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Progettare
la supply chain
I FORUM
DI LARGO CONSUMO
EstrattodaLargoConsumon.2/2015
In uno scenario variabile e sempre più competitivo,
la funzione supply chain è un baricentro di certezze
per l’industria e il retail
© Editoriale Largo Consumo srl
EFFICIENZA
ganizzative di processo e di sistema». Le scelte sono condi-
zionate da fattori endogeni ed esogeni, che si influenzano
reciprocamente. «Tra le linee guida da seguire, vanno indi-
cate una maggiore strutturazione del processo d’introduzio-
ne di nuovi prodotti e soprattutto di eliminazione dei pro-
dotti non più rispondenti alle esigenze del mercato; la ritar-
data qualifica della gamma per diminuire la complessità del-
la sua gestione; l’avvicinamento delle produzioni ai mercati
di consumo per accorciare e semplificare la supply chain e
migliorarne il controllo; la revisione del demand manage-
ment per migliorare l’accuratezza delle previsioni; un go-
verno unitario della supply chain, per semplificarla, sfrut-
tando le tecnologie che permettono di dematerializzare il
flusso dei documenti e migliorando selettivamente lo scam-
bio di informazioni; una maggiore convergenza e integra-
zione dei canali fisico e digitale; l’esternalizzazione delle
attività logistiche mirata più all’innovazione tecnologica e
di processo che alla pura riduzione dei costi; il superamento
del sistema delle promozioni, sul modello anglosassone
“everyday low price” o pianificate dall’industria sulla base
LOGISTICA
Progettare la supply chain
EFFICIENZA
In uno scenario variabile e sempre più competitivo,
la funzione supply chain è un baricentro di certezze per l’industria e il retail
di Paolo Bianchi e Armando Garosci
IFORUM
DILARGO
CONSUM
O
Approfondimenti: http://tinyurl.com/PLSupplyChain
86 LARGO CONSUMO n. 2/2015
Guarda la sintesi video degli interventi dei partecipanti alla
tavola rotonda su: www.youtube.com/largoconsumo
e condizioni d’incertezza che negli ultimi anni hanno
contraddistinto l’ambiente nel quale le aziende agi-
scono hanno moltiplicato la difficoltà di governare la
supply chain. La sfida è quella di pianificare produ-
zione e distribuzione in uno scenario di forte competizione
promozionale, crescente logistica di ritorno e maggiore pre-
tesa di servizio da parte della clientela, moltiplicazione dei
touchpoint, sempre maggiore rilievo per i retailer delle ven-
dite attraverso marketplace. Con l’obiettivo di sviluppare
una riflessione attorno al contributo di una moderna supply
chain, adeguata a servire il retail multicanale e sostenere gli
scambi, influenzati dalle dinamiche digitali dell’e-commerce
e del social shopping, Largo Consumo – in collaborazione
con Gea, società di consulenza di direzione – ha riunito un
gruppo di supply chain manager di imprese dell’industria e
del retail food e non food, in una tavola rotonda a porte chiu-
se sul tema: “Programmare la supply chain in tempi di incer-
tezza”, moderata dal nostro giornalista Armando Garosci,
di cui in queste pagine riportiamo i contenuti.
La sintesi video di tutti gli interventi è disponibile sul no-
stro canale www.youtube.com/largoconsumo.
GEA: LE LEVE PER REAGIRE ALL’INCERTEZZA
Tito Zavanella, senior partner in Operation Management
di Gea, ha rilevato come «le incertezze si riflettono sui bud-
get, sull’entità e l’allocazione degli investimenti, sul model-
lo di outsourcing e sulla scelta e applicazione delle leve or-
L
Foto di gruppo dei partecipanti alla tavola rotonda. In piedi, da sinistra, Armando Garosci (Largo Consumo) e Tito Zavanella (Gea).
• Le condizioni di incertezza nelle quali le aziende agiscono
hanno moltiplicato la difficoltà di governare la supply chain.
• Le incertezze si riflettono sul budget, gli investimenti, il mo-
dello di outsourcing e la scelta delle leve organizzative.
• La sfida è pianificare in uno scenario di forte competi-
zione, crescente logistica di ritorno, moltiplicazione dei
touchpoint.
• Molte le leve su cui agire: demand management, riduzione
della complessità, ampliamento delle funzioni della supply
chain, ecc.
I temi della tavola rotonda
Scaricato da
www.largoconsumo.info
del sell-out del distributore; lo studio di nuovi modelli di dia-
logo tra industria e distribuzione.
Il principale ostacolo all’applicazione pratica delle linee
guida è – secondo Zavanella – la cultura di molte aziende
italiane, ancora poco propense a sperimentare, che privile-
gia la frammentazione delle responsabilità e contrappone
cliente e fornitore. Il ricambio generazionale, la crescente
digitalizzazione del contesto esterno e la maggior consape-
volezza del “C-level” (dirigenti di primo livello) stanno tut-
tavia, anche se forse non con la rapidità desiderata, miglio-
rando la situazione».
CARREFOUR: COME CREARE VALORE AGGIUNTO
Carrefour punta su demand management e dialogo con i
fornitori. Alessia Vanzulli, direzione supply chain, approv-
vigionamento alimentare, ha spiegato che «la supply chain è
passata da una funzione di logistica molto legata all’operati-
vità a una funzione nella quale la pianificazione ha un ruolo
centrale per creare valore aggiunto. È stato possibile rispar-
miare sul piano di approvvigionamento e impostare una stra-
tegia di riduzione dei costi attraverso il contenimento degli
stock. Iniziative di CRP nei cedi hanno reso alcuni fornitori
responsabili della gestione degli oneri di approvvigionamen-
to». L’obiettivo è sfruttare tutte le leve disponibili per creare
risparmi da cedere al cliente finale.
Un esempio di collaborazione è il rapporto con Procter &
Gamble, basato sullo scambio d’informazioni e sull’apporto
di valore aggiunto da parte del fornitore. Vanzulli ha sottoli-
neato che «l’affinità personale con la controparte e la condi-
visione della visione strategica hanno agevolato l’intesa. È
anche fondamentale capire cosa può fare e di che strutture
dispone il fornitore». Non sempre il rapporto con il fornitore
si sviluppa positivamente: «Alcuni si limitano a ricevere in-
formazioni, senza restituire valore aggiunto: per esempio
non condividono e non interpretano insieme a noi le previ-
sioni di vendita per le promozioni, e non ne verificano la cor-
rettezza a posteriori».
Quanto al CRP, in atto con una cinquantina di fornitori,
«Carrefour ha un modello standard, con opzioni che il for-
nitore può aggiungere,ad esempio condividere il funziona-
mento del processo di riordino. Con i fornitori si lavora in
open book, con visite reciproche annuali a stabilimenti e de-
positi. Per esempio, una nostra visita in uno stabilimento di
P& G vicino a Roma, ricambiata da una visita a un nostro
deposito poco distante, ha stabilito una conoscenza persona-
le che ha permesso di sviluppare occasioni di miglioramen-
to». Per migliorare le sinergie interne/esterne, l’approvvi-
gionamento di CRF è organizzato per settore merceologico
e non per deposito.
MARTINI & ROSSI PUNTA SULLA COLLABORAZIONE
Martini & Rossi collabora attivamente in senso orizzonta-
le con le aziende internazionali del gruppo Bacardi e verti-
cale con la distribuzione. Ivan Persico, Italy Logistic Mana-
ger, racconta che «in tempi di incertezza è importante au-
mentare il livello di collaborazione con i partner. Il gruppo
Bacardi da tempo punta molto sulla collaborazione. Quando
si presentano opportunità di cambiamento, Supply Chain,
Logistica e Commerciale collaborano con confronti interni
ed esterni all’azienda e, sempre più spesso, coinvolgono di-
rettamente il cliente. Per esempio, la scorsa estate con Carre-
four è stata applicata nel nostro paese una strategia, svilup-
pata su scala internazionale, volta ad aumentare le vendite
estive. Questo è stato fatto contattando direttamente via web
i consumatori finali, per insegnare ad utilizzare al meglio i
prodotti Bacardi-Martini». Il risultato è stato una crescita
della cultura del cliente, che ha portato al raddoppio della
quota di mercato nel periodo e a una crescita delle vendite di
tutta la categoria, dimostrando che il coraggio di applicare
idee nuove può pagare.
«All’estero è molto forte la continua ricerca dell’innova-
zione. Per questa ragione i contatti con le altre aziende del
gruppo hanno favorito l’adozione nel nostro Paese della
struttura tipica della Supply Chain europea. Risultato: catena
logistica più corta con punti di stoccaggio della merce ridot-
ti e concentrati sui siti di Asti e Frascati. Il processo si com-
pleterà poi con l’unificazione degli stock sulla piattaforma su
Asti. La continua revisione dei flussi logistici e l’ottimizza-
zione dei giri di rifornimento, utilizzando una piattaforma
multi-produttore, permetterà di tenere sotto controllo i costi
di trasporto. La scelta di fornitori esperti ma non specializza-
ti, con i quali instaurare rapporti di lungo periodo, aumenta
la flessibilità operativa. Tuttavia, ogni flusso logistico ri-
87LARGO CONSUMO n. 2/2015
̈
I partecipanti alla tavola rotonda
azienda funzione nome
Carrefour Direzione Supply Chain Alessia Vanzulli
Conad Responsabile Supply Chain Andrea Mantelli
Conad Adriatico Direttore ICT e Supply Chain Mirco Papili
Coop Consorzio Direttore Logistica Daniele Maini
Nord Ovest
Cooperlat Responsabile Logistica Michele Pagliaro
Crai Direttore logistica e IT Rolando Toto Brocchi
Fercam Direttore Logistica e Trasporti Marcello Corazzola
Gea Senior Partner Tito Zavanella
Grandi Salumifici Direttore Logistica e Ivano Poli
Italiani Supply Chain
Iper La Grande I Responsabile Logistica Nicola Morchio
La Linea Verde Responsabile Logistica Demetrio Poli
Lavazza Direttore Supply Chain Silvia Barbieri
Lavazza Rolling & Sales Alessandro Gonella
Forecast Manager
Lucart Direttore Supply Chain Giovanni Illibato
Martini & Rossi Italy Logistic Manager Ivan Persico
Nordiconad Responsabile Logistica Luca Vezzani
SAP Italia Senior Sales Executive Lorenzo Bazzocchi
Extended Supply Chain
Servizio fotografico: Diana Lapin. Servizio video: Paolo Vecchi (Phid srl)
LOGISTICA
Fonte: GEA Consulenti di Direzione Largo Consumo
Fonte: GEA Consulenti di Direzione
Fattori endogeni
l Varietà di gamma
l Lunghezza della supply chain
l Modello di governance
l Governo delle informazioni
l Modello di outsourcing
l Flessibilità/elasticità ai volumi
l …...
Fattori esogeni
l Volatilità dei consumi/stili di vita
l Evoluzione dei canali
l Nuovi mercati lontani
l Sistema paese
l Accesso al credito
l Accessibilità delle informazioni
l Pressione sui costi
l Modelli di coordinamento con
partner
l Evoluzione dei sistemi esterni
(3PL, ICT, ….)
l …...
I FATTORI CHE AUMENTANO LA COMPLESSITÀ
LOGISTICA
chiede la migliore accuratezza possibile nelle previsioni di
vendita. Occorre quindi coinvolgere attivamente nell’attività
giornaliera chi fa le previsioni: sedersi attorno a un tavolo e
vedere cosa non ha funzionato in passato aiuta a dimensio-
nare e allocare meglio gli stock».
CONAD ADRIATICO: RIDURRE LA COMPLESSITÀ
Conad Adriatico, ha riferito Mirco Papili, direttore ICT e
Supply Chain, ritiene che in tempi d’incertezza sia essenziale
ridurre la complessità con uno sforzo quotidiano di migliora-
mento continuo. «Conad ha lavorato sui flussi fisici e infor-
mativi tra deposito e punti di vendita dei soci della cooperati-
va, per rendere più efficiente la parte finale della filiera. I flus-
si di merce sono migliorati e i costi ridotti con l’integrazio-
ne, dal 2012, di tutti i depositi nel polo strategico di San Sal-
vo, un progetto che ha coinvolto strutture, sistemi, processi
e risorse umane, e la realizzazione del quale è stata accele-
rata in considerazione del potenziale di riduzione dei costi
emerso». Il flusso degli ordini dai punti di vendita verso il
deposito è stato efficientato con l’ausilio di tecnologie in-
formatiche disponibili sul mercato e opportunamente adat-
tate. «L’informatizzazione ed il controllo degli ordini, sem-
pre più efficienti e produttivi, hanno consentito la riduzione
del 50% delle finestre orarie di consegna, aumentando la
puntualità ed il livello di servizio complessivo fornito ai so-
ci. È stato fatto molto lavoro di convincimento verso la base
sociale, offrendo la possibilità di tarare l’organizzazione se-
condo le esigenze dei singoli punti vendita ma sempre al-
l’interno di un sistema di regole ben definito. Il successo è
stato maggiore del previsto: oggi i soci si muovono nell’am-
bito delle regole condivise per continuare a migliorare l’ef-
ficienza logistica dei propri punti vendita e quindi del siste-
ma logistico complessivo».
Con gli operatori logistici Conad tende a instaurare par-
tnership e a condividere i vantaggi. Chiede flessibilità e
disponibilità al cambiamento in cambio d’innovazioni
delle parti di processo che mantiene al proprio interno. A
questo proposito, Zavanella ha rimarcato che gli operato-
ri logistici si sono finalmente consolidati ed hanno inve-
stito bene sui trasportatori. Anche se le aziende multina-
zionali sono in maggiore evidenza, specie nel marketing,
esistono operatori italiani di ottimo livello: è il caso di
Fercam, che governa costi e
ricavi con una vera contabi-
lità industriale, caso raro
nel comparto. Per il futuro,
Mirco Papili sostiene che
«la sfida, per i prodotti a
marchio, ma in prospettiva
da estendere anche a quelli
col brand del fornitore, sarà
l’applicazione di regole
condivise, in modo di avere
una filiera integrata ed effi-
ciente anche a monte di Co-
nad. Un primo passo, effet-
tuato con la collaborazione
della direzione commercia-
le, è stato lo spostamento
dell’approvvigionamento
del prodotto a marchio al-
l’interno della direzione
supply chain».
LAVAZZA SCEGLIE LA PREVISIONE COLLABORATIVA
Lavazza ha avviato un processo di previsione collaborativa:
un fatto piuttosto raro, come ha rimarcato Zavanella di Gea, vi-
sto che di solito supply chain, vendite e controllo di gestione
hanno processi separati, che conducono a risultati diversi.
Alessandro Gonella, Rolling & Sales Forecast manager del
colosso del caffè, ha spiegato che «il processo di previsione,
affidato a un’unità organizzativa dedicata, è a regime da circa
tre anni. È unico per tutti i mercati, con dettagli operativi spe-
cifici condivisi con la supply chain. Per esempio, Italia e Ger-
mania hanno lo stesso processo, ma utilizzano tecniche diver-
se: abbiamo contatti giornalieri e settimanali per allineare i pia-
ni di vendita. La funzione, nell’ambito del commerciale, ha an-
che la funzione di anticipare i fabbisogni e proiettare i risultati
a fine anno, partendo dagli obiettivi commerciali e condividen-
doli con la supply chain». Il forecasting non è un ufficio di sta-
tistica, ma partecipa alla vita del business. Elabora scenari a
partire dalle informazioni raccolte sul campo dalla forza ven-
dita, conosce i piani di sviluppo, cerca di anticipare i problemi,
coordina le attività previsionali di commerciale e marketing e
interviene nel lancio di nuovi prodotti. Per la supply chain si
elaborano previsioni rolling a dodici mesi, che fanno parte di
un piano pluriennale.
«Con il forecasting, che conosce benissimo i prodotti ed è il
primo campanello di allarme verso i mercati, abbiamo condi-
viso un sistema di regole – ha puntualizzato Silvia Barbieri,
direttore Supply Chain di Lavazza – e lavoriamo in modo mol-
to sinergico. Per la previsione commerciale gli algoritmi stati-
stici sono poco utili in mercati come l’Italia con alte percen-
tuali di volumi venduti in promozione. Un compito importante
della supply chain è la mediazione fra le necessità commercia-
li e gli obiettivi della produzione, con le sue ovvie necessità di
essere efficiente e di saturare adeguatamente gli impianti».
SAP: INVESTIRE SU INNOVAZIONE E TECNOLOGIA
Lorenzo Bazzocchi, senior sales executive Extended Sup-
ply Chain in SAP Italia, ha confermato che «semplificazione,
collaborazione, focus sul consumatore sono sempre più richie-
ste dai clienti. La necessità di gestire l’incertezza, le fluttuazio-
ni della domanda, la crescente preparazione dei consumatori,
sempre più connessi, informati e propensi a utilizzare i diversi
canali disponibili, fanno senti-
re i propri effetti sulla supply
chain e di conseguenza sugli
strumenti informatici che la
supportano. Sono quindi pre-
feribili tecnologie semplici,
facili da utilizzare, veloci e
poco rischiose (i progetti SAP
oggi sono molto diversi dal
passato). Sap ha investito e
continua ad investire molto
sull’innovazione».
Gli strumenti realizzati per
l’integrated business planning
supportano la collaborazione
tra funzioni, integrano do-
manda, supply chain e dati fi-
nanziari per effettuare analisi
in tempo reale, simulare e
confrontare rapidamente di-
versi scenari. «A loro volta,
88 LARGO CONSUMO n. 2/2015
Da sinistra, Mirco Papili (Conad Adriatico), Ivan Persico (Marti-
ni&Rossi), Alessia Vanzulli (Carrefour Italia).
89LARGO CONSUMO n. 2/2015
LOGISTICA
quelli per i dispositivi
mobili – ha aggiunto
Bazzocchi – consentono
la connessione tra le for-
ze sul campo e il back
office, permettono di ac-
cedere ai dati di pianifi-
cazione, agli indicatori
di prestazione (KPI) e a
informazioni dettagliate
sulla domanda e rendo-
no visibili le informa-
zioni per il tracciamento
degli ordini e la verifica
del livello di servizio.
L’utilizzo della tecnolo-
gia cloud, dal canto suo,
rende più semplice e ve-
loce l’adozione delle so-
luzioni».
COOP: L’EFFICIENZA DA SOLA NON BASTA
Daniele Maini, direttore logistica di Coop Consorzio Nord
Ovest, si è soffermato sul tema dell’automazione dei magazzi-
ni. «Nella supply chain non ci sono rivoluzioni improvvise, ma
cambiano gli scenari, i clienti, le esigenze ecc. Qualsiasi scelta
organizzativa deve garantire un’elevata flessibilità e ritorni de-
gli investimenti in tempi non troppo lunghi. Le attività di effi-
cientamento realizzate dalle Coop dell’area Nord Ovest sono
passate, negli anni Novanta, attraverso la specializzazione del-
le attività di trasporto e movimentazione, ovvero la loro terzia-
rizzazione. Da fine 2004, abbiamo implementato una comple-
ta ristrutturazione della geometria distributiva e delle strutture
di supporto, orientandoci, studiando soluzioni di automazione.
Tali tentativi si sono sempre scontrati con gli eccessivi tempi di
rientro degli investimenti. La manodopera, che in Italia costa
ancora poco rispetto ad altre aree europee, è il principale freno
all’automazione». A oggi l’automazione in Coop Consorzio
Nord Ovest ha trovato una conveniente applicazione solamen-
te per una parte di operazioni di stoccaggio. «Esempi come
Mercadona, che hanno comportato investimenti di centinaia
milioni di euro in magazzini automatici, sono casi difficilmen-
te replicabili.A mio parere oggi la principale leva di efficienta-
mento è rappresentata da interventi sulle procedure organizza-
tive, in una logica di partnership – e non di mera contrapposi-
zione sui costi – con gli operatori logistici».
Parlando delle ultime realizzazioni in Coop Consorzio Nord
Ovest Maini ha citato la piattaforma deperibili di Rivalta Scri-
via dove, «nonostante una clientela molto numerosa e differen-
ziata in termini sia dimensionali sia di integrazione informatica,
siamo riusciti a realizzare una gestione molto veloce con stock
praticamente nullo. In tema di e-commerce alimentare, auto-
mazione e processi dedicati sono condizioni indispensabili per
la sostenibilità del business che non può svilupparsi con il sem-
plice utilizzo delle strutture di un pdv tradizionale».
IPER LA GRANDE I: OUTSOURCING SU MISURA
Nicola Morchio, responsabile della logistica di Iper La
Grande I, ha parlato della struttura della supply chain: «In ge-
nerale, il produttore ha un orizzonte più lungo del distributore,
anche perché quest’ultimo non ha alternative (i consumi di-
pendono da troppe cause) e quindi è costretto a giocare sulla
reattività, mentre l’indu-
stria gioca sulla program-
mazione. La logistica in-
vece richiede sempre pro-
grammazione a lungo ter-
mine perché coinvolge in-
vestimenti ingenti in
strutture quali i Cedi e le
tecnologie, e impiega nu-
merose risorse umane. In
particolare Iper La Gran-
de I, che non è leader di
mercato, deve scegliere
caso per caso soluzioni
sperimentate e ricercare
economie di scala attra-
verso la collaborazione
orizzontale anche con
strutture utilizzate dai
concorrenti. Ad esempio, per i surgelati condivide in outsour-
cing il magazzino con altri distributori».
Per la distribuzione del tessile, caratterizzato da un alto nu-
mero di referenze e da bassa rotazione, abbiamo scartato l’idea
del sorter automatico perché l’investimento richiede un tempo
di recupero troppo lungo rispetto alle possibili variazioni dei
volumi e degli assortimenti. «Si è adottato invece il prelievo in
cesti e vassoi, molto più flessibile in termini di investimento. E
non è detto che sia la soluzione definitiva.
In ogni caso, è preferibile lavorare in partnership con gli ope-
ratori logistici. Il rapporto non si può gestire solo tramite gare:
contano i processi e le procedure, che devono essere costruiti
nel tempo e adattati caso per caso. Infine, anche nei progetti che
prevedono grandi investimenti nelle strutture fisiche per razio-
nalizzare i flussi, come quello in corso per l’accentramento dei
freschi, è importante che le scelte fatte prevedano vie di uscita».
GSI AMPLIA LE COMPETENZE DELLA SUPPLY CHAIN
Ivano Poli, direttore logistica e supply chain di Grandi Sa-
lumifici Italiani, si è soffermato sull’allargamento delle com-
petenze della supply chain e sulla ricerca applicata: «Di fronte
alla crisi il sentimento più diffuso nelle organizzazioni sembra
essere la paura, cui si dovrebbe rispondere con più innovazio-
ne: chi si evolve sopravvive, ma non sempre paura e innova-
zione sono inversamente proporzionali. La funzione tradizio-
nalmente più evolutiva, i sistemi informatici, sembra la più
preoccupata e sta rallentando, ad esempio sul fronte delle nuo-
ve tecnologie. I commerciali del produttore e della gdo fatica-
no a passare dal parlare di prodotto e promozioni ad affrontare
attività di previsione collaborativa».
In questo quadro, si scoprono le capacità della supply chain,
più abituata a ragionare su orizzonti più lunghi. «In GSI – ha
spiegato Poli – la supply chain ha ulteriormente affinato la ge-
stione ottimale dello stock e le previsioni della domanda. La
prima sembra banale, ma la sua applicazione richiede molta at-
tenzione e la collaborazione della gdo. Ad esempio, gestire lo
stock significa definire il livello di servizio e questo è da con-
cordare con il cliente, così come la sua misurazione va defini-
ta con precisione per evitare contenziosi. Inoltre, il livello di
stock dipende anche dall’accuratezza delle previsioni, che di-
ventano sempre più affidabili se la forza vendita è abituata e
formata a fornirle tempestivamente e la gdo collabora alla loro
elaborazione. GSI ha avviato il processo iniziando dai clienti
che hanno già una funzione di previsione della domanda e ̈
Da sinistra, Daniele Maini (Coop Consorzio Nord Ovest), Lorenzo Bazzocchi
(SAP Italia), Alessandro Gonella e Silvia Barbieri (Lavazza).
LOGISTICA
con i quali si può parlare
lo stesso linguaggio».
Anche la ricerca ha un
ruolo importante: secon-
do Poli, «in genere le
aziende non hanno una
collaborazione conti-
nuativa con le università
che sono una fonte di in-
novazione e di studio.
Un esempio: nella cate-
na del freddo, per con-
trollare meglio la tem-
peratura durante il tra-
sporto, stiamo svilup-
pando con l’Università
di Parma una formula
per risalire dalla tempe-
ratura nel camion a
quella superficiale e al cuore del prodotto in real time. La ri-
cerca è in corso da un anno con risultati molto buoni e van-
taggi dimostrabili per i clienti; è in corso l’estensione del test
a tutta la gamma dei prodotti».
NORDICONAD: AGIRE CON EFFICACIA SUI COSTI
Secondo Luca Vezzani, responsabile logistica di Nordico-
nad, «Sopratutto in tempi di crisi, il cambiamento è necessario
per tenere alte la qualità e la soddisfazione del cliente e bassi i
costi; per questo motivo Nordiconad, a partire dal 2011 ha ini-
ziato una fase di cambiamento del proprio assetto distributivo,
concentrando a Quiliano (Sv) le piattaforme di Albenga e Ver-
celli, diminuendo i costi logistici e di struttura anche grazie al-
l’utilizzo di nuove tecnologie e migliorando l’efficienza della
filiera. Con l’inizio del 2014 e decine di milioni di euro inve-
stiti, il progetto di revisione dell’assetto organizzativo ha visto
il suo completamento attraverso la concentrazione a Modena
di un unico polo di distribuzione di tutti i prodotti a temperatu-
ra controllata e lo spostamento ad Anzola dei generi vari per
servire tutti i punti vendita della propria rete emiliana».
La decisione non è stata difficile, ma la realizzazione è sta-
ta lunga e complessa «anche in seguito alla volontà azienda-
le di preservare posti di lavoro e alto livello di servizio. Ma i
cambiamenti non sempre sono positivi, alcuni infatti appaio-
no piuttosto contraddittori: pensiamo ad esempio alla possi-
bilità di effettuare aperture domenicali dei negozi combinata
con il divieto di circolazione dei mezzi pesanti nel fine setti-
mana; cambiamenti questi che consentono da un lato di dare
un buon servizio al cliente senza però contribuire a mantene-
re alta la qualità dei prodotti né tantomeno a sviluppare nuo-
ve opportunità di business».
CONAD: UN NUOVO RAPPORTO CON I FORNITORI
Anche Andrea Mantelli, responsabile supply chain di Co-
nad, ha messo in evidenza la necessità di un rapporto meglio
organizzato con i fornitori, focalizzandosi sui prodotti a mar-
chio Conad, e partendo proprio dalla campagna “bassi e fissi”:
«Sui prodotti con il nostro marchio ci permettiamo di fare
esperimenti che, se funzionano, vengono replicati sulla marca
industriale degli stessi fornitori. Si è scardinato il concetto di
promozione, che ha volumi difficili da indovinare,è complica-
ta da gestire anche dal lato fornitore e crea problemi lungo tut-
ta la catena. Dopo un periodo iniziale di difficoltà nello stima-
re il comportamento dei
consumatori, l’esistenza
ormai da tre anni di una
buona previsione della
domanda ha portato fidu-
cia nelle cooperative. Le
promozioni di lungo pe-
riodo possono far perde-
re opportunità generate
dalle fluttuazioni dei
prezzi delle materie pri-
me, ma questo può esse-
re sopportato a fronte de-
gli altri vantaggi. I forni-
tori sono molto cambiati
negli ultimi quattro anni:
oggi sono molto più
aperti e preparati e si so-
no resi conto che onestà
e franchezza reciproche, e contatti con la supply chain oltre
che con il commerciale, assicurano buoni risultati».
Nonostante i tanti casi di successo, resta ancora molto da fa-
re. «La logistica può cambiare ancora – ha concluso Mantelli
– sfruttando idee provenienti dall’interno o dall’esterno. Non
bisogna aver timore di fare tentativi, anche se non tutti sono
destinati al successo: in questo senso, l’attuale stato d’insicu-
rezza può aiutare».
LUCART: MEGLIO CONDIVIDERE IL FORECAST
Giovanni Illibato, direttore supply chain di Lucart, ha par-
lato dei rapporti con la distribuzione e ha illustrato un’iniziati-
va di successo nell’e-commerce: «Nel nostro settore la colla-
borazione tra le funzioni al fine di produrre dei forecast affida-
bili è maggiore e viene applicata ai prodotti a marchio del pro-
duttore, per i quali è più facile governare il processo. La marca
privata ha un comportamento molto più variabile, che rende
difficile la collaborazione per industrie di processo con prodot-
ti a basso valore aggiunto. Le difficoltà maggiori derivano dal-
le promozioni, specialmente quando sono richieste confezioni
speciali, come i multipack. In questi casi è molto difficile co-
niugare le esigenze di servizio, che il produttore comprende,
con la capacità produttiva. Sarebbe necessaria una maggiore
condivisione delle previsioni di vendita non solo tra le funzio-
ni aziendali, ma anche e soprattutto con la gdo, in modo che la
supply chain, che in Lucart comprende anche la programma-
zione della produzione, possa organizzare quest’ultima nel
modo migliore e in maniera tale da coniugare le esigenze di
produttività ed efficienza con quelle di livello di servizio».
L’e-commerce è stato applicato con successo ai materiali per
la tavola, caratterizzati da volumi ridotti e produzioni persona-
lizzate, per le quali i clienti hanno dimostrato un interesse sor-
prendente. «Per soddisfarli è stato aperto un dialogo con una
piattaforma online, che raccoglie gli ordini e mette a punto i
cliches in tempi coerenti con le esigenze di produzione e le
aspettative del cliente finale. In pratica si è passati dal lavorare
su ordini dei grossisti all’operare per commessa. I costi al
cliente finale sono rimasti stabili, proprio grazie all’elimina-
zione del passaggio attraverso il grossista».
CRAI MISURA LE PROPRIE PRESTAZIONI
Un nota di cautela è quella introdotta da Rolando Toto
Brocchi, direttore logistica e IT di Crai: «Molti temi sono sul
90 LARGO CONSUMO n. 2/2015
Da sinistra, Giovanni Illibato (Lucart), Andrea Mantelli (Conad), Luca Vezzani (Nor-
diconad), Ivano Poli (Grandi Salumifici Italiani) e Nicola Morchio (Iper La Grande I)
tavolo da decenni: in re-
altà, il ritmo del cambia-
mento nel nostro settore,
a differenza da quanto è
avvenuto ad esempio nel-
l’editoria con il passag-
gio dalla carta al suppor-
to elettronico, è lento e
lascia tempo per un adat-
tamento fisiologico. Le
difficoltà però rimango-
no, e sono dovute più agli
ostacoli posti da aziende
e persone che si oppon-
gono al cambiamento,
che non alla disponibilità
di soluzioni, cresciuta ne-
gli ultimi anni. Un esem-
pio è l’introduzione del
catalogo elettronico, che in Italia è abortita, caso unico in Eu-
ropa, ed è stata sostituita da Immagino (servizio web realizza-
to da Indicod-ECR per lo scambio tra produttori e distributori,
di gestione, di aggiornamento e di validazione delle immagini
e delle informazioni dei prodotti, nda). In più, il cambiamento
avviene a due velocità: la razionalizzazione interna alle azien-
de procede, ma l’efficienza di sistema continua a mancare».
Crai ha lanciato il progetto “convergenza verso lo standard”.
Con un benchmark interno ed esterno sono stati individuati
standard di qualità che il retailer si è posto come obiettivo e ri-
spetto ai quali misura le proprie prestazioni, che «finora sono
sensibilmente migliorate: il raggiungimento degli standard ci
consentirà di stare sul mercato anche senza essere leader».
COOPERLAT CURA IL SERVIZIO DIRETTO AI PDV
Michele Pagliaro, responsabile logistica di Cooperlat, ha
parlato dei rapporti tra un produttore di commodity e la gdo:
«Le previsioni sono difficili, noi le facciamo partendo dal
mercato e su un orizzonte di due-tre anni. La logistica è ba-
sata sulla massima flessibilità per quanto riguarda le conse-
gne a Cedi, piuttosto che direttamente al punto di vendita,
ma cerchiamo di investire molto sul servizio a questi ultimi,
le cui esigenze non sono sempre allineate con quelle dell’or-
ganizzazione centrale. Ad esempio, facciamo le previsioni,
emettiamo gli ordini per loro conto e curiamo la messa a
scaffale. Per coltivare un rapporto di fiducia, operiamo sem-
pre in prima persona, senza ricorrere ad agenzie».
In ottica di razionalizzazione, qualche anno fa Cooperlat
ha accentrato i depositi, ma il servizio ne ha sofferto, anche
se in misura difficile da quantificare. «I problemi di servizio
sono stati parzialmente risolti sfruttando come transit-point i
depositi inutilizzati e potenziando le consegne dirette, sulle
quali però resta il vincolo della saturazione dei mezzi, ulte-
riormente complicato dal fatto che le finestre prenotabili per
lo scarico non sono fisse».
LA LINEA VERDE: LE PECULIARITÀ DEL FRESCO
I prodotti freschi vanno gestiti tenendo conto delle loro pe-
culiarità logistiche: a questo proposito, Demetrio Poli, respon-
sabile logistica di La Linea Verde, ha spiegato che «le critici-
tà nascono dalla shelf life di cinque giorni richiesta dalla di-
stribuzione per un prodotto che ha una vita utile di poco più
lunga. Tenendo conto che dal campo allo stabilimento la metà
della merce arriva nello
stesso giorno in cui è sta-
ta raccolta e l’altra metà
il giorno seguente, e che
quando comincia la pro-
duzione tutte le materie
prime devono essere pre-
senti, per il ciclo ordine-
consegna in Italia restano
disponibili otto ore». Il
tutto è complicato dal fat-
to che le finestre per lo
scarico diventano sempre
più strette: «Il multidrop
è molto difficile se tutte
le consegne devono esse-
re eseguite tra le cinque e
mezzogiono, tenendo an-
che conto delle code allo
scarico e delle limitazioni al tempo di guida degli autisti. Que-
sto richiede che le tratte secondarie siano brevi, ma, se la logi-
stica è adeguata, non è necessario che lo stabilimento sia in
prossimità del cliente. In Belgio, ad esempio, dove la consegna
è richiesta per il giorno seguente all’ordine, le finestre di scari-
co sono di mezz’ora e il tempo di attesa di sette minuti, si la-
vora con un magazzino periferico».
Il controllo della temperatura è determinante per la vita
utile del prodotto. Linea Verde lavora in autocontrollo, al
100% sulle partenze e al 10% lungo la tratta. Se il cliente lo
richiede, possono essere installati registratori di dati sul mez-
zo di trasporto.
FERCAM: PARTNERSHIP DI SUCCESSO CON METRO
Il punto di vista conclusivo dell’operatore logistico è stato
espresso da Marcello Corazzola, direttore logistica e tra-
sporti di Fercam: «Le idee che circolano spesso restano tali:
ognuno di noi è convinto di essere un buon logistico, ma for-
se abbiamo poca capacità di ascolto. La verità è che le azien-
de spesso non conoscono le opportunità offerte dal mercato
della logistica, forse anche per colpa degli operatori che non
le sanno spiegare, ma certamente per la scarsa propensione
ad avvalersi di loro come consulenti, a differenza di quanto
accade all’estero: penso alla Germania, dove questa attività è
normale».
Per esempio, con Metro Cash & Carry International Fer-
cam è entrata nel processo logistico a valle e a monte. «L’at-
tività non si è limitata alla gestione logistica, ma ha compre-
so l’attività di merchandising, ossia l’acquisto da vari forni-
tori in Italia e in tutta Europa nonché dell’Estremo Oriente, e
la successiva rivendita alle società Metro in Europa, provve-
dendo alla consegna congiunta ai loro Cedi. Con questo mo-
dello di outsourcing, Fercam ha contribuito, grazie al suo
know-how, a ottimizzare gli stock di Metro e ridurre drasti-
camente le scorte di magazzino e l’intero ciclo logistico, ga-
rantendo una gestione centralizzata e diretta dei diversi for-
nitori del retailer con l’evasione del 100% degli ordini di
spedizione. Il progetto ha considerato la logistica come leva
di competitività e ha previsto anche la responsabilità del ca-
pitale investito nonché il controllo e la verifica di quantità e
qualità basati su precisi livelli di servizio concordati con Me-
tro. Il sistema logistico-gestionale è stato costruito in tre an-
ni, al termine dei quali Metro lo ha riportato in casa mante-
nendo con noi un contratto di 3PL». I
91LARGO CONSUMO n. 2/2015
LOGISTICA
Da sinistra, Marcello Corazzola (Fercam), Demetrio Poli (La Linea Verde), Michele
Pagliaro (Cooperlat) e Rolando Toto Brocchi (Crai).

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La supply chain in tempi di incertezza

  • 1. Progettare la supply chain I FORUM DI LARGO CONSUMO EstrattodaLargoConsumon.2/2015 In uno scenario variabile e sempre più competitivo, la funzione supply chain è un baricentro di certezze per l’industria e il retail © Editoriale Largo Consumo srl EFFICIENZA
  • 2. ganizzative di processo e di sistema». Le scelte sono condi- zionate da fattori endogeni ed esogeni, che si influenzano reciprocamente. «Tra le linee guida da seguire, vanno indi- cate una maggiore strutturazione del processo d’introduzio- ne di nuovi prodotti e soprattutto di eliminazione dei pro- dotti non più rispondenti alle esigenze del mercato; la ritar- data qualifica della gamma per diminuire la complessità del- la sua gestione; l’avvicinamento delle produzioni ai mercati di consumo per accorciare e semplificare la supply chain e migliorarne il controllo; la revisione del demand manage- ment per migliorare l’accuratezza delle previsioni; un go- verno unitario della supply chain, per semplificarla, sfrut- tando le tecnologie che permettono di dematerializzare il flusso dei documenti e migliorando selettivamente lo scam- bio di informazioni; una maggiore convergenza e integra- zione dei canali fisico e digitale; l’esternalizzazione delle attività logistiche mirata più all’innovazione tecnologica e di processo che alla pura riduzione dei costi; il superamento del sistema delle promozioni, sul modello anglosassone “everyday low price” o pianificate dall’industria sulla base LOGISTICA Progettare la supply chain EFFICIENZA In uno scenario variabile e sempre più competitivo, la funzione supply chain è un baricentro di certezze per l’industria e il retail di Paolo Bianchi e Armando Garosci IFORUM DILARGO CONSUM O Approfondimenti: http://tinyurl.com/PLSupplyChain 86 LARGO CONSUMO n. 2/2015 Guarda la sintesi video degli interventi dei partecipanti alla tavola rotonda su: www.youtube.com/largoconsumo e condizioni d’incertezza che negli ultimi anni hanno contraddistinto l’ambiente nel quale le aziende agi- scono hanno moltiplicato la difficoltà di governare la supply chain. La sfida è quella di pianificare produ- zione e distribuzione in uno scenario di forte competizione promozionale, crescente logistica di ritorno e maggiore pre- tesa di servizio da parte della clientela, moltiplicazione dei touchpoint, sempre maggiore rilievo per i retailer delle ven- dite attraverso marketplace. Con l’obiettivo di sviluppare una riflessione attorno al contributo di una moderna supply chain, adeguata a servire il retail multicanale e sostenere gli scambi, influenzati dalle dinamiche digitali dell’e-commerce e del social shopping, Largo Consumo – in collaborazione con Gea, società di consulenza di direzione – ha riunito un gruppo di supply chain manager di imprese dell’industria e del retail food e non food, in una tavola rotonda a porte chiu- se sul tema: “Programmare la supply chain in tempi di incer- tezza”, moderata dal nostro giornalista Armando Garosci, di cui in queste pagine riportiamo i contenuti. La sintesi video di tutti gli interventi è disponibile sul no- stro canale www.youtube.com/largoconsumo. GEA: LE LEVE PER REAGIRE ALL’INCERTEZZA Tito Zavanella, senior partner in Operation Management di Gea, ha rilevato come «le incertezze si riflettono sui bud- get, sull’entità e l’allocazione degli investimenti, sul model- lo di outsourcing e sulla scelta e applicazione delle leve or- L Foto di gruppo dei partecipanti alla tavola rotonda. In piedi, da sinistra, Armando Garosci (Largo Consumo) e Tito Zavanella (Gea). • Le condizioni di incertezza nelle quali le aziende agiscono hanno moltiplicato la difficoltà di governare la supply chain. • Le incertezze si riflettono sul budget, gli investimenti, il mo- dello di outsourcing e la scelta delle leve organizzative. • La sfida è pianificare in uno scenario di forte competi- zione, crescente logistica di ritorno, moltiplicazione dei touchpoint. • Molte le leve su cui agire: demand management, riduzione della complessità, ampliamento delle funzioni della supply chain, ecc. I temi della tavola rotonda Scaricato da www.largoconsumo.info
  • 3. del sell-out del distributore; lo studio di nuovi modelli di dia- logo tra industria e distribuzione. Il principale ostacolo all’applicazione pratica delle linee guida è – secondo Zavanella – la cultura di molte aziende italiane, ancora poco propense a sperimentare, che privile- gia la frammentazione delle responsabilità e contrappone cliente e fornitore. Il ricambio generazionale, la crescente digitalizzazione del contesto esterno e la maggior consape- volezza del “C-level” (dirigenti di primo livello) stanno tut- tavia, anche se forse non con la rapidità desiderata, miglio- rando la situazione». CARREFOUR: COME CREARE VALORE AGGIUNTO Carrefour punta su demand management e dialogo con i fornitori. Alessia Vanzulli, direzione supply chain, approv- vigionamento alimentare, ha spiegato che «la supply chain è passata da una funzione di logistica molto legata all’operati- vità a una funzione nella quale la pianificazione ha un ruolo centrale per creare valore aggiunto. È stato possibile rispar- miare sul piano di approvvigionamento e impostare una stra- tegia di riduzione dei costi attraverso il contenimento degli stock. Iniziative di CRP nei cedi hanno reso alcuni fornitori responsabili della gestione degli oneri di approvvigionamen- to». L’obiettivo è sfruttare tutte le leve disponibili per creare risparmi da cedere al cliente finale. Un esempio di collaborazione è il rapporto con Procter & Gamble, basato sullo scambio d’informazioni e sull’apporto di valore aggiunto da parte del fornitore. Vanzulli ha sottoli- neato che «l’affinità personale con la controparte e la condi- visione della visione strategica hanno agevolato l’intesa. È anche fondamentale capire cosa può fare e di che strutture dispone il fornitore». Non sempre il rapporto con il fornitore si sviluppa positivamente: «Alcuni si limitano a ricevere in- formazioni, senza restituire valore aggiunto: per esempio non condividono e non interpretano insieme a noi le previ- sioni di vendita per le promozioni, e non ne verificano la cor- rettezza a posteriori». Quanto al CRP, in atto con una cinquantina di fornitori, «Carrefour ha un modello standard, con opzioni che il for- nitore può aggiungere,ad esempio condividere il funziona- mento del processo di riordino. Con i fornitori si lavora in open book, con visite reciproche annuali a stabilimenti e de- positi. Per esempio, una nostra visita in uno stabilimento di P& G vicino a Roma, ricambiata da una visita a un nostro deposito poco distante, ha stabilito una conoscenza persona- le che ha permesso di sviluppare occasioni di miglioramen- to». Per migliorare le sinergie interne/esterne, l’approvvi- gionamento di CRF è organizzato per settore merceologico e non per deposito. MARTINI & ROSSI PUNTA SULLA COLLABORAZIONE Martini & Rossi collabora attivamente in senso orizzonta- le con le aziende internazionali del gruppo Bacardi e verti- cale con la distribuzione. Ivan Persico, Italy Logistic Mana- ger, racconta che «in tempi di incertezza è importante au- mentare il livello di collaborazione con i partner. Il gruppo Bacardi da tempo punta molto sulla collaborazione. Quando si presentano opportunità di cambiamento, Supply Chain, Logistica e Commerciale collaborano con confronti interni ed esterni all’azienda e, sempre più spesso, coinvolgono di- rettamente il cliente. Per esempio, la scorsa estate con Carre- four è stata applicata nel nostro paese una strategia, svilup- pata su scala internazionale, volta ad aumentare le vendite estive. Questo è stato fatto contattando direttamente via web i consumatori finali, per insegnare ad utilizzare al meglio i prodotti Bacardi-Martini». Il risultato è stato una crescita della cultura del cliente, che ha portato al raddoppio della quota di mercato nel periodo e a una crescita delle vendite di tutta la categoria, dimostrando che il coraggio di applicare idee nuove può pagare. «All’estero è molto forte la continua ricerca dell’innova- zione. Per questa ragione i contatti con le altre aziende del gruppo hanno favorito l’adozione nel nostro Paese della struttura tipica della Supply Chain europea. Risultato: catena logistica più corta con punti di stoccaggio della merce ridot- ti e concentrati sui siti di Asti e Frascati. Il processo si com- pleterà poi con l’unificazione degli stock sulla piattaforma su Asti. La continua revisione dei flussi logistici e l’ottimizza- zione dei giri di rifornimento, utilizzando una piattaforma multi-produttore, permetterà di tenere sotto controllo i costi di trasporto. La scelta di fornitori esperti ma non specializza- ti, con i quali instaurare rapporti di lungo periodo, aumenta la flessibilità operativa. Tuttavia, ogni flusso logistico ri- 87LARGO CONSUMO n. 2/2015 ̈ I partecipanti alla tavola rotonda azienda funzione nome Carrefour Direzione Supply Chain Alessia Vanzulli Conad Responsabile Supply Chain Andrea Mantelli Conad Adriatico Direttore ICT e Supply Chain Mirco Papili Coop Consorzio Direttore Logistica Daniele Maini Nord Ovest Cooperlat Responsabile Logistica Michele Pagliaro Crai Direttore logistica e IT Rolando Toto Brocchi Fercam Direttore Logistica e Trasporti Marcello Corazzola Gea Senior Partner Tito Zavanella Grandi Salumifici Direttore Logistica e Ivano Poli Italiani Supply Chain Iper La Grande I Responsabile Logistica Nicola Morchio La Linea Verde Responsabile Logistica Demetrio Poli Lavazza Direttore Supply Chain Silvia Barbieri Lavazza Rolling & Sales Alessandro Gonella Forecast Manager Lucart Direttore Supply Chain Giovanni Illibato Martini & Rossi Italy Logistic Manager Ivan Persico Nordiconad Responsabile Logistica Luca Vezzani SAP Italia Senior Sales Executive Lorenzo Bazzocchi Extended Supply Chain Servizio fotografico: Diana Lapin. Servizio video: Paolo Vecchi (Phid srl) LOGISTICA Fonte: GEA Consulenti di Direzione Largo Consumo Fonte: GEA Consulenti di Direzione Fattori endogeni l Varietà di gamma l Lunghezza della supply chain l Modello di governance l Governo delle informazioni l Modello di outsourcing l Flessibilità/elasticità ai volumi l …... Fattori esogeni l Volatilità dei consumi/stili di vita l Evoluzione dei canali l Nuovi mercati lontani l Sistema paese l Accesso al credito l Accessibilità delle informazioni l Pressione sui costi l Modelli di coordinamento con partner l Evoluzione dei sistemi esterni (3PL, ICT, ….) l …... I FATTORI CHE AUMENTANO LA COMPLESSITÀ
  • 4. LOGISTICA chiede la migliore accuratezza possibile nelle previsioni di vendita. Occorre quindi coinvolgere attivamente nell’attività giornaliera chi fa le previsioni: sedersi attorno a un tavolo e vedere cosa non ha funzionato in passato aiuta a dimensio- nare e allocare meglio gli stock». CONAD ADRIATICO: RIDURRE LA COMPLESSITÀ Conad Adriatico, ha riferito Mirco Papili, direttore ICT e Supply Chain, ritiene che in tempi d’incertezza sia essenziale ridurre la complessità con uno sforzo quotidiano di migliora- mento continuo. «Conad ha lavorato sui flussi fisici e infor- mativi tra deposito e punti di vendita dei soci della cooperati- va, per rendere più efficiente la parte finale della filiera. I flus- si di merce sono migliorati e i costi ridotti con l’integrazio- ne, dal 2012, di tutti i depositi nel polo strategico di San Sal- vo, un progetto che ha coinvolto strutture, sistemi, processi e risorse umane, e la realizzazione del quale è stata accele- rata in considerazione del potenziale di riduzione dei costi emerso». Il flusso degli ordini dai punti di vendita verso il deposito è stato efficientato con l’ausilio di tecnologie in- formatiche disponibili sul mercato e opportunamente adat- tate. «L’informatizzazione ed il controllo degli ordini, sem- pre più efficienti e produttivi, hanno consentito la riduzione del 50% delle finestre orarie di consegna, aumentando la puntualità ed il livello di servizio complessivo fornito ai so- ci. È stato fatto molto lavoro di convincimento verso la base sociale, offrendo la possibilità di tarare l’organizzazione se- condo le esigenze dei singoli punti vendita ma sempre al- l’interno di un sistema di regole ben definito. Il successo è stato maggiore del previsto: oggi i soci si muovono nell’am- bito delle regole condivise per continuare a migliorare l’ef- ficienza logistica dei propri punti vendita e quindi del siste- ma logistico complessivo». Con gli operatori logistici Conad tende a instaurare par- tnership e a condividere i vantaggi. Chiede flessibilità e disponibilità al cambiamento in cambio d’innovazioni delle parti di processo che mantiene al proprio interno. A questo proposito, Zavanella ha rimarcato che gli operato- ri logistici si sono finalmente consolidati ed hanno inve- stito bene sui trasportatori. Anche se le aziende multina- zionali sono in maggiore evidenza, specie nel marketing, esistono operatori italiani di ottimo livello: è il caso di Fercam, che governa costi e ricavi con una vera contabi- lità industriale, caso raro nel comparto. Per il futuro, Mirco Papili sostiene che «la sfida, per i prodotti a marchio, ma in prospettiva da estendere anche a quelli col brand del fornitore, sarà l’applicazione di regole condivise, in modo di avere una filiera integrata ed effi- ciente anche a monte di Co- nad. Un primo passo, effet- tuato con la collaborazione della direzione commercia- le, è stato lo spostamento dell’approvvigionamento del prodotto a marchio al- l’interno della direzione supply chain». LAVAZZA SCEGLIE LA PREVISIONE COLLABORATIVA Lavazza ha avviato un processo di previsione collaborativa: un fatto piuttosto raro, come ha rimarcato Zavanella di Gea, vi- sto che di solito supply chain, vendite e controllo di gestione hanno processi separati, che conducono a risultati diversi. Alessandro Gonella, Rolling & Sales Forecast manager del colosso del caffè, ha spiegato che «il processo di previsione, affidato a un’unità organizzativa dedicata, è a regime da circa tre anni. È unico per tutti i mercati, con dettagli operativi spe- cifici condivisi con la supply chain. Per esempio, Italia e Ger- mania hanno lo stesso processo, ma utilizzano tecniche diver- se: abbiamo contatti giornalieri e settimanali per allineare i pia- ni di vendita. La funzione, nell’ambito del commerciale, ha an- che la funzione di anticipare i fabbisogni e proiettare i risultati a fine anno, partendo dagli obiettivi commerciali e condividen- doli con la supply chain». Il forecasting non è un ufficio di sta- tistica, ma partecipa alla vita del business. Elabora scenari a partire dalle informazioni raccolte sul campo dalla forza ven- dita, conosce i piani di sviluppo, cerca di anticipare i problemi, coordina le attività previsionali di commerciale e marketing e interviene nel lancio di nuovi prodotti. Per la supply chain si elaborano previsioni rolling a dodici mesi, che fanno parte di un piano pluriennale. «Con il forecasting, che conosce benissimo i prodotti ed è il primo campanello di allarme verso i mercati, abbiamo condi- viso un sistema di regole – ha puntualizzato Silvia Barbieri, direttore Supply Chain di Lavazza – e lavoriamo in modo mol- to sinergico. Per la previsione commerciale gli algoritmi stati- stici sono poco utili in mercati come l’Italia con alte percen- tuali di volumi venduti in promozione. Un compito importante della supply chain è la mediazione fra le necessità commercia- li e gli obiettivi della produzione, con le sue ovvie necessità di essere efficiente e di saturare adeguatamente gli impianti». SAP: INVESTIRE SU INNOVAZIONE E TECNOLOGIA Lorenzo Bazzocchi, senior sales executive Extended Sup- ply Chain in SAP Italia, ha confermato che «semplificazione, collaborazione, focus sul consumatore sono sempre più richie- ste dai clienti. La necessità di gestire l’incertezza, le fluttuazio- ni della domanda, la crescente preparazione dei consumatori, sempre più connessi, informati e propensi a utilizzare i diversi canali disponibili, fanno senti- re i propri effetti sulla supply chain e di conseguenza sugli strumenti informatici che la supportano. Sono quindi pre- feribili tecnologie semplici, facili da utilizzare, veloci e poco rischiose (i progetti SAP oggi sono molto diversi dal passato). Sap ha investito e continua ad investire molto sull’innovazione». Gli strumenti realizzati per l’integrated business planning supportano la collaborazione tra funzioni, integrano do- manda, supply chain e dati fi- nanziari per effettuare analisi in tempo reale, simulare e confrontare rapidamente di- versi scenari. «A loro volta, 88 LARGO CONSUMO n. 2/2015 Da sinistra, Mirco Papili (Conad Adriatico), Ivan Persico (Marti- ni&Rossi), Alessia Vanzulli (Carrefour Italia).
  • 5. 89LARGO CONSUMO n. 2/2015 LOGISTICA quelli per i dispositivi mobili – ha aggiunto Bazzocchi – consentono la connessione tra le for- ze sul campo e il back office, permettono di ac- cedere ai dati di pianifi- cazione, agli indicatori di prestazione (KPI) e a informazioni dettagliate sulla domanda e rendo- no visibili le informa- zioni per il tracciamento degli ordini e la verifica del livello di servizio. L’utilizzo della tecnolo- gia cloud, dal canto suo, rende più semplice e ve- loce l’adozione delle so- luzioni». COOP: L’EFFICIENZA DA SOLA NON BASTA Daniele Maini, direttore logistica di Coop Consorzio Nord Ovest, si è soffermato sul tema dell’automazione dei magazzi- ni. «Nella supply chain non ci sono rivoluzioni improvvise, ma cambiano gli scenari, i clienti, le esigenze ecc. Qualsiasi scelta organizzativa deve garantire un’elevata flessibilità e ritorni de- gli investimenti in tempi non troppo lunghi. Le attività di effi- cientamento realizzate dalle Coop dell’area Nord Ovest sono passate, negli anni Novanta, attraverso la specializzazione del- le attività di trasporto e movimentazione, ovvero la loro terzia- rizzazione. Da fine 2004, abbiamo implementato una comple- ta ristrutturazione della geometria distributiva e delle strutture di supporto, orientandoci, studiando soluzioni di automazione. Tali tentativi si sono sempre scontrati con gli eccessivi tempi di rientro degli investimenti. La manodopera, che in Italia costa ancora poco rispetto ad altre aree europee, è il principale freno all’automazione». A oggi l’automazione in Coop Consorzio Nord Ovest ha trovato una conveniente applicazione solamen- te per una parte di operazioni di stoccaggio. «Esempi come Mercadona, che hanno comportato investimenti di centinaia milioni di euro in magazzini automatici, sono casi difficilmen- te replicabili.A mio parere oggi la principale leva di efficienta- mento è rappresentata da interventi sulle procedure organizza- tive, in una logica di partnership – e non di mera contrapposi- zione sui costi – con gli operatori logistici». Parlando delle ultime realizzazioni in Coop Consorzio Nord Ovest Maini ha citato la piattaforma deperibili di Rivalta Scri- via dove, «nonostante una clientela molto numerosa e differen- ziata in termini sia dimensionali sia di integrazione informatica, siamo riusciti a realizzare una gestione molto veloce con stock praticamente nullo. In tema di e-commerce alimentare, auto- mazione e processi dedicati sono condizioni indispensabili per la sostenibilità del business che non può svilupparsi con il sem- plice utilizzo delle strutture di un pdv tradizionale». IPER LA GRANDE I: OUTSOURCING SU MISURA Nicola Morchio, responsabile della logistica di Iper La Grande I, ha parlato della struttura della supply chain: «In ge- nerale, il produttore ha un orizzonte più lungo del distributore, anche perché quest’ultimo non ha alternative (i consumi di- pendono da troppe cause) e quindi è costretto a giocare sulla reattività, mentre l’indu- stria gioca sulla program- mazione. La logistica in- vece richiede sempre pro- grammazione a lungo ter- mine perché coinvolge in- vestimenti ingenti in strutture quali i Cedi e le tecnologie, e impiega nu- merose risorse umane. In particolare Iper La Gran- de I, che non è leader di mercato, deve scegliere caso per caso soluzioni sperimentate e ricercare economie di scala attra- verso la collaborazione orizzontale anche con strutture utilizzate dai concorrenti. Ad esempio, per i surgelati condivide in outsour- cing il magazzino con altri distributori». Per la distribuzione del tessile, caratterizzato da un alto nu- mero di referenze e da bassa rotazione, abbiamo scartato l’idea del sorter automatico perché l’investimento richiede un tempo di recupero troppo lungo rispetto alle possibili variazioni dei volumi e degli assortimenti. «Si è adottato invece il prelievo in cesti e vassoi, molto più flessibile in termini di investimento. E non è detto che sia la soluzione definitiva. In ogni caso, è preferibile lavorare in partnership con gli ope- ratori logistici. Il rapporto non si può gestire solo tramite gare: contano i processi e le procedure, che devono essere costruiti nel tempo e adattati caso per caso. Infine, anche nei progetti che prevedono grandi investimenti nelle strutture fisiche per razio- nalizzare i flussi, come quello in corso per l’accentramento dei freschi, è importante che le scelte fatte prevedano vie di uscita». GSI AMPLIA LE COMPETENZE DELLA SUPPLY CHAIN Ivano Poli, direttore logistica e supply chain di Grandi Sa- lumifici Italiani, si è soffermato sull’allargamento delle com- petenze della supply chain e sulla ricerca applicata: «Di fronte alla crisi il sentimento più diffuso nelle organizzazioni sembra essere la paura, cui si dovrebbe rispondere con più innovazio- ne: chi si evolve sopravvive, ma non sempre paura e innova- zione sono inversamente proporzionali. La funzione tradizio- nalmente più evolutiva, i sistemi informatici, sembra la più preoccupata e sta rallentando, ad esempio sul fronte delle nuo- ve tecnologie. I commerciali del produttore e della gdo fatica- no a passare dal parlare di prodotto e promozioni ad affrontare attività di previsione collaborativa». In questo quadro, si scoprono le capacità della supply chain, più abituata a ragionare su orizzonti più lunghi. «In GSI – ha spiegato Poli – la supply chain ha ulteriormente affinato la ge- stione ottimale dello stock e le previsioni della domanda. La prima sembra banale, ma la sua applicazione richiede molta at- tenzione e la collaborazione della gdo. Ad esempio, gestire lo stock significa definire il livello di servizio e questo è da con- cordare con il cliente, così come la sua misurazione va defini- ta con precisione per evitare contenziosi. Inoltre, il livello di stock dipende anche dall’accuratezza delle previsioni, che di- ventano sempre più affidabili se la forza vendita è abituata e formata a fornirle tempestivamente e la gdo collabora alla loro elaborazione. GSI ha avviato il processo iniziando dai clienti che hanno già una funzione di previsione della domanda e ̈ Da sinistra, Daniele Maini (Coop Consorzio Nord Ovest), Lorenzo Bazzocchi (SAP Italia), Alessandro Gonella e Silvia Barbieri (Lavazza).
  • 6. LOGISTICA con i quali si può parlare lo stesso linguaggio». Anche la ricerca ha un ruolo importante: secon- do Poli, «in genere le aziende non hanno una collaborazione conti- nuativa con le università che sono una fonte di in- novazione e di studio. Un esempio: nella cate- na del freddo, per con- trollare meglio la tem- peratura durante il tra- sporto, stiamo svilup- pando con l’Università di Parma una formula per risalire dalla tempe- ratura nel camion a quella superficiale e al cuore del prodotto in real time. La ri- cerca è in corso da un anno con risultati molto buoni e van- taggi dimostrabili per i clienti; è in corso l’estensione del test a tutta la gamma dei prodotti». NORDICONAD: AGIRE CON EFFICACIA SUI COSTI Secondo Luca Vezzani, responsabile logistica di Nordico- nad, «Sopratutto in tempi di crisi, il cambiamento è necessario per tenere alte la qualità e la soddisfazione del cliente e bassi i costi; per questo motivo Nordiconad, a partire dal 2011 ha ini- ziato una fase di cambiamento del proprio assetto distributivo, concentrando a Quiliano (Sv) le piattaforme di Albenga e Ver- celli, diminuendo i costi logistici e di struttura anche grazie al- l’utilizzo di nuove tecnologie e migliorando l’efficienza della filiera. Con l’inizio del 2014 e decine di milioni di euro inve- stiti, il progetto di revisione dell’assetto organizzativo ha visto il suo completamento attraverso la concentrazione a Modena di un unico polo di distribuzione di tutti i prodotti a temperatu- ra controllata e lo spostamento ad Anzola dei generi vari per servire tutti i punti vendita della propria rete emiliana». La decisione non è stata difficile, ma la realizzazione è sta- ta lunga e complessa «anche in seguito alla volontà azienda- le di preservare posti di lavoro e alto livello di servizio. Ma i cambiamenti non sempre sono positivi, alcuni infatti appaio- no piuttosto contraddittori: pensiamo ad esempio alla possi- bilità di effettuare aperture domenicali dei negozi combinata con il divieto di circolazione dei mezzi pesanti nel fine setti- mana; cambiamenti questi che consentono da un lato di dare un buon servizio al cliente senza però contribuire a mantene- re alta la qualità dei prodotti né tantomeno a sviluppare nuo- ve opportunità di business». CONAD: UN NUOVO RAPPORTO CON I FORNITORI Anche Andrea Mantelli, responsabile supply chain di Co- nad, ha messo in evidenza la necessità di un rapporto meglio organizzato con i fornitori, focalizzandosi sui prodotti a mar- chio Conad, e partendo proprio dalla campagna “bassi e fissi”: «Sui prodotti con il nostro marchio ci permettiamo di fare esperimenti che, se funzionano, vengono replicati sulla marca industriale degli stessi fornitori. Si è scardinato il concetto di promozione, che ha volumi difficili da indovinare,è complica- ta da gestire anche dal lato fornitore e crea problemi lungo tut- ta la catena. Dopo un periodo iniziale di difficoltà nello stima- re il comportamento dei consumatori, l’esistenza ormai da tre anni di una buona previsione della domanda ha portato fidu- cia nelle cooperative. Le promozioni di lungo pe- riodo possono far perde- re opportunità generate dalle fluttuazioni dei prezzi delle materie pri- me, ma questo può esse- re sopportato a fronte de- gli altri vantaggi. I forni- tori sono molto cambiati negli ultimi quattro anni: oggi sono molto più aperti e preparati e si so- no resi conto che onestà e franchezza reciproche, e contatti con la supply chain oltre che con il commerciale, assicurano buoni risultati». Nonostante i tanti casi di successo, resta ancora molto da fa- re. «La logistica può cambiare ancora – ha concluso Mantelli – sfruttando idee provenienti dall’interno o dall’esterno. Non bisogna aver timore di fare tentativi, anche se non tutti sono destinati al successo: in questo senso, l’attuale stato d’insicu- rezza può aiutare». LUCART: MEGLIO CONDIVIDERE IL FORECAST Giovanni Illibato, direttore supply chain di Lucart, ha par- lato dei rapporti con la distribuzione e ha illustrato un’iniziati- va di successo nell’e-commerce: «Nel nostro settore la colla- borazione tra le funzioni al fine di produrre dei forecast affida- bili è maggiore e viene applicata ai prodotti a marchio del pro- duttore, per i quali è più facile governare il processo. La marca privata ha un comportamento molto più variabile, che rende difficile la collaborazione per industrie di processo con prodot- ti a basso valore aggiunto. Le difficoltà maggiori derivano dal- le promozioni, specialmente quando sono richieste confezioni speciali, come i multipack. In questi casi è molto difficile co- niugare le esigenze di servizio, che il produttore comprende, con la capacità produttiva. Sarebbe necessaria una maggiore condivisione delle previsioni di vendita non solo tra le funzio- ni aziendali, ma anche e soprattutto con la gdo, in modo che la supply chain, che in Lucart comprende anche la programma- zione della produzione, possa organizzare quest’ultima nel modo migliore e in maniera tale da coniugare le esigenze di produttività ed efficienza con quelle di livello di servizio». L’e-commerce è stato applicato con successo ai materiali per la tavola, caratterizzati da volumi ridotti e produzioni persona- lizzate, per le quali i clienti hanno dimostrato un interesse sor- prendente. «Per soddisfarli è stato aperto un dialogo con una piattaforma online, che raccoglie gli ordini e mette a punto i cliches in tempi coerenti con le esigenze di produzione e le aspettative del cliente finale. In pratica si è passati dal lavorare su ordini dei grossisti all’operare per commessa. I costi al cliente finale sono rimasti stabili, proprio grazie all’elimina- zione del passaggio attraverso il grossista». CRAI MISURA LE PROPRIE PRESTAZIONI Un nota di cautela è quella introdotta da Rolando Toto Brocchi, direttore logistica e IT di Crai: «Molti temi sono sul 90 LARGO CONSUMO n. 2/2015 Da sinistra, Giovanni Illibato (Lucart), Andrea Mantelli (Conad), Luca Vezzani (Nor- diconad), Ivano Poli (Grandi Salumifici Italiani) e Nicola Morchio (Iper La Grande I)
  • 7. tavolo da decenni: in re- altà, il ritmo del cambia- mento nel nostro settore, a differenza da quanto è avvenuto ad esempio nel- l’editoria con il passag- gio dalla carta al suppor- to elettronico, è lento e lascia tempo per un adat- tamento fisiologico. Le difficoltà però rimango- no, e sono dovute più agli ostacoli posti da aziende e persone che si oppon- gono al cambiamento, che non alla disponibilità di soluzioni, cresciuta ne- gli ultimi anni. Un esem- pio è l’introduzione del catalogo elettronico, che in Italia è abortita, caso unico in Eu- ropa, ed è stata sostituita da Immagino (servizio web realizza- to da Indicod-ECR per lo scambio tra produttori e distributori, di gestione, di aggiornamento e di validazione delle immagini e delle informazioni dei prodotti, nda). In più, il cambiamento avviene a due velocità: la razionalizzazione interna alle azien- de procede, ma l’efficienza di sistema continua a mancare». Crai ha lanciato il progetto “convergenza verso lo standard”. Con un benchmark interno ed esterno sono stati individuati standard di qualità che il retailer si è posto come obiettivo e ri- spetto ai quali misura le proprie prestazioni, che «finora sono sensibilmente migliorate: il raggiungimento degli standard ci consentirà di stare sul mercato anche senza essere leader». COOPERLAT CURA IL SERVIZIO DIRETTO AI PDV Michele Pagliaro, responsabile logistica di Cooperlat, ha parlato dei rapporti tra un produttore di commodity e la gdo: «Le previsioni sono difficili, noi le facciamo partendo dal mercato e su un orizzonte di due-tre anni. La logistica è ba- sata sulla massima flessibilità per quanto riguarda le conse- gne a Cedi, piuttosto che direttamente al punto di vendita, ma cerchiamo di investire molto sul servizio a questi ultimi, le cui esigenze non sono sempre allineate con quelle dell’or- ganizzazione centrale. Ad esempio, facciamo le previsioni, emettiamo gli ordini per loro conto e curiamo la messa a scaffale. Per coltivare un rapporto di fiducia, operiamo sem- pre in prima persona, senza ricorrere ad agenzie». In ottica di razionalizzazione, qualche anno fa Cooperlat ha accentrato i depositi, ma il servizio ne ha sofferto, anche se in misura difficile da quantificare. «I problemi di servizio sono stati parzialmente risolti sfruttando come transit-point i depositi inutilizzati e potenziando le consegne dirette, sulle quali però resta il vincolo della saturazione dei mezzi, ulte- riormente complicato dal fatto che le finestre prenotabili per lo scarico non sono fisse». LA LINEA VERDE: LE PECULIARITÀ DEL FRESCO I prodotti freschi vanno gestiti tenendo conto delle loro pe- culiarità logistiche: a questo proposito, Demetrio Poli, respon- sabile logistica di La Linea Verde, ha spiegato che «le critici- tà nascono dalla shelf life di cinque giorni richiesta dalla di- stribuzione per un prodotto che ha una vita utile di poco più lunga. Tenendo conto che dal campo allo stabilimento la metà della merce arriva nello stesso giorno in cui è sta- ta raccolta e l’altra metà il giorno seguente, e che quando comincia la pro- duzione tutte le materie prime devono essere pre- senti, per il ciclo ordine- consegna in Italia restano disponibili otto ore». Il tutto è complicato dal fat- to che le finestre per lo scarico diventano sempre più strette: «Il multidrop è molto difficile se tutte le consegne devono esse- re eseguite tra le cinque e mezzogiono, tenendo an- che conto delle code allo scarico e delle limitazioni al tempo di guida degli autisti. Que- sto richiede che le tratte secondarie siano brevi, ma, se la logi- stica è adeguata, non è necessario che lo stabilimento sia in prossimità del cliente. In Belgio, ad esempio, dove la consegna è richiesta per il giorno seguente all’ordine, le finestre di scari- co sono di mezz’ora e il tempo di attesa di sette minuti, si la- vora con un magazzino periferico». Il controllo della temperatura è determinante per la vita utile del prodotto. Linea Verde lavora in autocontrollo, al 100% sulle partenze e al 10% lungo la tratta. Se il cliente lo richiede, possono essere installati registratori di dati sul mez- zo di trasporto. FERCAM: PARTNERSHIP DI SUCCESSO CON METRO Il punto di vista conclusivo dell’operatore logistico è stato espresso da Marcello Corazzola, direttore logistica e tra- sporti di Fercam: «Le idee che circolano spesso restano tali: ognuno di noi è convinto di essere un buon logistico, ma for- se abbiamo poca capacità di ascolto. La verità è che le azien- de spesso non conoscono le opportunità offerte dal mercato della logistica, forse anche per colpa degli operatori che non le sanno spiegare, ma certamente per la scarsa propensione ad avvalersi di loro come consulenti, a differenza di quanto accade all’estero: penso alla Germania, dove questa attività è normale». Per esempio, con Metro Cash & Carry International Fer- cam è entrata nel processo logistico a valle e a monte. «L’at- tività non si è limitata alla gestione logistica, ma ha compre- so l’attività di merchandising, ossia l’acquisto da vari forni- tori in Italia e in tutta Europa nonché dell’Estremo Oriente, e la successiva rivendita alle società Metro in Europa, provve- dendo alla consegna congiunta ai loro Cedi. Con questo mo- dello di outsourcing, Fercam ha contribuito, grazie al suo know-how, a ottimizzare gli stock di Metro e ridurre drasti- camente le scorte di magazzino e l’intero ciclo logistico, ga- rantendo una gestione centralizzata e diretta dei diversi for- nitori del retailer con l’evasione del 100% degli ordini di spedizione. Il progetto ha considerato la logistica come leva di competitività e ha previsto anche la responsabilità del ca- pitale investito nonché il controllo e la verifica di quantità e qualità basati su precisi livelli di servizio concordati con Me- tro. Il sistema logistico-gestionale è stato costruito in tre an- ni, al termine dei quali Metro lo ha riportato in casa mante- nendo con noi un contratto di 3PL». I 91LARGO CONSUMO n. 2/2015 LOGISTICA Da sinistra, Marcello Corazzola (Fercam), Demetrio Poli (La Linea Verde), Michele Pagliaro (Cooperlat) e Rolando Toto Brocchi (Crai).