2. Il problema del metodo
L’antropologia non ha un metodo unico definito una volta per tutte per osservare
e descrivere le culture perché è molto legata alla variabilità e alla soggettività
delle relazioni che si sviluppano tra l’osservatore (l’antropologo) e gli
osservati (i nativi).
In altra parole, il rapporto tra soggettività ed oggettività, oltre ad essere un
problema filosofico molto complesso, è anche un problema per l’antropologia.
Esiste però una “cassetta degli attrezzi”, un “kit di sopravvivenza” per gli
antropologi che consente a chi fa questo lavoro di orientarsi
3. Cassetta degli attrezzi
1. Etnografia;
2. Visione olistica;
3. Relativismo culturale;
4. Rifiuto dell’etnocentrismo (e del razzismo);
5. Comparazione;
6. Forme di scrittura
4. Etnografia
“annotazione, tramite scrittura, o con il supporto di strumenti di registrazione visiva
e sonora, degli aventi che accadono davanti agli occhi dell’antropologo”, p38
Etnografia significa, etimologicamente, descrizione (=graphia) di un popolo
(=Ethnos). In senso lato, l’etnogrqafia è quella disciplina che si occupa di
descrivere costumi e tradizioni dei popoli.
L’etnografia si realizza stando sul campo, vivendo a stretto contatto con le
popolazioni che si vogliono studiare. I primi antropologi che hanno adottato in
pieno il metodo etnografico sono stati Malinowski e Radcliffe-Brown.
5. Il metodo etnografico in parole (quasi) semplici
STUDIARE LO SVILUPPO UMANO NEI CONTESTI SIGNIFICA PORRE ATTENZIONE IN PARTICOLARE A QUELLE AZIONI QUOTIDIANE
CHE SI SVOLGONO NATURALMENTE: PER COMPRENDERE I SIGNIFICATI DI QUESTI EVENTI, IL RICERCATORE DEVE
OSSERVARE, ANALIZZARE E INTERPRETARE LE ATTIVITA’ DELLA VITA DI OGNI GIORNO NELLE CONDIZIONI SOCIO-
ECOLOGICHE IN CUI ESSE SI VERIFICANO.
L’OSSERVAZIONE “PARTECIPANTE” DIVENTA IL METODO PRINCIPE DELL’ETNOGRAFIA, E NECESSITA DELL’IMMERSIONE
DELL’OSSERVATORE NELLE VITE DEI SOGGETTI CHE INTENDE STUDIARE; IN QUESTO MODO IL RICERCATORE RICAVA POTERE
INTERPRETATIVO DALLA CAPACITA’ DI TRASFORMARE IN MATERIALE NARRATIVO LE FORME, LE FUNZIONI E I CONTESTI
DELL’AZIONE DI QUELLO SPECIFICO GRUPPO SOCIALE CHE E’OGGETTO DELLE OSSERVAZIONI
(da I bambini nella vita quotidiana, F. Emiliani, Carocci, p.199)
6. Visione olistica
Per “visione olistica” si intende un modo di “leggere” gli eventi di una cultura che
per contestualizzare il caso particolare deve partire da una conoscenza generale
della società.
Per capire il senso di un rituale o di un prodotto artigianale bisogna collocarlo
all’interno di una visione generale di una cultura.
Olismo = Teoria biologica secondo la quale l'organismo può essere considerato solo nella sua totalità e completezza e non
come somma di parti irrelate
7. Relativismo culturale
Il relativismo culturale è un atteggiamento secondo il quale ogni espressione
culturale deve essere spiegata all’interno del quadro simbolico della società che la
produce.
Imparo certe regole, sviluppo certi valori poiché vivo in un determinato contesto
socioculturale.
Prima di giudicare devo conoscere il contesto socio culturale da cui nasce e in cui
si sviluppa.
8. Rifiuto dell'etnocentrismo
L’etnocentrismo è un modo di considerare i membri che non fanno parte del
nostro gruppo partendo dai valori e dai modelli di pensiero condivisi all’interno del
nostro gruppo.
La definizione è stata elaborata dallo studioso Sumner nel 1906
9. Comparazione
Uno degli obiettivi degli antropologi è quello di comparare sistemi culturali diversi.
Si ricercano delle costanti che permangono al di sotto della variabilità culturale, in
modo da verificare l’esistenza di tratti comuni nel genere umano.
10. Forme di scrittura
In un primo momento, l’antropologia ha cercato di rendere il più possibile
oggettivo il proprio lavoro.
Attraverso la scrittura, si cercava di dare una descrizione dei fatti distaccata e
neutra : l’”io invisibile” e il “presente etnografico” (nessuno in particolare racconta
e nulla cambia…);
Dal 1984: Clifford e Marcus, Scrivere la cultura: si prende coscienza del fatto che
il ricercatore è parte integrante della ricerca. La discorso si fa sempre di più
individuale e il resoconto scientifico è sempre più vicino alla narrazione.
11. Sempre sull’etnografia: emico/etico
Il linguista Kenneth L.Pike ha utilizzato i termini emico ed etico, mutuandoli da 'fonemico' e 'fonetico':
il sistema fonemico è basato sulla suddivisione dei suoni in base alle differenze specifiche esistenti da linguaggio
a linguaggio;
il sistema fonetico è la descrizione dei suoni prodotti dagli organi della parola che sono comuni a tutti gli uomini).
L'opposizione è stata introdotta in antropologia da Marvin Harris (The Nature of Cultural Things, New York,
Random House, 1964) per distinguere il punto di vista interno e esterno ad una data cultura, i concetti usati dalle
persone che sono oggetto di studio e quelli usati da chi compie lo studio: le percezioni uditive, visive, spazio-
temporali assumono significati diversi nelle varie culture e per comprenderli è necessario uno sforzo conoscitivo
al di la dei propri modelli di riferimento.
Le analisi emiche sono quelle che pongono in rilievo i significati soggettivi condivisi da un gruppo sociale e il loro modello di
esperienza culturalmente specifico; al contrario l’analisi etica concerne lo sviluppo e l’applicazione di modelli che derivano
dalle categorie teoriche e formali dell’analista
12. Ancora etnografia: i mediatori
Per svolgere il lavoro sul campo è necessario poter contare su dei “mediatori” che
mettano l’antropologo in rapporto con la popolazione locale.
Di solito si cerca di comprendere il punto di vista dei nativi attraverso la relazione
con il mediatore.