1. La nascita dei comuni
A. Lorenzetti: Effetti del buon governo. L'opera descrive con
precisione realistica episodi della vita quotidiana in età comunale.
2. Le mura cittadine si allargano
Le città italiane dopo il 1000 sono in grande crescita. La città attira uomini e donne
dalla campagna perché ha bisogno di nuova manodopera per i laboratori e le botteghe.
I cantieri edilizi richiamano nuovi operai.
3. La borghesia: una classe sociale in
ascesa
Al centro della vita delle
città c’è una classe
sociale
che diventa sempre più
importante:
la borghesia.
Antichi abitanti dei borghi:
mercanti, banchieri, artigiani,
medici,
giudici e notai
La mariegola conteneva
le regole dell’arte
4. Fioriscono i mercati cittadini
I mercati si svolgono nelle
città, sotto la benedizione del
vescovo.
•Gli scambi di merci avvengono entro le mura delle città, in occasione di fiere:
grandi mercati che si tengono in giorni fissi.
5. L’istruzione si fa laica
Si moltiplicano nelle
città i maestri privati,
laici, che insegnano a
pagamento: hanno
così origine le
Università.
•L’istruzione diventa necessaria per la borghesia per esercitare il proprio
mestiere e migliorare la posizione sociale.
•Scuole laiche, ossia non religiose, sono la grande novità del Basso Medioevo.
•Assieme all’istruzione inferiore si sviluppa quella superiore: la prima
Università, quella di Bologna, nasce nel 1088.
6. L’esempio di Milano
Al termine di un lungo
contenzioso tra il vescovo,
i nobili e l’imperatore per il
dominio della città, i gruppi sociali
presenti a Milano si accordano
fra loro e danno vita al comune
(XI sec.)
•Durante la prima metà dell’XI secolo, Milano è guidata dall’arcivescovo
Ariberto d’Intimiano, che deve affrontare l’opposizione dei piccoli feudatari,
alleati con l’imperatore Corrado II il Salico.
•Nel 1047, tuttavia, le corporazioni mercantili e artigiane insorgono contro
nobili grandi e piccoli e contro l’arcivescovo, chiedendo di poter partecipare al
governo della città.
•La libertà è raggiunta quando vassalli maggiori e minori, mercanti e artigiani si
accordarono fra loro per liberarsi sia del giogo imperale che di quello vescovile.
7. Il podestà soppianta i consoli
I consoli (4-20)
• eletti dalla assemblea
cittadina, tra i cittadini
• scelti tra le famiglie potenti
• assistiti da consigli
• garantiscono sicurezza,
pace, giustizia
Il podestà
• è un magistrato unico
• proviene da un’altra città
La pace è effimera, e ben presto le fazioni tornano a farsi guerra, sia all’interno
delle mura cittadine, sia con altri comuni, nella corsa all’espansione territoriale nel
contado.
8. Nel XIII secolo alcuni comuni sono guidati da
rappresentanti dei nuovi abitanti della città, e non della
nobiltà: sono i comuni popolari.
Accanto al comune podestarile, si
afferma il comune popolare
•Alla guida di comuni come Firenze e Pisa si pone il “popolo grasso”: la parte più ricca
della borghesia (all’opposto, il «popolo minuto» , che comprende piccoli artigiani,
commercianti, operai, in politica non contava quasi niente.)
Notas del editor
La rinascita delle attività commerciali e il fiorire delle città favoriscono lo sviluppo della cultura.
L’istruzione diventa necessaria per la borghesia per esercitare il proprio mestiere e migliorare la posizione sociale.
Scuole laiche, ossia non religiose, sono la grande novità del Basso Medioevo.
Assieme all’istruzione inferiore si sviluppa quella superiore: la prima Università, quella di Bologna, nasce nel 1088.
Attorno a pochi, illustrissimi, maestri di teologia, matematica, diritto, medicina, si raccolgono gruppi di studenti che pagano per poter seguire le lezioni. Le università nascono quando studenti e professori si riuniscono in corporazioni, ottenendo privilegi e diritti.
Il caso di Milano è emblematico del processo che porta alcune città del Basso Medioevo a trasformarsi in comuni.
Durante la prima metà dell’XI secolo, Milano è guidata dall’arcivescovo Ariberto d’Intimiano, che deve affrontare l’opposizione dei piccoli feudatari, alleati con l’imperatore Corrado II il Salico.
L’imperatore favorisce la piccola nobiltà, concedendogli il diritto di lasciare in eredità ai figli il proprio feudo (1037), allo scopo di danneggiare i vassalli maggiori, alleati dell’arcivescovo.
Nel 1047, tuttavia, le corporazioni mercantili e artigiane insorgono contro nobili grandi e piccoli e contro l’arcivescovo, chiedendo di poter partecipare al governo della città.
La libertà è raggiunta quando vassalli maggiori e minori, mercanti e artigiani si accordarono fra loro per liberarsi sia del giogo imperale che di quello vescovile.
I consoli, eletti dall’assemblea cittadina in numero variabile da 4 a 20, sono alla guida dei primi comuni italiani.
Essi vengono scelti fra le più potenti famiglie della città.
Ben presto sono protagonisti di sanguinose lotte interfamigliari che coinvolgono tutto il comune, diviso in fazioni.
La soluzione sembra essere trovata nell’elezione di un solo capo, il podestà, scelto tra gli abitanti di altre città.
I nuovi abitanti del comune medievale (commercianti, artigiani, cambiavalute, contadini benestanti), sempre più ricchi e potenti, restano a lungo esclusi dal governo della città.
Verso la seconda metà del XIII secolo si riuniscono in un partito, detto «parte popolare», e lottano per conquistare potere politico.
Sorge così il comune popolare, accanto e in competizione con quello podestarile guidato dalla classe nobiliare.
Ben presto da alcuni comuni dell’Italia centro-settentrionale, i nobili e i cittadini troppo potenti vengono estromessi dalla vita politica.