la tipologia di sede
stradale e le mappe in scala.
Di recente rilanciato anche da Eurovelo, il roadbook è disponibile anche al
download dal sito http://mobilita.regione.puglia.it
INIZIATIVE
La Puglia in tasca con il nuovo roadbook
dalKeukenhof,conisuoi6milionidi
bulbiinfioreacrearecomposizioni
impressionanti.Lapropostabici+barca
diZeppelinoffretappedituttocomodo
(tra30e50kmalgiorno),bordeggiando
icanali,coninatantisemprealseguito
aoffrireilmassimodelcomfort,cabine
doppieconlettibassieserviziprivati.
PartenzaearrivodaAmsterdam,esul
percorsoaltrecittàstoricheolandesi,
comeHaarlemeLeida,accompagnatore
localemaconbuonaconoscenza
dell’italiano.
Dueopzionidiverse:toursu4giorni
(partenzeil19eil30aprile),o su5giorni
(partenzeil22eil26aprile).
Info: www.zeppelin.it
Tel. 0444 526021
Cresce il bike-sharing ad energia solare
nelle valli del Gran Paradiso. Dall’estate
saranno infatti disponibili nuove
mountain-bike a pedalata assistita
presso le 11 pensiline fotovoltaiche
in cinque Comuni interessati della
Val d’Aosta (Cogne, Valsavarenche,
Rhemes-Notre Dame, Rhemes-Saint
Georges, Introd).
Si aggiungeranno alle 66 bici elettriche
che dal 2012 vengono utilizzate dai
cittadini.Tutto è partito con il progetto
pilota Re.V.E.-Gran Paradis: l’obiettivo
era il contenimento del traffico
automobilistico nelle valli. Da allora,
con 1500 registrazioni al servizio
bike-sharing sono stati garantiti 6800
viaggi nelle estati 2012 e 2013, con un
incremento del 37% degli spostamenti
da un anno all’altro.
Un investimento da 850mila euro,
cui l’Ue ha contribuito con 340mila
euro. Il successo di questo servizio
innovativo ha contagiato anche i
Comuni di Chamois e La Magdaleine,
in Valtournenche, che si preparano ad
accogliere servizi simili di bike-sharing.
news turismo
viaggiare
ABRUZZO
Sea Cycling: nel 2015
131 km vista mare
Riposarsi all’ombra del Big ben o dellaTour Eiffel? Libertà
di scelta con Girolibero, che propone l’Avenue Verte, nuova
classica del cicloturismo europeo nella doppia versione
(Parigi-Londra oppure Londra-Parigi). La verdissima
campagna inglese e il nord della Francia, che incrocia la
valle della Senna, raccordate dal piacevole diversivo della
traversata sulla Manica. Inaugurata nel 2012, l’Avenue Verte
offre a chi va da solo una rete di strutture di accoglienza
bike friendly, ed è un percorso agevole particolarmente
adatto a un’esperienza di gruppo. Girolibero, anche qui, è al
servizio di chi vuol far da sé, mettendo la sua competenza
nella costruzione di un viaggio individuale (da fine maggio a
metà settembre); e accompagna, con guide già esperte del
tracciato, settimane di gruppo, in luglio e agosto.
Info: www.girolibero.it
Tel. 0444 323639
GIROLIBERO
Londra-Parigi double face
SiscriveAbruzzoSeaCycling,
sileggepista ciclopedonale
più estesa d’Italia.Incantiere
cisono131kmdisentierie
tracciaticheattraverseranno
l’intera regione,passando
perleprovincediTeramo,
PescaraeChieti,affacciate
sulmare.
Unavoltaultimata,l’opera
batterebbeilrecord
diestensionefinora
appannaggio,conisuoi125
km,dallaCicloviaDestradel
Po.L’interventopartiràdai
55kmdipistegiàesistenti
cheandrannopotenziatee
integrateconl’allargamento
delserviziowi-fifreeatutta
lacostaabruzzese.Verranno
poirealizzatiirestanti76
kmchecompleterannola
ciclovia.
Percollegarel’interatratta
siprevedelarealizzazione
ditrepontisuifiumiSaline
PiombaeVomano,conuna
spesadi8,7milionidieuro.Il
costototalediAbruzzoSea
Cyclingèdiquasi40 milioni
di euro conunfinanziamento
regionaledi6,2milionidi
euro.Ilavoriinizierannoafine
annoperconcludersinel2015.
Anticipareilprimocaldod’estateprogrammandounasettimana
traiboschieglispaziapertidell’altopianodiAsiago.Latentazione
vienedaJonascheorganizzauntourche,giornodopogiorno,
alternaalmattinoescursionifaciliinbiciclettalungoferrovie
dismesseesterratisemprebencurati,ealpomeriggiovisiteai
luoghistoricidiunaenclavedell’etniacimbrainterraveneta:il
museoCimbro,ilmuseodeiCuchi,ilmuseodellaGrandeGuerra,
ilmuseodell’acqua,l’osservatorioastronomicodicimaEkareil
palaghiacciodell’Hodegart.Sosteghiotteanchetraleeccellenze
enogastronomichedelterritorio:ilformaggioAsiago,idistillati
dierbe,legrappe,mieliemarmellate,lastoricatortaOrtigara.Il
primoappuntamentoèperl’8giugno,malaciclovacanzareplica
conpartenzeil6luglio,il3eil31agosto,il21settembre.
Info:tel.0444303001-www.jonas.it
JONAS
Asiago, il respiro dell’altopiano
34
Diciotto grandi direttrici, 18mila chilometri
di una grande rete di ciclovie nazionali,
un palcoscenico da cui scoprire panorami
e tesori d’Italia in bicicletta, una nuova
risorsa al servizio del turismo del nostro
Paese. Un progetto elaborato da Fiab, con
il supporto del ministero dell’Ambiente,
collegato alle reti europee di Eurovelo.
Storia, potenzialità, strategie di sviluppo.
E una mappatura dei percorsi.
a cura di Simona Ballatore e Michele Bernelli
BICITALIA
U
na rete di ciclovie che percorre l’Italia in
lungo e in largo, coast to coast. Diciottomila
chilometri tracciati sulla cartina geografica, di
cui oltre tremila già attrezzati, per rispondere
agli standard di qualità europei e a una domanda di
cicloturismo crescente. Bicitalia è questo: un intreccio,
ideato e promosso per oltre vent’anni da Fiab, oggi sostenuto
anche dal ministero dell’Ambiente, che sta prendendo forma,
legando insieme gioielli artistici e panorami straordinari. Da
una parte ci sono percorsi già collaudati - come la Ciclopista
del Sole dal Brennero a Santa Teresa di Gallura - dall’altra
itinerari tutti da scoprire, come la Via dei Tratturi che unisce
Vasto a Gaeta, da iniziare a sperimentare, nell’attesa di
interventi di riqualificazione e messa in sicurezza.
Il lavoro di mappatura è stato, e continuerà a essere fatto,
‘sul campo’, dai pionieri in bicicletta, via via che sulle loro
gambe accumulano esperienze e informazioni. Non quindi
semplici linee tracciate sulla carta, ma una testimonianza,
Dossier
viaggiare
35
un’indicazione su dove pedalare bene oggi e
ottimamente domani.
«Bicitalia - sottolinea Antonio Dalla
Venezia, responsabile Fiab dell’area
Cicloturismo - è un progetto importante
dal punto di vista economico e sociale.
Questi percorsi sono sia per i turisti sia
per i residenti, recuperano e valorizzano
il territorio. Il ruolo di Fiab è stato di
proposta: abbiamo fatto da regia e collante
perché per troppo tempo è mancato un
soggetto che se ne occupasse. Abbiamo
chiesto alle Regioni di appoggiare la nostra idea e molte ci
stanno seguendo. L’obiettivo è dare a questa rete un respiro
veramente nazionale, che guardi all’Europa». E che diventi
parte consistente di Eurovelo, la grande mappa di itinerari
cicloturistici che attraversa tutto il continente.
Un tassello dopo l’altro
Ciclovia non significa solo pista protetta, ma anche ex
ferrovie riqualificate, alzaie, sentieri, antichi acquedotti
recuperati come sta succedendo in Puglia, ponti romani,
strade secondarie poco trafficate. Più che un’infrastruttura
è una successione di infrastrutture compatibili. «Abbiamo
messo insieme i segmenti esistenti, come i corridoi di
Bolzano, Trento, Verona e Mantova per dar vita alla
Ciclopista del Sole e abbiamo realizzato guide. Oggi
concretamente si riesce ad andare dal Brennero a Firenze in
bicicletta.
L’obiettivo di Bicitalia è creare 18mila chilometri di
rete, circa tremila sono già strutturati e alcuni sono di
altissima qualità» spiega Claudio Pedroni, pioniere di
Fiab e coordinatore del progetto. Per completare questo
mosaico servono più connessioni e una segnaletica
che consenta a tutti di capire che l’infrastruttura c’è,
esiste, ha una sua collocazione. «Il più bel regalo per
un cicloturista - continua - è far vedere che qualcuno
si preoccupa del suo orientamento. C’è un rapporto
diretto fra il territorio e il ciclista, per questo si avverte la
necessità di un’uniformazione a livello nazionale. Alcune
Province hanno realizzato progetti bellissimi, ma non
hanno strumenti amministrativi per guardare al di là del
loro confine. Bicitalia deve essere un ombrello, dare un
coordinamento sovraregionale per ragionare in termini
di Italia, integrandosi alla rete Eurovelo». Non è solo un
grande e ambizioso network, si propone come risorsa per
comunicare quanto il territorio offre, promuovendo anche
A fianco, Luigi Crotti, titolare dell’agriturismo
Corte Onida, certificato Albergabici.
Sotto, Sabrina Meneghello, esperta di economia
del turismo.
circuiti fuori dalle grandi direttrici che hanno una loro
consistenza, un loro fascino, cercando di intercettare e
far conoscere quanto di bello e ciclabile c’è oggi in Italia.
«Coinvolgere chi si trova fuori dalla rete significa motivare
amministrazioni locali e operatori, che magari ci daranno
una mano per costruire una rete più ampia», conclude
Pedroni. Perché un percorso da 30 chilometri è un episodio,
magari piacevole, ma si ferma lì. Se invece quei trenta
rientrano in un sistema, si comincia a scrivere un racconto di
viaggio, pronto a trasformarsi in romanzo.
Una finestra sull’Europa
Che valga la pena investire in questa direzione - sia sui
percorsi già vivi che su quelli potenziali - è ormai assodato.
Lo dicono le esperienze dei ‘vicini di casa’ che pedalano
lungo il Danubio o sperimentano la Parigi-Londra; lo
dicono i principali operatori economici. E lo conferma
anche l’Europa. Secondo lo studio European Cycle Route
Network Eurovelo, condotto dalla Direzione Generale
per le Politiche Interne del Parlamento Europeo nel
2012, il cicloturismo ha raggiunto un giro d’affari di 44
miliardi di euro: 2,3 miliardi di viaggi, 20,4 milioni di
pernottamenti. L’Italia paga un ritardo per quel che riguarda
le infrastrutture e l’accoglienza, ma, a dispetto di un
BC Dossier Bicitalia
viaggiare
36
Il treno (foto in alto a destra) può essere un volano importante
per lo sviluppo del cicloturismo, anche se la rete nazionale non offre
un servizio omogeneo per chi viaggia su due ruote.
territorio più ondulato rispetto ad altre nazioni può contare
su un clima invidiabile, su gioielli paesaggistici e artistici
che molti sognano e su un patrimonio enogastronomico
ineguagliabile. Secondo la ricerca, le tratte italiane di
Eurovelo – oltre 6mila chilometri - generano un fatturato di
2,05 miliardi di euro, di cui 1,51 miliardi per pernottamenti.
Un volano per l’economia e per il ‘marchio’ Italia da
potenziare e sfruttare al meglio: se le vacanze in bicicletta
oggi si attestano intorno all’1%, con Bicitalia potrebbero
quadruplicare.
Il circolo virtuoso
Primo luogo comune da sfatare: il cicloturismo non è un
turismo povero, tutt’altro. «Mentre un turista stazionario,
che si concede per esempio una vacanza al mare - spiega
Sabrina Meneghello ricercatrice del Ciset (Centro
Internazionale di Studi sull’Economia del Turismo)
all’Università Ca’ Foscari di Venezia - spende in media 62
euro al giorno, il cicloturista si caratterizza per una spesa
giornaliera che oscilla dai 90 ai 130 euro. Prenota spesso
attraverso operatori specializzati, viaggia in coppia o in
piccoli gruppi, vuole conoscere la zona e predilige percorsi
a tappe che permettano la visita di attrazioni culturali
e naturalistiche; ama pernottare in strutture ricettive
Numeri
18.000l’estensione in chilometri della rete nazionale Bicitalia, che
oggicontadiciottoitinerari; 3.000ichilometrigiàattrezzati
perrispondereacriteridiqualità;6.000quelliinseritinelcir-
cuitoEurovelo
44miliardi di euro, è il giro d’affari raggiunto dal cicloturismo in
Europa secondo la studio European Cycle Route Network
Eurovelo della Direzione Generale per le Politiche Interne
delParlamentoEuropeo(2012)
2,05sempre in miliardi di euro, è il fatturato del cicloturismo in
Italia
37
BC
Il Sentiero della Bonifica,
tra Arezzo e Chiusi, inToscana.
In alto a destra, la mappa
di Bicitalia.
In basso,Trentino: Bicigrill
per la sosta a bordo ciclabile.
I primi passi
Alla fine degli anni Ottanta qualche amministrazione par-
ticolarmente sensibile iniziò a pensare a percorsi adatti a
turisti in bicicletta, come Mantova con la sua rete attorno
al Mincio. Ma è nel 1991 a Milano che venne ideata la madre
ditutteleciclovie:quell’annoVelocity,lamanifestazioneche
si svolge a rotazione nelle città europee ed extraeuropee,
approdò nel capoluogo meneghino. Lì fece il suo debutto la
Ciclopista del Sole, pensata in contrapposizione all’Auto-
stradadelSolechecollegavailNordItaliaaNapoli.
Dieci anni dopo, nel 2001, il Cipe deliberò il ‘Piano generale
deitrasportiedellalogistica’,cheimpegnavailMinisterodei
Trasportiasviluppareunostudiodifattibilitàperunaretedi
percorribilità ciclistica nazionale che incentivasse il turismo
sostenibile. Fu istituito un gruppo di lavoro e, nello stesso
anno,venneorganizzatalaprimaedizionedellaBicistaffetta
da Bolzano a Roma per promuovere Bicitalia, coinvolgendo
leamministrazionipubbliche.Dal2013Ecf,lafederazioneeu-
ropeacheraccoglieleassociazionideiciclistinonsportivi,ha
aperto il portale Eurovelo per la diffusione del cicloturismo
europeo.
di qualità (dimore storiche, ville e castelli), collocate in
contesti di pregio e ove sia possibile degustare prodotti
tipici». Visitando il territorio attiva un circuito virtuoso
con ricadute che contagiano più settori. Sullo scontrino del
cicloturista doc si leggono le voci cartografia, ristorazione,
prodotti locali (acquistati in loco e trasportati o prenotati
e spediti a casa), biglietti per musei e parchi, beni e servizi
connessi all’attività (dai ricambi alla manutenzione). Spese
che dipendono dalla lunghezza dell’itinerario e dalla durata
del soggiorno nella destinazione.
L’offerta tradizionale segna una fase di stasi, le migliori
prospettive sono relative ai segmenti emergenti, fra i quali il
turismo attivo e ambientale.
MOVIMENTO AL 6 PER CENTO
«Dall’analisi integrata di diverse fonti risulta che il prodotto
‘cicloturismo’ genera circa il 6% dell’intero movimento
turistico in Europa: i tedeschi sono i principali utenti, due
milioni e mezzo (il 4% della popolazione) trascorrono la
vacanza in bici e circa 22 milioni (il 44%) se la portano dietro.
Austria, Danimarca e Francia sono invece i principali Paesi di
destinazione, mentre l’Italia si colloca solo all’ottavo posto in
Dossier Bicitalia
viaggiare
38
questa graduatoria. Le destinazioni preferite sono il Trentino
Alto Adige, il Lungo Po Ferrarese, il Lago di Garda e la Toscana.
Una rete più strutturata potrà dare nuovo impulso» dice ancora
Sabrina Meneghello.
Molto frequentate sono soprattutto le destinazioni che
permettono di effettuare esperienze varie e complesse, spesso
itineranti, con pernottamento in più località. Anche per questo
una rete matura e articolata come Bicitalia potrà portare
nuove soste e opportunità economiche sui territori. Oltre alla
valorizzazione di percorsi secondari e ai benefici in termini
di sostenibilità apportati dal sistema di mobilità alternativa,
anche il patrimonio immobiliare può essere rivalorizzato dalla
vicinanza di attrattive come piste ciclabili e servizi di ristoro.
I viaggi in bicicletta, poi, non sono stagionali: spalmandosi
soprattutto in primavera e autunno, anche per le temperature
più adatte, permettono di distribuire meglio i flussi di turisti
durante l’arco dell’anno. Strutture ricettive e territorio devono
essere pronti a cogliere l’opportunità con locali aperti, musei
visitabili e la disponibilità dei diversi servizi necessari.
Guadagna il privato, guadagna anche il pubblico. Che deve
però mettersi in gioco. «Gli interventi per la costruzione del
prodotto cicloturistico hanno senso se gestiti e sostenuti dal
settore pubblico - per le opere di pianificazione, segnaletica,
infrastrutture, comunicazione e promozione - oltre che dal
settore privato, che ha un ruolo chiave nell’offerta di servizi di
qualità che vanno a comporre il pacchetto turistico», conclude
la ricercatrice.
La voce di un Albergabici
Il privato può essere protagonista, contribuendo a rendere più
funzionale la rete e traendone benefici. Una delle colonne
39
La Rete Ciclabile Nazionale
Bicitalia 2.0: pronti al battesimo
Battesimovicinoperunsitonuovo,interattivo,riccodiinfor-
mazioni, che accompagna lo sviluppo del progetto Bicitalia.
A buon titolo possiamo parlare di Bicitalia 2.0: il sito, riorga-
nizzato anche da punto di vista grafico, accompagnerà sui
percorsidiBicitaliaindicandoperciascunoitrattibattezzati
come Ciclovie di qualità, già perfettamente attrezzati per
il viaggiatore; collegherà a tutte le strutture di ospitalità
inserite nel circuito Albergabici; aprirà finestre sull’Europa,
mostrando i collegamenti della rete Eurovelo. L’impianto
iniziale, sarà imple-
mentatoviaviaconil
contributo dei ciclo-
turisti che potranno
postareindicazionie
immagini. Un prezio-
sostrumentoperchi
viaggiapedalando.
portanti di Bicitalia è Albergabici, un network, pensato da
Fiab, di strutture ricettive che mettono a disposizione servizi
ad hoc per i cicloturisti. Lungo il Mincio uno dei nomi storici
è Luigi Crotti, titolare dell’agriturismo Corte Onida aperto
dodici anni fa. «Sono entrato nella rete Albergabici – racconta
- perché sono un amante del territorio e della bicicletta.
Quando ho deciso di aprire un agriturismo ho pensato subito
a possibili sbocchi che coinvolgessero il mondo delle due
ruote». Spalancare le porte a chi pedala vuol dire attrezzarsi,
Con Bicitalia, i paesaggi del Paese in una sola grande rete.
Ciclopista lungo la costiera del Mediterraneo e, in basso,
la ciclabile nello scenario alpino della valle dell’Adige.
offrire servizi, una colazione più sostanziosa, una piccola
officina e un riparo per la bicicletta, guide. «Noi stiamo
lavorando bene con un tour operator olandese, abbiamo
iniziato a collaborare con uno danese. Sicuramente ci sono
potenzialità da sfruttare, si possono mettere insieme nuove
forme di trasporto, integrandole. Sono partito tanti anni fa
perché credevo in questo progetto. Nei primi cinque anni non
c’è stato molto movimento rispetto a quanto il territorio offre
dal punto di vista turistico. Da sei anni a questa parte però è
stato un crescendo continuo».
Un esempio virtuoso, da questa piccola Toscana affacciata
sul Mincio, di come la rete Bicitalia possa fare da volano per
l’imprenditoria privata e le economie locali.		 O
BC Dossier Bicitalia
viaggiare
40
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  • 2.
  • 3.
  • 4. sommario amici della bicicletta 4 La bicicletta sta cambiando le città e il nostro stile di vita? Una domanda a cui, da qualche tempo, stanno cercando di rispondere sociologi, psicologi, tuttologi e sondaggisti. Ma c’è un mondo, apparentemente estraneo a quello dei ciclisti urbani, che ha già dato una risposta affermativa: quello della moda che da sempre è un termometro particolare ma attendibile per misurare tendenze e fenomeni in atto nella società. Quando grandi e popolari marchi, insieme a piccole griffe del lusso, dedicano agli accessori e all’abbigliamento del ciclista una parte delle loro collezioni, significa che la bicicletta è diventata parte integrante della vita cittadina e della sua cultura collettiva. E noi di BC, che alla bici vogliamo guardare nelle sue cento diverse - e qualche volta perfino contrastanti sfumature - proprio allo stile di chi pedala abbiamo dedicato l’inchiesta di questo numero, convinti come siamo che per parlare di cultura della bicicletta sia anche necessario tenere sotto controllo come essa cambi il nostro modo di presentarci, di raccontarci, di riempire di colore le città. Colore che viene anche da quella Massa Marmocchi che, una volta al mese - scortata da mamme, papà, fratelli maggiori e volontari - a Milano, Roma, Napoli, Bologna, solo per citare alcune città, ha cominciato a mobilitarsi per affermare il diritto anche dei più piccoli di arrivare a scuola in bicicletta, sicuri e tra tanti compagni. Manifestazioni che hanno subito solleticato la curiosità di giornali e tv, portando alla ribalta nazionale una pratica di realtà più fortunate - come Reggio Emilia - dove da una decina d’anni la Fiab è a fianco delle amministrazioni comunali nell’organizzare i Bicibus che, con scorta di vigili e volontari, ‘trasportano’ ragazzini e ragazzine, casco e pettorina ad alta visibilità, verso le campanelle di inizio lezione. Beato il mondo che non ha bisogno di eroi, scriveva Bertolt Brecht. Fortunato il mondo, potremmo parafrasare, dove andare in bici a scuola non farà più notizia. UnmondoacoloriDIRETTORE RESPONSABILE COORDINAMENTO REDAZIONALE MARKETING E PUBBLICITÀ ASSISTENZA CLIENTI PROPRIETÀ EDITORE HANNO PEDALATO CON NOI Simona Ballatore. Giornalista pendolare, parte tutti i giorni dal suo paesello in provincia di Como a caccia di storie, zaino e reflex in spalla, sempre di corsa, spesso in bici, convivendo con problemini di equilibrio. A volte brontola, ma pedala. Francesco Baroncini. Studi classici, panni ampiamente sciac- quati in Arno. Una colonna portante - anche per il fisico non pro- prio da scalatore - di BC. I pochi errori di grammatica, le virgole al posto giusto, le consecutio rispettate sono anche merito suo. Walter Bernardi. Docente universitario per professione, filoso- fo e cicloturista per passione, pedala con disinvoltura tra i pen- sieri di Platone come sui tornanti del Mortirolo, cercando sem- pre di mettere in mezzo alle ruote della vita un po’ di filosofia. Paola Di Marcantonio. Giornalista, 32 anni, osservatrice, con- vinta sostenitrice del multitasking, da un lustro è web editor per Marie Claire. Si ricorda di tutte le bici che le hanno rubato (perché ovviamente erano tutte bellissime). Alessandro Di Stefano. Studente di Scienze Politiche entrato in punta di piedi in redazione. La sua passione per la bici nasce quando inizia a desiderarne una sul Cammino di Santiago. Cicli- sta urbano perché gliel’hanno detto. Alice Dutto. Conserva nel sottoscala la sua prima bici, una Gra- ziella bianca della nonna.Trent’anni giusti, vive a Milano da dieci, ma è ligure di sangue. Giornalista per caso, ambientalista per vocazione si occupa di ecologia e mobilità sostenibile. Paola Formica. Illustratrice. A cinque anni il debutto con una mucca di pongo. Da allora disegna, colora, crea e sperimenta per grandi e bambini. Insegna alla scuola del Fumetto di Milano, su BC dà colore a quello che le foto non possono raccontare. Marta Marini. 22 anni, milanese. Studentessa di filosofia part- time, nonché fotografa quando si ricorda di scendere dal mondo platonico delle idee. I suoi obiettivi? Un 55-200mm, e diventare insegnante. Sua la copertina di questo mese. Matteo Scarabelli. Milanese di nascita, ciclista di adozione, ha viaggiato in bici a Berlino, San Pietroburgo, Damasco. In sella, pensadiaverscrittoefotografatolecosemiglioridellasuavita. Per questo vorrebbe riuscire a pedalare anche nella sua città. Federico Vozza. Nasce, cresce, vive e adora la suaTorino.Tortu- ra il velocipede viaggiando continuamente con le ruote sgonfie. Quando non è in sella cammina veloce come una bicicletta. L’in- quinamento atmosferico è il suo peggior nemico. STORIE Ciclofficina migranti Anno 4 - Numero 1 - Gennaio-Febbraio 2014Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003(convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI iNchiestA INTERVISTA Il libraio ciclista Amicidellabicicletta LA RIVISTA DELLA FIAB A M b I e n t e | M O v I M e n tO | c u Lt u r A t HI-TECH Nuove trasmissioni t t stile bici Dalla Fiat al Biciplan tORiNO t Benvenuta Bicitalia DOssieR t 01 Cover [1].indd 10 06/02/14 09.52 Giancarlo Marini ○ marini@rivistabc.com Michele Bernelli ○ bernelli@rivistabc.com Cristian Savian ○ savian@rivistabc.com DanteBernamonti○bernamonti@rivistabc.com AlessandroRavano○ravano@rivistabc.com Fiab onlus via Borsieri 4 20159 Milano Vistosistampi srl Via Leopardi 14 , 20123 Milano redazione@rivistabc.com Bimestrale Anno 4 N.1 Gennaio-Febbraio 2014 Aut.Trib. Milano n. 80 del 10/2/2011 - Iscrizione R.O.C. N° 21009 del 18 aprile 2011 Redazione: Vistosistampi, via Algardi 13, 20148 Milano - www.rivistabc.com Grafica: Loredana Cattabriga e Davide Lopopolo per Stampa: Reggiani spa, 21020 Brezzo di Bedero (Va) Abbonamento annuo non soci Fiab 24 euro - abbonamenti@rivistabc.com Immagini: Marta Marini (cover); Jeremy Hughes (12 sin., 13 destra, 16-17); Joyce Preira Giacoman- tonio (17 basso); Maurizio Zocca (18, 20-21 alto); Simona Ballatore (26-27); Livio Senigalliesi (28-29); Provincia Siena (38); Provincia Ferrara (41, box BI2);Tortoioli/Regione Umbria (BI 8, alto); Emanuele Venezia (BI 10 box); Simonetta Bettio (BI 14 alto); Irene Zamboni (BI 17 box); Gionata Galloni (62-63), Paola Formica (disegno 70-71). Grazie a Claudio Pedroni per le altre immagini delle schede-dossier.
  • 5. Soggetti da copertina UngrazieaCamillaBusattiche sièprestatacomemodelladella domenica,eaRecicli (www.recicli.com),BC pointmilanesecheha messoadisposizioneuna dellefissedellacasa. 5 BC AMPIO RAGGIO 62 Società Terra futura di Alice Dutto 66 Nuovi Mondi Notizie e idee per la sostenibilità 68 DiversaMente Cultura e dintorni 70 Il racconto L’ultima fuga di Claudio Negri 72 In bici con Socrate Vallibona, il ciclismo incrocia la storia diWalter Bernardi 74 Scatto finale 6 28 Vivere BC 6 News Italia Mondo 12 Inchiesta Stile libero di Paola Di Marcantonio 18 L’intervista Nei secoli fedeli di Giancarlo Marini 22 Sotto esame La conversione diTorino di FedericoVozza 24 Hi-tech Catena No-Oil di Matteo Scarabelli 26 Storie Elementare, bici! di Simona Ballatore 28 Storie La bici dopo la tempesta di Michele Bernelli 30 Vetrina Belli di notte di Matteo Scarabelli 72 35 62 68 12 26 VIAGGIARE BC 32 News turismo, territorio 35 Dossier Bicitalia a cura di Simona Ballatore e Michele Bernelli 52 Itinerari Untuffoinmountainbike diMicheleBernelli SPAZIO FIAB 54 Dalle associazioni Cronache, agenda, iniziative dalle associazioni aderenti alla Federazione Italiana Amici della Bicicletta 22 52
  • 6. news 6 vivere la bici Bike -sharing, i sette Oscar mondiali Barcellona,Lione,CittàdelMessico,Montreal,NewYork,ParigieRiodeJaneiro:sonole settecittàdoveilbike-sharingèmegliopenetratonellarealtàcittadina.Sonoirisultati diunaricercacondottadall’Institutefortransportationanddevelopmentpolicy(Itdp) diNewYorkchemessosottoosservazione400 città in cinque continenti chehanno adottatoilsistemadellabicicondivisa. LostudioèinclusonellaprimaguidaThe bike-shareplanningguide,editadall’Itdp, checontieneimiglioriesempidiquesto serviziocherisolveinparticolareil problemadell’ultimomiglioperchiarrivain cittàintrenoocongliautobus. Adesempioi22milamembridiWashington, èscrittonelrapporto,hannoridottodi4,4 milioniall’annoilnumerodimigliapercorse conl’automobile,connotevolivantaggi sull’ambienteesullasalutepubblicae individuale. A Nantes chi pedala guadagna due volte Guadagnare pedalando. L’ultima idea è dell’ingegnere francese Sébastien Bourbousson che ha pensato a una forma di pubblicità in movimento proponendo a chi utilizza quotidianamente la bicicletta di viaggiare con annunci sul telaio e sulle ruote in cambio di circa 200 euro al mese. Écovélo, società che ha deciso di commercializzare l’intuizione, metterà in circolazione 500 biciclette per il lancio ufficiale, previsto per settembre a Nantes. I ciclisti urbani possono già prenotarsi tramite il sito internet www.my-ecovelo.fr. Le biciclette saranno dotate di Gps per verificare gli spostamenti: sono state previste tre zone di remunerazione, più le aree saranno frequentate più il ciclista sarà pagato. Bourbousson ha curato anche l’aspetto sociale, offrendo il compito di equipaggiare e distribuire le biciclette a una comunità di sostegno a soggetti deboli. Svegliati e SALTA IN SELLA! Ilbuongiornosivededallabicicletta.AdirloèTillRoenneberg, professoredicronobiologiaall’UniversitàLudwig-Maximiliansa MonacodiBaviera.L’usocontinuodiunveicolochiusononfacilitail sonno.Eccoperchéabbandonare l’automobileperandareallavoro inbicirenderebbemenostanchiestressati. Roennebergparlaanchedelsocialjetlag: iritmicircadiani cheregolanoilrapportotrailsonnoelavegliavengonospesso scombussolatidaattivitàprotrattefinoatardanotte.Ildifficile èquindigarantireoraridilavoropersonalizzatichesiadattinoal cronotipodiciascuno.Nelfrattempoperòsipuòsalireinsella. In Australia NASCE IL PARTITO-BICICLETTA La bicicletta vuole entrare in Parlamento. In Australia si sta lavorando per presentare alle elezioni del Nuovo Galles del Sud una lista direttamente ispirata alle rivendicazioni dei ciclisti quotidiani. L’Australia è il secondo Paese motorizzato al mondo, immediatamente dopo gli Stati Uniti, e i temi della mobilità sostenibile e ciclistica sono in fondo all’agenda dei programmi degli amministratori pubblici. L’Australian Cycling Party conta già, a pochi mesi dal suo lancio, quasi tremila membri e l’interesse da parte di numerose associazioni del mondo ambientalista sta crescendo: tutto ciò rende i promotori molto fiduciosi sull’esito delle urne. Già a settembre, in occasione delle politiche, era stata lanciata una campagna Vote4Cycling attraverso la quale migliaia di elettori hanno promesso il loro voto solo a quei candidati che si fossero dimostrati realmente interessati ai temi della mobilità ciclistica.
  • 7. 7 La bici che ti trasporta, ovunque vai www.brompton.it info@brompton.it Brompton su BC 2013 - wip.indd 1 29/01/13 17.58 25 APRILE, IL DISARMO CORRE ANCHE IN BICI «Nessuna invasione è mai stata fatta in bicicletta», per dirla con Didier Tronchet. In compenso le due ruote hanno spesso lavorato silenziose nei movimenti di resistenza e liberazione. Premessa logica all’adesione data da Fiab all’iniziativa ‘Arena di Pace e Disarmo 2014’ che vedrà convergere il 25 aprile – anniversario della Liberazione - migliaia di cittadini nella piazza di Verona a dar voce ad una nuova campagna per la nonviolenza e la riconversione civile delle spese militari. L’associazione Fiab-Amici della bicicletta di Verona sta organizzando diversi gruppi che raggiungeranno in bici l’Arena muovendo da vari comuni della provincia, ma sono in cantiere anche carovane più impegnative che partiranno dal centro Italia passando anche dalle zone terremotate dell’Emilia. La giornata, presentata in gennaio a Roma dal missionario comboniano Alex Zanotelli (nella foto), coinvolge una galassia di associazioni laiche e religiose e ha avuto l’adesione di una serie di personalità della società civile. Per seguirne l’agenda: http:// arenapacedisarmo.org SkyCycle,tre metri sopra iltraffico PisteciclabilinelcielodiLondrapersfuggirealtraffico.L’ideaèvenutaall’archistar NormanFosterche,conilprogettoSkyCycle,prevedelacostruzionedi221kmdi percorsisopraelevatilungolelineeferroviariedellacittà.I primi 6 km incantiere correrannodaStratfordallaLiverpoolStreetStationeavrannouncostodicirca220 milionidisterline.SkyCycle abbatterebbeitempidi percorrenzae,afrontedioltre 200puntidiingresso,ciascuno deidiecipercorsiospiterebbe 12milaciclistiall’ora.Rimane loscetticismoperalcuni precedenticomelaCalifornia Cycleway,daPasadenaaLos Angeles,chenonèmaistata ultimata.Allostudiodifattibilità orailcompitoditrovareifondi necessari.
  • 8. news 8 vivere la bici A Berlino un condominio a misura di ciclista Fahrradloft, letteralmente ricovero per la bicicletta. Nasce a Berlino un condominio totalmente ecosostenibile pensato per chi ha fatto della bici il suo mezzo di trasporto principale in città. Caratteristica principale è un ascensore che conduce direttamente all’appartamento e a un ampio terrazzo che nello stesso tempo è luogo per il tempo libero e per posteggiare le due ruote che, in questo modo, sono sempre sotto controllo. L’ispirazione è venuta dai Carloft, edifici in fase di costruzione in altre città della Germania, dove però sono le macchine ad avere il privilegio di essere trasportate sull’uscio di casa. I lavori stanno per iniziare e saranno terminati per l’estate dell’anno prossimo: intanto le 37 famiglie che hanno acquistato un appartamento, tutte votate a uno stile di vita diverso, hanno stilato un protocollo di comportamenti da rispettare nel campo del risparmio energetico e della sostenibilità in generale. IL PONTE GIOIELLO DI Eindhoven Erano così tanti che finivano per fare da tappo alla circolazione su una delle arterie più trafficate di Eindhoven, soprattutto alle rotonde, all’entrata delle quali si creavano lunghe file di auto. Così l’amministrazione ha deciso di risolvere il problema con un ponte riservato alle biciclette che ha immediatamente conquistato l’attenzione di architetti e urbanisti. Tutto costruito intorno a un pilone centrale, bilanciato da contrappesi fissati all’anello bianco più interno, inaugurato a giugno, il ponte viene utilizzato mediamente da 5mila ciclisti al giorno, che ne hanno fatto una delle ciclabili più frequentate di tutta l’Olanda. come Pedala l’America Latina L’America Latina si muove sempre più su due ruote. A dirlo è Biciciudades 2013, uno studio dell’Inter-American Development Bank. Il report mostra che nella seconda regione più urbanizzata al mondo la mobilità dolce interessa tra lo 0,4 e il 10% della popolazione. Prima della classe è Cochabamba in Bolivia con il 10%. Seguono altre città tra i 100mila e i 2 milioni di abitanti. Tra le capitali, Città del Messico e Santiago con il 5%, rincorse da Buenos Aires e Bogotà col 2%: qui 450mila spostamenti quotidiani avvengono sui 376 km di piste ciclabili e oltre un milione di cittadini, in media, utilizzano di domenica i 126 km di percorsi cicloturistici intorno alla capitale. Delle 18 città medio-grandi e delle sei metropoli prese in considerazione dal report, quasi tutte sono dotate di piste ciclabili, ad eccezione di Asunciòn e Manizales. Il problema maggiore resta però l’assenza di una codice stradale a tutela dei ciclisti, presente solamente a Bogotá, Buenos Aires, Mexico City, Asunción, La Paz e Montevideo.
  • 9. 9 Olanda: una bici non benvenuta In Olanda c’è un’e-bike che sta scatenando polemiche. Forse perché la nuova Bluelabel Cruiser, realizzata in Germania, solo una bici non è. Può viaggiare a 50 km/h costanti per oltre 2 ore ed è libera, per legge, di circolare sulle piste ciclabili. Insorge contro questa quotidiana invasione di campo l’associazione dei ciclisti Fietsersbond che fa già pressione sul parlamento e sul governo. Sfruttando la sua natura ibrida, questa due ruote non è disciplinata dalla legge olandese che impone a tutti i mezzi in grado di superare i 25 km/h limiti precisi: utilizzo del casco, targa e assicurazione. La Bluelabel Cruiser costa quasi 3mila euro ed è stata acquistata da molti olandesi. Biciclette contro autobus. Londra studia come evitarlo Sistemiradarearadiofrequenzapercontrastaremortie infortunichecoinvolgonoiciclisti. Transport for London,ente responsabiledeltrasportopubblico,haincaricatotreaziende ditestaredeidispositivi,dainstallaresui7500autobusurbani permetterliincondizionedievitarelecollisioniconiciclisti.La FusionProcessingdiBristolhapropostoun dispositivo radar cheavverteilconducenteconunmessaggiosonoro(“bicicletta asinistra”,peresempio),ingradodirilevarefinoal97%dei ciclisti.LaSafetyShields Systemhastudiatodei softwarecollegatia sensori o videocamere: incasodirischio,l’autista riceveunfortebipche glidàunmargineditre secondiperfrenare. Convincedimenoilterzo sistemadiCycleAlert: tessere Oyster daposizionaresubiciecamionchesiparlino avicenda.Secondomoltiesperti,infatti,comporterebbe un’erratasensazionedisicurezza. QRVIDAITA_Q4.1.indd 1 06/02/14 21.31 Tutta in legno e da montare: è la due ruote modello Ikea Si chiama Sandwichbike, sta in una valigia e si monta in mezz’ora. È una bicicletta tutta in legno che da gennaio è in commercio pronta ad affrontare, oltre che le insidie del traffico, anche quelle del mercato. Il suo ideatore, il designer olandese Basten Leijh ha dichiarato di essersi ispirato ai mobili Ikea e, in effetti, nel kit di montaggio si trova tutto: dai pedali al manubrio, dalle viti più piccole alla catena, oltre agli attrezzi necessari.Telaio e forcella sono costituiti da pannelli di compensato di faggio assemblati con cilindri in alluminio fresati. Smontata, la Sandwichbike misura 94 x 70 x 24 cm e su strada, 175 x 62 x 95. Può essere ordinata sul sito www.sandwichbikes.com
  • 10. news 10 vivere la bici L’uomo che pedala? Intelligente e desiderabile I ciclisti sono intelligenti, generosi e desiderabili. A dirlo è un ‘ImplicitTest Association’ condotto da scienziati dell’associazione Mindlab e commissionato dalla British Heart Foundation. Obiettivo dello studio era penetrare nel subconscio di un campione rappresentativo della popolazione britannica e capirne l’approccio alle varie attività sportive. I risultati parlano da sé: chi pedala è ritenuto del 15% più intelligente della media. Il 23% degli intervistati preferisce frequentare un ciclista piuttosto che altri sportivi. Infine l’80% ammette che rimarrebbe colpito se il proprio partner avesse completato la London to Brighton ride, una manifestazione di beneficienza, di circa 90km, che impegna ogni anno oltre un migliaio di ciclisti. Gara di cargo a ritmo di samba Da Copenaghen a Rio: in Brasile si organizza, a maggio, la storica gara di bici cargo nata nella capitale danese nel 1942. Tutto è iniziato con Kristian Skjerring, un ministro del culto che voleva dare visibilità ai cosiddetti swajere, lavoratori in bicicletta che oscillavano nel traffico per il carico trasportato. Ogni anno la gara incoronava il ‘Re di Copenaghen’, un titolo che, più che un montepremi in denaro, garantiva un anno di fama e gloria. La competizione è stata poi abolita nel 1960 travolta dall’aumento di automobili e furgoni nelle strade. Ripresa nel 2009 in Danimarca, la Svajerløb ora si prepara a sbarcare a Copacabana, dove circolano, con una situazione simile a quella europea di allora, undicimila biciclette cargo. Nel caso ottenesse i risultati di partecipazione sperati, non si esclude che la gara possa riproporsi in altri paesi sudamericani. a Bangkok si studia la bici che mangia lo smog Una bicicletta per eliminare lo smog. È il progetto innovativo a cui stanno lavorando alcuni giovani designer di Bangkok. Lo studio di architettura Lightfog ha infatti concepito una bici fotosintetica capace di purificare l’aria mentre si muove. Il telaio è progettato per generare ossigeno attraverso un sistema di fotosintesi che avvia una reazione tra l’acqua e l’energia elettrica fornita da una batteria agli ioni di litio; una membrana nel mezzo del manubrio filtra l’aria trattenendo il particolato. Inoltre il telaio sfrutta l’energia fornita da una fuel cell a idrogeno per produrre ossigeno a partire da piccolo serbatoio contenente acqua. Più ecologica di così...
  • 11. Viaggidiqualità in bicicletta VIAGGI 2014 Valencia: natura e arte Salento verde-azzurro Puglia e Matera Sardegna: bici e barca Albania in primavera Albania, bici e mare Dalle Dolomiti aVenezia Dresda – Berlino Parigi – Londra Alsazia, Friburgo e Basilea Borgogna: vigneti e abbazie WEEKEND 2014 Anello dei Colli Euganei L’Eroica: percorso mitico Aquileia e Laguna di Grado Ravenna e le Pinete Andar perVilleVenete LagunadiVenezia:bici&canoa TourParigi–Londra.Cergy:AxeMajeur BC_02_2014.indd 1 18/01/14 12:55 11 Niente bici al ministro inglese: troppo cara, il governo dice no Una biciclettainvecedell’autoblu:l’hachiestailministro inglese NormanBaker,chetuttosisarebbeaspettatotranne che un rifiutomotivatodalfattochesitrattavadiunonere supplementaresuicontribuenti,vistochequestaspesanon era previstainbilancio. «Ridicolo-hadettol’esponente liberal-democraticoin precedenzasottosegretarioai trasporti-hofattonotareche un mezzoadueruoteèmolto più veloce,economicoemeno inquinantemamihannorisposto che, mentrel’autoègiàpagata, una biciclettasarebbeun costo aggiuntivo.Certo,potrei comprarmeladasolomaèuna questionediprincipio». Così dalministerodegliInterni, che ogniannospendecirca 150mila euro in auto blu,è arrivatoilnoepocoimporta che esistaunregolamento ministerialeinbasealqualegli spostamentidevonoessere il più economicoedefficiente possibile. Pratica, capiente, dal design accattivante. E anche comoda da aprire e chiudere con l’innovativo sistema che garantisce sicurezza, precisione e rapidità. La borsa Lifestyle di Norco, marchio tedesco leader nel mondo delle borse da bicicletta, distribuito in Italia da Konig (www.konig-bike.com), ha recentemente ricevuto il Reddot Design Award 2013, uno dei più importanti e qualificati riconoscimenti nel mondo del design. Leggera e resistente grazie alla qualità del suo nylon, disponibile in due versioni, da 7,5 e da 13 litri è dotata di una custodia interna imbottita per proteggere il computer o il tablet. Le numerose tasche interne ed esterne ne fanno un contenitore elegante e flessibile sia per recarsi al lavoro, sia per qualche gita o escursione durante il tempo libero. NORCO, LA BORSA è STILE
  • 12. inchiesta 12 vivere la bici 1956, Giro d’Italia. Uno scat- to immortala un ciclista che sfreccia via, davanti a una schiera di modelle che osservano, ve- stite di tutto punto con tailleur dai colori sgargianti. È una fotografia di moda dell’artista Ugo Mulas a evocare la bicicletta a un già cittadino e frivolo fashion system. Di lì a poco: il boom economico. Indietro di un buon mezzo secolo. Il diciannovesimo secolo volge al ter- mine e la scrittrice e giornalista di moda dell’autorevole rivista letteraria Natura ed Arte Mara Antelling scrive: «Per questo genere di sport che si è in- trodotto negli usi, vediamo il costume tailleur diffondersi di più, e qualcuna arriva anche ad accettare per le gite in bicicletta, la gonna-calzone che pure è di una goffaggine spaventosa». Ed è ancora lei, nel suo scritto Il secolo XIX nella vita e nella cultura dei popoli a so- stenere che sia stata proprio la biciclet- ta, questa «specie di libertà di cui le donne si inebriano», a promuovere la moda del tailleur. La scrittrice non ap- prezza il ciclismo come sport perché la donna non ha pienamente conquistato una sua indipendenza sociale e perciò «inaugurare l’emancipazione femmini- le indossando abiti virili» per lei non è una buona idea. Finalmente al 2014. La passerella è lunga. Da Consuelo Castiglioni che per Marni ha creato una collezione di BC borse tecniche di lusso, a tracolla e de- dicate alle cicliste urbane (vista la sua passione per la bicicletta) a Levi’s che con la collezione Commuter ha voluto omaggiare i ciclisti urbani moderni con capi di abbigliamento funzionali Comodo, creativo, colorato. L’abbigliamento del ciclista urbano fa tendenza e influenza sempre più il mondo della moda. Grandi marchi e firme del lusso presentano nei loro cataloghi borse, giacconi, accessori rivolti a chi usa la bici. Perché pedalare «esprime bellezza». di Paola Di Marcantonio Stile LIBERO
  • 13. andareinbici èunattopolitico edivertente. faRLO con CLASSE è ancorameglio 13 ed eleganti. Fino a Stella McCartney, figlia di Paul, stilista di punta, che pro- pone una moda comoda e sostenibile in linea con chi va in bicicletta cercando il suo stile. EVOLUZIONE URBAN Tutto fa pensare che moda e bici sia un binomio in costante evoluzione, stili- stica e non. Maria Luisa Frisa, diret- tore del Corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali all’Univer- sità Iuav di Venezia, spiega: «Dietro al boom della bicicletta in tutte le sue declinazioni di uso c’è sicuramente quella coscienza ecologica e salutista che è diventata parte importante del nostro stile di vita. Muoversi in città in bicicletta vuol dire non inquinare, fare ginnastica e fare tendenza». In effetti, che sia ‘posare’ come nello scatto di moda artistico degli Anni ‘50 di Ugo Mulas o ‘fare un gesto politi- co’ per migliorare la condizione delle donne come quello in epoca Vittoria- na sviscerato da Mara Antelling l’evo- luzione del binomio moda e bici tratta pur sempre di un’evoluzione stilistica che parte dall’osservazione e interpre- tazione dei segnali che si avvertono in strada per arrivare a operazioni di mar- keting strategico. Oggi più che mai, in tempi di crisi, la bicicletta è tornata e l’automatismo per le imprese di moda è «di verificare come questa tendenza sia vissuta da certi gruppi che influen- zano la massa. Per riportare tutto alle logiche dei marchi», spiega Joice Preira Giacomantonio, professionista che si occupa di tenere sotto osservazione le tendenze nella moda e negli stili di vita - in termine tecnico è una Trend Rese- archer e Cool Hunter - attiva nel blog Italian Cycle Chic (italiancyclechic. com). «Più in generale l’abbigliamento casual e sportivo ha influenzato e in- fluenza la moda. Nello stesso tempo c’è da dire che la moda è riuscita a dare all’abbigliamento sport nuove possibi- lità di definizione. Un dare e avere di reciproca soddisfazione – precisa anco- ra Maria Luisa Frisa – anche se non è in realtà così innovativo il concetto di ‘andare in bicicletta vestiti non da bici- cletta’. Io che sono una vecchia signora vi assicuro che non è una novità!». COMUNITA’ CHIC Eppure il movimento Cycle Chic è nato a Copenaghen solo nel 2007 gra- zie a Mikael Colville-Andersen, fon- datore di Copenhagenize Consulting, un’agenzia di consulenza che promuo- ve l’utilizzo della bicicletta attraverso campagne di comunicazione e video. Mikael apre dapprima un blog che fi- nisce col trasformarsi in un network, Cycle Chic, che raccoglie online (e ora in un libro) il maggior numero di testi- monianze visive di chi pedala con stile. Joice Preira Giacomantonio ci spiega come si sia avvicinata al movimento In apertura,collezione H&M alla prova. Nelle altre immagini, la varietà di stili urban, in cui si colloca anche la recente moda del bike polo.
  • 14. inchiesta 14 vivere la bici partendo dalle ricerche di tendenze socioculturali che svolge per il suo la- voro. «Mi colpivano molto le persone eleganti in bicicletta e ho iniziato a fare delle foto in giro per le strade. Ho messo le foto su Flickr, nel gruppo di Colville-Andersen - il Cycle Chic origi- nal - e nel 2010 non appena il fotografo Luca Violetto ha aperto il blog Italian Cycle Chic ho iniziato a collaborare». Joice appartiene al sottobosco di cicli- sti urbani che vivono la bicicletta come uno stile, non solo di vita ma anche di estetica. Tra i dieci comandamenti del movi- mento Cycle Chic si legge: ‘scegliere l’eleganza sulla velocità, una bici che rifletta la propria personalità e la re- sponsabilità di rendere il panorama urbano esteticamente più piacevole’. Un decalogo per l’urban biker che tiene insieme responsabilità etiche e precetti estetici. Eppure sono in molti a pensare, come Maria Luisa Frisa, che il panorama urbano non debba «esse- re reso più piacevole. La città è bella nella sua complessità e nelle sue con- traddizioni. Non carichiamo i ciclisti di responsabilità! Trovo insopporta- bili e ridicoli tutti quegli accessori da bicicletta come i cestini. Propongo al massimo di prendere ispirazione dal- la austerità della ruota di bicicletta di Marcel Duchamp». Il suo è un modo ironico per porsi una domanda utile: ‘Fino a che punto sono i nuovi movimenti di ciclisti a influen- zare le mode? O è la moda che detta le tendenze?’ «Secondo me è proprio il contrario - precisa Joice Preira Giacomantonio - sono le tendenze comportamentali, culturali e di consumo che originano la moda. I trend partono dalle avanguar- Maria Luisa Frida, docente universitaria alla Iuav diVenezia e storica della moda e delle sue tendenze. Sopra Joyce Preira Giacomantonio ciclista urbana e blogger di Cycle Chic. PERIBLOGGER DICYCLE CHIC BICICLETTEECICLISTI DEVONORENDERE PIùPIACEVOLI IpanoramIURBANI
  • 15. 15 Lo stilista: «Comodi alla meta» Cinque tasche come cinque porte aperte sul mondo. Per avere tutto a portata di mano. Così da sfrecciare via leggeri e comodi. Questo il punto di partenza di DeWallen (dewallenindustry.com), una collezione di denim (ma non solo) rigorosamente dedicata ai ciclisti urbani, dove ogni jeans è comodo perché si adagia su ogni genere di forma. L’idea è di Filippo Morandotti e Niccolò Marco Romano, due ragazzi milanesi (nella foto in alto) che hanno scelto la strada di realizzare prodotti pratici e di qualità valorizzando creatività e mano d’opera italiana. L’ispirazione, a partire dal nome, viene da uno dei quartieri più cosmopoliti di Amsterdam: un luogo dove esprimere se stessi pare essere più semplice che in Italia. Soprattutto se pedalando. Perché avete deciso di cavalcare il binomio bici+moda? «Recuperare la praticità della bici in contesti così moderni è sinonimo di un’evoluzione. In più le esigenze attuali dell’individuo che vuole essere pratico e alla moda si coniugano perfettamente in questo filone». Che ragione date al boom degli urban biker? «È un fenomeno che si sta diffondendo nelle grandi città in parallelo all’esigenza di potersi muovere rapidamente, comodamente e a impatto zero. Moda e tendenze vanno di pari passo alla storia e si influenzano a vicenda». Aleggia la crisi, quindi, dietro tutto questo? «Sicuramente la crisi ci spinge a sfruttare al meglio gli strumenti che abbiamo, bici compresa. Ma penso che sia più importante sostenere che l’utilizzo della bici è un ritorno alle origini. Un modo per non inquinare e riscoprire un contatto con la natura». Sono i nuovi movimenti di ciclisti che influenzano le mode? «La moda è in continuo divenire e si lascia influenzare e contaminare da tutto ciò che la circonda. I trend nascono dalla visione ad ampio spettro del contemporaneo, dal recupero delle cose belle e dall’apprendimento della storia e dell’arte. La moda è infatti una forma di arte e si lascia contaminare da tutto...». Prendere Amsterdam come spunto: perché? «L’Olanda per noi è fonte di ricerca e ispirazione ma noi siamo rimasti in Italia, siamo italiani e crediamo che possa migliorare la situazione.Vogliamo crescere insieme al nostro Paese». L’idea è nata perché siete ciclisti urbani? «Il primo obiettivo era di creare abiti comodi, alla moda e di alta qualità. Poi siamo entrambi appassionati di bici ed è anche per questo che i nostri jeans hanno dettagli utili, ma anche glamour, per tutti gli amanti dell’ urban biking». Tre accessori che non dovrebbero mai mancare a un ciclista urbano? «Il lucchetto per proteggere la propria bici, uno smartphone per trovare le strade e una buona compagnia musicale di sottofondo». die che innovano, i cosiddetti first adop- ters. È proprio questo il punto. Oggi in Italia ci sono movimenti di ciclisti per tutti i gusti, dalla galassia Fiab alla Critical Mass, da Salvaiciclisti, ai Tweed Ride con dresscode vintage, da- gli sportivi a noi Cycle Chic... Ma allo stesso tempo, il boom della bici urbana
  • 16. inchiesta 16 vivere la bici BC è molto più che una moda. Numerosi indicatori confermano che il numero di italiani che fanno uso abituale della bici in città è più che triplicato nelle ultimi dieci anni. Il ciclismo urbano è una vera macrotendenza. E lo stile si adegua di conseguenza». SEGNALI DI MODA Il principio è assodato: moda e bici- cletta stanno trovando diversi punti di congiunzione. Prova ne sono col- lezioni come quella che H&M ha re- alizzato in collaborazione con Brick Lane Bikes di East London, creata coniugando la funzionalità dell’abbi- gliamento da ciclismo con il meglio dello street style cittadino.Undici capi disegnati da H&M e poi testati e ap- provati da Brick Lane Bikes, nome di spicco tra gli specialisti mondiali delle biciclette customizzate. O come altri progetti paralleli importanti come quello del marchio SUN68 e la sua collaborazione con il team di Bike Polo Milano e Il Bicycle Film Festival di cui il brand è stato sponsor a set- tembre o quello di Louis Vuitton che si è dato al ciclismo con una bicicletta pensata per chi gioca a polo e Gucci e la collaborazione con Bianchi. Fino ad arrivare all’esempio lampante di Scott Schuman, fondatore e guru dello street style che ha dedicato una parte del suo Telai griffati Belle e impossibili. Assomigliano a diamanti rari e introvabili per ricercatezza, originalità e stock. Sono le biciclette griffate, realizzate dai marchi di moda in edizione limitata e spesso frutto di sodalizi con storiche aziende ben note nel mondo del ciclismo.Tutti vogliono firmare una bici: come le Bianchi by Gucci, due modelli proposti a 14.000 dollari, entrambe con l’iconico nastro verde- rosso- verde e pensate per essere versatili. Non a caso Frida Giannini, la designer che le ha pensate, ha assicurato che si tratta di una bicicletta «adatta sia alle strade di città sia ai percorsi di campagna». Altro esempio sono le biciclette numerate e decorate con l’iconica stampa leopardo, emblema del marchio Dolce&Gabbana (nella foto): hanno una speciale verniciatura realizzata a mano che rende ogni esemplare un pezzo unico. Come uniche sono le biciclette realizzate da Clet Abraham, artista francese che in occasione della sua personale ospitata nel negozio milanese di Alviero Martini qualche tempo fa ha giocato con le parole nell’opera “Bici.clet” creando un grande cartello di pista ciclabile rivisitato con l’iconica mappa geografica del marchio e una bicicletta molto accessoriata, rifinita nei dettagli, comoda ed elegante. O Louis Vuitton che si è ispirato al bike polo, sport di origini irlandesi nato alla fine dell’800 per la creazione della sua bicicletta realizzata per scendere in campo, in uno stile rètro, a scatto fisso e ricca di componenti esclusivi aggiuntivi per un costo da 8.000 euro in su. Più economiche (2.500 euro) le biciclette Lacoste by Look: 200 pezzi leggeri e resistenti, con sella e manopole Brooks, leggere e pulite grazie alla trasmissione integrata nel mozzo a cinghia. Se invece volete essere alla moda senza strafare rifornitevi da Tokyobike, una piccola società indipendente (tokyobike.it) che produce biciclette, fondata nel 2002 in un tranquillo sobborgo diTokyo, Yanaka. Si basano sul concetto di ‘Bike Slow’, ovvero di biciclette progettate per essere agili e facili da guidare con un’attenzione particolare al comfort rispetto alla velocità. Per godersi sempre il viaggio, con stile. IL CICLISMOURBANO èDIVENTATO UNAVERA MACROTENDENZA. Eil suoSTILE loracconta
  • 17. 17 Lo stile casual e colorato dei giovani ciclisti urbani ha stimolato anche la produzione di nuovi capi comodi e al tempo stesso eleganti. blog su The Sartorialist (thesartoriali- st.com) a ciclisti originali immortalati per strada in compagnia dell’imman- cabile bicicletta. «Schuman fotografa nelle città del mondo e si è reso conto velocemente che le persone in bici (specie quelle della moda) potevano essere iconografia interessante per tutti quelli che visitano il suo blog», spiega Maria Luisa Frisa. Secondo Joi- ce Preira Giacomantonio «nelle sue foto c’è emozione e anche umanità al di là degli abiti. La bici oggi è ormai una questione di moda. Il fatto che lui si occupi anche di Cycle Chic arricchi- sce il movimento incentivando sempre più persone ad aderire e consolidando la consapevolezza che andare in bici rappresenta oggi un motus symbol». OLTRE L’EDONISMO Cosa non dovrebbe mai mancare a un urban biker? «Una buona dose di senso del ridicolo» scherza Maria Luisa Frisa. L’essenziale è scritto nel libro da poco uscito (in Italia da De Agostini) Cycle Chic del fondatore Mikael Colville-An- dersen: «pedalare è un gesto che espri- me bellezza, la via più virtuosa per ri- appropriarsi di città ultra-congestiona- te». Forse basta questa consapevolezza, continua Frisa, perché «riappropriarsi della città non è il gesto edonistico di alcuni che credono che andare in bici- cletta e costruire piste ciclabili con i finanziamenti europei possa risolvere tutti i problemi. Ma la consapevolez- za di cosa voglia dire oggi immaginare il futuro della città. Molto semplice- mente c’è la necessità di trovare nuove fette di mercato sfruttando appunto le mappe dei nuovi atteggiamenti: il sen- timento ecologico, il desiderio salutista ma anche il neo francescanesimo da salotto». Non sappiamo come andrà a finire ma abbiamo capito che da gene- razioni andare in bicicletta è un atto politico, e anche divertente. E che con stile è ancora meglio. O
  • 18. l’intervista 18 vivere la bici Bici e libro sono due oggetti antichi, intramontabili, affondano le radici nei ricordi d’infanzia, non si lasciano travolgere dalla frenesia quotidiana. Per Alberto Galla, presidente dell’Associazione italiana librai e ciclista urbano doc, entrambi chiedono un ritmo slow e una scelta di vita: mai fermarsi alla copertina. di Giancarlo Marini ll’appuntamento, davanti alla sua libreria nel centro di Vicenza, aperta dal bisnon- no nel 1880, Alberto Galla arriva pun- tualissimo. E naturalmente in bicicletta. Anzi, puntuale proprio perché in biciclet- ta. Per lui, presidente da due anni dell’Ali, l’Associazione italiani librai, pedalare in città è prima di tutto una scelta di como- dità, di convenienza. «L’ho riscoperta a trent’anni, quando sono tornato a vivere in città. Ho ricominciato con un’elettrica. Era di un artigiano geniale che si occupava di tutt’altro, di legno e di mobili, ma che aveva avuto questa intuizione che poi ha la- sciato per strada. Un pioniere. Mi ricordo che era pesantissima, con due borse laterali enormi che contenevano le batterie. Oggi credo di essere il prototipo del ciclista urbano: abito a dieci mi- nuti di strada, uso regolarmente la bicicletta per andare e venire, per accompagnare a scuola mia figlia più piccola, anche lei in bici, per spostarmi in città. Ne tengo anche una, diciamo così, di servizio in libreria, nel caso, per qualche motivo, quel giorno sia stato costretto a uscire di casa in macchina». A NEI SECOLI fedeli» «
  • 19. Cinque storie da grandi penne Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, (Transeuropa). Amore, scuola, amicizia, musica: la vita,in bicicletta, di un tardo adolescente bolognese. Un esordio diventato un caso letterario. Raymond Carver, Biciclette, muscoli, sigarette in Vuoi star zitta, per favore? (Garzanti). Un litigio da bambini per una bicicletta scatena la rabbia degli adulti, che alle parole sostituiscono i pugni. L’altra America. Jerome K. Jerome, Tre uomini a zonzo, (Bur). Destinazione Foresta Nera e un’avventura che comincia prima di partire tra preparativi, revisione del veicolo, organizzazione del bagaglio. Achille Campanile, Battista al Giro d’Italia, intermezzo giornalistico in Opere, romanzi e scritti stravaganti 1932-1974, (Bompiani). Dalla fantasia di un grande umorista, inviato al Giro d’Italia, nel 1932, il personaggio di Battista, il cameriere gregario. Goffredo Parise, Il prete bello, (Mondadori). La campagna veneta, una donna innamorata del parroco, un ragazzo con la sua bici a fare da messaggero d’amore. 19 Bici ripresa vuol dire anche bici abbandonata… «Come tantissimi altri ragazzi, appena ho potuto, l’ho tradita per un motorino. Era un Ciao, avevo 14 anni, quell’età in cui ci si incomincia a intristire. Aver abbandonato la bicicletta di sicuro non c’entra, è il passaggio naturale dall’infanzia all’ado- lescenza, dalla spensieratezza ai primi ostacoli che la vita ti mette di fronte. Comunque è una coincidenza che qualche pensiero lo fa nascere…». Che ricordi ha della sua infanzia da ciclista? «Passavo tutta l’estate in campagna, appena fuori Vicenza e la bicicletta per noi bambini era tutto: l’indipendenza conqui- stata, la voglia di stare in gruppo, l’adrenalina a mille quan- do si vinceva la paura e ci si gettava a capofitto per qualche discesa, con il regolare contorno di capitomboli e ginocchia sbucciate. Erano biciclette senza cambio quelle con cui gira- vamo, spesso ereditate dai fratelli maggiori. Ma c’era anche chi poteva sfoggiare una Roma sport, la prima bicicletta da cross, con le sospensioni e la sella lunga. Morivamo tutti di invidia, io per primo. Mi sono rifatto poco dopo però, quando per il compleanno mi è arrivata una Graziella. L’invidiato sono diventato io». Adesso la bicicletta per lei è solo comodità e praticità. Un po’ poco… «Ma no, ovvio, non volevo filosofeggiare troppo. Della bici mi affascina il ritmo slow della vita che rappresenta, la possi- bilità di non farsi travolgere dalle infinite urgenze cui siamo quotidianamente costretti. È la scelta di riprendersi il tempo. Mi piace molto quella frase di Einstein ‘La vita è come la bi- cicletta. Per stare in equilibrio devi muoverti’. È una ricetta contro tutti gli immobilismi, le pigrizie, la tendenza a lasciare le cose come stanno. L’ho ripetuto spesso a mia figlia più pic- cola quando non riusciva a stare in sella, ma spero se lo ricordi anche più avanti». ILCICLISTA-LETTORE CONILLIBRO HAUNRAPPORTO MOLTOFISICO: COMEQUELLO CONLASUABICI
  • 20. l’intervista 20 vivere la bici A proposito di negozi, la sua libreria è nel centro di Vicenza, in un’area pedonale. Dalla sua esperienza le zone a traffico limitato fanno bene o male ai commercianti? «Faccio parte del consiglio confederale di Confcommercio e questo è uno degli argomenti sempre caldi, ogni volta che un sindaco decide di chiudere alle auto una parte della città. Cer- La bici contro il logorio della vita moderna, insomma. Anche in libreria? Che lettore è il ciclista? «Anzitutto è un lettore, e già questo non è poco… Un letto- re analogico, direi, più che digitale, ancora legato alla carta. In fondo ci sono molte somiglianze tra libro e bicicletta: sono oggetti antichi, che sono rimasti sostanzialmente uguali a se stessi, sono perfetti e hanno in comune l’ele- mento della facile accessibilità. Si impara a leggere più o meno alla stessa età in cui si comincia ad andare in bici- cletta. Il lettore ciclista è uno che non ha fretta, sceglie con calma, si fa consigliare, ha in mente un titolo, ma si guarda anche in giro. In libreria, insomma, non entra come al caf- fè, dove vale la regola della velocità di servizio e di consu- mo. Io davanti a una bicicletta da acquistare mi comporto in fondo nello stesso modo». Senza fretta e senza un modello già deciso, per dirla con altre parole? «Esatto, non sono un cliente da grande distribuzione, da anni vado in un negozio di un piccolo artigiano appena fuori città. Acquistare una bicicletta per me ha un qualcosa di rituale. Non ho grandi conoscenze tecniche, quindi mi faccio consi- gliare e nello stesso tempo mi affido alle sensazioni: la tocco, mi allontano, torno a toccarla. Mi deve conquistare, un po’ come quando un lettore si lascia sedurre dalla copertina di un libro: prima di passare alla cassa se lo rigira tra le mani, lo sfoglia, lo soppesa, sente il profumo delle pagine e dell’in- chiostro». NONCAPISCOLEBATTAGLIE CONTROLEISOLEPEDONALI. ESSERE lontani dal traffico fabeneancheal commercio
  • 21. 21 te battaglie di retroguardia che ogni tanto vengono intraprese – per fortuna sempre di meno – non le capisco proprio. Vivere in una città più pulita, meno caotica fa bene a tutti, anche a chi gestisce degli esercizi commerciali e ci sono studi e ricer- che che lo confermano. È una questione di abitudine, di cam- bio di mentalità. Si deve provare a rivedere i nostri ritmi di vita, l’auto è in qualche modo anche figlia della nostra fretta, dei tempi sempre più contati. Non sono un fondamentalista e capisco che se uno deve fare la spesa una volta alla settimana per tutta la famiglia non può rinunciare all’automobile. Ma c’è anche l’alternativa di comprare poco per volta ogni giorno, nel negozio vicino a casa, con un cestino e due borse sulla bicicletta: è tutto tempo ritrovato e, in uno spazio senza traf- fico, senza macchine posteggiate ovunque, viene più voglia di riprendersi la città, e i quartieri. Certo i miei colleghi mi dico- no che è facile parlare, la spesa fatta da me sta in una tasca…». La bicicletta libera la città, va bene. Ma libera anche la testa? Lei, come arriva in libreria dopo aver pedalato. C’è chi dice che in bici lavora, mette a fuoco gli impegni della giornata. «Non sono io, quando sono in sella stacco completamente da tutti i problemi e le grane. Faccio veramente tabula rasa. Ma capisco bene cosa vuol dire. Mio padre racconta che nel ‘44 per raggiungere l’Università a Venezia treni non ce ne erano, così usava la bicicletta. Erano una quarantina di chilometri e con un suo compagno pedalando preparava gli esami. Io preferisco guardarmi intorno. Noi italiani siamo abituati troppo bene, viviamo in città straordinarie e le conosciamo pochissimo. Per raggiungere la libreria, da dove abito, devo fare Contrà Porti, una strada bellissima, un palazzo palladiano via l’altro. Ogni volta scopro un particolare nuovo, portali, campate, decorazioni, con le stagioni assumono dei contorni diversi. E in bicicletta riesco ad accorgermene». Ciclista cittadino fino in fondo. E le vacanze? «La bicicletta la usiamo in casa e adesso che le mie figlie sono un po’ cresciute, un pensiero alla ciclo vacanza con mia mo- glie cominciamo a farlo sul serio». E in borsa quale libro? «Se ti abbraccio non aver paura, di Fulvio Ervas. Si parla di una moto è vero, ma si avvicina molto alla mia idea del viaggio: il rapporto con se stesso, con gli altri, con il territorio che si attraversa. E se è riuscito così bene con la moto…» O abitiamo incittàbellissime elabiciciaiuta a riscoprirle. strade epalazziogni volta regalano qualcosadinuovo Da sinistra, shopping in isola pedonale a Milano, Alberto Galla nella sua libreria, l’antica Contrà Porti a Vicenza chiusa al traffico.
  • 22. sotto esame 22 vivere la bici DaMeccadeimotori a laboratoriodiciclabilità. ConunBikePride ormai patrimoniodella città eunambiziosoBiciplan maturatonelconfronto conleassociazioni locali. di Federico Vozza D a Capitale dell’auto a città a misura di pedoni e biciclette. Il passo più importante Tori- no l’ha già fatto: è cambiata la men- talità dei torinesi. In tantissimi negli ultimi anni si sono accorti di vivere in una città con le caratteristiche giuste per pedalare. Lo testimoniano i nume- ri del bike-sharing che, inaugurato nel 2010, conta oggi circa 20mila abbonati e picchi di 9mila prelievi giornalieri. Ma la dimostrazione ancor più eviden- te che la città della Fiat sta cambiando i suoi connotati è il successo crescente della parata annuale dell’orgoglio a due ruote: il Bike Pride, nel giro di quattro anni, è passato dalle 3mila presenze alle quasi 30mila dell’ultima edizio- ne. Una comunità di ciclisti urbani sempre più nutrita ed esigente, con la quale l’amministrazione comunale ha iniziato a confrontarsi. Proprio a par- tire dall’agognato Biciplan approvato lo scorso ottobre dopo una gestazione durata due anni. Il piano, cui le asso- ciazioni cittadine hanno contribuito in modo importante, prevede la rea- lizzazione entro il 2020 di una rete ciclabile primaria e una secondaria. La prima, composta da dieci ‘direttrici’ e quattro ‘circolari’, metterà in colle- gamento i diversi quartieri attraverso i grandi corsi urbani e anche alcuni comuni della cintura con il capoluogo. della bici: dalla segnaletica a nuove ra- strelliere, da campagne specifiche per il contrasto dei furti alla promozione di itinerari turistici in bici. Per far sì che il Biciplan non rimanga un libro dei sogni servono ovviamente ingenti risorse e va proprio in questa direzione l’impegno strappato dalle associazioni in fase di approvazione del piano: ogni anno verrà destinato alla sua attuazio- ne il 15% delle entrate provenienti dal- le sanzioni per violazione del Codice della strada e comunque una cifra non inferiore a due milioni di euro l’anno. Una vittoria per le migliaia di ciclisti che avevano lanciato la proposta pro- prio in occasione dell’ultimo Bike Pride. La Torino che pedala non si limita in ogni caso ad aspettare l’attuazione del piano e sollecita l’amministrazione a La rete secondaria, invece, si sviluppa all’interno dei quartieri risponden- do all’esigenza di distribuzione e di collegamento tra le diverse direttrici. Una volta realizzate, la città avrà in dotazione 310 km di piste a fronte de- gli attuali 175 km. Ma il Biciplan non si limita all’infrastruttura e mette in cantiere per i prossimi sette anni una varietà di azioni per promuovere l’uso La conversione di TORINO Qui a sinistra il sindaco diTorino Piero Fassino in una stazione del bike-sharing che conta ormai 20mila abbonati. In alto a destra una manifestazione ciclistica in piazza San Carlo.
  • 23. 23 Il verdetto della Fiab Molteruotehannogiratodaquel‘biciassedio’diPalazzoMadamadel1989, quandoisocidiBici&DintornisiritrovaronoinbiciclettanelcuorediTorinoin piazzaCastelloperchiederemaggiorattenzioneallamobilitàciclabile. Dai32kmdiciclabilidel1990sièpassatiai61del2003,finoagliattuali175, attraversovaristrumentiurbanisticichehannodatooriginealneonatoBiciplan del2013,fruttoanchediunaproficuacollaborazionediFiabconitecnicidel Comune,rallentatasolodal2005al2008quandoèstatosospesol’Ufficio biciclette.Unavoltaripristinato,construtturapiùfunzionale,hapresonuovo spuntolapressionesuicentridecisionaliconl’ingressoaitavolidirealtà ambientalisteedellenuoveassociazioniFiab,Pedaliamo Insieme eBike Pride. Lanotevoleestensionedellepistenonnascondeperòqualcheaspetto dicriticità:lacontinuità,lasicurezzaelamanutenzioneinmoltitrattimancanoelarealizzazionedelleciclabili,perilmancato coinvolgimentodelleassociazioni,qualchevoltanoncorrispondeairealibisognidichilabicilausaconregolarità. Inultimasintesilacollaborazioneconleistituzionihaportato,maggiormentenegliultimianni,buonirisultatieciattendiamoanchein futurocolBiciplan,veroassonellamanicaperlamobilitàciclabile,fattienonsolodisegni,sulqualesarànostracuravigilare. CoordinamentoTorinoCiclabile-Fiab fare fin da subito passi avanti sul fronte della sicurezza stradale. É ancora nella memoria collettiva la tragica scompar- sa di Gianmatteo Gerlando, giovane ciclista torinese investito da un’auto nel luglio 2012 mentre attraversava la strada su una pista ciclabile. La sua morte destò le coscienze dei torinesi anche se purtroppo negli ultimi mesi si sono verificati altri decessi sulle strade cittadine. Oltre ad un maggior impe- gno sul fronte della repressione delle infrazioni, le associazioni chiedono che Torino diventi presto una città a 30 km/h. Come avvenuto a Mirafiori Nord - il caso vuole proprio a pochi passi dalla Fiat - dove, grazie alla rea- lizzazione di una zona 30, gli incidenti stradali hanno avuto una drastica ri- duzione e si sono risparmiati in appena due anni 500mila euro in costi sanitari. Per portare il numero di ciclisti abitua- li dal 3 al 15% entro il 2020, come pre- visto dal Biciplan torinese e dalla Carta di Bruxelles, si passa necessariamente anche da qui. «Il problema - ammettono i comita- ti - è che ci sono molti interventi che finiscono per essere scollegati tra loro. Eppure i miglioramenti, a cominciare dal potenziamento delle piste, sono evidenti». Manca però una lista per in- dividuare le priorità. E tra le principali iniziative da intraprendere ci sarebbe quella relativa alle rastrelliere. Troppo poche, alcune vecchie ormai di 15 anni. Le location ideali per legare le bici re- stano così i pali della luce, i segnali stradali, gli alberi. Numerosi cittadini che viaggiano in treno, di fatto, si sono auto assegnati il proprio spazio per la bici in un cortiletto vicino alla stazio- ne, quasi una rastrelliera ad personam. Di postazioni del bike-sharing, invece, attualmente in città ce ne sono sette. Per farsi un’idea di quale sia il rapporto tra cittadini, mezzi a motore e biciclet- te, a settembre è stata realizzata un’ in- dagine sul campo. Molto artigianale, ma particolarmente efficace: contare i passaggi dei mezzi in un determinato incrocio in una determinata fascia ora- ria. In un’ora sono passate circa 2mila auto (una ogni 2 secondi), ma anche ol- tre 100 biciclette (due al minuto). O
  • 24. P er ora è ancora una scelta naïf, un vezzo meccanico che si con- cedono in pochi, soprattutto gli amanti delle novità e delle solu- zioni innovative. Tra qualche anno, però, potrebbe diventare uno stan- dard della bicicletta, specialmente nella sua veste urbana. Protagonista di questa rivoluzione è la cinghia in poliuretano (di solito rinforzata con fibra di carbonio) che può sostituire la vecchia catena. A guardarla da vicino non è molto diversa da quella che c’è sotto il cofano delle automobili, quasi liscia all’esterno, con denti modellati per incastrarsi nelle apposite pulegge nella parte interna. La prima appari- zione a bordo di una bicicletta risale a oltre trent’anni fa, quando l’ultra pie- ghevole Picnica utilizzò una cinghia di Bridgestone, derivata da un mo- dello motociclistico. Oggi i modelli che hanno adottato questa soluzione si contano sulle dita di una mano. O quasi. C’è la Tilt, pieghevole di BTwin, la OldTown, e-bike dell’italianissima Wayel, e la Alfine 11, city bike di Bmc, che tra i grandi marchi è quello che ha puntato più decisamente sulla cinghia. In termini di prestazioni il confronto con la catena tradizionale sembra im- pari perché la dispersione di energia della cinghia è nettamente superiore: secondo alcuni studi americani, in termini di efficienza, il gap tra i due sistemi è superiore al 30%. La questio- ne, comunque, è ancora controversa perché per diversi esperti lo scarto sarebbe molto più contenuto. In ogni caso, a favore della cinghia, ci sono vantaggi indiscutibili. Primo fra tutti la praticità visto che, al con- trario della catena, non ha bisogno di alcuna manutenzione. Quindi, oltre a risparmiare tempo e denaro per la lubrificazione, non si corre neppure il rischio di sporcarsi i pantaloni mentre si pedala. La cinghia offre altri indi- scutibili vantaggi: è più leggera della catena tradizionale (alcuni modelli sono al di sotto dei 100 grammi) e, soprattutto, molto più silenziosa. Inoltre, grazie ai rinforzi in car- bonio (o kevlar), può sostenere carichi superiori, rivelandosi più resistente. Forse però l’aspetto più interessante in ambito urbano è che, nonostante la manutenzione-zero di questa soluzione, la cinghia può van- tare una vita molto più lunga della ca- tena: nonostante non ci siano ancora dati attendibili, visti i numeri piutto- sto limitati, la durata media oscille- rebbe tra i 10 e i 14 mila chilometri. Messa in questo modo, sarebbe lecito aspettarsi una vera e propria invasio- ne di biciclette con questo genere di trasmissione. Ma un cambiamento così radicale richiede tempi medio- 24 vivere la bici hi-tech Promette vita lunga e manutenzione zero. La cinghia in poliuretano è, oltre che anti-grasso, più leggera e resistente. Ma rende meno, soprattutto con il freddo. di Matteo Scarabelli NO OIL Catena
  • 25. 25 lunghi. Anche perché ci sono diver- si problemi ancora da risolvere. Per esempio: dato che la cinghia è un pezzo unico, al contrario della catena che è fatta da tante maglie attaccate l’una all’altra, per sostituirla è ne- cessario ‘aprire’ il telaio, a meno che questo non sia stato disegnato specifi- camente per questa soluzione (oppure non abbia un carro posteriore molto alto, come nel caso di alcuni modelli pieghevoli, così da non ostacolare la rimozione della cinghia). Basta que- sto, probabilmente, per scoraggiare i primi entusiasmi. Ma c’è dell’altro. Oltre alla sostituzione della corona e del pignone posteriore con le apposite pulegge, le biciclette “cinghiate” non possono usare il classico cambio con il deragliatore. Quindi l’unica alter- nativa al rapporto unico è il cambio interno al mozzo posteriore. Soluzio- ne di grande praticità ed efficienza, basti pensare che si può usare anche a ruote ferme, ma senz’altro non a basso costo. E un altro fattore nega- tivo riguarda la difficoltà di mettere correttamente in tensione la cinghia, operazione che tra l’altro richiede un movimento centrale eccentrico oppure i forcellini scorrevoli. Infine il freddo: con temperature prossime allo zero la cinghia perde molta del- la sua flessibilità, diventando molto meno efficiente. In casi estremi addi- rittura inutilizzabile. O Alternativa cardano Tra le alternative possibili alla tradizionale trasmissione a catena c’è anche il cardano. Una soluzione che, da quando è stata introdotta per la prima volta, all’inizio del Novecento, fa sporadicamente capolino in campo ciclistico. Il cardano è composto da due accoppiamenti di corone ipoidi, una si trova all’altezza del movimento centrale, l’altro nel mozzo della ruota posteriore, collegate da un albero di trasmissione. Tutte queste componenti, che hanno il vantaggio di trovarsi a un’altezza superiore rispetto alla catena o alla cinghia, sono chiuse all’interno di un guscio che le protegge da polvere, acqua e fango. Per questa ragione il cardano non ha bisogno di manutenzione e risolve pure il problema dello sporco. Gli svantaggi sono il peso e l’efficienza, inferiore anche a quella della cinghia. Caratteristiche particolari che, se da una parte hanno impedito al cardano di far breccia nel mercato della bicicletta, dall’altra rappresentano la soluzione ideale in certe situazioni. Un esempio: il BikeMi, servizio di bike sharing milanese (nella foto). In questo caso, infatti, l’affidabilità, la resistenza e il basso livello di manutenzione richiesta contano molto di più della performance. Tra i grandi marchi, Bmc è quello che ha puntato più decisamente sul poliuretano. Ma l’innovazione ha toccato anche pieghevoli (a sinistra,Tilt di BTwin) ed e-bike (in basso, OldTown diWayel).
  • 26. 26 Una critical mass di genitori e bambini che pedala verso scuola. Un’esperienza nata dal basso a Roma e Milano diventa contagiosa abitudine. di Simona Ballatore L aura ha dato il là: un post, scrit- to sulla pagina Facebook della Critical Mass, un invito a noz- ze. Poi tutto è stato spontaneo, conta- gioso. La 'Massa Marmocchi', com’è stata battezzata in quel di Milano, cre- sce. Laura Farinella, tre figli, sorride. Ogni giorno accompagna il più piccolo alle scuole elementari Italo Calvino, periferia milanese: pioggia o sereno, il suo mezzo preferito resta la bicicletta. Per arrivarci dovrebbe percorrere - le basterebbero sette minuti - un viale trafficatissimo. Un’impresa. «Quasi impossibile – conferma – quello che pesa veramente è la preoccupazione. Ho studiato vie alternative, passan- do da dietro, scendendo e salendo dai marciapiedi, anche se so che non si po- trebbe». Ma con i bambini come si fa se le piste ciclabili scarseggiano? Dopo piccole e grandi battaglie quotidiane, all’alba di un giorno di settembre ha avuto un’idea, ha preso in mano il com- puter e ha scritto un messaggio: «Mio figlio grande, 19 anni, frequenta i ra- gazzi della Critical Mass il giovedì sera – racconta - Mi è venuto in mente di chiedere loro di aiutarci, una volta ogni tanto a percorrere il viale in maniera sicura e festosa con i bambini. Non ave- vo idea di quel che sarebbe successo». storie vivere la bici Ovvero che quella 'volta ogni tanto' si trasformasse in un appuntamento fis- so, a cadenza settimanale, e che dalla prima volta – il 2 ottobre – altre scuole scendessero in campo, in centro come in periferia, inventando percorsi, for- mule, unendosi ad altri istituti. E così, un’esperienza già collaudata nei piccoli paesi e in altre città (come a Reggio Emilia dove il BiciBus coor- dinato dal Comune di Reggio Emilia in collaborazione con l'associazione 'Tuttinbici–Fiab' ha appena compiuto dieci anni di età) ha conquistato le me- Elementare, BICI!
  • 27. 23 tropoli: dove le amministrazioni loca- li sono più latitanti, ci si organizza dal basso, ci si autogestisce, scendono in campo i volontari, i genitori, cercando di sensibilizzare i 'piani alti'. A Roma il primo corteo scolastico è stato organiz- zato in settembre, in concomitanza con la Settimana Europea della Mobilità. Milano ha rilanciato nelle settimane successive. Il 29 novembre, per la pri- ma volta, il 'Bike to school day' si è fat- to nazionale, estendendosi a Bologna, dove la 'Massa Marmocchi' è Cinnical Mass (da cinno, che significa bambino in dialetto), a Caserta, a Napoli, a Me- stre. Nella Capitale hanno aderito oltre trenta scuole, conquistando il patroci- nio del Campidoglio, anche se l’evento è stato organizzato, gestito e coordina- to interamente da genitori, volontari e bambini. SCORTA MILITANTE L’unione fa la forza, così la 'critical school' si riappropria delle strade, fa- cendo meno caso a quei clacson che fremono per imporsi. «È un’occasione per stare insieme ma anche una riven- dicazione sull’utilizzo degli spazi – ri- badisce Laura - e i volontari che ci scor- tano sono molto bravi, hanno tecniche rodate, ci sentiamo sicuri: i bimbi sono sempre avanti, noi dietro». Una para- ta di campanelli e musica. «Andiamo avanti così – ribadisce il gruppo com- patto - Ci piacerebbe coinvolgere tanti genitori, speriamo che man mano pren- dano coraggio. Ci vuole costanza, non importa il freddo, abbiamo pedalato anche sotto l’acquazzone». Studi recenti hanno dimostrato che al momento d’ingresso e di uscita da scuola si registrano valori altissimi di smog: molti accompagnano i bimbi in macchina, alcuni si fermano davanti al portone senza spegnere il motore. «Fa molto più male del freddo, i miei figli non si ammalano mai» parola di mamma ciclomunita. Nelle immagini, tutte scattate a Milano, centro e periferia conquistati allo stesso modo nei giorni del bike to school. Qui sopra e in basso a sinistra due istantanee nei pressi della centralissima scuola Sant'Orsola. Qui a fianco, genitori e bambini nella periferica viale Monza, con il supporto dei ragazzi della Critical Mass (in posa nella foto in basso). Spostandoci nel cuore delle città non c’è il traffico dei viali di periferia ma gli ostacoli non mancano: «Dobbiamo fare i conti con le rotaie, con le mac- chine parcheggiate, con il porfido e soprattutto con chi presta poco atten- zione alle bici – sottolineano le milane- si Chiara Calaldi e Alessia Di Gian- camillo, figli al seguito – ma grazie a queste iniziative possiamo spostarci divertendoci, i bimbi solo felici. È un ottimo mezzo di locomozione la bici- cletta, non inquina e non potremmo farne a meno». La bandiera è una sola: tutti in bici a scuola, in tutta sicurezza; per garan- tirla sono scesi in strada anche ciclisti urbani volontari. «Da piccolo andavo a scuola in bici, per me era il quotidia- no, nulla di straordinario. Lo facevo da solo, percorrevo cinque chilometri. Mi piacerebbe che questa possibilità ci fosse anche per i ragazzi delle nostre città» racconta Rudy Reyngout, di ori- gine belga, mentre segue gli alunni con la sua Officina Ciclante. O
  • 28. 28 Hamara, Sory, Justus. Tre odissee, un lieto fine chiamato Ciclofficina Mondo. Accade a Brescia, dove una onlus abbina accoglienza e avviamento al lavoro. di Michele Bernelli L e mani di Hamara si muovono agili, sicure, tra morsetti e pi- gnoni. Hanno iniziato bambine a riparare biciclette, nell’officina del padre a Bamako, Mali, hanno ripreso a 23 anni nella Ciclofficina Mondo, inaugurata lo scorso novembre a Bre- scia. In mezzo una vita d’avventura, la Libia di Gheddafi come riparo agli scontri etnici del suo Paese, la fuga pre- cipitosa allo scoppio della guerra civile, lo sbarco a Lampedusa, il sospirato sta- tus di rifugiato politico. L’apprendistato La vita di Hamara incrocia a Brescia quella di Adl Zavidovici, una onlus nata sull’onda delle emergenze uma- nitarie in Bosnia, e che dal 1996 si occupa di cooperazione, accoglienza, formazione al lavoro per migranti. E che per loro vede uno sbocco possibile anche in una ciclofficina. «A Brescia mancava – racconta Elio Rudelli, nella sede dell’onlus – e così abbiamo attiva- to un corso di 35 ore di manutenzione della bicicletta e di educazione strada- le. L'hanno frequentato una ventina di storie vivere la bici migranti al termine abbiamo scelto le due persone più adatte e motivate». Viene dal Mali anche il secondo, Sory. È di Segou, la vecchia capitale dell’im- pero Bambara, 200 km a nord-est di Bamako. Anche lui imbarcato in fret- ta e furia – su un altro barcone - per Lampedusa, diventa ‘rifugiato’ come Hamara, e come lui frequenta il cor- so di Brescia. Nel suo Paese faceva il carpentiere, di metalli è già pratico, di biciclette lo diventa. Hamara e Sory, una volta selezionati, affrontano un tirocinio di sei mesi in azienda (Ruotalibera, di Gussago), per imparare i segreti del mestiere. Gli fan- no qualche lezione anche i dirigenti della Fiab di Brescia. Visitano l’Expo- bici di Padova, frequentano seminari sulla gestione del negozio. Con la supervisione di Adl Zavidovici formano la cooperativa Gekake (in lingua bambara significa “tutti uniti”) coinvolgendo come terzo socio Justus, 32 anni, da Nairobi: in Kenya faceva il contabile, in Italia ha iniziato racco- gliendo pomodori e olive, poi ha prefe- rito il commercio, tra spiagge, piazze, mercati, ogni stagione il suo assorti- mento. E a novembre, su la saracinesca – affaccia su una vietta tranquilla, in centro, 500 m da Piazza della Loggia – e la nuova avventura ha avvio. Vita di negozio «Qui in negozio tutti facciamo un po’ tutto» racconta Hamara; ma quando ci distrae il suono del campanello della La bici dopo la TEMPESTA
  • 29. 29 porta è Justus che si stacca dal bancone dove stiamo chiacchierando, si prende carico della cliente appena entrata, la accompagna tra le bici esposte, la tenta digitando veloce, su una vistosa calco- latrice, prezzi e sconti. Sory e Hamara, da buoni meccanici, ci parlano a strap- pi senza smettere il lavoro di fino sulle bici in riparazione. Un po’ alla volta si scioglie il clima, con la confidenza si apre il libro dei sogni. C’è la speranza di Hamara di tornare in sella a correre come faceva in Mali, e prima di lui suo padre; c’è quella di Justus di fare l’ambulante su un cargo- trike, «proprio uno come questi», e in- dica la foto in copertina di BC. Justus è tornato al banco, la signora tornerà, forse, domani. Nulla di fatto per ora. «In tanti – si lamenta - voglio- no una bici, ma un po’ bruttina, e che costi poco. Così, dicono, non ce la fare- mo rubare». Nei primi mesi di attività, per una bici nuova se ne vendono dieci rigenerate in ciclofficina. «È presto per valutare la redditività dell’impresa – riflette Elio Rudelli – ma di sicuro abbiamo colmato un vuo- to, offrendo un servizio che gli altri Nelle immagini, realizzate dal fotoreporter Livio Senigalliesi, Sory (a sinistra, t-shirt arancione) e Hamara al lavoro in ciclofficina. due negozi del centro non hanno». La clientela è varia, come le bici in mo- stra, c’è anche la fissa della casa vicino all’elettrica di marca. Nel tempo breve della nostra permanenza si succedono una donna di Sri Lanka che non si dà pace per il cattivo funzionamento della sua e-bike, e un giovane di brescianis- sima cadenza per una messa a punto di una bici da corsa d’alta gamma. Uscendo incrocio un’altra clente. Con sé ha solo un verbale, la bici, danneg- giata in un incidente stradale, è in custodia al comando dei vigili urbani; chiede ai ragazzi di andarla a ritirare, verbale alla mano, per valutare i danni e fare un preventivo per l’assicurazio- ne. Un attimo di logica titubanza (loro son pur sempre migranti, i vigili forze dell’ordine…), poi si fanno spiegare la strada, escono in coppia. «Dopo vi rag- giungo anch’io» li rassicura Elio… La panchina dei migranti Per tutto il tempo, in un angolo del negozio, si sono scambiati posto e chiacchere, su una panchina, altri mi- granti. I gestori, tra intervista e lavoro, sembravano non curarsi di loro. Ma brevi parole, di quando in quando, la- sciavano capire che c’è alle spalle una storia comune che si è fatta fratellanza. È vero, le ciclofficine sono sempre luo- ghi dove la socialità dilata il tempo, chi ha fretta si accomodi pure all’uscita. In questo caso però c’è dell’altro: c’è che Ciclofficina Mondo è diventato una sorta di casa del popolo per la vasta co- munità dei migranti a Brescia. Ripara e rimette a lustro biciclette, e intanto riscalda cuori e accorcia distanze. O
  • 30. 30 vivere la bici vetrina di Matteo Scarabelli BELLI DI NOTTE Casco con luce integrata. Le luci della bicicletta hanno la batteria scarica? È sempre meglio avere una soluzione di emergenza: una buona idea è questo Foldable Premium, casco che, oltre a “chiudersi” a fisarmonica per occupare meno spazio nello zaino o in borsa, ha una luce di posizione rossa sulla parte posteriore (149 €). CARRERA Luci alternative. Ventiquattro led per ogni ruota, ma se ne accendono soltanto otto alla volta: bianchi nella ruota anteriore e rossi in quella posteriore, per un totale di circa 600 lumen. Uno dei sistemi di illuminazione più originale ed efficaci in circolazione. Non passerete inosservati (170 €). RevoLights Energy Bike Music Box. Lettore mp3 (con radio fm) trasformabile in un piccolo fanale anteriore. Fissaggio semplice e sicuro, il lettore/ fanale si rimuove facilmente dal manubrio per la ricarica (con presa usb) o per evitarne il furto. Lontano dal traffico, i 3 watt di potenza garantiscono un buona ascolto. Si acquista on-line (26 €). www.oneclick.it Borse fluo. È uno zaino ma può diventare una borsa a tracolla (basta cambiare l’attacco degli spallacci), in entrambi i casi è visibile a 100 metri di distanza. Ha una doppia tasca all’interno ed è disponibile anche con la grafica del limite 30 kh/h che è mission e segno distintivo del marchio (36€). Zona30 e e e P oco traffico e strade silenziose, ma anche visibilità limitata e automobili più (che mai) veloci e pericolose. Pedalare di notte, o al mattino molto presto, ha un fascino speciale. A patto, ovviamente, di farlo in condizioni di massima si- curezza. Il che non significa soltanto essere visibili: la sicurezza by night comprende anche un lucchetto affidabile, un abbigliamento comodo e funzionale e gli accessori giusti per pedalare con la massima attenzione e con le mani ben salde sul manubrio. Ecco il kit di BC dedicato a chi non rinuncia alla bicicletta neppure quando è buio. e
  • 31. 31 Antifurto con chiave A led integrato. Chi lascia la bicicletta in strada nelle ore notturne ha bisogno di un lucchetto affidabile. Come questo Abus Granit XPlus 540 che può vantare quattro brevetti, tra cui la chiusura indipendente su entrambi i lati e un cilindro con 1,2 milioni di combinazioni. Il led sulla chiave è una gran comodità quando si usa il lucchetto al buio (120 €). Abus Telaio fluo. Di giorno si “caricano”, di notte si “illuminano”. Sono gli originali telai di Trubbiani che, grazie a un sistema innovativo di verniciatura, al buio diventano luminescenti. Ideali per stupire gli amici di pedale (da 650 €). Trubbiani Giacca con dettagli fluo. Impermeabile e antivento, con le cuciture nastrate all’interno per il massimo della tenuta. Sulla tasca posteriore di questo Traveller Jacket c’è una fodera su misura per inserire il led (compresso nella confezione). Ha delle prese d’aria nella zona sottomanica mentre i polsini si possono regolare con la chiusura in velcro (140€). Northwave Portabottiglie. Cena a casa di amici? Questo porta bottiglia è perfetto per trasportare un buon vino in tutta sicurezza. Tra l’altro la posizione è ideale per non incidere sulla guidabilità della bicicletta. Si adatta a qualsiasi tipo di telaio e non sfigura neppure sui modelli più chic (20 €). BICYCLE WINE RACK e e Pneumatici con bande laterali catarifrangenti. Copertura quattro stagioni, ideale anche per l’utilizzo invernale. Sui lati di questa Protek Star Grip c’è una banda luminescente che aumenta la visibilità laterale della bicicletta, spesso trascurata (alzi la mano chi sostituisce i catadiottri su ruote e pedali!) ma prevista anche dal Codice della strada (35 €) . Michelin e e e
  • 32. news turismo 32 viaggiare Proposta tour Dolomiti-Venezia, ottovolante nella storia Sul filo delle acque, dal Lago di Misurina alla laguna, tra fiumi carichi di passato e ferrovie dismesse, in un paesaggio intarsiato di paesaggi e centri d’arte. PROGRAMMA Durata: 8 giorni, 7 notti, 7 giorni in bicicletta - da sabato 13 a sabato 22 giugno Sviluppo percorso: Ritrovo aVenezia-Mestre, transfer per il lago di Misurina; percorso su sviluppa su piste ciclabili e su strade secondarie a basso traffico. Alcuni brevi tratti su strade a traffico medio, due brevissimi tratti su strade trafficate, perlopiù pianeggiante con alcune lievi salite. Il fondo è in parte asfaltato e in parte di buon sterrato con un breve tratto di sterrato faticoso. Tappe: Lago di Misurina -Termine di Cadore - Belluno (76 km), Belluno - Lago Corlo (64 km), Lago Corlo - Asolo (50 km), Asolo-Treviso (60 km),Treviso - Lio Maggiore (66 km), Lido diVenezia - Pellestrina –Venezia (60 km). Info: tel. 045 8346104 - www.simonettabiketours.it econsentedipedalareconcalma, ammirandoipanoramiprimaarcignidella valleserrata,poipiùlarghilungoilPiave finoaTerminediCadore. Almarginesuperioredell’Antica RepubblicadiVenezia,Feltreconlasua nobiltàcittadinaprecedeilpassaggio perlaValsugana, lungo il corso del fiume Brenta.Siamodallepartidellamemoria irredentista,diglorieesofferenze belliche,delfamoso‘pontediBassano’, bellissimoconletravaturedilegnoscuro ecaricodimemorie(quièancoraper tuttiil‘pontedeglialpini’);maalleporte diBassanodelGrappac’èancheilnitore rinascimentalediVillaAngarano,una dellesplendidevillepalladiane.Divilla invilla(dopoAsolosfilanoVillaCorner dellaReginaeVillaEmo)sitraguarda Treviso,cittàmurata,segnatadacanali altrettantosuggestivi. Nonc’èfretta,inbici;ealloraanche selametadaquièVeneziacisipuò concedereundetourchesfruttailcorso tranquillodelSileperraggiungerela Laguna,procederelungoilsuocontorno, sulunghissimelinguediterrasospese sull’acquafinoaLioMaggioreeLio Piccolo,distrattidallemoltitudinidi fenicotterirosa. Lasciatalalagunaelebarene,losbarco sulLidodiVenezia.Quilaterrafinisce ecominciailmareaperto,nonquello addomesticatodellalaguna.ÈlaVenezia double-face,dalLidoinaristocratico liberty,aMalamocco,ilnucleopiù anticodiVeneziarivoltoversoilmare conlecasevenezianedelCinquecento daicoloripastelloeconlefinestrea bifora,finoaPellestrina,conlecasedei pescatoridaicolorisgargianti,leretida pescaalsoleeipescherecciormeggiati. Alvialemeravigliedellanatura, cattedralidirocciascolpitenelcielo. Al traguardolaciviltàdell’uomo,geometrie earchitetturediunacittàsospesa sull’acqua.Inmezzo,traleDolomitie Venezia,unitinerariochescendedanord asudsvelandounaantologiadibellezze delVenetosulfilodiduefiumichehanno fattolastoriadellaregione,ilPiavee ilBrenta,ediunsuggestivofiumedi risorgiva,ilSile. Lacorrentedell’acquaè unacompagnafedeledipedalatesicuree gradevoli;gliinnestitraunfiumeel’altro, ledigressionicheintarsianol’itinerario, sonoilvestitotailormaderealizzatoda Simonetta BikeTours,chelopropone (vedibox)comeantipastodellaprossima estate. IlcorridoiocheraccordaDolomitie Veneziaèconnotatodaambientimolto diversitraloro,edegualmentevario, sulpercorso,èilsegnodell’uomo:ville veneteeedificidipregioarricchiscono ilpaesaggiopresidiatodatantebelle cittadinericchediarteedistoria. Ilprimospecchiod’acqua,cheaccogliea nord,èquellodolceesaturodellelucidi montagnadellagodiMisurina;a1754m, cisispecchianolevettedelleDolomiti,in un’ariararefattacheliberailrespiro. Sivolteggiaperbrevitornantisino aintercettarelabellaciclopista chesegue il tragitto della vecchia ferroviaDobbiaco-Cortina-Calalzo, orariconvertitaaciclabile,traboschi, vecchicaselliferroviari,nelloscenario dellesplendideDolomiticadorine,fino all’aristocraticaCortinad’Ampezzo. Allaciclopistasisostituiscepoila pedalatasuun’altrastradacuiiltempo haridatogiustizia:lavecchiastatale 51diAlemagna,storicoraccordotrala pianuravenetaeipaesigermanofoni,è stataabbandonatadaltrafficoamotore In alto,Villa Angarano; a sinistra, la laguna veneta e le Dolomiti sul lago di Misurina.
  • 33. 33 Untourattraversoundistillatodelle eccellenzeolandesi,tulipani,formaggio, mulini,inquelriposantepaesaggio agrestecontesoneisecoliallaforza delmare.A fine aprile,quandole fiorituresonoallorosplendore,un tourdiqueiluoghinonpuòprescindere ZEPPELIN Bici più barca, vista tulipani VAL D’AOSTA E-bikes solari verso il Paradiso Uno strumento di facile consultazione e con informazioni aggiornate per percorrere in sella alla bicicletta uno degli itinerari ciclabili più affascinanti d’Italia. È lo scopo del roadbook sulla Ciclovia adriatica pugliese redatto dalla Regione Puglia in collaborazione con la Federazione Italiana Amici della Bicicletta per promuovere il cicloturismo anche come strumento di valorizzazione economica del territorio. «Con questa pubblicazione – ha dichiarato l’assessore regionale alla Mobilità Giovanni Giannini – vogliamo sensibilizzare Istituzioni ed enti locali a valorizzare l’utilizzo della bicicletta realizzando quelle necessarie infrastrutture ciclabili che possano costituire un ulteriore passo verso il processo di costruzione della rete ciclabile pugliese». Cento pagine, in italiano e in inglese, il volume fotografa la situazione della percorribilità in bicicletta della Ciclovia Adriatica nel tratto pugliese. In pratica individua il miglior percorso stradale per attraversare la Puglia da Nord a Sud, lungo l’Adriatica per lo più su strade a bassa intensità di traffico e toccando centri come Brindisi e Bari che sono terminali rispettivamente del percorso europeo Eurovelo n. 5 Ciclovia Romea-francigena (Londra-Roma-Brindisi) e di quello nazionale n. 10 BicItalia Ciclovia dei Borboni (Napoli-Bari). Oltre alle descrizioni dei percorsi, con indicazioni tappa per tappa, il road-book offre ai cicloturisti di tutto il mondo una cartografia semplice.Tra le informazioni veicolate ci sono lo stato della pavimentazione delle strade, la tipologia di sede stradale e le mappe in scala. Di recente rilanciato anche da Eurovelo, il roadbook è disponibile anche al download dal sito http://mobilita.regione.puglia.it INIZIATIVE La Puglia in tasca con il nuovo roadbook dalKeukenhof,conisuoi6milionidi bulbiinfioreacrearecomposizioni impressionanti.Lapropostabici+barca diZeppelinoffretappedituttocomodo (tra30e50kmalgiorno),bordeggiando icanali,coninatantisemprealseguito aoffrireilmassimodelcomfort,cabine doppieconlettibassieserviziprivati. PartenzaearrivodaAmsterdam,esul percorsoaltrecittàstoricheolandesi, comeHaarlemeLeida,accompagnatore localemaconbuonaconoscenza dell’italiano. Dueopzionidiverse:toursu4giorni (partenzeil19eil30aprile),o su5giorni (partenzeil22eil26aprile). Info: www.zeppelin.it Tel. 0444 526021 Cresce il bike-sharing ad energia solare nelle valli del Gran Paradiso. Dall’estate saranno infatti disponibili nuove mountain-bike a pedalata assistita presso le 11 pensiline fotovoltaiche in cinque Comuni interessati della Val d’Aosta (Cogne, Valsavarenche, Rhemes-Notre Dame, Rhemes-Saint Georges, Introd). Si aggiungeranno alle 66 bici elettriche che dal 2012 vengono utilizzate dai cittadini.Tutto è partito con il progetto pilota Re.V.E.-Gran Paradis: l’obiettivo era il contenimento del traffico automobilistico nelle valli. Da allora, con 1500 registrazioni al servizio bike-sharing sono stati garantiti 6800 viaggi nelle estati 2012 e 2013, con un incremento del 37% degli spostamenti da un anno all’altro. Un investimento da 850mila euro, cui l’Ue ha contribuito con 340mila euro. Il successo di questo servizio innovativo ha contagiato anche i Comuni di Chamois e La Magdaleine, in Valtournenche, che si preparano ad accogliere servizi simili di bike-sharing.
  • 34. news turismo viaggiare ABRUZZO Sea Cycling: nel 2015 131 km vista mare Riposarsi all’ombra del Big ben o dellaTour Eiffel? Libertà di scelta con Girolibero, che propone l’Avenue Verte, nuova classica del cicloturismo europeo nella doppia versione (Parigi-Londra oppure Londra-Parigi). La verdissima campagna inglese e il nord della Francia, che incrocia la valle della Senna, raccordate dal piacevole diversivo della traversata sulla Manica. Inaugurata nel 2012, l’Avenue Verte offre a chi va da solo una rete di strutture di accoglienza bike friendly, ed è un percorso agevole particolarmente adatto a un’esperienza di gruppo. Girolibero, anche qui, è al servizio di chi vuol far da sé, mettendo la sua competenza nella costruzione di un viaggio individuale (da fine maggio a metà settembre); e accompagna, con guide già esperte del tracciato, settimane di gruppo, in luglio e agosto. Info: www.girolibero.it Tel. 0444 323639 GIROLIBERO Londra-Parigi double face SiscriveAbruzzoSeaCycling, sileggepista ciclopedonale più estesa d’Italia.Incantiere cisono131kmdisentierie tracciaticheattraverseranno l’intera regione,passando perleprovincediTeramo, PescaraeChieti,affacciate sulmare. Unavoltaultimata,l’opera batterebbeilrecord diestensionefinora appannaggio,conisuoi125 km,dallaCicloviaDestradel Po.L’interventopartiràdai 55kmdipistegiàesistenti cheandrannopotenziatee integrateconl’allargamento delserviziowi-fifreeatutta lacostaabruzzese.Verranno poirealizzatiirestanti76 kmchecompleterannola ciclovia. Percollegarel’interatratta siprevedelarealizzazione ditrepontisuifiumiSaline PiombaeVomano,conuna spesadi8,7milionidieuro.Il costototalediAbruzzoSea Cyclingèdiquasi40 milioni di euro conunfinanziamento regionaledi6,2milionidi euro.Ilavoriinizierannoafine annoperconcludersinel2015. Anticipareilprimocaldod’estateprogrammandounasettimana traiboschieglispaziapertidell’altopianodiAsiago.Latentazione vienedaJonascheorganizzauntourche,giornodopogiorno, alternaalmattinoescursionifaciliinbiciclettalungoferrovie dismesseesterratisemprebencurati,ealpomeriggiovisiteai luoghistoricidiunaenclavedell’etniacimbrainterraveneta:il museoCimbro,ilmuseodeiCuchi,ilmuseodellaGrandeGuerra, ilmuseodell’acqua,l’osservatorioastronomicodicimaEkareil palaghiacciodell’Hodegart.Sosteghiotteanchetraleeccellenze enogastronomichedelterritorio:ilformaggioAsiago,idistillati dierbe,legrappe,mieliemarmellate,lastoricatortaOrtigara.Il primoappuntamentoèperl’8giugno,malaciclovacanzareplica conpartenzeil6luglio,il3eil31agosto,il21settembre. Info:tel.0444303001-www.jonas.it JONAS Asiago, il respiro dell’altopiano 34
  • 35. Diciotto grandi direttrici, 18mila chilometri di una grande rete di ciclovie nazionali, un palcoscenico da cui scoprire panorami e tesori d’Italia in bicicletta, una nuova risorsa al servizio del turismo del nostro Paese. Un progetto elaborato da Fiab, con il supporto del ministero dell’Ambiente, collegato alle reti europee di Eurovelo. Storia, potenzialità, strategie di sviluppo. E una mappatura dei percorsi. a cura di Simona Ballatore e Michele Bernelli BICITALIA U na rete di ciclovie che percorre l’Italia in lungo e in largo, coast to coast. Diciottomila chilometri tracciati sulla cartina geografica, di cui oltre tremila già attrezzati, per rispondere agli standard di qualità europei e a una domanda di cicloturismo crescente. Bicitalia è questo: un intreccio, ideato e promosso per oltre vent’anni da Fiab, oggi sostenuto anche dal ministero dell’Ambiente, che sta prendendo forma, legando insieme gioielli artistici e panorami straordinari. Da una parte ci sono percorsi già collaudati - come la Ciclopista del Sole dal Brennero a Santa Teresa di Gallura - dall’altra itinerari tutti da scoprire, come la Via dei Tratturi che unisce Vasto a Gaeta, da iniziare a sperimentare, nell’attesa di interventi di riqualificazione e messa in sicurezza. Il lavoro di mappatura è stato, e continuerà a essere fatto, ‘sul campo’, dai pionieri in bicicletta, via via che sulle loro gambe accumulano esperienze e informazioni. Non quindi semplici linee tracciate sulla carta, ma una testimonianza, Dossier viaggiare 35
  • 36. un’indicazione su dove pedalare bene oggi e ottimamente domani. «Bicitalia - sottolinea Antonio Dalla Venezia, responsabile Fiab dell’area Cicloturismo - è un progetto importante dal punto di vista economico e sociale. Questi percorsi sono sia per i turisti sia per i residenti, recuperano e valorizzano il territorio. Il ruolo di Fiab è stato di proposta: abbiamo fatto da regia e collante perché per troppo tempo è mancato un soggetto che se ne occupasse. Abbiamo chiesto alle Regioni di appoggiare la nostra idea e molte ci stanno seguendo. L’obiettivo è dare a questa rete un respiro veramente nazionale, che guardi all’Europa». E che diventi parte consistente di Eurovelo, la grande mappa di itinerari cicloturistici che attraversa tutto il continente. Un tassello dopo l’altro Ciclovia non significa solo pista protetta, ma anche ex ferrovie riqualificate, alzaie, sentieri, antichi acquedotti recuperati come sta succedendo in Puglia, ponti romani, strade secondarie poco trafficate. Più che un’infrastruttura è una successione di infrastrutture compatibili. «Abbiamo messo insieme i segmenti esistenti, come i corridoi di Bolzano, Trento, Verona e Mantova per dar vita alla Ciclopista del Sole e abbiamo realizzato guide. Oggi concretamente si riesce ad andare dal Brennero a Firenze in bicicletta. L’obiettivo di Bicitalia è creare 18mila chilometri di rete, circa tremila sono già strutturati e alcuni sono di altissima qualità» spiega Claudio Pedroni, pioniere di Fiab e coordinatore del progetto. Per completare questo mosaico servono più connessioni e una segnaletica che consenta a tutti di capire che l’infrastruttura c’è, esiste, ha una sua collocazione. «Il più bel regalo per un cicloturista - continua - è far vedere che qualcuno si preoccupa del suo orientamento. C’è un rapporto diretto fra il territorio e il ciclista, per questo si avverte la necessità di un’uniformazione a livello nazionale. Alcune Province hanno realizzato progetti bellissimi, ma non hanno strumenti amministrativi per guardare al di là del loro confine. Bicitalia deve essere un ombrello, dare un coordinamento sovraregionale per ragionare in termini di Italia, integrandosi alla rete Eurovelo». Non è solo un grande e ambizioso network, si propone come risorsa per comunicare quanto il territorio offre, promuovendo anche A fianco, Luigi Crotti, titolare dell’agriturismo Corte Onida, certificato Albergabici. Sotto, Sabrina Meneghello, esperta di economia del turismo. circuiti fuori dalle grandi direttrici che hanno una loro consistenza, un loro fascino, cercando di intercettare e far conoscere quanto di bello e ciclabile c’è oggi in Italia. «Coinvolgere chi si trova fuori dalla rete significa motivare amministrazioni locali e operatori, che magari ci daranno una mano per costruire una rete più ampia», conclude Pedroni. Perché un percorso da 30 chilometri è un episodio, magari piacevole, ma si ferma lì. Se invece quei trenta rientrano in un sistema, si comincia a scrivere un racconto di viaggio, pronto a trasformarsi in romanzo. Una finestra sull’Europa Che valga la pena investire in questa direzione - sia sui percorsi già vivi che su quelli potenziali - è ormai assodato. Lo dicono le esperienze dei ‘vicini di casa’ che pedalano lungo il Danubio o sperimentano la Parigi-Londra; lo dicono i principali operatori economici. E lo conferma anche l’Europa. Secondo lo studio European Cycle Route Network Eurovelo, condotto dalla Direzione Generale per le Politiche Interne del Parlamento Europeo nel 2012, il cicloturismo ha raggiunto un giro d’affari di 44 miliardi di euro: 2,3 miliardi di viaggi, 20,4 milioni di pernottamenti. L’Italia paga un ritardo per quel che riguarda le infrastrutture e l’accoglienza, ma, a dispetto di un BC Dossier Bicitalia viaggiare 36
  • 37. Il treno (foto in alto a destra) può essere un volano importante per lo sviluppo del cicloturismo, anche se la rete nazionale non offre un servizio omogeneo per chi viaggia su due ruote. territorio più ondulato rispetto ad altre nazioni può contare su un clima invidiabile, su gioielli paesaggistici e artistici che molti sognano e su un patrimonio enogastronomico ineguagliabile. Secondo la ricerca, le tratte italiane di Eurovelo – oltre 6mila chilometri - generano un fatturato di 2,05 miliardi di euro, di cui 1,51 miliardi per pernottamenti. Un volano per l’economia e per il ‘marchio’ Italia da potenziare e sfruttare al meglio: se le vacanze in bicicletta oggi si attestano intorno all’1%, con Bicitalia potrebbero quadruplicare. Il circolo virtuoso Primo luogo comune da sfatare: il cicloturismo non è un turismo povero, tutt’altro. «Mentre un turista stazionario, che si concede per esempio una vacanza al mare - spiega Sabrina Meneghello ricercatrice del Ciset (Centro Internazionale di Studi sull’Economia del Turismo) all’Università Ca’ Foscari di Venezia - spende in media 62 euro al giorno, il cicloturista si caratterizza per una spesa giornaliera che oscilla dai 90 ai 130 euro. Prenota spesso attraverso operatori specializzati, viaggia in coppia o in piccoli gruppi, vuole conoscere la zona e predilige percorsi a tappe che permettano la visita di attrazioni culturali e naturalistiche; ama pernottare in strutture ricettive Numeri 18.000l’estensione in chilometri della rete nazionale Bicitalia, che oggicontadiciottoitinerari; 3.000ichilometrigiàattrezzati perrispondereacriteridiqualità;6.000quelliinseritinelcir- cuitoEurovelo 44miliardi di euro, è il giro d’affari raggiunto dal cicloturismo in Europa secondo la studio European Cycle Route Network Eurovelo della Direzione Generale per le Politiche Interne delParlamentoEuropeo(2012) 2,05sempre in miliardi di euro, è il fatturato del cicloturismo in Italia 37
  • 38. BC Il Sentiero della Bonifica, tra Arezzo e Chiusi, inToscana. In alto a destra, la mappa di Bicitalia. In basso,Trentino: Bicigrill per la sosta a bordo ciclabile. I primi passi Alla fine degli anni Ottanta qualche amministrazione par- ticolarmente sensibile iniziò a pensare a percorsi adatti a turisti in bicicletta, come Mantova con la sua rete attorno al Mincio. Ma è nel 1991 a Milano che venne ideata la madre ditutteleciclovie:quell’annoVelocity,lamanifestazioneche si svolge a rotazione nelle città europee ed extraeuropee, approdò nel capoluogo meneghino. Lì fece il suo debutto la Ciclopista del Sole, pensata in contrapposizione all’Auto- stradadelSolechecollegavailNordItaliaaNapoli. Dieci anni dopo, nel 2001, il Cipe deliberò il ‘Piano generale deitrasportiedellalogistica’,cheimpegnavailMinisterodei Trasportiasviluppareunostudiodifattibilitàperunaretedi percorribilità ciclistica nazionale che incentivasse il turismo sostenibile. Fu istituito un gruppo di lavoro e, nello stesso anno,venneorganizzatalaprimaedizionedellaBicistaffetta da Bolzano a Roma per promuovere Bicitalia, coinvolgendo leamministrazionipubbliche.Dal2013Ecf,lafederazioneeu- ropeacheraccoglieleassociazionideiciclistinonsportivi,ha aperto il portale Eurovelo per la diffusione del cicloturismo europeo. di qualità (dimore storiche, ville e castelli), collocate in contesti di pregio e ove sia possibile degustare prodotti tipici». Visitando il territorio attiva un circuito virtuoso con ricadute che contagiano più settori. Sullo scontrino del cicloturista doc si leggono le voci cartografia, ristorazione, prodotti locali (acquistati in loco e trasportati o prenotati e spediti a casa), biglietti per musei e parchi, beni e servizi connessi all’attività (dai ricambi alla manutenzione). Spese che dipendono dalla lunghezza dell’itinerario e dalla durata del soggiorno nella destinazione. L’offerta tradizionale segna una fase di stasi, le migliori prospettive sono relative ai segmenti emergenti, fra i quali il turismo attivo e ambientale. MOVIMENTO AL 6 PER CENTO «Dall’analisi integrata di diverse fonti risulta che il prodotto ‘cicloturismo’ genera circa il 6% dell’intero movimento turistico in Europa: i tedeschi sono i principali utenti, due milioni e mezzo (il 4% della popolazione) trascorrono la vacanza in bici e circa 22 milioni (il 44%) se la portano dietro. Austria, Danimarca e Francia sono invece i principali Paesi di destinazione, mentre l’Italia si colloca solo all’ottavo posto in Dossier Bicitalia viaggiare 38
  • 39. questa graduatoria. Le destinazioni preferite sono il Trentino Alto Adige, il Lungo Po Ferrarese, il Lago di Garda e la Toscana. Una rete più strutturata potrà dare nuovo impulso» dice ancora Sabrina Meneghello. Molto frequentate sono soprattutto le destinazioni che permettono di effettuare esperienze varie e complesse, spesso itineranti, con pernottamento in più località. Anche per questo una rete matura e articolata come Bicitalia potrà portare nuove soste e opportunità economiche sui territori. Oltre alla valorizzazione di percorsi secondari e ai benefici in termini di sostenibilità apportati dal sistema di mobilità alternativa, anche il patrimonio immobiliare può essere rivalorizzato dalla vicinanza di attrattive come piste ciclabili e servizi di ristoro. I viaggi in bicicletta, poi, non sono stagionali: spalmandosi soprattutto in primavera e autunno, anche per le temperature più adatte, permettono di distribuire meglio i flussi di turisti durante l’arco dell’anno. Strutture ricettive e territorio devono essere pronti a cogliere l’opportunità con locali aperti, musei visitabili e la disponibilità dei diversi servizi necessari. Guadagna il privato, guadagna anche il pubblico. Che deve però mettersi in gioco. «Gli interventi per la costruzione del prodotto cicloturistico hanno senso se gestiti e sostenuti dal settore pubblico - per le opere di pianificazione, segnaletica, infrastrutture, comunicazione e promozione - oltre che dal settore privato, che ha un ruolo chiave nell’offerta di servizi di qualità che vanno a comporre il pacchetto turistico», conclude la ricercatrice. La voce di un Albergabici Il privato può essere protagonista, contribuendo a rendere più funzionale la rete e traendone benefici. Una delle colonne 39 La Rete Ciclabile Nazionale
  • 40. Bicitalia 2.0: pronti al battesimo Battesimovicinoperunsitonuovo,interattivo,riccodiinfor- mazioni, che accompagna lo sviluppo del progetto Bicitalia. A buon titolo possiamo parlare di Bicitalia 2.0: il sito, riorga- nizzato anche da punto di vista grafico, accompagnerà sui percorsidiBicitaliaindicandoperciascunoitrattibattezzati come Ciclovie di qualità, già perfettamente attrezzati per il viaggiatore; collegherà a tutte le strutture di ospitalità inserite nel circuito Albergabici; aprirà finestre sull’Europa, mostrando i collegamenti della rete Eurovelo. L’impianto iniziale, sarà imple- mentatoviaviaconil contributo dei ciclo- turisti che potranno postareindicazionie immagini. Un prezio- sostrumentoperchi viaggiapedalando. portanti di Bicitalia è Albergabici, un network, pensato da Fiab, di strutture ricettive che mettono a disposizione servizi ad hoc per i cicloturisti. Lungo il Mincio uno dei nomi storici è Luigi Crotti, titolare dell’agriturismo Corte Onida aperto dodici anni fa. «Sono entrato nella rete Albergabici – racconta - perché sono un amante del territorio e della bicicletta. Quando ho deciso di aprire un agriturismo ho pensato subito a possibili sbocchi che coinvolgessero il mondo delle due ruote». Spalancare le porte a chi pedala vuol dire attrezzarsi, Con Bicitalia, i paesaggi del Paese in una sola grande rete. Ciclopista lungo la costiera del Mediterraneo e, in basso, la ciclabile nello scenario alpino della valle dell’Adige. offrire servizi, una colazione più sostanziosa, una piccola officina e un riparo per la bicicletta, guide. «Noi stiamo lavorando bene con un tour operator olandese, abbiamo iniziato a collaborare con uno danese. Sicuramente ci sono potenzialità da sfruttare, si possono mettere insieme nuove forme di trasporto, integrandole. Sono partito tanti anni fa perché credevo in questo progetto. Nei primi cinque anni non c’è stato molto movimento rispetto a quanto il territorio offre dal punto di vista turistico. Da sei anni a questa parte però è stato un crescendo continuo». Un esempio virtuoso, da questa piccola Toscana affacciata sul Mincio, di come la rete Bicitalia possa fare da volano per l’imprenditoria privata e le economie locali. O BC Dossier Bicitalia viaggiare 40