2. La valutazione
multidimensionale clinicopsicologica nei disturbi
psicosomatici e somato psichici
Carlo Pruneti
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale
Unità di Psicologia Clinica
Università degli Studi di Parma
e mail: carlo.pruneti@unipr.it
3. SALUTE
IPPOCRATE di COS (IV secolo a.c.) fu il
“ PRECURSORE”
della moderna concezione di salute, della valutazione
multidimensionale e dell’intervento integrato, per primo
sostenne che l ’organismo è unitario. Secondo Ippocrate:
Ippocrate di Cos
(circa 460-370 a.c)
• La malattia non è semplice affezione di un singolo apparato, ma di tutto un sistema,
profondamente influenzato dai suoi rapporti con l’ambiente
• Individua nel cervello l’organo più potente del corpo, dalla cui capacità di
discernimento dipendono gli organi di senso (studi sugli effetti di traumi o malattie
del SNC sul comportamento)
• Dal trattato Delle Epidemie: “Il medico deve studiare i costumi, il regime, il
modo
di vita, l’età di ognuno; i discorsi, i silenzi, i pensieri, il sonno,
l’insonnia, i
sogni – come e quando – i gesti involontari – strapparsi i
capelli, grattarsi,
piangere… Perché, il più grande errore che si
commette oggi è separare la
psiche dal soma…”
Nell'isola di Cos, tenne vere e proprie conferenze e ospitò malati di ansia e
depressione ai quali venivano, tra gli altri, fatti effettuare esercizi di
rilasamento.
4. TEORIA UMORALE (Pitagora, Ippocrate, Galeno)
RADICI
ARIA
QUALITÀ
UMIDO
UMORI (organo)
CARATTERI
STAGIONI
ETÀ
SANGUE (cuore)
SANGUIGNO
PRIMAVERA
INFANZIA
BILE GIALLA
(cistifellea)
BILIOSO
ESTATE
GIOVINEZZA
BILE NERA (milza)
MALINCONICO
AUTUNNO
MATURITÀ
FLEGMA (cervello)
FLEMMATICO
INVERNO
VECCHIAIA
CALDO
FUOCO
SECCO
TERRA
FREDDO
ACQUA
UMIDO
Gli umori, responsabili dello stato di salute o malattia e del temperamento sono messi
in relazione con le stagioni e le età della vita.
Tale schema riflette il tentativo di una comprensione globale dell’uomo e della natura.
5. SALUTE
La salute è uno stato di completo benessere fisico,
mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza
di malattia o infermità. Il possesso del massimo stato di
salute che è capace di raggiungere costituisce uno dei
diritti fondamentali di ogni essere umano (OMS).
Cambiamento epistemologico , con importanti ripercussioni sul
piano operativo, che coinvolge non solo il medico ma anche lo
psicologo e gli altri operatori della salute:
• Obiettivo
benessere psicofisico
• Valutazione multidimensionale e approccio globale alla
persona
• Formazione multidisciplinare degli operatori della “ salute ”
• Dialogo e collaborazione fra specialisti delle diverse discipline
• Interventi integrati e personalizzati
6. La complessità dell’organismo umano e l’estrema variabilità
interindividuale presuppongono:
•
in caso di malattie organiche, accanto alla diagnosi medica, una
approfondita valutazione delle variabili psicologiche individuali
e socio-ambientali intervenienti nell’insorgenza, nel mantenimento
e nel decorso della malattia e che possono influenzare la
compliance;
• in presenza di disturbi psicopatologici, la diagnosi multiassiale
prevede insieme alla valutazione psicodiagnostica anche la
valutazione di qualsiasi condizione medica ( asse III - DSM) e dei
problemi di natura psicosociale e ambientale ( asse IV - DSM)
concomitanti, che possono avere un ruolo nella manifestazione, nel
mantenimento dei sintomi, oltre che nella programmazione
dell’intervento e nell’efficacia del trattamento
7. “ Processo logico con cui il
medico definisce l’esistenza e
la natura della malattia e le
condizioni del paziente…”
(Enciclopedia Universale Rizzoli)
8. Primo contatto col malato e colloquio clinico
Osservazione
Esame obiettivo clinico
Formulazione/Riformulazione ipotesi diagnostica
Accertamenti diagnostici: esami strumentali e di laboratorio
I risultati degli esami
confermano l’ipotesi diagnostica?
SI
Trattamento
Verifica trattamento
N
O
9. Segni e sintomi
Segni e sintomi
Prima ipotesi
Prima ipotesi
Verifica di laboratorio
Valutazione del comportamento
o strumentale
Conferma della diagnosi
Verifica della diagnosi (?)
Intervento
Intervento
Verifica dell’efficacia (?)
Verifica dell’efficacia
11. Comportamenti interni: cognitivi, emozionali, neurovegetativi,
ecc.
Comportamenti esterni: verbali, motori, gestuali, di relazione,
ecc.
Abitudini e condotte a rischio per la salute
Stili di vita disadattivi e comportamenti stress correlati
Tratti stabili, tipologie di personalità, temperamento
Risorse e stili di coping
Fattori socio-ambientali (status socio-economico;
presenza/assenza di relazioni affettive significative, sostegno
sociale, ecc)
Sintomi, disturbi psicopatologici
Quadro e profilo psicofisiologico
12. • Anamnesi
• Colloquio
• Osservazione (comportamento, gestualità, mimica, ecc.)
• Somministrazione di test psicodiagnostici
(valutazione dello stato attuale, personalità e temperamento, resistenza
allo stress, stile e risorse di coping, sistema di credenze-aspettative,
ecc.)
• Valutazione dell’assetto psicofisiologico
• Integrazione con altri dati medici (esami
ematochimici, dosaggi ormonali, esami strumentali)
13. FATTORI PSICOLOGICI
varabili individuali e socio-culturali
(storia clinica, aspettative e credenze, resistenza allo stress, abitudini e
comportamenti tipici, status socio-economico, rete dei servizi, ecc)
14. INTEGRAZIONE - INTERAZIONE - BIDIREZIONALITÀ
MENTECORPO
Disturbi sostenuti da FATTORI PSICOLOGICI:
ruolo nell’insorgenza, intensità e mantenimento anche di disturbi fisici
PATOLOGIE di TIPO più strettamente MEDICO:
alterazioni organiche con ripercussioni psicologiche
DISTURBI
SOMATOPSICHICI
15. • Secondo la teoria della debolezza somatica la connessione tra lo
stress e un determinato disturbo psicofisiologico risiede nella
debolezza di un organo specifico.
• La teoria della reazione specifica, invece, si basa sul presupposto che
le persone differiscono rispetto alle modalità, ai pattern di reattività,
con cui il loro sistema nervoso autonomo risponde allo stress.
L’apparato di organi più sensibile allo stress ha maggiore probabilità
di ammalarsi. Per esempio, una persona il cui canale preferenziale di
risposta autonomica è la frequenza cardiaca, con aumento della
pressione arteriosa, è più suscettibile di sviluppare disturbi
cardiovascolari.
• L’intensità e la durata della risposta individuale allo stress, la capacità
di resistenza allo stesso e la sua possibile azione patogena sono
mediate da variabili biologico-costituzionali, psicologico-cognitive,
comportamentali e socioambientali.
16. Oltre ad essere parte integrante dell’assessment di tutti maggiori disturbi,
la valutazione psicofisiologica gioca un ruolo fondamentale nei
cosiddetti “disturbi psicosomatici” o meglio psicofisiologici.
Nel caso del paziente “psicosomatico tipico”, l’alterazione dell’equilibrio
emozionale espressa dall’ansia tende a manifestarsi attraverso canali e
vie di tipo somatico piuttosto che a livello comportamentale.
Spesso si ha uno scarico totale su vie vegetative ed endocrine al di fuori
del livello di coscienza, senza vissuti intrapsichici e comportamenti
correlati.
In questi casi solo un’ accurata valutazione clinico
psicologica, psicofisiologica e psicoendocrina
sarà in grado di descivere il disturbo
ed indirizzare il trattamento .
17. “Quello che per il bruco
sarà la fine del suo
mondo....diventerà
l'inizio della vita per la
farfalla”
18. É un segmento della valutazione clinica
generale del caso, rivolto all’esame della
specifica configurazione di attivazione
psicofisiologica (SNA) in condizioni
date.
20. • attività elettrodermica (scl/scr/gsr/spr)
• elettromiogramma di superficie (EMG)
• frequenza/ampiezza cardiaca (HR; HA)
• frequenza/ampiezza respiratoria (RR; RA)
• intervallo inter-battito (IBI)
• temperatura periferica (PT)
• pressione arteriosa media (PWV)
• EEG bipolare
21. Nel PPF la registrazione si articola in tre fasi,
precedute da un periodo di adattamento
all’ambiente:
• linea di base (Baseline/Riposo), 6 minuti;
• presentazione di uno stimolo stressante (Stress
Presentation), 4 minuti;
• attesa di un possibile ritorno ai livelli di base
(Recovery/Recupero), 6 minuti.
22.
23. Il soggetto viene fatto accomodare sopra un lettino
parzialmente reclinato con le braccia distese lungo il corpo,
in una stanza insonorizzata e con un illuminazione adeguata,
a temperatura costante (18°-22° C) ed umidità inferiore al
50%.
Dopo un’adeguata informazione del soggetto riguardo
all’esame (durata, modalità, breve spiegazione dei canali
registrati, rassicurazioni sull’assenza di alcun pericolo o
dolore), segue il posizionamento degli elettrodi.
24. • Lo strato corneo è composto da
cellule piatte e morte. Queste
vengono continuamente
rimpiazzate da altre prodotte dallo
strato germinativo.
• Il derma sottostante è formato da
tessuto connettivo e contiene vasi
sanguigni, nervi, vasi linfatici,
follicoli piliferi, ghiandole
sudoripare e ghiandole sebacee.
• L’ipoderma è un tessuto
sottocutaneo ricco di grasso che
contiene vasi sanguigni e linfatici,
le radici dei follicoli piliferi, nervi
sensoriali e le porzioni secretorie
delle ghiandole sudoripare.
Strato
Corneo
Strato Lucido
CUT
E
EPIDERMID
E
DERMA
IPODERMA
Strato
granuloso
Strato
spinoso
Strato
germinativo
Strato
papillare
Strato
reticolare
25. Ghiandola sudoripara
La ghiandola sudoripara è un annesso cutaneo
formato da un tubicino lungo e sottile,
un’estremità del quale è connessa con l’esterno
a livello dell’epidermide mentre l’altra termina
a fondo cieco dopo essersi avvolta a gomitolo
su sé stessa a livello del derma o anche
dell’ipoderma (segmento secretorio).
Attraverso il derma il dotto, o glomerulo
sudoriparo, assume una forma ondulata che
diviene a spirale lungo l’epidermide.
26.
27. Parametri
Frequenza: numero di EDRs osservate nella finestra
temporale considerata.
Ampiezza: altezza di una singola risposta.
Latenza: tempo che intercorre tra la presentazione dello
stimolo e la comparsa della risposta. Rispetto ad altri
biosegnali, quello relativo all’EDA presenta una latenza di
risposta più grande. La latenza della risposta dell’EDA
relativa alle misure esosomatiche si aggira intorno ai 1-2
sec (Edelberg, 1967). La latenza della SPR, invece, è più
breve di circa 300 msec (Venables & Christie, 1980).
Tempo di ascesa (Rise time): tempo che impiega la EDR a
raggiungere l’intensità massima.
28. Innervazione
La parte secretoria della ghiandola sudoripara
è provvista di fibre nervose simpatiche
ampiamente ramificate, alcune delle quali si
estendono fino alle zone dermali del dotto.
Anche se la trasmissione post-gangliare
simpatica è di norma adrenergica (NA come
neurotrasmettitore),
quella
relativa
alla
secrezione di sudore è colinergica (ACh come
neurotrasmettitore).
I neuroni pre-gangliari responsabili della
secrezione di sudore si accompagnano, a livello
periferico, alle altre fibre nervose simpatiche
provenienti dal corno laterale del midollo
spinale (da C8 a L2) ipsilateralmente attraverso
29. Controllo
Stimolazioni elettriche dell’ipotalamo paraventricolare e
dell’area posteriore dello stesso è seguita da
vasocostrizione, piloerezione e secrezione di sudore.
Dall’ipotalamo le fibre “simpatiche” attraverso il tegmento e
la formazione reticolare raggiungono ipsilateralmente il
corno laterale del midollo spinale.
Esistono due principali fonti cerebrali di EDA:
1. EDA 1, costituita da influenze ipsilaterali eccitatorie
provenienti dall’amigdala (reazioni di orientamento e difesa)
e inibitorie dall’ippocampo (inibizione comportamentale)
mediata
dalle
aree
termoregolatrici
dell’ipotalamo,
concomitante a fattori emozionali.
2. EDA 2, costituita da influenze controlaterali provenienti
dai gangli della base e dalle aree corticali premotorie,
concomitante alla preparazione di azioni motorie specifiche.
3. EDA 3, costituita dall’attività modulatrice della
formazione reticolare legata alle variazioni dell’arousal
generale.
30. Proprietà resistive e capacitive della pelle
Una resistenza variabile costituita dallo strato
corneo.
Una resistenza fissa costituita dalla barriera
dell’epidermide.
Resistenze costituite dai dotti delle ghiandole
sudoripare.
Una resistenza fissa e bassa costituita dalla parte
inferiore
dell’epidermide,
dal
derma
e
probabilmente dall’ipoderma.
Le membrane della parte secretoria delle
ghiandole sudoripare, data la loro permeabilità
selettiva
a
determinate
specie
ioniche,
accumulano e separano cariche (ioni) come dei
31. Meccanismi
La maggior parte dell’EDA avviene nel derma o negli stessi dotti
sudoripari. La cavità del dotto ha infatti un potenziale negativo
rispetto al tessuto circostante che dà origine al potenziale
cutaneo. I dotti sono in genere pieni sino allo strato germinativo; è
questa quantità statica di sudore che determina il livello tonico
dell’EDA, cioè il SCL e il SPL.
Se il sudore contenuto nel dotto viene spinto temporaneamente
verso l’alto da un aumento del tono simpatico nell’attività secretiva
della ghiandola, si osserva un aumento della conduttività (SCR)
ovvero un aumento della negatività (SPR). Non è necessario che il
sudore raggiunga la superficie della pelle per distinguere una SCR
o una SPR.
il tipo di dispersione del sudore successivo al all’innalzamento nel
dotto modifica la morfologia della risposta. Una graduale diffusione
del sudore sullo strato corneo produce una SPR caratterizzata da
un aumento transitorio di negatività (risposta unifasica) e una SCR
caratterizzata da un lento recupero. Un riassorbimento più attivo
del sudore attraverso un cambiamento nella membrana selettiva del
dotto produce una SPR caratterizzata da una iniziale fase negativa
ed una successiva fase positiva (risposta bifasica) e una SCR a
32. Elettrocardiogramma (ECG):
registrazione a livello epidermico
dell’attività elettrica del muscolo
cardiaco.
L’onda depolarizzante origina nel nodo
seno-atriale e si propaga, attraverso
tessuti ad alta conducibilità, alle altre
fibre muscolari.
L’intensità, la direzione e il verso
dell’onda depolarizzante sono
rappresentate da un tracciato tipico.
La frequenza cardiaca viene stimata in
base al tempo che intercorre tra
un’onda R e l’altra.
33.
34. Le mani fredde e il pallore sono dovuti
alla riduzione del lume dei vasi sanguigni
periferici (vasocostrizione).
Ad una attivazione simpatico-
adrenergica che provoca vasocostrizione
cutanea corrisponde una attivazione
simpatico-colinergica che determina
vasodilatazione muscolare.
Si registra applicando un termistore sulla
porzione distale (temperatura cutanea
distale) di un dito o sull'eminenza
ipotenare della mano (temperatura
cutanea periferica).
35.
36.
37.
38.
39.
40.
41. Physiological Changes in the Flight-or-Fight Response
Organ
Change
Pupils of the Eye
Enlarge to facilitate greater acuity to see danger and escape routes
Brain
Increased blood flow, increased metabolism of glucose, focusing more intense,
fatiguing thoughts
Increased heart rate and vasospasm for risk of stroke and heart attack
Heart
Lungs
Increased respiratory rate, dilation of bronchi, increased oxygen supply to enable
rigorous physical response to attack
Liver
Increased glucose production via gluconeogenesis which depletes energy reserve
Muscles
Increased breakdown of glycogen to glucose for immediate energy, increased
residual tension causing neurons behavior, irritability and discomfort
Fat tissue
Increased breakdown of stored fat, more fatty acids in the bloodstream increasing
heart disease risk
Increased acidity and decreased motility causing discomfort, possible constipation (at
first) followed by diarrhea (if reaction is severe)
Digestion
Excretory
Lymph tissue
Neuron stimulation of the bladder producing the urge to urinate in spite of the fact
that urine flow is reduced
Increased release of T cells and natural killer cells depleting the reserves thus
decreasing immune function
Skin
Decreased blood flow causing cold hands/feet
Sweat Glands (mouth, throat)
Increased sympathetic nervous response causes sweating and hyperhydresis
Salivary Glands
Decreased flow of saliva causing thicker, sticky, dry mouth "cotton mouth"
42. Calcolo aritmetico (MAT)
Compiti di memoria
Iperventilazione forzata (manovra di
Valsalva
Somministrazione di rumori molto forti (90
dbl)
Cold pressor test
Video game
Diapositive o filmati
CPM 47 (in versione tradizionale o
computerizzata
43. È un compito di calcolo mentale nel quale al
soggetto è richiesto di eseguire
consecutivamente la sottrazione di un numero
di due cifre da un altro di tre, ad esempio del
numero 13 a partire dal numero ottenuto in ogni
successiva sottrazione a partire dal numero
1007 per tutti e quattro i minuti della fase di
stress.
44. Consiste nel chiedere al soggetto di parlare, per
tutti e quattro i minuti della fase di stress, di un
argomento che sia risultato rilevante dall’anamnesi
e dal colloquio clinico, in modo tale da creare una
condizione di “attivazione” neurovegetativa. In taluni
casi è possibile intervenire con quesiti e richieste di
precisazioni per favorire lo sviluppo di un’adeguata
immedesimazione nel compito richiesto.
45. Nella valutazione iniziale del caso, riesce a dare informazioni sullo
stato attuale e relativo ai mesi precedenti, sulla reattività allo stress,
e sull’esaurimento delle risorse emozionali.
E’ un utile strumento per la verifica dell’andamento del caso, ossia
per vedere durante il trattamento la presenza, l’entità e la direzione di
eventuali miglioramenti.
A termine del trattamento per una migliore valutazione dei risultati
conseguiti, e durante il follow-up per testare l’effettivo consolidamento
di essi.
Va da sé che il criterio di successo di un intervento terapeutico
deve passare per tutti i tre maggiori sistemi di risposte
(cognitivo, comportamentale e psicoficofisiologico)
per avere una reale significatività clinica.
46. Vi sono numerose evidenze cliniche
per cui un profilo di generale di bassa attivazione:
SCL basso (0,7-1,5µS) e non reattivo,
HR stabile a frequenze relativamente basse e non reattivo,
TH relativamente bassa (29-31°C sull’eminenza tenar)
RISULTA TIPICO DI SINDROMI IMPRONTATE A DEPRESSIONE
DELL’UMORE O GRAVE DISTURBO DI TIPO OSSESSIVO.
In assoluto il minimo livello di attivazione, con valori bassissimi di SCL
(anche 0,5-0,8µS), drammatica e stabile bassa temperatura (anche 25,5-29°C
sull’eminenza tenar) e bassa e irregolare H.R., si riscontra nelle sindromi
anoressiche conclamate.
47. Un profilo caratterizzato da alti valori in:
S.C.L. (12-13µS o più),
H.R. (80 o più bpm),
E.M.G. frontale (4-7,5 µV, se più elevati valutare se si è in presenza di una
cefalea tensiva o altro tipo di distonia),
bassi valori alla Temperatura Periferica (28-29°C sull’eminenza tenar),
accompagnati da una spiccata reattività a stimoli stressanti, e soprattutto
se vi è scarso o assente recupero
risulta tipico di
sindromi caratterizzate da alto livello di ansietà,
quali ansia generalizzata, DAP, disturbi somatoformi con
notevole interessamento somatico
48. DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA:
caratterizzato da elevati livelli basali e di
risposta in fase di stress, con scarsa
capacità di recupero, di ritorno ai livelli di
base-line.
DISTURBO DA ATTACCHI DI PANICO:
elevata risposta agli stressor e scarsa
capacità di ritorno ai livelli di baseline
49. FOBIE SPECIFICHE e FOBIA SOCIALE:
livelli basali non significativamente elevati,
significativa reattività neurovegetativa nella fase di
stress. Ritorno ai livelli di base-line nella fase di
recupero.
DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS:
caratterizzato da elevati livelli basali e di risposta
in fase di stress con scarsa capacità di recupero.
50. DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO:
caratterizzato da un profilo areattivo, con assenza
di risposta di allerta, conseguente all’ipercontrollo
emotivo derivante dagli schemi cognitivi
caratteristici del disturbo orientati a prevenire
l’ansia e ogni altra reazione emotiva (guscio
cognitivo).
52. Hans Selye per primo
impiegò questo termine
per definire la risposta
aspecifica dell’organismo
ad un evento interno o
esterno. Tale reazione
può divenire pericolosa
quando si trasforma in
un’attivazione eccessiva,
cronica ed inutile per
l’equilibrio dell’organismo
stesso.
56. Nel linguaggio comune assume il senso di
tensione, ansia, preoccupazione, malessere
diffuso, associato a conseguenze negative per
l’organismo e per lo stato mentale dell’individuo.
Il termine stress in genere viene
indifferentemente utilizzato per indicare sia
l’evento causante lo stress, sia la conseguente
57. Il termine stress fu impiegato per la prima volta in ambito
scientifico da Selye (1936), che lo definì come
RISPOSTA ASPECIFICA
DELL’ORGANISMO AD OGNI
RICHIESTA EFFETTUATA SU DI
ESSO
Lo stress è un adattamento dell’organismo al cambiamento
58. Le definizioni e le teorie sullo stress si sono evolute storicamente
attraverso diverse fasi. A partire dalle prime elaborazioni teoriche che
enfatizzavano il ruolo dell’ambiente esterno e le caratteristiche
oggettive dello stimolo (APPROCCIO BASATO SULLO STIMOLO) , i
modelli successivi si focalizzarono sul ruolo dei fattori interni
all’individuo nel determinare la risposta di stress (APPROCCIO
BASATO SULLA RISPOSTA) , fino alla elaborazione del MODELLO
TRANSAZIONALE, basato sull’interazione fra l’individuo e l’ambiente,
secondo uno scambio dinamico e reciproco
59. Una definizione articolata ed esaustiva
del concetto di stress,
che sintetizza in un’unica formulazione
i contributi teorici di diversi autori
(Selye, Mason e Lazarus),
è stata proposta da
Pancheri (1979):
60. Lo stress è una risposta emessa dall’organismo conseguentemente
ad uno stimolo che ne altera l’equilibrio omeostatico.
Tale risposta si manifesta sia a livello fisiologico che a livello
comportamentale ed è mediata da un’attivazione emozionale indotta
da una valutazione cognitiva del significato dello stimolo.
Essa è relativamente aspecifica, nel senso che un’ampia gamma di
stimoli può innescarla, ma è personalizzata in rapporto al
significato dello stimolo per il singolo individuo e alle sue modalità
di reazione psicofisica.
61. Lo stress è di per sè una reazione fisiologica
adattiva , che può tuttavia assumere un significato
patogenetico quando è prodotta in modo troppo
intenso, rimane attiva per lunghi periodi di tempo o
quando è ostacolata nel suo normale svolgimento
62. L’ETEROGENEITÀ DEGLI STIMOLI STRESSOGENI
LA RELATIVA SPECIFICITÀ DELLA RISPOSTA DI
STRESS
LA VALENZA ADATTIVA DELLA RISPOSTA DI
STRESS
IL RUOLO DELLA VALUTAZIONE COGNITIVA E DELLA
REAZIONE EMOZIONALE COME MEDIATORI DELLA
63.
64. STRESSOR
Influenze genetiche e
socio-ambientali
Stimoli fisici
Stimoli
psicosociali
Rinforzi
Valutazione
cognitiva
Stimoli
biologici
Attivazione
emozionale
Programma
psicobiologico
Programma
comportamentale
Reazioni aspecifiche
Reazioni specifiche
Disturbo
Fisico
Reazioni aspecifiche
Reazioni specifiche
Disturbo
Psichico
Rinforzi
La risposta allo stress varia da persona a persona: stimoli dotati dello stesso potere
stressante non inducono necessariamente la stessa risposta in soggetti diversi, così
come stimoli stressanti di differente entità possono provocare reazioni equivalenti in
persone differenti. La nocività di uno stimolo stressante non dipende quindi solo dalla
intensità e durata della stimolazione, ma anche da fattori individuali, come la
valutazione cognitiva, i tratti di personalità, le condizioni psicofisiche attuali, la
resistenza allo stress, le risorse e i meccanismi di coping utilizzati e dai
condizionamenti di tipo ambientale e familiare
65. Descritta da Seley, si compone di tre fasi:
• Fase di ALLARME: l’organismo mobilita le sue difese
attivando sia l’asse ipotalamo-ipofisi-cortico-surrene, sia la
parte midollare del surrene attraverso il SNA simpatico.
Durante questa fase si mobilitano le energie con funzione
difensiva (innalzamento della frequenza cardiaca, della PA, dell’EMG,
diminuzione della secrezione salivare, aumento del cortisolo, ecc…)
66. • Fase di RESISTENZA: se lo stress persiste,
l’evento fondamentale è l’incremento della secrezione del
cortisolo, che ha come conseguenza, a lungo termine, la
soppressione delle difese immunitarie.
L’organismo tenta di adattarsi alla situazione e gli indici
fisiologici tendono a normalizzarsi anche se lo sforzo per il
ripristino dell’omeostasi è intenso.
67. • Fase di ESAURIMENTO: si manifesta se
lo stress continua oppure è superiore alle capacità
di adattamento dell’organismo, questa fase è
associata a modificazioni fisiologiche che
rappresentano fattori predisponenti all’insorgenza di
disturbi psicofisiologici
68. La risposta di stress
Le modificazioni fisiologiche caratteristiche della reazione di
stress, mediate dal sistema nervoso autonomo e dall’asse
ipotalamo-ipofisi-surrene, determinano complessivamente
un aumento del rilascio di adrenalina, noradrenalina,
glucocorticoidi (tra cui il cortisolo, riconosciuto come ormone
dello stress per eccellenza), mineralcorticoidi e modificazioni
nei livelli di altri ormoni e neurotrasmettitori, tra i quali la
prolattina, il GH (ormone della crescita), gli oppioidi
endogeni, l’acetilcolina, la dopamina, ecc.
69. La risposta di stress
Queste sostanze mediano
reazioni fisiologiche importanti, utili per
fuggire, reagire e/o resistere
al pericolo/minaccia.
Tuttavia, se l’attivazione fisiologica è
sufficientemente intensa o si protrae oltre un certo
periodo di tempo, senza un recupero dei livelli prestress, può causare danni funzionali e/o strutturali
ai sistemi somatici interessati.
72. Physiological Changes in the Flight-or-Fight Response
Organ
Change
Pupils of the Eye
Enlarge to facilitate greater acuity to see danger and escape routes
Brain
Increased blood flow, increased metabolism of glucose, focusing more intense,
fatiguing thoughts
Increased heart rate and vasospasm for risk of stroke and heart attack
Heart
Lungs
Increased respiratory rate, dilation of bronchi, increased oxygen supply to enable
rigorous physical response to attack
Liver
Increased glucose production via gluconeogenesis which depletes energy reserve
Muscles
Increased breakdown of glycogen to glucose for immediate energy, increased residual
tension causing neurons behavior, irritability and discomfort
Fat tissue
Increased breakdown of stored fat, more fatty acids in the bloodstream increasing heart
disease risk
Increased acidity and decreased motility causing discomfort, possible constipation (at
first) followed by diarrhea (if reaction is severe)
Digestion
Excretory
Lymph tissue
Neuron stimulation of the bladder producing the urge to urinate in spite of the fact that
urine flow is reduced
Increased release of T cells and natural killer cells depleting the reserves thus
decreasing immune function
Skin
Decreased blood flow causing cold hands/feet
Sweat Glands (mouth, throat)
Increased sympathetic nervous response causes sweating and hyperhydresis
Salivary Glands
Decreased flow of saliva causing thicker, sticky, dry mouth "cotton mouth"
73. Stress e catecolamine
EFFETTI SOMATICI
Stimoli
Valutazion
e
Cognitiva
L’attivazione emozionale
e la risposta
catecolamminica ad essa
correlata dipendono dalla
valutazione cognitiva
dello stimolo e dal suo
significato sul piano
emotivo per il soggetto
Attivazione
emozionale
Aumento
delle
CATECOLAMIN
E
+ PA
+ FC
+ gettata cardiaca
+ glicogenolisi
+ lipolisi
+ dilatazione
bronchiale
- Attività intestinale
EFFETTI
COMPORTAMENTALI
. Attivazione EEG
. Migliori prestazioni
motorie e cognitive
. Aumento
dell’attenzione e della
vigilanza
. Potenziamento della
ritenzione mnestica
74. • prodotto dalle ghiandole surrenali (corticale del surrene), è il principale
ormone dello stres, è un glucocorticoide, coinvolto nel metabolismo delle
proteine e carboidrati, in particolare del glucosio
Cortisolo
• stress
ipercortisolemia
• modificazioni dei livelli e del ritmo circadiano del cortisolo sono presenti
nel disturbo depressivo, nell’anoressia mentale ed in varie malattie
organiche
• effetto euforizzante, antiinfiammatorio, immunosoppressivo
• prodotta dall’ iposifi anteriore
• stimola la produzione del latte
Prolattina
• effetto inbitorio sul comportamento sessuale: + PRL=calo del desiderio
sessuale
sessuale
• livelli ematici elevati di PRL si associano a una riduzione della
secrezione di LH e ad anovulazione fino all’amenorrea
• stress
• + estrogeni
Ormone della
crescita (GH)
iperprolattinemia
+ PRL
• La risposta del GH allo stress è più lenta di quella degli altri ormoni
• Stress
aumento dei livelli basali di GH
75. I livelli di cortisolo seguono un ritmo circadiano
con livelli più elevati la mattina (zenit) al
risveglio e più bassi la sera (nadir).
Lo stress, ma anche l'esercizio fisico, la
gravidanza, diete restrittive, farmaci contenenti
estrogeni, il carbonato di litio, il metadone e
l'alcool etilico possono far aumentare i livelli di
77. Integrazione psicobiologica
Attivazione
SNC
Stimoli
Valutazione
Cognitiva
Gli stressor di varia natura
attivano, attraverso la mediazione
Attivazione
SNA
Attivazione
SNE e SE
cognitiva, sia la risposta
comportamentale che i tre sistemi
fisiologici rappresentati dal
Sistema Nervoso Autonomo
(SNA), dai Sistemi
Neuroendocrino ed Endocrino
(SNE e SE) e dal Sistema
Immunitario (SI).
Comportamento
Azione sul SI
Modificazioni
somatiche
78. Psicologia clinica e sistema immunitario
UIN
STRESS
AN
TI
PARASSITI
BA
R
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ZIOORAL ORI,
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IMMUNE
VIRUS
SISTEMA
I NQ
ALIMENTI
FARMACI
AL
L
INA ERG
LA EN
NT I
I
80. Il ruolo dello stress come
fattore di rischio per la salute
è stato ampiamente studiato e confermato da
innumerevoli evidenze empiriche.
Le conseguenze dannose dello stress sulla salute
sono mediate da
modificazioni del sistema endocrino, immunitario e
nervoso autonomo e dall’influenza negativa che
esercita sui comportamenti rilevanti per la salute
83. Le persone sotto stress, OVVERO IN PREDA A
STRESS CRONICO, hanno maggiore probabilità di
mettere in atto comportamenti malsani o rischiosi,
tra i quali: consumo di alcol, sostanze stupefacenti
ad essetto euforizzante, sigarette, farmaci
(soprattutto ansiolitici e ipnoinducenti),
diminuzione delle ore di sonno, consumazione
veloce dei pasti, ecc., il tutto, nel tentativo di
ridurre la sensazione incombente di minaccia o di
controllare le emozioni vissute come
destabilizzanti. Per cui lo stress risulta anche
85. • Neurotrasmettitore del SNC somatomotorio e del SNA
Acetilcolina
parasimpatico
• Effetti generalmente facilitatori
• Movimenti muscolari, arousal, ciclo sonno-veglia, sonno
REM, apprendimento e memoria
• Monoamina
Indolamina
• Neurotrasmettitore del SNC
• Effetti inibitori di tipo tonico ampiamente diffusi nel SNC
Serotonina
• Regolazione dell’umore, del sonno, dei sogni,
dell’arousal, del dolore, della paura, dello stress, controllo
dell’appetito ( ), della comunicazione (capacità relazionali)
• Deficit serotoninergico: umore alterato in senso depressivo,
difficoltà nella comunicazione, manifestazioni comportamentali
di tipo ossessivo
86. Adrenalina
• Ormone secreto dalla midollare del surrene coinvolto nella reazione d’allerta,
risposta di attacco o fuga.
• Effetti simili all’ attivazione della porzione simpatica del SNA: aumento della PA,
inibizione movimenti peristaltici, regolazione metabolismo energetico
(liberazione del glucosio del fegato), diminuzione della secrezione urinaria
• Neurotrasmettitore del SNC e delle terminazioni delle SNA simpatico; ormone
secreto insieme all’adrenalina dalla midollare del surrene con azione analoga;
potente vasocostrittore
Noradrenalina
• Implicata: vigilanza, comportamento sessuale, controllo dell’appetito, funzioni
uditive, attività cardiovascolare e respiratoria,sonno, sogno, funzioni motivazionali
ed espressione emotiva, regolazione della paura, del dolore e dello stress.
E N MAL OCET AC
I
• Deficit: depressione, astenia, perdita di motivazione, perdita dell’appetito
• Livelli elevati sembrano essere correlati con la mania.
• Neurotrasmettitore del SNC, precursore della noradrenalina con effetti sia
eccitatori che inibitori
Dopamina
• Ruolo importante nei processi cognitivi e nel funzionamento motorio; nella
creatività,nel piacere, nel comportamento sessuale; nell’attenzione e
nell’apprendimento; negli effetti di rinforzo delle droghe
• Alterazioni dei suoi tratti giocano un ruolo nella schizofrenia (
Parkinson ( )
• Deficit
depressione
psicotiche
Livelli elevati
) e nel morbo di
deliri, allucinazioni, manifestazioni
87. • Peptidi
Oppioidi endogeni
(endorfine, encefaline)
Glutammato
GABA
• Neurotrasmettitori del SNC
• Analgesia, inibizione delle reazioni difensive specie-specifiche
come il nascondersi e il fuggire, rinforzo positivo
(gratificazione), modulazione del sonno con effetti sedativi
Principale neurotrasmettitore eccitatorio del SNC
Principale neurotrasmettitore inibitorio del SNC
Diversi ORMONI STEROIDEI, che normalmente vengono secreti nel corpo, e
STEROIDEI
alcuni ormoni collegati all’azione del progesterone (il principale ormone
della gravidanza) si legano ai recettori del GABA inducendo un EFFETTO
SEDATIVO
88. controllo neuroendocrino
Stimoli endogeni ed esogeni
Noradrenalina
Adrenalina
Acetilocolina
Glutammato
+
±
-
IPOTALAMO
Peptidi oppioidi
GABA, CRF
Dopamina, Ossitocina
Serotonina
GnRH: gonadotropin-releasing
hormone
Estrogeni
Progesterone
Androgeni
Inibine
GnRH
FSH: ormone follicolo stimolante
LH: ormone luteinizzante
Il sistema ipotalamo-ipofisi-ovaio è influenzato ±
IPOFISI
anteriore
FSH
LH
da efferenze sopraipotalamiche.
È noto che nella donna stress di varia natura
(fisici ed emozionali) se prolungati o
sufficientemente intensi possono associarsi a
deficit nella sfera riproduttiva come
l’amenorrea, l’anovulazione, ecc, riconducibili
OVAIO
ad uno squilibrio nel controllo dell’asse
ipotalamo-ipofisi-ovaio.
90.
L’esistenza di disturbi e modificazioni psicologico-comportamentali che
possono manifestarsi in prossimità delle mestruazioni è un problema noto
fin dai tempi antichi. Il primo riferimento sembra, infatti, essere contenuto
nel canone medico di Ippocrate (circa 460-370 a.c).
Il
termine di "Sindrome Premestruale" è stato impiegato per la prima volta
da Greene e Dalton nel 1953 e ad essa, da allora, sono stati attribuiti più di
150 sintomi che vanno ad abbracciare ambiti multidisciplinari: dalla
ginecologia all’endocrinologia, dalla dermatologia alla neuropsichiatria.
Nel 1983 si è svolto il primo convegno internazionale dedicato
esclusivamente alle Sindromi Premestruali e nel 1987 nella terza edizione
rivisitata del Manuale Diagnostico e Statistico de Disturbi Mentali (DSM-IIR) l’American Psychiatric Association (APA) ha incluso all’interno dei
“Disturbi Depressivi Non Altrimenti Specificati”, come entità nosologica a sé
stante, il Disturbo Disforico della Tarda Fase Luteinica, che è stato in
seguito rinominato nel DSM-IV (APA, 1994) Disturbo Disforico Premestruale
(DDPM), corrispondente a una forma più grave e invalidante della Sindrome
Premestruale.
91.
E’ un’entità clinica caratterizzata da sintomi di tipo emozionale, fisico e
comportamentale con un andamento ciclico.
Nella sua accezione più ampia la PMS può essere definita come “la ricorrenza
ciclica, nella fase luteinica del ciclo mestruale, di una combinazione di disagio
fisico, psicologico e/o di cambiamenti comportamentali di severità sufficiente a
condurre ad un deterioramento delle relazioni interpersonali e/o ad
un’interferenza con le attività normali” (Reid R. L. 1985)
92. I sintomi correlati con il ciclo mestruale (dismenorrea, menorragia, sindrome
premestruale, disturbo disforico premestruale) sono entità cliniche che possono
incidere significativamente sulla qualità della vita della donna, considerando la
loro natura ciclica e cronica, così che il medico (solitamente il ginecologo e/o il
medico di medicina generale) si trova spesso a confrontarsi con tali disturbi
nell’esigenza di formulare una valutazione clinica approfondita adeguata
all’impostazione di trattamenti che siano efficaci.
93. Durante la fase luteinica la maggior parte delle donne sperimenta cambiamenti
fisici, psicologici e comportamentali. Solo in alcune, tuttavia, questi cambiamenti
sono di natura ed entità tale da essere percepiti come fastidiosi o insopportabili
ed interferire con lo svolgimento delle attività ordinarie e i rapporti interpersonali.
I disturbi premestruali sono molto eterogenei e variabili, per natura, numero,
intensità e durata, da una donna all’altra, e, spesso, tra un ciclo e l’altro nella
stessa donna.
94. SINDROME PREMESTRUALE :
•
•
•
•
•
Insieme di sintomi fisici, psicologici e comportamentali
Percepiti come fastidiosi
D’intensità medio-moderata
Non riconducibili ad una causa organica specifica
Che interferiscono, in modo non significativo, con le normali attività del
soggetto
• Emergenti durante la fase premestruale (7-10 giorni prima dell’inizio delle
mestruazioni) e che scompaiono o regrediscono durante il resto del ciclo.
PREVALENZA:
70-90% delle donne sperimenta occasionalmente sintomi premestruali di entità sopportabile.
20-40% delle donne sperimenta frequentemente sintomi d’intensità medio -moderata, percepiti
come fastidiosi, motivo di malessere e disagio
SINDROME PREMESTRUALE (PMS)
2-9% delle donne sperimenta la medesima costellazione di sintomi con intensità e frequenza tali
da interferire significativamente con lo svolgimento delle attività ordinarie e con i rapporti
interpersonali
DISTURBO DISFORICO PREMESTRUALE (DDPM)
96. VARIABILI FISIOLOGICHE
Modificazioni degli ormoni ovarici e LH:
.valori assoluti estradiolo (+) e progesterone (-): eccesso o calo di estradiolo,
carenza o calo di progesterone (ipotesi contrastanti)
. rapporto estradiolo/progesterone
iperestrogenia relativa
. pulsatilità LH (aumento della frequenza e diminuzione dell’ampiezza)
Eccesso dei livelli circolanti di prolattina
Alterazione dell’asse renina-angiotensina-aldosterone, con un eccesso di
quest’ultimo e conseguente maggior riassorbimento di sodio, e quindi ritenzione
idrica
Deficit dei livelli circolanti di prostaglandine
Deficit dei livelli circolanti di ß-endorfine
Modificazioni a carico di alcuni neurotrasmettitori:
serotonina (-); dopamina (-); noradrenalina (-); GABA (-)
Deficit di vitamina B 6 causato da iperestrogenismo
La vitamina B6 interviene nella sintesi di diversi neurotrasmettitori (dopamina,
serotonina) considerati come possibili variabili eziopatogenetiche dei disturbi
premestruali
97. FATTORI PSICOLOGICI e SOCIALI
• Anamnesi positiva per disturbi dell’umore, depressione post-partum,
distrurbi d’ansia, ecc.
• Familiarità per i disturbi sopracitati
• Status socio-economico elevato
• Contesto culturale d’appartenenza
• Tratti di personalità e variabili psicologiche come autostima e
autoefficacia: le donne con PMS sono tendenzialmente dubbiose,
apprensive ed emotivamente instabili, con poca autostima, poca fiducia in
se stesse ed un forte bisogno di conferme da parte degli altri.
• Credenze, stereotipi, pregiudizi
• Stili di vita, comportamenti e abitudini
• Stress: ruolo significativo nella genesi, mantenimento o incremento dei
sintomi premestruali
Gli studi relativi al ruolo dei fattori intervenienti nell’eziologia e nel
mantenimento dei disturbi premestruali riportano risultati contrastanti.
98. CRITERI per la DIAGNOSI DIFFERENZIALE
tra SINDROME PREMESTRUALE e DISTURBO DISFORICO
PREMESTRUALE
ENTITÀ DEI SINTOMI
LIVELLO D’INTERFERENZA
con lo svolgimento delle attività ordinarie e i rapporti interpersonali
99. La complessità e la natura multifattoriale dei disturbi premestruali richiede un
approccio multidiscilplinare, la necessità di una valutazione mutidimensionale
e di interventi basati sulla collaborazione dei diversi specialisti coinvolti .
Dopo la diagnosi di PMS, le strategie nella scelta del trattamento più idoneo risultano
essere
• " convalidare l’esperienza soggettiva di ogni paziente";
• "comprendere i fattori che contribuiscono alla presenza dei sintomi
premestruali";
• "comprendere le conseguenze psicologiche e sociali di una PMS di lunga
durata";
• "insegnare modalità autogestite per controllare le PMS";
• "sensibilizzare la paziente a non minimizzare l’impatto della PMS";
• "prescrivere farmaci che riducono o risolvono i sintomi";
• "sostenere la paziente nel recuperare il danno che la PMS può aver
provocato a lei ed alle sue relazioni interpersonali“ (Cassano e Coll., 1994), .
100. SINTOMI SOMATICI
SINTOMI PSICOLOGICI
DOLORE AL SENO e/o TENSIONE MAMMARIA
LABILITÀ EMOTIVA
LABILITÀ
AUMENTO PONDERALE
UMORE DEPRESSO
SENSAZIONE DI GONFIORE
ANSIA
DISTURBI e/o DOLORI ADDOMINALI
DOLORI ARTICOLARI e/o MUSCOLARI
ASTENIA
DOLORE AI RENI
DIFFICOLTÀ DI CONCENTRAZIONE
DIFFICOLTÀ
CEFALEA, TACHICARDIA, VAMPATE DI CALORE
EDEMI (SENO, ADDOME, DITA, GAMBE,ecc)
SINTOMI CUTANEI:
ALLERGIE,HERPES,ACNE,SEBORREA,ecc.
DISTURBI GASTROINTESTINALI:
NAUSEA, DIARREA, STITICHEZZA,ecc.
IRRITABILITÀ,
IRRITABILITÀ,
NERVOSISMO, DIFFICOLTÀ
RELAZIONALI
MODIFICAZIONI
aumento)
DELL’APPETITO (solitamente
INSONNIA o IPERSONNIA
CALO DELLA LIBIDO
IPERATTIVITA’
A VOLTE INCONCLUDENTE
101. A. Comparsa di sintomi del criterio B nella maggior parte dei cicli mestruali dell’anno precedente la
visita, durante l’ultima settimana della fase luteinica e risoluzione di questi disturbi entro i primi giorni
della fase follicolare.
B. Presenza di almeno 5 dei seguenti sintomi, con almeno uno dei primi 4:
1. Umore depresso, con sentimenti di disperazione o autosvalutazione
2. Ansia, tensione, nervosismo
3. Labilità emotiva
4. Persistente marcata irritabilità, aumento dei conflitti interpersonali
5. Perdita d’interesse per le attività usuali
6. Difficoltà di concentrazione
7. Facile stancabilità, notevole perdita d’energia
8. Cambiamenti dell’appetito, desiderio insaziabile o improvvisa repulsione per alimenti specifici
9. Insonnia o ipersonnia
10. Senso di perdita di controllo
11. Sintomi somatici: aumento di peso, sensazione di gonfiore, ipersensibilità mammaria, cefalee,
dolori muscolari o articolari
C. Compromissione del funzionamento sociale (interferenza con le attività quotidiane e i rapporti
interpersonali)
D. Il disturbo non deve essere l’esarcebazione di sintomi di un altro quadro psicopatologico, quale
depressione maggiore, disturbo di panico, disturbo distimico, disturbo di personalità.
E. Conferma dei criteri A, B, C e D mediante un’autovalutazione prospettica della paziente (es, diario) per
almeno due cicli sintomatici consecutivi (in attesa di tali informazioni si può porre una diagnosi
102. Non esistono esami di laboratorio che permettano di diagnosticare la PMS e il
DDPM
Per effettuare una diagnosi di PMS o DDPM è necessario:
• eseguire tutti gli accertamenti necessari per escludere eventuali cause
organiche alla base dei disturbi lamentati
• Diagnosi differenziale:escludere la possibilità che i sintomi siano
riconducibili ad altri disturbi psicopatologici
• i sintomi devono:
- essere presenti da almeno due cicli consecutivi
- essere circoscritti alla sola fase luteinica del ciclo mestruale fino a 2-3
giorni dopo
l’inizio della mestruazione
- avere andamento ciclico
• utilizzo di strumenti per una valutazione adeguata della qualità, intensità e
frequenza dei sintomi: questionari di autovalutazione, tra i quali il
Premestrual Assessment Form (PAF) di Haldbreich e Endicott, 95 item e il
Moos Menstrual Distress Questionnaire (MMDQ) , 47 item, diari, schede di
103. Il trattamento dei disturbi premestruali comprende strategie terapeutiche farmacologiche,
cognitivo-comportamentali, spesso integrate.
Interventi farmacologici : si possono suddividere in tre tipi
1. Trattamento basato sull’eziopatogenesi;
2. Trattamento inibente l’ovulazione;
3. Trattamento sintomatico
• Ansiolitici (es, Alprazolam, Buspirone) e antidepressivi, in particolare quelli di ultima
generazione:
inibitori
selettivi
della
ricaptazione
della
serotonina
(SRRI),
come
Fluoxetina (Prozac), Clomipramina, Paroxetina e Sertralina.
•
Sali di litio (in caso di una sintomatologia bipolare, con livelli importanti di aggressività)
•
Bromocriptina (agonista dopaminergico, inibitore della secrezione di PRL)
•
Antinfiammatori
•
Diuretici, in particolare lo Spironolattone
•
Pillola contraccettiva (agisce solo sui sintomi fisici, dismenorrea, ecc)
•
Integratori di vitamina B 6 , A, E, calcio, rame e zinco
•
Sali di magnesio
la
104. . Informazione (informazioni corrette, rassicurazioni, consigli, suggerimenti…)
. Intervento sui believes (credenze, convinzioni)
. Intervento sugli stili di coping (modalità di fronteggiamento dello
stress)
. Tecniche di rilassamento (training autogeno, rilassamento progressivo, ecc). Modificazione dello stile di vita e delle abitudini alimentari:
incremento attività fisica (aumento delle endorfine), riduzione dello
stress e dei comportamenti stress-correlati, riduzione del consumo di
zuccheri a rapido assorbimento, sale, tabacco, caffè, alcol; dieta ricca
di carboidrati, vitamine e sali minerali, povera di grassi e proteine
Interventi individuali, di coppia o di gruppo
105. •
La sintomatologia è in ogni caso estremamente variabile da donna a
donna; i disturbi si manifestano secondo combinazioni diverse per
natura, numero, intensità e durata.
•
Le modificazioni neuroendocrine conseguenti all’intervento sono tra i
principali fattori eziopatogenetici (Richards, 1974).
•
La variabilità interindividuale nel vissuto cognitivo ed emotivo e nella
sintomatologia lamentata è riconducibile anche all’influenza di
variabili individuali e ambientali, di natura psicologica e socioculturale.
•
Somiglianze con la Sindrome Premenopausale in riferimento alla
natura dei disturbi e alle variabili coinvolte nell’insorgenza e
mantenimento degli stessi, soprattutto in caso di isterectomia con
ovariectomia (menopausa chirurgica).
106. Nell’ INSORGENZA, MANTENIMENTO e PEGGIORAMENTO
dei disturbi e del disagio vissuto dalla donna sottoposta a isterectomia sembrano
intervenire
fattori di diversa natura, pre e post-operatori quali:
età della donna
modificazioni fisiologiche, soprattutto nella prima fase post-operatoria
possibili complicanze peri e post-operatorie
presenza/assenza di precedente maternità, desiderio di maternità
motivazioni all’intervento: patologia benigna o maligna
modalità e tipologia dell’intervento
livello di sofferenza e compromissione del funzionamento personale e del
benessere psicofisico pre-operatorio
Storia clinica
107. Nell’ INSORGENZA, MANTENIMENTO e PEGGIORAMENTO
dei disturbi e del disagio vissuto dalla donna sottoposta a isterectomia
sembrano intervenire
fattori di diversa natura, pre e post-operatori quali:
anamnesi positiva per disturbi psicopatologici, in particolare disturbi d’ansia
e dell’umore
disturbi clinico psicologici attuali
Anamnesi familiare positiva per disturbi psicologici
sistema di valori, credenze e convinzioni relative all’intervento e alla funzione
dell’utero (mestruale, riproduttiva, sessuale), ecc…
stili di vita, abitudini e comportamenti disfunzionali, stress correlati
tratti stabili di personalità, temperamento, aspetti costituzionali
strategie e risorse di coping
fattori socio-ambientali
108. L’isterectomia comporta modificazioni neuroendocrine a breve e/o a lungo
termine conseguenti a uno stato temporaneo o permanente di insufficienza o
sospensione dell’attività ovarica (sindrome acuta dell’ovaio, ridotta
vascolarizzazione, asportazione dell’ovaio in caso di ovariectomia, ecc) e
allo stress preoperatorio e chirurgico.
Stress preoperatorio, chirurgico e quello relativo alla fase di adattamento alla
nuova situazione.
Le alterazioni neuroendocrine sono da considerare come variabili
intervenienti rispetto dell’insorgenza e mantenimento dei disturbi psicologici
che possono manifestarsi nella fase post-operatoria.
(Polvani e coll., 2000)
109. Quadro neuroendocrino caratteristico della fase post-operatoria
(tendenze generali):
● RAPIDO E SIGNIFICATIVO CALO DEGLI ESTROGENI
(alterazioni della funzionalità ovarica transitorie o permanenti)
● PICCO DEL PROGESTERONE
(iperattivazione del surrene, risposta acuta dell’ovaio)
● ELEVATI LIVELLI DI PROLATTINA E CORTISOLO
(risposta di stress)
● ELEVATI LIVELLI DI CATECOLAMINE, VASOPRESSINA,
ACETILCOLINA, ISTAMINA, PROSTAGLANDINE (risposta di
stress)
(Pruneti, 1998; Polvani e coll., 2000)
110. Importanza dell’analisi e valutazione dei fattori di rischio preoperatori al fine di
prevenire e/o intervenire il più precocemente possibile sull’insorgenza di
disturbi di natura psicologico-affettiva.
Valutazione delle possibili ripercussioni dell’intervento sulla qualità della vita
e sul benessere psicofisico della donna.
Valutazione del livello di sofferenza e della compromissione del
funzionamento individuale prima dell’intervento.
Indagine su possibili disturbi psicologici concomitanti in fase preoperatoria
diagnosticati o non.
Analisi e valutazione dei pensieri prevalenti della donna relativamente
all’intervento e ai significati che essa attribuisce all’utero e alla sua
asportazione.
Valutazione del livello di motivazione all’intervento
111. La valutazione del profilo di personalità, dei comportamenti e stili di vita, del
sistema di credenze e di valori, del funzionamento interpersonale e
intrapersonale della donna può essere utile per meglio comprendere la
natura e i meccanismi processuali alla base dei disturbi lamentati e per
programmare interventi personalizzati.
Particolari tipologie di personalità [instabilità emotiva (C-); apprensività,
insicurezza ansiosa (O+), tensione, ansia somatica (Q4+)*] sembrano essere
maggiormente predisposte a sviluppare la sindrome post-isterectomia.
Un analisi delle strategie e delle risorse di coping può essere utile per
individuare ed intervenire precocemente su eventuali modalità disfunzionali di
fronteggiamento e su possibili deficit nelle risorse, da potenziare.
* Sixsteen Personality Factors Questionnaire (16 PF-C) di R.B. Cattell (1956)
112. L’isterectomia, come qualsiasi intervento chirurgico, rappresenta un
evento di vita stressante e come tale si associa ad un aumento del
rischio di sviluppo, peggioramento e di possibili ricadute di disturbi
psicopatologici, oltre ad un aumento dell’incidenza di disturbi
psicofisiologici.
Tuttavia in caso di una sintomatologia importante (benigna) con
compromissione del benessere psicofisico e della vita di relazione come
motivazione all’intervento, l’isterectomia si associa in ad una
slatentizzazione dei disturbi psicologici preoperatori (ansia, depressione,
problemi della sfera sessuale), in assenza di quadri psicopatologici gravi,
come conseguenza di un miglioramento dello stato di salute fisica e della
qualità della vita della donna.
Non si evidenziano differenze significative tra isterectomia totale e
subtotale nell’ outcome psicologico e nel miglioramento della qualità
113. Secondo una recente review (Maas, Weijenborg, ter Kuile, 2003) i
dati presenti in letteratura sulla possibile relazione tra isterectomia e i
disturbi della sfera sessuale sono ancora contrastanti.
Tale incongruenza è da ricondurre sia alla natura multifattoriale dei
disturbi sessuali che alla conseguente estrema complessità del
problema oggetto d’indagine.
C’è da dire però che gli studi effettuati realmente interdisciplinari e su
casistiche adeguate (non “single case report”) sono relativamente
pochi.
114.
115. Coinvolgere la donna nel processo decisionale fornendo le
informazioni necessarie per una scelta consapevole, valutando e
ponderando non solo le indicazioni al trattamento, ma anche i
bisogni e le inclinazioni della paziente, al fine di:
● incrementare la compliance
● ridurre l’ansia anticipatoria, dubbi e paure
● contenere il distress, evitare risposte disadattive
● prevenire l’insorgenza di ulteriori disturbi medici,
psicologici e
psicofisiologici
116. Interventi informativi adeguati da parte del medico, insieme a
interventi di consulenza e sostegno psicologico sono risultati
positivamente correlati con:
● riduzione del disagio psicologico e dello stress
pre e post operatorio
● tempi di degenza inferiori
● minor ricorso ad ansiolitici e antidolorifici dopo
l’intervento
● minor incidenza e gravità della sindrome postisterectomia e di disturbi psicologici successivi
all’intervento
(Casadei e Fabbri, 1993)
117. TABELLA DELLE
VARIABILE
VARIABILE
REGRESSIONI
INDIPENDENTE
DIPENDENTE
t
p
C (16 PF-C)
A (SQ)
- 3.014
< 0.01
L (16 PF-C)
A (SQ)
2.483
< 0.05
O (16 PF-C)
A (SQ)
2.582
< 0.05
Q4 (16PF-C)
A (SQ)
4.061
< 0.01
I ( PSQ)
A (SQ)
2.845
< 0.01
TOT (PSQ)
A (SQ)
2.394
< 0.05
F (16 PF-C)
D (SQ)
- 2.41
< 0.05
L
D (SQ)
2.272
< 0.05
D (SQ)
2.861
< 0.01
D (SQ)
2.387
< 0.05
(16 PF-C)
Q4
I
(16PF-C)
(PSQ)
Caratteristiche di personalità come la
tendenza ad essere teso, frustrato, irritabile,
emotivamente instabile (alti punteggi al
fattore Q4 e bassi punteggi al fattore C), con
un forte senso del dovere, associato a sensi
di colpa, apprensione e insicurezza (alti
punteggi al fattore O), risultano essere
predittive di manifestazioni sintomatologiche
di tipo ansioso-depressivo e di elevati livelli
di ostilità.
Anche i soggetti tendenzialmente diffidenti,
scettici e dogmatici, con atteggiamenti
“paranoici” (alti punteggi al Fattore L)
sembrano avere una maggiore probabilità di
manifestare alti livelli di ansia, umore
depresso e irritabilità.
C
(16 PF-C)
O (SQ)
- 2.925
< 0.01
L
(16 PF-C)
O (SQ)
3.571
< 0.01
O (16 PF-C)
Q4 (16PF-C)
O (SQ)
2.334
< 0.05
O (SQ)
4.533
< 0.01
elevati livelli di stress sembrano influenzare
TOT (PSQ)
O (SQ)
1.915
N.S.
significativamente la comparsa dei disturbi
DS (PSQ)
2.228
< 0.05
O
(SQ)
Uno stile di vita iperattivo e la messa in atto
di comportamenti disfunzionali associati ad
psicologici
climaterica.
caratteristici
della
sindrome
124. Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause
di morte in tutto il mondo.
I disturbi cardiovascolari sono riconosciuti come “l’epidemia” del
secolo.
Il rischio cardiovascolare è di natura multifattoriale; è importante a
riguardo sottolineare come diversi fattori di rischio siano modificabili
grazie ad interventi di modificazione comportamentale.
Centralità di un approccio multidisciplinare alla patologia
cardiovascolare sia sul piano della prevenzione che della cura
125. Le evidenze cliniche dimostrano e sottolineano l’efficacia di un
approccio e di interventi multidisciplinari al paziente cardiovascolare.
L’indiscussa importanza dei fattori psicologici rispetto allo stato di
salute-malattia in generale e, nello specifico, al rischio e alla
riabilitazione cardiovascolare sostiene la necessità di un approccio
integrato alla malattia cardiaca, in cui lo psicologo viene ad assumere
un ruolo di rilievo sia nell’ambito della prevenzione primaria e
secondaria, che della riabilitazione e della programmazione di
interventi personalizzati.
126. Interventi informativi e formativi di
sensibilizzazione
Interventi di educazione alla salute
Consulenza e sostegno al paziente
cardiovascolare e ai familiari
Valutazione dei fattori di rischio e delle risorse sul
piano psicologico e socio-ambientale.
127. Valutazione clinico-psicologica (tratti di personalità, stili di coping,
livello di motivazione, ecc.) finalizzata alla progettazione di interventi
riabilitativi personalizzati orientati a contenere lo stress connesso
all’intervento e favorire l’aderenza al trattamento
Diagnosi e trattamento di eventuali disturbi psicopatologici
concomitanti e/o predisponenti (disturbi dell’umore, disturbi d’ansia,
ecc.)
Interventi di modificazione comportamentale orientati a:
1. riduzione dei fattori di rischio
2. riduzione degli stili di vita e comportamenti disadattivi, stress
correlati
3. incremento di comportamenti preventivi e stili di vita salutari
128. Secondo la definizione elaborata dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) la riabilitazione cardiovascolare comprende qualsiasi
intervento in grado di riportare il paziente alle condizioni fisiche,
mentali e sociali, le migliori possibili, compatibili con il proprio stato di
malattia.
Col termine Riabilitazione Cardiovascolare (RC) si intende “un
processo multifattoriale attivo e dinamico che ha come fine ultimo
quello di favorire la stabilità clinica di ridurre la disabilità conseguente
alla malattia, di favorire un ruolo attivo nella società, in ultima analisi,
di ridurre i rischi di successivi eventi cardiovascolari, di migliorare la
qualità della vita e di incidere positivament sulla sopravvivenza”*
*(Giannuzzi, P., 2003)
129. L’obiettivo dell’intervento riabilitativo è perciò il
raggiungimento del miglior stato di benessere
psicofisico del paziente, mediante interventi
integrati, che presuppongono l’impiego di diversi
strumenti, tecniche e la collaborazione tra gli
specialisti delle diverse discipline coinvolte
(cardiologo, internista, terapisti della riabilitazione,
psicologo, ecc).
130. L’individuazione dei fattori di rischio, il loro
contenimento o la loro modificazione, qualora
possibile, rappresentano un obiettivo
fondamentale dell’intervento sia di tipo
preventivo che riabilitativo
131. Fattori di rischio modificabili
Fattori di rischio non modificabili
Fumo (sia attivo che passivo)
Familiarità
Ipercolesterolemia (> 250 mg/dl)
Età
Ipertensione arteriosa
(sistolica>120; diastolica>80)
Sesso
Sovrappeso, obesità
Stato post-menopausale
Diabete mellito
Ipertrigliceridemia
Iperomocistieinemia
Stress ossidativi
Ridotto tono del parasimpatico
Depressione
Stress cronico a livello psicofisico
Comportamento di tipo A (ostilità)
132. Tra i fattori di rischio cardiovascolare rientra il comportamento di TIPO A:
(Friedman e Rosenman, 1974)
configurazione di personalità caratterizzata da urgenza di tempo,
impazienza, ostilità, competitività, ambizione e difficoltà a mostrare i
propri sentimenti (compresa la rabbia)
Suddetti comportamenti disadattivi insieme, all’ incapacità di gestire eventi
stressanti, influenzano negativamente il benessere psicofisico dell’individuo,
sia incrementando il rischio di sviluppare una patologia coronarica, che
ostacolando il recupero della piena funzionalità
Pisa Stress Questionnaire (PSQ) di C. Pruneti: strumento psicodiagnostico
per la valutazione dei i comportamenti disadattivi, stress correlati; di facile e
rapida somministrazione
133. Numerosi studi hanno evidenziato l’importanza della depressione nella
prognosi di soggetti cardiopatici, sottolineando come questa debba essere
considerata un fattore di rischio indipendente che influisce direttamente sul
sistema nervoso autonomo (SNA)
Anamnesi positiva per disturbi dell’umore, così come la presenza di una
depressione attuale, sindromica o subclinica, sono predittive di un maggior
rischio cardiovascolare, in soggetti senza alcuna evidenza clinica di
cardiopatia così come in soggetti cardiopatici.
Anche l’ansia è predittiva di un maggior rischio cardiovascolare, sia in soggetti
sani, che in quelli cardiopatici
Disturbi d’ansia e/o disturbi depressivi rappresentano, pertanto, fattori
predisponenti, concomitanti e/o conseguenti rispetto alla patologia
cardiovascolare.
Si evidenzia un elevata comorbilità tra patologia cardiovascolare e disturbi
psicologici quali la depressione, il disturbo di attacchi di panico con/senza
agorafobia, ecc.
134. Recenti studi hanno sottolineato l’importanza che il SNA riveste nelle malattie
cardiovascolari.
Lo studio ATRAMI (Autonomic Tone and Reflexes After Myocardial Infarction)
ha evidenziato come in soggetti con infarto miocardico acuto e in pazienti con
ridotta frazione di eiezione l’aumento del rischio di morte è associato alla
presenza di uno squilibrio nella regolazione autonomica.
Gli indicatori di una ridotta attività vagale, come la minore sensibilità al
baroriflesso (BRS) e la minore variabilità della frequenza cardiaca (HRV) sono
importanti fattori prognostici di aumentata mortalità per eventi cardiaci.
Nei pazienti che hanno subito un evento cardiaco acuto il SNA simpatico
risulta avere una maggiore attivazione se ne deduce che, avendo un ridotto
tono parasimpatico (BRS e HRV depressi), in questi pazienti è notevolmente
aumentato il rischio cardiovascolare
135. Il ruolo dello stress come fattore di rischio per la salute è stato ampiamente
studiato e confermato da innumerevoli evidenze empiriche. Le conseguenze
dannose dello stress sulla salute (fisica e psichica) sono mediate da
modificazioni del sistema endocrino, immunitario e nervoso autonomo e
dall’influenza negativa che esercita sui comportamenti rilevanti per la salute
136. Lo stress si configura come fattore di rischio per i disturbi cardiovascolari
principalmente per due motivi:
1. Lo stress cronico si associa a squilibri neuorendocrini caratterizzati da
un incremento delle catolamine (iperattivazione surrenale), cortisolo,
prolattina, GnRH con evidenti ripercussioni sulla funzionalità
dell’apparato cardiopvascolare
2. Le persone sotto stress hanno maggiore probabilità di mettere in atto
comportamenti malsani o rischiosi (consumo di alcol, sigarette,
tranquillanti, sonniferi, diminuzione delle ore di sonno, consumazione
veloce dei pasti, ecc.) nel tentativo di ridurre la minaccia percepita o di
controllare le emozioni attivate dall’esperienza potenzialmente dannosa.
137. La diagnosi e l’intervento psicologico si
vengono, dunque, ad affiancare alla diagnosi
e all’intervento clinico-farmacologico e, nel
caso, cardio-chirurgico
(Task Force e GICR, 2003).
139. 100
90
80
90
70
80
70
60
60
50
50
40
40
30
20
30
10
0
0
Trat t . ( Pre)
Non Trat t .( Pre)
SCR
EMG
RR
PT
HR
19,33
18,48
8,99
7,14
2,58
2,72
30,7
30,57
86,15
82,57
EMG
RR
PT
HR
13,45
7,18
2,2
31,88
80,12
Non Tr at t . (Post )
10
SCR
Trat t . ( Post )
20
18,08
6,84
2,66
30,19
84,57
140. • Tra le varie metodiche, nella pratica clinica, il biofeedback si è
dimostrato una tecnica di intervento efficace nel controllo sia della
pressione arteriosa che della frequenza cardiaca e quindi un
importante ausilio terapeutico nella prevenzione e nella cura dei
disturbi cardiovascolari, quali ad esempio l’ipertensione essenziale, le
aritmie, ecc (Basmajian, 1985).
• Vi sono numerose evidenze cliniche sulla possibilità di condizionare le
risposte cardiovascolari di un soggetto, di mantenere tali
apprendimenti nel setting naturale e nel tempo, anche se ancora
mancano, studi clinici controllati, soprattutto su larga scala, che
corroborino i risultati ottenuti sui singoli casi, consentendo una
generalizzazione dei risultati.
141. • In particolare l’efficacia terapeutica del biofeedback in riabilitazione
cardiologica riguarda, insieme all’acquisizione della capacità di
controllare meglio determinate risposte fisiologiche, anche lo sviluppo
di una maggiore consapevolezza delle proprie risposte emotive e di
quei bisogni e di alcune necessità di cui normalmente non si ha
coscienza.
• Mediante questa tecnica il paziente apprende infatti a discriminare e a
modificare non solo le proprie risposte disfunzionali o patologiche, ma
anche le situazioni che sono in grado di provocare tali risposte,
riuscendo in questo modo a imparare col tempo a prevenire tali
comportamenti.
• Il biofeedback è stato, inoltre, impiegato per valutare l’efficacia di
determinati farmaci.
142. Un uomo trovò un uovo
d’aquila e lo mise nel nido di
una chioccia. Per tutta la vita
l’aquila fece quel che
facevano i polli del cortile…
un giorno vide sopra di sé,
nel cielo, uno splendido
uccello che planava maestoso
ed elegante...”chi è quello?”chiese-”è un’aquila, le fu
risposto”...E così l’aquila
visse e morì come un pollo
perché pensava di essere tale
(Antony De Mello, 1995)
143. Che cosa significa misurare
La misurazione è un processo di
assegnazione di un valore numerico
(o di nomi di categoria), secondo
determinate regole, a variabili che
rappresentano quantità di una certa
caratteristica
144. Con che cosa misurare?
MISURAZIONE
APPARECCHIATURE
MISURE
CLINICHE
TEST CLINICI
E FUNZIONALI
QUESTIONARI
SCALE DI
VALUTAZIONE
145. Che cosa e come misurare?
Prima
di
variabile
poter
(fisica
misurare
o
comportamentale)
definirla
con
una
psicobisogna
chiarezza
e
specificare / comprendere bene
la procedura da usare
146. Quattro livelli
Organo (patologia)
Persona (Menomazione)
WHO ICF Modello di Malattia
Tre contesti
Psicologico
-Personale
Fisico e Psicofisico
Persona nell’ambiente
(attività)
Psicologico e
Sociale
Persona in società
Posizione Sociale
(Partecipazione)
Benessere
D. Wade
148. Esempi di scale ad analogo visivo
(Visual Analogue Scale - VAS)
How severe has your arthritic pain been
today?
0
No pain
100
Pain as bad
as it could be
149. NOMINALE
LIVELLO
ORDINALE
Categorie
Ordine per rango
Classificazioni Intervalli non
uniformi
Caratteristiche
Uso e significato
dei numeri
Solo codice
Ordine
(ma non
differenze)
Descrizione
del gruppo
Frequenze
Moda
Mediana
Range
Comparazioni
tra gruppi
Chi-quadrato Mann-Whitney
Fisher's exact t.
Wilcoxon
........
Kruskal-Wallis ..
Correlazioni
Concordanza
inter-osservatore
Phi
Cramer
K o Kw
AD
A
INTERVALLO RAPPORTO
Intervalli
uniformi
Assenza
di zero
Intervalli
uniformi
Presenza
di zero
Ordine e
differenze,
non valori
assoluti
Ordine,
differenze,
valori
assoluti
Media
Varianza
Media
Coeff Variaz.
t - test
ANOVA
t- test
ANOVA
Rho di Spearman r di Pearson
Tau di Kendall
K o Kw
ICC
r di Pearson
ICC
150. Misure in Riabilitazione
Una misura in Riabilitazione [intesa come il
risultato dell’intervento terapeutico] è
essenzialmente una valutazione di
cambiamento, la quale giudica come il
paziente è adesso, in comparazione con una
precedente occasione (salute/malattia, interventi medici
…)
Strumento valutativo - studiato
per misurare l’entità del cambiamento
nel tempo in un gruppo o in singoli
individui.
151. Appropriatezza
L’appropriatezza richiede che l’esaminatore
prenda in considerazione il grado di
corrispondenza di uno strumento con le
specifiche proposte, circostanze e richieste di un
particolare progetto di ricerca
Vi è necessità di analizzare in dettaglio:
- gli scopi del progetto (& gli end-points)
- la natura dell’intervento da effettuare
- le caratteristiche del campione di pazienti
- il contenuto degli strumenti candidati
152. Criteri per selezionare
una misura
Affidabilità
Precisione
Adattamento
trans-culturale
Validità
e responsività
Appropriatezza
Interpretabilità
Accettabilità
Fattibilità
153. Affidabilità e validità
(e anche responsività) non sono proprietà intrinseche ad
uno strumento, ma devono essere valutate all’interno del
contesto di utilizzo e della specifica popolazione da
studiare.
154. Criteri per selezionare
una misura
Affidabilità
Precisione
Adattamento
trans-culturale
Validità
e responsività
Appropriatezza
Interpretabilità
Accettabilità
Fattibilità
155. La variabilità di una misurazione può essere
suddivisa in.
Variabilità vera
Variabilità dovuta ad errore
La misurazione è affidabile quanto più è priva di
“errore”, pertanto il dato registrato è vicino a
quello “vero”
156. Affidabilità (b)
Grado con cui una misurazione è ripetibile e libera
da errore.
Varianza vera
Affidabilità =
Varianza vera
=
Varianza totale
Varianza vera + Varianza dell’errore
157. Affidabilità
(c)
1- Consistenza interna od omogeneità:
corrisponde al livello con cui le voci di una scala
una stessa caratteristica
misurano
(basata su una singola somministrazione della misura)
Una buona scala misura differenti aspetti
dello stesso attributi; cioè, gli item sono
omogenei
Alfa di Cronbach
Item-total correlation
158. Alfa di Cronbach
Il coefficiente alfa è probabilmente l’indice più usato di
omogeneità, ma non è un indicatore perfetto della
unidimensionalità di una scala.
Il suo principale difetto è “… di avere la tendenza a crescere
parallelamente alla crescita del numero di voci…” (Hattie, 1985)
159. Matrice di correlazione & Item-Total
Correlation (ITC)
• Ogni voce deve mostrare una discreta correlazione con tutte le
altre.
• Ogni voce deve correlare con il punteggio totale della scala
(omettendo quella voce).
160. Affidabilità
(d)
2 – Stabilità o riproducibilità
(esamina la riproducibilità di una misura
somministrata in differenti occasioni)
•
•
•
•
Stabilità test-retest (senza valutatori esterni)
Stabilità intra-osservatori
Stabilità inter-osservatori
Stabilità tra differenti forme di somministrazione
• Intervista diretta, telefonica, postale…
Intraclass Correlation Coefficients
Coefficiente Kappa
Metodo di Bland e Altman … ecc.
161. L’errore standard della misurazione
(SEM)
Il concetto di stabilità nella risposta è
correlato all’errore di misurazione.
Lo SEM è la deviazione standard degli errori di misurazione SEM = σ √ 1R (R = reliability coefficient)
Lo SEM indica quanto è ragionevole che un punteggio possa variare nel
corso di misure ripetute dello stesso soggetto.
Bassa affidabilità = Alto SEM = più incertezza sul reale
punteggio
162. Affidabilità
(e)
“Le strategie per migliorare la struttura di una scala possono anche
contribuire a ridurre la variabilità dell’errore” .. e aumentare l’affidabilità
(Streiner DL, Norman GL)
Bassa interpretabilità = Alta variabilità
nelle risposte = Bassa affidabilità
L’item è facile da capire da parte di
differenti gruppi di popolazione?
• Livello culturale (12 anni di età); Ambiguità (ad es. uso di
termini come
“di recente” o “occasionalmente”); Termini gergali o tecnici (ad
es. uso di termini come “articolarità”, “caregiver”, ecc.); Voci
troppo lunghe (= bassa comprensibilità); Domande a doppia
risposta (prevedono 1 risposta per 2 domande fatte
contemporaneamente);
163. Comprensibilità dei termini
(e traduzione inadeguata)
Oswestry Disability Index
x I can look after myself normally without causing
extra pain
x Posso gestirmi normalmente senza causare più dolore
x Posso prendere cura della mia persona normalmente,
senza che questo faccia aumentare il dolore
Life Satisfaction Index
x Compared to other people my age, I make a good
appearance
x Rispetto alle altre persone della mia età, io ho un buon
appetito (sic !)
164. Comprensibilità
della forma di presentazione
Qual è il grado di difficoltà che avverte nel… salire le scale?
0
100
Estrema
difficoltà
Nessuna
difficoltà
0
Nessuna
difficoltà
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Estrema
difficoltà
165. Ambiguità
Blocco articolare
15 Assenza di blocco e di sensazione di
rigidità
10 Sensazione di rigidità senza blocco
articolare
6 Blocco occasionale
2 Blocco frequente
0 Articolazione bloccata al momento
dell'esame clinico
166. Lunghezza dell’item
L’item deve essere il più corto possibile (pur
rispettando la comprensibilità)
In generale, gli item di 70-80 caratteri
hanno minor chiarezza di item di 10-20
caratteri
Dolore
x Dolore occasionale in attività sportive non agonistiche o
in attività lavorative moderate, frequentemente
provocato da attività energiche, corsa, lavoro faticoso,
sport pesanti.
x Il dolore viene abitualmente provocato dalla pratica
sportiva, da leggere attività ricreative o lavoro
moderato. occasionalmente appare durante il cammino,
stando in piedi, lavoro leggero.
167. Criteri per selezionare
una misura
Affidabilità
Precisione
Adattamento
trans-culturale
Validità
e responsività
Appropriatezza
Interpretabilità
Accettabilità
Fattibilità
168. Precisione
Lo strumento cattura dettaglio e ampiezza delle
reali differenze tra persone?
La precisione si riferisce a tipo, numero e
accuratezza delle distinzioni permesse dallo
strumento
• Formato delle categorie di risposta:
Si/no; scala tipo Likert; VAS, ...
• Distribuzione della difficoltà degli item e relazione tra una misura
ed il fenomeno sottostante
• Effetto pavimento e soffitto, ecc.
169. Effetto pavimento e soffitto
Effetto pavimento e soffitto = molti punteggi al
minimo o al massimo della scala ( > 20% sono
considerati significativi)
L’effetto pavimento e soffitto rappresentano una
limitata abilità dello strumento nel discriminare tra
soggetti, cioè il range misurato dalla scala è
inferiore al range rilevabile nel campione studiato.
170. Criteri per selezionare
una misura
Affidabilità
Precisione
Adattamento
trans-culturale
Validità
e responsività
Appropriatezza
Interpretabilità
Accettabilità
Fattibilità
171. Validità
La validità di una misurazione si riferisce alla effettiva capacità con cui
uno strumento misura ciò che si intende misurare.
Le misure di comportamenti/prestazioni possono presentare validità solo in
relazione a particolari aspetti, circostanze e popolazioni.
Vi sono tre principali tipi di validità:
• validità di contenuto,
• validità legata ad un criterio di riferimento
• validità di costrutto.
172. Validità di contenuto
E’ essenzialmente un processo soggettivo di
valutazione. Indica il grado con cui lo
strumento di misura copre tutti gli aspetti
effettivamente rappresentativi dell’ambito
che si vuole analizzare
Uno strumento ha validità di contenuto se:
•riesce a coprire tutte le parti di cui si
compone il costrutto da misurare e riflette
l’importanza relativa di ciascuna parte
•è libero dall’influenza di fattori che sono
irrilevanti rispetto a quanto si intende
misurare
173. Validità correlata
ad un criterio di riferimento
La validità correlata ad un criterio di
riferimento è dimostrata dalla correlazione
della scala con altre misure del costrutto in
esame (possibilmente con un “gold standard”)
1. Validità concomitante (le misure vengono prese
contemporaneamente)
2. Validità predittiva (il criterio di riferimento è rilevato
successivamente)
Correlazione ; Regressione
175. Validità di costrutto
La validità di costrutto riflette l’abilità di uno
strumento di misurare un concetto astratto
(costrutto), non direttamente osservabile:
quale la forza, l’indipendenza funzionale,
l’ansia, il dolore, la qualità della vita….
Non è quasi mai un processo concluso. Numerose
ricerche sono necessarie per dimostrare la validità
di uno strumento.
177. Responsività
Abilità di un indice nel rilevare reali
cambiamenti nel tempo nel concetto
da misurare (longitudinal validity)
La grandezza del cambiamento che noi consideriamo importante
[Minimal clinically important difference (MCID)] richiede un
giudizio da parte del medico, del paziente o della società e deve
essere definita in anticipo in ogni
specifico studio
178. Sensibilità al cambiamento
(Sensitivity to change / Magnitude of the treatment
effect)
Rispecchia l’abilità di uno strumento nel
misurare cambiamenti in uno stato,
indipendentemente dal fatto che siano rilevanti o dotati di
interesse per chi prende decisioni cliniche o gestionali
179. Criteri per selezionare
una misura
Affidabilità
Precisione
Adattamento
trans-culturale
Validità
e responsività
Appropriatezza
Interpretabilità
Accettabilità
Fattibilità
180. Interpretabilità dei punteggi
Le misure devono fornire risultati che siano
facilmente comprensibili da tutti gli addetti
• I punteggi sono espressi in modo tale da poter essere facilmente
correlati con altre variabili di interesse ?
Per esempio: 0 (livello peggiore) - 10 (livello migliore) [ PEQ]
è più comprensibile di
13 (livello peggiore) - 91 (livello migliore) [FIM]
•
Esistono valori normativi o di riferimento ai fini comparativi?
•
•
Qual è la sensibilità al cambiamento?
Si conosce la Minimal clinically important difference?
181. Criteri per selezionare
una misura di outcome
Affidabilità
Precisione
Adattamento
trans-culturale
Validità
e responsività
Appropriatezza
Interpretabilità
Accettabilità
Fattibilità
182. Accettabilità
L’accettabilità si riferisce a quanto
accettabile da compilare sia uno strumento
per la popolazione oggetto dello studio (in
termini di lunghezza e contenuto)
•
Carico per chi risponde (frequenza di non-compilazioni totali
e di risposte saltate, tempo di compilazione);
• Applicabilità culturale;
• Disponibilità di formati ridotti
183. Criteri per selezionare
una misura di outcome
Affidabilità
Precisione
Adattamento
trans-culturale
Validità
e responsività
Appropriatezza
Interpretabilità
Accettabilità
Fattibilità
184. Fattibilità
La fattibilità si riferisce alla semplicità
nella gestione complessiva dei dati (carico
tecnico-amministrativo e più in generale costi globali necessari
per somministrare lo strumento)
•Tempo richiesto per allenare lo staff ad usare lo strumento
• Tempo richiesto per spiegare le norme di compilazione dello
strumento ai pazienti
• Presenza di sistemi complessi di assegnazione del punteggio, etc
185. Criteri per selezionare
una misura di outcome
Affidabilità
Precisione
Adattamento
trans-culturale
Validità
e responsività
Appropriatezza
Interpretabilità
Accettabilità
Fattibilità
186. Adattamento trans-culturale
Lo strumento è stato tradotto? Se sì,
verificare l’equivalenza trans-culturale tra
originale e versione nella nuova lingua (sotto il profilo
semantico, idiomatico, concettuale e pratico)
1. Traduzioni
2. Retro-traduzioni
3. Revisione del comitato di esperti
4. Pre-testing e possibile ri-pesatura dei punteggi
187. Caratteristiche ideali di una
scala di misura clinica - 1
Un test di valutazione ideale dovrebbe:
• definire i (rilevanti) concetti centrali che intende esaminare;
• disporre di elevata affidabilità (intesa sia come ripetibilità,
che come coerenza interna e chiarezza);
• dimostrare buona validità (misurare quanto intende
misurare, secondo le definizioni di validità di contenuto, v.
correlata ad un valore di riferimento, e v. di costrutto);
• essere dotato di adeguata sensibilità a significativi
cambiamenti clinici, e/o di elevata capacità diagnostica o
prognostica;
• rappresentare - se la versione originale era in un’altra lingua
- un adattamento trans-culturale ottenuto secondo rigorosi
criteri scientifici definiti a livello internazionale.
188. Caratteristiche ideali di una
scala di misura clinica - 2
Un test di valutazione dovrebbe:
• disporre di dati normativi derivati da ampie casistiche di
popolazione generale e stratificati per età, sesso, categorie,
patologie ecc.;
• essere disponibile e testato in varie forme di somministrazione;
• riuscire a catturare i dettagli e tutta la gamma delle reali
differenze tra persone (evitando effetti “pavimento” o
“soffitto”);
• essere privo di voci o caratteristiche tali da renderlo inapplicabile
in certe categorie di popolazione;
• essere di lunghezza e contenuto accettabili per tutta la
popolazione alla quale si rivolge;
• essere facile nella somministrazione, nel calcolo dei punteggi e
nell’interpretazione.
189. Conclusioni
In un periodo di crescente applicazione di
misure nella pratica clinica, nel controllo di
qualità e in procedure di revisione, coloro che
devono rilevare dati in Riabilitazione devono
acquisire le capacità necessarie per :
• selezionare appropriate misure e
somministrarle in modo opportuno;
• analizzare nel miglior modo possibile i
risultati.
190. Selezionare una misura
• Non tutti gli strumenti standard di ricerca
sono adeguati e/o accettabili da parte di
persone con importanti disabilità fisiche
• L’utente deve scegliere uno strumento in
base a:
- la sua struttura,
- le proprietà psicometriche/clinimetriche richieste per il fine
specifico che ci si pone,
- il precedente uso della misura in letteratura, in simili
situazioni,
- considerazioni di tipo pratico
191. Allo scopo di diffondere la corretta applicazione
di queste misure nella pratica riabilitativa e nei
processi
gestionali,
le
future
ricerche
dovrebbero approfondire sia problematiche
metodologiche che applicazioni cliniche (ad es.
utilizzando maggiormente tecniche basate sulla
item-response-theory, mirando ad una migliore
calibrazione e responsività degli strumenti,
analizzando la comparabilità dei risultati in
differenti popolazioni, ecc...).
192. Qualsiasi punteggio può essere pensato come composto da due
parti:
• la variazione reale
• l'errore.
L'errore a sua volta può essere:
• casuale (cioè attribuibile a fluttuazioni legate a fattori
accidentali)
• sistematico (cioè legato a fattori costantemente pregiudiziali).
Studiando l'affidabilità nel test-retest nello stesso osservatore si
può analizzare l'errore casuale, assumendo che il fenomeno
studiato non subisca variazioni nel tempo. Sarebbe meglio studiare
contemporaneamente più osservatori e poi applicare un'analisi della
varianza che è sensibile sia ad errori casuali che sistematici.
193. “Something that follows as a result or consequence”
(Oxford English Dictionary)
Il cambiamento ricercato in una misura o in uno stato
di un paziente come risultato di un intervento.
194. Outcome può essere semplicemente definito come ciò
che un paziente sperimenta come risultato della sua
malattia e del relativo trattamento
L’outcomes research può allora essere intesa come la
scienza che misura l’esito degli interventi nella
prospettiva del paziente
196. EFFICACY:
Effetto biologico di un trattamento effettuato in
condizioni controllate
EFFECTIVENESS:
Effetto biopsicosociale di un particolare trattamento
per soggetti che lo ricevono in condizioni non
sperimentali ma di vita reale
197. Lo sviluppo dell’outcomes research ha avuto
grande impulso dalla definizione di modelli teorici
di disabilità.
Nella letteratura riabilitativa hanno avuto vasta eco
i seguenti modelli:
International Classification of Imapirment
Disability, and Handicaps (ICIDH)
Nagi formulation
198. Le misure relative alla dimensione “impairment” sono
di per sé insufficienti per lo studio della dimensione
“persona” come la limitazione della funzione e la
disabilità.
Di conseguenza in riabilitazione sono cambiate le
modalità con cui si misura l’outcome sia nella pratica
clinica che in ambito di ricerca.
(Wade DT, 2003)
199. Le misure di outcome si sono evolute da semplici dati
dicotomici (sopravvivenza, comparsa di eventi clinici)
a misure patient-oriented che vanno dai dati
fisiologici alla qualità di vita (Epstein 1996)
Ogni misura deve essere specifica e riferirsi ad uno
specifico intervento misurato in una dato modo
riflettendo l’interesse e le priorità di chi esamina i dati
(ricercatori, clinici, amministratori, cittadini, ecc.)
(Wade 2003, Epstein 1996)
200. Tempo della rilevazione dei dati
Prospettica
Descrizione
Obiettivo
Obiettivo
della ricerca
della ricerca
Retrospettiva
Non-sperimentale
Non-sperimentale
Analisi dei
rapporti
Non-sperimentale
Non-sperimentale
Analisi delle
differenze
Non-sperimentale
Non-sperimentale
sperimentale
Outcomes research
Manipolazione
(sperimentale o non-sperimentale)
Domholdt E. 2000, modificata
201. In riabilitazione esistono diversi outcome di
interesse, tutti rilevanti, che abbracciano diversi
domini
la ricerca in riabilitazione coinvolge interventi
spesso mal definiti
In riabilitazione ci vuole tempo per attuare gli
interventi e per vederne l’esito
Gli interventi riabilitativi sono spesso contestospecifici
202. vantaggi
svantaggi
Dati clinici routinari
Grande quantità di dati
Impiego notevole di
tempo
Informazioni incomplete
Abstract di dati
clinici routinari
efficienza
Errori di codifica
Scarsa specificità
Database ad hoc
proprio della
struttura
Alta specificità, rapidità
accesso, possibilità di
modifica database
Notevole consumo di
tempo e risorse
Database ad hoc Elevata numerosità dei
multicentrici
dati, standardizzazione
tra centri
Necessità di forti
motivazioni
individuali nel team
203. Adeguamenti del case-mix
Tecniche per affrontare i missing
Analisi di sopravvivenza
Confronto fra scale (effect size)
Analisi univariata e multivariata
204. Documentare outcomes
nella prospettiva del
paziente
Sviluppare tecniche
per misurare differenti
outcomes
Outcomes
movement
Quality
assessment
Effectiveness
research
Analisi di tipo
economico
Best practice
205. Outcome management:
Prevede la misura sistematica degli outcomes e la
revisione dei trattamenti che li precedono al fine di
determinare il trattamento ottimale.
Disease managenent:
Prevede l’individuzione di percorsi ottimali per gestire
i pazienti con conseguente riduzione dei costi e
miglioramento degli outcomes.
206. Sono frequenti irritabilità, iperattività fisica, labilità
emotiva, ansia, difficoltà di concentrazione mentale.
I pazienti sono irrequieti, incapaci di restare fermi per
un tempo anche limitato.
Si ha spesso perdita di memoria
I test di valutazione possono evidenziare un certo
deterioramento mentale.
Spesso si ha inclinazione al pianto o alla depressione
Significativa riduzione della capacità lavorativa o
scolastica con peggioramento della vita familiare.
207.
208. E’ un organo epiteliale la cui denominazione, coniata
nel 1656 da Wharton, è dovuta ai suoi rapporti
topografici con la cartilagine della laringe che ha
la forma di scudo (tyro=scudo; eidos=aspetto)
209. Sindrome clinica dovuta ad un’insufficiente
azione degli ormoni tiroidei a livello tissutale
che determina un rallentamento di tutti i
processi metabolici
210. Generali
Intolleranza al freddo, Astenia, Lieve incremento ponderale,
Voce roca
Sistema nervoso
Letargia
Compromissione della memoria,
Scarsa capacità di concentrazione
Cambiamenti di personalità
Muscolo-scheletrico
Debolezza, crampi muscolari, Dolore alle articolazioni
211. Apparato gastro-intestinale
Nausea, costipazione
Apparato cardiorespiratorio
Ridotta tolleranza allo sforzo
Sistema riproduttivo
Diminuzione della libido, Riduzione della fertilità, Disturbi
mestruali
Cute e annessi
Cute secca, Edema del volto, Caduta dei capelli, Unghie
fragili
212. Generali
Ipotermia, Obesità lieve
Sistema nervoso
Sonnolenza, Bradilalia, Psicosi mixedematosa, Riduzione del
gusto e dell’udito, Atassia cerebellare, Ritardato rilassamento
tendineo, S. del tunnel carpale
Muscolo-scheletrico
Forza normale, Articolazioni normali
213. Apparato gastro-intestinale
Macroglossia, Ascite
Apparato respiratorio
Bradicardia, Ipertensione lieve, Versamento pericardico, Versamento
pleurico
Sistema riproduttivo
Caratteri sessuali secondari normali
Cute e annessi
Edema senza fovea delle mani, volto e caviglie, Pallore, Edema
periorbitario, Colorio giallastro (carotenemia), Capelli grassi,
Secchezza ascellare
214. Adinamia
99%
97%
91%
91%
90%
89%
Cute secca e ruvida
Sonnolenza
Eloquio rallentato
Edema palpebrale
Sensazione di freddo
Macroglossia
82%
Edema del volto
Fragilità dei capelli
Cardiomegalia
Riduzione della memoria
79%
76%
68%
66%
216. L’ipotiroidismo subclinico è associato spesso a
sintomi aspecifici quali disturbi del sistema
cognitivo e depressione
Corssmit EP, Wiersinga WM
Ned Tijdschr Geneeskd 2003
217. Il trattamento dell’ipotiroidismo lieve
asintomatico protegge il sistema nervoso
centrale da potenziali rischi di disfunzioni
cognitive ed affettive
Bono G, Fancellu R, Blandini F, Santoro G, Mauri M.
Acta Neurol Scand, 2004
218. Tremore e debolezza muscolare
Il tremore è limitato alle mani e alle dita ed è più
evidente a mani protese ma può interessare braccia,
lingua, gambe e capo.
Spesso le prestazioni manuali che richiedono
coordinazione diventano difficili se non impossibili.
La debolezza muscolare interessa principalmente i
muscoli prossimali.
E’ presente aumento dei riflessi profondi.
219. I pazienti affetti da Morbo di Basedow hanno una
più alta incidenza di eventi stressanti (Stressful
Life Events o SLE) probabilmente dovuta a
modificazioni dell’assetto immunitario
caratteristico di questa forma di ipertiroidismo
Santos AM, Nobre EL, Garcia e Costa J, Nogueira PJ, Macedo A, De Castro JJ, Teles
AG
Acta Med Port 2002
220. Il primo passo nella diagnosi in un paziente
affetto da disturbi psichiatrici, è quello di
escludere una malattia somatica. Una
iperfunzione tiroidea non prontamente
riconosciuta potrebbe essere presente in un
paziente con confusione mentale, agitazione
psicomotoria ed allucinazioni visive.
Ortega Calonge B, Simon Ilanes J, Moruno Arena F, Labad Alquezar A
Actas Esp Psiquiatr 2004
221. I pazienti affetti da Morbo di Basedow hanno una
più alta incidenza di eventi stressanti (Stressful
Life Events o SLE) probabilmente dovuta a
modificazioni dell’assetto immunitario
caratteristico di questa forma di ipertiroidismo
Santos AM, Nobre EL, Garcia e Costa J, Nogueira PJ, Macedo A, De Castro JJ, Teles
AG
Acta Med Port 2002
222. Ipertiroidismo
il 2% dei pazienti con tireotossicosi.
PRESENTANO
• Deficit cognitivi soprattutto a carico della memoria
(assai raramente di grado tale da configurare un quadro di
demenza)
• Talora manifestazioni psicotiche
I disturbi sono generalmente reversibili con
trattamento specifico
223. Fattori stressanti, ansia, depressione e ipertiroidismo
86 pazienti e 18 volontari sani
Test di valutazione utilizzati:
• HAM-A( Hamilton rating scale for Anxiety)
per la valutazione dell’ansia
• Self rating Depression scale (Zung Scale)
per la valutazione della depressione
• Social Readjustment Rating Scale (SRRS)
per la valutazione di fattori stressogeni esterni
Ipertiroidei (n 39)
alti score: HAM-A, Zung Scale e SRRS
Rispetto agli eutiroidei (n 47)
224. Tiroide e bulimia nervosa
135 donne con bulimia nervosa
Sottoposte a 12 settimane di trattamento cognitivo comportamentale
Follow up a 3 aa
71% ASSENZA DEL DISORDINE
FASE DI PRETRATTAMENTO:
Le concetrazioni di T4 e FT4 erano inversamente correlate
rispettivamente alla restrizione alimentare e alla frequenza
degli episodi di vomito autoindotto.
↓ Livelli di T4 sono quindi predittivi per la diagnosi
del disturbo alimentare durante il follow up
Notas del editor
Parlare dell’importanza della formulazione di una diagnosi funzionale, introdurre il problema della misurazione in psicologia.